invalidità disabilità handicap_4
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invalidità disabilità handicap_4
R e g io n e T o s c a n a A z ie n d a U S L 5 D ip a r t im e n t o d e lla P r e v e n z io n e U .F . M e d ic in a L e g a le d i P is a D ir e t t o r e D r . S t e fa n o le lli I n v a lid it à C iv ile e L e g g e 1 0 4 / 9 2 : d a lla d is a b ilit à a ll’h a n d ic a p A c u r a d i D r . A n n a M a r ia L u p i Termini come invalido, disabile, portatore di handicap, sono diffusamente utilizzati nel linguaggio comune, nei media , ma spesso senza la precisa coscienza che tali terminologie indicano situazioni e realtà diverse tra loro . Se da un punto di vista intuitivo chiunque comprende a chi e a che cosa si faccia riferimento parlando di persona disabile, in realtà il concetto di disabilità rimanda a un impostazione classificatoria ben definita, che assegna significati differenti ai concetti di menomazione, disabilità e handicap. L’attenzione alle parole è fondamentale , e non per un fatto estetico o formale, ma perché nelle parole è contenuto il modello operativo a cui si farà riferimento . Malattia e Disabilità Una prima fondamentale distinzione è fra malattia e disabilità La disabilità può essere la conseguenza di una malattia o di un trauma, ma non deve essere confusa con il concetto di malattia Sanità le condizioni di salute vengono Malattia e disabilità sono due concetti che fanno capo a classificazioni diverse. La disabilità può essere la conseguenza di una malattia o di un trauma, ma non deve essere confusa con il concetto di malattia. Due persone con la stessa malattia possono avere diverse disabilità; due persone con la stessa disabilità non hanno necessariamente la stessa malattia. Nelle classificazioni internazionali dell’Organizzazione Mondiale della classificate mediante la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD -International Classification of Disease). Tale classificazione è soggetta ad aggiornamenti, cosicché negli anni si sono avvicendate versioni successive. Oltre alla Classificazione Internazionale delle Malattie vi sono altri sistemi classificatori che si concentrano su gruppi di patologie, in particolare per quanto riguarda le malattie mentali e le cause esterne (ovvero i traumi volontari e involontari). Relativamente alle malattie mentali, il principale riferimento dopo l’ICD è dato dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), anch’esso sottoposto a revisioni e giunto ora alla versione IV. La Classificazione Internazionale delle Malattie è basata sulla sequenza etiologia » patologia» manifestazione clinica, e non consente di cogliere le eventuali situazioni disabilitanti a seguito della malattia. Secondo la definizione OMS la MENOMAZIONE è così definita :“nel contesto delle conoscenze delle opere sanitarie si intende per menomazione qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche ‘che possono essere transitorie o permanenti, comportando l’esistenza o l’‘evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico degli arti, organi, tessuti o altre strutture del corpo, incluso il sistema delle funzioni mentali. La menomazione rappresenta l‘esteriorizzazione di uno stato patologico, e in linea di principio riflette i disturbi a livello d’organo. Nella “Raccomandazione R(92) dei Ministri del Consiglio di Europa “del 9 aprile 1992, relativa alla politica per le persone handicappate si esplicita che la MENOMAZIONE (impairment) è “qualsiasi perdita di sostanza o alterazione di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica, anatomica” Diverso dal concetto di menomazione è il concetto di DISABILITA’ (disability) “Nel contesto delle conoscenze e delle esperienze sanitarie si intende per disabilità qualsiasi restrizione o carenza (conseguente ad una menomazione) della capacità di svolgere una attività nel modo e nei limiti ritenuti normali per un essere umano “ Quindi la disabilità si caratterizza per scostamenti nella realizzazione dei compiti e nella espressione dei comportamenti rispetto a ciò che sarebbe normalmente