I sogni di Silvio finiscono sul ciarpame di Veronica
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I sogni di Silvio finiscono sul ciarpame di Veronica
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA GIOVEDÌ 30 APRILE 2009 seven Newsanalysis ECCO LE LISTE DEL PDL Poche soubrette, molti vecchi arnesi. Specialmente al Sud per battere l’Mpa BLOG TV La gaffe di Obama accende l’amarcord del Foglio Europa a rischio di attacco informatico. Meglio attrezzarsi Life on Mars, sul satellite è l’anno dei remake di qualità Il premier accusa i giornali e offende i candidati «maleodoranti» dell’opposizione I sogni di Silvio finiscono sul ciarpame di Veronica L e notizie che hanno fatto infuriare sua moglie? Una «montatura della sinistra», e Veronica, anzi «la signora», «è caduta in una trappola». Un Berlusconi dal sorriso molto più tirato del solito ha commentato ieri, da Varsavia, la bufera scatenata dalla dichiarazione di sua moglie all’Ansa, ha cercato di ridimensionare le voci sulla sua presenza al compleanno della diciottenne che lo chiama «Papi» LA MAGGIORANZA E LA SICUREZZA Innervosita dal referendum, la Lega non va più sulla fiducia FABRIZIA BAGOZZI («niente di piccante»), ha difeso la scelta di candidare (poche) delle «cosiddette veline». In realtà le sue liste, rese finalmente note ieri pomeriggio, sembrano assai più piene di quelli che il premier, riferendosi ai candidati degli altri, ha nervosamente definito «vecchi arnesi maleodoranti e malvestiti». Dario Franceschini non ha voluto commentare le dichiarazioni di Veronica Berlusconi: «Lo dice il buonsenso, tra moglie e marito non mettere il dito». Ma a proposito delle dichiarazioni del premier sulle candidature femminili, il segretario del Pd ha commentato: «Berlusconi ha in mente un’Italia che non c’è. Che ne sa un miliardario che viaggia su un aereo privato da una villa all’altra delle donne italiane? Ha in mente un mondo di veline e lustrini che è diverso dall’Italia vera». A PAGINA 3 Il Pd apre una riflessione da congresso. Franceschini: alleanza per la democrazia C IL PIL VA A PICCO on relativa fiducia i democratici attendono il voto del 7 giugno confidando in un esito che confermi la bontà del progetto-Pd mentre vengono già avanzati diversi spunti per la discussione congressuale. A quanto pare sarebbe tramontata l’idea di uno slittamento del congresso fissato dallo statuto per ottobre mentre po- Altro che ottimismo: la depressione tedesca e la crisi italiana RAFFAELLA CASCIOLI 3 ROBIN La moglie del Sultano trebbe essere modificata la norma che sancisce la coincidenza fra la figura del leder con quella del candidato premier. Ieri D’Alema ha chiesto «un congresso vero» per definire una strategia per il Pd «fulcro» di una alternativa di governo. E Franceschini ha scritto che bisogna puntare a mettere in campo «un’alleanza per la demo- crazia» alternativa alla «deriva» attuale. Dibattito vivace anche sul referendum elettorale del 21 giugno: Rutelli ha tratto spunto dalla indicazione del premier per il sì per ironizzare: «Come volevasi dimostrare». Trasparente la critica alla scelta del Pd del sì per la riforma: «Si rischia di consegnare il paese» a Berlusconi. A PAGINA 2 I conti del G8 (e dell’Aquila) non tornano P C’ 8 PAOLO NATALE S ettimana scorsa avevo sottolineato le scarse possibilità che, con la data stabilita al 21 giugno, disgiunta quindi dalla competizione europea, si potesse arrivare al raggiungimento del quorum per il referendum sulla legge elettorale. E la mia profezia negativa si basava su una serie di considerazioni di cui alcune avevano a che fare con la quantità dei ballottaggi amministrativi (comunali o provinciali), altre con il comportamento viceversa dei partiti, che avrebbero potuto “investire” in maniera differenziata su una campagna di mobilitazione del proprio elettorato. SEGUE A PAGINA 9 «Sono contento, non ancora soddisfatto» Ignazio La Russa, numero due è molto Pirandello nell’entrata in scena della signora Veronica, donna moglie e madre offesa dalla politica e dai comportamenti del Sultano. Condivido tutti i contenuti del soliloquio – dignità della politica, dignità delle donne, rispetto degli elettori (anche se parecchi di loro non ne chiedono molto e preferiscono il divertimento, la gioia dell’occhio e dell’udito). Ciò premesso, mancano nello sdegno della signora un riferimento più esplicito al “caso Casoria”, che forse non è quella storiella di buoni sentimenti o di concupiscienza senili che si è data da bere ai lettori; e manca il richiamo ai perché: cioè a quella che è la connection capitali-tv prima della chiamata in politica delle