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UICI SIENA - V.le Cavour, 134
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Sito internet: www.uicisiena.org
Visto!
Periodico di informazione della sezione di
Siena Numero 6 - marzo 2015
Direttrice responsabile: Susanna Guarino
Registrazione Tribunale di
Siena n. 3 del 5/8/2014.
Con il contributo di: ESTRA GAS / LUCE
www.estraspa.it
Due eventi importanti
Il 14 e 15 marzo 2015 sono stati due giorni
importanti per la sezione di Siena dell’Unione
Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS:
sabato s’è conclusa la settimana mondiale di
prevenzione del glaucoma,
domenica s’è svolta l’Assemblea sociale.
Si è tenuta nei locali del ristorante l’Orto
De’Pecci l’assemblea sociale ordinaria ed
elettiva nella quale i soci sono stati chiamati ad
approvare la Relazione morale, il Conto
consultivo 2014 e a votare i propri
rappresentanti che gestiranno l’Associazione
per i prossimi cinque anni. Lo Statuto infatti
prevede che gli organi dell’U.I.C.I. restino in
carica per cinque anni e che gli Organi
Provinciali e Regionali siano rinnovati prima
del Congresso Nazionale che si terrà il
prossimo autunno.
I 38 soci presenti hanno eletto a scrutinio
segreto i 7 componenti del Consiglio
provinciale sezionale: Massimo Vita,
Mario Petrini (vedente), Carlo Corbini,
Enrico Giannelli, Erminio Varricchio,
Concetta Maggiore, Marchi Maria Grazia.
Il Consigliere regionale: Elena Ferroni.
Il Delegata al Congresso Nazionale: Elena
Ferroni.
L’Assemblea ha avuto l’onore di ospitare a
pranzo il sindaco di Siena Bruno Valentini.
A conclusione dei lavori Massimo Vita
ha ribadito l’impegno dell’associazione a
migliorare i servizi a favore dei soci
soprattutto in periferia.
Si è impegnato, cogliendo gli inviti dei soci,
a lavorare a livello regionale per dare sempre
maggiore forza al ruolo della nostra
associazione in ambito regionale. Inoltre ha
chiesto alle pubbliche amministrazioni una
maggiore attenzione ai problemi della
categoria.
Al sindaco di Siena Bruno Valentini ha rivolto
un invito affinché uno spazio della città venga
intitolare a Louis Braille e lo ha anche esortato
a non dimenticarsi mai degli ultimi e dei più
deboli. In fine ha ringraziato il Presidente
Nazionale Mario Barbuto per il bel messaggio
inviato alle Assemblee sezionali.
La settimana mondiale del glaucoma “il ladro
silenzioso della vista”che si è tenuta a Siena
dal 7 al 14 marzo, prevedeva visite di
screening gratuite presso la Sala delle Vittorie,
della Contrada del Drago e negli ambulatori
dell’U.O.C. Oftalmologia Azienda Ospedaliera
Universitaria Senese, un incontro con gli
studenti del Liceo scientifico “Galileo Galilei” e
la distribuzione di materiale informativo
dedicato alla malattia oculare.
L’iniziativa è stata promossa dal Day service
glaucoma guidato dal dottor Paolo Frezzotti
dell’U.O.C. di Oftalmologia diretta dal
professore Eduardo Motolese dell’Azienda
Ospedaliera Senese e dall’Unione italiana dei
ciechi e degli ipovedenti di Siena con
l’obbiettivo di fare conoscere e prevenire una
malattia asintomatica che causa lesioni
irreversibili e se non diagnosticata in tempo,
adeguatamente curata, porta alla cecità.
Di seguito sono riporto i dati trasmessici dal
Dottor Paolo Frezzotti:
"L’attività si è svolta con l’esecuzione di
457 visite di screening e visite ambulatoriali a
cui si aggiungono 277 tra esami perimetrici,
esami di analisi sulla morfologia del nervo
ottico e pachimetrie. Questo lavoro ha
permesso di porre diagnosi di glaucoma
in 15 persone (tra cui 1 paziente con una
pressione intraoculare di 33 mmHg, ricordo
che il valore normale è inferiore a 21 mmHg!)
