Linee guida per il reclutamento

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Linee guida per il reclutamento
Linee guida per il reclutamento
di docenti Universitari e ricercatori degli Enti di
ricerca in discipline Agronomiche
Premessa
Questo documento è stato realizzato seguendo le procedure per la redazione di
documenti ufficiali della Società Italiana di Agronomia, approvate dall’Assemblea dei
soci il 21 settembre 2010 (www.siagr.org).
Il Consiglio Direttivo ha nominato un gruppo di tre estensori, che hanno redatto la
prima bozza, e tre referee anonimi e indipendenti che hanno revisionato il documento. Il
testo è stato successivamente discusso e definitivamente licenziato dal Consiglio
Direttivo. Questo è inviato ai soci, con la richiesta di trasmettere al Consiglio Direttivo
eventuali osservazioni e integrazioni. Terminata questa fase, il documento sarà
sottoposto a votazione con approvazione in assemblea o con procedura telematica. Nel
caso di votazione favorevole da parte della maggioranza dei soci, esso rappresenterà la
posizione ufficiale della SIA su questo tema. Il documento potrà essere periodicamente
aggiornato con la medesima procedura.
Per la stesura del testo sono stati presi in esame numerosi documenti, tra i quali: la
nota “Linee guida per il reclutamento del personale docente e dei ricercatori in
Agronomia” predisposta dal CD SIA nel 2009; la legge 30 dicembre 2010 n° 240
“Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e
reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del
sistema universitario”; le raccomandazioni sull’open access e la valutazione dei
prodotti della ricerca scientifica della CRUI; gli indicatori di attività scientifica e di
ricerca Area 07 Scienze Agrarie e Veterinarie approvate dal CUN nella seduta del 16-18
dicembre 2008; le nuove norme sui concorsi per Ricercatore Universitario; i bandi per i
concorsi di Ricercatore e Primo Ricercatore CNR; le linee guida VQR 2004-2008; la
carta Europea dei ricercatori; il Programma Nazionale della ricerca 2011-2013.
Questo documento è stato redatto prima della pubblicazione di norme attuative
della legge 240/2010 e di altri documenti degli organi di rappresentanza e consulenza
del MIUR (CUN, ANVUR, CEPR) su questa materia. In questa fase di grande
1 proliferazione di documenti e direttive ministeriali1, il Consiglio Direttivo della SIA,
nella riunione dell’8 luglio 2011 ha ritenuto opportuno comunque procedere con la
pubblicazione del documento, nell’intento di contribuire nella sostanza al dibattito e
riservandosi comunque ulteriori modifiche in relazione alle eventuali ulteriori mutazioni
del contesto normativo.
Il documento proposto è dunque soprattutto orientato alla maturazione di un
dibattito interno alla comunità scientifica agronomica, che facilmente potrà essere
allargato, in ambito accademico, a livello di settore concorsuale e macrosettore, che
serva da orientamento soprattutto per chi intenda intraprendere la carriera accademica e
di ricerca scientifica nelle discipline agronomiche.
Il profondo mutamento del contesto normativo universitario ha indubbiamente
influenzato la stesura del documento e questo costituisce attualmente un limite per
l’applicazione in ambiti extra-accademici. Tuttavia, i criteri in esso contenuti possono
essere facilmente trasposti, mutatis mutandis anche in tali ambiti.
L’ampia condivisione di criteri di valutazione uniformi all’interno della comunità
scientifica agronomica, nel contesto delle regole definite per via legislativa,
costituirebbe un notevole passo avanti rispetto al passato e faciliterebbe il compito dei
commissari chiamati a definire le liste degli abilitati a livello nazionale.
Le valutazioni a scala locale per le chiamate dai listoni nazionali dovranno invece
tenere conto soprattutto delle specificità delle singole strutture e dei criteri di
valutazione delle strutture, sulla base dei quali saranno ripartite le risorse in futuro.
Tuttavia, anche in questo ambito, il documento fornisce criteri di valutazione condivisi
(es. attività didattica) che fanno specifico riferimento alle discipline agronomiche e alle
quali si raccomanda di far riferimento.
1
Riferimenti normativi e documenti pubblicati successivamente all’estensione del documento SIA:
-
Formattato: Tipo di carattere:
8 pt, Testo in lingue quali arabo
o ebraico: 8 pt
Documenti ANVUR (http://www.anvur.org/?q=lista-documenti)
Documenti CUN (http://www.cun.it/home.aspx)
Documento CEPR (http://www.scienzainrete.it/documenti/rs/criteri-e-parametri-di-valutazione-della-produttivitascientifica)
Criteri per la disciplina, da parte degli Atenei, della valutazione dei ricercatori a tempo determinato, in possesso
dell’abilitazione scientifica nazionale, ai fini della chiamata nel ruolo di professore associato
(http://attiministeriali.miur.it/anno-2011/agosto/dm-04082011-%284%29.aspx)
DM relativo agli indicatori per la valutazione dei risultati dell’attuazione dei programmi delle Università per il triennio
2010/2012 (attuazione dell’art. 1-ter, comma 2, del decreto legge 31 gennaio 2005, n.7, convertito dalla legge 31 marzo
2005, n.43) (http://attiministeriali.miur.it/anno-2011/agosto/dm-04082011-(3).aspx)
2 Riassunto
Questo documento si propone di fornire linee guida in merito alle modalità di
valutazione dei candidati ai concorsi per docente universitario o ricercatore degli Enti di
ricerca con specifico riferimento alla macroarea concorsuale 07/B1 “Agronomia e
sistemi colturali erbacei e ortofloricoli” così come definita dal MIUR in attuazione della
L. 240/2010 (DM 29/7/11 n.366).
La stesura del documento tiene conto delle finalità istitutive della Società Italiana
di Agronomia (SIA): promuovere e sostenere la qualificazione e
l’internazionalizzazione della ricerca; innalzare il livello della qualità della didattica;
promuovere la divulgazione dei risultati della ricerca. Per ciascuno di questi tre punti il
documento individua indicatori che permettano di caratterizzare in maniera adeguata il
profilo del candidato, anche in relazione alle esplicite richieste formulate alle società
scientifiche da parte degli organi consultivi (es. CUN) che permettano di attestare la
qualificazione scientifica dei candidati (art. 16 paragrafo 1 L. 240/2010).
