Libro 1.indb - Fondazione Don Gnocchi
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Libro 1.indb - Fondazione Don Gnocchi
Linea di Ricerca 5 Linea di Ricerca 5 Riabilitazione respiratoria Biomarkers di eventuale danno polmonare indotto da ventilazione non invasiva domiciliare in pazienti BPCO in trattamento riabilitativo Responsabile: Schmid Giovanni Background La ventilazione meccanica è un supporto terapeutico indispensabile nell’insufficienza respiratoria sia acuta che cronica, tuttavia la sua applicazione non è priva di effetti collaterali. I più frequenti sono l’aumentato rischio di insorgenza di polmoniti (Ventilator Acquired Pneumonia, VAP) e le alterazioni della dinamica cardiaca. Inoltre l’applicazione di una pressione al polmone può causare un danno meccanico (VILI, Ventilator Induced Lung Injury). Infatti, l’applicazione di pressioni elevate può determinare l’insorgenza di pneumotorace. Questo tipo di danno è definito barotrauma, è stato il primo esempio di VILI riconosciuto ed è stato ampiamente studiato a proposito dell’Acute Distress Respiratory Syndrome (ARDS) e dell’Acute Lung Injury (ALI). In seguito si è dimostrato che, più delle pressioni applicate sulle vie aeree, la causa principale del danno parenchimale è il grado di distensione polmonare, e si è pertanto diffuso il concetto di volutrauma. Recentemente si è fatto strada anche un nuovo concetto, che non esclude i precedenti ma contribuisce a chiarirne i meccanismi patogenetici, quello di atelectotruma determinato dall’utilizzo di bassi volumi tele inspiratori che conduce a una ciclica apertura e chiusura degli alveoli. Negli ultimi anni è diventato evidente che il danno polmonare associato alla ventilazione meccanica va attribuito non solo a un’alterazione meccanica e strutturale, ma anche al rilascio di mediatori chimici responsabili di una reazione infiammatoria in grado di aggravare il preesistente danno polmonare (biotrauma). In particolare sembrano contribuire a tale danno l’accumulo di neutrofili, citochine pro-infiammatorie, specie reattive dell’ossigeno e metallo proteinasi determinato dall’insulto meccanico dovuto al ripetersi dei fenomeni di stiramento e chiusura degli alveoli. Numerosi studi hanno indagato il ruolo di vari mediatori dell’infiammazione dimostrando la presenza di alti livelli plasmatici di IL-6, IL-8, recettori solubili del TNF-α in pazienti affetti da Acute Lung Injury (ALI) e la loro rapida variazione in risposta alle diverse strategie ventilatorie. Inoltre diversi lavori scientifici hanno dimostrato su modelli animali che il danno polmonare indotto dalla ventilazione meccanica può essere attenuato somministrando anticorpi anti-TNF-α. L’ipotesi che gli effetti biologici dei mediatori chimici rilasciati in corso di VILI non restino confinati all’interno del polmone ha generato l’idea che la ventilazione meccanica possa rendersi responsabile di Multi Sistem Organ Failure (MSOF). Sebbene l’utilizzo della Ventilazione Meccanica Non Invasiva (NIV) sia fondamentale nel trattamento della insufficienza respiratoria, e sebbene i concetti di barotrauma, volutrauma e biotrauma siano ormai noti, si sa ancora poco sugli effetti a lungo termine della ventilazione domiciliare nei pazienti con bronchite cronica ostruttiva (BPCO). Obiettivi Valutare il ruolo della NIV nel modulare lo stato infiammatorio locale e sistemico ed eventuale ruolo come elemento favorente l’insorgenza di danno biologico permanente. Ricerca corrente Responsabile Scientifico: Giorgio Scano 309 Linea di Ricerca 5 Metodi Determinazione delle concentrazioni di alcuni markers infiammatori nell’espettorato indotto e nel sangue di pazienti affetti da BPCO IV stadio in fase di stabilità clinica: in ventilazione meccanica domiciliare da almeno 30 giorni (gruppo A); non in ventilazione meccanica domiciliare (gruppo B). Relazione attività Ricerca corrente Lo studio è concluso. Sono stati valutati circa 120 pazienti consecutivi. Ogni soggetto è stato sottoposto a determinazione dei livelli locali (espettorato) e sistemici (siero/plasma) di markers dell’infiammazione. I pazienti sono stati seguiti in follow-up per valutare gli effetti della NIV sul numero delle riacutizzazioni, sulla funzionalità respiratoria e sugli scambi gassosi dei partecipanti. 310 Dispnea e dissociazione neuro-ventilatoria in pazienti sottoposti a resezione polmonare Responsabile: Scano Giorgio Background Uno dei sintomi più frequentemente lamentati dai pazienti e che più compromettono la qualità di vita dopo resezione polmonare è la dispnea da sforzo. Tra le possibili cause possiamo includere la riduzione del volume polmonare nelle sue componenti operazionale e di massima distensione con relativo aumento del lavoro ventilatorio elastico, ma anche un aumento delle resistenze delle vie aeree conseguente alla riduzione dei volume polmonare. Il meccanismo che lega riduzione del volume e dispnea è peraltro, anche se l’ipotesi più probabile è che riduzione di volume e aumento delle resistenze possano entrambi contribuire alla genesi del sintomo attraverso uno sbilanciamento del rapporto tra drive respiratorio da una parte e movimento respiratorio (output ventilatorio) atteso dall’altra (O’Donnell DE et al., Proc Am Thorac Soc 2007). Testare tale ipotesi nel caso della resezione polmonare è, tuttavia, complesso perché se è ragionevole supporre che la dispnea sia causata principalmente dall’aumento relativo del rapporto drive/output ventilatorio a livello dell’emitorace oggetto di intervento chirurgico, non è possibile escludere a priori che parte di essa possa anche essere modulata o addirittura esaltata da variazioni del drive e/o ventilazione locale dell’emitorace controlaterale. La pletismografia optoelettronica (OEP) è una nuova tecnica capace non solo di stimare con grande precisione e accuratezza i movimenti dei compartimenti toracico e addominale durante il respiro tranquillo e sotto sforzo (Cala SJ et al., J Appl Physiol 1996, Aliverti A et al., J Appl Physiol 1997), ma anche di suddividere il contributo dei due emitoraci alla ventilazione (Lanini B et al., Am J Respir Crit Care Med 2003). Nel presente studio, questa tecnica verrà utilizzata insieme all’elettromiografia del diaframma (EMGdi) e dei muscoli intercostali parasternali (EMGpara) di entrambi gli emitoraci, per stimare il contributo del drive respiratorio all’output ventilatorio dell’emitorace sottoposto a resezione polmonare, e alla dispnea da sforzo dopo resezione polmonare. Obiettivi L’ipotesi che verrà testata è che l’intensità della dispnea durante sforzo nel paziente sottoposto a resezione polmonare per tumore sia proporzionale all’incremento relativo del rapporto tra drive nervoso respiratorio e output ventilatorio dell’emitorace sottoposto a resezione polmonare a causa dell’attesa riduzione del movimento di quell’emitorace o di un aumento del drive respiratorio come tentativo di compenso per la riduzione del suo movimento o per entrambi i motivi. Metodi Soggetti 16 pazienti candidati a chirurgia exeretica del polmone per cancro o altre cause, prima e dopo pneumonectomia (n. 8) o lobectomia (n. 8). Lo studio sarà condotto nel pieno rispetto del Protocollo di Helsinki. Tutti i soggetti avranno la possibilità di ritirarsi dallo studio in qualsiasi momento, anche senza fornire alcuna spiegazione sulle motivazioni dell’interruzione. Criteri di inclusione • età compresa tra i 18 e 75 anni; • personalità stabile e soggetto cooperativo e fortemente motivato; • consenso informato scritto. Criteri di esclusione • soggetti al di fuori dei limiti di età sopra menzionati; • pazienti nei quali ci si attende che l’intervento di resezione polmonare non causi una riduzione di volume di gas alveolare (ad esempio pazienti nei quali la lesione preoperatoria è associata ad atelettasia del polmone o parte di esso che sarà resecata); • soggetti che sappiano di essere affetti da qualsiasi altra patologia d’organo o sistemica o che risultino esserlo alla visita iniziale e tale da alterare la funzione cardio-respiratoria e metabolica a riposo e sotto sforzo o rappresentare una controindicazione anche minima allo studio; • pazienti affetti da malattia infettiva polmonare primitiva (tbc, ascesso, bronchiectasie...); • pazienti candidabili a radioterapia e/o chemioterapia dopo intervento di exeresi polmonare. Linea di Ricerca 5 Casi/Controlli N.A. Interventi applicativi Protocollo di studio e misure di valutazione pre-intervento Misura dei flussi espiratori forzati massimali e dei volumi polmonari assoluti in cabina pletismografica con correzione del volume di gas intratoracico e misura della diffusione A-C del CO come da linee guida internazionali (Miller MR et al. Eur Respir J 2005; MacIntyre N et al. Eur Respir J 2005; Wanger J et al. Eur Respir J 2005). Misura della scala della dispnea del Medical Research Council. Misura della scala BDI (Basal Dyspnea Index). Consegna e compilazione dei questionari della qualità della vita (SF36 e SGRQ) e delle condizioni generali (ECOG e KARNOFSKY performance status). Emogasanalisi arteriosa. Preparazione del paziente per le misure della cinematica respiratoria con tecnica OEP e per l’EMGdi e EMGpara. Registrazione della cinematica respiratoria con tecnica OEP, registrazione EMGdi e EMGpara e registrazione della scala di BORG per respiro e gambe 1) a riposo (6 minuti) e 2) durante tutti gli step di un test da sforzo massimale (step incrementali di 2 minuti con carichi di 20 Watt, ma comunque variabili in base alle condizioni del paziente). Il test da sforzo prevede inoltre la misura continua dell’ECG a 12 derivazioni, del consumo di O2 e produzione di CO2, ventilazione durante inspirio ed espirio alla bocca e saturazione arteriosa di O2 al dito. Studio post-intervento (6 mesi) Stessi test come descritto sopra, e alle stesse ore giorno rispetto al controllo pre-intervento. La misura della scala BDI (Basal Dyspnea Index) sarà sostituita dalla scala TDI (Transitional Dyspnea Index). Razionale del protocollo e dei test respiratori I volumi polmonari assoluti sono misurati in cabina pletismografica, perché la tecnica permette di misurare con altissima precisione la riduzione dei volumi polmonari conseguenti la resezione volumetrica. I flussi espiratori forzati verranno misurati in cabina pletismografica per correggere i valori del volume del gas intratora- Ricerca corrente 311 Linea di Ricerca 5 Ricerca corrente cico compresso. Ciò è reso necessario dal fatto che con la riduzione del volume gassoso post-resezione, il volume di gas compresso durante la manovra espiratoria forzata è minore rispetto alle condizioni di base. La misura del drive respiratorio verrà condotta con l’analisi dei segnali EMGdi e EMGpara separatamente nei due emitoraci. La misura separata della ventilazione dei due emitoraci sarà condotta con l’uso dell’OEP (Lanini B et al. Am J Respir Crit Care Med 2003). 