atteso. Una caratteristica importante della disabilità è la sua emendabilità, parziale o totale, mediante opportuni interventi riabilitativi. Nella Classificazione Internazionale delle Menomazioni, Disabilità e Svantaggi Esistenziali ( IC IDH—Internazionale Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps ) oggi evolutasi con la Classificazione Internazionale del Funzionamento e delle Disabilità (lCIDH-2) vengono classificate le disabilità associate alle condizioni di salute. ICD ICIDH ICIDH Diagnosi Informazioni aggiuntive riguardo al funzionamento delle persone sul piano corporeo, personale e sociale Diagnosi DiagnosieeFunzionamento Funzionamento L’ICD e l’ICIDH sono complementari, e andrebbero perciò utilizzate insieme: l’ICD fornisce una diagnosi e questa informazione si arricchisce delle informazioni aggiuntive offerte dall’ICIDH riguardo al funzionamento delle persone sul piano corporeo, personale e sociale. Quindi l’associazione di informazioni sulla diagnosi e sul funzionamento fornisce un quadro più ampio e significativo CLASSIFICAZIONE A seguito di un evento morboso, CONSEGUENZE EVENTO sia esso una DELL’EVENTO MORBOSO malattia MORBOSO (congenita o Classificazione meno) o un Classificazione Internazionale incidente, una Internazionale delle delle malattie(ICD) persona può Menomazioni, Disabilità subire una e Svantaggi Esistenziali menomazione, Manuale Diagnostico (ICDH) ovvero la perdita e Statistico dei Disturbi o anomalia Mentali (DSM) Classificazione strutturale o Internazionale del funzionale, fisica Altre Classificazioni Funzionamento e delle o psichica. La Disabilità (ICIDH-2) menomazione può poi portare alla disabilità, ovvero alla limitazione della persona nello svolgimento di una o più attività considerate “normali” per un essere umano della stessa età. Volendo fare un esempio, in base a queste definizioni, un non vedente è una persona che ha una menomazione oculare che gli procura disabilità nella comunicazione e nella locomozione. Quindi da un unico tipo di menomazione possono derivare più disabilità . Dalla menomazione può derivare una disabilità, ovvero la limitazione della persona nello svolgimento di una o più attività considerate “normali” per un essere umano Rilevare la disabilità significa valutare il livello di riduzione dell’autonomia e capacità nello svolgere le principali funzioni, conseguente al deficit o menomazione dovuta alla malattia, tenendo conto dell’eventuale ausilio di apparecchi. Ancora diverso è il concetto di HANDICAP , così definito dall’QMS “Nell’ambito delle evenienze inerenti alla salute, si intende per handicap la condizione di svantaggio vissuta da una determinata persona in conseguenza di una menomazione o di una disabilità che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normale per tale soggetto in relazione all’età, sesso e fattori socio-culturali” Quindi l’handicap è lo svantaggio sociale che si manifesta a seguito dell’interazione tra la menomazione o la disabilità e l’ambiente. L’handicap è innanzitutto un fenomeno sociale. L’OMS colloca l’handicap alla fine di un processo di dipendenza funzionale, preceduto dalla malattia, menomazione, disabilità . Di conseguenza definisce l’handicap non come attributo funzionale del soggetto ma come la risultante dell’interazione tra il soggetto ( disabile) e il sistema in cui si trova ad agire E’ interessante a questo punto rintracciare l’etimologia del termine handicap e i molteplici significati assunti nel tempo. Il vocabolo è di origine irlandese e inizialmente il termine “hand in cap” (mano nel cappello) si riferiva al mercato dei cavalli, allorché i mercanti usavano mettere la mano nel berretto per indicare che il mercato era concluso. Successivamente la “mano nel berretto” diveniva un sinonimo di gioco d’azzardo sui campi da corsa dei cavalli (tre giocatori mettevano in un berretto una somma uguale e chi vinceva portava via il tutto); i tre giocatori avevano quindi le stesse Parlando di handicap non possibilità di vittoria . dovremmo mai dimenticare Ancora più tardi si passa , dal il significato