(3.2%) e di ipertensione oculare in 2 persone,
potendo iniziare le cure atte ad impedire la
comparsa o l’aggravamento del danno
funzionale visivo legato alla malattia (che una
volta insorto è irreversibile!). In
altre 14 persone già affette da glaucoma (3%)
è stato necessario modificare la terapia perché
insufficiente o mal tollerata. A questi vanno
aggiunte altre 6 persone (1.3%) per le quali
sono necessari ulteriori approfondimenti
strumentali per arrivare alla diagnosi.
Possiamo concludere dicendo, che il nostro
sforzo comune, ha permesso a 35 persone
(7.6%) di difendersi da una malattia, il
glaucoma, che se tardivamente diagnosticata
porta a cecità..
Ritengo, che miglior premio di questo non ci
possa essere.”
Maria Grazia Marchi
CONSIGLI DI LETTUA
I tre giorni di Pompei
23 ottobre 79 d.C., da questa data comincia la
ricostruzione storica degli ultimi tre giorni di
vita nella città di Pompei, ricostruendo
fedelmente la vita che scorre tranquilla prima
dell’eruzione, i terribili momenti in cui il
Vesuvius erutta e infine il disperato tentativo
di molti abitanti di salvarsi, nelle ore
successive.
Questo libro è un viaggio tra sorprese: come
quella che indica nel vulcano Somma l’autore
del massacro e non nell’attuale Vesuvio.
Inoltre il vulcano non era un gigante
minaccioso come si vede in molte pellicole
cinematografiche, ma un ampio monte
pianeggiante al centro e con qualche rilievo
lungo i margini, ricoperto di verdeggiante
vegetazione.
Alberto Angela si muove agilmente nel suo
viaggio immaginario tra strade e vicoli
andando a pescare curiosità come gli
ombrellini con manici ricurvi, che
permettevano agli schiavi di riparare le
nobildonne dal sole. I vetri, opachi, rispetto
agli attuali che distinguevano le case dei ricchi
dalle altre.
Entra in un forno che sta sfornando pane
speziato. Ricostruisce le frenetiche attività
svolte al suo interno. Poi passa a descrivere
minuziosamente anche le differenze di statura
tra i pompeiani e gli attuali abitanti della
penisola italica. E la piccola stazza dei cavalli,
ricavata dai precisissimi mosaici rinvenuti.
Pensate, in alcuni casi la testa dei cavalli era
poco più alta di quella degli uomini. Molti
animali esotici, come le giraffe, abbellivano i
giardini della nobiltà.
Le scritte sulle mura facevano trasparire
l’amore e il sesso che nelle città vicine al
Vesuvio (come nella Roma del tempo) era con
meno veli, rispetto a quello attuale.
Il colpo di scena finale porta l’autore a mettere
in dubbio, attraverso un elenco di prove, la
data dell’eruzione che su tutte le guide è
indicata nel 24 Agosto del 79 d.C.
Consiglio a tutti la lettura di quest’opera,
perché l’autore riesce a far immergere il
lettore nella vita quotidiana di più di duemila
anni fa, facendolo camminare tra abitazioni,
botteghe, sapori ed addirittura odori della
Pompei del tempo.
Quello che interrompe, di tanto in tanto, la
fluidità del testo è la storia di Rectina,
nobildonna realmente esistita. Questa, però, è
molto utile per la ricostruzione storica
dell’intero libro.
Buona lettura…
Antonio Garosi
IMMAGINI E PAROLE
Teatro e cinema si toccano: La Locandiera
La pellicola prodotta da Giancarlo Cobelli nel
1985 dal titolo “La Locandiera” costituisce la
trasposizione cinematografica dell’omonima e
celebre opera teatrale in tre atti di Carlo
Goldoni pubblicata nel 1753 e rappresentata
per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di
Venezia.
Tale rivisitazione ha il pregio di non
distanziarsi troppo dall’opera originale: le
immagini infatti sanno restituire agli occhi con
grande precisione le azioni, i gesti e i giochi di
scena raccontati dal testo teatrale, sottolineati
e messi in risalto da un alternarsi studiato di
inquadrature tale da riflettere perfettamente il
carattere dei personaggi e gli intrighi della
vicenda narrata.