312 Effetti del trattamento riabilitativo in pazienti BPCO: differenze tra popolazione femminile e maschile Responsabile: Presi Ilenia Background Negli ultimi decenni, l’aumento della prevalenza, morbilità e mortalità della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) nel sesso femminile ha sollevato l’attenzione sul possibile ruolo della differenza di sesso nella diversa suscettibilità al fumo di tabacco, iperresponsività bronchiale, manifestazione dei sintomi, qualità della vita, tolleranza allo sforzo e stato psichico). Le evidenze scientifiche al momento non hanno individuato una diversa risposta alla terapia farmacologica, né tantomeno a provvedimenti terapeutici di tipo non farmacologico. La possibile influenza del sesso sugli effetti dei programmi di riabilitazione respiratoria (PRP) è stata condotta in un unico studio, che comparava non solo la diversa risposta alla riabilitazione in uomini e donne in termini di qualità della vita, ma anche diversificandoli in programmi a breve e a lungo termine. I risultati hanno evidenziato che le donne presentavano un miglioramento notevole della dispnea già dopo 3 mesi, senza ulteriori benefici prolungando i trattamenti; per contro, gli uomini, mostravano un maggior beneficio sintomatologico con trattamenti a lungo termine. È inoltre noto che la maggior frequenza di disturbi del tono dell’umore nella donna rispetto all’uomo, sia nella popolazione sana sia nei pazienti BPCO, possa riflettersi in un loro maggior bisogno di supporto psicologico nei PRP. Tali osservazioni rappresentano uno stimolo per una più accurata caratterizzazione dei soggetti arruolati nei programmi riabilitativi e soprattutto per l’identificazione di come la differenza di sesso, intesa come complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e sociologici, possa influenzarne gli effetti. Obiettivi Valutare eventuali differenze in risposta a un PRP in pazienti affetti da BPCO, suddivisi in popolazioni di uomini e donne, analizzando gli effetti del trattamento in termini di sintomi, stato di salute, tolleranza all’esercizio, ma anche di livello di soddisfazione delle aspettative, livello di ansia e depressione e analisi dello stile di coping. Linea di Ricerca 5 Metodi Sono stati valutati 70 pazienti afferenti al Centro IRCCS Firenze della Fondazione Don Gnocchi, al primo PRP. Dei 70 pazienti, soltanto 47 sono stati arruolati poiché liberi da patologie psichiche, non in trattamento con farmaci antidepressivi, ansiolitici od ossigenoterapia e in grado di comprendere ed effettuare i questionari sul livello di ansia e depressione (STAI, CES-D), valutazione degli stili di coping (CISS), self efficacy (General Self Efficacy, vers. italiana). Questi test sono stati somministrati all’inizio del trattamento riabilitativo. All’inizio e alla fine del trattamento riabilitativo sono state eseguite inoltre le seguenti valutazioni: • spirometria con misura dei volumi polmonari statici e dinamici; • forza dei muscoli respiratori (MIP e MEP); • emogasometria arteriosa; • tolleranza all’esercizio fisico (6’WT, endurance arti inferiori e superiori al cicloergometro); • misurazione della dispnea (MMRC, BDI/TDI); • qualità della vita (SGRQ). Relazione attività I pazienti arruolati, 18 di sesso femminile e 29 di sesso maschile, quasi tutti con livelli di scolarità analoghi (prevalente licenza elementare e media), omogenei dal punto di vista dei dati antropometrici e funzionali (Tab. 1), hanno presentato dopo PRP un miglioramento significativo analogo in termini di sintomi e qualità della vita; analizzando le singole aree della qualità della vita, è possibile evidenziare un significativo miglioramento in termini di “sintomi” e “attività” nel sesso maschile e in termini di “impatto” nel sesso femmi- Tab. 1 – A nthropometric and lung functional data in the two populations before PRP Men 29 18 Age 69.5 (7.1) 73.3 (7.1) Height 170 (6.3) Weight 76.2 (15.9) 61.7 (8.2) BMI 26.2 (4.7) 24.8 (3.8) Packs·year 53 (14.3) 45 (21.1) 75.1 (14.9) 82.4 (24) VC(%pv) FEV1(%pv) 40 (12.3) FEV1/VC(%) 39.8 (9.9) FRC(%pv) * 158.3 (7.5) 48.7 (15.8) # 48.6 (10.2) 135.5 (25.5) 147.2 (21.9) TLC(%pv) 97.5 (24.7) 116.5 (12.3) RV(%pv) 174.7 (39.7) 159.9 (34.4) DLCO(%pv) 38.1 (17.3) 40.3 (7.5) PaO2(mmHg) 72.6 (10.1) 70.7 (8.6) PaCO2(mmHg) 43.4 (5.5) 42.1 (5.6) Values are means ± SD; pv: predicted value; BMI: Body Mass Index; VC: Vital Capacity; FEV1: Forced Expiratory Volume in the first second; FRC: Functional Residual Capacity; TLC: Total Lung Capacity; RV: Residual Volume; DLCO: Carbon dioxide lung diffusion; PaO2: oxygen arterial blood tension; PaCO2: carbon dioxide arterial blood tension; * p<0,000; # p<0,004 Ricerca corrente Patients Women 313 Linea di Ricerca 5 nile. Dopo PRP (Tab. 2), in entrambi i gruppi la tolleranza allo sforzo è migliorata sia in termini di incremento significativo di metri percorsi durante test del cammino dei 6 minuti sia in termini di incremento significativo in minuti durante endurance arti inferiori e superiori. I due gruppi non hanno presentato differenze significative rispetto al livello di soddisfazione delle aspettative, livello di ansia e depressione e analisi dello stile di coping, presentando il sesso femminile tuttavia valori di ansia/depressione tendenzialmente maggiori. L’analisi di regressione tra il livello di ansia e parametri an- tropometrici, funzionali, sintomatologici e relativi alla qualità della vita ha documentato una correlazione significativa nel sesso maschile dell’ansia con l’età, la prestazione fisica e l’entità della sintomatologia dispnoica. Nel sesso femminile non sono emerse correlazioni significative, se non per una correlazione inversa con la gravità dell’ostruzione (Tab. 3). I risultati confermano l’efficacia dei PRP nei pazienti BPCO sia di sesso maschile che femminile, in termini di miglioramento dei sintomi, di qualità della vita e di tolleranza allo sforzo. Nel sesso maschile, l’analisi del questionario SGRQ mostra Tab. 2 – P ulmonary rehabilitation outcomes in the two populations Men Women 2.6(1) 2.9(1) 1.7(1.2)* 1.9(1.2)f BDI 5.5(3) 4.5(1.5) TDI 2.4(2.5) 3.9(2.5) –12.8(14)§ –12.7(10,7)† MRC before after SGRQTotchanges Symptoms changes –28.8(19.8)* –20,9(23.1) Activity changes –10,6(13.4)§ –6.8(15) Impact changes –9.1(16.4) –12.9(11.3)† 6’WT Metersbefore changes %pv ° before Ricerca corrente changes 314 402.7(113.4) ** 323(116.1) +37.6(50.9) +31.9(67.4) 68.8(18.7) 62.1(16.1) +6.7(9.4)* +7.4(14.5)† END A Watt 15.9(6.6) Timebefore 6.2(1.4) 6(3.4) changes +7.8(5.5)* +7.3(5.5)f END L Watt 38.4(19.2) Timebefore changes ‡ ** 9.3(7.5) 23.1(17.2) 8.3(5) 10.4(6.3) +12(7.9)* +11.7(9.7)f Values are means ± SD. MRC: Medical Research Council; BDI: Baseline Dyspnea Index; TDI: Transitional Dyspnea Index; SGRQ: St. George Respiratory Questionnaire; 6’WD: six minutes walking distance test; °:Troosters T, Gosselink R, Decramer M. Six minute walking distance in healthy elderly subjects. Eur Respir J 1999; 14:270-274; END A: Arm Endurance Test; END L: Leg Endurance Test; * p<0.009 after vs before PRP in MEN group; § p<0.02 after vs before PRP in MEN group; f p<0.009 after vs before PRP in WOMEN group; † p<0.03 after vs before PRP in WOMEN group; ** p<0.05 MEN vs WOMEN group; ‡ p:0.005 MEN vs WOMEN group Linea di Ricerca 5 Men Women 0.54* 0.25 BMI 0.24 –0.00 FEV1%pv 0.01 0.64* FEV1/SVC%pv –0.15 0.06 TLC%pv 0.36‡ 0.23 FRC%pv 0.27 0.18 6’WD meters –0.56* –0.31 6’WD %pv° –0.44§ –0.11 MRC 0.39f 0.32 BDI –0.61* –0.36 SGRQ tot 0.08 0.12 FIM –0.01 –0.34 BDI-II 0.7† 0.62* STAI-Y state Age STAI-Y: State-Trait Anxiety Inventory; BMI: Body Mass Index; FEV1: Forced Expiratory Volume in the first second; VC: Vital Capacity; TLC: Total Lung Capacity; FRC: Functional Residual Capacity; DLCO: Carbon dioxide lung diffusion; 6’WD: 6-minute walking distance test; °:Troosters T, Gosselink R, Decramer M. Six minute walking distance in healthy elderly subjects. Eur Respir J 1999; 14:270-274; MRC: Medical Research Council; BDI: Baseline Dyspnea Index; SGRQ quality of life; FIM: Functional Independence Measure; BDI-II: Beck Depression Inventory-II; * p<0,005; ‡ p:0,05; § p:0,01; f p:0,03; † p<0,000. tuttavia un miglioramento significativo per l’area “sintomi” e “attività”; diversamente, nel sesso femminile per l’area “impatto”. Tale riscontro potrebbe essere spiegato dal fatto che gli uomini attribuiscono maggior valore alle attività e alle prestazioni fisiche di per sé, diversamente dalle donne che tendono a trasferire il miglioramento delle performance in termini di maggior partecipazione alle attività sociali e di vita quotidiana. I dati del nostro studio, che documentano una tendenza delle donne a presentare maggior ansia e depressione, sono in linea con l’aumentata frequenza di disturbi del tono dell’umore nella donna rispetto all’uomo, sia nella popolazione sana che nei pazienti BPCO. Tale aumentata frequenza sembrerebbe pertanto non influenzare gli outcome ed essere totalmente indipendente dalla gravità funzionale, dalla capacità fisica e dalla sintomatologia dispnoica. Contrariamente, nel sesso maschile, si osservano relazioni dirette del livello di ansia con l’aumentata gravità della sensazione dispnoica e con la peggiore prestazione fisica, a conferma che l’impatto della BPCO può essere meglio caratterizzato nei maschi attraverso variazioni di sintomi respiratori, percezione della salute e prestazioni fisiche. I nostri risultati pertanto avvalorano la possibilità che le donne possano beneficiare maggiormente degli uomini di trattamenti riabilitativi che includano supporto psicologico e programmi di recupero dell’interazione sociale, al fine di massimizzare l’effetto positivo del trattamento riabilitativo. Prodotti scientifici I risultati del progetto saranno oggetto di un lavoro scientifico in corso di preparazione. Ricerca corrente Tab. 3 – Correlation coefficients in the two populations 315 Linea di Ricerca 5 Effetti della riabilitazione respiratoria sulla riduzione del numero di episodi di riacutizzazione in pazienti affetti da bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) Responsabile: Gigliotti Francesco Ricerca corrente Background 316 La BPCO è complicata da frequenti e ricorrenti episodi di esacerbazione, che risultano in enormi spese sanitarie e un alto grado di morbilità. Inoltre, al progredire della malattia, gli episodi di riacutizzazione diventano più frequenti. Donaldson e coll. (Thorax 2002) hanno riportato che pazienti BPCO di grado GOLD 3 presentano un numero medio di 3,43 riacutizzazioni per anno, comparati ai 2,68 eventi/anno dei pazienti GOLD 2. Paggiaro e coll. (Lancet 1998) hanno riportato un numero medio di 1,6±1,5 riacutizzazioni/anno in pazienti BPCO con ostruzione moderata, e di 1,9±1,8 in pazienti BPCO con ostruzione moderata-severa. Più recentemente studi prospettici con grandi popolazioni di pazienti BPCO (studio UPLIFT Lancet 2009, studio TORCH N Engl J Med 2007) hanno mostrato che pazienti GOLD 2 hanno un numero significativo di episodi di riacutizzazione che era in parte possibile ridurre con la terapia farmacologica. Ciò che appare chiaro dalla letteratura è che pazienti con BPCO più severa presentano frequenti episodi di riacutizzazione, ma anche pazienti con