originario del mercato dei cavalli e dal gioco di termine, che porta azzardo con le stesse probabilità di all’annullamento vittoria ,ad un altro significato. In dell’handicap stesso pratica ci si riferiva ad un tipo di corse di cavalli in cui ,per equiparare la Indirizzare le energie per possibilità di vittoria, si assegnava uno ristabilire le pari svantaggio al concorrente ritenuto opportunità e dare a tutti superiore, mediante aumenti di tempo, le stesse chance distanza e peso. La finalità era quella di pareggiare le probabilità dei concorrenti, equilibrando i pesi e le distanze in modo che il cavallo peggiore avesse le stesse probabilità di vincere di quello migliore. Si racconta addirittura di una corsa dove gli handicap erano così ben valutati e calcolati che i cavalli corsero per quattro volte senza riuscire a distanziarsi. Di fronte alla fatica dei cavalli i proprietari si misero d’accordo per stabilire un vincitore e tale fu dichiarato il concorrente più handicappato, cioè più appesantito “Handicappare” significa quindi determinare lo sfavore di alcuni cavalli, perché tutti abbiano uguali probabilità di vincere. Questa breve parentesi per sottolineare ancora che l ‘handicap è innanzitutto una condizione sociale, è la socializzazione della disabilità o della menomazione, poiché si riferisce al contesto socio-culturale in cui la persona è inserita, ed è scorretto riferire la parola handicap solamente al soggetto, o favorire gli automatismi di far coincidere l’handicappato con il disabile, l’invalidità con l’handicap . Parlando di handicap non dovremmo mai dimenticare il significato originario del termine, che porta all’annullamento dell’handicap stesso, nel senso di indirizzare tutte le energie per ristabilire le pari opportunità e dare a tutti le stesse chance. l’handicap è innanzitutto una condizione sociale, è la socializzazione della disabilità o della menomazione, poiché si riferisce al contesto socioculturale in cui la persona è inserita L’handicap è caratterizzato dalla discrepanza tra l’efficienza o lo stato del soggetto e le aspettative di efficienza e di stato nel gruppo di cui egli fa parte. L’Handicap riflette le conseguenze culturali, sociali, economiche e ambientali che per l’individuo derivano dalla presenza della menomazione e della disabilità. Lo svantaggio proviene dalla diminuzione o dalla perdita della capacità di conformarsi alle aspettative o alle norme proprie dell’universo che non è corretto riferire la parola handicap solamente al soggetto, o favorire gli automatismi di far coincidere l’handicappato con il disabile, l’invalidità con l’handicap circonda l’individuo. La sequenza è indicativa : l’handicap può anche essere conseguenza di una menomazione, senza la mediazione di uno stato di disabilità. Una deformità del volto può ad esempio dare MENOMAZIONE Riguarda un organo o un apparato funzionale Ogni Ogni perdita perdita oo anomalia anomalia strutturale strutturale oo funzionale funzionale ,, fisica fisica oo psichica psichica DISABILITA Si manifesta a livello di persona Ogni Ogni limitazione limitazione della della persona persona nello nello svolgimento svolgimento di di una una attività attività secondo secondo ii parametri parametri considerati considerati normali normali per per un un essere essere umano umano HANDICAP Si manifesta a seguito della interazione con l’ambiente E’ E’ uno uno svantaggio svantaggio che che limita limita oo impedisce impedisce ilil raggiungimento raggiungimento di di una una condizione condizione sociale sociale normale normale (( in in relazione relazione all’età, all’età, al al sesso sesso ee ai ai fattori fattori culturali culturali ee sociali sociali )) origine ad ostacoli nei normali tentativi di instaurare dei rapporti sociali; essa determina l’handicap ma non la disabilità. Inoltre, la sequenza può essere interrotta. Una persona può essere menomata senza essere disabile e disabile senza essere handicappata ICIDH : 9 gruppi (“assi”) di menomazioni ICIDH : 9 gruppi (“assi”) per le disabilità Categorie delle disabilità 