I parametri guida individuati sono le pubblicazioni scientifiche, l’attività didattica
(per i docenti universitari), la capacità di attrarre fondi di ricerca, la visibilità in ambito
scientifico, i rapporti con i portatori di interesse (stakeholder) e le attività di servizio
istituzionale in ambito pubblico.
Le pubblicazioni scientifiche sono state considerate il parametro più importante
per valutare l’attività di un candidato. Particolare attenzione è dedicata alla congruenza
dell’attività scientifica con le tematiche proprie del SSD. Per la valutazione dell’attività
didattica, che assume maggiore ma non esclusiva rilevanza in ambito universitario, si
suggerisce di considerare prevalentemente titoli didattici maturati nell’ambito del SSD
specifico oggetto della valutazione e il materiale didattico effettivamente pubblicato (es.
libri di testo). Per la valutazione della capacità di attrarre fondi di ricerca sono stati
individuati parametri, basati sulla qualità e sulla quantità di progetti e finanziamenti per
la ricerca, che permettono una inequivocabile valutazione comparativa dei candidati.
Sulla visibilità in ambito scientifico è stata data priorità a incarichi che dimostrino
l’acquisizione di un elevato livello di qualificazione scientifica con particolare riguardo
alla dimensione internazionale, ma è stato dato anche un giusto peso a iniziative di
promozione della diffusione della conoscenza scientifica e alla rappresentanza in
organismi a diversi livelli. Il documento individua elementi utili a valutare il
collegamento con i portatori di interesse e con i potenziali utilizzatori dei risultati delle
ricerche e le attività di servizio istituzionale in ambito pubblico.
Nell’ultima parte, il documento pone l’accento sull’importanza che il curriculum
del docente universitario o del ricercatore degli Enti di ricerca debba contenere la
maggior parte, se non tutte, le tipologie di attività indicate nel documento.
La definizione di criteri e parametri minimi così come richiesti dalla L. 240/2010
dovrebbe essere conseguente ai criteri indicati in questo documento, che tuttavia si
rivolgono prevalentemente alle attività di valutazione delle commissioni nazionali.
3 Introduzione
La Società Italiana di Agronomia, fin dalla sua fondazione, si è posta l’obiettivo
di formare e valutare i docenti in ambito accademico e di contribuire alla selezione delle
classi dirigenti degli enti di ricerca che operano nel settore agronomico.
Il mutato contesto normativo a livello nazionale, culminato con l’emanazione
della legge 240/2010, ha messo in evidenza il ruolo centrale delle comunità scientifiche
nazionali, di fatto rappresentate dalle società scientifiche come la SIA, nella definizione
dei criteri per la valutazione dei curriculum di candidati e commissari per una selezione
meritocratica e trasparente sia in sede di abilitazione nazionale, sia di chiamata locale. Il
Consiglio Direttivo della SIA, nell’intento di promuovere un dibattito aperto e
costruttivo tra i soci, ha promosso la redazione di questo documento che ha l’obiettivo
di condividere nella maniera più ampia possibile i criteri a cui ispirarsi per le suddette
valutazioni, che emergono dalla lettura delle norme e dei documenti su questa materia e
dal processo indicato in premessa.
La prima indicazione deriva dalla constatazione che l’attuale tendenza dei bandi
concorsuali è quella di richiedere un dettaglio quantitativo sempre maggiore dei
parametri da valutare. Questa tendenza si può cogliere sia nella legge 9 gennaio 2009
che nel D.M. 28/7/09 n. 89/2009 relativi ai concorsi per Ricercatore Universitario come
pure nei bandi per Ricercatore e per Primo Ricercatore del CNR. I parametri oggetto di
valutazione sono elencati con dovizia di particolari e sembrano lasciare poco spazio alla
commissione giudicatrice. Si rileva, altresì, che la prova o colloquio orale trovi scarsa o
nulla considerazione o addirittura che non sia prevista. Questa tendenza si coglie anche
nelle indicazioni riportate nella Legge 240/2010 che nelle due fasi delle procedure di
reclutamento non prevede prove orali se non per l’accertamento della conoscenza di una
lingua straniera (art. 18 comma d). Nel caso dei concorsi per i ricercatori a tempo
determinato, la legge espressamente indica che ‘sono esclusi esami scritti e orali, ad
eccezione di una prova orale volta ad accertare l’adeguata conoscenza di una lingua
straniera’ (art. 24 comma c). Considerato che il legislatore ha ridotto gli spazi di
autonomia e di individuazione di indicatori di valutazione, si può ragionevolmente
supporre che questa tendenza si andrà rafforzando sempre più.
Una seconda indicazione discende dall’opinione diffusa nel mondo accademico e
della ricerca che le valutazioni debbano tenere conto delle molteplici attività di natura
scientifica, didattica e istituzionale che il candidato svolge. La valutazione dell’attività
del ricercatore è un processo complesso poiché le sue attività sono, soprattutto in ambito
accademico, numerose e differenziate, per cui è facile che emergano controversie sul
peso da dare a ciascuna nella fase di valutazione.
Rientrano tra le attività oggetto di valutazione le pubblicazioni scientifiche,
l’attività didattica, la capacità di attrarre fondi di ricerca, la visibilità in ambito
scientifico nazionale e internazionale, i rapporti con i portatori di interesse,
l’attività di servizio istituzionale. Resta da stabilire il peso da assegnare a ciascun
gruppo di attività, ma è opinione della comunità scientifica agronomica che debba
essere privilegiata la completezza professionale del candidato. Il peso da assegnare a
ciascuna attività dipende anche dalla fase di valutazione, in quanto per la chiamata
4 locale si dovrà tenere conto anche delle esigenze dell’ente che bandisce e della tipologia
di concorso (Ricercatore, Professore, Dirigente, etc.).
Un terzo punto riguarda il fatto che non si può non evidenziare la grande
importanza che nelle valutazioni comparative si attribuisce ai lavori su riviste con peer
review indicizzate nei database ISI o Scopus.
I giovani che intendono impegnarsi nel campo della ricerca scientifica sono
fortemente sollecitati a perseguire questa strada, pur non abbandonando completamente
altre forme di produzione scientifica, le quali potrebbero essere anche considerate
opportunamente come validi indicatori di attività di divulgazione, rapporto con
stakeholders, etc.