inferiore livello di gravità sviluppano un numero significativo di tali eventi. Inoltre, la correlazione tra livello di severità della malattia e numero di episodi di riacutizzazione è debole, per cui molti altri fattori potrebbero influenzarne il numero (Miravitiles et al., Chest 2002). Attualmente le misure preventive principali per gli episodi di riacutizzazione sono considerate l’immunizzazione attiva conto influenza e pneumococco, e una regolare terapia cronica di fondo (GOLD, Executive Summary updated 2009). I risultati della riabilitazione respiratoria (PR) nella prevenzione degli episodi di riacutizzazione sono controversi (Foglio K et al., Chest 2005, Guell R et al., Chest 2000, Ries A et al., Ann Intern Med 1995, Bendstrup EE et al., Eur Respir J 1997). Studi precedenti in popolazioni limitate di pazienti hanno fornito risultati contrastanti. Comunque, PR è in grado di ridurre significativamente il numero delle giornate di degenza in pazienti BPCO (Griffiths TL et al., Lancet 2000, California Pulmonary Rehabilitation Collaborative Group, J Cardiopulm Rehabil, 2004), probabilmente riducendo il numero e la gravità degli episodi. Obiettivi L’obiettivo primario è la valutazione del numero degli episodi di riacutizzazione (che abbiano richiesto o meno il ricovero ospedaliero) e la loro eventuale riduzione nell’anno successivo al completamento del trattamento riabilitativo. Si prevede una riduzione del numero di riacutizzazioni di circa il 30%. Obiettivi secondari sono la riduzione del numero di giornate di ricovero nell’anno successivo al completamento del programma riabilitativo; la valutazione dell’entità della riduzione del numero di episodi di riacutizzazione nei pazienti suddivisi per classi di gravità; la valutazione dell’impatto del trattamento riabilitativo sulla tolleranza all’esercizio e sui sintomi nell’anno successivo al completamento del trattamento e correlazioni con il numero di riacutizzazioni. Metodi Modalità di reclutamento campioni – Il progetto prevede l’arruolamento di pazienti affetti da bronco pneumopatia cronica ostruttiva in stadio 2, 3 e 4 GOLD, che afferiscono ai programmi di riabilitazione respiratoria dei Centro di Firenze della Fondazione Don Gnocchi situati in Toscana. Vengono inclusi pazienti in cui la BPCO risulti diagnosi principale, in condizioni di stabilità clinica, che non abbiano presentato episodi di riacutizzazione nelle otto settimane precedenti il trattamento riabilitativo. Vengono arruolati pazienti che effettuano trattamento di riabilitazione respiratoria in regime ambulatoriale, di day hospital e di ricovero. Dall’esame della popolazione di pazienti BPCO di qualsiasi livello di gravità afferita nei Centri nel corso degli ultimi 10 anni (oltre 2000 casi), con numero medio di riacutizzazioni/anno di circa 1,5±1,9 episodi, abbiamo calcolato che un campione di circa 250 pazienti potrà garantire di cogliere una riduzione di circa il 30% del numero di riacutizzazioni nel corso dell’anno successivo al completamento del PR, con alfa inferiore allo 0,05 e una potenza dello studio del 90%. Interventi applicativi – Si tratta di uno studio osservazionale, prima-dopo, in cui i pazienti verranno arruolati in un pro- gramma di riabilitazione respiratoria. Il programma includerà le seguenti componenti: educazione, breathing retraining, training all’esercizio per 30-60 min. al giorno per un minimo di 24 sessioni. Il numero delle riacutizzazioni verrà valutato nell’anno precedente all’inizio del trattamento riabilitativo e a 12 mesi dal termine del programma. Ciascun soggetto viene sottoposto a: • valutazione clinica; • valutazione funzionale respiratoria (Spirometria, Emogasanalisi, forza dei muscoli respiratori); • valutazione comorbilità (mediante indice di Charlsson); Impedenziometria • valutazione della tolleranza allo sforzo mediante: test del cammino dei sei minuti, endurance di arti superiori, endurance di arti inferiori; • valutazione della dispnea mediante scala MRC e BDI/TDI; • valutazione dello stato di salute mediante S. George’s Respiratory Questionnaire; • valutazione del numero di riacutizzazioni (peggioramento sintomatico che richieda trattamento antibiotico, corticosteroideo, ospedalizzazione). Protocollo • visita di arruolamento (valutazione clinica); • visita inizio trattamento (prevede tutte le valutazioni precedentemente descritte); • visita fine trattamento (prevede tutte le valutazioni precedentemente descritte); • visita a 6 mesi (valutazione clinica, valutazione della tolleranza allo sforzo, valutazione della sensazione di dispnea, valutazione dello stato di salute); • visita a un anno (valutazione clinica, valutazione n. riacutizzazioni, valutazione della tolleranza allo sforzo, valutazione della sensazione di dispnea, valutazione dello stato di salute). Relazione attività Dall’inizio del progetto l’arruolamento si è svolto regolarmente. Sono stati reclutati pazienti afferenti ai programmi di riabilitazione respiratoria del Centro di Firenze della Fondazione Don Gnocchi. Sono stati selezionati per l’analisi sia i soggetti che hanno svolto il trattamento in regime ambulato- Linea di Ricerca 5 riale che quelli trattati in regime di ricovero. La distribuzione dei pazienti per livelli di severità della compromissione funzionale respiratoria è risultata tipica della popolazione di pazienti BPCO che frequenta i programmi di riabilitazione respiratoria, con maggiore prevalenza delle classi di pazienti severi e molto severi. In particolare, utilizzando la classificazione GOLD di severità spirometrica per pazienti BPCO, la popolazione fin qui arruolata risulta così distribuita: • GOLD 1 Lieve 13,3% • GOLD 2 Moderato 24,2% • GOLD 3 Severo 27,3% • GOLD 4 Molto severo 35,1% Nella popolazione complessivamente considerata il numero di riacutizzazioni nell’anno precedente l’effettuazione del trattamento riabilitativo era pari a 2,37±2. Nei pazienti che hanno a oggi completato il follow-up, il programma riabilitativo ha prodotto una riduzione media del 46% del numero di riacutizzazioni. Il numero delle riacutizzazioni/anno risulta apparentemente associato alla gravità della compromissione della funzione respiratoria (GOLD 4: 2,96±2,2; GOLD 3: 2,37±2; GOLD 2: 1,9±1,6; GOLD 1: 1,12±0,86), con percentuali di riduzione del numero di riacutizzazioni/anno regolarmente decrescenti da GOLD 4 a GOLD 1 (da 52% a 16% rispettivamente). Tale analisi preliminare relativa all’outcome primario dello studio conferma l’ipotesi del progetto. L’analisi definitiva verrà svolta al termine del completamento del follow-up, previsto per il mese di dicembre 2013. Ricerca corrente 317 Linea di Ricerca 5 Ricerca corrente Efficacia della Ivabradina (Corlentor) nel controllo dell’attivazione simpatica in pazienti con BPCO Responsabile: Campana Biagio 318 • miglioramento della dispnea; • tollerabilità del farmaco; • miglioramento degli indici di funzionalità respiratoria. Background Metodi La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), conosciuta anche con l’acronimo anglosassone di COPD, è una malattia respiratoria cronica, prevenibile e curabile, caratterizzata da una limitazione al flusso aereo non completamente reversibile. È fortemente legata al fumo di sigaretta sia attivo che passivo. Dalla comunione della suscettibilità genetica con l’impatto ambientale derivano diversi fenotipi clinici della malattia. Sebbene riconosca nel polmone il principale organo bersaglio, è spesso caratterizzata da complicanze sistemiche definite come comorbilità. Frequente è l’associazione con la cardiopatia ischemica, considerata una comorbiltà concausale, riconoscendo entrambe nel fumo un fortissimo fattore di rischio. Esiste correlazione, indipendente da altri fattori confondenti, fra il declino della funzione respiratoria e le coronaropatie, e le malattie cardiovascolari sono la causa più frequente di morte nei pazienti con BPCO di grado lieve o moderato. I beta-bloccanti rappresentano una classe di farmaci molto utilizzati sia per la cardiopatia ischemica che per lo scompenso cardiaco. Il loro utilizzo andrebbe tuttavia limitato in pazienti con BPCO di grado moderato-severo e pazienti con asma bronchiale conclamato, essendo gravati dalla possibilità di insorgenza di broncospasmo che sarebbe dose dipendente e inversamente proporzionale alla cardioselettività degli stessi. Pazienti quindi che presentano una funzionalità respiratoria estremamente compromessa e con un fenotipo di asma bronchiale, che controindicano l’uso dei beta-bloccanti, in alternativa agli stessi, potrebbero giovare per il controllo dell’attivazione simpatica della somministrazione della Ivabradina (Corlentor). Metodologia: disegno sperimentale randomizzato aperto • durata del periodo di arruolamento: 48 settimane (1 pz/ sett.); • durata dello studio di variabilità per paziente: 3 giorni • numerosità del campione: 1. pfr intra e intraobs (bland altam: media+/– ds); 2. ipotesi nulla 3. n. campione 1ª ipotesi con a=0,1 e b=.02: n= 2*ds²/ (µ1–µ2)² * f(ab)=2(9)²/5² * 6,2=(162/25)*6,2=41. Obiettivi Primario: • efficacia della Ivabradina nel controllo dell’attivazione simpatica. Secondari: • miglioramento della qualità di vita; Relazione attività Sono stati reclutati 8 pazienti di cui è in corso il follow-up. Background In un precedente studio (Romagnoli I et al. Eur Respir J 2004) condotto in pazienti con Spondilite anchilosante (SA) abbiamo valutato, in condizioni di base e durante rebreathing CO2, la cinematica della gabbia toracica mediante pletismografia optoelettronica (Sistema SMART, BTS Milano). I dati ottenuti indicavano che i pazienti con SA presentavano un diverso contributo dei singoli compartimenti caratterizzato da un mancato reclutamento del volume della gabbia toracica apposta al polmone (Upper thorax) e un marcato reclutamento del compartimento addominale (Abdomen) sia in termini di volume di fine inspirazione e di fine espirazione, quest’ultima strategia utilizzata dagli spondilitici per minimizzare il carico elastico utilizzando il compartimento più compliante. La ridotta espansione della gabbia è associata a una riduzione dell’attività dei muscoli inspiratori e il diaframma e i muscoli addominali contribuiscono all’espansione della CW. La relazione fra alterazioni della cinematica della gabbia e capacità all’esercizio non è stata analizzata in maniera estensiva. Fisher et al. (Ann Reum Dis 1990) hanno mostrato una ridotta VO2 max, rispetto ai soggetti normali che non correlava con la ridotta espansione della gabbia misurata mediante fasce graduate. Tsanaclis e Grassino (Am Rev Respir Dis 1979), valutando le registrazioni elettromiografiche del diaframma e dei muscoli intercostali, hanno osservato dei cambiamenti dovuti all’affaticamento dei muscoli respiratori durante esercizio. Hanno così proposto la fatica dei muscoli inspiratori come un fattore limitante la tolleranza all’esercizio. Allo stato attuale, il gold standard della terapia farmacologia della SA è costituito dai farmaci anti-TNFa che hanno mostrato grande efficacia nel controllare la malattia sia