La protagonista è una giovane locandiera
fiorentina, Mirandolina, donna molto
affascinante e carismatica, che riesce, con le
sue doti di ammaliatrice, ad incantare i ricchi
aristocratici, clienti abituali della sua locanda.
Con le sue doti ella sa incuriosirli e conquistarli
senza mai arrivare ad innamorarsi o tanto
meno a pensare di sposarsi con uno di loro
(anche perché è promessa in sposa dal padre,
ormai deceduto, al giovane servo della locanda
Fabrizio). La giovane si diverte a tenerli sulla
corda fino a far loro perdere la testa, per poi
abbandonarli, inducendo per di più il povero
Fabrizio ad aspettare e sperare che un giorno
lei, decidendo di sistemarsi, scelga lui come
sposo e compagno di vita (“Accomoderei con
essa tutto il tempo di vita mia” sospira infatti
in un passo dell’opera e in una battuta del filmcommedia).
Tra gli ospiti della locanda vi è però anche il
cavaliere di Ripafratta, un misogino che,
avendo già sofferto molto per amore, odia
profondamente le donne e per questo è deciso
a rimanere solo, con la propria -secondo luiinestimabile libertà; in fondo proprio come
Mirandolina che ama fin troppo la propria
indipendenza per decidere di prendere marito e
dividere la propria vita con qualcun altro.
Sarà proprio questo aspetto della loro
personalità e del loro stile di vita ad avvicinarli,
anche se, dal canto suo, la donna fingerà,
volubile, scaltra e fin troppo consapevole della
propria bellezza, della propria arte e della
propria comoda posizione, di non nutrire alcun
interesse per lui. Ella fa credere infatti al
nobile dal cuore indurito di stimarlo
semplicemente e di reputarlo un complice con
cui condividere la sua filosofia di vita basata su
libertà e indipendenza.
Questo atteggiamento sarà in grado, più di
ogni altra seduzione, di far breccia nel cuore
del cavaliere che, non avendo mai incontrato
una donna di tale mentalità, non sentirà il
bisogno di difendersi da lei e fatalmente cadrà
nelle sue trame. Mirandolina approfitterà
proprio di questo spiraglio per raggiungere il
suo cuore vulnerabile fino a sedurlo, fargli
perdere completamente la testa e infine
rifiutarlo, soddisfatta di aver raggiunto lo
scopo che si era prefissata.
Il cavaliere, disperato e ormai incapace di
strappar via i propri sentimenti dal suo cuore,
sarà costretto a fuggire dalla locanda, mentre
la locandiera potrà finalmente premiare la
lunga e paziente attesa del servo Fabrizio con
il preannunciato matrimonio.
Il film, in tre atti (proprio come l’opera teatrale
a cui si è ispirato), riesce quindi in pieno
nell’obiettivo che si propone, rendendo con
grande intensità tutti i tratti tipicamente
psicologici di una tipica commedia di costume
del teatro goldoniano, dove i gesti, le parole, e
le azioni guidano il lettore-spettatore in una
perfetta ed accurata analisi del carattere dei
suoi personaggi.
Martina Medori
Rossella Miccichè
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Diversità, sfida e risorsa
Da poco più di un anno ho iniziato a recarmi
nelle scuole di Siena e provincia, per seguire il
percorso formativo di bambini ed adolescenti
disabili visivi, conosciuti dall’Unione Italiana
Ciechi ed Ipovedenti. Durante questa mia
breve ma intensa esperienza ho avuto il
privilegio di incontrare la dott.ssa Elisabetta
Franchi e conoscere il suo splendido lavoro in
questo contesto. Sebbene lei preferisca
senz’altro di più operare sul campo che parlare
del suo lavoro, attraverso le domande che
seguono ci racconterà in che cosa esso
consiste e spero che, tu che leggi, arrivi ad
intuire quanto questo suo contributo sia
prezioso. Lascio parlare l’intervista, ma non
prima di rivolgere un sentito ringraziamento
alla dott.ssa Franchi per il tempo che mi ha
dedicato e per la dedizione con cui ogni giorno,
da più di quindici anni, si fa vicina alle persone
che a vario livello si devono confrontare con la
sfida della disabilità visiva.
- Dott.ssa Franchi, In che cosa consiste il suo
lavoro di consulente tiflodidattico?
