diaconia agosto 2013 - Parrocchia S.Agostino e S.Barnaba

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diaconia agosto 2013 - Parrocchia S.Agostino e S.Barnaba
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Proprietario: Ass. Diaconia - direttore responsabile: Antonio Burani - stampato in proprio: via Leuratti, 8 - Reggio Emilia
N. 8 agosto 2013
Indice
La Parola
Se papa Francesco piace e basta
don Daniele
Se papa Francesco ...
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe
finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore,
insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato
ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate,
dite:
don Daniele
p1
Salmo 133
p2
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro
debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
5
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a
mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre
pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio
e non ho nulla da offrirgli», 7e se quello dall'interno
gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già
chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso
alzarmi per darti i pani», 8vi dico che, anche se non
si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per
la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene
occorrono.9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato,
cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché
chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa
sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede
un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O
se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se
voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone
ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà
lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
1-13
Lc.11
Il vangelo di domenica 28 luglio è il Vangelo della preghiera.
La preghiera è spesso affrontata come "tema" in realtà è la
condizione di chi è cristiano ed è anche la condizione di chi
dice di non esserlo perché pregare è amare.
(segue in ultima pagina)
Lo sguardo di Monica
Nicky
p2
I nostri nomi sull'altare
Pina
p 3
L'ergastolo è come uccidere
a cura della redazone
p 4
C'è una domanda...
don Daniele
p4
Tempo di Ramadan
a cura della redazione
p6
Le parole del Papa
a cura della redazione
p 7
L'acqua santa fa venire...
Adriano Grazioli
p7
Riflessioni
Andrea
p 8
salmo 133
Lo sguardo di Monica
Nicky
Inno all’ amore e alla concordia
1
Canto delle salite. Di Davide.
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
2
È come olio prezioso versato sul
capo,
che scende sulla barba, la barba di
Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
3
È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la
benedizione,
la vita per sempre.
Mercoledì 10 luglio, nel giorno del suo sessantesimo
compleanno la Marisa, mamma di Monica e sposa di Ivo,
ha ricevuto i sacramenti della iniziazione cristiana: battesimo,
cresima ed eucaristia. È stata una grande festa e un momento
di grazia particolare per tutta la nostra comunità.
Il nostro rendimento di grazie al Signore per il dono prezioso
che sono per tutti coloro che li hanno come amici ...
Ho chiesto a Marisa di parlarmi della gioia.
Mi ha risposto: “Se si potesse trasferire i “suoi” sguardi non
occorrerebbero parole…”.
Lo sguardo di Monica, la prima domenica dopo il Battesimo, quando
finalmente ha “detto” a sua mamma che poteva andare a fare la
comunione!
Lo sguardo di Monica, ogni volta che arrivavamo a casa sua per la
preparazione ai Sacramenti, insieme al suo papà e alla sua mamma,
era la gioia di Monica!
Certo, perché gli sguardi di Monica “parlano” di gioia. Sono la gioia.
Attraverso i suoi sguardi, riusciamo a toccare la gioia, come si
accarezza un bambino;
riusciamo ad assaggiarla, come si mastica una cosa buona;
riusciamo a sentirla, come si ascolta un canto;
riusciamo ad annusarla, come quando respiri i profumi del mondo;
riusciamo a vederla, come si guarda una persona amata.
Monica in questi giorni ha scritto e permesso che trascrivessimo i
suoi pensieri:
“Sono felice per la mamma…”;
“Senza Battesimo non si va in Paradiso…”;
“La cosa più bella: quando la mamma viene bagnata…”;
“Penso adesso … al pendio meno ripido… il pendio è la vita…”;
“Non deve avere paura la mamma…”;
“Penso Dio felice”.
Sono convinta anche io che il Signore abbia vissuto questo evento
come un dono fatto a Lui.
Redazione
don Daniele Simonazzi
Gianni Salvarani
Ivan Farioli
Licia Gasparini
Lorella Giansoldati
Lorena Iotti
Lucilla Cabrini
Stefania Ferrari
2
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate,
cantate al Signore un canto nuovo
con arte suonate la cetra e acclamate
diceva il Salmo del giorno del Battesimo di Marisa…
Anche il Signore ha cantato quel giorno!
E la gioia del Signore ha riempito i nostri cuori.
I nostri nomi sull'altare
Pina
Olio di consacrazione che scende dalla barba di Aronne
fino all’orlo della veste…
Salmo 133,2
È da questo versetto che prende corpo la riflessione che segue.
