l`oro di londra
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LA PROVINCIA SABATO 9 AGOSTO 2008 [ OLIMPIADI 1948 ■ Canottaggio ] 41 L’ORO DI LONDRA Quel «quattro senza» nella storia del remo Sessant’anni fa la grande impresa di Moioli, Morille, Invernizzi e Faggi i canottieri «operai» che conquistarono il titolo olimpico sul Tamigi MANDELLO LARIO La data è quella del 9 agosto 1948. Il teatro dell’impresa Henley, sul Tamigi in Inghilterra, e lo scenario le Olimpiadi di Londra 1948. Quattro giovani di Mandello Lario, quattro vogatori, quattro ventenni, operai della Moto Guzzi, ottenevano una medaglia d’oro che entrerà nella storia. Il «4 senza» di Giuseppe Moioli, Elio Morille, Giovanni Invernizzi e Franco Faggi (le «aquile d’oro»), assemblato alla Canottieri Moto Guzzi da Angelo Galdin Alippi, trionfava alle Olimpiadi umiliando gli avversari e portando il tricolore sul pennone più alto. Un successo che suonava come un riscatto per una nazione uscita con le ossa rotte dalla seconda guerra mondiale. L’immagine di un’Italia che voleva risorgere sudando e faticando per raggiungere la vittoria. Un’immagine indelebile, anche dopo 60 anni. Agosto 2008. Si ritrovano come due vecchi amici in una giornata caldissima sul lago, a Mandello, alla Canottieri Moto Guzzi. Due giovanotti ottantenni - accolti dal presidente Livio Micheli e da alcuni amici -. Due grandi protagonisti dell’impresa storica del 9 agosto 1948 alle Olimpiadi di Londra. Giuseppe Moioli e Franco Faggi sono la leggenda vivente del mitico "4 senza" della Canottieri Moto Guzzi che dal ’47 ai primi anni Cinquanta dominò la scena mondiale del canottaggio. Elio Morille e Giovanni Invernizzi non ci sono più e a loro va il primo, sincero e commosso ricordo. Poi, i due reduci dell’impresa, si sciolgono (anche per il solo cocente) e Gli ultimi dopo una estemdieci colpi poraverso l’oro nea uscita e l’ambito in doppremio del pio per Guzzino 65 riprovare l’ebbrezza del remo («Era dal 1953 che non salivo più su una barca» racconta Faggi) si concedono al taccuino. Ricordi, emozioni, occhi lucidi. Impossibile dimenticare. L’impresa dei quattro operai-vogatori che stupirono il mondo sul campo di regata ad Henley sul Tamigi è viva. «Ci eravamo allenati per vincere, inutile nasconderlo - esordisce Faggi, 82 anni e non dimostrarli -. Non eravamo forse i favoriti ma eravamo caricatissimi. Così dopo aver vinto la batteria, in semifinale ci siamo sbarazzati degli olandesi e in finale abbiamo battuto la Danimarca con quattro secondi di vantaggio. Fantastico». «Il nostro segreto - irrompe Moioli, fisico ancora possente - era che in barca stavamo proprio bene, ognuno al posto giusto. Insomma fatti per stare insieme e con un grande allenatore come Angelo Galdin Alippi, che è stato il mio maestro, siamo cresciuti di gara in gara. Soprattutto dopo aver vinto l’europeo del ’47 sul Rootsee a Lucerna, che era praticamente un mondiale». Ma dalle frasi di circostanza, per rompere il ghiaccio, si passa agli aneddoti ai ricordi più belli in barca, quelli meno noti ma carichi di umanità. «Ai cinquecento metri dal trionfo - racconta Faggi - avevamo quasi una luce di vantaggio e Invernizzi grido "Forza, dieci colpi ancora per il Guzzino ’65". E noi spin- gemmo sino infondo perché sapevamo che la Moto Guzzi ci avrebbe regalato, in caso di vittoria, la moto più ambita dai giovani, il Guzzino, la Ferrari su due ruote». Ma in barca non erano tutte rose e fiori: «Certamente - prosegue Faggi -. Si litigava e volavano anche parole grosse. Ma forse questa era anche la nostra forza, di affrontarci a muso duro e gettare in acqua tutta la nostra grinta. Sì, ha ragione il Moioli, eravamo fatti per gareggiare insieme, così diversi, così affiatati, così forti, diciamolo pure». Faggi fu anche lo scopritore di Moioli: «Lui era un agricoltore a Olcio. Lo vidi vangare con una energia incredibile e gli proposi di venire a vogare in Guzzi: mi mandò a quel paese. Non mi arresi e lo convinsi. Oggi non sarò certo io a parlare del valore di quest’uomo». Moioli, seduto fianco a fianco a Faggi sorride e non dimentica le origini «Quest’anno - dice - mi sà che la vendemmia sarà uno schifo e per fare il vino dovrò comprare l’uva...». Poi quando gli chiedi un ricordo ti stupisce: «Cosa ricordo? Il gran dolore stando seduto in barca. Mi era venuto un foruncolo che mi fece vedere le pene dell’infermo ma tenni duro e andò bene. Ma fu bellissimo, un’esperienza indimenticabile». «Certo come indimenticabile fu la fame che patimmo a Londra - puntualizza Faggi - . Il nostro albergo era a 30 km dal campo di gara e da mangiare ci davano qualche galletta e poco altro. Per fortuna da Mandello ci mandarono un bel pollo che riuscimmo a farci cucinare e per noi questa fu la vera festa per l’oro di Londra, tanta era la fame. Poi ci fu il momento di gloria quando andammo a Londra con Nicolò Carosio che ci intervistò anche per la BBC. Eravamo importanti ma non ce ne rendevamo conto». Basterà oggi dire grazie ai ventenni del «4 senza» di Londra 1948? Il 6 settembre la Canottieri Guzzi li festeggerà. Marco Corti Moioli, Micheli e Faggi [ GLI EROI ] Giuseppe Moioli Capovoga, è nato a Olcio, oggi frazione di Mandello del Lario, l’8 agosto del 1927. Contadino strappato alla terra dalla grande passione per il remo e operaio alla Guzzi. Oggi è allenatore alla Canottieri Moto Guzzi e ha cresciuto generazioni di campioni. Lui è il "guru", il taciturno, ma dal grande talento. Impareggiabile e inimitabile personaggio. Elio Morille Nato ad Alessandria il 7 settembre 1927, seconda voga, anche lui lavorava in Guzzi e poi gareggiava. Dopo il ritiro divenne giudice internazionale prima di trasferirsi a Roma, come dirigente d’azienda, nel quartiere Magliana, dove morì nel giugno 1998. Giovanni Invernizzi Nato a Mandello il 17 giugno del 1926 morì a soli sessant’anni nell’ottobre del 1986. Il più atletico dei quattro, il bello del gruppo. Eleganza e potenza in simbiosi. Dopo il remo intraprese la carriera politica diventando anche sindaco di Abbadia Lariana dal 1980 al 1985. UNA GRANDE PASSIONE In alto, da sinistra, Franco Faggi e Giuseppe Moiloli in barca nei giorni scorsi alla Canottieri Moto Guzzi; qui sopra il «quattro senza» con Moioli, Morille, Invernizzi e Faggi FOTO CARDINI Franco Faggi Nato a Perledo (frazione Bologna) l’8 marzo del 1926, trasferitosi poi ad Olcio di Mandello. Era un po il saggio del gruppo, colui che tenne unito il gruppo. Nella vita, dopo l’impegno in Guzzi nel reparto attrezzeria con Morille, divenne agente di commercio.