Infine, per definire i ‘criteri e parametri’ minimi richiesti dalla legge 240/2010
per le valutazioni comparative universitarie non si può prescindere dal ‘modellarli’ sulle
peculiarità del SSD. Per poter fare una valutazione che tenesse conto delle dinamiche in
atto, le Società scientifiche, tra le quali la SIA, hanno censito i CV dei soci e costruito
un primo database informale utile a supportare le risposte alle richieste pervenute dai
rappresentanti al CUN, per la definizione di una serie ragionata di indicatori anche
tenendo conto dei criteri esposti.
Finalità generali
La stesura del documento contenente le linee guida della Società Italiana di
Agronomia per il reclutamento non può non tenere conto delle finalità della Società
stessa riportate nello Statuto: ‘La SIA ha lo scopo di promuovere il progresso della
ricerca agronomica, di diffonderne i risultati, di farne conoscere l'importanza e le
funzioni e di favorire gli incontri e la discussione tra coloro che vi si dedicano in
maniera particolare’ declinandole come segue:
1. Promuovere e sostenere la qualificazione e l’internazionalizzazione della
ricerca: ciò comporta la necessità di un confronto sempre più stringente non
solo a livello regionale e nazionale, ma anche e soprattutto internazionale. I
vantaggi di un confronto internazionale sono evidenti a tutti. La valutazione
della ricerca da parte di enti o ricercatori di elevato profilo scientifico
riconosciuto a livello internazionale ed indipendenti non può che sollecitare
una maggiore attenzione agli obiettivi della ricerca e alle tecniche sperimentali
applicate. Inoltre, la necessità sempre più pressante di accedere a fondi per le
ricerche, essendo venuti meno quelli istituzionalmente assegnati (quota 40%,
quota 60%, CNR), impone l’acquisizione di una crescente visibilità presso
organismi di ricerca soprattutto stranieri, che può essere ottenuta pubblicando
su riviste del settore indicizzate nei principali database internazionali (ISI o
SCOPUS).
2. Innalzare il livello della qualità della didattica: l’innalzamento della qualità
della didattica è utile per attrarre studenti, italiani e stranieri. Si presuppone
che il ricercatore che sceglie la carriera di professore dovrà essere capace di
insegnare non solo contenuti relativi al proprio ambito di ricerca, a volte
estremamente specialistico, ma anche argomenti di carattere generale del
5 settore scientifico-disciplinare. Dovrà essere, inoltre, capace di stabilire un
rapporto di fiducia e costruttivo con la “classe”, nell’ottica di stabilire un
rapporto di reciproca stima che sta alla base di un proficuo apprendimento.
Occorre inoltre considerare la capacità di svolgere corsi in lingua straniera,
nell’ottica di:
•
•
•
richiamare studenti universitari e dottorandi di ricerca dall’estero;
tenere corsi in Atenei stranieri di prestigio;
accedere sempre più a fondi europei ed internazionali destinati alla
didattica.
3. Promuovere la divulgazione dei risultati della ricerca al mondo operativo
(decisori politici, amministratori, imprese) al fine di portare un contributo alla
crescita del settore agricolo e dare le risposte che gli agricoltori e la società
civile si aspettano in termini di qualità dei prodotti e sostenibilità dei processi
produttivi. La divulgazione dei risultati è quindi un elemento non secondario
dell’attività di un ricercatore nel campo dell’agronomia che va perseguita con pubblicazioni su riviste divulgative, rassegne, testi, convegni, field-days,
sviluppo di strumenti informatici come sistemi di supporto alle decisioni,
costituzione di spin-off, etc.
Parametri guida
Sulla base di quanto esposto i parametri guida, al fine della valutazione dei
candidati, dovrebbero dunque essere:
1.
2.
3.
4.
5.
Pubblicazioni scientifiche,
Attività didattica,
Capacità di attrarre fondi di ricerca,
Visibilità in ambito scientifico,
Rapporti con i portatori di interesse (stakeholder).
Ai punti sopracitati si affianca un altro parametro qualificante: partecipazione al
governo delle istituzioni nella gestione, nel caso delle Università, della Facoltà o future
Scuole, dei Dipartimenti, delle Scuole di Dottorato, degli organi di gestione
dell’Ateneo, a commissioni, ad attività organizzative (es. field days, workshop).
Possiamo pertanto aggiungere:
6. Attività di servizio istituzionale in ambito pubblico.
Per ciascuno dei parametri esposti il documento definisce e discute nei paragrafi
successivi i principali indicatori che ne caratterizzano il profilo.
6 1. Pubblicazioni scientifiche
Il numero di pubblicazioni scientifiche è considerato l’indicatore più importante
per valutare l’attività di ricerca di un candidato. Se consideriamo i prodotti scientifici
che propone il MIUR nel sito universitario2 troviamo un elenco composto da 17 voci.
In questo elenco sono inclusi prodotti che potrebbero non essere considerati
strettamente pubblicazioni scientifiche, ma che possono essere inclusi negli altri gruppi
di parametri che verranno discussi in seguito.
In questa tematica si fa riferimento sostanzialmente alle categorie 1, 3, 4, 8 e 9 del
citato elenco, escludendo quelle che non rispondano a rigorosi requisiti di peer
reviewing indipendente.
Per la loro valutazione viene sempre più spesso sollecitato l’uso di indici
bibliometrici internazionalmente riconosciuti quali l’Impact Factor, il Citation index
per i singoli lavori, l’H index di Hirsch, l’H index normalizzato per il candidato, etc. La
sollecitazione all’uso dei suddetti indici nasce dall’esigenza di fornire ai valutatori
mezzi per ridurre errori grossolani o, peggio, eccessiva discrezionalità. Questi indici
bibliometrici vengono sempre più utilizzati per effettuare confronti a livello nazionale o
internazionale tra strutture o gruppi di ricerca al fine di stabilire graduatorie, assegnare
fondi o assegnare premi. Va rilevato, tuttavia, che diverse fonti ritengono che la
valutazione attraverso l’uso esclusivo dei suddetti indici possa portare a risultati
ingannevoli, fra l’altro, per i seguenti motivi:
1. la difficile confrontabilità dei valori di questi indici fra riviste scientifiche di
settori diversi;
2. la possibile difficoltà di reperire valori confrontabili tra motori di ricerca
diversi;
3. lacune di trasparenza e riproducibilità di questi indici rilevati via WEB;
4. l’eccessivo peso dato alla valutazione quantitativa della qualità delle riviste
su cui sono stati pubblicati gli articoli, indipendentemente dal loro contenuto
in relazione alle specificità del settore concorsuale o SSD.