veline, e a ciò che continuerà ad essere anche dopo, siano o non siano candidate le veline. Contro le quali non abbiamo nulla, sia chiaro, perché possono anche aver studiato e meritato d’arrivare in televisione. Nessuno mi può giudicare, diceva la canzone. Salvo il pubblico e il suffragio. E se il quorum ci fosse? I PRIMI CENTO GIORNI DI BARACK Sfida FEDERICO ORLANDO SEGUE A PAGINA S TA M P A Impallinato dalla moglie, in rotta con gli alleati: Berlusconi è nei guai FRANCESCO LO SARDO A PAGINA ANNO VII • N°86 • € 1,00 D.L. «Abbiamo iniziato a toglierci la polvere di nella lista Pdl del nord ovest, dosso, abbiamo cominciato il lavoro volto a sfida David Sassoli a restare per ricostruire l’America». Così il presidente cinque anni al parlamento eu- americano Barack Obama, parlando nella Fox High School di Orlando, nello stato del ropeo. Robin sfida La Russa, se Missouri, ha commentato i suoi primi eletto, a restare parlamentare cento giorni alla Casa Bianca. «Sono europeo per cinque minuti. contento dei progressi che abbiamo fatto – ha aggiunto – ma non sono soddisfatto». LE PAGINE DI EUROPA Io, referendario pentito MIMMO LUCÀ S ono stato tra quanti hanno contribuito a promuovere il referendum abrogativo sulla legge elettorale. Le ragioni di questa scelta le ho dichiarate allora. La legge Calderoli viola un principio democratico elementare: i parlamentari li scelgono gli elettori, non le segreterie dei partiti. Il cosiddetto “porcellum” ha creato un parlamento di onorevoli “nominati” dalle segreterie dei partiti, spezzando il rapporto tra cittadino ed eletto che si era creato nelle legislatu- re precedenti. Ha cancellato i collegi uninominali privando il territorio di una rappresentanza e il parlamentare di una legittimazione popolare, minandone l’autorevolezza e facendo venire meno nei fatti il principio della responsabilità della politica. Il risultato è stato quello di allontanare e quasi separare dal paese la classe politica. Sono ragioni più che valide per cambiare quella legge elettorale. Ma la concezione stessa della democrazia e lo strettissimo legame tra questa e il sistema politico e istituzionale mi inducono a ritenere che quella riforma sia prerogativa e compito del parlamento. SEGUE A PAGINA 9 Cultura LE PROPOSTE DEI DEMOCRATICI IL LIBRO DI PADOA-SCHIOPPA La camera dice no alla mozione del Pd per aiutare i più deboli Alla radice della grande crisi «la veduta corta di una spanna» RUDY FRANCESCO CALVO A PAGINA 6 RAFFAELLA CASCIOLI A PAGINA 11 iù passano i giorni e più è chiaro che il G8 all’Aquila è un azzardo. Un azzardo calcolato, un rischio tattico, quasi un bluff. Europa, fin dall’annuncio e un po’ isolata, non si è unita alla grancassa dei giornali che celebrava l’ennesima trovata di genio del nostro premier. Fin dall’inizio abbiamo sospettato che il G8 possa trasformarsi in una passerella tra le macerie, in un’inutile contemplazione delle rovine. Noi, naturalmente, speriamo che in luglio vada tutto bene. Speriamo soprattutto che la gente dell’Aquila si ritrovi più compresa che offesa. Ma ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo, un dubbio dopo l’altro. Per esempio è ormai chiaro che: 1. la decisione di trasferire il summit è una conUn azzardo seguenza del ritardo figlio della dei lavori necessità. alla Maddalena. E il decreto Quindi è ancora stiamo parlando ambiguo di una trovata figlia della necessità, non del genio, e di costose duplicazioni non di risparmi; 2. i responsabili della sicurezza non possono garantire l’incolumità dei Grandi nei trasferimenti tra Roma e L’Aquila. Il corteo, quindi, non si muoverà sull’autostrada ed è escluso lo spostamento in elicottero. I capi di stato e di governo saranno probabilmente costretti a dormire alla caserma di Coppito, che dovrà essere attrezzata a tempo di record; 3. i lavori del G8 si terranno a Roma, non all’Aquila, dove sarebbe impossibile far arrivare e lavorare 30mila persone, tra addetti agli staff e sherpa. Ma la Capitale sarà in ogni caso blindata per evitare la contestazione che la prenderà di mira e che già si sta organizzando. Berlusconi ha messo le mani avanti e annunciato un G8 sobrio, dimesso, intonato al contesto che lo ospiterà. Intanto il decreto sui fondi per l’Aquila è ancora insufficiente, ambiguo, parla di coperture finanziarie entro il 2032 e non chiarisce le competenze di enti locali e governo centrale. Oggi tutto è pronto solo per la photo opportunity finale che dovrà consacrare l’evento, il prossimo 10 luglio. Silvio non farà le corna. Gli abitanti dell’Abruzzo non si accontenteranno di così poco. (gio.co.) Chiuso in redazione alle 20,30