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34 aprile 2016 in questo numero Cesenatico Museo della Marineria Architettura Navale Tecniche Modellistiche Metaffioni Cultura Navale “Brick de 24” Corazze e Proiettili Tecniche Modellistiche Storia Navale CAD 3D e Modellismo Navale Capitolo IV Il Raid di Doolittle su Tokyo Editoriale Marco Topa (Tricera) Sommario In questo numero 2Editoriale 5Cesenatico Museo della Marineria 6 Archistettura Navale Brick de 24 15 Tecniche Modellistiche CAD 3D e Modellismo Navale 25 Tecniche Modellistiche Metaffioni 31 Cultura Navale Corazze e Proiettili 34 Storia Navale Il Raid di Doolittle su Tokyo Redazione Un saluto a tutti gli amici di VM – In viaggio con Magellano. Con l’avvento della primavera è iniziato un periodo che vede lo sbocciare, oltre che i fiori, di moltissime fiere e mostre. AMN Magellano ha partecipato per la prima volta alla fiera EXPO MODEL SHOW tenutasi a Malpensafiere il 19 e 20 Marzo. Devo dire che l’esperienza all’EXPO MODEL SHOW è stata positiva e, personalmente, sono rimasto molto colpito dalla notevole presenza di pubblico. Abituato ad eventi come la fiera di Novegro e quella di Verona l’EXPO MODEL SHOW di Busto Arsizio, arrivato alla seconda edizione, mi è sembrata una manifestazione molto più “familiare”, nel senso che i padiglioni non era enormi come quelli delle altre due fiere a cui siamo soliti partecipare e forse per questo motivo la presenza e l’interesse del pubblico sembrava più caldo. Andrea Vassallo Antonio Uboldi Germano Oss Luciano Bragonzi Marco Topa Roberto Venturin Rodolfo Mattavelli Grafica ed impaginazione : Adriano Antonini Capo Redazione : Andrea Moia Responsabile : Presidente AMN Andrea Moia Contatti Redazione di VM [email protected] Associazione AMN Magellano Via Paravisi, 1 20092 Cinisello Balsamo (Milano) C.F. 94598450156 [email protected] Foto in copertina "May Flower" modello di Moramarco Salvatore 2 La presenza della nostra Associazione a questa fiera è stata possibile grazie alla disponibilità di alcuni membri dello Staff che il venerdì mattina si sono trovati per allestire lo stand e che hanno poi dovuto fare un po’ di funghi finchè non li ho raggiunti con il resto del materiale a metà pomeriggio. Allestito lo stand ci siamo salutati e abbiamo intrapreso la parte più dura della giornata: il ritorno da Busto Arsizio a Milano nell’ora di punta (chi abita da quelle parti sà cosa voglio dire). In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Editoriale I modelli presentati erano più di dieci; oltre ai modelli di alcuni soci, tra i quali vanno ringraziati Albino, Antonio, Giuseppe, Roberto e Sandro che non solo hanno prestato le loro opere ma hanno presidiato per i due giorni della manifestazione lo stand, era presente anche il modello di “esterno” che ha chiesto la disponibilità di Magellano ad esporre il modello di un suo parente venuto a mancare. Dei due giorni di manifestazione sono riuscito ad essere presente allo stand di Magellano solo domenica e, come detto sopra, sono rimasto colpito dalla bella presenza di pubblico, attratto sicuramente da altro tipo di modellismo rispetto a quello che accomuna gli amici di Magellano ma pur sempre attratti anche dai nostri modelli. In conclusione, per quanto riguarda EXPO MODEL SHOW, è un evento da tenere in considerazione per il futuro; magari adesso, essendo solo il secondo anno, non è ancora molto conosciuta ma magari in futuro potrà diventare un'altra occasione per mettersi in mostra al pari delle fiere di Verona e Novegro. Novegro, appunto. Tasto dolente… Il 9 e 10 aprile si è tenuto alla fiera di Novegro la 17^ edizione dell’Hobby Model Expo Spring Edition, ormai consueta fiera del modellismo che si tiene in primavera; novità di quest’anno è stata lo slittamento da marzo ad aprile. L’associazione ha partecipato come al solito presentando anche in questo caso una buona quantità di modelli; ci siamo ritrovati il venerdì pomeriggio per allestire lo stand con un buon spirito battagliero per affrontare i successivi due giorni di fiera Purtroppo però devo dire l’eccitazione per l’evento è andata subito spegnendosi già dal sabato e alla fine della fiera (sia figurativamente che effettivamente In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 3 Editoriale Solitamente all’esterno venivano organizzate le piste per le macchine radiocomandate o la “voliera” aerei ed elicotteri; all’interno dei padiglioni trovavamo quello dedicato principalmente ai plastici ferroviari e quello con le piste per macchine elettriche. Quest’anno non c’era nulla all’esterno e anche all’interno c’era parecchio spazio vuoto. Come visite allo stand di Magellano ce ne sono state poche: non essendoci molto pubblico si è notato di più lo scarso interesse dei presenti al modellismo che piace a noi…la maggior parte del pubblico ormai è attratto molto spesso dalle cose che volano o dalle macchine rc. Prossimamente l’Associazione sarà impegnata in altre fiere, Model Expo Italy in primis il 21 e 22 maggio a Verona; altre sono in fase di organizzazione: si parla di partecipare a Volandia e forse ad una mostra a Genova (sul sito ci saranno maggiori dettagli una volta organizza) per i quali speriamo in una partecipazione di voi soci. Sperando di non avervi annoiato molto e che ci continuiate a seguire e sostenere vi saluto e vi rinnovo l’invito a venirci a trovare parlando) il bilancio di questa edizione non è stato per niente soddisfacente: c’erano pochi espositori e soprattutto poco pubblico. Per chi di voi ha visitato le varie edizioni di questa fiera sicuramente avrà notato la differenza di affluenza tra la Spring Edition e la classica fiera che si tiene a settembre: solitamente la Spring Edition è meno frequentata rispetto settembre ma quest’anno devo dire che è stata veramente povera. 4 all’ Model Expo Italy il 21 e 22 maggio a Verona. Marco T. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Museo della Marineria di Cesenatico Nella prima sezione, dedicata a 'struttura e costruzione', si possono toccare con mano i pochi e semplici materiali, e le tecnologie elementari ma efficaci, con le quali l'uomo ha navigato per millenni. Tra i pezzi esposti, una ruota da cordaio con la ricostruzione del suo funzionamento; una bottega ottocentesca di carpenteria navale acquisita in blocco e riallestita dentro al museo; un argano usato un tempo per tirare in secco le paranze. Nella sezione dedicata a 'propulsione e governo' il visitatore può comprendere la natura dinamica della navigazione, espressa dal celebre detto marinaro 'barca ferma non governa'. Sono qui esposte, in primo luogo, una campionatura di ancore antiche e moderne, tra cui alcuni importanti relitti risalenti al XVII secolo; seguono alcune installazioni didattiche - tra le quali una riproduzione di lancia attrezzata con vela 'al terzo' - dove si può misurare la propria abilita' con manovre, nodi e paranchi. Ampia parte e' dedicata ad illustrare l'evoluzione dell'attrezzatura velica, mentre un esemplare di 'mototopo' e una serie di motori introducono il visitatore al passaggio dalle tipologie di barche tradizionali agli scafi a motore. Al piano superiore si possono vedere le imbarcazioni dall'alto e, con l'aiuto di due 'terrazze' sporgenti, osservare da vicino i dettagli delle vele e delle alberature. Il percorso espositivo prosegue attraverso altri reperti che esemplificano la vita a bordo, la pesca e la sua commercializzazione, la navigazione, i simboli magico-religiosi presenti nelle barche tradizionali (primi fra tutti gli 'occhi' che ne adornavano la prua), i pericoli dell'andare per mare, testimoniati anche da alcuni relitti. DIREZIONE via Armellini, 18 47042 Cesenatico FC tel. 0547-79205 - fax 0547-79254 [email protected] IL MUSEO DELLA MARINERIA è aperto nei seguenti orari: dal 21/06/2014 al 07/09/2014: tutti i giorni 10-12 e 17-23 Prenotazione visite guidate e laboratori didattici: tel. 0547-79205 - fax 0547-79254 [email protected] In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 5 Architettura Navale "Brick de 24" Sergio GalliSergio (Jack Aubrey) "Brick de 24" della Marina Francese: quello che la monografia ANCRE non ha scritto riprodotti dal Sanè, forse il più noto tra gli ingegneri navali francesi del periodo napoleonico, per un totale storicamente accertato di ventidue. Al ricevimento della monografia mi accorsi però Alcuni anni fa avevo acquistato dalla A.N.C.R.E. la monografia di Jean Boudriot e Hubert Berti rela- che il modello non si prestava per una costruzione tiva al Brick de 24 "Le Cygne". L'idea sottostante in ossatura in quanto i disegni presenti nella moera di iniziare un'esperienza in ammiragliato par- nografia non la mostravano, quindi la mia attenziotendo con un veliero più semplice come appunto ne virò su altre idee. Ultimamente ho terminato la costruzione del Soleil Royal e mi sono trovato un brick (francese) o brig (inglese). a decidere quale nuovo modello costruire. Dopo svariate ricerche ho ripreso la monografia de Le Cygne e me la sono letta, anzi riletta, con maggiore attenzione. Subito fui molto incuriosito dal fatto che quasi tutti questi brick ebbero una vita operativa