Accuse pesanti per otto «picciotti

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Accuse pesanti per otto «picciotti
LA SICILIA
DOMENIC A 21 GENNAIO 2007
42. Gela
[ OPERAZIONE MULA NEGRA ]
Accuse pesanti per otto «picciotti»
La nuova operazione antimafia dei carabinieri ha colpito sia il clan di Cosa Nostra che della Stidda
Un favore anche
alla famiglia
dei niscemesi
Tra gli episodi di estorsione contestati
ad alcuni indagati, c’è anche la minaccia
di non chiedere il saldo per i lavori di
realizzazione di un chiosco realizzato
ad uno degli arrestati nel blitz dei carabinieri.
Roberto Monelli aveva chiesto di realizzare un chiosco
a Niscemi per
conto della moglie per un importo di 38 milioni
delle vecchie lire
più Iva. In seguito
alla conclusione
dei lavori, Roberto
Monelli avrebbe
chiesto l’esecuzione di alcune modifiche al chiosco
per un costo di altri 6 milioni di vecchie
lire.
Dopo la realizzazione delle modifiche
- secondo la ricostruzione dei carabinieri - veniva chiesto a Monelli di saldare il debito: Monelli, invece di pagare,
invitava chi aveva realizzato il chiosco a
Niscemi per contestare che c’era qualcosa che non andava nelle opere realizzate. A questo punto chi aveva effettuato i lavori di realizzazione del chiosco, avrebbe subito minacce con un coltello e «l’invito» a non farsi vedere più.
Qualche tempo dopo aver realizzato
il chiosco a Niscemi, avrebbe ricevuto
una «visita» da parte di altri due indagati, Luca Pellegrino e Davide Trubia. I
due non ebbero problemi a dichiarare
che si erano presentati per conto di due
fratelli di Niscemi e che non dovevano
più chiedere soldi a Roberto Monelli
per i lavori del chiosco costruito. Davide Trubia, inoltre, avrebbe chiesto un
«regalo», vale a dire dei soldi, per l’avvicinarsi delle festività natalizie, soldi che
avrebbero riscosso dopo qualche settimana. Al ritorno da una gita, la parte offesa apprese dagli organi di informazione che Pellegrino e Trubia erano stati
arrestati dalle forze di polizia.
Sono trascorsi ancora 40 giorni dall’ultima operazione antimafia "Tagli pregiati" - che ha destato tanto scalpore
non solo in città, ma anche in mezza
Europa - ed ecco che Gela ritorna alla
ribalta per un’altra operazione antimafia che, stavolta, vede le vittime alzare la testa e ribellarsi a chi mortifica
la libertà di lavoro e la dignità dell’uomo, imponendo il "pizzo".
E’ stata denominata "Mula negra" ,
dal nome del pub più "spremuto" dal
racket, ed ha coinvolto otto esponenti delle cosche malavitose di Stidda e
Cosa Nostra, a
tre dei quali il
provvedimento restrittivo
spiccato dal
Gip del Tribunale di Caltanissetta Paolo
Andrea Fiore,
su richiesta
del procuratore Renato Di Natale e dell’aggiunto
Antonino Patti che hanno coordinato
le indagini dei carabinieri della locale
Compagnia, è stato notificato in carcere.
Si tratta di Luigi La Cognata, di Luigi Pellegrino e di Nunzio Fiorisi. Gli altri cinque incriminati sono stati tratti
in arresto alle prime luci dell’alba di
ieri in città e nella vicina Niscemi. L’inchiesta, condotta dai carabinieri della
locale Compagnia alla guida del maggiore Bartolomeo Di Niso e del tenente Andrea Orsini, ha permesso di ricostruire diversi episodi estorsivi consumati nell’arco di tempo che va dal
1991 al 2003 ai danni di Giuseppe Romano prima, e di Romano e Danilo
Mendola, poi.
Estorsioni consumate con la pretesa di consistenti esborsi di denaro e
con consumazioni a titolo gratuito di
bevande alcoliche all’interno del pub
delle due vittime, ora chiuso. Un calvario lungo 12 anni per Romano, scandito prima da silenzi e sofferenze e poi
dalla decisione di ribellarsi e liberarsi
dal cappio che lo soffocava da 3 lustri.
