Nel corso dei secoli, nelle culture dei popoli, gli anziani hanno

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Nel corso dei secoli, nelle culture dei popoli, gli anziani hanno
Nel corso dei secoli, nelle culture dei popoli, gli anziani hanno rappresentato la
memoria delle tradizioni, della cultura, dell'accaduto in quei luoghi.
Agli anziani riconoscendo loro capacità di distinzione etica e dei valori, viene
assegnato il ruolo di “saggi” che tramandano la conoscenza ai giovani affinché
possano garantirne la continuità. Questa azione individuale del trasferire la
memoria ha, da sempre, contribuito a formare la costruzione della memoria
collettiva segnandone la continuità nel tempo e, quindi, costruendo “la storia”.
L'avvento della modernità, avendo a favore strumenti di conoscenza più rapidi e
capillari, hanno determinato il trasferimento della conoscenza e, quindi, della
coscienza, favorendo la memoria collettiva e relegando la memoria individuale
ad una condizione metodologica legata, quasi sempre, solo a processi di
formazione culturale. Il controllo dell'editoria e di ogni altra forma di
comunicazione, attraversoil web, come sta avvenendo nella post modernità,
consente sempre di più che la memoria collettiva sia costruita scritta e/o
trascritta da singoli o da piccoli gruppi che rappresentano interessi economici e
sociali personali. Nel panorama della politica questo comportamento si
manifesta,
con
affermazioni
che
travalicano
i
comportamenti
del
conservatorismo più reazionario. L'accanimento nei confronti delle generazioni
degli anziani, rappresentandoli come soggetti che avidamente pensano a sé
sottraendo ai giovani il loro futuro, rappresenta un progetto di negazione dei
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diritti e dei valori conquistati dalle precedenti generazioni ai quali non
corrisponde una forte contrapposizione. D'altra parte un comportamento sociale
di pochi, che prova a mantenere un contesto da “tarda modernità” a fatica riesce
a contenere le azioni che stanno, pezzo dopo pezzo, frantumando conquiste
sociali e diritti. Una sola considerazione sembra prendere sempre più
consistenza, i nostri ragazzi stanno per vivere una condizione peggiore di chi li
ha preceduti.
Il sindacato dei pensionati della CGIL, lo SPI, forte della
presenza di un gruppo dirigente che ha costruito, nel corso degli anni, attraverso
tante battaglie, condizioni di vita migliori di quelli precedenti, avendo a
riferimento valori etici e morali ed il senso della solidarietà, ha maturato la
determinazione di avere un progetto politico che nella sua agenda quotidiana ha
presente la costruzionre di un patto intergenerazionale. Un patto che veda gli
anziani ed i giovani accomunati dal difendere valori e diritti come quelli della
legalità, del lavoro, della libertà e della democrazia. Su questi valori lo SPI si è
impegnato e si impegna per affermare che tra gli anziani ed i giovani non esiste
alcun conflitto. Al contrario è sempre più marcato un processo che vede gli
anziani prendere iniziative a difesa dei giovani, delle donne e degli uomini a cui
deve essere garantita una prospettiva di un futuro migliore. Futuro dove valori
come quelli sanciti dalla costituzione, il diritto al lavoro, alla salute, al sapere in
un contesto di legalità, siano principi di tutti per tutti.
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Lo SPI Calabria ha condiviso e sostiene questo percorso impegnando tutto il
gruppo dirigente calabrese a sostenere azioni che rappresentino sul territorio i
valori del “progetto della memoria”. Nel 2012, oltre alle ricorrenze, abbiamo
segnato, dentro questo campo, la riflessione sulla memoria della gran parte delle
strutture dello SPI del mezzogiorno, con la presenza e la testimonianza di Nava
Semel, scrittrice israeliana figlia di deportata. Dal campo di Ferramonti, anche
se virtualmente, il 19 ottobre è partito “il treno della memoria” organizzato
dallo SPI nazionale. Un treno che ha visto partecipare centinaia di anziani e di
giovani italiani di tutte le regioni. Giovani ed anziani che hanno vissuto una
esperienza indimenticabile, che li ha condotti ai campi di Auschwitz e
Birkenau, che ha consentito loro di avere percezioni e sensazioni profonde,
facendo maturare l'idea che proseguire questa azione è condizione culturale e
politica importante per la coscienza di un popolo che abbia a riferimento il
valore della libertà e della democrazia.