nella Marina Francese assai breve e la monografia stessa si limitava, in una tabella apposita, a specificare l'anno di "radiazione". Non vi era invece alcun commento ulteriore che potesse far capire o interpretare l'anomalia riscontrata. Al principio ho pensato a qualche difetto strutturale che li rendeva poco longevi, anche se lo stesso accadeva pure ai brick Figura 1: Il contenuto della Monografia de "Le Cygne", Brick de 24. progettati dagli altri ingegneri francesi. Poi, andando più a fondo, ho scoperto la veriIl brig è un veliero a due alberi, trinchetto e mae- tà, nascosta ovviamente nella monografia di Boustro, dotato di un solo ponte di batteria scoperto driot/Berti dal probabile, solito e ormai ben noto generalmente armato con 18/20 bocche da fuoco. "sciovinismo francese". In breve: dei 22 "Brick de 24" progettati da Pestel, Inizialmente erano cannoni tradizionali da 6-8 libbre, successivamente l'armamento si è evoluto uti- ben 18 furono catturati dalla Royal Navy, 2 vennelizzando carronate da 24 libbre pur mantenendo ro ceduti alla Marina Italiana e di due si sono perse un paio di cannoni lunghi per il tiro in caccia. Nel le tracce, guarda caso nello stesso anno che nella periodo delle guerre tra l'Inghilterra e la Francia, tabella prima citata essi risultavano radiati, da altre prima rivoluzionaria e poi Napoleonica, vennero fonti apprendevo che questi velieri venivano insecostruiti un gran numero di questi velieri su pro- riti e classificati come "brig" nella Marina Inglese e getti di tre/quattro ingegneri (Pestel, Sanè, Forfait, parteciparono con notevole successo alla guerra ecc) e riprodotti in svariati esemplari nei vari can- contro Napoleone. Insomma, per ironia della sorte, i francesi sembra fossero i maggiori fornitori di tieri navali francesi, olandesi ed anche italiani. La monografia de Le Cygne propone un model- brick della Royal Navy !!! Da qui l'idea di completare la ricerca storica relo di brick dell'ingegner Francois Pestel e venne riprodotto in venti esemplari più due fedelmente lativamente alla parte inglese in modo da avere un 6 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Architettura Navale "Brick de 24" Figura 2: Titolo del dipinto: "Cutting out the 'Curieux' at Martinique, 3 February 1804" Figura 3: "HMS Curieux captures the Dame Ernouf, 8 February 1805" Navy, con nomi a volte simili a volte diversi, e ho The French brig sloop ‘Curieux’ was fitted out at deciso di costruirne uno, anche se al momento Martinique in order to attack British interests. As non ho deciso esattamente quale. she was a threat to British West Indian commerce, A detta della monografia gli unici elementi distinthe British Commodore Hood gave orders for her tivi erano la polena e le bottiglie di poppa. capture. Under the command of Lieutenant Robert Carthew Reynolds four boats with 60 seamen and Questo modello non sarà costruito in arsenale 12 marines set out on a moonlit night from the per numerosi, differenti e personali motivi: British ship ‘Centaur’. This meant a 20-mile row to • la monografia ANCRE ed i relativi disegni in reach the ‘Curieux’ lying under the protection of essa contenuta non riportano lo schema dell'ossathe guns of Fort Edward. When Reynolds’s barge tura come, ad esempio, avviene per altri libri della came in under the stern of the ‘Curieux’ he found stessa casa editrice; that, providentially, a rope ladder hung down the • per il motivo precedente il ben noto Bernard side. He scaled it and cut a hole in the antiboarding Frolich, l'autore de "L'arte del modellismo", haconets to enable his men to pour on board. Before struito questo modello con il classico sistema a she was taken the French lost nearly 40 killed and wounded. The British had nine wounded and chiglia ed ordinate, quindi se non ci si è cimentato Reynolds, who was one of them, subsequently died lui con tutti gli appoggi in Francia che avrà avuto, of his wounds. On the right side of the picture the perché mai dovrei farlo io; ‘Curieux’ is • anche i piani inglesi di questi brick fatti dopo la shown just before her capture. Her anti-boarding loro cattura e conservati al museo della Marina di netting is clearly visible. The sailors can be seen Greenwich non permettono di ricostruire l'ossatura; loosing her sails and cutting her cable, while the • ho deciso di costruire il modello nella configuns of Fort Edward are firing. A moon shines gurazione della Royal Navy, cioè con armamenbetween her masts and in the left foreground to inglese, allestimento dell'alberatura all'inglese another battery is in action. The painting is signed and dated ‘F. Sartoruis 1805’. e chissà quant'altro (magari non visibile) proprio per non confrontarmi con gli equivalenti modelli quadro completo della vita operativa di questi ve- basati solo sui piani ANCRE; lieri. Conseguentemente ho individuato un certo • vorrei illudermi di fare un modello quasi "uninumero di questi brick inseriti nei ruoli della Royal co", o almeno lo spero; In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 7 Architettura Navale "Brick de 24" Quindi questo sarà un tranquillo veliero con chiglia e ordinate in compensato di pioppo, doppio fasciame e via dicendo. Solo che per quanto posso saperne adesso lo farò completo di tutto, scafo, alberatura, manovre e vele anche se, conoscendomi, dovrà passare un bel poco di tempo prima di vederlo finito. Quanto segue è l'attuale risultato della mia ricerca sui "Brick de 24" costruiti su progetto di Francois Pestel. questo elenco ho estratto i venti velieri progettati da Pestel negli anni 1800/1808. Queste informazioni sono riprodotte nelle prime cinque colonne della tabella che segue. Le rimanenti colonne sono invece frutto della mia personale ricerca nata dalla curiosità di sapere il perché di una vita operativa così relativamente breve nella Marina di Napoleone. Le informazioni sono state ricercate su varie fonti ma quella più ricca e utile si è dimostrato il libro di Rif Win- Figura 4: Più due piani (sopra e sotto) relativi al brick "le Milan" che sotto la RN divenne HMS Achates field dal titolo "British Warships in the Age of Sail 1793 - 1817 - Design, Construction, Careers and Fates". Grazie a queste informazioni ho potuto completare le rimanenti colonne della tabella qui sotto proposta e sopratutto la storia individuale di nove di questi brick sotto le insegne della La tabella mostrata nelle prossime due pagine è Royal Navy. La ricerca non la considero ancora stata compilata utilizzando come punto di parten- al 100 per 100 conclusa, anche se a buon punto za la tabella contenuta nella monografia ANCRE quindi, a meno di sconvolgimenti al momento non dove sono elencati tutti i brick francesi costruiti prevedibili, il modello che mi accingo a costruire nel periodo che va dal 1755 fino all'anno 1850. Da porterà uno di questi nove nomi. 8 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Architettura Navale "Brick de 24" Anno di impostazione Nome Francese Data di Luogo di radiazione costruzione 1800 Le Curieux 1804 1803 - 1804 Le Lutin 1803 - 1804 Armamento Francese Fato Nome Inglese Armamento Inglese Fato Saint - Malo 16 cannoni da 6 Catturato 4.2.1804 Curieux 10 carronate da 24 8 cannoni da 6 Affondato 22.9.1809 1806 Saint - Malo 16 cannoni da 6 Catturato 24.3.180 6 Hawk 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 15.12.1814 Le Néarque 1806 Lorient 16 cannoni da 6 Catturato 28.3.1806 Nearque 14 carronate da 24 2 cannoni da 9 Venduto 21.7.1814 1803 - 1804 Le Palinure 1808 Lorient 16 cannoni da 6 Catturato 1.11.1808 Snap 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Smantellato 6.1811 1803 - 1804 Le Phaéton 1806 Anversa 16 cannoni da 6 Catturato 26.3.1806 Mignonne/ Musette 14 carronate da 32 2 cannoni da 6 Venduto 1.9.1814 1804 Le Cyclope 1810 Genova 16 cannoni da 6 1804 L’Ecureuil 1812 Tolone 16 cannoni da 6 1804-1805 L’Endymion 1814 Genova 18 cannoni da 8 1804 L’Euryale Granville 16 cannoni da 6 1804 Le Fanfaron 1809 Saint - Malo 1804 Le Pandour 1806 1804 - 1805 Le Voltigeur 1805 Trasferito all’Italia 6.1810 Trasferito all’Italia 6.1810 Catturato 18.4.1814 non commissionato 16 cannoni da 6 Catturato 6.11.1809 non commissionato Nantes 16 cannoni da 6 Catturato 1.5.1806 1806 Anversa n/a Catturato 26.3.1806 Pelican 16 carronate da 32 2 cannoni da 6 Venduto 16.4.1812 Le Griffon 1808 Rochefort 14 carronate da 24 e 2 cannoni da 6 Catturato 11.5.1808 Griffon 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 11.3.1819 1805 Le Nisus 1809 Granville n/a Catturato 12.12.1809 Guadeloupe 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 3.11.1814 1806 Le Cygne 1808 Le Havre Catturato 14 carronate da 24 13.12.1808 e 2 cannoni da 8 e bruciato 1806 Le Milan 1809 Saint - Malo 14 carronate da 24 Catturato e 2 cannoni da 8 30.10.1809 Achates 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 11.6.1818 1806 Le Serpent 1808 Nantes 14 carronate da 24 e 2 cannoni da 8 Catturato 17.7.1808 Asp 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 16.3.1814 1808 Le Colibrì 1809 Le Havre 14 carronate da 24 e 2 cannoni da 8 Catturato 16.1.1809 Colibri n/a Affondato 22.8.1813 “Brick de