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Categorie delle menomazioni Menomazioni della capacità intellettiva Altre menomazioni psicologiche Menomazioni del linguaggio Menomazioni auricolari Menomazioni oculari Menomazioni viscerali Menomazioni scheletriche Menomazioni deturpanti Menomazioni generalizzate, sensoriali e di altro tipo 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Disabilità nel comportamento Disabilità nella comunicazione Disabilità nella cura della propria persona Disabilità locomotorie Disabilità dovute all’assetto corporeo Disabilità nella destrezza Disabilità circostanziali Disabilità in particolari attitudini Altre limitazioni nell’attività L’ICIDH prevede 9 gruppi (“assi”) di menomazioni, che sono a loro volta suddivisi in sottocategorie fino a giungere a una classificazione a tre cifre. Sono inoltre presenti 9 assi per la disabilità, suddivisi anch’ essi nello stesso modo delle menomazioni Vi sono 7 assi per gli handicap, ognuno dei quali è poi suddiviso in una scala di 9 categorie E importante sottolineare che la ICIDH : 7 gruppi (“assi”) per gli handicap classificazione degli handicap non rappresenta una tassonomia dello svantaggio, né una classificazione di casi Classificazione degli handicap individuali. Si tratta piuttosto di una 1. Handicap nell’orientamento classificazione di circostanze nelle quali i 2. Handicap nell’indipendenza fisica disabili possono riconoscersi, circostanze 3. Handicap nella mobilità 4. Handicaps occupazionali che pongono i disabili in condizioni di 5. Handicap nell’integrazione sociale svantaggio rispetto ai loro simili, 6. Handicap nell’autosufficienza economica considerati sulla base delle convenienze 7. Altri handicap sociali. Un certo tipo di handicap può essere collegato a diverse disabilità che a loro volta possono derivare da più tipi di menomazione. Mentre per un individuo la menomazione ha carattere permanente, la disabilità dipende dalla attività che egli deve esercitare e l’handicap esprime lo svantaggio che ha nei riguardi di altri individui (i cosiddetti normodotati). Espressi questi concetti fondamentali rileggiamo la attuale definizione di INVALIDO CIVILE, così come deriva dalla lettura combinata dell’art. 2 della Legge 118/1971 e delle modifiche introdotte dall’art. 1e 6 del D.Lgs 509/1988:” “Si considerano mutilati ed invalidi civili i cittadini affetti da minorazione congenita o acquisita comprendenti gli esiti permanenti delle infermità fisiche e/o psichiche e sensoriali , che comportano un danno funzionale permanente, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da deficit sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore ad 1/3...” In questa definizione la sequenza richiama i concetti che abbiamo fin ora espresso ; l’oggetto della tutela è la menomazione , ma non qualsiasi menomazione bensì quella che abbia determinato una disabilità che si esprime soprattutto nell’ambito lavorativo , cioè una restrizione o carenza della capacità di svolgere una attività lavorativa, intesa in senso generico, nei modi e nei limiti ritenuti normali minorazione (menomazione) Disabilità (lavorativa) riduzione della capacità lavorativa non inferiore ad 1/3 se minori di anni 18 o se trattasi di soggetti ultrasessantacinquenni si descrive la sequenza minorazione ( menomazione) Disabilità (restrizione o carenza della capacità di svolgere le attività ritenute normali per i soggetti di pari età) Risulta sufficientemente chiaro che con le modifiche introdotte dal D.lgs 509/88 si è dato avvio ad una tendenza innovativa, quantomeno concettuale, che ha portato alla stesura delle tabelle di cui al D.M. 5/2/1992 nelle quali si richiamano espressamente la classificazione OMS nonché i concetti di danno funzionale. Ma il 5/2/1992 è approvata un’altra legge, la Legge 104/1992 , nella quale si assiste ad un ulteriore definizione e perfezionamento legislativo dei concetti finora richiamati :dalla minorazione e dalla disabilità si arriva al concetto di handicap, così definito dal legislatore: “E’ persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione .“ minorazione (menomazione) Difficoltà (apprendimento, relazione,integrazione lavorativa) ; è in senso lato la disabilità , ma è anche qualcosa di diverso, perché vi sono inclusi concetti — quali ad es. le difficoltà di relazione , di integrazione lavorativa che rientrano nella classificazione degli handicap) tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione (è la socializzazione della disabilità, è, appunto, l’handicap) Rispetto ai concetti espressi a proposito della invalidità civile la sequenza si arricchisce e si precisa per un ulteriore passaggio; mentre per la invalidità civile abbiamo: minorazione ( menomazione) Disabilità (lavorativa )= riduzione della capacità lavorativa non inferiore ad 1/3 e anche minorazione ( menomazione) della capacità Disabilità ( restrizione o carenza di svolgere le attività ritenute normali per i soggetti di pari età) Ai fini della tutela di cui alla Legge 104/92 la sequenza è: minorazione (menomazione) Disabilità ( lavorativa )con difficoltà di integrazione nel mondo del lavoro tale da determinare svantaggio sociale o emarginazione e/o anche minorazione (menomazione ) Disabilità (restrizione o carenza della capacità di svolgere le attività ritenute normali per i soggetti di pari età che determinano difficoltà di apprendimento o di relazione) tali da determinare svantaggio sociale o emarginazione (handicap) Al “centro” della normativa di Handicap discrepanza tra l’efficienza cui alla Legge 104/92 è lo o lo stato del soggetto e svantaggio sociale , le aspettative di efficienza e di l’emarginazione, e la Legge si stato nel gruppo di cui egli fa parte. pone come momento fondamentale di sviluppo della Handicap riflette le conseguenze – culturali, protezione sociale per gli obiettivi sociali, economiche e ambientali – che di rimozione di tutti gli elementi per l’individuo derivano dalla presenza della menomazione e della emarginanti . disabilità Sembra a questo punto Lo svantaggio deriva dalla diminuzione o dalla perdita sufficientemente chiaro che se la della capacità di conformarsi alle aspettative o alle norme menomazione è “parametrabile”, proprie dell’universo che circonda l’individuo. nel senso che possono essere individuati i livelli di compromissione che ne deriva, la valutazione della situazione di handicap è condizionata da valori ambientali e culturali, così che una persona può essere considerata handicappata in un gruppo e non in un altro in base a fattori quali, per esempio, il tempo, il luogo, la condizione sociale, il ruolo. Nella società rurale ad esempio i bimbi, gli anziani e i vecchi avevano uno spazio preciso e dignitoso, così come talora ad esempio gli invalidi con disturbi psichici (i cosiddetti “scemi del villaggio”) , ruolo che si è andato via via perdendo con lo sviluppo delle società contemporanee e della industrializzazione, in cui il disabile, il vecchio, hanno sempre più perso quella identità positiva che avevano nelle società agricole. A maggior ragione nessuna La menomazione è “parametrabile” equivalenza può essere proposta fra i giudizi percentualistici in tema di invalidità civile e i parametri che La valutazione della situazione di individuano l’handicap .L’equivalenza handicap è condizionata da valori fra percentuali di invalidità e fasce di culturali e di contesto:una persona può handicap dovrebbe a rigore essere essere considerata handicappata in un considerata un non senso e una gruppo e non in un altro in base a anomalia tecnico operativa. fattori quali il tempo, il luogo, la L’ estensore della Legge sembra peraltro avere avuto ben presenti le condizione sociale, il ruolo difficoltà , la complessità e soprattutto le novità concettuali introdotte ai fini della valutazione dell’handicap , tanto che è prevista l’integrazione delle Commissioni già operanti per le valutazioni di invalidità civile, da parte di un esperto della patologia ( in modo da graduare ed oggettivare al meglio la disabilità e la riduzione della efficienza -nella vita di relazione, nell’apprendimento, nella capacità di integrarsi nel mondo del lavoro - e quindi da dedurre le potenziali condizioni di svantaggio o di emarginazione) alla cui oggettivazione si potrà arrivare attraverso l’integrazione di un’altra figura, l’operatore sociale , che dovrebbe chiarire al meglio i fattori socio.