“Questa figura svolge un’attività di
sensibilizzazione, formazione e consulenza
pedagogica e didattica, con l'obiettivo di
favorire la comprensione dei bisogni degli
alunni con disabilità visiva (non vedenti,
ipovedenti), ma anche di aiutare a valutarne in
modo realistico le potenzialità e le risorse, così
da orientarne correttamente il percorso
educativo e di apprendimento. La consulenza si
rivolge alle famiglie, alle scuole, ai servizi
sociosanitari, alle istituzioni, agli enti locali e a
chiunque sia coinvolto nel processo di crescita
e di integrazione dei nostri bambini e ragazzi;
tra gli obiettivi essenziali c'è quello di guidare
alla conoscenza e alla scelta del materiale
didattico e degli strumenti specifici per
imparare, giocare, vivere in pienezza e in
autonomia.”
- Da quanto tempo svolge questo lavoro?
“Dal settembre del 1999, quando la Biblioteca
Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" ha
creato a Firenze il Centro di Consulenza
Tiflodidattica, dando vita a questo servizio di
supporto, completamente gratuito per l'utenza,
che ha la particolarità di svolgersi non soltanto
presso i locali del Centro (dove è presente una
mostra permanente di materiale didattico
dedicato), ma anche presso la sede di chiunque
richieda la consulenza, raggiungendo il bisogno
laddove esso si presenta.”
- Quanti bambini e ragazzi ha seguito in questi
anni?
“Moltissimi: ho già avuto la soddisfazione di
vedere dei “miei” ragazzi che si sono
diplomati, laureati, addirittura sposati…
Ogni anno gli utenti che risultano in contatto
con il Centro sono circa duecento. Non tutti
hanno le stesse esigenze: per alcuni sono
sufficienti interventi periodici presso la scuola
o ci si limita alla fornitura di materiale
tiflodidattico, altri devono essere seguiti e
monitorati settimanalmente; ci sono frangenti
particolari, come il passaggio tra i vari ordini
di scuole oppure i momenti in cui emergono
bisogni o criticità, in cui è necessaria una
presenza più assidua e costante, mentre in
altri periodi, una volta impostato il lavoro e il
programma educativo, tutto procede anche con
interventi più scanditi nel tempo.”
- C’è qualche caso che segue attualmente o ha
seguito in passato, che ricorda ed ha un posto
speciale nel suo cuore?
“Ce ne sono tanti: senz’altro, i bambini che
sono mancati e hanno lasciato un vuoto
doloroso, ma anche quelli che ho visto crescere
in conoscenza e in consapevolezza, quelli cui si
è riusciti a dare un aiuto e quelli per i quali
resta il rammarico di aver potuto fare meglio o
di più. Di tutti i bambini e i ragazzi incontrati e
seguiti ho comunque un ricordo: ciascuno di
loro è speciale ed ha dunque un posto speciale
nella memoria e nell’affetto.”
- Quali aspetti sono da tenere in
considerazione per avere una buona qualità di
rapporto con la famiglia dei ragazzi che segue?
Con i docenti? Con i professionisti della salute?
“Penso che si debba sempre partire da un
atteggiamento di rispetto riguardo al ruolo che
ciascuno si trova a svolgere e di fiducia nel
fatto che ognuno, con le risorse di cui dispone,
cerchi di fare del proprio meglio. Credo che sia
importante offrire accoglienza, collaborazione,
fornire strumenti di utilità concreta e cercare
di venire incontro ai bisogni senza giudicare e
senza pretendere di insegnare comunque
qualcosa.”
- Quali pensa siano le criticità e i punti di forza
delle scuole in questo periodo, per
l’accoglienza dei disabili visivi?
“Da alcuni anni noto un diffuso
scoraggiamento e una maggiore demotivazione
da parte degli insegnanti e degli educatori, che
vedono spesso poco riconosciuta la fatica e
l’importanza del loro lavoro e lamentano di
sentirsi inadeguati rispetto alla specificità che
l’intervento con gli alunni con problematiche
visive richiede: questa demotivazione porta a
volte a disinvestire sull’impegno e sulla
creatività. Inoltre ritengo che rappresenti una
criticità veramente penalizzante il fatto che il
nostro sistema scolastico non sia in grado di
garantire una continuità degli interventi, e le
figure di supporto si avvicendino accanto
all’alunno con disabilità visiva vanificando
esperienze e relazioni positive acquisite.
