La carta dell`animazione

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La carta dell`animazione
PER UNA
CARTA
DELL’ANIMAZIONE
(documento in progress)
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MC.Novelli - Convegno
“ANZIANI, COMUNITA’, ANIMAZIONE NELLE AREE MONTANE” Amaro 25/1/2013
PER UNA CARTA DELL’ANIMAZIONE
COSA SIGNIFICA ANIMAZIONE IN CAMPO
GERONTOLOGICO
Etimologicamente la parola animazione deriva dal verbo animare che, secondo
il vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli, vuol dire “infondere l’anima,
dare la vita” e, in senso figurato, “incoraggiare, incitare, spronare, stimolare”.
In senso generale, l’animazione in campo gerontologico può essere definita
come un insieme di strumenti e tecniche utilizzate per mantenere e sviluppare
la vita relazionale, sociale e culturale delle persone anziane, in sintonia con il
loro vissuto. Le attività di animazione si collocano in una doppia prospettiva: a)
di accompagnamento della persona nel suo percorso di vita; b) di promozione
alla partecipazione, di mediazione e di mutuo aiuto della comunità.
PECHE’ L’ANIMAZIONE CON GLI ANZIANI
Perché attravero tecniche approriate, è uno strumento in grado di accrescere
la salute e il benessere delle persone che non possono essere pensati, come
normalmente si continua a credere, ad interventi delegati alla sola sfera della
sanità e dell’accudienza assistenziale (di sostegno agli atti quotidiani
compromessi).
Perché in grado di:
-ricostruire legami sociali logorati e/o di ricrearne dei nuovi;
-preservare l’identità delle persone incentivando la fiducia in se stesse;
-mantenere e sviluppare la vita sociale e culturale delle persone;
-completare il soddisfacimento dei bisogni relazionali della persona;
-aiutare a lottare contro l’isolamento sociale e a conservare il più a lungo
possibile le capacità intellettive e psichiche e il senso del “sé”;
Perché è realizzata valorizzando la persona e dunque è un completamento e
in sintonia con altri interventi dedicati al progetto di vita della persona
stessa.
Perché è un ausilio al dare senso quotidiano di ogni persona.
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CHI E’ L’ANIMATORE IN FRIULI VENEZIA GIULIA
L’animatore è un professionista riconosciuto dalla legislazione regionale del
FVG (art.6, LR 6/2006) ma di cui a tutt’oggi non è definito né il profilo né il
livello di formazione.
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E’ colui il quale, in un clima di ascolto, di scambio e dunque di piacevole
coinvolgimento, cerca di tutelare l’identità e l’autonomia della persona
anziana aiutandola a ritrovare una sua identità (se l’ha persa) e a stimolare gli
altri nel rispetto di tale identità.
E’ anche un agente e un catalizzatore dei cambiamenti culturali e sociali e
dunque promotore dell’attenzione e della partecipazione della comunità a
questi cambiamenti.
L’ANIMAZIONE QUALE SUPPORTO AL PROGETTO DI VITA
NEL RISPETTO DELLE DIFFERENZE.
Le attività di animazione hanno l’obiettivo di promuovere l’autonomia degli
anziani coinvolti sostenendo il loro benessere esistenziale (rispettandone le
affinità, le amicizie e le scelte), di rispondere ai loro bisogni identitari e
relazionali facendo emergere gli eventuali bisogni latenti, di facilitare i rapporti
sociali. In particolare devono:
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stimolare le persone a essere protagoniste della propria esistenza;
essere strumento di lotta contro l’isolamento, di rispetto delle libertà di
scelta, delle aspirazioni e delle speranze risuscitando desideri e prospettive;
proteggere i più fragili e dipendenti proponendo attività che permettano loro
di mantenere il più a lungo possibile le capacità residue che ancora
posseggono;
facilitare gli incontri ricercando affinità, gusti comuni, in grado di agevolare le
relazioni;
aiutare a preservare l’esistenza sociale delle persone mantenendo e
promuovendo, attraverso attività appropriate, le loro risorse sociali. In altre
parole l’animazione deve essere parte integrante di un programma
comunitario e di un progetto individuale di vita di ogni anziano, sia esso
accolto in istituzioni che al proprio domicilio.
La definizione nasce dall’esperienza avviata in Alto Friuli, dal confronto con gli operatori e
dalla letteratura internazionale sull’argomento
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QUALI ATTITUDINI PER UN ANIMATORE
Un buon animatore che lavora con gli anziani deve essere in grado di:
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creare un clima di empatia e fiducia (tra e con gli anziani e tra questi e la realtà
circostante) affinché si crei un reciproco e rispettoso riconoscimento;
rappresentare gli interessi e le aspirazioni degli anziani che difficilmente sono
presenti nei processi comunicativi della più ampia comunità;
lottare contro il ripiegamento su se stessi, l’apatia, la depressione o, al
contrario, contro stati di rabbia e aggressività;
permettere agli anziani di stabilire rapporti con la comunità;
far emergere le potenzialità dell’essere anziani instaurando dinamiche che
aiutino i soggetti a sentirsi attori e a sperimentare positivamente un progetto
di animazione;
motivare entusiasmo e adesione;
far riscoprire il piacere di piacersi;
promuovere una relazione equa, credibile e durevole tra il mandato
professionale e istituzionale e gli anziani e viceversa;
privilegiare l’ascolto reciproco (senza cercare di imporsi) e l’osservazione
partecipata;
proporre attività di animazione diversificate tenendo conto delle possibilità e
delle difficoltà di ciascuno in coerenza con il progetto individuale di vita;
intrattenere uno scambio quotidiano con i membri della comunità di
riferimento;
sapersi collocare nelle equipe assistenziali cooperando con tutti i
professionisti;
rendere il luogo di vita degli anziani il più accogliente possibile;
essere franco nella comunicazione e disponibile all’ascolto;
avere il senso dell’organizzazione.