ORLO è a giorno; diviso perché del giorno fa parte anche la
notte. L’importante è che comunque lasci trapassare la luce;
non importa se quella del sole o quella della luna perché
entrambe sono generate dalla Luce vera.
Anche se marginale è importante (l’orlo) perché delimita, raccoglie, racchiude il "contenuto”…..senza
egoisticamente appropriarsene.
INIZIALI di tutti i nomi che identificano la persona che li porta. Sono maiuscole e minuscole, in stampatello
e corsivo…. Come ognuno di noi che sa essere grande e piccolo, importante e ordinario… sempre
però…comunicativo.
Le tonalità dei colori le rendono diverse l’una dall’altra e, pur essendo uniche sanno conformarsi in un
insieme di artistica bellezza. Perché così siamo noi: unici, belli, poeti…
Sono ricche di simboli e metafore che, vanno lette personalmente, a seconda del proprio “tempo”, del
proprio vissuto.
C’è distanza tra di loro che pur fanno parte di un’unica composizione ordinata… come la nostra vita che
anche nel caos segue un disegno pre-costituito. Non si sovrappongono, danno ad ognuno lo spazio
necessario per essere e per non ostacolare la possibilità di fare delle nostre famiglie, delle nostre comunità
della nostra Chiesa un’assemblea convocata alla stessa mensa dove ognuno si può sentire accolto,
arricchito, ricambiato e saziato.
La celebrazione liturgica di
Marisa è stata anche
l'occasione per allestire la
mensa eucaristica con una
nuova
tovaglia
sapientemente ricamata.
In una successione allegra
e articolata le cifre
dell'alfabeto fanno bella
mostra di sè perchè tutti, e
ciascuno, possiamo sentirci
invitati e commensali al
banchetto preparato dal
Signore per noi.
3
L'ergastolo è come uccidere
C'è una domanda ......
a cura della Redazione
don Daniele
"...Senza futuro l'uomo muore".
Uscendo dal suo appartamento di
Novara, Eugenio Borgna
dice:«possiamo sempre cambiare».
Una sorta di atto di fede nell’uomo.
C'è una domanda che a più e diversi livelli non ci siamo ancora fatti:
se il Papa è andato a Lampedusa, quali sono le mete del nostro
andare?
Eugenio Borgna, uno dei padri della
psichiatria italiana, non è fra chi
crede che siamo solo un insieme di
cellule destinate a seguire un
programma nel quale non c’è spazio
per la libertà. Non crede quindi
neppure, come tanti sembrano
pensare, che delinquenti si nasce e
si muore, senza possibilità di rimorso
e redenzione.
Proprio «la speranza» è uno dei suoi
temi ricorrenti.
La sofferenza può essere feconda,
può portarci a riflettere e a
migliorare; ma l’importante è che la
solitudine non diventi isolamento, e
c h e i l d o l o re n o n d i v e n t i
disperazione. Sono, l’isolamento e
la disperazione, condizioni umane
ahimè così frequenti in carcere, dove
non a caso il numero dei suicidi è
dieci volte superiore che fuori.
La "lungimiranza" di chi afferma la differenza fra predicare e
governare è davvero grande.
Infatti è molto più difficile predicare, soprattutto come lo fa il Papa,
rispetto al governare, soprattutto come lo fanno i nostri governanti.
La differenza è abissale come abissale è il luogo delle migliaia di
morti del Mediterraneo. C’è però in Emilia Romagna un luogo,
un’isola, anzi due isole simili a Lampedusa e a Linosa: l’Opg e il
carcere. Per la seconda non mi esprimo. Per la prima, in cui vado
da un po’ di tempo, si è posto il problema di attenuare il caldo
mediante l’installazione di tende. Quelle ignifughe sono finite. Si
potrebbero utilizzare lenzuola, che non sono ignifughe, e allora non
si può. Vengono utilizzate quelle dell’Amministrazione Penitenziaria,
che altrettanto non sono ignifughe, togliendole dai materassi in
gomma piuma ormai ridotti a latrine. Di chi la responsabilità?
