SINTESI DEL RICORSO EX ART. 700 CPC AL TRIBUNALE
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SINTESI DEL RICORSO EX ART. 700 CPC AL TRIBUNALE
SINTESI DEL RICORSO EX ART. 700 C.P.C AL TRIBUNALE CIVILE DI MILANO L’azione avviata dinanzi al Tribunale di Milano è finalizzata a mettere in luce, ottenendone la conferma in sede giudiziale, la circostanza che l’attività svolta dal Gruppo Uber in Italia – con il servizio denominato UBER-POP – costituisca una concorrenza sleale ai sensi dell’art. 2598 del Codice Civile, poiché le società del Gruppo e i singoli driver a questa riferibili (non in possesso di regolare autorizzazione amministrativa per lo svolgimento del servizio taxi) si avvalgono di mezzi che si ritengono non conformi ai principi della correttezza professionale ed idonei a danneggiare i diretti e regolari concorrenti nel mercato considerato (ossia i taxi). Il Gruppo Uber, infatti, operando in Italia perlopiù per il tramite di una serie di società di diritto olandese – per fini, deve presumersi, di natura fiscale –, interviene in un settore regolamentato e a tariffa calmierata ex lege come quello del trasporto pubblico non di linea, senza rispettare le molteplici norme (di livello nazionale, regionale e comunale) che lo disciplinano. Se per esercitare l’attività di tassista in Italia è necessario aver ottenuto una licenza, superare specifici esami, sottoporre sé stessi e i propri mezzi a ripetuti e cadenzati controlli ed affrontare tutte le spese e i costi del caso, l’attività svolta con il servizio UBER-POP non richiede nulla di tutto ciò. Secondo quanto argomentato nel ricorso cautelare, i conducenti gestiti e organizzati da Uber violano tutte quelle disposizioni, poste a garanzia dei cittadini, dell’utenza e della loro sicurezza, circa i requisiti, le verifiche, i presupposti e le modalità del servizio taxi, pur svolgendolo di fatto. Il Gruppo Uber, da parte sua, non rispetta le peculiarità del servizio taxi medesimo, ma fornisce un servizio in contrasto con la normativa di settore vigente ed anticoncorrenziale perché recluta, coordina e gestisce autisti che esercitano attività non autorizzata dalle competenti Autorità e, per ciò stesso, in contrasto con la normativa vigente. Il Gruppo Uber – come peraltro emerge da recenti servizi giornalistici apparsi sui maggiori canali televisivi – forma agli scopi di cui sopra gli autisti, traendo profitto da tale loro attività, investendo ingenti risorse su di essa, e non certo limitandosi a gestire una applicazione informatica. La presunta virtuosità dell’attività svolta dal Gruppo Uber - che da numerosi slogan in uso da parte di rappresentanti del Gruppo parrebbe dare lavoro a chi un lavoro l’ha perduto, aiutando le fasce di popolazione in maggior difficoltà - è sconfessata dal trattamento che Uber riserva ai suoi stessi conducenti: rassicurati per le vie brevi del fatto di svolgere un’attività del tutto regolare, essi sottoscrivono contratti di collaborazione, predisposti dallo stesso Gruppo Uber, in qualità di "appaltatori indipendenti", in cui i driver esonerano espressamente il Gruppo Uber da qualsiasi responsabilità civile o amministrativa, discendente dalla attività di trasporto svolta. I proclami pro innovazione, che hanno caratterizzato la campagna pubblicitaria del Gruppo, perdono ulteriormente di significato se ci si domanda chi detenga il controllo sul Gruppo Uber, chi – in altri termini – stia cercando di ottenere, attraverso operazioni che si ritengono di concorrenza sleale e violazioni della normativa vigente, la liberalizzazione di un settore che, non a caso, è dettagliatamente regolamentato in tutti gli Stati del Mondo, arrogandosi il diritto di compiere scelte di politica economica statale e legislativa in luogo della intera collettività e degli organi che la rappresentano, il tutto esclusivamente per finalità puramente economiche di natura privata. All’Autorità Giudiziaria spetterà ora il compito di valutare i fatti che precedono, anche alla luce dei numerosi e gravi problemi di ordine e sicurezza pubblici generati dalla non legittima disintermediazione che il Gruppo Uber vorrebbe attuare, e nell’ottica di quanto già accaduto in altri Stati: dalla Spagna all’India.