E’ piuttosto raro, al di là dei titoli più o meno
formali, trovare persone preparate ad
insegnare ad un alunno non vedente o
ipovedente: l’elemento positivo è che esistono
figure, servizi e enti a supporto
dell’integrazione scolastica che possono dare
un aiuto per acquisire competenze sul campo.
Negli ultimi anni sta cominciando a passare
l’idea che la formazione deve coinvolgere non
soltanto gli insegnanti di sostegno, ma tutto il
team docente: grazie a corsi e master con
frequenza a distanza promossi dall’Unione
Italiana Ciechi e Ipovedenti e dall’IRiFoR
(Istituto per la Ricerca, la Formazione e la
Riabilitazione) si riesce a raggiungere e fornire
informazione e strumenti di intervento a un
numero maggiore di insegnanti.”
- Ci sono persone che sono state o sono per lei
un modello da cui ha preso spunti per il suo
lavoro?
“Ho avuto il privilegio di formarmi con grandi
maestri e con esempi di straordinaria
dedizione al servizio dell’educazione e
dell’integrazione. Per non fare torto a coloro
che ci sono ancora e che continuano ad
accompagnarmi (magari dimenticando di citare
qualcuno), vorrei ricordare alcuni che non ci
sono più: Mario Mazzeo, Silvestro Banchetti,
Carlo Monti che mi ha voluta per ricoprire il
ruolo di responsabile del Centro di Consulenza
Tiflodidattica, Marisa Nardi e Annamaria
Campochiari. Quotidianamente ho l’immensa
fortuna di collaborare con rappresentanti
dell’Unione Italiana Ciechi e con colleghi che
mi arricchiscono dal punto di vista umano e
professionale. Ma i modelli di vita per me più
significativi sono stati e sono i genitori dei miei
bambini, esempi di coraggio, di capacità di
amare e di trovare nella vita un senso diverso,
più profondo e vero”
- Sapendo che le ricette preconfezionate non ci
sono e ogni caso è comunque diverso, dopo
questi anni di esperienza sul campo, quali
pensa possano essere gli strumenti tecnici e
relazionali che permettono ad un disabile
visivo di inserirsi nella scuola con profitto e
soddisfazione?
“E’ vero, non esistono ricette: ritengo però che
un’esperienza di integrazione risulti positiva
quando il bambino con disabilità visiva viene
considerato prima di tutto non un non vedente
o un ipovedente ma, appunto, un bambino tra
gli altri, che partecipa alla vita di tutti e può
offrire il contributo che lui, come chiunque, è in
grado di dare. Credo fermamente che la
diversità rappresenti sempre un valore:
far finta che non ci sia e banalizzare i bisogni
educativi e strumentali di chi non vede è
dannoso e impedisce una crescita equilibrata
dell’alunno e una corretta comprensione da
parte dei compagni. E’ invece importante, per
l’alunno e per gli educatori, conquistare la
consapevolezza che il fine ultimo è
raggiungere le medesime competenze dei
compagni, o comunque gli obiettivi formativi
prefissati, pur con strumenti e strategie che
possono essere diversi ma che garantiscono un
apprendimento concreto e una adeguata
autonomia operativa. Infine sono convinta che
un inserimento riuscito nasca dalla
condivisione degli obiettivi e delle modalità per
perseguirli da parte di tutte le figure (scuola,
specialisti, personale socio-sanitario) che
ruotano intorno ai nostri alunni e alle loro
famiglie: la capacità di comunicare e di
lavorare in rete è davvero il valore aggiunto
che conferisce efficacia e coerenza al progetto
educativo, garantendone una positiva
realizzazione.