Il Papa a Lampedusa ha citato un episodio la cui conclusione è stata:
“di nessuno…” Proprio come da noi. Questo caso è emblematico di
una realtà simile a quella incontrata dal Papa. Chissà se le tende
che coprivano l’altare della messa erano ignifughe… E di cose simili
ne accadono molte. Questa mia lettera fa seguito ad altre
sollecitazioni a carattere personale cadute nel vuoto. Di chi la
responsabilità? “Di nessuno”. Peccato però che la condizione dei
ricoverati è tale da non poter tacere. A proposito: quante persone
in Parlamento abbiamo di Reggio? Quante persone abbiamo al
Governo di Reggio? Quante di esse hanno a cuore la condizione dei
ricoverati in Opg da essere venuti a trovarci?
Che non capiti che chi predica debba anche governare.
Perdono Signore!
Ma è convinto che anche gli
psichiatri abbiano tanto da imparare
dal contatto con il carcere. «Ho
incontrato le persone che hanno
creato strutture di lavoro all’interno
del carcere. Non so quali psichiatri
avrebbero potuto fare cose come
quelle che ho visto. Far lavorare
persone che hanno avuto percorsi di
quel tipo implica l’essere dotati di
una visione dell’uomo e del mondo
che non esclude mai le cose ritenute
impossibili. Ed è giusto così, perché
non si può escludere che anche nel
cuore apparentemente più arido e
sepolto si possano nascondere risorse
che non ci immaginiamo.
segue a pag. 5
4
segue da pag.4
Coloro che lavorano per il recupero dei condannati sono persone animate da una grande speranza che viene
anche dalla fede, che può essere anche una fede civile. Solo così, solo credendo, solo sperando contro ogni
speranza, si può costruire un carcere diverso da quello che conosciamo».
«Ho visto in volto quei detenuti che adesso lavorano. Uno psichiatra qualcosa può capire dagli sguardi. Il
modo in cui si presentano colpisce. Colpisce il distacco immediato e radicale tra il pregiudizio, che vorrebbe
queste persone perdute, e la realtà che abbiamo di fronte».
M che cosa è un pregiudizio? «Come una forza distruttrice. La stessa che colpisce chiunque sia malato di
depressione, e viene considerato dai “normali” come un essere destinato a perdersi, a gesti violenti contro
il prossimo o contro sé stessi. Invece, la depressione può essere una fase attraverso la quale migliorarci».
«Il pregiudizio è quella particolare deformazione che ci porta a giudicare gli altri generalizzando i comportamenti
di un certo momento. Pensiamo ai carcerati. Quelle persone hanno compiuto reati gravissimi, ma se voglio
analizzare una persona, non posso partire dal reato che hanno commesso. Metto tra parentesi quel fatto:
non lo cancello, ma cerco di capire la persona com’è adesso. Una persona non è definita dal reato che ha
commesso, anche se noi abbiamo la tendenza a pensare che invece sia così. Invece dobbiamo vedere la
loro possibilità di ri-creazione, o meglio di rinascita».
Continua: «Paradossalmente sono i reati più gravi che possono determinare le conversioni più sconvolgenti.
Più grande è il male compiuto, più è possibile essere portati a rendersi conto del proprio errore. Allora
accade una cosa terribile, è come una bomba atomica che distrugge l’uomo di prima e lascia aperte strade
immense per ripartire».
Chiedo al professore se una simile spinta al cambiamento, che non può essere disgiunta dalla speranza, può
scattare anche in chi ha l’ergastolo e, quindi, nessuna speranza di rifarsi una vita, almeno «fuori». «È il
grande tema del tempo. Uno è divorato dal passato per il male che ha commesso, e questo brucia qualunque
speranza di futuro. È un pericolo non solo per chi ha l’ergastolo. Chi è detenuto rischia di essere privato di
una delle tre dimensioni agostiniane del tempo: passato, presente e futuro. E chi vive una vita che non ha
futuro può essere portato a una disperazione senza confronto.
«Veda, per evitare equivoci le dico subito questo: le carceri devono esistere. Lo spartiacque, però, dev’essere
la diversa immagine della condizione umana. Se riteniamo che l’aver commesso un reato grave debba essere
un “per sempre”, noi amputiamo il futuro. E senza il futuro c’è il suicidio. Quanti si chiedono il perché di
tanti suicidi in carcere? È ovvio che ci possono essere varie concause, le condizioni di detenzione eccetera.
Ma quello che fa decidere per il suicidio è il passaggio dalla speranza alla disperazione».
«Con l’ergastolo nessuno più può mantenere un lumicino di speranza. È un’eutanasia imposta da persone
educate, civili, religiose. Dal punto di vista psicologico, è forse la tortura maggiore: l’uccisione della speranza.