Va segnalata, inoltre, la quasi totale assenza nei database internazionali ISI e SCOPUS
di riviste di tipo divulgativo o atti di congressi sottoposti a peer reviewing indipendente.
Questo potrebbe indurre il valutatore ad escludere a priori queste attività.
2
1. Volumi di ricerca originale, in collane di rilevanza nazionale o internazionale (di cui si e' l'autore o il coautore) 2. Volumi didattici di alta divulgazione (di cui si è l'autore o il coautore)
3. Articoli su riviste ISI
4. Articoli su riviste con comitato scientifico, comitato di redazione e processo di selezione (la tipologia 4 e' utilizzabile solo per le riviste non
presenti nella classificazione ISI)
5 . Articoli su altre riviste scientifiche
6. Note e recensioni pubblicate su riviste scientifiche; traduzione di testi già editi nella lingua della versione
7. Cura di volumi scientifici collettanei o di atti di Congressi
8. Articoli per esteso su volumi o atti di manifestazioni internazionali (congressi, convegni, seminari, workshop) di istituzioni scientifiche
internazionali
9. Articoli per esteso su volumi o atti di manifestazioni nazionali (congressi, convegni, seminari, workshop) di istituzioni scientifiche nazionali
10. Abstract di comunicazioni o poster presentati a Congressi internazionali
11. Abstract di comunicazioni o poster presentati a Congressi Cura di volumi scientifici collettanei o di atti di Congressi nazionali
12. Carte tematiche, con monografie, pubblicate su riviste
13. Carte tematiche pubblicate
14. Brevetti
15. Voci enciclopedie, dizionari, etc.; traduzione di testi inediti nella lingua della versione
16. Prodotti multimediali a contenuto scientifico
17. Altri documenti: rapporti di ricerca, preprint, rapporti di lavoro in corso
(estratto da CRUI – Commissione Biblioteche, Gruppo Open Access, l’open access e la valutazione dei prodotti della ricerca scientifica,
Raccomandazioni, Roma, aprile 2009.
Un ulteriore documento di riferimento sul tema è quello adottato da UniBO: https://anagrafericerca.unibo.it/php4/prodotti/prodotti.php)
7 Un’altra considerazione riguarda il fatto che le riviste scientifiche a disposizione
di un ricercatore sono molte e che la scelta della collocazione editoriale può dipendere
oltre che dal peso scientifico della rivista anche da altri obiettivi:
• diffondere i risultati al mondo scientifico a livello internazionale o nazionale;
• divulgare dei risultati al mondo operativo;
• didattica e formazione.
Pertanto considerando la semplice “collocazione editoriale” si ridurrebbe la
valutazione della produttività ad una mera operazione aritmetica. Al contrario, il
processo di valutazione dovrebbe permettere al valutatore di valorizzare le peculiarità
del settore di ricerca che sta esaminando.
Una prima verifica deve riguardare l’attinenza dei contenuti della
pubblicazione al settore scientifico disciplinare per il quale il soggetto è sottoposto a
valutazione. L’approccio interdisciplinare3, da molti auspicato al fine di valorizzare e
qualificare la ricerca agronomica, comporta molto spesso la pubblicazione su riviste
differenti da quelle più specifiche del settore agronomico e spesso a più elevato IF.
Questo pone il problema della valutazione del contributo e della rilevanza per il settore
di riferimento dell’attività di ricerca e quindi delle pubblicazioni cosiddette di
“confine”. Sembra opportuno, infatti, fornire alcune indicazioni poiché queste avranno
una ripercussione sulle scelte scientifiche ed editoriali dei gruppi di ricerca e quindi
sullo sviluppo futuro della ricerca ‘agronomica’ a livello nazionale.
L’interdisciplinarietà si va sempre più diffondendo e ciò favorirà questa categoria
di pubblicazioni, da taluni viste come una ricchezza e necessarie per innovare le
discipline agronomiche e da altri come estranee alle finalità delle stesse. Gli stessi bandi
dei progetti internazionali spingono a formare gruppi interdisciplinari per affrontare le
sempre più complesse problematiche agronomiche e ambientali. In queste ricerche ogni
ricercatore dà il suo contributo, più o meno incisivo, ma comunque sempre importante
ai fini del risultato finale. In questi casi solo un’analisi approfondita del lavoro potrà
fornire le indicazioni necessarie per una corretta valutazione dell’aderenza del lavoro al
settore. Conseguenza della interdisciplinarietà è poi la presenza di numerosi autori sulla
stessa pubblicazione, motivo ulteriore per condurre una attenta lettura e valutazione.
Della numerosità degli autori va tenuto conto, così come della posizione del nome
dell’autore in valutazione4. L’attuale sistema di classificazione dei saperi impone la definizione di una
pertinenza “agronomica” alle pubblicazioni scientifiche dei candidati alle valutazioni
3
La scelta “a monte” del legislatore di classificare i saperi scientifici in “settori scientifico disciplinari” e “settori concorsuali”,
impone la definizione di confini netti tra settori ai fini delle valutazioni. Ciò ostacola di fatto lo sviluppo di sinergie interdisciplinari,
che sono state in genere poco premianti quando non strumentalizzate a sfavore del candidato, per il fatto che sono caratterizzate da
una tensione tra livello di approfondimento delle singole discipline, potenziali ricadute applicative e contributo effettivo
all’avanzamento della conoscenza scientifica. Quanto segue è inevitabilmente condizionato da questa scelta, pur se non accettato da
tutti in termini assoluti, per il valore della conoscenza scientifica maturata a prescindere dall’appartenenza o meno ad un
determinato settore.