Abbiamo anche partecipato insieme con la rete delle università italiane alle
lezioni sulla Shoah tenute presso l'Unical, dove erano presenti centinaia di
insegnanti calabresi, oltre tantissimi studenti. Insegnanti che hanno dimostrato
grande interesse nel voler aderire e partecipare ad un processo formativo nella
scuola calabrese che già oggi vede tantissime scuole impegnate a far conoscere
ai loro allievi quanto è accaduto con l'olocausto.
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Con la CGIL Calabrese stiamo condividendo questo percorso che, nella nostra
regione, recupera anche una attenzione sociale e politica che è stata disattenta
verso la diffusione della conoscenza di quanto è avvenuto e, soprattutto,
salvaguardi i luoghi ed i ricordi della memoria. In tal senso la valorizzazione
del campo di Ferramonti passa anche attraverso la sua socializzazione, non solo
in Calabria, ma anche in un contesto a rete tra gli altri luoghi della memoria.
La
CGIL e lo SPI calabrese si sono impegnati in tal senso, ed oggi
concretizziamo un altro passo importante con il gemellaggio tra Marzabotto e
Ferramonti che vedono impegnati non solo i luoghi, ma anche il sindacato della
CGIL e dello SPI della Regione Emilia Romagna e della Calabria.
Marzabotto e Ferramonti rappresentano
i luoghi dove sono accaduti fatti
orribili che non vanno dimenticati, l'eccidio di Monte Sole ha sicuramente
rappresentato una delle più alte manifestazioni dell'efferatezza tedesca ma,
anche Ferramonti lager fascista, nel privare la liberta ed una vita dignitosa ai
più di quattromila uomini donne e bambini che vi sono passati, non è stato da
meno. Le guardie armate a controllo dei cordoni in ferro spinato costringevano
con la forza ad essere privati della libertà in un luogo paludoso e malsano.
Oggi i testimoni dell'olocausto continuano ad essere sempre di meno.
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Ed allora, per mantenere la continuità della memoria, è necessario che i luoghi
stessi, dove l'olocausto si è consumato, continuino a vivere divenendo, loro
stessi, testimonianza del ricordo della memoria. Fare questo è necessario per
lasciare ai giovani che verranno, la conoscenza di quello che è stato perché con
il loro ricordo possano opporsi a chi potrebbe ripeterne le stesse condizioni.
Allora a questo serve oggi unire nella memoria due luoghi che, sebbene in
condizioni diverse e pur avendo subito orrori diversi, sono stati accomunati
dallo stesso comportamento bieco e disumano, la negazione della libertà e del
diritto alla vita, alla dignità della vita.
La scorsa settimana lo SPI Calabria ha partecipato alle manifestazioni
organizzate dalla Fondazione Museo Ferramonti ed, oggi, con questo
gemellaggio, prosegue l'azione di collaborazione con la Fondazione che
continuerà a vederci impegnati 365 giorni all'anno. Nel corso della scorsa
settimana abbiamo anche aderito alle manifestazioni sul giorno della memoria
organizzate dalla Università della Calabria, in particolare, insieme con l'Unical,
abbiamo condiviso il bando per un premio alla mostra fotografica
“Vedere l’Altro, vedere la Shoah” riservata a giovani autori.
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Questa iniziativa era collocata all'interno di alcune manifestazioni che hanno
visto al centro la presenza di Shaul Ladany, che è stato anche il trascinatore
della Marcia della Memoria di dieci chilometri da Cosenza all'Università.
