Personale di Manrico Baldo al Miroir de la Musique, sabato 27

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Personale di Manrico Baldo al Miroir de la Musique, sabato 27
Personale di Manrico Baldo al Miroir de la Musique, sabato 27 settembre 2008
È la rinascita il filo conduttore di questa nuova personale di Manrico Baldo, una rinascita profonda,
segnata da pesanti cicatrici nel fisico e nella mente, ma che ormai appartengono al passato.
Non vorrei soffermarmi troppo a parlare di opere che sono già state presentate in altre occasioni, su
temi cari all’artista, e che vengono esposti qui, al Miroir, tracciando un ideale percorso evocativo,
trovando la loro collocazione in sale diverse: i temi dell’acqua e dell’aria, che Baldo esprime nelle
tele intitolate Fondale, Marea, La Grande Onda; Sollevato, Impatto, Butterfly, La Mia Luce, Sole Vento. O il tema dei folletti, che in modo divertente e simpatico si baciano e si rincorrono nel prato.
Preferirei invece tracciare insieme a voi un altro itinerario, che si incentra proprio sul tema della
rinascita, del nuovo inizio. Baldo presenta Zero Mentale: quando ha iniziato la sua carriere artistica,
Zero Mentale esprimeva un concetto di annullamento, di far piazza pulita di tutto e cominciare a
percorrere una nuova strada. Chi conosce l’artista, sa le difficoltà che ha attraversato, e sa anche
come le abbia superate. È difficile parlare delle opere di un artista senza toccare, seppur di sfuggita,
il suo vissuto personale; e nel caso di Baldo questo vissuto ha inciso in maniera forte sulla sua
produzione.
Chi non conosce l’artista e vede per la prima volta i suoi quadri, può pensare a una persona allegra e
spensierata, che tratteggia nello spazio bianco della tela rose e folletti, quasi a inseguire un sogno
infantile. Ma non è così: c’è, è vero, una certa dose di ironia e di leggerezza nei suoi lavori, ma il
processo di elaborazione che porta a galla il risultato artistico è sempre un percorso complesso e
articolato, a volte doloroso, comunque sofferto. Zero mentale dunque è oggi un concetto diverso da
quello elaborato agli inizi, costituisce un arricchimento, una cospicua eredità che sta trasformando
la vita e le opere di Manrico Baldo.
Torniamo ai lavori dell’artista. Baldo riesce a far emergere dalla materia linee e segni puliti, lucidi,
solo in apparenza semplici. In realtà il procedimento è alquanto lungo e articolato, e investe diverse
fasi. L’artista predilige i pannelli in legno medio density di 1 metro x 1 metro, i colori acrilici, ma
sono soprattutto le finiture e le laccature, ottenute con sintetico trasparente lucido, che fanno la
differenza. Una tecnica abile, appresa negli anni e affinata nel tempo, che porta oggi a un bellissimo
risultato: 5 rose.
Mi soffermo in particolare su quest’opera per vari motivi: intanto perché è uno dei suoi ultimi
lavori, insieme a Ri–nascita, e poi perché la particolarità sta proprio nella tecnica, che le conferisce
un volume e un’intensità davvero preziosi. Colore e disegno si compongono in modo armonioso, e
dal pannello emergono queste rose intrecciate, che danno proprio la sensazione del velluto. A ben
guardare sembrano in rilievo, pare che vogliano emergere con prepotenza e uscire dalla tela, per
venire incontro a chi le guarda. Una morbidezza levigata, ma al tempo stesso forte e raffinata, un
sottile gioco fatto di nastri che si incastrano e si flettono, attorcigliandosi insieme fino a formare
pieghe sinuose dalle quali affiorano nuovi boccioli.
Di quest’opera lo stesso Baldo afferma di aver effettuato una rielaborazione percettiva del concetto
di rosa: partita da una sensazione inconscia, a poco a poco è subentrata un’interpretazione surreale
nella forma, ma reale nella percezione. Ciò significa che l’osservatore vede le rose, le percepisce
come tali attraverso il suo bagaglio percettivo cerebrale, riconosce un mazzo di rose rosse, posate in
un piano o sospese in uno spazio azzurro, omogeneo nella sua pienezza, da cui sembrano uscire in
un pulsante volume, pronte a essere toccate e godute nella loro pienezza volumetrica.
Un tema, quello delle rose, che ritorna anche in altre opere ROSA BIANCA (fondo rosso), ROSA
ROSSA, ROSA ROSA (fondo blu), RI-NASCITA. Ed è anche questa un’opera emblematica: Baldo
lavoro su un simbolo che appartiene al nostro immaginario collettivo, l’oggetto raffigurato è
immediatamente riconoscibile. È un simbolo importante, che si collega a un periodo della storia
italiana che ha segnato una svolta, l’ascesa economica e industriale, la ricostruzione dopo la
seconda guerra mondiale. Ma adesso? Adesso sono solo pezzi da rottamare, al massimo auto
d’epoca per pochi intenditori. Dall’accatastamento di vecchie auto, non più simbolo di uno status
sociale, nascono però, ancora una volta, rose, che salgono verso il cielo, riempiono, con i loro verdi
steli, gli anfratti vuoti delle carcasse, si espandono in ampiezza, volumetria e colore. Dal bianco
delle auto, bianco inteso come annullamento, sboccia il colore. Dal nulla nasce qualcosa di nuovo.
Nel passato troviamo le radici e l’humus fertile che ci permette di germogliare; in ciò che ci siamo
lasciati alle spalle, talora in modo pesante, riconosciamo le origini della nostra identità; ne
smussiamo allora gli angoli, tagliamo i rami morti e le spine che ci feriscono, per conservare e
coltivare, con il massimo della cura e della dolcezza, ciò che c’è di valido e sincero in noi.
Vittoria Nalin