4
Sul tema dell’ordine dei nomi degli autori esiste un dibattito ancora aperto e per certi versi controverso, in quanto esiste un’ampia
casistica di interpretazioni differenti in diversi ambiti scientifici. Per approfondimenti si veda ad esempio:
http://www.plosbiology.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pbio.0050018
L’ANVUR ha espresso un parere in merito (http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/Documento%2002_11.pdf) confermando la
difficoltà ad individuare regole comuni ai diversi ambiti disciplinari. In ambito SIA, la posizione del nome non è considerata
rilevante in genere ai fini delle valutazioni. In passato era frequente riportare la specifica del ruolo di ciascun autore in nota a
ciascuna pubblicazione. Tuttavia, poiché all’estero invece la posizione del nome è rilevante anche in ambito agronomico, è utile una
riflessione in merito in modo da definire linee guida che riducano al minimo interpretazioni divergenti in fase di valutazione.
8 comparative. Le sovrapposizioni e le interazioni tra discipline possono essere numerose
ed articolate e la ratio della distinzione tra settori non è sempre funzionale al progresso
delle scienze. Nel caso del settore ‘agronomia e coltivazioni erbacee’ bisognerà
privilegiare ricerche sistemiche che affrontino la complessità del sistema agricolo e che
si basino su risultati ottenuti con sperimentazioni pluriennali in campo, anche integrate
con strumenti modellistici. È indubbio che le ricerche condotte esclusivamente in
laboratorio o in ambiente confinato possano essere realizzate in tempi più rapidi e
soprattutto, se su tematiche confinanti con chimica, biologia molecolare, genetica e
biotecnologie possono essere proposte su riviste a più alto IF rispetto alle ricerche che si
basano su attività sperimentali che permettano di tenere conto delle dinamiche a scala di
campo o di agroecosistema.
Al fine di considerare pertinente una pubblicazione in ambito agronomico,
dovrebbe essere quindi presente una attività sperimentale o speculativa che dimostri la
capacità di interpretazione dei processi che regolano l’agroecosistema5. Ciò avviene
tipicamente attraverso attività sperimentali che prevedono il confronto tra fattori e
trattamenti riconducibili ad una sperimentazione agraria pluriennale in campo, ma non
esclude l’impiego di altre metodologie ed approcci purché siano coerenti con i contenuti
della declaratoria del SSD o del Settore Concorsuale 07/B1, Importanza va data anche
alle ‘review’ che sistematizzano il sapere su determinati argomenti favorendo
l’aggiornamento a tutti i componenti la società scientifica.
A parità di condizioni una discriminante può essere la collocazione editoriale
delle riviste specifiche del settore agronomico (es. per il settore agronomico: Agronomy
Journal, European Journal of Agronomy, Advances in Agronomy, Field Crops
Research, etc.) la cui elencazione ed aggiornamento potrebbe avvenire a cura delle
Società Scientifiche. In questo ambito le riviste nazionali curate dalle Società
Scientifiche (es. Italian Journal of Agronomy, Italus Hortus Review) dovrebbero essere
considerate solo ove rispondano a rigorosi requisiti di peer reviewing.
È inevitabile e auspicabile che l’agronomo sviluppi ricerche che interessano anche altri
campi disciplinari: dall’agronomia sono gemmate ultimamente numerose discipline, ad
es. l’agrometeorologia, l’agroclimatologia, il fitorimedio, la malerbologia, creando un
grande alone di sovrapposizione con altre discipline: per esempio lo studio dell’impatto
ambientale degli erbicidi in funzione delle lavorazione del terreno rende la ricerca del
tutto proponibile su riviste ISI del settore Environment o Microbiology se lo studio è
finalizzato a valutare la degradazione degli stessi. Le ricerche dell’agrometeorologo
5
A titolo di esempio si riportano alcuni casi specifici:
o
o
o
la determinazione della qualità dei foraggi che derivano da una sperimentazione in campo in cui si studiano differenti
tecniche di coltivazione in uno o più ambienti rientra nelle attività proprie dell’agronomo; al contrario, la determinazione
della qualità di foraggi di varia provenienza ai fini della formulazione di mangimi è un’attività prossima delle Produzioni
animali.
la valutazione del contenuto di licopene nel pomodoro in funzione di genotipi, di tecniche colturali, condizioni
pedoclimatiche diversificate è riconducibile all’attività agronomica; per contro, la messa a punto di una metodica
all’HPLC per l’analisi del licopene o la valutazione di prodotti provenienti dal mercato è più vicina al settore delle
tecnologie alimentari.
Lo sviluppo e l’applicazione di un modello matematico di somme termiche o di simulazione della crescita di una coltura
validato e calibrato su dati raccolti in campo in sperimentazioni poliennali è più vicina all’attività dell’agronomo; lo
sviluppo di un modello matematico per la stima della radiazione solare o per la generazione di dati climatici, senza una
discussione sui campi e sui limiti di applicazione e le implicazioni agronomiche, è più vicina alle attività dell’informatico
o del meteorologo che non dell’agronomo.
9 sugli effetti del global change sulle colture agrarie possono benissimo essere proposte
su riviste del settore ISI Conservation Biology, etc. È da sottolineare comunque il
sempre maggiore successo delle riviste del settore ISI “Multidisciplinary” (es.
Agriculture, Ecosystems and Environment; Journal of Agriculture and Food Chemistry,
etc.). Su queste riviste si creano le condizioni per un confronto positivo tra approcci,
posizioni e modelli mentali differenti che non può che far crescere il settore
agronomico. Occorre, tuttavia, evitare che si generi nel tempo una “competizione” tra
tipologie di attività di ricerca basata esclusivamente sulla numerosità della comunità
scientifica cui si rivolgono i prodotti editoriali (misurata dall’IF) che penalizzi le
tematiche e gli approcci peculiari della ricerca agronomica.
In definitiva, la valutazione dell’aderenza della pubblicazione al SSD rappresenta
un momento cruciale e richiede una analisi approfondita da parte della commissione.
Il valutatore dovrebbe, ad esempio, prendere in considerazione i seguenti
parametri:
- attività di ricerca monodisciplinare:
o originalità della ricerca
o tipologia di sperimentazione (in campo, compreso l’ambiente
protetto, o in ambiente controllato/laboratorio);
o durata della sperimentazione;
o approccio sperimentale e metodologie di analisi dei risultati
adottate rispetto agli obiettivi;
o numero di variabili oggetto di misura e informazioni ricavate dalla
sperimentazione.
- attività di ricerca interdisciplinare:
o contributo alla progettazione e realizzazione delle attività e alla
interpretazione congiunta dei risultati;
o implicazioni in ambito agronomico (aspetti metodologici o relativi
ai risultati conseguiti).
o review e lavori di sintesi (es. capitoli di libro).