Elena Ferroni ed Elisabetta Franchi
Per informazioni e contatti:
Biblioteca Italiana per i Ciechi
“Regina Margherita”
Centro di Consulenza Tiflodidattica
Via A. Nicolodi 2, 50131 Firenze
Tel. 055.577777 e-mail: [email protected]
Un'occasione da vivere da protagonisti
Da qui al 30 aprile si svolgeranno tutte le
assemblee delle sezioni dell'Unione Italiana dei
Ciechi e degli Ipovedenti nelle quali, oltre
all’approvazione del bilancio consuntivo 2014
della relazione morale, dobbiamo eleggere i
nuovi Consigli direttivi, i nuovi Consiglieri
regionali e i Delegati del 23° congresso
nazionale che si terrà nel prossimo autunno. Si
tratta quindi di una grande occasione per
dimostrare la capacità dell'Associazione di
come saper affrontare le tematiche che ci
riguardano nei prossimi anni. Sempre, ma
soprattutto nella fase congressuale, occorre
guardare oltre il contingente. Occorre gettare
le basi per rendere l'associazione più
funzionale più preparata ad affrontare le
problematiche che di volta in volta si
presenteranno all'orizzonte.
Purtroppo, dalle notizie in mio possesso, salvo
poche eccezioni, nella nostra regione mi
sembra che non vi sia un grande fermento e la
direzione regionale uscente non ha
programmato iniziative per stimolare un ampio
e costruttivo dibattito sulle tematiche che
riguardano la categoria. Così come non sono
state organizzate iniziative per formulare
proposte per aggiornare lo statuto sociale, per
renderlo più funzionale e al passo coi tempi.
Sullo statuto ho già scritto qualcosa in un
numero precedente; in questo cercherò di
affrontare alcune tematiche fra quelle che, a
mio avviso, non dovrebbero essere trascurate
in questa tornata congressuale.
In questi ultimi decenni sono diminuiti i ciechi
totali e sono aumentati i ciechi parziali.
Inoltre, da un po' di tempo a questa parte, nei
neonati si registrano sempre di più casi di
malattie concomitanti alla cecità e
all'ipovisione. Questo fenomeno richiede
sempre maggiore conoscenza da parte
dell'associazione al fine di stimolare la ricerca
sulla genetica, sulla prevenzione e sulla cura
pre e neo natale e per stimolare le istituzioni
ad approvare delle leggi che permettano ai
malcapitati di vivere un'infanzia più dignitosa.
Un altro problema importante da affrontare è
quello dell'istruzione e della formazione
professionale che in questi ultimi tempi sono
sempre più trascurate dalle istituzioni. Infatti,
fatte salve alcune eccezioni, nonostante vi
siano alcune leggi in materia, per i bambini
disabili l'assistenza scolastica è quasi
inesistente. Anche in questo settore
occorrerebbe più grinta da parte dell'Unione,
quantomeno per fare rispettare le leggi
esistenti.
Per quanto riguarda la formazione
professionale dei non vedenti, in passato
veniva garantito dallo Stato tramite appositi
istituti professionali, mentre un aiuto
economico a coloro che frequentavano i corsi
veniva dato dalle province sotto forma di retta
agli istituti che li ospitavano. Dal 1978, quando
il suddetto onere è stato trasferito ai comuni,
vuoi per le difficoltà finanziarie di quest'ultimi,
vuoi per la scarsa sensibilità verso i problemi
della disabilità, la quasi totalità dei comuni non
ha fornito nessun sussidio per la formazione
professionale dei non vedenti. Anche questa è
una tematica che richiede un grande impegno
da parte della associazione; sia per trovare
nuove professioni e nuovi mestieri, per creare
nuove opportunità ai nostri giovani, sia per
ottenere dalle istituzioni i presupposti
necessari per raggiungere un'integrazione
dignitosa.
Un'altra tematica da affrontare con
determinazione è quella degli ipovedenti medio
gravi e lievi. La legge 138 del 2001 sancisce il
riconoscimento dell'ipovisione fino a tre decimi
di visus. Così dal 2001, oltre ai ciechi assoluti e
agli ipovedenti gravi compresi tra 0 e 1/20, gli
ipovedenti medio gravi compresi fra 1/20 e
1/10, abbiamo gli ipovedenti lievi con visus da
1/10 a 3/10. C'è un problema però:
quest'ultimi dopo quindici anni dall'entrata in
vigore della legge 138 non hanno ancora
ottenuto nessuna agevolazione. Inoltre, non si
può sottacere il fatto che gli ipovedenti medio
gravi considerati decimisti, dagli anni ottanta
hanno perso il diritto all'assegno vitalizio
conquistato nel lontano 1954 in seguito alla
"marcia del dolore". Non per mettere limiti alla
provvidenza, ma forse sarebbe stato meglio se
la legge 138 avesse contenuto lo stato di
ipovisione fino a due decimi, come da me
sempre sostenuto, e a tutti gli ipovedenti fosse
stata garantita qualche prospettiva a partire
dall’istruzione, dalla formazione ed il lavoro.
