Luciano Spalletti

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Luciano Spalletti
Pubblicato su: Repubblica in data: 4/10/1997 a pagina: 51 nella sezione: SPORT
L’infanzia, la provincia e le paure del tecnico-rivelazione dell'Empoli che ha già battuto Lazio e
Fiorentina. E domani tenta l'impresa
NORMALITA' SPALLETTI 'E' SOLO UN' AVVENTURA'
'Continuo ad avere dubbi per un ambiente che ha liquidato uno come Sacchi. Un fantasista?
Nemmeno gratis. Vorrei Casiraghi, Batistuta o Maldini'
Gianni Mura
EMPOLI - Tanto per dire come vanno le cose: a Luciano Spalletti dopo che ha vinto a Firenze sono
arrivate due telefonate di società ricche più dell' Empoli (non occorre molto) ed erano
genericamente precise. Bravo, c'interessa, aspetti a rifirmare, vediamo un po' come si mettono le
cose. Grazie, ha detto lui, aspettiamo e vediamo. Mi racconta 'sto fatterello, Spalletti, mentre siamo
sulla sua Range Rover e casualmente si vedono due indicazioni. Una Vinci, una Limite. Cosa
sceglie? "Limite, al plurale. So di avere un sacco di limiti e li voglio scoprire per strada. E' tutta
un'avventura. Bella, per adesso".
Bella sì, a Empoli (punti 6) arriva il Milan (punti 2). Biglietti esauriti martedì. A chi li ritirava in
sede, piazza Matteotti, venivano consegnati depliants. La chiesa del Pontormo, la cattedrale, il
museo leonardesco a Vinci, quello della ceramica a Montelupo. "Si cerca di dare una mano anche al
turismo" dice Gianni Assirelli, spiritoso avvocato che fa da addetto-stampa. Si va verso lo stadio,
intitolato a Carlo Castellani, giocatore morto a Mauthausen nell'agosto del '44. Pochi tifosi, qualche
moglie di giocatore coi figli (quello di Martusciello in carrozzina). Mister, icché si fa 'ol Milan? "Li
si fa sudare". Il tifoso è contento, il mister fa due passi e mi dice a bassa voce: "e magari ne
prendiamo cinque".
Sulle prime, Spalletti parlava poco: o diffidente o poco abituato, pensavo. Quasi sempre vestito di
scuro, barba di quattro giorni, capelli pochi, faccia un po' palestinese, anni 38, nato a Certaldo, il
paese di Boccaccio, poi spostato a Montespertoli. "Carlo, il mio babbo, faceva il guardiacaccia, poi
il magazziniere in vetreria, a Empoli. Mi ha insegnato a rispettare il prossimo, sempre. E' morto
nell'84". Quando lui giocava mezzala, in Toscana, e quando la grande occasione era già passata. "A
12 anni ero nelle giovanili della Fiorentina, a 16 mi hanno buttato fuori per cattivo comportamento.
Il buffo è che il dirigente che mi ha buttato fuori sui giornali ora passa per il mio scopritore. Fa
nulla. Ho saltato qualche allenamento. La Fiorentina era la squadra di tutti, al paese. E' stata una
grossa delusione. Ho studiato fino alla ragioneria, e intanto giocavo da centrocampista. Un po'
anarchico, può andare come aggettivo?". Non so, magari a Carrara qualche anarchico vero si
risente, e Veronelli a Bergamo di sicuro, ma intanto sterzo sui campi. E' vero che nel tempo libero
fa il contadino? "E' vero che uso il trattore, che ho duecento ulivi e un po' di vigna, ma a fare il
Chianti provvede il mio vicino, che è più bravo di me. Come lavoro, ho aiutato mio fratello
maggiore ad assemblare divani, ha una fabbrichetta fra Sovigliana e Vinci".
A Sovigliana è rimasta ad abitare la madre di Spalletti, e in viale Palmiro Togliatti c' è la Casa del
Popolo dove Spalletti passa a bere il caffè coi suoi amici (gigantesca sala per tombolate, anziani in
sandali seduti fuori ad aspettare un'elemosina di fresco ma arrivano solo le ventate dei camion). Di
fianco al distributore di benzina è appeso uno striscione bianco scritto in blu: Sovigliana è fiera del
suo mister. Su qualche muro, vedo manifesti azzurri con su scritto in nero: "Sacchi più Zeman
uguale Spalletti". Che gliene pare? "Mi vergogno, andrei a strapparli di notte ma non posso, li
hanno messi i miei compaesani". Tempo di risterzare. Che calciatore è stato? "Grande voglia,
spirito di sacrificio, umiltà. Numero 8, ma ho fatto anche il terzino, il libero, tutto tranne che
portiere e attaccante. In un campionato ho segnato 11 gol, ma 9 erano rigori. L'anarchia era che ogni
tanto mi veniva di fare un numero, un'azione individuale per dimostrare qualcosa a me stesso più
che agli altri. Quello che adesso non sopporto dai miei giocatori, ogni tanto lo facevo. Quando
giocavo nel Castelfiorentino mi ha preso il professor Ventura e così sono andato a Chiavari".
Il professor Ventura, come dice Spalletti, adesso allena a Cagliari. Altre squadre di Spalletti,
arrivato tardi (sui 25 anni) a qualcosa di simile al professionismo sono Spezia, Viareggio e da
ultimo Empoli (dove ha avuto in panchina Guidolin). L'avevo avvertito che non avremmo parlato
del Milan (commento: "meno male, se è vero che mettono in discussione Capello a me mi
dovrebbero stracciare subito il tesserino"), ma ce ne vuole a tirargli fuori anche i ricordi, a Spalletti.