Più in generale, occorre valutare la capacità dimostrata dal candidato di
interpretare i risultati della ricerca nel contesto della ricerca nazionale e internazionale e
la rilevanza della sua produzione scientifica per il progresso delle conoscenze
scientifiche in campo agronomico.
In ogni caso si sottolinea che la ricerca agronomica si basa prevalentemente,
anche se non esclusivamente, su sperimentazioni “in campo” che hanno per oggetto
l’agroecosistema, a cui il progresso tecnologico, delle idee e delle conoscenze offre
continuamente nuovi e ulteriori strumenti di indagine inclusa l’integrazione con quelli
più tradizionalmente associati alle discipline delle scienze sociali ed economiche.
Pertanto, la comunità scientifica agronomica dovrebbe valorizzare in modo particolare
le ricerche sperimentali in campo (compreso l’ambiente protetto) e in particolare quelle
che fanno uso di innovativi strumenti tecnici e analitici di indagine e che quindi possano
contribuire in maniera significativa all’avanzamento delle conoscenze scientifiche in
agronomia, inclusa la fase di supporto tecnico-scientifico all’attuazione e alla
valutazione delle politiche di sviluppo rurale.
10 Alcuni di questi parametri (validità dell’approccio sperimentale, corretta
discussione dei risultati) sono in genere oggetto di valutazione da parte dei referee
anonimi delle riviste peer review, o imposti specificamente da talune riviste (es. n. di
anni di sperimentazione), ma tale valutazione può aiutare nel caso di comparazione tra
candidati della medesima levatura scientifica e deve essere effettuata anche (e
soprattutto) in relazione alle specificità del settore scientifico-disciplinare di
appartenenza.
2)
Attività didattica
Questo punto assume maggiore importanza in ambito universitario, ma potrebbe
avere una certa rilevanza anche per gli Enti Pubblici di Ricerca. Nel quadro normativo
precedente, la capacità didattica veniva valutata attraverso la classica ‘lezione’ frontale;
la legislazione vigente non prevede, per contro, alcuna prova orale. Su questo punto la
legge 240/2010 non fornisce dettagli né con riferimento all’abilitazione nazionale, dove
è prevista l’attribuzione di un motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei
titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del contributo
individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte,…” (art. 16 comma 3a), né con
riferimento alla chiamata, la cui valutazione è affidata al Dipartimento che effettua la
chiamata stessa. L’attività didattica è stata recentemente citata dalla normativa con
specifico riferimento alle chiamate di professore associato dei ricercatori a tempo
determinato in possesso dell’abilitazione nazionale6. Si coglie, anche in questo caso, la
volontà del legislatore di ridurre gli spazi di giudizio anche per le commissioni
nominate dalle singole Università per le procedure di chiamata. Rispetto a quanto
previsto dal legislatore per questa specifica tipologia di chiamata, che si presume possa
essere applicabile in larga misura anche per altre tipologie, occorrerebbe considerare tra
l’attività didattica anche quella di livello universitario esercitata al di fuori dell’ambito
accademico ma accreditabili in corsi di studio o di dottorato di ricerca, come quella dei
corsi di formazione organizzati dalle società scientifiche. Inoltre, l’esperienza didattica
eventualmente acquisita dal candidato nella scuola media superiore dovrebbe essere
opportunamente valutata.
Il tutorato di tesi di dottorato e di laurea magistrale viene anche considerato un
indice di qualità della didattica e di interesse suscitato dal docente, in rapporto alla
capacità di attrarre studenti e ai risultati scientifici da essi conseguiti attribuibili al
periodo formativo. Tra questi vanno considerati principalmente quelli riferibili al settore
SSD specifico della chiamata.
L’attività didattica può essere valutata anche attraverso l’analisi del materiale
didattico per gli studenti, la cui stesura rientra nei compiti propri di un docente, purché
effettivamente pubblicati. Fra questi rientrano i libri di testo7.
6
http://attiministeriali.miur.it/anno-2011/agosto/dm-04082011-%284%29.aspx
Il rischio è che un libro di testo, se considerato nell’ambito delle pubblicazioni, non venga assolutamente valutato perché non
‘referato’ e senza IF. Questo può comportare l’abbandono da parte dei docenti di questa attività con grave nocumento per gli
studenti. Assegnandogli l’opportuno valore quale attività didattica il candidato può considerare di dedicarsi a questo esercizio con la
consapevolezza che non farà un lavoro inutile a fini concorsuali. È indubbio che anche il contenuto del testo, a volte già conosciuto
dai commissari, dovrà essere sarà oggetto di valutazione.
7
11 La legge 240/2010 rafforza il peso del nucleo di valutazione negli Atenei con
particolare riferimento alla valutazione dell’attività didattica dei docenti da parte degli
studenti. Questo indice solleva tuttavia alcune perplessità in ordine a:
• differenze di valutazione tra Atenei;
• differenze di valutazioni fra studenti dei primi anni rispetto agli anni successivi;
• validità statistica di un numero di schede valutative inferiore a determinate
soglie determinato dal basso numero di studenti che seguono il corso.
Queste perplessità potrebbero essere superate in presenza di una certificazione del
metodo di valutazione, allo stato attuale ancora assente. A questo proposito la legge 240
all’art. 5 comma 3 b e seguenti impone l’introduzione di un sistema di valutazione
periodica basato su criteri e indicatori stabiliti ex ante, da parte dell’ANVUR,
dell’efficienza e dei risultati conseguiti nell’ambito della didattica, criteri e indicatori
che potrebbero in futuro costituire una base per impostare una valutazione della qualità
della didattica.
3) Capacità di attrarre fondi di ricerca
La sempre minore disponibilità di fondi per la ricerca e la riduzione di quelli
tradizionalmente attribuiti agli enti di ricerca [es. PRA (ex 60%), PRIN (ex 40%) e
CNR per l’Università] impone la necessità di reperire finanziamenti attraverso la
partecipazione a bandi pubblici o la stipula di convenzioni con organismi privati. Questa
attività, inevitabilmente, comporterà un onere sempre crescente al quale il ricercatore
non potrà sottrarsi.