riducendo la componente infiammatoria, sia migliorando la sintomatologia e la qualità di vita dei pazienti quanto più precocemente essa viene instaurata. Obiettivi Scopo dello studio è di valutare: • la presenza di correlazione fra ridotta espansione della gabbia toracica e tolleranza allo sforzo in pazienti con SA di varia gravità utilizzando la OEP per la valutazione della cinematica toraco-addominale; • quanto la terapia con anti-TNFa modifichi la cinematica della gabbia e la risposta all’esercizio fisico; • quanto i parametri di cinematica correlino con gli indici clinico-metrici che normalmente vengono utilizzati in questi pazienti per valutare il grado di malattia e la risposta alla terapia. Metodi Modalità di reclutamento Sono stati studiati soggetti affetti da SA secondo i criteri ESSG 1991, afferenti alla Fondazione don Gnocchi (UO Riabilitazione Respiratoria) dalla Sezione di Reumatologia del dipartimento di Medicina Interna dell’AOUC Careggi. I pazienti devono essere liberi da cura e con indicazione al trattamento con farmaci anti-TNFa. Criteri di esclusione Alterazioni articolari e cardiache che limitino l’esecuzione di test da sforzo cardiorespiratorio. Patologia pleurica o interstiziale polmonare. Diabete mellito grave. Patologia polmonare ostruttiva. Casi/controlli NA Interventi applicativi Studio della funzione respiratoria, della cinematica della gabbia e della risposta all’esercizio, prima dopo il trattamento con farmaci anti-TNFa. La valutazione dei pazienti comprende: • volumi polmonari statici e dinamici; • gas ematici arteriosi; • forza dei muscoli respiratori (MIP, MEP); • valutazione della mobilità del rachide mediante test semeiologici (BASMI) (Tab. 1), Indici attività di malattia BASDAI e ASDAS; • test da sforzo incrementale al cicloergometro, 10 Watt al minuto dopo un periodo di tre minuti di warm-up. Ricerca corrente Funzione respiratoria e cinematica della gabbia in pazienti con Spondilite anchilosante, prima e dopo trattamento con farmaci anti-TNF-alfa Responsabile: Romagnoli Isabella Linea di Ricerca 5 319 Linea di Ricerca 5 Il test è stato condotto fino all’insorgenza di sintomi limite (dispnea e/o fatica). Durante il test sono stati misurati parametri ventilatori e metabolici (breathing pattern e consumo di ossigeno e produzione di CO2). È stato inoltre chiesto al paziente di graduare la sensazione di dispnea e di fatica degli arti inferiori mediante scala di Borg modificata. Inoltre sono stati monitorizzati ECG, SpO2 e pressione arteriosa. • test di endurance condotto a un carico pari all’80% del carico massimale per un tempo che viene limitato dalla comparsa di sintomi (dispnea, stanchezza muscolare). Ogni minuto viene richiesto al paziente di indicare lo score di dispnea e di fatica degli arti; • valutazione cinematica della gabbia durante respiro tranquillo e durante esercizio fisico con arti inferiori (sia durante test incrementale che di endurance) mediante sistema SMART; • misurazione di EMG a livello dei mm sternocleidomastoideo, muscoli respiratori della gabbia a livello del 4° spazio intercostale, del diaframma e dei muscoli addominali. Tutte le misure sono state ripetute dopo 6 mesi dall’inizio del trattamento con farmaci inibitori di TNFa. Piano d’analisi La significatività delle variazioni nelle variabili misurate durante esercizio è stata valutata mediante analisi della varianza a due vie. Le comparazioni sono state effettuate mediante test per dati appaiati. Tab. 1 – BASMI: Bath Ankylosing Spondylitis Metrology Ricerca corrente Grading 320 0 1 2 Distanza trago-parete <15 cm 15-30 cm <30 cm Flessione lombare (Test di Schober) <4 cm 2-4 cm <2 cm Rotazione cervicale >70° 20-70° <20° Flessione lombare laterale >10 cm 5-10 cm <5 cm Distanza intermalleolare >100 cm 70-100 cm <70 cm Relazione attività È stato completato l’arruolamento dei pazienti affetti da Spondilite anchilosante (SA). Alcuni di essi sono stati esclusi nel periodo intercorrente fra l’arruolamento e l’inizio del protocollo per insorgenza di dolori alle articolazioni periferiche di natura flogistica che hanno impedito l’esecuzione del test da sforzo. Due pazienti a causa del ritardo nell’inizio della terapia con farmaci biologici (anti-TNFa) per necessità di trattamento antinfettivo preventivo devono terminare il follow-up. La Tab. 1 indica i dati antropometrici, clinici e funzionali dei pazienti arruolati. Sono in corso le valutazioni sia dei dati di cinematica, di breathing pattern e parametri metabolici ed elettromiografici durante condizioni basali e test da sforzo cardiopolmonare incrementale e a carico costante all’80% del carico massimo. In particolare è stato effettuato il processo che permette trasformazione dei dati tridimensionali acquisiti con sistema SMART in segnale analogico per la visualizzazione delle tracce di volume dei tre compartimenti. Verificata la qualità dei dati ottenuti, è stata iniziata l’analisi dei dati volumetrici basali e durante esercizio. In accordo a nostri precedenti dati ottenuti in pazienti con SA durante rebreathing di CO2, durante esercizio è ridotto il contributo al volume totale della gabbia toracica alta (UT) rispetto al contributo della gabbia toracica bassa (LT) e dell’addome (ABD). Il 60% del volume totale al picco dell’esercizio (50 W in questo soggetto) è determinato dal compartimento addominale. I primi risultati allo stesso carico di lavoro dopo terapia indicano un maggior reclutamento della gabbia toracica alta. Tali risultati devono però essere verificati con i dati dei pazienti che devono completare il follow-up. I dati EMG necessitano ulteriore interpretazione in quanto emergono quadri di attivazione muscolare diversa nei singoli soggetti che necessita di correlazione con fattori diversi (gravità, durata di malattia?). Un primo dato importante presente in tutti i pazienti è un’attivazione muscolare, anche al carico massimo raggiunto, pari al 30-40% dell’attivazione massimale che, in contrasto con i dati presenti in letteratura (Tsanaclis e Grassino, Am Rev Respir Dis 1979) indica la mancata insorgenza di fatica muscolare. È in corso l’analisi dei dati ventilatori e metabolici del test Prodotti scientifici –– Romagnoli I, Gigliotti F, Galarducci A, et al. Chest wall kinematics and respiratory muscle action in ankylosing spondylitis patients. Eur Respir J 2004; 24: 453-460. –– Romagnoli I, Lanini B, Binazzi B, Bianchi R, Coli C, Stendardi L, Gigliotti F, Scano G. Optoelectronic plethysmography has improved our knowledge of respiratory physiology and pathophysiology. Sensors 2008; 8: 7951-7972. –– B. Lanini, R. Bianchi, I. Romagnoli, B. Coli, B. Binazzi, F. Gigliotti, A. Pizzi, A. Grippo, G. Scano. Chest-wall kinematics in patients with hemiplegia. Am J Respir Crit Care Med 2003; 168: 109-13. Funzione respiratoria e cinematica della gabbia in soggetti con pectus excavatum: effetti del trattamento chirurgico Responsabile: Binazzi Barbara Background Il pectus excavatum (PE) è la più comune deformità toracica congenita; risulta in una depressione dello sterno e della parete anteriore del torace che variano da una lieve concavità a una grave depressione asimmetrica. L’effetto del PE sulla funzione respiratoria non è uniforme. Il grado variabile di severità, il grado e il tipo di correzione chirurgica, l’età e il modesto numero di soggetti studiati possono rendere conto dei risultati apparentemente contraddittori presenti in letteratura (Lawson et al., J Pediatr Surg 2007). Un importante aspetto della valutazione funzionale in pazienti affetti da PE riguarda la risposta cardiorespiratoria all’esercizio. Infatti i sintomi associati alla presenza di PE sono la sensazione di fatica, la dispnea, il senso di cardiopalmo, che compaiono durante un esercizio anche modesto e ne limitano la durata. Gli studi che hanno esaminato la risposta all’esercizio in pazienti con PE non hanno raggiunto un consenso sul grado di compromissione associato a tale deformità (Rowland T et al., Arch Pediatr Adolesc Med 2005, Malek et al., Chest 2003). Un nostro studio preliminare (Binazzi B et al., Respir Physiol Neurobiol 2012), condotto mediante uso della pletismografia optoelettronica in soggetti con PE, ha mostrato distorsione della gabbia durante manovre di massima ventilazione volontaria, con il maggior grado di distorsione presente nei soggetti con lieve alterazione della funzione respiratoria. Tale risultato è stato riscontrato anche in soggetti con PE dopo 6 mesi dall’inserimento della barra secondo procedura di Nuss (Binazzi et al., Respir Physiol Neurobiol 2012). Comunque, l’associazione tra deformità della gabbia, anomalie nei volumi polmonari e performance all’esercizio necessita di una più accurata definizione. Obiettivi Valutare nei pazienti con pectus excavatum prima di essere sottoposti a intervento chirurgico correttivo, a 1 anno dall’intervento chirurgico secondo la tecnica mini invasiva di Nuss e dopo rimozione della barra la coordinazione dei muscoli Ricerca corrente da sforzo cardiopolmonare. Durante l’esercizio incrementale VE e VCO2 aumentano linearmente all’incremento del carico di lavoro. La risposta ventilatoria all’esercizio è ridotta. Prima del trattamento l’aumento della ventilazione è legato soprattutto a un aumento della frequenza respiratoria. Dopo terapia con TNFa i pazienti sembrano raggiungere lo stesso carico di lavoro con ventilazione ridotte e maggior contributo del volume corrente. I risultati della terapia con anti-TNF su volumi polmonari e parametri metabolici potranno essere valutati solo a completamento dello studio. Linea di Ricerca 5 321 Linea di Ricerca 5 respiratori durante test da sforzo a carico costante sottomassimale su cicloergometro utilizzando la Pletismografia Optoelettronica (OEP). Ricerca corrente Metodi 322 Sono stati valutati 30 pazienti con PE che afferiscono alla Unità di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedaliera Meyer di Firenze, Centro di riferimento per la correzione chirurgica del PE. Sono stati inoltre arruolati soggetti normali comparabili per età e sesso per costituire il gruppo di controllo. Alla valutazione iniziale sono stati sottoposti i soggetti normali e i pazienti con PE ai quali abbiamo effettuato: • esame spirometrico (volumi statici e dinamici) (mediante cabina pletismografica Vmax SensorMedics); • valutazione della cinematica della gabbia toracica e dei volumi globale (Vcw) e compartimentali (gabbia toracica alta, gabbia toracica bassa e addome). Le acquisizioni sono state condotte con i soggetti in posizione seduta. Gli 89 markers riflettenti sono ststi posizionati secondo la configurazione precedentemente descritta (Cala SJ et al., JAP 1996, Aliverti A et al., JAP 1997). I volumi polmonari sono stati simultaneamente misurati mediante sistema SMART (BTS Milano) e mediante Sistema VMAX 29C (SensorMedics). È stato effettuato un test da sforzo incrementale (20 Watt/min.) limitato da sintomi, eseguito su un cicloergometro elettronico (Ergo-Metrics 800s, SensorMedics). I soggetti sono stati incoraggiati a continuare l’esercizio