LA GIOIA DEL VANGELO “Non siete del mondo” – No all`accidia

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LA GIOIA DEL VANGELO “Non siete del mondo” – No all`accidia
LA GIOIA DEL VANGELO
“Non siete del mondo” – No all’accidia egoistica
18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo
amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per
questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande
del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la
mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome,
perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro,
non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23Chi odia me, odia
anche il Padre mio. 24Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai
compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.
25Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza
ragione. 26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che
procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete
con me fin dal principio.
Gv 15,18-27
Introduzione
Continuiamo il cammino che papa Francesco ci ha esortato a compiere, vivere “La gioia del
vangelo”. Prendiamo spunto da quella parte titolata “Tentazioni degli operatori pastorali”.
Interessa a ciascuno di noi perché molti di voi sono animatori e tutti dovremmo in qualche parte
essere testimoni della nostra fede dove viviamo.
Essere derubati e un’esperienza molto spiacevole: Il ladro entra nella casa di una persona violando
un ambiente intimo e impossessandosi di ciò che le è prezioso. Papa Francesco usa spesso questa
immagine, ma non parta di furti di cose: “Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! Non
lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!”
Ma è possibile essere derubati della gioia e dell’entusiasmo? E chi è il ladro dell’entusiasmo e della
gioia?
Facciamo memoria della scorsa lectio, a ciò che la vicenda dell’adultera perdonata da Gesù nel
cortile del tempio di Gerusalemme ha detto alla nostra anima. Riportiamo alla nostra coscienza la
gioia che ci prende intimamente quando, sapendo di aver fatto del male, chiediamo perdono e
incontriamo il giudizio di perdono di Gesù che ci ama. Questa è la sorgente della gioia, la
misericordia di Dio, questa siamo chiamati a portare con entusiasmo a chi non crede di essere
amato.
Ebbene, questa gioia può essere rubata e il ladro è il mondo, anche il mondo dove abitiamo e al
quale siamo abituati, anzi affezionati. Infatti il mondo ha la sua logica fatta di successo, profitto,
apparire, potere, superbia, che va a cozzare con il nostro essere cristiani.
È ancora il vangelo di Giovanni che ci fa sostare sul rapporto tra realtà del mondo e noi credenti.
Contesto
Il contesto del brano di Giovanni che abbiamo sentito e che iniziamo ad ascoltare profondamente,
perché Dio stasera rivolge a noi attraverso questa Parola, è parte del lungo discorso che Gesù
espone agli apostoli la sera del giovedì santo, l’ultima sera della sua vita.
Gesù sa che i discepoli troveranno degli ostacoli dopo averli lasciati per salire al Padre e cerca di
prepararli, di sostenerli in modo che possano affrontarli.
Il mondo vi odia
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”
Il mondo può rifiutare il discepolo di Gesù con atteggiamenti che vanno dall'indifferenza all'odio,
dall'emarginazione alla persecuzione. Non ci deve essere meraviglia in questo, anche Gesù ha
avuto lo stesso trattamento.
Gesù segnala che il mondo è fatto anche di forze ostili, che cercano di impedire lo svolgimento del
disegno di Dio. È questo il mondo che odia il discepolo.
“Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma
vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”
Gesù non si limita a predire l'odio del mondo ma lo spiega e lo giudica, smascherandone le radici
nascoste.
Noi discepoli di Gesù non siamo del mondo e non apparteniamo al mondo, il centro della nostra
vita è Gesù.
Per questo il mondo non ci ama, perché non ama se non ciò che è suo, ciò che gli dà ragione,
quello che non turba la sua pace, che non smaschera la sua arroganza e che non lo pone sotto
accusa per il suo conformismo.
“Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra”
Di fronte all'odio del mondo, il discepolo è invitato a ricordare la via del Cristo e a leggere in quella
luce la propria storia: non fallimento, dunque, ma vittoria; non assenza del Padre ma presenza.
La persecuzione fa parte della storia di salvezza: è la via della Croce che continua.
Il mondo ha odiato il Cristo e continua a odiarlo nei suoi discepoli.
Molti cristiani, e spesso anche noi, siamo dispiaciuti di questo odio del mondo, non vogliamo
essere disprezzati e perciò succede che scegliamo la strada del compromesso non quella della
coerenza.
Dovremmo essere testimoni coerenti lì dove viviamo e finiamo con il vivere come gli altri per non
sentirci diversi: lavoriamo, amiamo, ci divertiamo, usiamo il tempo come chi non ha fede, come chi
non vive i valori cristiani.