Nel valutare questa attività si potrà prendere in considerazione:
• la capacità di acquisire fondi per la ricerca in modo competitivo, attraverso un
processo di valutazione anonimo peer reviewed (tipo PRIN, FIRB o UE FP)
piuttosto che da assegnazioni ‘dirette’;
• la capacità di acquisire fondi anche non di ricerca (es. progetti di cooperazione e
sviluppo, progetti interreg, consulenze rivolte ad enti pubblici o privati, etc.)
attraverso un processo di valutazione rigoroso e anonimo, purché finalizzati ad
attività che permettano approfondimenti di tipo scientifico o quantomeno
l’applicazione di risultati della ricerca in una maniera tale da poter sviluppare
pubblicazioni scientifiche;
• la provenienza dei fondi con riferimento alla autorevolezza del processo di
revisione del progetto da parte dell’ente finanziatore, assegnando un peso
decrescente dalla scala internazionale, nazionale, regionale, provinciale, etc.;
• la qualità del servizio offerto nell’ambito di prestazioni c/terzi (diversa una
analisi routinaria da una analisi che richieda attività di monitoraggio continuo);
• il grado di responsabilità, con importanza decrescente, da coordinatore del
progetto, a responsabile di unità operativa, a semplice partecipante;
• l’entità del finanziamento riferendosi a opportuni indici quali il finanziamento
medio annuo.
4) Visibilità in ambito scientifico
L’attività scientifica e didattica del candidato costituisce la base anche per la
valutazione della sua visibilità in ambito scientifico. Indicatori ulteriori del grado di
apprezzamento di un ricercatore da parte della comunità nazionale e internazionale sono
12 rappresentati dalla partecipazione ad attività proprie del mondo della ricerca elencate,
secondo un possibile ordine di importanza, come segue:
• Riviste internazionali (Editor, Guest Editor, Editorial Board, Reviewer);
• Convegni internazionali (Organizzazione, Relatore a invito, Chairman);
• Premi e riconoscimenti internazionali per attività di ricerca;
• Riviste nazionali (Editor, Guest Editor, Editorial Board, Revisore);
• Convegni nazionali (Organizzazione, Relatore a invito, Chairman);
• Rappresentante Italiano in organismi o comitati internazionali;
• Premi e riconoscimenti nazionali per attività di ricerca ;
• Cariche elettive di associazioni scientifiche;
• Membro di Panel per la valutazione di Enti o di progetti di ricerca finanziati
dalla UE, da Fondazioni, da Atenei, etc.
5) Rapporti con i portatori di interesse (stakeholder)
La politica nazionale ed europea destina sempre meno fondi diretti ai centri di
ricerca cercando di stimolare la collaborazione fra mondo della ricerca e il mondo delle
imprese. Molti atenei hanno istituito, a questo proposito, un ufficio ‘Ricerca scientifica
e trasferimento tecnologico’. È opportuno ricordare inoltre che, in materia di aiuti di
stato, senza effetti distorsivi della concorrenza nell‘Unione Europea, le imprese possono
ricevere finanziamenti sotto forma di aiuto alla ricerca e alla formazione anche in
connessione con Enti di ricerca. In questa ottica i ricercatori sono sollecitati a sviluppare
attività di vario tipo che conferiscano “visibilità” anche a livello locale e regionale e che
vanno quindi considerate utilizzando:
• titolarità di brevetti;
• sviluppo di spin-off;
• rapporti con gli enti territoriali (enti pubblici, assistenza tecnica, comunità,
rapporti c/terzi e valutazione delle politiche), escludendo le attività di natura
privata/ libero professionale;
• organizzazione di seminari, giornate di studio, giornate divulgative;
• organizzazione di corsi di aggiornamento professionale per tecnici e divulgatori,
anche in modalità e-learning;
• materiale divulgativo effettivamente pubblicato;
• rapporti con le imprese (agricole, industriali, etc.);
• realizzazione di progetti di ricerca in partnership con stakeholder:
o progetti di valutazione ex ante o ex post di politiche in partnership con
Enti regionali;
o progetti di ricerca svolti in partnership con organizzazioni di produttori,
ONG, etc.;
o sperimentazioni condotte in aziende private;
• realizzazione di progetti che implichino l’applicazione di ricerca (es. progetti di
cooperazione e sviluppo).
6) Attività di servizio istituzionale in ambito pubblico
Nell’ambito di ciascun Ente i docenti e i ricercatori possono essere chiamati ad
assumere incarichi istituzionali al fine di organizzare e gestire l’attività didattica e/o
13 di ricerca. Questi incarichi, spesso onerosi, impongono un coinvolgimento tale da
allontanare il docente/ricercatore dalle proprie attività di didattica e di ricerca.
Appare opportuno, pertanto, valorizzare questi incarichi tenendo conto del contesto
internazionale o nazionale e della tipologia di carica ricoperta.
Tuttavia questi ruoli sono generalmente svolti dalla fascia dei professori/dirigenti,
mentre non assumono particolare rilevanza per i concorsi da ricercatore.
‘Peso’ da attribuire ai differenti parametri
Gli estensori del documento hanno discusso a lungo sull’opportunità o meno di inserire
una griglia di valutazione “quantitativa” attraverso l’attribuzione di pesi ai diversi
gruppi di variabili di valutazione sopra descritti. Nel contesto universitario, la normativa
in vigore definisce, per la fase di valutazione nazionale, soglie quantitative basate
prevalentemente su indici bibliometrici di produttività scientifica, che definiscono
requisiti minimi di accesso al concorso. Questa fase di valutazione impone comunque
un giudizio della commissione sulla attinenza dei titoli presentati rispetto alle
declaratorie di settore concorsuale e SSD, di cui si è già discusso sopra. L’ulteriore
passaggio della valutazione da parte dei singoli atenei è più legata a specifiche esigenze
locali che non a parametri di valutazione comparativa, ai quali gli atenei non sembrano
dover rispondere.
Tuttavia, si dovrebbe intendere che, con le dovute differenze tra i ruoli, la preferenza
vada assegnata in ogni caso ai curricula che contengono, sia pur con pesi diversi, la
maggior parte, se non tutte, le tipologie descritte.
