Intervento di Jacques Delors su come fare uscire l`Europa

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Intervento di Jacques Delors su come fare uscire l`Europa
ziale dell’Unione Economica e Monetaria (UEM). Per quanto riguarda
l’UEM, questa dovrebbe diventare
una cooperazione rafforzata perché
non è comprensibile che le decisioni
dei dodici membri dell’area euro debbano essere ratificate dai 25. Questo
non comporta che chi non fa parte di
una cooperazione rafforzata debba
giocare in serie B: ci sono semplicemente dei Paesi che vogliono andare un po’ più lontano, senza disturbare il funzionamento della struttura
di base che è quello della grande Europa.
Le notizie
più importanti
sugli avvenimenti
comunitari degli
ultimi 30
giorni
Intervento di Jacques Delors
su come fare uscire
l’Europa dalla crisi
l’
Istituto di studi sulla sicurezza
dell’Unione europea ha organizzato a Parigi, lo scorso 26 settembre, un dibattito su come far uscire l’Unione europea dalla crisi che la
sta attraversando. Per Jacques
Delors, ex presidente della Commissione europea, occorre rimettere in
moto la procedura di accettazione
della Costituzione (è scandaloso fermarne il processo perché due paesi
hanno detto “no”), rendere possibile
un funzionamento migliore delle istituzioni attraverso metodi di lavoro per
decidere più facilmente, trovare rapidamente un compromesso sul quadro finanziario, rilanciare lo spirito ini-
Proposte per dichiarare il 2008
come anno europeo
del dialogo interculturale
o scorso 6 ottobre, la Commissione europea ha adottato una proposta di decisione per dichiarare il
2008 anno europeo del dialogo culturale. L’idea, proposta dal Commissario alla cultura Figel con un bilancio di
10 milioni di euro, si concretizzerà attorno a vari progetti per promuovere il
dialogo interculturale come strumento per aiutare i cittadini Ue ad acquisire conoscenze per vivere in un ambiente complesso e aperto e per
sensibilizzare chi vive nell’Ue all’importanza della cittadinanza attiva che rispetti le diversità culturali.
l
Cinque proposte di Barroso
per rilanciare i negoziati sulle
prospettive finanziarie 2007 - 2013
n una lettera inviata lo scorso 20 ottobre a Tony Blair, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, e a Josep Borrell, presidente del
Parlamento europeo, il presidente
della Commissione europea ha sottolineato che il raggiungimento di un accordo sulle prospettive finanziarie entro la fine dell’anno è essenziale per
la credibilità e l’efficacia dell’azione
dell’Europa allargata. Il costo di un non
accordo sarebbe enorme, in termini
di ritardo nella convergenza, di rallentamento della crescita e di posti di lavoro perduti, e sarebbe sostenuto, soprattutto, dalle zone più povere dell’unione. Cinque sono le proposte di
Barroso per rilanciare i negoziati sulle
prospettive finanziarie 2007 – 2013:
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i
energia). L’esclusione della previdenza sociale, dei giochi, del diritto dei
contratti e delle professioni che partecipano all’esercizio dell’autorità
pubblica sembra mettere d’accordo
tutti. Pare che i conservatori e i liberali siano propensi a mantenere il principio del Paese d’origine in materia
di accesso ad un servizio e di
fornitura di questo servizio, pur modulandone l’applicazione escludendo i SIEG. Per i socialisti, la legislazione del Paese in cui il servizio viene fornito deve rimanere valida.
Contro la leggenda di un’Europa
bloccata, il ruolo sempre
più marcato del Parlamento
Josè Manuel Durao Barroso durante un intervento
aumentare le risorse destinate alla crescita e all’occupazione fino a un terzo
del bilancio comunitario, introdurre un
nuovo meccanismo di crisi per assorbire gli shock connessi alla
globalizzazione, favorire un maggior
dinamismo della spesa agricola,
riesaminare la spesa comunitaria a
partire dal 2009 per modernizzare il
bilancio, accrescere il controllo democratico e la coerenza dell’azione esterna dell’Unione europea.