-ambientali che influenzano o determinano il realizzarsi di una situazione di svantaggio o di emarginazione. .Le difficoltà di integrazione lavorativa, di apprendimento o di relazione potranno infatti essere di grado diverso in rapporto a tutta una serie di valori di riferimento, e non sempre di natura sanitaria ( quali l’età e il sesso) , il background culturale del gruppo di appartenenza, il peculiare mercato del lavoro, le caratteristiche delle infrastrutture, il contesto familiare . E tutto ciò perché le disabilità e difficoltà individuate devono tradursi in uno svantaggio sociale o in una emarginazione, che sarà individuato nella sua intensità, secondo quanto previsto dal comma 2 del medesimo articolo, in modo da permettere una graduazione degli interventi Art. 3 comma 2 “ La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative La Commissione ha il compito di 1) effettuare un bilancio completo delle attitudini fisiche e psichiche del soggetto 2) quantificare l’handicap globale 3) definire ciò che il soggetto può fare da quello che gli è impedito al fine di trovare una adeguata Fattori che influenzano le difficoltà di integrazione soluzione al problema lavorativa, di apprendimento, di relazione specifico ( riparazione a mezzo rendita, Disabilità/menomazione sesso identificazione di una età ipotetica attività lavorativa, infrastrutture possibilità di riparazione del danno o di riduzione dello Background Contesto culturale familiare Mercato del svantaggio tramite protesi, lavoro soluzioni architettoniche, riabilitazione ) : interesse primario della valutazione è Intensità e gravità dello svantaggio sociale o della emarginazione Graduazione degli quello di mettere a interventi disposizione mezzi utili per la integrazione sociale e la riqualificazione professionale La Circolare del Ministero della sanità n. 453 del 16/4/1994 precisa :” Di questa indagine globale sulla situazione fisica e/o psichica , di relazione, ambientale , familiare, lavorativa etc. del soggetto richiedente dovrebbe risultare dettagliata notizia nel verbale di visita reso dalla commissione stessa, a fondamento del programma di interventi previsto all’art. 7, comma 1 , della stessa legge “ La valutazione dell’ handicap non può seguire pedissequamente quanto espresso numericamente per l’apprezzamento della invalidità ; l’estrema personalizzazione della valutazione deducibile dal dettato normativo. non consente di raggruppare le menomazioni e le relative disabilità in specifiche classi cui attribuire la condizione di diritto o meno al riconoscimento dell’ handicap e ancor più dell’ handicap in “situazione di gravita” Comma 3 L.104/92 “Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità.Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici.” Sfera individuale: la base della valutazione è in questo caso la ripercussione che la menomazione della funzione assume in rapporto alla autonomia personale , da cui discende il bisogno di assistenza continuativa ( dove per continuativa può essere inteso non solo nell’arco della giornata ma anche continuativa nel tempo) ; meno chiara la dizione “globale” Relativamente semplice la valutazione del soggetto allettato, con piaghe da decubito totalmente dipendente da chi lo assiste ; valutazione in realtà difficile allorché la condizione non si identifichi propriamente con una condizione di totale perdita di autonomia ( quale ad es. quella che da diritto al riconoscimento della indennità di accompagnamento nell’ambito della invalidità civile.) L’intervento assistenziale continuativo e globale nella sfera di relazione è invece evidentemente rivolto a coloro che pur non presentando una necessità di assistenza nella autonomia personale ( cura di sé, spostamenti etc.) non sono in grado di gestire in autonomia neanche semplici relazioni sociali — capacità di interagire proficuamente