Così, nell’ottobre del 2004, stanco di
subire, si rivolse all’associazione antiracket di Caltanissetta, all’epoca ca-
--
LA CONFERENZA
«Dai pentiti
sono arrivati
dei riscontri
importanti»
nieri con l’ausilio di intercettazioni
ambientali e telefoniche, hanno dato
un apporto anche le dichiarazioni di
tre collaboratori di giustizia. Sono i
fratelli Emanuele e Sergio Celona e
Salvatore Cassarà. I tre collaboranti
hanno delineato ai militari dell’Arma
il ruolo svolto all’interno delle cosche
criminali di Stidda e Cosa Nostra dal
gruppo di indagati.
Le "cantate" dei tre collaboratori di
giustizia sono giunte a riscontro delle
ipotesi investigative portate dai carabinieri sul tavolo della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta che
ha poi chiesto ed ottenuto dal Gip
l’arresto degli presunti responsabili
di quella catena di estorsioni.
Il blitz, scattato - come detto - alle
prime luci dell’alba di ieri, ha visto
impegnati 80 carabinieri anche del
Comando provinciale e del Reparto
Operativo provinciale, oltre alle unità
speciali come i cinofili e le unità eliportate.
Le indagini sono cominciate tre anni fa,
come evidenziato nel corso della conferenza stampa di ieri mattina dal procuratore Renato Di Natale. L’attenzione è
stata rivolta alla valenza che assumono
le denunce per la buona riuscita delle
attività investigative. Nel 2004 il commerciante gelese Giuseppe Romano,
oppresso da continue estorsioni, decise
di denunciare i suoi taglieggiatori, che lo
minacciavano dal 1991, quando era proprietario di un negozio di ferramenta.
Le aggressioni nel disco-pub "Mula
negra" di cui era gestore nel 1998, lo
spinsero a segnalare l’attività della cosca
all’associazione antiracket di Caltanissetta e a sporgere denuncia presso il
Comando dei carabinieri. "La pax tra le
cosche in questo caso portava i clan a dividere i proventi del taglieggiamento ha detto il procuratore dott. Di Natale la denuncia e il risultato delle indagini
dimostrano che si può avere fiducia della giustizia".
"Per effettuare le indagini ci siamo
avvalsi del contributo dei collaboratori
di giustizia Salvatore Cassarà e dei fratelli Celona - ha affermato il comandante della Compagnia dei carabinieri,
Bartolomeno Di Nisi - ma anche della
collaborazione del commerciante che
ha deciso di denunciare perchè stanco
dei continui pestaggi". Il comandante
provinciale dell’Arma, col. Diego Eramo, ha evidenziato l’importanza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine sul
territorio nel corso degli ultimi mesi;
"l’operazione Mula negra giunge dopo
la maxi-inchiesta di appena un mese
fa, quella Tagli Pregiati, e conferma l’attenzione nel portare avanti l’attività investigativa analizzando ogni indizio a
nostra disposizione".
D.V.
L.S.
MASSIMO SCUDERA
LUIGI LA COGNATA
BRUNO S.RE QUATTROCCHI
NUNZIO FIORISI
DAVIDE TRUBIA
ROBERTO MONELLI
GIANLUCA PELLEGRINO
GAETANO TOMASELLI
peggiata da Rino Biancheri, visto che
in quel periodo l’associazione antiracket in città non era stata ancora
costituita. Ai vertici dell’associazione,
raccontò le angherie, i soprusi e le minacce subite nel corso degli anni, ed il
suo sfogo si rivelò un toccasana nelle
indagini dei carabinieri che, qualche
pulce all’orecchio, l’avevano già.
Di qui una certosina attività investigativa sfociata, all’alba di ieri, nell’in-
CLAN EMMANUELLO
In manette sono finiti
alcuni giovani
emergenti che il
gruppo criminale
avrebbe impiegato
per riscuotere le
estorsioni
criminazione degli otto presunti malviventi. Due degli incriminati con l’operazione di ieri, vengono indicati dagli inquirenti come organici al clan
della Stidda. Sono Nunzio Fiorisi e
Gaetano Tomaselli. Sarebbero organici a Cosa Nostra, ed in particolare al
gruppo capeggiato dal boss latitante
Daniele Salvatore Emmanuello, invece, gli altri sei indagati.
