IL PRIMO ZORRO ALLE GIORNATE DI PORDENONE E FRA I MUTI

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IL PRIMO ZORRO ALLE GIORNATE DI PORDENONE E FRA I MUTI
IL PRIMO ZORRO ALLE GIORNATE DI PORDENONE
E FRA I MUTI DEL XXI SECOLO UNA NOVITÀ DALL’IRAN
Comunicato stampa 4
Il programma di martedì 6 ottobre
Come spesso capita con i grandi successi, anche con quello di Zorro c’entra molto il caso.
Tutto nacque infatti con il desiderio di Douglas Fairbanks di dare una svolta alla sua
carriera, dopo il divorzio e il successivo matrimonio con Mary Pickford, che si temeva
potesse mettere in cattiva luce la coppia. Fu invece proprio durante il viaggio di nozze in
Europa che Fairbanks fu attratto da un romanzetto pulp e ne acquistò i diritti. Stanco dei
ruoli da commedia, l’attore voleva passare ad interpretare film d’azione e il suo sogno
era il D’Artagnan dei Tre moschettieri. Essendo il progetto molto dispendioso,
saggiamente Fairbanks ripiegò su Zorro, sempre eroico spadaccino ma con il teatro
d’azione alle porte di casa, la California alle porte di Hollywood. The Mark of Zorro (Il
segno di Zorro), con la sua perfetta miscela di avventura e umorismo si rivelò una
scommessa vincente oltre ogni aspettativa e decretò l’affermazione nell’immaginario
degli spettatori di tutto il mondo di un personaggio che diventa l’archetipo di tanti
supereroi a venire, con in testa Batman. Non a caso Bob Kane, l’inventore dell’uomo
pipistrello era da piccolo un cultore di Zorro e riconobbe che l’idea di farlo mascherato gli
venne proprio da Zorro. Fra tutti i film e le serie televisive nate sulla scia del primo
Zorro, l’originale del 1920 con la regia di Fred Niblo, il preferito di Rodolfo Valentino, e un
Douglas Faibanks al meglio delle sue doti anche atletiche, è sempre il migliore.
Torna anche Lubitsch (già protagonista della serata inaugurale) con Die Puppe, 1920,
tra tutti suoi lavori quello che preferiva. Poco prima di morire, in un’intervista infatti
dichiarò: ”Ancor oggi considero Die Puppe uno dei film più inventivi che abbia mai
girato.” Il trattamento favolistico nasconde una commedia sexy ricca di doppi sensi ma
sempre all’insegna di un divertimento intelligente e mai volgare. In apertura compare lo
stesso Lubitsch che apre una scatola da cui esce un paesaggio di cartone: una casetta,
degli alberi, una stradina e due personaggi. Le figurine prendono vita e cominciano la
loro avventura in un altro mondo irreale, il cinema. E il gioco prosegue nel doppio ruolo
di Ossi Oswalda (la Mary Pickford tedesca che tra il 1916 e il 1920 girò ben undici film
con Lubitsch) che, per poter evadere, si finge una bambola e solo alla fine potrà tornare
umana.
Una delle sezioni più originali dell’edizione 2015 delle Giornate è quella che esplora i vari
tipi di travestimento di donne in abiti maschili nel cinema americano negli anni Dieci e
Venti del secolo scorso. In prima europea oggi le Giornate propongono The Darling of
the C.S.A., del 1912, a lungo dato per perduto, interpretato da Anna Q. Nilsson,
specializzata di ruoli en travesti e attiva nel cinema in ruoli secondari fino agli anni
Cinquanta (compare anche in Viale del tramonto di Billy Wilder). Un altro titolo curioso
del programma odierno è What’s the World Coming To?, del 1926, una farsa che si
svolge “fra cent’anni (ci siamo, quasi…), quando gli uomini saranno diventati più simili
alle donne e le donne più simili agli uomini. Il film è anche una parodia di alcune figure di
lesbiche del mondo letterario, riconoscibili però soprattutto dagli addetti ai lavori.
Due parti del programma riprendono un discorso iniziato nelle passate edizioni delle
Giornate. La prima riguarda il cinema muto messicano di cui oggi viene presentato El
Automovil Gris, una serie di cui a Pordenone vengono presentate tre delle dodici parti.
È un noir piuttosto complesso ispirato alle gesta criminali di una banda che seppe
approfittare tanto della confusa situazione politica messicana dell’epoca quanto di alcune
collusioni con il potere militare. La rassegna Risate russe prosegue con Svegliate
Lenochka!, del 1934, la prima commedia sovietica destinata ad un pubblico infantile, la
storia di una ragazzina che arriva costantemente in ritardo a scuola ma che alla fine
promette ai suoi compagni che da lì in poi sarà sempre puntuale. La bambina
protagonista del film è però interpretata da un’attrice venticinquenne, Yanina Zheimo, la
cui costituzione minuta e i tratti infantili del volto le permisero di interpretare
Cenerentola alla bella età di 37 anni.
Completano il programma odierno, Mantrap di Victor Fleming, una deliziosa commedia
interpretata da Clara Bow nel 1926 quando aveva una relazione con il regista; e i film
delle origini della Collezione Sagarminaga, Gaumont e Pathé.
Una delle novità di questa edizione è la presenza tra i muti del XXI secolo di un
cortometraggio di animazione, Junk Girl, proveniente dall’Iran. Ne è autore Mohammad
Zare, un giovane cineasta del nord ovest del paese, che nella sua opera di debutto ha
voluto rendere omaggio a Tim Burton e al suo mondo di personaggi bizzarri e inquietanti.
Junk Girl è l’ennesima dimostrazione della profonda cinefilia che permea la cultura
cinematografica iraniana, che non è limitata soltanto all’attenzione per la realtà sociale
ma è aperta anche al fantastico e alla visionarietà.
Pordenone, 5 ottobre 2015
Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio stampa
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