con il mondo circostante - (es. gravi disturbi psichici). Il contesto operativo è evidentemente complesso e sicuramente non hanno contribuito a semplificare le difficoltà interpretative ed operative le circolari dei vari ministeri che ,nel corso degli anni, hanno di fatto posto in luce singole malattie e individuato valutazioni standardizzate , derogando al fondamentale principio della personalizzazione. Per la sordità perlinguale una circolare del presidente del consiglio del 4/4/95 richiamava che “il sordomutismo rientra tra quelle patologie che determinano uno stato di handicap grave “viceversa , in una successiva nota del Ministero della sanità, datata 5/8/99 si legge “i soggetti con sordomutismo. .non possono di per sé essere paragonati ai soggetti in terapia dialitica Il sordomutismo, in quanto tale, non comporta necessariamente intervento assistenziale permanente, continuativo e globale”., la circolare prosegue prevedendo che le singole commissioni si pronuncino per una situazione di handicap grave in base alla valutazione di tutte le variabili soggettive ed oggettive presenti nello specifico caso. Una Circolare del Ministero della sanità del 17/11/1996 esplicita che “la condizione di uremia terminale in trattamento dialitico .. deve essere ritenuta produttiva di uno stato di handicap che assume la “connotazione di gravità” I tentativi di “standardizzare “ le valutazioni sono sempre presenti, e provengono da varie fonti. Si legge a questo proposito in una circolare della Giunta Regionale della Regione Lombardia del 22/12/1995 :” Una grave disabilità, valutata totale e permanente, per quanto doverosamente compensata, deve essere considerata a realtà a sé, indipendentemente dalla situazione concreta nella quale si trova il soggetto, e che da essa deriva un grave svantaggio sociale, consentendo la definzione di handicap in situazione di gravità. In tali condizioni vanno quindi considerate le seguenti categorie di persone riconosciute: invalidi civili al 100% con indennità di accompagnamento; invalidi civile al 100%, ciechi totali, ciechi ventesimisti, sordomuti” Tali impulsi mirati ad uniformare le valutazioni derivano senz’altro da quello che è un altro rischio, parimenti pericoloso rispetto a quello di non individualizzare la valutazione : il rischio di parametri troppo diversi da commissione a commissione ( “arbitrio valutativo”, con tutti i problemi di iniquità ad esso correlati) soprattutto laddove non vi sono gli adeguati apporti da parte dei servizi sociali o laddove i tempi a disposizione delle Commissioni stesse ( e qui si apre il non secondario problema delle risorse , sempre più carenti nel nostro sistema sanitario e non adeguate alle richieste non solo dei cittadini ma anche del sistema normativo ) lasciano unicamente la possibilità di considerazioni non sufficientemente approfondite e spesso solo rivolte alla disabilità , perché più semplice e più immediatamente percepibile. Gli operatori che a vario tutolo sono coinvolti nei settori delle invalidità civile ed handicap hanno acquisito che il concetto medico di permanenza non è un concetto statico, bensì dinamico.Permanenti in senso assoluto sono solo quelle minorazioni sulle quali grava una assoluta certezza prognostica .Più frequenti le situazioni di “permanenza relativa”. Secondo una definizione di Barni “permanente deve essere considerata quella invalidità di cui non si può prevedere la durata, comunque non breve, neppure in linea approssimativa, anche se in un tempo piuttosto lungo ma indeterminabile ne sia prevedibile la regressione o la scomparsa Questo concetto è usualmente applicato dalle Commissioni preposte all’accertamento, sia per quanto riguarda le invalidità civile che per quanto attiene le valutazioni dell’ handicap, mediante la pratica programmazione di accertamenti di revisione. Tuttavia ( e limitatamente alla Legge 104/92 ) premesso che l’handicap non è una situazione statica ci si chiede se sia lecito prevedere accertamenti di rivedibilità anche in quei casi in cui, ferma restando la Legge 104/92 minorazione e la sua