All’inchiesta, condotta dai carabi-
LE INTERCETTAZIONI
Nell’atto d’accusa
anche alcune
intercettazioni
telefoniche e
ambientali: nel blitz
sono stati impegnati
80 carabinieri
Una lezione di antiracket al Liceo Classico
Caponetti ricorda l’amicizia con Miceli, costretto a fuggire per le minacce dei clan. «Perse gli amici e fu isolato»
I COMPONENTI DELL’ANTIRACKET E ALCUNI STUDENTI
DA SIN. CAPONETTI, LA PROF. RINZIVILLO, IL TENENTE ORSINI E IL PRESIDE FERRO
ECCO CHI SONO I COINVOLTI NEL BLITZ DEI CC
La Cognata sconta tre ergastoli
d.v.) Luigi La Cognata, di 42 anni, è un personaggio di
primo piano della storia criminale gelese. In carcere
da oltre un decennio, è indicato come uno dei
"soldati" del boss "Piddu" Madonia. Al suo attivo ha
tre condanne all’ergastolo per essere stato
riconosciuto autore di altrettanti delitti maturati
nella guerra di mafia dello scorso ventennio. Una
condanna al carcere a vita gli è stata irrogata per la
strage "Brigadieci" nella quale, nel gennaio del ’91,
vennero assassinati Diego Morello e Franco
Dammagio. Lo scorso ottobre il Gup Giovanbattista
Tona lo ha condannato all’ergastolo per gli omicidi di
Antonio Cannizzaro e Giancarlo Palazzo compiuti
nell’89. Non meno corposo è il "curriculum" di
Nunzio Fiorisi, di 39 anni. Ai vertici della Stidda da
diversi anni, il 24 aprile dell’89 scampò ad un
agguato compiuto dagli allora "nemici" di Cosa
Nostra nel ristorante "Logos" di via Parioli. Ha
precedenti per mafia, traffico di droga, tentato
omicidio, rapina ed estorsione. Il nome di Bruno
Salvatore Quattrocchi, di 27 anni, è legato al duplice
omicidio di Emanuele Trubia e Salvatore Sultano
compiuto il 21 luglio del ’99 in una sala da barba del
rione San Giacomo. Per questo episodio è ancora
sotto processo. Il ventisettenne Massimo Scudera ha
precedenti per furto e lesioni. Gaetano Tomaselli, di
27 anni, ha precedenti per mafia ed estorsioni,
lesioni e ricettazione. Lo scorso giugno i carabinieri
lo hanno arrestato nell’operazione antimafia
"Discovery". Davide Trubia, 24 anni, un altro degli
arrestati di ieri, è fratello del neo collaboratore di
giustizia Rosario Trubia, alias "Nino d’Angelo".
Seppur ancora molto giovane, Davide Trubia ha
avuto parecchie disavventure con la giustizia per
mafia, tentata estorsione, estorsione e rapina. Ed è
anche noto alle cronache Gianluca Pellegrino, di 22
anni. Esponente del gruppo Emmanuello, il nome di
Pellegrino è legato all’inchiesta "Maestrale". Ma ha
precedenti per lesioni, furto, traffico di droga e
minaccia. Meno carismatica è la figura del
niscemese Roberto Monelli, di 38 anni, nel cui
passato figurano anche truffa, falso e ricettazione.
L’associazione antiracket " Gaetano
Giordano" ha inaugurato il suo ciclo di
incontri con gli studenti gelesi per
l’anno scolastico 2006- 2007 proprio
nel giorno in cui i Carabinieri assicuravano alla giustizia otto persone accusate di estorsione ai danni di un locale pubblico.
E’ stato il tenente dei Carabinieri
Andrea Orsini a dare ieri l’annuncio
dell’operazione nell’aula magna del
Liceo classico " Eschilo" dove ha incontrato gli studenti insieme al presidente dell’associazione Renzo Caponetti.
Per l’associazione antiracket c’erano
anche il vice presidente Giovanni Salsetta, i componenti Francesco Vacirca,
Francesco Barone ed altri soci. Dopo il
saluto del dirigente scolastico Corrado
Ferro, Renzo Caponetti ha incentrato
l’incontro con gli studenti sul libro " Io
fu, il Nino Miceli", la storia vera della
ribellione al pizzo del titolare della
concessionaria Lancia che nel 1990
denunciò gli estortori che lo avevano
assediato con richieste di denaro sempre più esose, sconti sulle auto e danneggiamenti reiterati del suo autosalone.