il più a lungo possibile. La frequenza di pedalata è stata tenuta tra 50 e 60 rpm. I gas espirati sono stati analizzati per VE, VO2, VCO2 respiro per respiro tramite apparecchio Vmax (SensorMedics). L’elettrocardiogramma e la saturazione di O2 (SaO2) sono stati monitorizzati mediante un pulsossimetro; la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca (HR) sono state registrate a riposo e ogni due minuti durante l’esercizio. La percezione della dispnea e della fatica alle gambe sono state valutate ogni minuto durante l’esercizio attraverso la Scala di Borg modificata. Un’ora dopo la fine del test incrementale, ciascun soggetto è stato sottoposto a esercizio a carico costante al 75% del massimo carico raggiunto durante il test incrementale. Tali valutazioni verranno effettuate prima dell’in- tervento di correzione chirurgica della deformità, a 1 anno e dopo la rimozione della barra correttiva. Relazione attività Attività svolte: sono stati studiati 8 pazienti affetti da PE prima di essere sottoposti alla correzione chirurgica mediante intervento di Nuss (posizionamento, sotto guida toracoscopica, di una barra metallica intratoracica in sede retrosternale) e 5 a 1 anno dall’inserzione della barra. Ciascun soggetto è stato sottoposto a prove di funzionalità respiratoria prima delle misure optoelettroniche. Successivamente i pazienti hanno eseguito test da sforzo cardiorespiratorio incrementale massimale limitato dai sintomi su cicloergometro. L’analisi della cinematica della gabbia e la valutazione del volume totale e compartimentale della gabbia è stata effettuata 1 ora dopo il test da sforzo mediante sistema optoelettronico SMART (BTS, Milano). Tale sistema ha consentito la misura globale e compartimentale (gabbia toracica alta, gabbia toracica bassa ed addome) dei volumi polmonari durante respiro tranquillo, durante ventilazione massima volontaria (MVV) e durante test da sforzo cardio-respiratorio (CPET) a carico costante sottomassimale. Risultati intermedi: i pazienti presentavano un quadro funzionale respiratorio di base nei limiti della norma; dopo intervento chirurgico di inserzione della barra, non sono state trovate differenze significative (Tab. 1). I volumi operazionali durante MVV e durante CPET aumentavano o diminuivano, rispetto al respiro tranquillo, come segue: a. prima dell’intervento chirurgico: volumi di fine inspirazione del torace (Vcw,ei) (1,84L±0,19 vs 1,42L±0,25, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica alta (Vrcp,ei) (1,14L±0,08 vs 0,78L±0,125, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica bassa (Vrca,ei) (0,42L±0,03 vs 0,276L±0,055, rispettivamente; p<0,05) e dell’addome (Vab,ei) (0,29L±0,08 vs 0,37L±0,20, rispettivamente; p=ns); volumi di fine espirazione del torace (Vcw,ee) (0,38L±0,18 vs 0,18L±0,35, rispettivamente; p=ns), della gabbia toracica alta (Vrcp,ee) (0,47L±0,09 vs 0,23L±0,06, rispettivamente; p=ns), della gabbia toracica bassa (Vrca,ee) (0,14L±0,01 vs 0,10L±0,06; rispettivamente; p=ns) e dell’addome (Vab,ee) (–0,22±0,07 vs 0,14L±0,36, rispettivamente; p=ns); Linea di Ricerca 5 b. dopo inserzione della barra: volumi di fine inspirazione del torace (Vcw,ei) (0,69L±0,1 vs 1.18L±0,14, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica alta (Vrcp,ei) (0,43L±0,04 vs 0,54L±0,03, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica bassa (Vrca,ei) (0,18L±0,04 vs 0,23L±0,01, rispettivamente; p<0,05) e dell’addome (Vab,ei) (0,08L±0,02 vs 0,42L±0,01, rispettivamente; p<0,05); volumi di fine espirazione del torace (Vcw,ee) (–0,37L±0,06 vs 0,14L±0,04, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica alta (Vrcp,ee) (–0,07L±0,02 vs 0,04L±0,03, rispettivamente; p<0,05), della gabbia toracica bassa (Vrca,ee) (–0,07L±0,01 vs 0,07L±0,02; rispettivamente; p<0,05) e dell’addome (Vab,ee) (–0,23±0,04 vs 0,04L±0,02, rispettivamente; p<0,05). La Fig. 1 mostra i cambiamenti medi nel volume del torace (Vcw) prima e dopo l’intervento chirurgico. Abbiamo quindi valutato la distorsione della gabbia toracica (gabbia toracica alta, Vrc,p vs gabbia toracica bassa, Vrc,a) mediante la misura dell’angolo di fase: nessun soggetto mostrava distorsione della gabbia toracica durante MVV e durante CPET, né prima di essere sottoposto all’intervento chirurgico (13,1°±2,4, 4,4°±2,9, rispettivamente), né dopo l’inserimento della barra (3,21°±2,2, 8,4°±0,3, rispettivamente) (vedi soggetto rappresentativo in Fig. 2). Prodotti scientifici –– Binazzi B, Innocenti Bruni G, Coli C, Romagnoli I, Messineo A, Lo Piccolo R, Scano G, Gigliotti F. Chest wall kinematics in young subjects with Pectus excavatum. Respir Physiol Neurobiol. 2012; 180(2-3):211-7. –– Binazzi B, Innocenti Bruni G, Gigliotti F, Coli C, Romagnoli I, Messineo A, Lo Piccolo R, Scano G. Effects of the Nuss procedure on chest wall kinematics in adolescents with pectus excavatum. Respir Physiol Neurobiol. 2012; 183(2):122-7. Tab. 1 – Dati antropometrici e funzionali dei pazienti Età IMC VEMS VEMS/CV CV CFR CPT (anni) (Kg/m ) (% pred) (%) (% pred) (% pred) (% pred) Mean 14 18 91 85 89 104 96 SD 1 1 9 5 10 4 8 Mean 14 18 93 88 88 102 95 SD 1 0,3 8 4 11 8 11 Sesso Post Intervento (n=5) M M IMC: indice di massa corporea; VEMS: volume espiratorio forzato al 1° secondo; CV: capacità vitale; CFR: capacità funzionale residua; CPT: capacità polmonare totale Ricerca corrente Pre Intervento (n=8) 2 323 Linea di Ricerca 5 Post-intervento Pre-intervento Volumi di fine inspirazione Capacità funzionale residua Volumi di fine espirazione 2,5 2,5 2,0 2,0 Vcw(L) Vcw(L) Volumi di fine espirazione 1,5 1,0 1,0 0,5 0 0 Respiro tranquillo Fine MVV Fig. 1B Fine CPET Respiro tranquillo 9,5 9,0 9,0 Vrc,p(L) Vrc,p(L) 9,5 8,5 8,0 Fine CPET 8,5 8,0 2.3 2.4 Fig. 2A Respiro tranquillo Inizio MVV Ricerca corrente Fine MVV #2 Post-intervento #2 Pre-intervento 324 Capacità funzionale residua 1,5 0,5 Fig. 1A Volumi di fine inspirazione 2.5 2.6 Vrc,a(L) 2.7 Fine MVV Inizio EXE 2.8 2,3 2,4 Fig. 2B Fine EXE Respiro tranquillo Inizio MVV 2,5 2,6 Vrc,a(L) 2,7 Fine MVV Inizio EXE 2,8 Fine EXE Background È noto che la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) si associa a significative manifestazioni extrapolmonari tra cui l’infiammazione sistemica è stata ampiamente studiata e considerata un importante legame tra manifestazioni polmonari ed effetti sistemici della BPCO, e può contribuire alla alterazione dello stato di salute e della tolleranza all’esercizio. L’attività fisica e il riallenamento all’esercizio hanno dimostrato essere componenti essenziali ed efficaci dei programmi di riabilitazione respiratoria (PRP) per pazienti BPCO, migliorando i sintomi e gli outcome funzionali. Peraltro, gli effetti dell’esercizio sulla infiammazione sistemica nei BPCO sono controversi. Uno studio (Rabinovich et al., Eur Respir J, 2003) ha osservato un incremento di TNF-alfa dopo un esercizio a carico costante, mentre altri non sono stati in grado di mostrare nessuna variazione nei leucociti circolanti e in IL-6 (Spruit MA et al., Int J COPD, 2007; van Helvoort et al. Med Sci Sport Exerc 2006). Inoltre, l’attività fisica come parte di un PRP non ha mostrato un ruolo chiaro nel ridurre lo stato di infiammazione in pazienti BPCO (almeno in termini di TNF-alfa e IL-6). Alcune altre citokine possono giocare un ruolo nei BPCO e contribuire a possibili variazioni nel pattern infiammatorio indotto dall’esercizio fisico. La popolazione TH17 recentemente descritta, in grado di produrre membri A e F della famiglia di interleukine (IL)-17, come pure i complessi network regolatori esercitati da IL-17 e altre citokine (G-CSF, GM-CSF) e chemokine (MIP-1, MCP, Eotaxin), sono ritenuti contribuire ai meccanismi generali dell’infiammazione nella BPCO. Comunque, non esistono allo stato studi che comparino la presenza di differenti marker dell’infiammazione in relazione alla riabilitazione e all’esercizio. Obiettivi Questo studio ha lo scopo di valutare l’influenza del trattamento riabilitativo sulla infiammazione polmonare e sistemica in pazienti BPCO, e di analizzare la rilevanza delle variazioni di differenti marker dell’infiammazione in risposta sia a un esercizio incrementale sia a carico costante fino all’esau- rimento fisico, e a un periodo di training all’esercizio come componente di un programma riabilitativo. Metodi Modalità di reclutamento campioni Il progetto prevede l’arruolamento di 50 pazienti con BPCO moderato-severa, selezionati dal PRP della Fondazione Don Gnocchi di Firenze. Ciascun paziente viene valutato sei settimane prima del PRP, all’inizio e al termine del PRP. La valutazione include: 1.valutazione della dispnea; 2.stato di salute; – spirometria, capacità di diffusione per il monossido di carbonio, forza dei muscoli respiratori, emogasanalisi arteriosa; – composizione corporea mediante il metodo della impedenziometria; 3.forza del quadricipite femorale; 4.test del cammino dei sei minuti; 5.test da sforzo cardiopolmonare incrementale (CPET) al cicloergometro; 6.test da sforzo a carico costante (CLET); 7 citokine nel siero e nello sputo mediante multiplex analysis (IL-1α, IL-1Ra, IL-2, IL-4, IL-5, IL-6, IL-8, IL-9, IL10, IL-12, IL-13, IL-15, IL-17, IFN-γ, TNF-α, G-CSF, GMCSF, VEGF, PDGF, FGF, IP-10, MCP-1, CCL5, eotaxin, MIP-1α, and MIP-1–); 8. proteina C reattiva ultrasensibile (CRP). Lo sputo sarà raccolto in 10 pazienti allo stesso tempo in cui saranno prelevati i campioni ematici per la determinazione di CRP e citokine CLET, e la determinazione di citokine e CRP saranno inoltre ripetuti alla dodicesima sessione dall’inizio di PRP; 9.ogni paziente farà da controllo a se stesso. Interventi applicativi È uno studio controllato, condotto in due tempi, con pazienti reclutati da un singolo centro; in un primo tempo il paziente completa un periodo di 6 settimane in cui non viene eseguito alcun intervento, dopodiché entra in un programma di riabilitazione respiratoria. Il programma include una componente educazionale, tecniche di rieducazione respiratoria e un programma di training all’esercizio per 30-60 min. al giorno, per almeno 24 sessioni. Il carico di lavoro corrisponderà al 60% Ricerca corrente Riabilitazione respiratoria e stato infiammatorio in pazienti BPCO Responsabile: Scano Giorgio Linea di Ricerca 5 325 Linea di Ricerca 5 del massimo carico raggiunto durante l’esercizio incrementale effettuato nel periodo pre-training. Ciascun paziente è controllo di se stesso. Relazione attività Ricerca corrente I risultati parziali fin qui ottenuti vengono schematizzati di seguito: • non ci sono differenze significative tra T0 (6 settimane prima di iniziare il trattamento riabilitativo) e T1 (corrispondente all’inizio del trattamento riabilitativo) per tutte le citochine studiate. Questo conferma la stabilità del quadro clinico dei pazienti in esame; • nei sieri analizzati è riscontrabile una riduzione statisticamente significativa (p=0,043) di MCP-1, che passa da 11±0,86 prima della riabilitazione a 8±0,67 (media±errore standard della media) dopo trattamento riabilitativo (limite di detezione del dosaggio MCP1 con il 27 plex:1,56 pg/ ml). Questi dati, se confermati nel prosieguo dello studio e anche a livello di espettorato, potrebbero suggerire che la riduzione di MCP-1, citochina che permette la chemiotassi di diverse cellule infiammatorie nel sito dell’infiammazione, possa rappresentare uno dei meccanismi con il quale il training all’esercizio potrebbe influire sul miglioramento delle condizioni respiratorie dei pazienti affetti da BPCO, inibendo la presenza di cellule infiammatorie nelle vie respiratorie; • allo stato attuale non è ancora possibile tracciare un profilo di risposta all’esercizio delle citochine nell’espettorato dei pazienti; • la risposta al trattamento riabilitativo di tutti i pazienti arruolati conferma i risultasi attesi in termini di miglioramento dei sintomi, dello stato di salute, di tolleranza allo sforzo. 