Magari abbiamo anche conosciuto il Signore, magari abbiamo anche iniziato a vivere il servizio in
parrocchia ma se siamo convinti che ci tolga il tempo libero, il tempo per noi, le cose che tutti
sembrano amare succede una cosa strana: il compito di evangelizzare sembra allora “un veleno
pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende
completi e fecondi. Alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e
rimangono avvolti in un’accidia paralizzante”.
“Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha
mandato”
Il mondo non conosce l’amore di Dio e perciò attacca chi crede in Dio e non nel mondo stesso.
Comprendete che l'odio del mondo, in tutte le sue forme, non è una ragione per scandalizzarsi, né
per impaurirsi, né per gridare, ma anzi è un segno dell'appartenenza al Cristo, comunque una
situazione alla quale al discepolo non è lecito sottrarsi.
La gioia nasce dal non sentirsi sbagliati, fuori strada e fuori tempo, ma dal riconoscersi nella via
giusta, perciò nella verità e nella vita vera.
La gioia è guardare il successo, il potere, l’apparire, il mito della giovinezza per quello che sono:
falsi idoli. La gioia è scoprire che vale spendere la vita donandola ai fratelli e alle sorelle, nel
servizio.
“Vi cacceranno dalle sinagoghe”
Dopo aver parlato dell'odio del mondo in termini generali, validi per il discepolo di ogni tempo e
per tutte le forme che la persecuzione può assumere nel corso della storia, nel proseguo del
discorso (al capitolo successivo 16,2) si accenna alla precisa modalità storica che l'odio nei
confronti di Gesù assumeva al tempo in cui Giovanni scriveva: “Vi cacceranno dalle sinagoghe”.
Il mondo si oppone in modi diversi contro i cristiani.
Noi cristiani in Veneto non siamo oggetto di violenza come in Pakistan o Nigeria, non siamo
oggetto di carcerazione come in Cina, non siamo uccisi per la nostra testimonianza contro la
criminalità come in Messico.
Qui nel Veneto siamo sedotti dal mondo, viviamo la costante tentazione di credere la mondo, il
mondo ci combatte tentandoci.
Di solito non ci stacchiamo subito da Gesù ma viviamo male, senza le motivazioni adeguate, senza
un rapporto solido con Gesù. Allora il nostro impegno cristiano non è più fatto di “fatica serena”,
ma diventa teso, pesante, insoddisfatto, fino a non essere più accettato (papa Francesco).
Allora non mi impegno più al gruppo perché sono molto impegnato, il servizio mi pesa, le persone
sono poche, io mi sento sfigato. È quella che papa Francesco chiama “accidia pastorale”, un veleno
che porta tristezza senza speranza e trasforma i cristiani vivi in mummie da museo.
Capite perché il papa ci dice continuamente:
“Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! Non lasciamoci rubare la gioia
dell’evangelizzazione!”
Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal
Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin
dal principio.
Al centro - fra l'odio del mondo e la persecuzione della sinagoga - la consolante promessa della
testimonianza dello Spirito (15,26-27).
“Egli darà testimonianza di me” (15,26): il verbo testimoniare (marturein in greco) evoca il
contesto di un processo. Il mondo e la sinagoga accusano Gesù; lo Spirito è l'avvocato difensore
(così il senso di “Paraclito”) che lo difende testimoniando la sua verità.
Per Giovanni - a differenza dei vangeli sinottici - il processo non è soltanto quello di fronte ai
tribunali a cui i discepoli sono chiamati. E qualcosa di più ampio e di più generale: è il processo di
fronte al mondo.
Ma in che modo lo Spirito svolge la sua testimonianza?
Giovanni sembra pensare piuttosto a una testimonianza interiore, nel cuore del discepolo e della
comunità. Di fronte all'ostilità del mondo, alla sua potenza e alle sue apparenti ragioni, i discepoli
saranno esposti al dubbio, allo scandalo, allo scoraggiamento. Lo Spirito, dentro di loro, li aiuterà,
spiegherà loro la fortuna di essere discepoli. E questa la grande testimonianza dello Spirito.
Gesù tuttavia non condanna il mondo, Gesù denuncia la logica sbagliata del mondo ma è venuto
nel mondo per salvarlo donandogli la sua vita. Lo dice Egli stesso:
“Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto
per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.” Gv 12, 46-47
Domande
Sono più legato al mondo o a Gesù?
Come mi pongo di fronte al mondo e alle sue seduzioni?
So resistere all’odio del mondo?
Ascolto lo Spirito Santo che mi conferma nel mio essere discepolo impegnato?