Tali caratteristiche dovrebbero coinvolgere anche i volontari che affiancano i
professionisti nelle attività di animazione.
LE COMPETENZE
Un buon animatore deve conoscere la società e la comunità nella quale opera e le
interconnessioni tra le dimensioni culturali che caratterizzano quella realtà. Deve
inoltre aver acquisito conoscenze sulle scienze antropologiche, sociologiche in
particolare:
- sulle principali basi e implicazioni del processo di invecchiamento (dal punto di vista
biologico, psicologico e sociale);
- sugli elementi che caratterizzano le sindromi di fragilità, (psicopatologie delle
persone anziane che vivono in istituto e nel territorio);
- sui principali strumenti di valutazione multidimensionale gerontologica;
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- su come gestire un gruppo e condurre le riunioni;
- sulle diverse tecniche di comunicazione.
Deve inoltre sapere:
- lavorare in équipe;
- organizzare un piano di lavoro;
- elaborare un dossier di animazione personalizzato;
- identificare le attuali sfide in gerontologia e la loro evoluzione.
IL QUADRO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO
La carta dei diritti delle libertà della persona anziana.
L’analisi dei bisogni (es: H.Maslow).
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
La Costituzione italiana e la Carta dei diritti europea.
LE FUNZIONI DI UN ANIMATORE
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mediatore intelligente tra i vari soggetti che, con diversi ruoli, sono in
relazione con la persona anziana fragile (istituzione, operatori, famiglia,
volontariato, comunità locale) in particolar con coloro che sono affetti da
disturbi gravi di espressione e comunicazione;
 responsabile del progetto di animazione, della sua preparazione, avvio,
applicazione, tenuto conto dei mezzi di cui dispone e dei risultati ottenuti. Ne
risponde nei confronti del dirigente dell’istituzione e/o del servizio territoriale
nel quale opera;
 garante della libertà individuale, del diritto di espressione di ciascuno, nel
pieno rispetto dei diritti della persona anziana e del funzionamento
democratico del gruppo di animazione;
 aiutare i membri del gruppo ad esprimere, ed eventualmente a modificare, i
propri punti di vista e, come gruppo, a prendere una decisione o a risolvere un
problema che coinvolge tutti o una parte dei membri del gruppo;
 saper adattare le varie attività, per quanto possibile, nel rispetto e in funzione
delle esigenze espresse ponendo particolare attenzione ai processi che si
instaurano tra i membri del gruppo e al di fuori dello stesso;
 saper coinvolgere, nel progetto di animazione, i professionisti e le figure
significative per l’anziano.
Un animatore è inoltre tenuto:
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o - al segreto professionale, al rispetto delle confidenze ricevute ma
anche a vegliare su tutti quei casi in cui si attenta ai diritti delle
persone;
o – all’obbigo deontologico di aiutare ogni membro del gruppo a
trovare il ruolo e lo spazio che corrisponde alle proprie attitudini.
CONDIVIDERE, COSTRUIRE UN PROGETTO DI
ANIMAZIONE
Un progetto di animazione è un impegno costante le cui tappe devono essere
definite in stretto raccordo con i responsabili dei servizi e con l’équipe
professionale.
Per elaborare un buon progetto di animazione è pregiudiziale:
a) conoscere e rispettare la cultura, l’ambiente nel quale si opera ma anche la
personalità, le aspirazioni, le difficoltà dei componenti il gruppo di animazione;
b) censire le risorse umane e materiali a disposizione;
c) raccogliere le aspettative degli anziani (e dei loro rappresentanti) sia per le
attività individuali che di gruppo al fine di costruire, in modo partecipato, un
programma condiviso di animazione;
d) aver ben chiari gli obiettivi che si intendono raggiungere e condividerli con i
responsabili dei servizi, le équipe di assistenza, i familiari,…
e) socializzare al meglio le iniziative che si intendono avviare (comunicandole ai
vari operatori, utilizzando manifesti da porre in bella evidenza, distribuendo
volantini, etc.,);
f) verificare se le finalità e le modalità ipotizzate per l’animazione sono condivise
dai membri del gruppo e se le stesse sono effettivamente perseguibili;
g) precisare il ruolo attribuito a ciascun partecipante all’attività di animazione
(nelle diverse sedi dove questa viene realizzata), nella dinamica di costruzione
e realizzazione della stessa;
h) definire il tempo e le effettive risorse a disposizione.
Solo successivamente sarà possibile predisporre un “piano guida” per una
animazione (a corto, medio e lungo termine) in grado di realizzare e valutare
gli obiettivi individuati (nelle varie fasi del percorso) ed eventualmente
ricalibrare le azioni in coerenza con gli stessi.
LA VALUTAZIONE
Planning, griglie psico-comportamentali, dossier personalizzati e di gruppo,
riunioni con gli anziani e gli operatori (medico coordinatore, personale di
assistenza, rappresentanti degli ospiti e delle famiglie, volontari,..), questionari
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di soddisfazione, rappresentano modalità e momenti di effettuazione di
verifica e valutazione di quanto si sta realizzando.
INFORMAZIONE/COMUNICAZIONE
Una corretta informazione accresce le conoscenze e amplia le opportunità di
condivisione e di partecipazione. Va dunque assicurata la trasmissione
periodica dei piani di lavoro e dei percorsi intrapresi alla dirigenza, all’équipe
assistenziale, alle famiglie e va mantenuto un contatto costante con la
comunità. Una corretta informazione infatti accresce le conoscenze e amplia
le opportunità di condivisione e di partecipazione.
25.1.2013