326 Riabilitazione respiratoria in pazienti non BPCO Responsabile: Barbara Lanini Background La riabilitazione respiratoria (RR) “è un intervento evidencebased, multidisciplinare, completo per pazienti affetti da malattie respiratorie croniche che siano sintomatici e abbiano riduzione nelle ADL” (AJRCCM 2006). Studi randomizzati hanno chiaramente dimostrato che PR è in grado di migliorare la dispnea, la tolleranza all’esercizio, lo stato di salute in pazienti con BPCO (Goldstein RS, 1994; Griffiths Lancet, 2000; Casaburi, 2009). Le attuali linee-guida GOLD raccomandano che pazienti BPCO seguano un programma di RR che comprenda training all’esercizio a tutti gli stadi di malattia (Pawels RA, 2001). È comunque chiaro che, indipendentemente dal tipo di malattia respiratoria cronica, i pazienti lamentano un variabile livello di diasabilità derivante dal coinvolgimento secondario sistemico muscolare periferico, cardiaco, nutrizionale, psicosociale. Quindi RR può produrre benefici in tutti i pazienti in cui i sintomi respiratori sono associati a riduzione delle capacità funzionali o peggioramento dello stato di salute. Allo stato attuale, un limitato numero di studi ha valutato i benefici di RR con malattie diverse dalla BPCO; la maggior parte sono non controllati e, conseguentemente, la forza dell’evidenza a supporto di PR in queste patologie è limitata (1B) (ACCP/AACVPR, Chest 2007). Obiettivi Valutare l’efficacia della RR in pazienti con malattie restrittive e confrontare i risultati del trattamento in tre diversi gruppi di pazienti ristretti affetti da: a.interstiziopatia polmonare primitiva e/o secondaria (fibrotici); b.cifoscoliosi (cifoscoliotici); c.resezione polmonare per patologie neoplastiche polmonari localizzate senza evidenza di lesioni secondarie (postchirugici). Metodi Sono stati selezionati pazienti con quadro spirometrico restrittivo senza note ostruttive. Sono stati esclusi pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva, cardiopatie primitive o disturbi cognitivi. Studio: sono stati valutati 80 pazienti afferenti all’IRCCS Don guita un’analisi di regressione utilizzando il coefficiente di correlazione di Pearson. Il livello di significatività utilizzato è stato p<0,05. Gli outcome del trattamento riabilitativo nei tre gruppi di studio sono stati comparati utilizzando l’analisi della varianza (ANOVA-Bonferroni). Tutte le elaborazioni statistiche sono state eseguite utilizzando Statgraphic Plus 3.1. Le differenze tra prima e dopo la riabilitazione sono state valutate usando il t di student. RISULTATI OTTENUTI Nella Tab. 1 sono elencate le caratteristiche antropometriche dei 62 pazienti e dei tre sottogruppi. Mediante l’analisi della varianza (ANOVA) nessuna differenza statisticamente significativa è stata osservata nei tre gruppi di pazienti in termini di età, indice di massa corporea e ossigenazione (PaO2/FiO2). Il gruppo dei cifoscoliotici presentava un grado di restrizione statisticamente maggiore rispetto agli altri due gruppi in termini di TLC (%pv) (p<0,05) e VC (%pv) (p<0,04) e una minore forza dei muscoli respiratori in termini di RMS (p< 0,04). La FIM all’inizio del trattamento riabilitativo è risultata peggiore nel gruppo dei post-chirurgici rispetto agli altri due gruppi (p<0,03). I fibrotici hanno mostrato invece una PaCO2 statisticamente inferiore rispetto agli altri due gruppi (p<0,04). La RR è stata in grado di migliorare in modo clinicamente e statisticamente significativo la dispnea, la qualità della vita e la tolleranza allo sforzo nel campione completo (p<0,001). Nella Fig. 1 sono mostrati gli outcome della RR nei tre gruppi. La linea tratteggiata mostra i miglioramenti clinicamente significativi dopo RR. La tolleranza allo sforzo in termini di distanza percorsa al 6WT e di endurance degli arti superiori e inferiori, la FIM e la dispnea valutata mediante scala MRC e mediante BDI/TDI sono risultati aumentati in modo statisticamente significativo in tutti i gruppi. La qualità della vita, valutata mediante St. George’s Respiratory Questionnaire è risultata migliorata in modo statisticamente significativo solo nel gruppo dei fibrotici e dei cifoscoliotici. Nel gruppo dei post-chirugici, nonostante l’evidente miglioramento, non è stata raggiunta la significatività statistica a causa della scarsa numerosità dei questionari completati. Nel tentativo di trovare un indice in grado di predire l’effica- Ricerca corrente Carlo Gnocchi, Firenze. Diciotto sono stati esclusi in quanto non rientravano nei criteri spirometrici suddetti; sono stati arruolati 62 pazienti: 27 cifoscoliotici, 20 fibrotici e 15 postchirurgici. Tutti i pazienti hanno completato la RR in regime di ricovero. Al termine delle valutazioni iniziali, ciascun paziente ha partecipato a un programma di RR in 24 sessioni che includeva componente educazionale (fisiopatologia polmonare, farmaci utilizzati, consueling dietetico, rilassamento, principi di conservazione dell’energia), breathing retraining e training all’esercizio (sessioni supervisionate al cicloergometro al 60-80% del massimo carico, ergometria degli arti superiori, esercizi per arti superiori senza supporto). Era inoltre prevista la mobilizzazione attiva degli arti inferiori e un riallenamento alla forza degli arti mediante esercizio di sollevamento di piccoli pesi (200-1000 g). All’inizio e al termine della RR sono state effettuate le seguenti valutazioni: • valutazione clinica; • spirometria; • emogasometria; • valutazione della forza dei muscoli respiratori; • valutazione della sensazione di dispnea (MRC, BDI/TDI), Borg; • test del cammino dei 6 minuti; • test cadio-polmonare incrementale, limitato da sintomi, al cicloergometro; • esercizio submassimale al cicloergometro al 60-80% del massimo carico raggiunto durante il test incrementale limitato da sintomi; • test da sforzo incrementale limitato da sintomi per arti superiori mediante ergometro per arti superiori • endurance al cicloergometro per arti superiori (80% del carico massimo raggiunto durante test incrementale); • misura della qualità della vita correlata alla malattia (HRQL) mediante St. George’s Respiratory Questionnaire; • valutazione del livello di indipendenza funzionale mediante scala FIM. Le variabili continue erano distribuite normalmente. I valori mostrati sono medie (±deviazione standard). È stata ese- Linea di Ricerca 5 327 Linea di Ricerca 5 Tab. 1 – C aratteristiche antropometriche e funzionali del campione completo e dei tre gruppi di studio. Campione completo (62 pazienti), Postchirurgici (15 pazienti), Fibrotici (20 pazienti), Cifoscoliotici (27 pazienti) Campione completo Postchirurgici Fibrotici Cifoscoliotici Media±SD range Media±SD range Media±SD range Media±SD range AGE (yr) 68±12 28-91 69±7 63-79 66±12 28-80 69± 10 50-91 BMI (kg/m2) 25,8±6 16,8-42,4 23,4±4,5 18,22-32,41 27,1±3,71 20,07-32,98 27,1±6,3 16,8-42,4 FEV1 (%pv) 63±20 21-119 59±16 44-88 80±24 40-119 49±21 21-115 FEV1/VC (%) 76±5,6 69-86 76±4 69-84 80±6 72-86 72±7 73-88 VC (%pv) 67±22 29-120 71±24 36-94 76±23 41-116 54±20 29-120 TLC (%pv) 66±12 32-119 77±26 39-114 67±21 40-119 55±15 32-110 IC (%pv) 71±26 29-137 75±25 38-106 77±31 39-137 61±21 29-100 RMS 59±22 22-120 55±32 22-102 73±21 40-120 49±14 22-91 FIM 111±13 66-126 100±19 66-124 121±5 111-125 113±16 69-126 PaO2/FiO2 (%) 337±60 148-438 344±67 228-409 326±73 148-438 341±40 250-428 PaCO2 (mmHg) 42±8 27-76 45±11 35-76 37±4 29-43 45±9 27-68 p = 0,00007 70 5,0 p = 0,002 4,5 60 50 40 30 p = 0,000043 p = 0,0013 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 20 1,0 10 Fig. 1A p = 0,026 4,0 MRC (a.u.) (punteggio totale) St.George’s Respiratory Questionnaire Ricerca corrente AGE: Età; BMI: Body Mass Index; FEV1: Volume espiratorio forzato al primo secondo; VC: capacità vitale; TLC: Capacità polmonare totale, IC: Capacità Inspiratoria; RMs: Forza dei Muscoli Respiratori; FIM: Functional Indipendence Measure; PaO2: Pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso, FiO2: Frazione inspiratoria di ossigeno; PaCO2: Pressione parziale di anidride carbonica nel sangue arterioso. 0,5 Post-chirurgici Fibrotici Cifoscoliotici Fig. 1B Post-chirurgici Fibrotici Cifoscoliotici Risultati del trattamento riabilitativo nei 3 gruppi di studio (colonne scure prima della riabilitazione, colonne chiare dopo riabilitazione) 328 Linea di Ricerca 5 p = 0.004 p = 0.0023 p = 0.028 500 p = 0.0069 p = 0.00045 Postchirurgici Fibrotici Cifoscoliotici 450 6’ walking test (m) 120 100 FIM (a.u.) p = 0.025 80 60 40 20 400 350 300 250 200 150 100 50 Fig. 1C Postchirurgici Fibrotici Cifoscoliotici Fig. 1D Tolleranza all’esercizio fisico nei tre gruppi di studio. p: livello di significatività (p<0,05). Tab. 2 AGE (yr) BMI (kg/m ) Ventilati (n=15) Non Ventilati (n=12) p 69±9 69±13 ns 26,6±6 27,7±7,32 ns VC (%pv) 43±12 68±20 0,003 TLC (%pv) 49±12 64±14 0,005 FEV1/VC 71±5 73±8 ns RMS 47±9 52,5±18,5 ns FIM 113±15 112±17 ns 49±8 40±5 0,003 S.George (Total score) 49±10 56±16 ns 6’WD (m) 314±89 305±93 ns MRC 2,9±1,2 3,3±0,6 ns 2 PaCO2 (mmHg) Variazioni indotte dalla riabilitazione p –0,73±0,9 –0,9±0,7 ns DSt. George (Total score) –12±7 –22±12 0,015 D6’WD (m) 51±19 56±28 ns DEndurance AS (min) 9,3±4.4 7,9±4,0 ns DEndurance AI (min) 12±4.4 15±6 ns DFIM 6,2±10 3,8±4 ns DMRC AGE: Età; VC: capacità vitale; RMS: Forza dei Muscoli Respiratori; FIM: Functional Indipendence Measure; PaCO2: Pressione parziale di anidride carbonica nel sangue arterioso; MRC: Medical Research Council; St. George: St. George’s Respiratory Questionnaire; 6’WD: distanza percorsa ai 6 min walking test; FIM: Functional Indipendence Scale; Endurance AS: test all’ergometro per arti superiori; Endurance AI: test all’ergometro per arti inferiori; RMS: forza dei muscoli respiratori. I valori sono medie ± deviazione standard Ricerca corrente Caratteristiche funzionali cifoscoliotici 329 Ricerca corrente Linea di Ricerca 5 330 cia del trattamento riabilitativo in pazienti ristretti sono stati correlati i miglioramenti osservati nei principali outcome con i parametri funzionali e antropometrici di base dei pazienti. Una correlazione statisticamente significativa è stata osservata tra il miglioramento dell’autonomia funzionale (DFIM) e