presumibile essenzialmente rivolta non a “classificare” né tantomeno a staticità , sia invece ipotizzabile un creare una nuova figura di miglioramento dello stato di “invalido” ma a rimuovere gli difficoltà o dello svantaggio ( ad ostacoli, a fornire quegli aiuti finalizzati a dare a tutti le esempio mediante interventi di stesse chance di integrazione riqualificazione professionale, di ,sociale,relazionale, lavorativa variazione delle condizioni ( hand in cap) emarginanti nel nucleo di Rimossi , per quanto possibile, appartenenza, di interventi atti a gli ostacoli lo svantaggio potrebbe anche essere favorire la mobilità ( es. annullato. abbattimento di barriere Non così, ovviamente, la architettoniche etc.) , e ciò al fine di menomazione o la disabilità rispondere in maniera elastica ai bisogni del caso concreto. Per i sostenitori di questo principio sarebbero le stesse finalità enunciate dalla legge a fornire questa indicazione , finalità essenzialmente rivolte non a “classificare” né tantomeno a creare una nuova figura di “invalido” ( di cui non si sente ovviamente il bisogno), ma a rimuovere gli ostacoli, a fornire quegli aiuti finalizzati a dare a tutti le stesse chance di integrazione , sociale, relazionale, lavorativa, proprio come in quelle corse di cui abbiamo parlato , in modo che la corsa sia davvero paritaria. Rimossi , per quanto possibile, gli ostacoli lo svantaggio potrebbe anche essere annullato; non così ovviamente, la menomazione o la disabilità. In pratica la modifica della situazione contestuale potrebbe rendere una persona disabile non più handicappata in quel contesto ( di tempo e di luogo) La Legge, nei suoi fondamenti generali, insiste oltre che nei principi di pieno rispetto della dignità della persona disabile , sulla necessità di rimuovere le situazioni invalidanti e di predisporre gli interventi che evitino processi di emarginazione . Non si usa il termine di “handicap grave” ma di persona con handicap in situazione di gravità , usando così una espressione che indica una visione evolutiva, dinamica della condizione psico-fisica e relazionale del disabile, che supera la vecchia e pseudoscientifica concezione statica della disabilità . Situazioni di Handicap”reale” •l’handicap è riferibile non unicamente alla persona, quanto piuttosto ad una relazione (dislivello da richiesta di prestazioni e capacità di risposta ) •l’handicap è la risultante dinamica tra condizionamenti psico fisici e contraddizioni sociali L’usuale modo di rivolgersi alle persone disabili come portatrici di handicap non appare corretto . Si tratta di persone portatrici di una o più menomazioni, potenzialmente disabili e, nella nostra situazione di vita, probabilmente in situazione di handicap . Ma se l’handicap è una situazione dinamica , se l’handicap è il risultato della interazione tra la disabilità e il contesto , se l’handicap non è un attributo ma una “situazione”, è corretto attribuire la tutela anche ai casi di handicap solo “potenziale”? ( es. soggetti portatori di una menomazione ma perfettamente integrati nella società e senza alcuna reale limitazione nelle performance relazionali, lavorative, comunicative) Questi i concetti , volutamente generali, debbono far comprendere le difficoltà operative delle Commissioni, amplificate dall’aumento , veramente notevole, delle richieste di riconoscimento scaturite da tutta una serie di provvedimenti , quasi tutti di natura indirettamente economica ( sgravi fiscali, esonero dalle tasse di circolazione, riduzione dell’Ici etc) che sono stati via via legiferati e che a dire il vero sembrano, per la loro caratteristica di interventi “ a pioggia” , non graduati e non personalizzati, ancora una volta non perfettamente rispondenti a quello che vuole, o voleva essere, lo spirito della legge stessa. Forse il concetto che vede nell’ handicap una realtà dinamica, personale e in movimento, non è immediato in una cultura che finisce , di fatto , per alimentare la monetizzazione dei bisogni dei disabili e la perdita di quei principi positivi di vera, reale, protezione sociale .