Fu costretto a lasciare Gela per vivere in una località segreta cambiando
identità. A sorpresa, e con le dovute
precauzioni, Caponetti ha chiamato al
telefono Nino Miceli.Gli studenti hanno ascoltato la telefonata con il viva
voce. Uno sfogo lungo 15 minuti, quello di un uomo che non si sente un
eroe, che ha denunciato per difendere
la sua dignità di uomo e lavoratore
che non ha mai dimenticato Gela.
Renzo Caponetti e Nino Miceli si conoscevano molto bene. " Abitavamo
nello stesso palazzo - ha raccontato
Caponetti - e quando Nino cominciò a
denunciare perse gli amici e fu isolato.
Solo io e mia moglie lo invitavamo a
pranzo. Erano altri tempi. Vi raccontia-
mo la storia di Nino Miceli per fare capire che solo apparentemente è stata
una sconfitta. Ciò che lui ha fatto è
servito a cambiare le leggi dello Stato
a favore di chi denuncia. Oggi sono altri tempi, chi denuncia ha più garanzie, viene aiutato anche economica-
In fiamme auto
di un Lsu
del Comune
Un incendio dai contorni ancora
tutti da chiarire, ha danneggiato
pochi minuti prima la mezzanotte
e mezza di ieri, l’autovettura di un
Lavoratore socialmente utile che
presta servizio al Comune. Si
tratta della Fiat Cinquecento
(targata AE 717 RL) di proprietà di
Salvatore Trubia, di 41 anni.
L’episodio in questione è
accaduto in via Madonna del
Rosario, all’angolo con la via
Faenza. Il tempestivo intervento
da parte dei vigili del fuoco,
chiamati ad intervenire sul posto
dallo stesso proprietario del
mezzo, ha fatto sì che la vettura
non andasse completamente
distrutta e che venisse in parte
salvata dalle lingue di fuoco che
rischiavano di distruggerla. I danni
non sono assicurati. Gli agenti di
una volante del locale
Commissariato di polizia,
intervenuti sul posto per i rilievi,
non hanno rinvenuto tracce
riconducibili ad attentati, anche se
le indagini sembrano privilegiare
la pista dolosa.
mente".
L’associazione antiracket ha voluto
raccontare agli studenti una storia di
ribellione al pizzo ieri ma anche una di
oggi. Lo ha fatto il vice presidente Giovanni Salsetta, presidente di una ditta
dell’indotto del petrolchimico. "L’anno
scorso a maggio in un incontro con voi
studenti in questa stessa aula magna ha detto Salsetta - raccontai delle richieste di pizzo fatte da giovani che
vennero al nostro cantiere di Lentini
in vesti eleganti e griffate.
Ebbene sono stati assicurati alla giustizia e noi abbiamo continuato a lavorare. Questa è la prova che si può e si
deve denunciare, perchè denunciare
conviene ". Francesco Vacirca ha puntato il suo intervento su aspetti socio
culturali della lotta al racket, parlando
del ruolo della famiglia ma anche di
ciò che può e deve fare la scuola. Importante per una crescita sana della
società è la presenza di bravi insegnanti. E sul ruolo della scuola nella
diffusione della cultura della legalità e
nella formazione del cittadino si sono
soffermati il dirigente Corrado Ferro e
la prof. ssa Angela Rinzivillo. Nel corso
del dibattito uno studente, figlio di un
commerciante, ha chiesto al tenente
Orsini come di fatto viene tutelato chi
denuncia, un altro studente si è soffermato sulla sfiducia di molti giovani
verso le istituzioni, ma anche sul vuoto di valori delle nuove generazioni.
L’associazione antiracket terrà i suoi
incontri con le scuole gelesi ogni sabato. Insieme ai rappresentanti dell’associazione ci saranno, alternandosi, rappresentanti delle forze dell’ordine e
della magistratura. La novità di quest’anno è che gli incontri non saranno
limitati alle scuole superiori ma anche
alle scuole elementari e medie. La legalità non ha limiti di età.
M.C.G.