guerre” praticamente assimilabili a quelli di Francois Pestel ma costruiti da Sanè 1808 Le Bèarnais 1809 Bayonne 14 carronate da 24 Catturato e 2 cannoni da 8 14.12.1809 Curieux 14 carronate da 24 2 cannoni da 6 Venduto 5.1814 1809 Le Basque 1809 Bayonne 14 carronate da 24 Catturato e 2 cannoni da 8 13.11.1809 Foxhound 14 carronate da 24 2 cannoni da 9 Venduto 15.2.1816 Dall’elenco di cui sopra ho estratto alcuni nomi di “brick” che hanno servito sia per la marina francese che per quella inglese, dopo la loro cattura. Il criterio scelto ha tenuto conto della loro storia di servizio più o meno ricca e della particolarità del loro armamento rispetto a quello standard utilizzato da questa classe. E’ mia intenzione proporre il modello del veliero così come si dovrebbe essere presentato sotto le bandiere della Royal Navy. Il motivo è presto spie- In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 9 Architettura Navale "Brick de 24" gato: sembrerebbe quasi che queste navi siano state costruite dai francesi giusto per farsele catturare tutte dagli inglesi dopo poco tempo, quindi di servire con onore per molti anni sotto le insegne della Royal Navy ed addirittura essere poi venduti a privati . . . ricavandone anche un certo profitto economico, anche se marginale. Quindi sia i cannoni che le carronate francesi vennero sostituite, principalmente per motivo di munizionamento, dagli equipollenti modelli inglesi. Infine l’alberatura e le manovre dovrebbero aver sicuramente subito delle modifiche in quanto vi erano delle importanti differenze tra le due nazioni in questi particolari. Quindi le fonti necessarie per la costruzione di questi velieri, basate per le forme dello scafo e molti altri particolari sui disegni contenuti nella monografia di ANCRE relativa a LE CYGNE, dovranno essere integrate da fonti inglesi, in particolare per l’armamento e l’alberatura. Al National Maritime Museum di Greenwich sono presenti alcuni piani di Le Curieux (Curieux), Le Palinure (HMS Snap) e Le Milan (Achates), eseguiti dopo la loro cattura. Infine una notazione di rilievo: dalla monografia de LE CYGNE non è possibile stabilire come fosse la polena degli altri brick della stessa classe. Una volta scelto il veliero da riprodurre verrà eseguita una ricerca più mirata per capire cosa rappresentasse la sua polena e come fosse presentata. Se la ricerca sarà positiva bene, altrimenti verrà utilizzata una polena di fantasia oppure il particolare semplicemente non verrà inserito nel modello. Al momento è comunque presto per anticipare questa scelta. Interessante la parte che segue che descrive la storia di questi brick da me selezionati dal punto di vista della marina inglese. 1) LE CURIEUX >>> CURIEUX Ex “brick de guerre” francese LE CURIEUX, costruito a partire dal 10.1799 fino al 2.1801 a Saint 10 Malo.Varato il 20.9.1800, è armato con 16 cannoni da 6 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 0in, 77ft 3 in x 28ft 6in x 13ft 0in; 329 8/94 bm. Equipaggio: 67 uomini. Armamento: 10 carronate da 24 libbre, 8 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Curieux viene catturato il 4.2.1804 dalle scialuppe della HMS Centaur nel porto di Fort-De-France, isola di Martinica. Il brig viene preso in forza nella Royal Navy nel Maggio 1804 come CURIEUX con base alle isole Leeward al comando del comandante Robert Reynolds. Il 15.7.1805 Curieux cattura il veliero corsaro da 6 cannoni L’Elizabeth. Nel Novembre 1804 è sotto il comando di George E.B. Bettesworth; il 7.2.1805 cattura la corsara da 16 cannoni La Madame Ernouf; il 19.6.1805 avvista la flotta di Villeneuve proveniente da Gibilterra nella spedizione che porterà alla battaglia di Trafalgar. Dal 17.7.1805 al 17.10.1805 Curieux è in cantiere a Plymouth per correggere alcuni difetti minori e riparazioni varie. Dal Luglio 1805 è sotto i comandi di James Johnstone; il 25.11.1805 cattura il corsaro spagnolo da 5 cannoni Brilliano e il 5.2.1806 il Baltidore, da 6 cannoni. Nel 1807 è sotto i comandi di John Sheriff, salpa per le isole Leeward il 3.3.1807 e il 3.12.1807 entra in azione contro il corsaro da 25 cannoni La Revanche al largo delle Barbados: 8 morti incluso il comandante Sheriff, e 14 feriti. Il comando passa al comandante in seconda Thomas Muir. Da febbraio 1808 il comandante è Thomas Tucker, sempre di stanza presso le isole Leeward. Successivamente nel 1809 il comando passa a Andrew Hodge e infine al secondo ufficiale Henry Moysey. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Architettura Navale "Brick de 24" Il 22.9.1809 il CURIEUX fa naufragio al largo di Guadalupe. 2) LE PHAETON >>> MIGNONNE >>> MUSETTE Il “brick de guerre” francese LE PHAETON fu costruito a partire dal 07.1803 fino al 11.1804 da Danet ad Anversa. Viene varato il 28.6.1804 e armato con 16 cannoni da 6 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 0in, 77ft 0in x 28ft 4in x 7ft 0in(?); 328 75/94 bm. Equipaggio: 121 uomini. Armamento: 14 carronate da 32 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Phaèton viene catturato il 26.3.1806 al largo di Santo Domingo dall’ HMS Pique. Il nome della nave venne cambiato inizialmente in MIGNONNE ma poi venne rinominato in MUSETTE il 7.10.1807. Il brig venne accettato e preso in servizio presso la Royal Navy il mese di ottobre 1806 in Giamaica e posto sotto il comando del “commander” Robert Nicholas. Il commander Peter Douglas sostituì successivamente al comando Nicholas a partire dal mese di ottobre 1807, poi nel 1808 venne rimpiazzato dal commander Henry Boys e nel dicembre 1808 il suo ultimo commander fu Thomas Parry. Non sono segnalate azioni di rilievo. Arriva a Portsmouth il 30.6.1810 e viene messo in riserva in quello stesso porto. Sempre a Portsmouth fu definitivamente venduto, per 400 sterline, l’ 1.9.1814. 3) LE VOLTIGEUR >>> PELICAN Il “brick de guerre” francese LE VOLTIGEUR fu costruito a partire dal 06.1803 fino al 11.1804 da Danet ad Anversa.Viene varato il 7.9.1804. Non si conosce il dettaglio dell’armamento francese, ma probabilmente dovrebbe trattarsi di 16 carronate da 24 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 95ft 9in, 76ft 4,5in x 28ft 5in x 13ft 1,5in; 328 4/94 bm. Equipaggio: 121 uomini. Armamento: 16 carronate da 32 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Voltigeur viene catturato il 26.3.1806 al largo di Santo Domingo dall’ HMS Pique. Il nome della nave venne cambiato in HMS PELICAN e venne preso in carico dalla Royal Navy il mese di dicembre 1806 in Giamaica, agli ordini del “commander” William Ward. In riallestimento a Portsmouth dal 20.4.1807 al 13.6.1807. Partecipa alle operazioni di distruzione delle batterie costiere di Désirade il 30.3.1808. Isaac Morrison assume il comando del Pelican nel giugno del 1808, poi sostituito in dicembre dal commander Edward A’court. Viene radiato nel 1810. Infine venduto a Deptford il 16.4.1812. 4) LE GRIFFON >>> GRIFFON La costruzione del “brick de guerre” francese LE GRIFFON fu iniziata nel mese di Aprile 1805 e terminata nel mese di Agosto del 1806 a Rochefort. Il varo avvenne il 2.6.1806. L’armamento iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre e due cannoni da 6 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 92ft 6in, 80ft 10in x 29ft 4in x 8ft 2in(?); 368 bm. Equipaggio: 100 uomini. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Griffon viene catturato il 11 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 11 Architettura Navale "Brick de 24" maggio 1808 vicino al capo St. Anthony dall’ HMS Bacchante. Il nome della nave viene cambiato in HMS GRIFFON e viene preso in carico dalla Royal Navy durante l’anno 1808 in Giamaica, agli ordini del “lieutenant” Henry Spark Jones; successivamente, nel Dicembre 1808, passa agli ordini del lieutenant (?) Allen. Arriva a Sheerness il 10 ottobre 1809 per essere riallestito a Chatham dal febbraio 1810 al dicembre 1811. Riprende in servizio attivo (“commissioned”) nel novembre 1811 sotto il “commander” John Tancock. Nel febbraio 1812 passa agli ordini del commander George Trollope e lo troviamo in azione (con l’ HMS Rosario) contro dieci brig/brick al largo di Cherbourg il 27 marzo 1812. Nell’azione vengono catturati tre brick francesi mentre altri due vengono fatti incagliare. In Giugno 1814 è affidato ai comandi del commander George Hewson, quindi sotto James A. Murray nel maggio 1816 per finire sotto il lieutenant William Elliot Wright presso l’isola di Sant’Elena. Viene venduto a Hill & Co. a Deptford, per 1.400 sterline, l’ 11 marzo 1819. 5) LE BASQUE >>> FOXHOUND La costruzione del “brick de guerre” francese LE BASQUE fu iniziata nel mese di Giugno 1808 e terminata nel mese di Aprile del 1809 a Bayonne. Il varo avvenne il 13 febbraio 1809. L’armamento iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre e due cannoni da 8 libbre. Progetto: Ing. Jaques Noel Sané (Brest 1740 - Parigi 1831), particolarmente innovatore nella costruzione dei grandi vascelli; principale progettista delle flotte della Rivoluzione e dell'Impero (celebre il suo Océan esploso ad Aboukir). Comunque le linee generali di questo brick sono ancora quelle impostate dal Pestel, caduto in disgrazia nel frattempo, anche se è realistico pensare ad qualche piccola differenza dovuta alla mano di Sané. A parte un armamento leggermente diverso, non è dato 12 di sapere quali fossero queste eventuali differenze di progetto. Dimensioni e tonnellaggio: 95ft 6in, 78ft 0,75in x 28ft 11,25in x 8ft 1in(?); 347 66/94 bm. Equipaggio: 106 uomini. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 9 libbre. Il brick de guerre Le Basque viene catturato durante il suo viaggio inaugurale per Guadalupe il 13 novembre 1809 dall’ HMS Druid. In riparazione per i danni subiti durante la cattura a Plymouth dal 28 novembre 1809 al 16 ottobre 1810. Il nome della nave viene cambiato in HMS FOXHOUND e viene preso in carico dalla Royal Navy durante mese di luglio 1810, agli ordini del “commander” Malcolm Cowan. Nel 1811 è al comando del commander John Parish e presta servizio nel Canale della Manica. Il mese di novembre 1814 passa agli ordini del commander Thomas Warrand. Viene venduto per 800 sterline il 15 febbraio 1816. 6) LE LUTIN >>> HAWK >>> BUZZARD La costruzione del “brick de guerre” francese LE LUTIN fu iniziata nel mese di Luglio 1803 e terminata nel mese di Agosto del 1804 a St Malo. Il varo avvenne il 7.6.1804. L’armamento iniziale era composto da 16 cannoni da 6 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 91ft 5in, 72ft 11 7/8 in x 28ft 3,5in x 7ft 5in(?); 310 71/94 bm. Equipaggio: 121 uomini. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Lutin viene catturato il 24 Marzo 1806 al largo di Martinica dall’HMS Carysfort e HMS Agamemnon. Il nome della nave viene cambiato in HMS HAWK e viene preso in carico dalla Royal Navy il mese di Settembre 1806 ad Antigua agli ordini del “comman- In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Architettura Navale "Brick de 24" der” James Ayscough, che morì nell’Aprile 1808. Il suo comando venne rilevato nello stesso mese dal commander William Paterson, poi, nel novembre 1808 dal commander Henry Bourchier. In riallestimento a Portsmouth dal 29.5.1809 al 12.7.1809. L’11 febbraio 1811 cattura, al largo di Dungeness il veliero corsaro francese da 14 cannoni Le Furet; il 24.3.1811 attacca a Capo Barfleur la nave da 40 cannoni L’Amazone obbligandola a rientrare in porto; il 19.8.1811 attacca un convoglio vicino a Capo Barfleur, In quell’occasione cattura il brigantino armato Le Héron, subendo però uno morto e quattro feriti. Dall’Agosto 1811 è agli ordini del commander John Wyndham. L’ 8.1.1812 il nome viene cambiato da HMS HAWK in HMS BUZZARD. Nel luglio 1812 passa sotto il comando di John Smith e salpa per il Mediterraneo il 6:8:1812. Viene radiato il mese di ottobre 1814 e successivamente venduto a Woolwich, per 630 sterline, il 15.12.1814. 7) LE NISUS >>> GUADELOUPE La costruzione del “brick de guerre” francese LE NISUS fu iniziata nel mese di Marzo 1804 e terminata nel mese di Marzo del 1805 a Granville. Il varo avvenne il 15.2.1805. L’armamento iniziale non è conosciuto in quanto venne catturato durante il periodo dell’allestimento anche se molto probabilmente, visto il periodo, avrebbe dovuto essere di 14 carronate da 24 libbre e 2 cannoni da 6 o da 8. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 98ft 85/8in, 78ft 3 1/2 in x 28ft 4 3/4in x 13ft 10in(?); 335 14/94 bm. Equipaggio: 100 uomini. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Nisus viene catturato, ancora incompleto e senza armamento, il 12 Dicembre 1809 nel porto di Guadeloupe da HMS Themis, HMS Pultusk ed altri. Il nome della nave viene cambiato in HMS GUADELOUPE e viene preso in carico dalla Royal Navy nel 1810, ad Antigua e posto agli ordini del “commander” Michael Head. Tra il 23.8.1810 e il 23.1.1811 viene portato a termine l’allestimento a Deptford. Nel dicembre 1810 viene messo agli ordini del commander Joseph Tetley. Il 27.6.1811 partecipa all’azione contro La Tactique (18 cannoni) e La Guèpe (8 cannoni) al largo di capo Creus; poi il 25.10.1811 cattura il corsaro da 6 cannoni La Sirène nel Mediterraneo. Nel 1812-1813 è agli ordini del commander Arthur Stow, quindi sotto Charles Hole e finalmente il mese di Aprile 1814 sotto il commander Charles Pengelly. Viene radiato il mese di agosto del 1814 e infine venduto a Plymouth, per 930 sterline, il 3.11.1814. 8) LE MILAN >>> ACHATES La costruzione del “brick de guerre” francese LE MILAN fu iniziata nel mese di Marzo 1806 e terminata nel mese di Gennaio del 1808 a St Malo. Il varo avvenne il 6.7.1807. L’armamento iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre e due cannoni da 8 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 4 1/2in, 76ft 10 3/4in x 28ft 3 1/2in x 13ft 2in(?); 327 39/94 bm. Equipaggio: 95 uomini. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Milan viene catturato il 30 Ottobre 1809 in Atlantico da HMS Surveillante e HMS Seine. Durante il periodo Marzo 1810 – 30 Giugno 1810 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 13 Architettura Navale "Brick de 24" viene completato il suo allestimento a Deptford. Il nome della nave viene cambiato in HMS ACHATES il mese di Maggio 1810 e contemporaneamente viene designato il “commander” John Davies come suo ufficiale superiore. Opera nel Canale della Manica. Nel maggio 1813 è agli ordini del commander Isaac Morrison; il 21.10.1813 ingaggia un combattimento con il veliero da 40 cannoni La Trave, lo scontro termina con un nulla di fatto; durante in marzo 1814 cattura il corsaro da 44 cannoni La Clorinde. Durante Giugno 1814 è agli ordini del commander Thomas Laugharne. Viene posto in riserva a Plymouth durante il mese di Novembre 1815 e, infine, viene venduto a John Small Sedger, per 1.100 sterline, sempre a Plymouth, il 11.6.1818. 9) LE COLIBRI >>> COLIBRI La costruzione del “brick de guerre” francese LE COLIBRI fu iniziata nel mese di Gennaio 1808 e terminata nel mese di Ottobre del 1808 a Le Havre. Il varo avvenne il 8.8.1808. L’armamento iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre e due cannoni da 8 libbre. Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e mor- 14 to il 28 Marzo 1828 a Tolone. Dimensioni e tonnellaggio: 96ft 9in, 79ft 4in x 29ft 5in x 13ft 5in(?); 365 15/94 bm. Equipaggio: sconosciuto. Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni da 6 libbre. Il brick de guerre Le Colibri viene catturato il 16 Gennaio 1809 al largo di Terranova e portato alla stazione canadese di Halifax dall’HMS Melampus. Durante il periodo Marzo 1810 – 30 Giugno 1810 viene completato il suo allestimento a Deptford. Il mese di ottobre 1809 è in “Commission” alla stazione di Halifax sotto il “lieutenant” (dal 5.1810 “commander”) Henry Jane con il nome di HMS COLIBRI. Nel 1810 passa sotto il commander John Thompson. Cattura cinque corsari statunitensi: • il 23.7.1812 il Gleaner, da 6 cannoni, e il Katherine, da 14 cannoni, entrambi al largo di Sable Island; • l’11.8.1812 il Polly, da 4 cannoni nella baia di Fundy; • il 12.8.1812 al largo di capo Sable il Regulator; • infine, con HMS Maidstone il 13.8.1812 il Dolphin da 2 cannoni. Dal dicembre 1812 al febbraio 1813 è agli ordine del Lieut. George Pechell, poi ancora sotto Thompson. Il 22.8.1813 fa naufragio per cause non conosciute a Port Royal, in Giamaica. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche Modellistiche CAD 3D e Modellismo Navale Piero Chiavaroli Dove iniziare per ricostruire un modello in 3D Capitolo IV° Vediamo allora quali sono le cose da fare per “riprendere” un disegno di un modello navale, tipicamente stampato su carta, e riportarlo in un ambiente di lavoro elettronico. Il risultato che otterremo da questa operazione iniziale potrà essere usato così com'è o elaborato ulteriormente fino ad ottenere il nostro “modello sorgente” definitivo. Sono stato molto indeciso su quale modello scegliere come campione per i nostri studi e i motivi sono diversi. Non si può cominciare con un modello molto complesso come una nave antica, piena di curve e sovrastrutture di ogni genere. Anche per il modellista che costruisce il suo primo modello, è piuttosto difficile capire da cosa iniziare. Tipicamente il neofita si lascia affascinare da una Victory o dalla Sovrana dei Mari, che metterebbero in crisi anche modellisti di buona esperienza, e come andrà a finire è facilmente intuibi- le. Dopo varie considerazioni penso che un buon punto di partenza sia un motoscafo non cabinato, con scafo a spigolo o quasi ma che abbia sufficienti curve per dimostrare l'uso di funzioni avanzate ma senza esagerare troppo. Tra i vecchi progetti in mio possesso da ormai quarant'anni ho scelto il modello Sea Bird della Aeropiccola di Torino (chissà quanti modellisti hanno iniziato proprio con kit o progetti di questa ditta ormai purtroppo chiusa!), modello realizzato a suo tempo da me con tecniche assolutamente convenzionali (carta carbone, archetto da traforo, listelli di balsa, lisciatoi, colla ecc. Più sotto c'è la foto del piano costruttivo e gli anni trascorsi si vedono tutti! Questa è una dimostrazione pratica dei problemi cui abbiamo accennato nei capitoli precedenti e a cui ci si trova di fronte in un lavoro del genere. Il piano è piuttosto spiegazzato, la foto fatta con una fotocamera di bassa qualità risulta a sua volta deformata (si vedono chiaramente le deformazioni a cuscino sui quattro lati del foglio), per non parlare di difetti minori o difficoltà di rilevamento delle curve. Non sempre piani di questo tipo le curve sono perfettamente visibili. Ci sono naturalmente metodi migliori per digitalizzare un disegno, ad esempio servendosi di copisterie professionali che hanno mezzi adatti, ma questo non ci assicurerà della perfetta congruenza del nostro disegno. Errori e deformazioni ci saranno sempre per cui tanto vale rassegnarsi subito, usare i metodi a nostra disposizione e vedere se davvero il CAD ci può aiutare a raggiungere il nostro obiettivo di precisione e accuratezza nei dettagli. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 15 Tecniche Modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Osserviamo un attimo da vicino questi piani. Modello di motoscafo Sea Bird -(c) Aeropiccola -Torino Nella parte centrale sono riportate le due viste principali, di profilo e in pianta. Quella in pianta è divisa in due metà: nella metà superiore è visibile la struttura interna del motoscafo, in quella inferiore sono visibili la coperta, le sovrastrutture e gli interni abitabili. Sulla sinistra del foglio, in basso, sono riportate le ordinate, suddivise per chiarezza in due gruppi: dalla N. 1 alla N. 4 e dalla 5 alla 8. Per ogni gruppo è riportata solo una metà, dal momento che l'altra è speculare e quindi identica alla prima. Per le ordinate, visto che sono relativamente piccole, possiamo fare una ripresa con lo scanner, una per ogni blocco, in modo da avere immagini qualitativamente migliori. Per quanto riguarda le due viste principali, poiché non è possibile fare una unica scansione, ci rimangono tre alternative: una scansione presso uno studio professionale, scansioni multiple da ritagliare e incollare digitalmente (apriti cielo!) o utilizzare la foto così com'è. Senza indugio optiamo per quest'ultima soluzione e confidiamo nei potenti mezzi informatici per aggiustare le cose.Vediamo le scansioni delle ordinate: Dalla vista di profilo, notiamo perfetta- Ordinate dalla N° 1 alla N° 4 mente distinguibile la sagoma inconfondibile per iniziare, quindi salpiamo le ancore. Per prima di un motore a scoppio, con cui originariamente cosa conviene settare subito alcuni parametri del era equipaggiato questo modello. Questo ci dice CAD: unità di misura, dimensioni della griglia e resubito che qualche modifica dovremo farla, dal lativa spaziatura ecc. Selezioniamo il menu Strumomento che oggi è già difficile navigare con mo- menti/opzioni/unità e dalla barra unità del modello torizzazioni elettriche (su certi laghi sono vietate scegliamo millimetri, tolleranza assoluta 0.01, tolanche quelle!) figuriamoci con motori a scoppio. leranza relativa 1.0 percento e tolleranza angolaQuindi sarà il caso di procurarsi fin d'ora un mo- re 1.0 gradi. Inutile per ora soffermarsi troppo su tore adeguato poiché dovremo tenerne conto al queste impostazioni anche se non è difficile capirmomento opportuno, sempreché lo vogliamo rea- ne lo scopo, ma cambiamenti sono sempre poslizzare navigante, ovviamente! Da queste tre viste sibili anche in fasi successive del progetto. Per il (profilo, pianta e ordinate) dovremmo riuscire a momento ci basta così. tirare fuori tutte le curve necessarie per ricostruDalla stessa finestra selezioniamo griglia come ire il modello. Bene, più o meno abbiamo tutto nell'immagine di sotto e impostiamo i parametri 16 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Ordinate dalla N° 5 alla N° 8 relativi appunto alla griglia del disegno. Impostiamo Estensione della griglia: su 1200.0 mm, Linee secondarie ogni: 2.0 mm, Linee principali ogni: 5 linee secondarie, Spaziatura dello snap: 1.0 mm. Le altre opzioni potete lasciarle come visibile nell'immagine e cambiarle a seconda delle esigenze. In particolare la visibilità della griglia può essere attivata o disattivata a piacimento, per cui regolatevi secondo le vostre preferenze. In sostanza che cosa otteniamo con queste impostazioni? Vedremo una griglia con delle quadrettature di un centimetro, suddivise in quadretti più piccoli (2 mm) e con lo snap su 1 mm potremo posizionare il cursore anche a metà dei quadretti da 2 mm. Resistete alla tentazione di regolare i quadretti più piccoli su 1 mm (sembrerebbe la cosa più naturale!) in quanto avremmo uno sfondo piuttosto confuso che appesantirebbe il lavoro anziché facilitarlo. E comunque vedremo che della griglia si può fare quasi sempre a meno. La precisione del disegno verrà fuori lo stesso. La prima operazione da fare è posizionare sullo sfondo dell'area di lavoro l'immagine degli oggetti da riprendere. Poi si tracciano tutti i bordi utili alla ricostruzione dell'oggetto in lavorazione e poi si scala tutto l'oggetto per portarlo alle sue esatte dimensioni, determinabili dai piani costruttivi. Cominciamo dalle ordinate. Quando inseriremo l'immagine, Rhino ci chiederà le dimensioni che vogliamo dare a questa immagine. Le dimensioni non sono assolutamente critiche anche perché il disegno risultante che tracceremo, come detto, dovrà essere scalato alle dimensioni reali riportate sui piani. Aggiungo che se vogliamo ottenere un modello di dimensioni diverse In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 17 Tecniche Modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° dalle originali, piuttosto che scalare le singole parti man mano che vengono disegnate, è preferibile fare una unica scalatura alla fine del lavoro, in modo che in un colpo solo si ridimensioneranno tutti i particolari che compongono il disegno finale. Per il momento, quindi, ci atterremo scrupolosamente alla documentazione in nostro possesso. Il disegno andremo a collocarlo sulla vista Superiore di Rhino. Se avete le quattro viste tutte a video, dovrete semplicemente fare doppio click sul nome “Superiore” nella parte alta sinistra della vista stessa, altrimenti dovrete andare sul menu Visualizza/Vista attiva e selezionare Superiore dalla finestra finale. A questo punto apriamo il menu Visualizza/Bitmap di sfondo e clicchiamo su Colloca (la prima voce della finestra finale). Si aprirà la finestra Apri bitmap in cui selezioneremo l'immagine che riporta le ordinate che vogliamo tracciare. Poi la posizioneremo in un punto qualsiasi dell'area di lavoro, dandogli una dimensione orizzontale di 18..20 quadretti (cm). Avere la griglia attiva semplificherà questa operazione, dandoci la possibilità di dimensionare opportunamente la nostra immagine, ma ora potrete notare facilmente quanto il disegno risulti piuttosto confuso a causa proprio della presenza delle linee della griglia. Disattiviamola attraverso il menu Visualizza/Griglia... e togliamo il segno di spunta dalla 18 voce Mostra le linee della griglia. Prima di iniziare a tracciare le linee (frenate ancora un attimo l'impazienza!) dobbiamo capire cosa stiamo facendo e cosa ci occorre effettivamente per i nostri scopi e cosa no. Se il nostro obiettivo è solo quello di riportare su carta e quindi su compensato le ordinate, possiamo semplicemente disegnarle seguendo nella maniera più esatta possibile i vari contorni, avendo cura di riportare esattamente anche gli incastri per i listelli di rinforzo presenti agli spigoli delle ordinate stesse, scalarle alle loro esatte dimensioni o a quelle che ci proponiamo di ottenere e poi incollare il foglio su compensato e ritagliare il tutto. Se disponiamo di una macchina CNC o conosciamo chi ce l'ha, possiamo estrarre il file per la lavorazione e passarlo alla macchina per il taglio, evitando gli errori causati dalla carta e dall'incollaggio su legno. E' ovvio però che con la semplice procedura descritta non abbiamo quasi nessun modo di correggere errori o deformazioni presenti nell'immagine. L'unica cosa possibile è che se conosciamo con certezza un errore presente sul progetto (ad esempio un incastro troppo piccolo o una curva eccessivamente sporgente) possiamo intervenire in questa fase e ritoccare quello che è palesemente errato, ma di certo non stiamo minimamente sfruttando le potenzialità del nostro CAD! Tuttavia una lavorazione semplificata è una possibilità che in molti casi può essere sufficiente e quindi perché non approfittarne? Il disegno che otterremo possiamo utilizzarlo così com'è, senza ulteriori complicazioni e quindi se vi è sufficiente questo, dovete solo imparare a tracciare le curve, scalare alle dimensioni volute e poi stampare su carta o estrarre le coordinate per le macchine CNC. Il vostro lavoro è finito! In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Bello vero? Siete tra quelli che vogliono le cose semplici e non amano eccessive complicazioni e forse vi conviene rimanere così! Ma se per disgrazia siete come il sottoscritto che se una cosa è troppo semplice non gli interessa più di tanto, armatevi di coraggio perché il lavoro è appena cominciato! Allora, come si deve riprodurre questo disegno? Innanzi tutto possiamo fare a meno di disegnare gli incastri presenti sugli spigoli delle ordinate, destinati ai listelli di