La postazione scolastica per disabili visivi: diversi punti di vista

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La postazione scolastica per disabili visivi: diversi punti di vista
Atti del Convegno handyTED 2005, Eds XYZ, pp.
La postazione scolastica per disabili visivi:
diversi punti di vista
Silvia Dini, Ester Delpino, Anna Gettani, Cristina Martinoli
Istituto David Chiossone per ciechi e ipovedenti onlus
Corso Armellini 11, 16122 Genova
[email protected]
Sommario
La postazione informatica è uno strumento operativo indispensabile per il disabile
visivo che frequenta la scuola secondaria, come la penna e il quaderno lo sono per tutti
gli studenti; la scelta delle tecnologie di base e di quelle assistive, non è definitiva, ma
si evolve nel tempo di pari passo con il progredire delle skill degli alunni. Di certo il
computer consente di raggiungere una buona integrazione ed autonomia nello studio,
ma il giovane studente disabile visivo, e di conseguenza l’insegnante, deve affrontare
momenti difficili in cui fare i conti con le difficoltà del training di apprendimento degli
ausili, prima di raggiungere un livello tale da poter apprezzare realmente i benefici che
essi gli offrono. L’attività di riabilitazione dell’Istituto David Chiossone, nella gamma
dei servizi che offre è in grado di fornire agli studenti disabili visivi, sul piano delle
tecnologie, specifici training individuali e a docenti ed operatori il necessario supporto
sotto forma di consulenza scolastica.
1. Introduzione
Le tecnologie sono divenute parte integrante della nostra società e ogni ambito ne è permeato,
sia il lavoro, sia la scuola, sia la quotidianità; fin dall'
asilo i bambini hanno familiarità con il
computer ma è soprattutto nell'
età scolare che esso rivela le sue potenzialità a supporto della
didattica e dell'
apprendimento; uno strumento di lavoro indispensabile.
Oggi sono disponibili strumenti che forniscono una dotazione preziosa per l’ipovedente che
deve affrontare le richieste scolastiche e che, grazie ad essi, potrà agire più facilmente alla pari
degli altri studenti.
Il docente e l’operatore conoscono quanto davvero il computer potrà offrire al ragazzo, con il
tempo se non da subito, ed il contatto diretto con le scuole e i docenti ce lo confermano.
Occorre però considerare alcune criticità troppo spesso sottovalutate, che costituiscono l’altra
faccia della medaglia.
Accanto alle indiscusse opportunità offerte dalle tecnologie, si deve considerare il costo delle
apparecchiature, il percorso lungo e faticoso per rendere autonomo il giovane studente nella
gestione del PC e degli ausili, il rifiuto di molti alunni disabili di fronte alle difficoltà di uso
delle tecnologie; non da ultimo, il buon esito dell’uso delle tecnologie per favorire
l’integrazione, viene determinato dal contesto scolastico che talvolta non offre adeguato
supporto nella risoluzione dei piccoli grandi problemi quotidiani che vanno dal collegamento
alla rete alla disponibilità di uno spazio idoneo per la postazione ed il materiale didattico, alla
scelta dei tempi e dei modi in cui avvalersi delle tecnologie in armonia con i tempi del lavoro
di classe.
2. La scelta della postazione informatica
E’ importante sottolineare che il computer è uno strumento di produzione condivisibile,
quindi usabile da tutti e per tutti; già solo per questo è vissuto da tutti i ragazzi in modo
positivo come elemento e motivo di avvicinamento e di integrazione; gli studenti disabili
visivi devono soltanto “aggiungere” (o, meglio, far aggiungere) software e/o hardware
tiflotecnico specifico, scelto sulle necessità individuali, fra la gamma dei prodotti commerciali
a disposizione.
La scelta della postazione e la sua configurazione andrebbe sempre effettuata con l’aiuto degli
esperti, in Centri specializzati come l’Istituto David Chiossone, dove operatori della
riabilitazione valutano, insieme al ragazzo, la composizione migliore; raramente si tratta di
una scelta definitiva, rigida, ma segue l’evoluzione della persona e delle sue capacità; spesso
si procede per prove empiriche e successivi aggiustamenti; molto dipende non solo dall’entità
del residuo visivo ma anche dalla capacità del ragazzo di utilizzarlo.
In particolare se l’uso del PC inizia fin da bambini, la postazione cambierà nel corso del
tempo per adattarsi a mutamenti nelle condizioni visive, per rispondere ad esigenze operative
sempre maggiori e a competenze informatiche destinate col tempo a diventare sempre più
raffinate.
Il primo passo è l’approccio ai programmi di videoscrittura, che sono il supporto operativo
fondamentale ad ogni disciplina. Il ragazzo disabile visivo, inoltre, deve affrontare un lungo
percorso fatto di training teorico-pratici dove viene portato avanti in parallelo sia
l’apprendimento del computer, in genere, sia l’apprendimento degli ausili informatici.