Considerazioni a parte, quello degli ipovedenti
è un problema da affrontare, in modo da poter
avanzare con cognizione di causa delle
richieste nei confronti delle istituzioni al fine di
ottenere delle agevolazioni per favorire il
raggiungimento di un'integrazione dignitosa
anche agli ipovedenti medio gravi e lievi.
Altrimenti che senso avrebbe la denominazione
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti!
Pierino Bianchini
Si alzano i costi dei prodotti tecnologici, ma
non solo per scelta dei produttori…
Il 9 marzo scorso, con un evento chiamato
“Spring forward”, Apple ha presentato in
pompa magna, o quasi, alcune novità che
hanno fatto parlare, come sempre, detrattori
ed estimatori.
Dal palco dello Jerba Buena Center di San
Francisco Tim Koock ha presentato le novità
per la primavera della ditta di Cupertino e,
come sempre, il tutto è stato corroborato da
dati, statistiche, dettagli tecnici in maniera da
spiegare ciò che ci si può attendere con i nuovi
prodotti che per l’occasione sono stati:
un nuovo Macbook ultra piatto e decisamente
avveniristico, come concezione, ed il tanto
chiacchierato Apple Watch con tutte le sue
caratteristiche e con tutto ciò che potrebbe
verificarsi grazie alle sue caratteristiche, ma
ciò che ha posto l’accento sul tutto, questa
volta, non sono stati i soliti pro e contro dei
vari appassionati del mondo della tecnologia,
bensì ciò che è risaltato in maniera eclatante
sono stati i costi che gli utenti si sono visti
proporre dai listini di Apple stessa.
Il catalogo dei prodotti che è stato aggiornato
sui siti dei vari store ha visto un lievitare
sensibile di ogni oggetto di un buon 15% e
questo fattore ha creato un discreto subbuglio
in rete, ma non solo.
Ovviamente, a caldo, ci si è scagliati contro la
casa produttrice, già non famosa per i prezzi a
buon mercato, ma a mente fredda ecco che ci
si è resi conto che questo lievitare dei costi è
legato alle nuove normative della Comunità
Europea le quali hanno stabilito come ogni
ditta straniera debba adeguare i propri prezzi a
quelle che sono le tassazioni dei singoli paesi
e, de facto, a non rendere uniformi i prezzi di
oggetti prodotti da giganti, a livello mondiale,
come la stessa Apple, ma non solo.
A questo dobbiamo aggiungere le ulteriori
varianti che, con il nuovo anno, sono state
adeguate dalla legge chiamata “sull’equo
compenso” la quale ha imposto, sempre su
prodotti informatici/tecnologici, un ulteriore
rincaro per tutelare il mondo del copyright da
eventuali atti di pirateria e di violazione sul
diritto d’autore.
Ecco quindi che, facendo un giretto in rete, si
può notare come ogni oggetto, ogni
smartphone, ogni periferica abbia subito
rincari di quel 15% di cui si è accennato in
precedenza e che, de facto, questo genere di
rincaro sia applicato a qualsiasi smartphone e/
o computer di qualsivoglia marca o tipo.
Ancora più sconfortante è notare come il
nostro paese sia uno di quelli, a livello
europeo, dove i prezzi sono i più alti e di come,
ancora una volta, sia proprio l’utente finale a
farne le spese.
Sarà davvero curioso, diciamo così, vedere, in
autunno prossimo, quelli che saranno i costi,
nuovi ed adeguati, per i nuovi Iphone e per
tutto ciò che ci ruoterà attorno visto che, al
momento, questo tipo di dispositivo non ha
visto ulteriori rincari, ma ci possiamo
attendere un ulteriore balzo in alto con l’arrivo
dei nuovi modelli.
Anche Samsung, con le prossime uscite,
presenterà mirabolanti novità, ma ecco che la
leggenda dei dispositivi Android a buon
mercato potrebbe sgretolarsi, almeno per
quanto concerne il vecchio continente, proprio
per le normative fiscali a cui i colossi che
vogliono vendere in Europa, debbono attenersi.