Possibile contributo della Società Italiana di Agronomia
Sulla base di quanto sopra detto si potrebbe ipotizzare che la Società Italiana di
Agronomia, considerati i nuovi criteri posti dalla legge 240/2010 che mette al centro la
valutazione meritocratica della ricerca, si faccia parte attiva fornendo alla comunità
scientifica e quindi alle commissioni di valutazione una serie di dati utili alla
formulazione di valutazioni quanto più trasparenti e condivise. Compito della Società è
infatti anche quello di mantenere elevato il livello della ricerca e della didattica e quindi
intervenire ove possibile. In particolare la Società potrebbe:
• contribuire a creare una anagrafe informatizzata della ricerca aperta a tutti i soci
(considerando opportunamente gli adempimenti imposti dalla legge per la
privacy), ove ciascun componente fornisca i dati secondo uno schema stabilito e
condiviso. È auspicabile che l’anagrafe della ricerca sia costituita a livello
nazionale, in modo da poter essere aggiornata online dai singoli ricercatori e
certificabile;
• stilare un elenco delle principali riviste riconducibili all’attività di ricerca dei
settori scientifico disciplinari di interesse del nostro SSD8 che verranno
considerate ‘di riferimento’ ma non esclusive;
• individuare le riviste non ISI attinenti al SSD di interesse che possono essere
considerate ai fini delle valutazioni comparative. Al riguardo è stato redatto un
8
Le riviste nelle quali pubblica il ricercatore del nostro SSD possono essere le più varie, ma complessivamente si ritiene che
debbano distribuirsi secondo una curva gaussiana dove nella ‘norma’ siano riviste dell’ambito agronomico (o ortofloricolo) ed agli
estremi si collochino quelle riviste di ‘confine’ citate. L’elenco delle riviste può aiutare ad individuare quelle nella norma.
14 primo elenco qui allegato che illustra la distribuzione di frequenza tra riviste non
ISI degli articoli dei soci SIA che hanno contribuito alla rilevazione. Compaiono
anche alcune riviste che attualmente sono ISI ma che al momento in cui i soci
hanno pubblicato non lo erano. L’elenco potrà essere periodicamente aggiornato
dalla Assemblea della SIA su proposta degli stessi soci.
15 Allegato 1: Distribuzione di frequenza delle sole riviste non ISI su sui hanno pubblicato nell’intera carriera i 97 soci SIA (54% dei docenti universitari AGR02) che hanno collaborato alla rilevazione condotta dal Consiglio Direttivo in marzo‐aprile 20119 Rivista n. lavori
RIVISTA DI AGRONOMIA ITALIAN JOURNAL OF AGRONOMY ACTA HORTICULTURAE AGRICOLTURA MEDITERRANEA IRRIGAZIONE E DRENAGGIO ITALUS HORTUS HELIA OPTIONS MEDITERRANEES ITALIAN JOURNAL OF AGROMETEOROLOGY TROPICAL AGRICULTURE RIVISTA ITALIANA DI AGROMETEOROLOGIA TECNICA AGRICOLA AGROCHIMICA ADVANCES IN HORTICULTURAL SCIENCE AGROINDUSTRIA L'AGRICOLTURA ITALIANA FRAGMENTA AGRONOMICA RIVISTA DI ORTOFLOROFRUTTICOLTURA BOLLETTINO DELLA SOCIETA' ITALIANA DI SCIENZA DEL SUOLO SEMENTI ELETTE AGRONOMIE CEREAL RESEARCH COMMUNICATIONS JOURNAL OF GENETICS AND BREEDING MAYDICA RIVISTA DI INGEGNERIA AGRARIA SCIENTIA HORTICULTURE ZOOTECNICA E UTRIZIONE ANIMALE CONTRIBUTION TO TOBACCO RESEARCH INGEGNERIA AMBIENTALE AGRIREGIONIEUROPA FOURRAGES HERBA INFORMATORE BOTANICO ITALIANO INTERNATIONAL J AGRIC SUSTAINABILITY IRRIGATION AND DRAINAGE SYSTEMS OLEAGINEUX, CORPS GRAS, LIPIDES PASTOS 578
264
171
91
69
61
34
20
19
19
18
18
15
10
9
8
7
7
6
6
4
4
4
4
4
4
4
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
9
Alcune delle riviste elencate sono attualmente indicizzate nel dbase ISI ma non lo erano nel periodo in
cui sono stati pubblicati i lavori.
16 Rivista n. lavori
ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZE DETTA DEI XL. MEMORIE DI SCIENZE FISICHE E NATURALI ACTA BOTANICA GALLICA ADVANCES IN PLANT PHYSIOLOGY AGRIBUSINESS, PAESAGGIO E AMBIENTE AGRICULTURAL SEGMENT AGRONOMY FOR SUSTAINABLE DEVELOPMENT AMARANTH NEWSLETTER AMERICAN JOURNAL OF ENVIRONMENTAL SCIENCE AMERICAN‐EURASIAN JOURNAL OF AGRICULTURAL & ENVIRONMENTAL SCIENCES ANNALI DI BOTANICA ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO CAHIERS AGRICULTURE CALIFORNIA AGRICULTURE EMIRATE JOURNAL FOOD AGRICOLTURE EUROSOYA FABIS NEWSLETTER FITOSOCIOLOGIA GIORNALE BOTANICO ITALIANO HORTTECHNOLOGY ICID BULLETTIN INTERNATIONAL TURFGRASS SOCIETY RESEARCH JOURNAL ITALIAN JOURNAL REMOTE SENSING JOURNAL APPLIED GENETICS JOURNAL OF AGRICULTURAL ENGINEERING JOURNAL OF AGRICULTURE AND ENVIRONMENT FOR SUSTAINABLE DEVELOPMENT JOURNAL OF APPLIED HORTICULTURE JOURNAL OF HERBS, SPICEA & MEDICINAL PLANTS LOW CARBON ECONOMY MACROPHYTE NEWSLETTER MEDIT PADDY WATER ENVIRON PETRIA POTATO RESEARCH RECENT RESEARCH DEVELOPMENTS IN AGRICULTURAL AND FOOD CHEMISTRY REDIA REMOTE SENSING REVIEW RESEARCH DEVELOPMENT IN PLANT BIOLOGY REVUE INTERNATIONALE DE GEOMATIQUE WORLD REVIEW OF ANIMAL PRODUCTION Totale lavori non ISI 17 1
1
1
1
1
1
1
1
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