Non sale sul mio podio dei difficili perché è quasi impossibile scalzare Boniperti, Thoeni e Zeman,
ma lo capisco. Il 20 giugno del '96 era ancora in C, domani arriva il Milan di cui bastano due
giocatori per coprire l' intero fondo-ingaggi dell' Empoli (6 miliardi lordi). Come allenatoregiocatore, ultime 6 partite, Spalletti prima mantenne l'Empoli in C, poi si dedicò per una stagione
agli Allievi (e al mobilificio). Poi, la panchina della prima squadra, e patti chiari, subito stabilito il
premio-salvezza. E arriva la promozione. Non ci credeva nessuno. Esordiente in B, subito stabilito
il premio-salvezza. E arriva la promozione. Non ci credeva nessuno. Ecco la sintesi degli ultimi due
anni. C'è una morale? "Forse c'è, ed è che non bastano i soldi a garantire il risultato. Nella storia
dell'Empoli, quelli buoni si son sempre venduti, le faccio un elenco: Baiano, Di Francesco, Caccia,
Gautieri, Galante, Montella che è un vero marziano, l'ho allenato e lo so, fino a Dal Moro e
Birindelli. La società ha buoni osservatori, specie al sud. Quando ho esordito in panchina, col
Como, c'erano 400 paganti, in B la media era sui 4.000, adesso abbiamo 4.200 abbonati e 8mila
paganti e non è male per una città sui 40mila abitanti in cui il calcio è lo sport più seguito, ma il
vero sport degli empolesi è lo svago. Abetone e Versilia, montagna e mare a una settantina di km.".
Ricorderete dei dubbi spallettiani prima dell'inizio del torneo. Forse non sono adatto alla serie A,
nemmeno conosco i giocatori, disse. E il presidente Fabrizio Corsi, un anno più giovane di lui: "Fa
nulla, ti si compra l'album delle figurine". E allora? "Allora, io mi ritengo portatore di un valore: la
normalità. E non potevo non avere dubbi, di fronte a un ambiente che ha liquidato un tecnico del
valore di Sacchi. Io faccio la zona perché, tolto Ventura, tutti i miei allenatori erano zonisti, perché
sono convinto che sia la scelta più vantaggiosa per la copertura degli spazi, ma anche perché non so
fare altro. Ho una squadra di quantità, di volontà, di corsa, con cui m'intendo perché mi somiglia.
Mi regalassero un fantasista, di quelli che una volta ti fanno vincere e tre perdere, non lo vorrei.
Vorrei, ma si parla di sogni, gente come Maldini, Batistuta, Casiraghi. Credo molto nello
spogliatoio, alleno come un fratello maggiore che sa di dover passare a sergente di ferro, ma non è
facile perché io sono nato da questo spogliatoio: con Baldini, Ficini e Guarino ci ho giocato. Sono
ragazzi equilibrati, dopo Firenze li ho visti compiaciuti ma sereni. Lì ha vinto il carattere della mia
squadra, ma le mosse di Malesani, la sua fantasia, mi hanno fatto capire che è il più bravo. Lui e
Delio Rossi. Gli altri li conosco domenica per domenica, e averli contro non è la stessa cosa che
vederli in tv. So di essere l'ultimo arrivato nel grande calcio, ma credo che lo spirito dell' Empoli,
ma potrei dire del Castel di Sangro, del Lecce, di chi ha mezzi limitati, meriti il grande calcio".
Dove succedono cose strane: per Spalletti, Pavone che lascia il Lecce. "Non capisco, ha scovato
Sakic per un miliardo e mezzo e già adesso Juve e Fiorentina lo comprerebbero per otto miliardi,
dov'è l' errore? E' tutta una dimensione nuova, oltre a pensare all'Empoli penso a un sacco di cose. Il
mio babbo diceva che nella vita bisogna sapersi accontentare e io ho sempre pensato che più d'una
bistecca al giorno non mangio e quindi me ne frego della mucca intera".
Il discorso è ambientato in un ristorante fuori città, in collina ("la cosa più bella del mondo è il
silenzio delle colline toscane") dove Spalletti ha scelto di andare a cena perché "così stiamo
tranquilli, né giornalisti né televisioni né giocatori d'attorno". Un classico: infatti mezzora dopo
arrivano a cena due giocatori (quelli che marcheranno Weah e Kluivert) con le mogli e qualche
amico e Spalletti alza la voce: ah bene, è così che ci si concentra sul Milan, poi vengo di là come un
allenatore vero a controllare cosa mangiate e cosa bevete. Appena il gruppo sparisce nell'altra sala,
Spalletti chiama il padrone e gli dice: "Il conto di quelli è mio". E non va a controllare nulla.
LA CARRIERA Nato il 7 marzo 1959 a Certaldo. Ha giocato due anni nelle giovanili della
Fiorentina, poi nel Club sportivo Firenze, Cuoiopelli, Castelfiorentino, Entella Chiavari, Spezia,
Viareggio, Empoli. All'Empoli ha salvato la squadra nei play off di C1 del '94. L'anno seguente ha
allenato nel campionato Allievi nazionali. Ha guidato l'Empoli alla promozione in serie B nel '95'96. Ha riportato la squadra toscana in serie A nel '96-'97. E' proprietario insieme al fratello
Marcello dell'azienda di divani letto Trio. Ha due figli avuti dalla sua compagna, conosciuta alla
Spezia. Ha comprato vicino a Montespertoli un casale nel quale si rifugia il lunedì per fare il
contadino. Possiede una Range Rover che dipinge coi colori più diversi.