Sicuramente i cappi legati alle differenti
situazioni fiscali dei singoli paesi non
aiuteranno il diffondersi di apparecchi
tecnologici e tutto questo non potrà che
riflettersi, in maniera negativa, anche su chi è
portatore di handicap e non va mai dimenticato
come per queste categorie di persone, la
tecnologia sia alla stessa stregua di una
protesi dal momento che, proprio con
l’informatica e tutto ciò che ci ruota attorno,
molte persone disabili vadano a colmare delle
situazioni di svantaggio legate a studio, vita
quotidiana, svago etc.
Ancora una volta, forse, si nota come il punto
focale degli interessi di chi ci governa non sia
incentrato sulla base, ma su freddi numeri
legati a conti che non tornano mai.
Vainer Broccoli da Tecno marzo 2015
Lettera aperta agli amici con disabilità visiva in
vista dell’assemblea sociale della sezione di
Siena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli
Ipovedenti ONLUS
Cari amici, mentre mi ritrovo a preparare le
ultime cose in vista dell’assemblea sociale che
svolgeremo domenica prossima 15 marzo
presso l’Orto De’ Pecci a Siena alle ore nove,
con la mente impegnata a pensare anche alla
giornata conclusiva della settimana mondiale
di prevenzione del glaucoma, che terremo
domani presso il policlinico Le Scotte, ho
pensato di scrivere a tutti voi servendomi degli
organi di informazione per alcune riflessioni
sulla nostra categoria e su quanto la nostra
sezione fa per tutti noi.
Io e i miei colleghi del consiglio sezionale ci
ripresentiamo all’assemblea per lasciarci
giudicare e questo in vista del rinnovo delle
cariche sociali.
Presentiamo un rendiconto di cinque anni che
sono trascorsi tra mille difficoltà ma che ci
hanno portato anche delle innegabili
soddisfazioni.
Le nostre azioni sono state mirate alla
rappresentanza ma anche alla fornitura di
servizi alla categoria e possiamo dire che tutti
noi siamo un po meno soli, un po più conosciuti
e certamente più rispettati.
Tutti gli enti pubblici hanno dovuto in qualche
modo occuparsi della categoria tenendo conto
di ogni singola persona con i suoi bisogni, le
sue capacità e i suoi diritti.
Forse non siamo stati capaci di raggiungere
tutti i disabili visivi e anche per questo ho
deciso di inviare questa nota a mezzo stampa.
Invito tutti coloro che hanno problemi di
disabilità visiva ad avvicinarsi alla sezione
perché se riusciremo a ritrovarci tutti insieme
potremo essere più forti e quindi più ascoltati
da chi per definizione si deve occupare dei
cittadini.
Insieme si vivono meglio anche le difficoltà
della nostra patologia e si riesce a trovare
quelle risorse che, se si vive chiusi in se stessi,
non si trovano.
L’associazione è come una famiglia e in questo
modo va vissuta per farla crescere in qualità e
quantità.
Se volete contattarci rivolgetevi al numero:
057746181 cell. 3394581400 oppure scriveteci
all’e-mail: [email protected] oppure
visitate il nostro sito: www.uicisiena.org
Un invito lo rivolgo ai cittadini che avranno la
ventura di leggere questo mio scritto.
Guardatevi intorno e se conoscete un amico o
un vicino con problemi di vista, segnalate la
nostra organizzazione.
Se avete la possibilità di donare un’ora del
vostro tempo impegnato, pensate alla nostra
organizzazione.
Se Potete sosteneteci con le vostre donazioni o
con i vostri lasciti.
Se ritenete che la nostra azione abbia una
valenza sociale donateci il vostro cinque per
mille con il nostro codice fiscale:
80002240523
Chi volesse partecipare alla nostra assemblea,
può farlo senza alcun impegno ma solo per
conoscerci.
Vi lascio, amici e cittadini, con un cenno di
speranza: il futuro è nelle nostre mani, è
dentro di noi. Facciamo in modo di essere
protagonisti del nostro futuro; non deleghiamo
agli altri quello che potremmo fare noi e
certamente e saremo più soddisfatti.
Massimo Vita