Ladany, testimone diretto, a suo tempo internato a Bergen Belsen atleta di
rilievo, olimpionico nella 50 chilometri di marcia a Città del Messico '68 e a
Monaco '72. In queste giornate lo SPI ha avuto l'occasione di poter parlare a
molte centinaia di studenti e a molte decine di insegnanti impegnati per la
giornata della memoria. La mostra fotografica che vi invito a vedere insieme
con le altre che sono accolte nei diversi edifici del campo, mi ha spinto ad una
riflessione che oggi voglio condividere con voi. Mi ero chiesto su come una
foto potesse rappresentare una condizione come quella della Shoah e, mentre
osservavo le quindici foto finaliste su circa cinquanta partecipanti, mi ha colpito
una foto che rappresentava una persona, ripresa alle spalle, che ricercava,
sicuramente del cibo, all'interno di un contenitore dell'immondizia. Una scena a
cui oggi siamo testimoni non solo nelle grandi metropoli italiane e mondiali ma
anche nelle nostre più piccole citta meridionali. Mi sono chiesto il significato di
quella foto. Certamente vuole rappresentare una condizione umana dove la
dignità della persona è, inequivocabilmente, venuta meno.
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Una condizione alla quale furono costretti anche i milioni di uomini, donne e
bambini rinchiusi nei campi di concentramento costretti a subire il sacrificio
estremo della privazione della vita. Ieri rinchiusi nei lager, oggi confusi tra la
gente e sparpagliati sul territorio. Una riflessione, su come sia stato
rappresentato l'olocausto, non può dimenticare che nell'immediato dopoguerra
si è perpetrata una fase di completo oblio, tacendo sull'accaduto.
Era troppo orribile per poterne parlare. Arrivando ai giorni nostri si deve anche
sopportare stupidi comportamenti negazionisti, nonostante la memoria per
scelta o per legge continui a far valere la verità sulle atrocità commesse.
Credo però che sia giunto anche il momento di affrontare un ulteriore
approfondimento che riguarda l’indifferenza, l’apatia, il girarsi dall'altra parte di
chi ha consentito che l'olocausto si realizzasse. Perché questa riflessione ?
Ieri il luogo dell'olocausto era il lager, il voler costringere le persone in un
luogo lontano, oggi la dignità si perde ovunque e tra la gente.
Nell'epoca della post-modernità i diritti e la dignità delle persone sono spesso
calpestati mentre, subendo lo stesso comportamento dell’indifferenza e
dell’apatia.
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Affermare e difendere principi quali quelli della legalità, valori come quelli
della Costituzione, ribadire il diritto al lavoro, alla salute, alla istruzione e cosi
via pone gli uomini e le donne che lo fanno nella condizione di essere
protagonisti di una nuova resistenza. D'altra parte lo SPI da tempo
continua a ricordare che gli anziani, i pensionati sono uomini e donne liberi
ribelli e resistenti.
Per queste ragioni proseguiamo nella nostra azione di coinvolgimento dei
giovani, ed ognuno dei 365 giorni di ogni anno ci vedrà impegnati a tagliare
quel filo spinato, avendo a mente che anche quando ogni recinzione sarà
distrutta non dovrà mai mancare la vigilanza per evitare che torni la voglia di
calpestare diritti e dignità.
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In continuità con l’impegno quotidiano lo SPI Calabria continua a dare il suo
contributo alla memoria con azioni di coinvolgimento dei giovani.
È il caso del bando per il premio Ferramonti :“Promuovere e valorizzare
valori trasmessi dalla shoah e dalla resistenza nell'Italia meridionale”.
Questo bando, indirizzato a giovani ricercatori ed a classi di studenti della
calabria, è finalizzato a continuare ad avvicinare i giovani ai valori della
memoria
e
della
resistenza.
Si
muove,
nel
contesto
del
“Patto intergenerazionale”, che lo SPI continua a promuovere per rendere
sempre più stretto il coinvolgimento degli anziani e dei giovani a tutela dei
diritti. In tal senso, lo SPI calabrese si sta muovendo per collocare la
premiazione dei vincitori all’interno di una iniziativa della rete delle università
per la Shoah che, in quella occasione, sarà allargata anche alle università di
Tirana e Zagabria.
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