rinforzo, in quanto dovranno essere ricostruiti al momento opportuno, direttamente da CAD. Ordinate dalla N° 1 alla N° 4 Piuttosto dovremo trovare un curve su un unico layer. Attiviamo il modo per tracciare la curva senza l'incastro, operazione solo apparentemente semplice, in quanto menu Modifica/Livelli/Modifica livelli... La finestra per fare un lavoro corretto, dovremo prolungare livelli che si apre potete posizionarla dove volete. la naturale curvatura dei due bordi e farli incon- Io di solito la metto sulla destra dell'area di lavoro. trare nel loro punto naturale. La stessa cosa per Chiameremo Linee sorgenti il livello dove disegnegli incastri della chiglia. Inoltre sarà bene stabilire remo le parti riprese dai piani originali, renderemo sin d'ora una linea di riferimento che ci servirà in questo livello il livello corrente (cliccando alla sinistra del disegnino della lampadina) e gli daremo un seguito per ricostruire con esattezza il modello. Il riferimento più logico mi sembra la linea che colore che ci permetta di distinguere facilmente le rappresenta la mezzeria delle ordinate, quindi di- linee disegnate da noi da quelle originali. Questo è rei di adottare proprio questa. Inoltre, per trac- fondamentale, altrimenti sarebbe quasi impossibile ciare le linee nella maniera più esatta possibile, capire cosa stiamo facendo. I colori più adatti sono dovremo ingrandire il disegno fino a vedere delle il rosso o il blu. Scegliamo il rosso. Non descrivo linee nere di discreto spessore. Purtroppo dovrete in dettaglio queste operazioni, ma credo che siano giudicare ad occhio quale potrebbe essere il punto abbastanza intuitive e con qualche prova dovreste più centrale della linea su cui fare click per posi- venirne facilmente a capo. Ordinate dalla N° 1 alla ATTENZIONE! Prima di iniziare, assicuriamoci zionare le nostre linee in fase di disegno. Di solito i pixel più centrali delle varie linee sono quelli più di avere disabilitato lo Snap alla griglia e lo snap Orto, altrimenti il cursore si posizionerà solo sui scuri per cui tenete d'occhio quelli. Nell'immagine sottostante sintetizziamo le parti punti validi per lo snap impedendoci di cliccare nel salienti dell'immagine da riprendere, riferendoci punto corretto sulla riga da disegnare, mentre lo snap Orto ci consentirebbe solo linee ortogonali all'ordinata 1, ma vale anche per le altre tre. Prima di iniziare a tracciare linee è opportuno e non con inclinazione qualsiasi. Se nella barra di attivare i livelli in modo da avere tutte le nostre stato, in basso, le scritte Snap e Orto dovessero essere in grassetto (Snap e Orto abilitati), cliccaIn viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 19 Tecniche Modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° teci sopra e riportatela in grigio normale (Snap e dove dare il secondo click. Semplice ed immediaOrto disabilitati), poi potete iniziare a disegnare. to! Salviamo il lavoro. Ora si tratta di tracciare le Già che ci siamo disabilitiamo anche gli object snap linee curve. Per questo scopo conviene adottare cliccando sulla casellina Disabilita che dovrà appa- lo strumento Curva: Per interpolazione di punti rire riempita di grigio (osnap disabilitati). Traccia- che è la seconda icona che appare nel menu che si mo dunque la linea di riferimento, contrassegnata apre cliccando a lungo sull'icona Curva. Poi facciasull'immagine con le lettere in rosso A e A'. Utilizziamo per questo scopo lo strumento Polilinea o anche Segmenti di linea. Ingrandiamo quanto occorre il disegno in prossimità della A rossa (con la rotellina del mouse) e facciamo un primo click al centro della linea verticale che abbiamo adottato come riferimento. Poi rimpiccioliamo il disegno (rotellina in senso contrario) e ci spostiamo in prossimità di A'. Ingrandiamo di nuovo e facciamo un secondo click sul punto finale della linea, poi diamo un click con il pulsante destro del mouse per terminare la linea (o diamo Enter sulla tastiera). Mentre stiamo tracciando la linea, per spostare il disegno è sufficiente tenere pigiato il pulsante destro del mouse (il cursore diventa una manina) e spostarlo nella direzione dello scrolling. Un piccolo trucco Dal momento che per centrare il punto iniziale della linea avevamo ingrandito fortemen- dell'ordinata N° 1. Sono evidenziati i punti di controllo creati te l'immagine, se andiamo a spostare il disegno con mo una serie di click sulla prima riga dell'ordinata l'attuale livello di zoom stiamo lì mezz'ora a fare N° 1, ingrandendo adeguatamente per individuare scrolling; ecco quindi che ci conviene dare il primo il punto iniziale (importante nota in fondo al capitolo!), fino ad arrivare al punto finale. Mentre stiamo tracciando la linea, Rhino ci mostra anche i punti di controllo che scompaiono alla fine del disegno (per finire cliccare con il destro o premere Invio). Per tornare a vedere i punti di controllo utilizzati, selezionare la curva appena disegnata e premere F10. Premere F11 per toglierli di nuovo. Nell'immagine di sotto riporto il lavoro fatto. Come si vede i punti sono otto, compresi il primo click sul punto iniziale, rimpicciolire l'immagine per e l'ultimo, e sono maggiormente addensati dove la trovare rapidamente il punto finale e poi ingrandi- curva è più accentuata, come appare ovvio. Notate re di nuovo per cercare il punto finale della linea che la curva termina proprio dove inizia l'incastro 20 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° dello spigolo. Prima curva Procediamo senza indugi a tracciare le altre linee, fino ad ottenere il disegno sottostante. Per ripetere l'ultimo comando ricordo che è sufficiente premere la barra spaziatrice o premere il destro del mouse, o ancora cliccare sulla riga dello storico dei comandi e selezionare quello che ci interessa. Nella figura più in basso riporto il disegno con evidenziati tutti i punti di controllo. Notate come ho evitato di riportare gli incastri che, come detto, non utilizzeremo. Osserviamo anche un ingrandimento dialcuni Punto critico 1 Punto critico 2 punti critici. I punti 1 e 2 sono zone in cui il disegno presenta delle evidenti anomalie sulla curva, causate sicuramente da incertezze nel realizzare manualmente il disegno da parte del progettista originale. Noi ignoriamo queste incertezze e interrompiamo il tracciato della nostra linea sugli ultimi punti utili, ovvero dove il tracciato originale termina la sua naturale estensione. Il punto tre è un po' più particolare: è presente anche lì una zona di incertezza e noi interrompiamo la linea dove siamo sicuri della esattezza della curva, ma questa linea dovrebbe proseguire ancora per un paio di mm fino a toccare l'incastro della chiglia; di più, dovremmo estenderla fino ad incontrare la linea di riferimento verticale (la linea rossa più a sinistra). Questo creerebbe però una anomalia evidente. Vediamo perché. La linea di riferimento in effetti passa per il centro chiglia, per cui questa ordinata si estenderebbe ben oltre le dimensioni originali. Il perché è ovvio: la chiglia ha un certo spessore (4 mm sui piani originali) per cui l'ordinata dovrebbe terminare all'incrocio con l'incastro e non proseguire fino al centro chiglia. Il modello in effetti è piatto lungo tutta la larghezza della chiglia (4 mm appunto). Noi però questi incastri li vogliamo realizzare in automatico, utilizzando le funzioni del CAD; inoltre, già che ci siamo, direi di realizzare il modello con compensato da 5 mm anziché 4, in modo da irrobustirlo ulteriormente. Per tutti questi motivi ci conviene portarci avanti questa apparente anomalia e rimandare l'aggiustamento dello scafo al momento opportuno. Completiamo quindi il disegno In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 21 Tecniche Modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Punto critico 3 realizzando gli spigoli che abbiamo lasciato in sospeso. Se stessimo tracciando un disegno manualmente, sarebbe semplice estendere le due curve che compongono i lati dello spigolo facendo una sorta di interpolazione empirica (come ho detto in un'altra occasione, noi modellisti siamo degli interpolatori nati, anche senza saperlo!) ma stiamo utilizzando un CAD e dunque proseguiamo il lavoro con il CAD. Concentriamoci sull'incastro dove si trova il particolare 1. Ci sono diversi modi di prolungare le due curve fino a farle incontrare nel loro prolungamento naturale. Noi faremo in questo modo: attiviamo il menu Curve/Estendi curve/Estendi curva (la prima voce del terzo menu a tendina). Sul prompt della riga dei comandi appare: “Selezionare gli oggetti limite o specificare la lunghezza dell'estensione. Premere Invio per l'estensione dinamica:” A fianco al due punti vedremo il cursore lampeggiante che ci invita a digitare qualcosa. Scriviamo 10 e diamo Invio. In questo modo comunichiamo a Rhino che intendiamo estendere la curva di 10 mm (l'unità di misura che stiamo utilizzando è il millimetro!). Il prompt cambia e appare un altro messaggio: “Selezionare la curva da estendere (Tipo=Naturale LunghezzaEstensione=10):” Ora è sufficiente cliccare sulla curva che vogliamo estendere, in prossimità del bordo che 22 