All’inizio del percorso, il ragazzo certamente avverte più le difficoltà ed i problemi che le
potenzialità, le quali si riveleranno solo con il tempo, perseverando con incoraggiamento e
supporto di insegnanti ed operatori. [Chiappini et al, 2004]
3. L’autonomia nello studio passa attraverso l’autonomia nella gestione degli ausili
L’aspetto motivazionale del training è importante tanto quanto la fase della scelta delle
tecnologie più opportune; è fondamentale che il percorso riabilitativo sia individualizzato al
massimo, con la collaborazione di insegnanti e genitori, con i quali condividere le “tappe” che
ognuno raggiungerà con tempi e modalità assai diversi.
Dopo la valutazione dei prerequisiti, e la stesura di un progetto riabilitativo basato sulle
tecnologie, inizia il lungo percorso che condurrà con il tempo l’alunno a padroneggiare sia la
corretta terminologia e i concetti basilari di informatica applicata (file, menu, salvataggio,
directory, finestre e pulsanti,…) sia tutte le operazioni per gestire input e output del computer.
Un prerequisito fondamentale, anche per poter procedere con il training sugli ausili, è la
conoscenza della tastiera del computer che, di norma, si propone come prima attività a ciechi
ed ipovedenti; è una competenza indispensabile sia per quanto riguarda la successiva
acquisizione delle abilità di scrittura dattilografica (con le dieci dita) sia per quanto riguarda la
possibilità di interagire e dare gli input al computer tramite tasti e combinazioni di tasti
sostitutive o integrative all’utilizzo del mouse.
Agli ipovedenti che utilizzano “screen magnifier” per ingrandire e zoomare sulla videata, si
insegnano anche le opportune strategie visive per esaminare la schermata con ordine e
metodo, e si insegnano i comandi “da tastiera” per potersi avvalere delle funzioni di zoom e di
modifica dell’aspetto dello schermo che tali software consentono. Tipicamente si tratta di
graduare l’ingrandimento, in tempo reale, in base alle dimensioni di partenza del testo o del
disegno da esaminare. Testi molto piccoli andranno ingranditi maggiormente rispetto a quelli
più grandi e nitidi; in ogni caso si dovrà cercare di correggere la naturale tendenza a usare un
unico livello di zoom fisso, abituando l’utente a variarlo per ottenere sempre la visione
ottimale.
Il fattore critico è riuscire a dominare il senso di disorientamento provocato dal continuo
movimento della finestra di “zoom” che focalizza una porzione di schermo alla volta;
l’ingrandimento, indispensabile per poter percepire i dettagli (scritte, icone…), purtroppo fa
perdere la visione d’insieme della videata, con conseguente smarrimento e necessità di sforzo
interpretativo e mnemonico per ricostruire mentalmente l’informazione nel suo livello
complessivo.
Nel caso di ipovedenti gravi o ciechi in genere si installa sul PC uno “screen reader” che invia
alla sintesi vocale o al display braille tutte le scritte presenti sul video; l’approccio è
necessariamente di tipo sequenziale, e richiede strategie di esplorazione dello schermo di tipo
diverso dall’approccio visivo basato sulla simbologia iconica.
Tali software, detti anche tecnologie assistive, sono molto potenti e consentono al disabile
visivo di usare tutti i principali software di produzione (videoscrittura, foglio elettronico,
archiviazione e gestione basi di dati, navigazione internet, e-mail) senza importanti limitazioni
funzionali; questo è valido in linea teorica e nei principali campi applicativi; non si deve poi
confondere “l’impossibilità” di usare un programma con la “diversità” nel metodo di
utilizzazione, rispetto alla media.
Laddove siamo abituati a “cliccare con il mouse” (e di conseguenza tutto il linguaggio usato
per raccontare le operazioni da svolgere punta sul supporto visivo, sul mondo virtuale
rappresentato da desktop ed icone) ad esempio nella gestione dei menu e dei comandi, nel
caso degli ipovedenti il procedimento si svolgere senza il mouse, senza cliccare sulle icone ma
passando attraverso menu testuali o tramite shortcuts; tali opportunità e scorciatoie da tastiera
non sono specifiche per disabili, tutt’altro; sono parte integrante del sistema operativo e delle
finestre degli applicativi più comuni; .
L’utilizzo di software educativi e didattici per agevolare l’apprendimento [Dini et al, 2004] è
un’esigenza sentita da alunni e docenti; però non sono moltissimi i software espressamente
realizzati per facilitarne l’uso da parte di utenti disabili o, almeno, non coprono l’ampiezza
delle richieste sia per età che per argomenti, e si rivolgono nella maggioranza ai bambini più
piccoli; molto spesso i prodotti multimediali interattivi (quali enciclopedie, dizionari,
eserciziari, ecc.) non possono essere impiegati in quanto non compatibili con le tecnologie
assistive tipicamente adottate dai disabili visivi o perché non prevedono al loro interno
“features” che consentano di adattarli a diversi profili di utilizzatori, ad esempio la possibilità
di scegliere dimensioni e tipo di carattere dei testi, la possibilità di eliminare retini e immagini
di sfondo, ecc. [Ferlino et al, 1996]
4. Vantaggi e problemi
Il computer è sempre una scoperta, ma i training sono lunghi e faticosi; in particolare quello
per apprendere la scrittura dattilografica.