lo stato nutrizionale di base dei pazienti (BMI). I pazienti con BMI più alto mostrano trarre minor beneficio dalla RR in termini di FIM (p 0,001, r2 26,21, r –0,51). Anche la forza dei muscoli respiratori sembra predire in parte il miglioramento dell’autonomia funzionale: a una minor forza muscolare respiratoria di base è correlata un maggior incremento dell’autonomia funzionale (p 0,04, r2 21,96, r –0,46). Confrontando infine i risultati della RR nei tre gruppi di studio è possibile osservare come non esistano differenze statisticamente significative tra i miglioramenti indotti dalla RR in termini di tolleranza allo sforzo, qualità della vita, dispnea. I pazienti post-chirugici mostrano un incremento di FIM dopo RR marcatamente superiore rispetto agli altri due gruppi (DFIM: post-chirurgici 20±18 vs cifoscoliotici 5±9 anova p 0,01, vs fibrotici 2±2, anova p 0,01). A completamento dello studio il gruppo dei pazienti affetti da cifoscoliosi è stato suddiviso in due gruppi: pazienti sottoposti a ventilazione domiciliare non invasiva notturna (n=15) e non (n=12). I pazienti in ventilazione sono risultati affetti da una sindrome restrittiva più grave e maggiormente ipercapnici. Nei due gruppi non abbiamo osservato differenze clinicamente rilevanti confrontando i risultati della RR (Tab. 2). A distanza di 1 anno è stato possibile rivalutare 20 dei 27 dei pazienti cifoscoliotici arruolati. Dalla rivalutazione è emerso un peggioramento statisticamente significativo della dispnea in termini di MRC (da 2,46±0,66 a 3,17±0,58 p 0,0015) e della qualità della vita (SGRQ sintomi da 34,14±8.4 a 43,9±15 p 0,029). Nessuna differenza statisticamente significativa è stata invece osservata in termini di tolleranza allo sforzo (6WT da 393±68 a 336±112 p 0,06) e FIM (da 120±6 a 112 12 p 0,12). In conclusione: • la RR risulta efficace nel migliorare la dispnea, la qualità della vita e la tolleranza allo sforzo in pazienti portatori di fibrosi polmonare, cifoscoliosi o esiti chirurgici; • visto il miglioramento rilevante osservato anche in gravi pazienti cifoscoliotici sottoposti a ventilazione non invasiva notturna, appare indicato estendere l’indicazione alla RR indipendentemente dalla gravità della sindrome restrittiva; • nei pazienti cifoscoliotici a un anno dal completamento della RR si osserva un peggioramento della dispnea e qualità della vita. In questi pazienti è pertanto indicata la ripetizione annuale della RR per il mantenimento dei risultati ottenuti. Linea di Ricerca 5 Risposta percettiva all’esercizio fisico di soggetti obesi e normopeso con e senza sindrome delle apnee del sonno Responsabile: Innocenti Bruni Giulia Background L’obesità di grado severo influenza la fisiologia respiratoria dell’esercizio fisico attraverso un deficit ventilatorio di tipo restrittivo. È stata osservata una riduzione del picco di lavoro in soggetti obesi in condizioni di normale o ridotta riserva ventilatoria e una normale risposta cardiovascolare all’esercizio (Ofir, 2007). Riduzione della performance all’esercizio fisico per anomalie della meccanica respiratoria, della funzione muscolare (Scano, 2009; Romagnoli, 2007), o decondizionamento sono state osservate in soggetti obesi. La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è una condizione molto frequente nella popolazione generale, con una prevalenza del 2-4% negli adulti (Young, 1993). L’OSAS è frequentemente associata a sovrappeso o a obesità franca ma non sono rari soggetti normopeso affetti da sleep apnea (Young, 1993). È noto che pazienti con OSAS grave hanno una risposta emodinamica all’esercizio fisico alterata: aumento della pressione sistolica, fatica muscolare, dispnea, riduzione del VO2 peak (Vanhecke, Chest 2008). Un recente lavoro su soggetti con OSAS normopeso (Rizzi, Chest 2010) indica una performance all’esercizio nei limiti, e ipotizza un ruolo dell’obesità nella riduzione del picco di esercizio nei soggetti OSAS. L’obesità e l’OSAS possono dunque essere considerate entrambe patologie limitanti l’esercizio fisico. Poco note sono le differenze del pattern respiratorio e della dispnea in soggetti OSAS obesi e non, e in soggetti con sola obesità. Per meglio comprendere: i) quanto l’obesità, spesso presente in soggetti con OSAS, influenzi la risposta all’esercizio fisico e lo limiti, in termini di iperinsufflazione dinamica, flussolimitazione, ostruzione al flusso aereo e, ii) quanto invece l’OSAS di per sé sia un fattore limitante la performance, e iii) soprattutto quale di queste patologie sia la responsabile di un’alterata risposta ventilatoria all’esercizio ci proponiamo di studiare 4 gruppi di soggetti: OSAS obesi, OSAS normopeso, obesi non affetti da OSAS e soggetti normali. Obiettivi Evidenziare eventuali alterazioni in termini di risposta ventilatoria e di dispnea tra diversi gruppi di pazienti con patologie in stretta correlazione tra loro. Comprendere in che misura la presenza della Sindrome delle apnee del sonno (OSAS), associata all’obesità modifichi la risposta ventilatoria durante esercizio cardiopolmonare. Metodi Sono stati reclutati soggetti suddivisi nei seguenti sottogruppi: • BMI>=30 con OSAS • BMI>=30 in assenza di OSAS • BMI<=30 con OSAS • Controlli sani normopeso Osas obesi Non osas obesi Osas normopeso Controlli PaO2 mmHg 77,6 (5,8) 76,9 (6,8) 75,2 (1,9) - PaCO2 mmHg 40,9 (3,8) 37,38 (1,9) 39,8 (2,5) - AHI (n/h) 51,1 (24,1) *ŧ 3,2 (1,1) * 49,6 (7,3) 2,4 (1,9) ŧ ODI (n/h) 45,5 (24, 2) *ŧ 2,6 (1,3) * 35,1 (12,6) 1,8 (2,0) ŧ Mean SO2 (%) 88,34 (4,8) *ŧ 95,3 (2,1) * 94,3 (4,9) 95,8 (2,7) ŧ Lowest SO2 (%) 65,7 (9,4) *ŧ 90,6 (0,8) * 75,6 (8,1) 91,5 (1,6) ŧ AHI: apnea-hypopnea index, ODI: oxygen desaturation index ; PaO2: pressione oarziale dell’ossigeno arterioso; PaCO2: pressione parziale dell’anidrite carbonica arteriosa; SO2: saturazione dell’ossigeno. Valori medi±DS Ricerca corrente Tab. 1 – Valori emogasmetrici e dell’esame poligrafico notturno nei quattro gruppi di pazienti 331 Linea di Ricerca 5 Prove di funzionalità respiratoria nei quattro gruppi di pazienti Rest 140 Vth Peak 120 80 70 * EELV * 100 60 60 Normopeso OSAS 50 40 Controlli 40 20 Obesi OSAS Obesi non OSAS FRC % pred Fig. 1 Obesi OSAS Obesi non OSAS FEV1/FVC (%) Normopeso OSAS Fig. 2A 20 40 60 80 100 VE (L min) Controlli FRC % pred: capacità funzionale residua in % del valore predetto, FEV1: flusso espiratorio forzato nel primo secondo, FVC: Capacità vitale forzata EILV (% TLC) Rest Vth Peak 90 80 Normopeso OSAS 70 Controlli 60 Obesi OSAS Obesi non OSAS Fig. 2B 20 40 60 80 100 VE (L min) Rest Vth Peak 332 IRV (L) Ricerca corrente 0,5 1,0 Normopeso OSAS 1,5 Controlli 2,0 Studio dei volumi operazionali durante respirazione tranquilla, alla soglia anaerobica e al picco dell’esercizio. a. EELV: volume polmonare di fine espirazione; b: EILV: volume polmonare di fine inspirazione, c. IRV: volume di riserva inspiratoria. Valori medi ± SE Obesi OSAS Obesi non OSAS Fig. 2C 20 40 60 80 VE (L min) 100 Relazione attività I 4 gruppi di pazienti presentavano all’esame poligrafico notturno ed emogasmetrico i risultati riportati in Tab. 1. Le prove di funzionalità respiratoria evidenziavano differenze in termini di capacità funzionale residua in % del valore predetto nei gruppi OSAS obesi e OSAS non obesi, senza evidenziare ostruzione in nessuno dei 4 gruppi (Fig. 1). Inoltre i soggetti OSAS obesi presentavano flusso limitazione a riposo pari al 30-50%, mentre gli altri gruppi non risultavano flusso-limitati. Durante il test da sforzo cardiopolmonare incrementale massimale i 4 gruppi di pazienti manifestavano lo stesso grado di dispnea per la stessa ventilazione, lo stesso volume di riserva inspiratorio, e lo stesso consumo di O2 e produzione di CO2. Inoltre non erano evidenti differenze nel breathing pattern. Lo studio ha consentito di evidenziare che: i) OSAS non limita la capacità d’esercizio e la risposta ventilatoria all’esercizio; ii) non influisce sulla risposta percettiva allo sforzo (dispnea e fatica degli arti inferiori); iii) la restrizione meccanica per sé contribuisce poco alla dispnea da sforzo. È stato invece possibile notare una significativa differenza del volume di fine espirazione nel gruppo dei pazienti obesi non OSAS, che diminuiva progressivamente da Rest a Peak exercise (Fig. 2). Mentre i soggetti obesi non OSAS mimano il pattern ventilatorio dinamico dei soggetti magri, i soggetti obesi con OSAS mostravano un significativo incremento del volume di fine espirazione durante esercizio (iperinsufflazione dinamica), indicando il ruolo di fattori ulteriori oltre la limitazione meccanica statica imposta dall’obesità. Tale risultato può essere spiegato dalla presenza di flusso limitazione di base nei soggetti OSAS obesi; questi soggetti, per evitare la flusso limitazione, devono aumentare il volume di fine espirazione. La risposta del volume di fine espirazione durante l’esercizio è importante trattandosi di una componente maggiore della risposta ventilatoria normale e riflette le modificazioni della meccanica respiratoria adottate durante esercizio. Prodotti scientifici –– Presentazione al 21th ERS Annual Congress Amsterdam, 2011, Thematic Poster Session: Exercise-related perceptions do not affect exercise response in subjects with OSA. Innocenti Bruni G, Gigliotti F, Coli C, Binazzi B, Presi I, Romagnoli I, Lanini B, Stendardi L, Scano G. Eur Resp J. 2011. –– Innocenti Bruni G, Gigliotti F, Scano G. Obstructive sleep apnea (OSA) does not affect ventilatory and perceptual responses to exercise in morbidly obese subjects. Respir Physiol Neurobiol. 