È come dire: vi uccidiamo due volte. “Quello che noi siamo - ha scritto Nietzsche - è quello che diveniamo”.
È il futuro che fa di noi quello che io e lei siamo in questo momento. Noi siamo un’attesa».
…e il sistema carcerario italiano: «Così
com’è adesso, mostra di non credere
che esista una possi bi lità di
cambiamento», mi risponde
quest’uomo convinto, come San Paolo,
che dove abbonda il peccato può
sovrabbondare la grazia.
Testo tratto dall'intervista concessa
a Michele Brambilla nell’ambito
dell’inchiesta a puntate della Stampa
5
Tempo di Ramadan
A cura della redazione
Per i musulmani è tempo di Ramadan, il rituale che, secondo il calendario musulmano, ha inizio al nono
mese dell'anno e prevede il digiuno con durata di 29-30 giorni, in base al mese lunare ed esso costituisce
il quarto dei "Cinque pilastri dell'Islam". Il Ramadan 2013 in Italiae in molti altri paesi ha inizio il 9 luglio
alle 2 di notte e finisce all'8 agosto, giorno in cui si terrà il rituale della festa di tre giorni chiamata "Eid-alFitr", periodo nel quale i musulmani si riuniranno con familiari ed amici per festeggiare, pranzare insieme
e scambiarsi regali.
Il Ramadan, in Italia e nel mondo, prevede che i credenti digiunino dall'alba al tramonto, precisamente con
inizio dalle 4 del mattino fino alle 21 di sera, per tale motivo, ai praticanti, sarà concesso solo un piccolo
pasto detto "piccola colazione", che avverrà verso le 3 di mattina con veglia straordinaria.
Periodo: Il Ramadan corrisponde al nono mese del calendario islamico e la sua cadenza varia di anno in
anno in quanto il calendario si basa sulle fasi lunari. Secondo la tradizione questo è il mese in cui fu rivelato
il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza. La sera del 27 del mese,
che coincide con la credenza che Maometto ricevette proprio in quel giorno la rivelazione del sacro Corano,
i musulmani celebrano la Laylat-al-Qadr (la notte del potere).
Il digiuno: Il digiuno durante il mese del ramadan costituisce uno dei cinque pilastri dell'Islam. Il digiuno
dura dalle prime luci dell'alba fino al tramonto; in genere va fatto precedere da un pasto leggero poco prima
dell'alba (suhur) per assumere le energie necessarie ad affrontare l'intera giornata. Passata la giornata si
può consumare un piccolo pasto serale (iftar) dopo una preghiera che interrompe il digiuno fino al mattino
successivo. Questo "digiuno" consiste non soltanto nell'astensione da ogni cibo e bevanda, ma anche da
qualsiasi contatto sessuale e da ogni altro cattivo pensiero o azione, durante l'intera giornata fino al tramonto.
Non bisogna litigare, né mentire né calunniare. Nella prova del digiuno è più importante il significato
spirituale di quello materiale per il fatto che l'uomo obbedisce a un ordine divino. Egli impara a tenere sotto
controllo i suoi desideri fisici e superando così la sua natura umana.
Preghiera: Durante il Ramadan ogni musulmano praticante deve recarsi a pregare in moschea. In questo
periodo oltre alle consuete cinque preghiere giornaliere si deve recitare una preghiera speciale, il Taraweeh,
la preghiera notturna.
Fine del Ramadan: La fine del Ramadan è festeggiata in corrispondenza del primo giorno del mese di
Shawwal con una festività di tre giorni, chiamata Id-al-Fitr (festa della interruzione del digiuno), che prevede
spesso il ricongiungimento con partenti ed amici, con relativi pranzi in famiglia e scambi di regali.
6
Le parole del Papa
a cura della redazione
L'acqua santa fa venire....
Adriano Grazioli
Anche l'amore più grande quando non è continuamente alimentato
si affievolisce e si spegne....
L'acqua santa fa venire il mal di
pancia
La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove
ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato, incoraggiato a
vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire l’altro
accolto, amato, perdonato, incoraggiato la Chiesa deve essere con le
porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da
quelle porte e annunciare il Vangelo....
A giudicare dal consumo
di acqua minerale,
pare che dell'acquedotto
non ti puoi fidare.
«La guerra è pazzia. È il suicidio dell’umanità. È un atto di fede nei
soldi, che per i potenti della terra sono più importanti delle persone».