Direttiva servizi: lite fra destra
e sinistra nella commissione
“mercato interno” del Parlamento
o scorso 4 ottobre, la commissione “mercato interno” del Parlamento europeo non ha votato i 1200
emendamenti sulla proposta di direttiva servizi presentata dalla Commis-
l
sione europea. La commissione parlamentare ha deciso, ad ampia maggioranza, di rinviare il voto al 21 e 22
novembre onde rendere possibili
nuovi emendamenti di compromesso. Nel merito, il campo di applicazione della direttiva e il principio della legislazione del paese d’origine in
materia di fornitura transfrontaliera di
servizi rimangono i più controversi. In
linea di massima, i gruppi PSE, Verdi/ALE e i gruppi della sinistra radicale GUE/NGL (anche se quest’ultimo continua a preferire il ritiro del testo) vorrebbero limitare il campo di
applicazione della direttiva, escludendo, in particolare, tutti i servizi di
interesse generale (SIG), i servizi di
interesse economico generale (SIEG)
e quelli non commerciali. I gruppi
PPE/DE e ALDE sarebbero d’accordo per escludere i SIG non commerciali (istruzione, giustizia, polizia), ma
non i SIEG (sanità, distribuzione
idrica, trattamento dei rifiuti, poste,
arlar male dell’Europa, soprattutto nei Paesi dove il centro-destra
è al governo, è diventato una sorta di “disfattismo europeo” che non
corrisponde, tuttavia, alla realtà. In effetti, la lista dei settori in cui l’Ue va
avanti è piuttosto estesa e si tratta, in
genere, di settori che influenzano direttamente i cittadini. Ciò che accade in ambiti delicati come cooperazione nella lotta al terrorismo, sicurezza dei cittadini e politiche di immigrazione e nel settore difesa, era
inimmaginabile qualche tempo fa. La
politica di coesione è stata molto migliorata con i nuovi regimi per lo sviluppo rurale e gli aiuti di Stato. Dopo
anni di discussioni teoriche, si va
delineando una politica industriale.
Le legislazioni che disciplinano il
comportamento delle imprese sono
state rafforzate in modo da evitare alcuni eccessi inammissibili di un recente passato. E’ vero che il processo va avanti non senza difficoltà: il
progetto sulla liberalizzazione dei servizi (direttiva Bolkestein) e la
regolamentazione sui prodotti chimici (Reach), tanto per citare due casi
emblematici, testimoniano che il Parlamento europeo ha assunto un ruolo centrale. E’ la prova che la democrazia europea esiste e funziona e
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che le accuse alla costituzione europea erano false. Le regole costituzionali non sarebbero determinanti ne’
in un senso, ne’ in un altro, per definire il contenuto delle politiche: è il
risultato delle elezioni che orienta le
decisioni del Parlamento europeo e
del Consiglio.
Politica agricola comune: uno
studio dell’Institut Montaigne
di Parigi propone
un piano di riforme
o studio dell’Institut Montaigne
di Parigi risulta di particolare importanza nel sostenere il processo di riforma della politica agricola
comune dell’Unione europea.
Ecco, in sintesi, i suggerimenti dello studio:
1. mantenere un certo livello di ga-
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ranzie dei prezzi. La liberalizzazione integrale dei mercati sarebbe un errore; la garanzia di un
prezzo minimale ha solide giustificazioni economiche connesse alle
carenza dei mercati e alla instabilità dei tassi;
2. semplificare e razionalizzare i
meccanismi attuali relativi agli
aiuti e sovvenzioni. Il fattore burocratico è troppo pesante, i vincoli sono eccessivi (nazionali ed
europei) e soffocano la voglia
d’intraprendere. Il valore delle
“funzioni non commerciali”
(preservazione dell’ambiente,
protezione della biodiversità,
cura dei paesaggi, salvaguardia
dell’equilibrio territoriale, ecc.)
deve essere chiarito, ad esempio attraverso un sistema di punti, la cui somma darebbe diritto
all’aiuto pubblico in funzione di
un dato regime. Non si tratta di
retribuire il semplice rispetto della legislazione ambientale, ma di
finanziare un vero e proprio servizio portatore di valore addizionale; simmetricamente, le pratiche che degradano l’ambiente
dovrebbero essere sanzionate in
modo più rigido, anche con sanzioni penali;
3. equilibrare il rapporto di forze tra i
produttori agricoli da un lato, la
grande distribuzione e l’industria
di trasformazione dall’altro. Questa funzione di equilibrio può essere garantita solo attraverso una
appropriata e puntuale azione legislativa;
4. favorire la conquista di nuovi sbocchi. La ricerca nel settore dei biocarburanti apre all’agricoltura prospettive reali di sviluppo economico, contribuendo alla preservazione dell’ambiente e delle risorse naturali. La ricerca e la fiscalità,
in questo settore, svolgono un ruolo fondamentale che coinvolge,
contestualmente, le autorità nazionali ed europee.
5. riunire le condizioni di una concorrenza internazionale più leale. L’Unione europea deve confermare la sua disponibilità a
sopprimere progressivamente
gli aiuti all’esportazione, a condizione che l’Organizzazione
Mondiale del Commercio (OMC)
si impegni parallelamente nella
strada dell’armonizzazione delle norme sociali ed ambientali e
di una ripartizione equa degli
sforzi in favore dei paesi meno
avanzati.