2012 Sep 30; 183(3):193-200. doi: 10.1016/j.resp.2012.06.029. Epub 2012 Jul 4. Ricerca corrente Protocollo Giorno 1: tutti i soggetti sono stati sottoposti a una accurata anamnesi, a una valutazione della funzione respiratoria (spirometria completa con misura dei volumi statici e dinamici ed emogasometria, valutazione della forza dei muscoli inspiratori), a una valutazione poligrafica notturna a scopo diagnostico, a una valutazione cardiovascolare. Giorno 2: tutti i pazienti sono stati sottoposti a test da sforzo al cicloergometro con carico incrementante (10-20 Watt/min). Durante il test sono state monitorate saturazione di ossigeno, pressione arteriosa, ECG 12 derivazioni, consumo di ossigeno (VO2), produzione di CO2 (VCO2), soglia anaerobica (AT) e pattern ventilatorio. Durante il test da sforzo sono state inoltre valutate l’intensità della dispnea e della fatica alle gambe a ogni livello di carico mediante una Scala di Borg modificata. Il test veniva interrotto alla comparsa di sintomi o segni (dispnea, dolore agli arti inferiori, esaurimento muscolare, astenia, alterazioni elettrocardiografiche). Dopo una pausa di un’ora tutti i soggetti sono stati sottoposti a un test da sforzo cardio polmonare di tipo endurance con un carico di lavoro pari al 70-75% di quello raggiunto il giorno precedente. I parametri valutati erano gli stessi di quelli valutati durante test incrementale. Soggetti • 16 pazienti con OSAS: 8 normopeso (BMI: 25,8), 8 obesi (BMI: 40,8); • 8 pazienti senza OSAS, obesi (BMI: 44,9); • 12 soggetti di controllo BMI 24,1. Linea di Ricerca 5 333 Linea di Ricerca 5 Ruolo della Stimolazione Magnetica ripetitiva del muscolo nel protocollo riabilitativo: valutazione di fattibilità e di efficacia in soggetti normali e in pazienti con patologia muscolare secondaria a BPCO Responsabile: Grippo Antonello Ricerca corrente Background 334 La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia multisistemica che determina importanti disabilità. La riabilitazione è un trattamento fondamentale nella gestione globale del paziente con BPCO. La debolezza del m. quadricipite è considerata come un indicatore predittivo di morbilità e mortalità nei pazienti con BPCO (Swallow et al., 2007) ma anche in soggetti anziani in generale (Newman et al., 2006). In relazione a questo sono state proposte strategie terapeutiche mirate a migliorare la funzione del m. quadricipite (Fuld et al., 2005). Tuttavia la riabilitazione pneumologica può essere applicata con difficoltà in pazienti con livelli elevati di disabilità motoria. Infatti in pazienti particolarmente compromessi l’esercizio volontario può essere limitato o dal grado di estrema debolezza e/o da limitazioni cardiovascolari. Inoltre, pazienti con gravi condizioni mediche non sono in grado di generare ripetizioni di esercizi a livello massimale. In questi pazienti potrebbe essere utilizzata la stimolazione elettrica (SE) transcutanea. La SE è usata frequentemente nei soggetti con lesione midollare post-traumatica per ottenere contrazioni muscolari di elevate intensità. Tuttavia, in soggetti con conservazione della sensibilità, il maggior deterrente a una SE di intensità tale da produrre contrazioni muscolari con effetto allenante è il dolore indotto. Questo problema diventa ancor più rilevante in pazienti anziani e con comorbilità. Recentemente Swallow (2007) ha proposto l’uso della stimolazione magnetica ripetitiva muscolare (SMRM) per stimolare il muscolo a un livello sufficiente da indurre il fenomeno della fatica muscolare ma senza indurre dolore. Nella stimolazione magnetica un flusso di corrente attraversa un solenoide e determina un rapido cambiamento del campo magnetico, che a sua volta induce una depolarizzazione dei tessuti eccitabili (muscolo) in modo simile a quello che si determina per la stimolazione elettrica (Barker et al., 2002). Il vantaggio è che la corrente non attraversa tessuti ad alta resistenza come la cute per cui i nocicettori non sono attivati e quindi è possibile ottenere una valida contrazione muscolare senza che la stimolazione risulti dolorosa. Questa metodica applicata al muscolo può essere utilizzata non solo per la valutazione della fatica, ma anche per una attivazione, indipendente dalla volontà del soggetto, dei muscoli e senza dolore, tale da poter essere ipotizzabile un uso alternativo alla SE per preservare il trofismo muscolare e migliorare la forza e la resistenza in soggetti con preservazione della sensibilità. Obiettivi Confrontare la contrazione muscolare indotta da SMRM rispetto a quella ottenuta mediante SE in soggetti normali e in pazienti con debolezza muscolare di diversa origine. Confrontare il livello di discomfort per il paziente per i due tipi di stimolazione. Verificare l’efficacia della SMRM nel recupero della forza muscolare. Metodi 35 soggetti reclutati (15 femmine e 20 maschi): 10 controlli, 12 pazienti con BPCO, 1 paziente con grave “neuromiopatia” del paziente critico, 7 pazienti con ipostenia derivante da immobilizzazione e 5 pazienti con lesione periferica di nervo. Criteri di esclusione: pace-maker, elementi metallici in sede di stimolazione. Valutazione clinica e strumentale (EMG) del paziente: valutazione della forza volontaria massimale (FVM) del m. quadricipite isometrica registrata con macchina isocinetica (Biodex); valutazione della forza ottenuta con stimolazione elettrica registrata con Biodex; valutazione della forza ottenuta con SMRM (MagPro Medtronic-R100) registrata con Biodex; valutazione del discomfort mediante scala VAS. Protocolli di stimolazione: SE: riposo 5 sec/2 Hz; attivo 5 sec/10 Hz intensità costante, frequenza 2-10 Hz. SMRM: bobina ellittica RT120; riposo 13 sec; attivo 5 sec, 20-30 pps (rise time 0,8 sec, fall time 0,8 sec). Relazione attività Soggetti di controllo: con SE alla massima intensità sopportabile (34-55 mA) si ottiene una contrazione muscolare evidente ispettivamente ma non il movimento dell’arto e il BIODEX non ha rilevato un livello di forza oltre la soglia minima Linea di Ricerca 5 di misura. I valori di intensità della SMRM variano fra il 45 e l’80% del massimo output dello stimolatore. In tutti i soggetti è stato possibile ottenere contrazioni muscolari efficaci con forza sviluppata misurabile BIODEX. L’intensità minima per la quale si otteneva tale risultato variava dal 20% al 45%. In alcuni soggetti si è costruita una curva di stimolo-risposta con un andamento lineare (Fig. 1). Soggetti con BPCO: i valori della risposta M derivata dal m. quadricipite sono nei limiti della norma. Durante esercizio la FVM risulta sempre maggiore della forza sviluppata con SMRM, quest’ultima aumenta con l’aumentare dell’intensità di stimolazione. Con SE si riesce a ottenere la contrazione del muscolo ma non il movimento dell’arto. Soggetti con grave “neuromiopatia” del paziente critico: sui 10 soggetti solo in due è stato possibile il posizionamento su Biodex. I soggetti esaminati avevano i valori della risposta M compresi fra di 1,5 e 2 mV (minore del 10% del limite inferiore), non sviluppavano forza volontaria massima, né con SMRM, né con SE. Applicazioni terapeutiche Soggetti con lesione periferica del nervo: sono stati studiati 5 soggetti (2 con lesione del n. femorale, 1 plessopatia brachiale, 1 lesione del N. radiale, una radicolopatia L5. Dopo 10 sedute di SMRM nei pazienti con danno di tipo prevalentemente neuroaprassico si è ottenuto sia un incremento dei valori della risposta M sia un incremento dei valori di FVM; nei soggetti invece con danno prevalentemente assonotmesico non si sono ottenuti risultati clinicamente significativi. Soggetti con ipostenia da S. da immobilizzazione: la forza sviluppata con SMRM è il 20% della FVM, mentre con SE non si riesce a ottenere il movimento dell’arto né si sviluppa una forza misurabile. Dopo un ciclo di 10 sedute di SMRM si è osservato un incremento della FVM rispetto a T0 di almeno il 30%. Considerazioni La SMRM si è dimostrata di maggior efficacia nel produrre una forza misurabile rispetto alla SE nei soggetti di controllo. Questa osservazione è supportata dalle misure effettuate Tab. 1 – Soggetti di controllo* V. E. M 37 278,9 52 0 65 114,9 41 L.A. M 33 233,5 34 0 45 30,1 12 C.C. F 40 111,7 46 0 55 14,1 12 B.G. M 74 152,26 60 0 60 21,4 14 A.C. M 33 130,4 56 0 80 103,2 79 C.L. M 37 210,2 54 0 80 79,6 37 G.A. M 50 182,7 50 0 80 56,1 30 A.T. F 33 123,3 45 0 55 33,9 27 V.A. F 28 82,6 30 0 30 20,7 25 R.E. F 25 132,7 40 0 50 31,3 23 Forza sviluppata valore assoluto N/m Intensità massima tollerata % output stimolatore Forza sviluppata valore assoluto N/m Forza sviluppata % rispetto MCV Ricerca corrente MCV (N/m) Intensità massima tollerata mA Soggetto Età (aa) Stimolazione magnetica Sesso Stimolazione elettrica *Lato dominante 335 Linea di Ricerca 5 Tab. 2 – Soggetti con BPCO* MCV (N/m) Intensità massima tollerata mA G.I.** M 66 0 50 0 60 0 B.F. M 77 80 50 0 60 30,1 C.M. F 73 34 50 0 60 22,4 N.A. M 85 82 50 0 50 26,2 P.S. M 76 111,3 46 0 40 22,6 G.R. M 68 147,2 46 0 60 36,1 F.P. F 63 73,6 40 0 30 18,6% P.A. F 68 109,3 54 0 40 24,5 P.R. M 75 94,8 60 0 50 28,3 T.R. M 79 111,6 46 0 60 32,3 B.A. M 73 117,7 55 0 50 26,7 B.F. M 81 116,2 60 0 60 31,8 Soggetto Età (aa) Stimolazione magnetica Sesso Stimolazione elettrica Forza sviluppata valore assoluto N/m Intensità massima tollerata % output stimolatore Forza sviluppata valore assoluto N/m *Lato dominante **Risposta M 1,8 mV Tab. 3 – Soggetti con ipostenia conseguente a immobilizzazione arto* Risposta M (mV) D.L.M. M 35 10,9 95,3 52,3 82,8 110 0 70 16,1 30% G.E. F 77 ** 81,4 39,3 62,4 40 0 40 12,3 31% N.E. M 20 22 193,8 91 133 60 0 50 28,7 31% F.E. F 39 16,9 114,2 37,5 67,8 52 0 45 8,3 22% M.M M 38 15,3 187 82 95 60 0 60 24,2 29% G.A. F 82 5,2 64,3 20,2 33,8 40 0 30 0 0% M.M. M 53 10,7 120,4 78 80 46 0 60 22,3 28% Soggetto Età (aa) SMRM Lato non affetto (N/m) Lato affetto pre SMRM (N/m) Lato affetto post SMRM (N/m) Intensità massima tollerata (mA) Forza sviluppata valore assoluto (N/m) Intensità massima tollerata % output stimolatore Forza sviluppata valore assoluto (N/m) Forza sviluppata % rispetto MCV *Lato affetto **Non evocabile per difficoltà tecnica sito di stimolazione 336 SE Sesso MCV Linea di Ricerca 5 80 60 40 20 Fig. 1 20 30 40 50 60 70 80 con macchina isocinetica. Infatti mentre con la SE non si è mai ottenuta una contrazione muscolare in grado di sviluppare una forza misurabile, in tutti i soggetti si è ottenuta con la SMRM una contrazione muscolare in grado di sviluppare almeno il 12% della FVM. Dati simili si sono osservati anche in soggetti con BPCO nei quali è descritta un’ipostenia dei muscoli somatici a patogenesi multifattoriale. La SMRM si è dimostrata ben tollerata da tutti i soggetti, controlli e pazienti (range VAS 1-4) a differenza della SE (range VAS 5-10). La SMRM ha dimostrato un’efficacia come trattamento terapeutico sia in soggetti con lesioni periferiche di nervo a carattere neuroaprassico che in casi di ipotrofia muscolare da non uso. Infatti 10 sedute di SMRM hanno determinato in questi soggetti un recupero significativo sia della ampiezza della risposta M che della forza. La SMRM ha quindi una potenzialità terapeutica nel facilitare il recupero della forza in pazienti con patologia neuromuscolare conseguente a lesioni di nervo o primitivamente muscolare acquisita (ipotrofia da non uso e/o da decondizionamento; neuromiopatia del paziente critico) in aggiunta alla fisioterapia convenzionale. Ulteriore potenziale applicazione è nell’ambito della Riabilitazione Cardiologica in cui i pazienti non possono eseguire esercizi con carico generalmente maggiore di 50 Watt o nei pazienti sottoposti a intervento di protesi d’anca nei quali il carico completo è consentito non prima dei 60 giorni dall’intervento. Il limite dell’efficacia è rappresentato però dall’entità dell’alterazione Neuromuscolare. Ad esempio gravi danni di nervo a carattere assonotmesico (risposta M non evocabile e abbondante attività spontanea) oppure in casi di Neuromiopatia del paziente critico di grave entità (riduzione di ampiezza della risposta M> del 90%) sono condizioni in cui per i dati attuali non c’è indicazione al trattamento con SMRM. Prodotti scientifici –– Atzori T, Vettori A, Coli C, Gagliardi E, Innocenti Bruni G, Carrai R, Gigliotti F, Grippo A. Muscle Repetitive Magnetic Stimulation in the rehabilitation protocol: assessment of feasibility and efficacy in normal subjects and in patients with muscle disease. Accettato al 58° congresso nazionale SINC 9-11 maggio 2013. Ricerca corrente 100 337