Perché «dietro una guerra sempre ci sono i peccati: c’è il peccato
dell’idolatria, c’è il peccato di sfruttare gli uomini, di sacrificarli
all’altare del potere».
Papa Francesco consiglia di pregare e di regolarsi così.
UNA PREGHIERA PER OGNI DITO DELLA MANO
1. Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per
coloro che ti sono più vicini. Sono le persone… di cui ci ricordiamo più
facilmente. Pregare per i nostri cari è ‘un dolce obbligo’.
A causa
del facile inquinamento,
l'acqua del rubinetto
non trova gradimento.
Ciò crea disagi
e fa sciupare milioni e miliardi.
Per disinquinare
non basta pregare?
Possibile
che nel nostro Paese, l'acqua si
sappia rendere
persino"santa" e non pulita ed anche
tanta?
Adriano
Montefalco 11.12.1991
2. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano
e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e
sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli
altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.
3. Il dito successivo, il medio, è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti.
Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti.
Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano
l’opinione pubblica… Hanno bisogno della guida di Dio.
4. Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il
nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di
pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha
sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere
di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe.
Ed è lì per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.
5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti,
come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come
dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda
di pregare per te stesso… Dopo che avrai pregato per tutti gli altri,
sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità
guardandole nella giusta prospettiva”.
«....Lampedusa non è un luogo di
sofferenza cristiana. La maggioranza
di chi vi approda arriva dal Sud del
mondo. Pakistan, Somalia,
Bangladesh: Paesi musulmani. La
partecipazione così diretta alle loro
sofferenze è un messaggio che è stato
accolto con grande interesse anche
da quel mondo»
Romano Prodi
7
Riflessioni
PREGHIERA
Allontana il dolore
proteggi i miei cari, danne parole
d'amore
che sorga l'uguaglianza fra le genti
lo ha detto un senzatetto/ dagli occhi/
innocenti
un coltello/ la paura/ quale rifugio?
Trovando le chiavi ma non una casa
da prendere
un violino che suona, la vecchiaia
inconcepibile
allontana il dolore o mio Signore
rendici uguali, senza artifici
sposa la bellezza che tu benedici
Davide
Errata corrige
Le due poesie pubblicate nel
numero di Luglio (Ti amo e
Manicomio) erano entrambe di
Andrea contrariamente a quanto
indicato
dalla prima pagina
Poi Gesù racconta una parabola dove si parla sostanzialmente di
tre amici che manifestano la loro amicizia nell'andare l'uno dall'altro
a chiedere, cercare, bussare…
La preghiera è tutto questo: è la libertà che ci è concessa e che
concediamo agli altri di amare.
Mai la preghiera è individuale mai è da single.
Anche quando coniughiamo i verbi, che prima di noi ha coniugato
Gesù, lo facciamo in comunione con altri e per gli altri. Se non altro
perché questi verbi sono i verbi dei poveri con i quali soprattutto
tramite la preghiera, ci dichiariamo poveri anche noi.
Mi pare che oggi, chi incarna il modo di stare davanti a Dio e ai
poveri, sia Papa Francesco.
Le parole, i gesti, i silenzi, le preghiere esprimono il suo stare davanti
al Signore da povero e stare davanti ai poveri con la misericordia e
la tenerezza di Dio.
Ciò che si coglie è che: "..questo Papa ci piace".
È sufficiente che il Papa ci piaccia?
Da quando è stato eletto Papa le diocesi, le parrocchie, le diaconie
cosa hanno cambiato del loro rapporto con il Signore e con i poveri?
È una riflessone che dovremmo fare e che facciamo fatica a fare, a
livelli diversi.
Chiedere, cercare, bussare..sono i verbi dei poveri, quelli di Gesù,
quelli del Papa; saranno i nostri?
Nel Signore
Ce ne scusiamo con gli autori
UNA COPERTA
Miele e aghi di pino, una coperta
un amore passato, come un'immagine
rievocata, gioia e pioggia domande
con tremore.
Bianco colore e nuova vita
Rumori e grida continue e sofferenza
Ma fiducia o paura, di guarirsi
Vagabondo mio Signore
col cappello senza troppo sole
Da tante parole, da una luce sul muro
Che rompe spazi liberi
Dolce riposo, vagare del giorno
dal freddo dell'abbandono.
Ancora il ritorno.
Davide
8
Signore aiutaci a fare del bene agli altri per
essere ricordati solo per gli atti buoni.
Noi ti preghiamo.
Sofia a commento del Vangelo di
domenica 23 giugno 2013