Altra difficoltà è costruirsi la mentalità informatica, capire il significato di finestre e bottoni
quando non li vedi, costruirsi uno schema mentale personale ma il più possibile aderente alla
terminologia e ai suoi riferimenti ad oggetti reali, che rappresenti le funzioni e gli oggetti
presenti sul video.
Imparare per prove ed errori è più difficile, soprattutto quando compare qualche messaggio
imprevisto o il sistema si “pianta” e non c’è modo di leggere quel che sta succedendo; la
soluzione è una sola… spegnere tutto!
Gli studenti sono consapevoli che leggere e scrivere al computer risolve due bisogni primari,
per qualsiasi studente [Ott, 2002]; ma il vincolo che si crea è quello di poter disporre di
tecnologie sempre affidabili, in tutte le situazioni in cui si studia: casa, scuola, biblioteca, a
casa dei compagni. E’ quasi impossibile poter replicare la stessa identica postazione, oltre che
molto costoso.
Il computer portatile può essere una soluzione adatta, almeno per i ragazzi grandi. Per gli
studenti ciechi il problema è la scarsa differenziazione tattile della tastiera dei portatili, più
piccola e affollata rispetto a quella standard; inoltre la disposizione di alcuni tasti di
spostamento cursore e di sistema non è sempre la stessa in tutte le marche ed i modelli; questo
implica un ulteriore training e un ulteriore sforzo di memorizzazione per apprenderne la
disposizione e le funzioni del notebook a disposizione.
Anche la sintesi vocale, maggiormente diffusa rispetto al display braille, può creare disturbo
se usata in ambienti con altre persone, o comunque può risultare problematica da utilizzare in
contesti nei quali occorra ascoltare altre persone che parlano (l’insegnante); la cuffia va bene
ma isola; l’auricolare è un buon compromesso, anche se stanca un po’ tenerlo per molte ore;
diventa difficile ascoltare la voce della sintesi (per “rileggere” e controllare gli appunti che si
stanno prendendo, o per ritrovare la riga giusta in cui proseguire) e contemporaneamente
ascoltare la spiegazione dell’insegnante o chi parla. Sarebbe utile lo scanner, in classe, per
acquisire fotocopie o materiale che il docente porta all’ultimo minuto, ma manca poi il tempo
per fare la scansione e l’OCR, oppure il docente non sa usare il programma, o la fotocopia è
sbiadita.
Sono molte le occasioni in cui lo studente disabile visivo preferisce la tecnica del prestamano, facendo scrivere l’insegnante di sostegno che poi gli passerà il file di testo. Questo
perchè per prendere appunti al computer occorre essere veloci, ma anche sapere in ogni
momento che cosa è opportuno fare; in ogni momento della giornata scolastica occorre non
solo prestare attenzione alle attività didattiche ma anche decidere se e quando è il momento di
accendere il PC, lanciare il programma, cimentarsi con i numerosi errori di battitura; o
decidere se è meglio registrare su audiocassetta e “sbobinarla” con calma a casa; un
registratore digitale di quelli che si colegano al PC consente di avere immediatamente a
disposizione sul computer i file con le registrazioni, da ascoltare e riascoltare con la facilità
dell’audio digitale.
Pensando alle tecnologie, i piccoli grandi problemi quotidiani possono essere percepiti
negativamente dall’utilizzatore, docente o alunno disabile visivo, soprattutto in fase di primo
approccio; tali difficoltà vanno opportunamente gestite e riportate alle corrette dimensioni,
come parte integrante dell’operare al computer, valorizzando piuttosto le reali opportunità ed i
benefici offerti da tali strumenti.
In sintesi, le potenzialità del computer hanno un costo in termini di tempi e di sforzi iniziale di
apprendimento, di organizzazione della postazione a casa e a scuola, richiedono capacità di
gestire più software e hardware; se si è consapevoli, a tutti i livelli, di queste criticità il
bilancio non può che essere positivo a favore delle tecnologie come mezzo per l’integrazione
e per la produttività; questi sono solo alcuni spunti che tratteggiano come la realtà sia
complessa, e l’accessibilità sia solo uno dei tanti problemi che condizionano l’agire del
disabile visivo.
5. Riferimenti bibliografici
Dini S., Ferlino L., Martinoli C. (2004), Usability of Educational Software for Visual
Impairment, in: Miesenberger K, Klaus J, Zagler W, Burger D. (eds) Computers Helping
People with Special Needs, Proc. 9th Innt. Conf., ICCHP, Paris, France, Springer-Verlag,
Berlin, p.575-582
Chiappini G., Dini S., Ferlino L. "Tecnologie didattiche e disabilità" in Parmigiani D. (a cura
di) Tecnologie per la didattica, F.Angeli, Milano, pp.233-248, 2004
Ferlino L., Ott M., Trentin G., (1996), Didattica e disabilità: quale software?, Franco Angeli,
Milano
Ott M. (2002), Usare il computer a scuola serve a migliorare l'
apprendimento? Risposte
suggerite dall'
esperienza, CADMO, a.IX, n.27, 122-128