liverpool care pathway for the dying patient (lcp), uno strumento utile

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liverpool care pathway for the dying patient (lcp), uno strumento utile
LIVERPOOL CARE PATHWAY FOR THE DYING PATIENT (LCP), UNO STRUMENTO UTILE PER LA
VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE DELL’ÉQUIPE DI CURA E DELLA QUALITÀ DI VITA DEL
MORENTE: DUE ANNI DI ESPERIENZA NELL’HOSPICE DI BUSCA
B. DURBANO, C. DALMASSO, W. MARTINI, F. MOTTA, R. NACCA, L. BIANCO, P. LA CIURA
SC CURE PALLIATIVE ASL CN1, CUNEO, ITALY
Le Liverpool Care Pathway for the Dying Patient (LCP) rappresentano un percorso multiprofessionale che
fornisce un modello evidence-based per l’assistenza nelle fasi di fine vita, basato sugli standard di cura
propri dell’hospice. Gli obiettivi delle LCP sono focalizzati sulla multidimensionalità della cura e
comprendono misure per il benessere del paziente, la prescrizione di trattamenti per sintomi attesi di nuova
insorgenza, l’interruzione di interventi inappropriati e l’attenzione per gli aspetti psicologici e spirituali del
paziente e della sua famiglia, comprendenti il sostegno all’elaborazione del lutto (5 aree tematiche dell’LCP).
Le LCP sono state adottate in ambito di setting residenziale dell’SC Cure Palliative “Hospice di Busca”
dell’ASL CN1 come uno dei possibili strumenti utilizzabili per la valutazione continua della performance della
struttura, centrata su processi di cura in percorsi ad esito invariabilmente atteso quale rappresentato dal
decesso del paziente.
Dall’agosto del 2009 tutti i pazienti consecutivamente ricoverati in hospice sono stati considerati
potenzialmente eligibili ad LCP, qualora rispondenti ai criteri di inclusione previsti dallo strumento (prese in
considerazione tutte le possibili cause reversibili della condizione clinica in essere, concordanza nella
valutazione che il paziente stia morendo fra i membri dell’équipe multiprofessionale; presenza di almeno due
delle seguenti condizioni: paziente allettato, soporoso, non più in grado di assumere compresse ma solo
liquidi a sorsi). E’ stata utilizzata la versione italiana delle LCP, approvata dal LCP Central Team UK, Marie
Curie Palliative Care Institute Liverpool.
A tutto il giugno 2011 sono stati ricoverati in hospice 310 pazienti; dei 263 pazienti deceduti, 244 sono stati
seguiti in LCP; 9 sono usciti dal percorso per miglioramento delle condizioni cliniche. La mancata
applicazione delle LCP su tutti i ricoveri esitati in decesso è spiegabile in parte per exitus inatteso (14
pazienti), in parte (5 casi) per consentire opportuni tempi di training. I pazienti erano affetti da patologia
neoplastica nel 98,7% dei casi, di età compresa fra 37 e 93 anni (mediana di 75), per una permanenza in
LCP tra 1 ora e 21 giorni (mediana di 37 ore).
Fra i dati analizzati si evidenzia un controllo dei sintomi, sia in riferimento all’intero periodo che nelle ultime
24 ore, compreso tra il 92,8 e il 100% dei casi, grazie anche alla programmazione di terapia (100% dei casi)
per sintomi non in atto ma a maggiore probabilità di emergenza (dolore, agitazione, secrezioni delle vie
respiratorie, nausea e vomito, dispnea). Risulta consapevole di fine vita il 70% dei pazienti, dato che, da un
lato, riflette aspetti relativi ad una complessità propria di tale item (consapevolezza non esprimibile/non
valutabile), confermando, per altro verso, l’opportunità di mantenere viva la riflessione circa il rispetto, anche
per tale ambito, della scelta di un paziente che decida comunque di non avvalersi della pur dichiarata
disponibilità del gruppo di cura ad affrontare con lui tali aspetti del percorso.
Quali interventi giudicati non appropriati, interrotti i prelievi ematici nel 95,5% dei casi, nel 59,5% le terapie
endovenose.
La percentuale dei pazienti che ha potuto avvalersi di un percorso LCP (92,7% sul totale dei decessi), e, per
converso, il dato che registra solo 9 pazienti su 244 usciti dallo stesso per miglioramento delle condizioni
cliniche, depongono per una validità della valutazione multidisciplinare quale metodologia di reclutamento.
Nella nostra esperienza le LCP si sono rivelate strumento idoneo a fornire, in misura adeguata, traccia e
visibilità documentale dell’intensità di assistenza propria dell’hospice; ma sono state apprezzate anche quali
veri e propri sentieri di orientamento, capaci di offrire un buon metodo per l'
individuazione degli obiettivi e
sistematicità nella misurazione del loro conseguimento.