vogliamo prolungare e voilà, la curva si allunga di 10 mm, seguendo la sua naturale curvatura e oltrepassando il punto in cui cadrà l'intersezione con la seconda curva. Questo punto ancora non è noto ma allungandola di 10 mm, a giudicare dalle misure correnti della curva, dovremmo averlo abbondantemente sorpassato. Se così non dovesse essere abbiamo due alternative: digitare Ctrl-Z per annullare le modifiche, e ripetere tutta l'operazione di allungamento specificando 15 mm o addirittura 20. Ma potremmo anche semplicemente cliccare con il destro del mouse per fare una seconda operazione di allungamento, sempre sulla stessa curva e sempre di 10 mm. Non è necessario digitare di nuovo il 10 in quanto Rhino memorizza il valore precedente e lo utilizzerà sempre salvo diversa indicazione. Ora la curva sarà stata allungata di 20 mm complessivamente. Ora possiamo procedere ad allungare la seconda curva. Possiamo utilizzare la stessa tecnica, ottenendo così un prolungamento che andrebbe ad intersecare la prima curva. Successivamente troncheremo le eccedenze delle due curve. C'è però un altro sistema. Ripetiamo il comando estendi curva e al prompt “Selezionare gli oggetti limite o specificare la lunghezza dell'estensione. Premere Invio per l'estensione dinamica:” facciamo click sulla prima curva e digitiamo Invio. La curva sarà evidenziata in giallo e viene assunta come oggetto limite per estendere la seconda curva, che così arriverà ad incrociare la prima ma senza oltrepassarla. Al nuovo prompt clicchiamo sulla seconda curva e digitiamo Invio o clicchiamo con il destro del mouse e l'operazione sarà completata. Nell'immagine c'è il risultato.Incrocio delle curve prima del taglio. Per completare il lavoro occorre ritagliare l'eccedenza della prima curva, operazione molto semplice. Selezioniamo il menu Modifica/Tronca In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Incrocio delle curve prima del taglio. Primo spigolo ricostruito correttamente. oppure digitiamo Ctrl-T e al prompt “Selezionare gli oggetti di taglio. Premere Invio al termine (EstendiLinee=No IntersezioniApparenti=Sì): “ clicchiamo sulla seconda linea (quella verticale!) che verrà evidenziata in giallo e diamo Invio. Questo significa che questa curva è scelta come fosse una lama tagliente per tagliare ciò che tocca. Apparirà un nuovo prompt, “Selezionare l'oggetto da troncare. Premere Invio al termine (EstendiLinee=No IntersezioniApparenti=Sì):” al quale dobbiamo fare click sulla prima curva facendo bene attenzione a scegliere la parte da eliminare (quella più a destra). Se scegliessimo l'altra parte elimineremmoquellache invece deve rimanere, quindi fate attenzione. Il risultato è visibile qui sotto: Primo spigolo ricostruito correttamente. Ora non dovrebbe essere troppo difficile ripetere tutti i passaggi per gli altri spigoli da chiudere. Occorre solo fare attenzione allo spigolo centrale che, visto che le due curve sono quasi parallele, occorre ingrandire parecchio per riuscire a puntare il mouse su quelle corrette. Non vi scoraggiate se all'inizio dovrete ripetere più volte la sequenza fino a raggiungere il risultato voluto. Una volta capito il meccanismo sarà naturale lavorare nel modo richiesto. Il risultato è comunque visibile nell'immagine della pagina successiva. Tutto sommato sono solo quattro linee da disegnare! Ora occorre completare il lavoro ripetendo tutti i passi per le altre tre ordinate, fino ad ottenere il lavoro completo come da figura sottostante. Tutta l'operazione va poi ripetuta per le altre quattro ordinate (dalla 5 alla 8). Per fare questo occorre però eliminare la bitmap utilizzata sino ad ora e inserire l'altra, visto che Rhino consente di utilizzare solo una immagine alla volta. La nuova immagine che andrete ad inserire, avrà probabilmente delle dimensioni diverse e non sarà in scala con la precedente, ma non preoccupatevene assolu- In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 23 Tecniche Modellistiche CAD 3D CAD 3D Capitolo lV° Ordinata N° 1 completata. Prime 4 ordinate completate. Prime 4 ordinate completate. 24 tamente. Pensate solo a tracciare tutte le linee, poi penseremo a sistemare nel modo corretto le dimensioni di tutti gli oggetti disegnati. Seconde 4 ordinate completate.Concludo questo quarto capitolo riportando la nota a cui ho accennato al momento di disegnare la prima curva della prima ordinata. Dopo aver disegnato la linea verticale di riferimento abbiamo dovuto individuare il punto iniziale della prima curva dell'ordinata 1. Questo punto iniziale DEVE necessariamente stare sulla linea di riferimento e questo è ben difficilmente ottenibile semplicemente ingrandendo il disegno e cliccando su un punto che sembra essere all'incrocio tra la linea verticale e quella orizzontale come appare sul piano di costruzione, ma occorre utilizzare un metodo “certo” per fare questo. Ci sono due modi: Il primo metodo consiste nel tracciare la prima linea partendo un paio di millimetri alla destra della linea di riferimento verticale e solo successivamente eseguire un prolungamento della curva verso sinistra, specificando come oggetto limite la linea verticale. La linea orizzontale sarà automaticamente prolungata sino ad incrociare quella verticale con precisione assoluta.Il secondo è forse più elegante e, secondo me, da preferire. Prima di tracciare il primo punto abilitiate gli snap all'oggetto cliccando su Disabilita in modo che il check box sia chiaro e poi abilitare il segno di spunta sul check box Vicino, ignorando gli altri o disabilitandoli, se volete. In tal modo, quando con il cursore vi avvicinate alla linea verticale, lo vedrete attratto dalla linea stessa e il primo punto verrà posizionato esattamente sulla linea di riferimento e potrete farlo scorrere fino ad un punto in cui c'è l'intersezione con il segno orizzontale. Fatto il primo click potete disabilitare tutti gli osnap cliccando di nuovo su Disabilita in modo che gli osnap non interferiscano con le altre linee. Se invece non ci sono problemi di interferenze (come nel caso di questa prima curva) potete anche lasciarli abilitati. Questi click di abilitazione e disabilitazione possono essere fatti anche mentre si sta tracciando la linea senza interferire con il comando in esecuzione. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche Modellistiche Metafioni Andrea Moia (Ordigno) Metafioni La frase che ultimamente ho abbinato al mio account del nostro Forum “Sembra sempre impossibile finchè non viene realizzato” devo dire che in questa occasione è veramente azzeccata! Ma iniziamo dalla storia, come sempre. Sto costruendo un modello di Ice Yacht senza avere a disposizione dei piani costruttivi reali, ma solamente alcune foto prese da internet. Il lavoro va a rilento come sempre, ma ultimamente sono riuscito a lavorare, finalmente, sulle vele. La loro realizzazione è stata fatta abbastanza in modo “standard” anche considerando la scala del modello. Dalla foto che ho preso come principale riferimento per il modello, sulla vela erano presenti i Metafioni. Sapevo cosa erano, sapevo cosa servivano, ma non mi ero mai e poi mai approcciato alla loro realizzazione (anche perchè non ho fatto gran chè! Eh eh eh ) Comunque, per chi non lo sapesse, i metafioni sono delle cordicelle utilizzate per fissare o per serrare vele o tende. Ancora meglio, offrendo una definizione più professionale: “Sagola cucita alla vela che serve per raccogliere la parte di vela che rimane inutilizzata prendendo le mani di terzaroli e per legarla al boma”. Volendo simulare i metafioni sulla mia vela ho cercato in internet il modo più semplice ed anche più consono per poter eseguire la legatura dei suddetti alla vela. Non ho trovato molto materiale: molte informazioni sono legate alla definizione classica che vi ho riportato, ma altruimenti l'argomento non viene approfondito più di tanto. In fatto di modellismo è un paticolare che a volte viene menzionato e realizzato e a volte neppure descritto.Vi sono delle vele che non hanno i metafioni a seconda del loro utilizzo... e comunque, sempre parlando in ambito modellistico, riportare in scala, a volte molto piccola, questo particolare non è semplice (almeno secondo me). Innanzitutto si deve calcolare la dimensione della sagola da utilizzare, e secondariamente come attaccare questi pendenti alla vela. Il mio problema stava proprio qui: come simulare una buona legatura dei metafioni alla vela. Girovagando tra decine di siti di foto e di spiegazioni, anche modellistici, l'unico suggerimento che ho trovato abbastanza utilie, è stato quello riportato dal sito dell'A.N.V.O (http://www.anvo.it/) come mostra la figura sotto. Alcuni modellisti rimediano al problema usando della colla per tessuto, ma sovente lascia comunque macchie o degli aloni sulla vela (vedi ad esempio foto successiva) Il suggerimento degli Amici dell'Associazione Navimodellisti Valle Olona (A.N.V.O.) è quello di utilizzare ago e filo: infilare nel foro “A”, ritornare dal foro “C”, ed infilare l'ago nel foro “B”; passare sotto il filo che congiunge i fori “A” e “C”. Tagliare i fili a misura ed il gioco è fatto. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 25 Tecniche Modellistiche Metafioni La grande particolarità di questo tipo di legatura consiste nel fatto che costringe i fili in uscita (ovvero i nostri metafioni) ad essere paralleli alla vela. Ho immediatamente provato, ma con scarsi risultati: innanitutto il passaggio dell'ago che avevo a disposizione (ne ho provati alcuni) lasciava comunque il foro di ingresso/uscita molto largo rispetto al filo utilizzato (il più possibile in scala del mio modello) e quindi visivamente si notava parecchio il “triagolo” della legatura. Inoltre fare i tre fori così vicini... come dire... “mollavano” le fibre della mia vela rendendola ancora più scialba! Sono convinto che il loro metodo sia veramente azzeccato e sicuramente corretto... ma nelle mie mani incompetenti rischiavo di fare ancora più brutta figura. Ho provato anche ad incollare il filo (come nella foto sopra) con diversi tipi di colla... ma tutti lasciavano comunque un alone chiaro o macchie scure che non mi piacevano. A questo punto ho provato a comprendere i metafioni nella realizzazione dei terzaroli e nei rinforzi della vela... e devo dire che non è venuta affatto male. Ma vediamo come ho proceduto. Innanzitutto ho preso un pezzo di tela per vele (che mi ero già preparato a suo tempo) e dopo averla stesa bene, l'ho cosparsa di acqua miscelata con colla (rapporto 3:1) in modo che una volta ben asciutta, si potesse tagliare con una forbice senza che si potessa sfilacciare. L'ulteriore “bagno” di acqua e colla ha reso questo pezzo di tela ancora più... come dire.. vissuta. 26 Dal prodotto ricavato, ho tagliato delle strisce di larghezza adeguata, che mi staranno a rappresentare i rinforzi dei terzaroli. Questi rinforzi dovran- In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche Metafioni Preso il riferimento per il loro posizionamento, ho fermato le strisce su una base liscia. Dalla posizione in cui erano le strisce, nel posizionamento, le ho ribaltate di 180°, in modo che la parte da lavorare sia la parte che andrà ad essere posizionata no essere posizionati su entrambe le parti della vela. (Ho notato che alcune vele hanno i metafioni solo su un lato, mentre altre li hanno su entrambe, perchè possono essere raccolte da entrambe i lati.) Su ogni striscia ho segnato i punti dove dovranno essere posizionati i metafioni, ed in riferimento ad essi ho fatto un foro facendo passare semplicemente un ago da parte a parte. Il tutto in sequenza nelle immagini successive... (e quindi coperta) sulla vela (o per meglio dire il reto o lato nascosto). Una volta ben fissato ho iniziato ad inserire nei fori i nostri metafioni, uno ad uno, stando attendo al loro posizionamento e al verso...dall'alto verso il basso...ottenendo alla fine. In seguito, ogni metafione l'ho fermato con una goccia minuscola di colla vinilica. Appena messa la colla, con il dito ho schiacciato il punto appena incollato in modo da togliere l'eccesso di colla e “fissare” nello stesso tempo il metafione nel foro. Questa operazione fa si di schiacciare ulteriormente il pezzo di filo e renderlo appena più sottile. In questo modo rendo ancora più sottile e schiacciato il filo sul terzaiolo rendendo minimo In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 27 Tecniche Modellistiche Metafioni lo spessore del metafione sulla vela. Applicata la colla e schiacciato tutti i punti di contatto, ho lasciato asciugare per circa 5 minuti il tutto. Nel frattempo mi sono dedicato all'altro terzaiolo dell'altro lato della vela. Una volta ben asciugato il lavoro si presentava come di seguito: Ora si tratta semplicemente di tagliare il pezzo di filo eccedente nella parte posterione (quella più corta in fotografia per intenderci). Quindi con una 28 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Tecniche modellistiche Metafioni piccola forbice ben affilata ho tagliato logitudinalmente il filo : Eseguendo il taglio logitudinale, lo spessore del filo si riduce ancora notevolmente, quasi a scomparire sulla tela. Ora possiamo applicare il nostro terzaiolo direttamente sulla vela, nella posizione corretta, incollandolo con piccole gocce di colla vinilica. Anche qui, schiacciare immediatamente dopo l'applicazione della colla, la tela posizionata, in modo In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 29 Tecniche Modellistiche Metafioni da far uscire eventualmente la colla in eccesso e fermare il terzaiolo. Usare comunque pochissima colla e ricordarsi di mettere una goccia proprio in corrispondenza del metafione. Questa goccia farà tenere ancora meglio il metafione inserito. La stessa cosa io l'ho fatta per entrambe i lati della vela. Ed ecco alla fine del lavoro come si presenta la vela stessa: Nelle foto seguenti mostro come risulta la vela anche dopo aver posizionato il gratile ed avendo tagliato a misura corretta ogni metafione presente. Devo dire che alla fine non ho avuto nessun tipo di alone o macchia dovuta alla colla e, specialmente, non ho avuto rigonfiamenti o altro sul posizionamento del tarzaiolo. Spero di avervi fatto cosa gratida spiegarvi come ho fatto, anche se magari spiegato in modo non troppo approfondito, ma le foto forse parlano meglio di me. Buon modellismo a tutti! Metafioni applicati sullo Scuna Modello di Franco Fissore 30 In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Cultura Navale Corazze e proiettili Carlo Cesani Proiettili e Corazze Figura 1- La torretta dell'USS Monitor dopo il combattimento di Hampton Roads Penso che tutti gli appassionati conoscano questa foto dell' USS Monitor, dopo la battaglia di Hampton Roads del 1862, con la torre ammaccata dai colpi della CSS Virginia. Entrambe le navi, se navi potevano essere considerati questi incredibili scafi, sparavano palle piene, con cannoni ad avancarica non rigati. In Gran Bretagna, già a partire dal 1855, nel Reale Arsenale di Woolwich e nella manifattura di Elswick, Sir William Armstrong aveva costruito cannoni da campo da 3-5 e 6 libbre, dotati di canne rigate ed a retrocarica. Una decina di anni dopo, nel 1865, la Gran Bretagna abbandonò il sistema di rigatura Armstrong a causa della sua scarsa efficienza: la fuga dei gas della carica di lancio, attraverso la rigatura, era considerata eccessiva. Nell'arsenale di Woolwich fu realizzato un nuovo sistema con 3 rigature poco profonde, derivato da un analogo sistema francese. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 31 Cultura Navale Corazze e proiettili Vedi la Figura 2 qui sotto. Figura 2 Differenti tipi di rigatura delle canne Per questi cannoni il Maggiore William Palisser 32 (più tardi nominato Sir per i suoi meriti professionali) ideò delle nuove granate, di forma ogivale, con sei borchie di bronzo sulla parete esterna che andavano ad impegnare le rigature della canna. Le granate erano essenzialmente di due tipi: il primo, denominato “shot”, era destinato a perforare la corazza delle navi. Esso era costruito in ghisa, colata in stampi raffreddati per ottenere una punta indurita, ed era posteriormente cavo ma questa cavità non conteneva esplosivo. La cavità, chiusa da un In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Cultura Navale Corazze e proiettili tappo di rame, era un espediente tecnico per evitare cricche nella fusione del proiettile, dato che punta e la base raffreddavano in tempi diversi. Il secondo tipo, denominato “shell”, aveva la cavità più grande riempita con esplosivo. Modelli successivi furono realizzati senza le borchie, un disco di rame fissato sulla base della granata impegnava la rigatura della canna e fungeva da ritenuta ai gas di lancio. Per concludere queste brevi note, due immagini tratte dal libro “A Treatise on Ordnance and Armor“. In questo libro, per tutta la seconda parte, cioè più di 150 pagine; vengono descritte prove balistiche contro differenti tipi di corazze; per provare le caratteristiche sia dei proiettili che delle corazze. Conclusione: sarà anche perché io sono un artigliere, più precisamente un artigliere da montagna, servente al pezzo e conducente del mulo alla bisogna, ma secondo me le corazze hanno perso . . . . . non per niente, per quel che mi risulta, le ultime corazzate risalgono alla fine della seconda guerra mondiale e quasi tutte hanno fatto una brutta fine. E' anche vero che la causa principale non furono tanto i colpi di artiglieria ma gli attacchi aerei . . . ma mi piace pensarla così. Fonti: • Wikipedia: foto USS Monitor • "A Treatise on Ordnance and Armor" di Alexander L. Holley, D.Van Nostrand editore, New York, 1865 • "Treatise on Ammunition", 1877, War Office, Londra In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 33 Storia Navale Il Raid di Doolittle su Tokyo Sergio Galli (Jack Aubrey) Il Raid di Doolittle su Tokyo (1942) All’inizio del 1942 gli Stati Uniti erano a un punto critico: l’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 Dicembre 1941 ne aveva messo in ginocchio la potenza navale, ma sopratutto aveva dato un gran brutto colpo al morale della popolazione americana. Le vittorie giapponesi nel Pacifico allarmavano l’opinione pubblica: la gente aveva paura e comitati pubblici offrivano anche denaro per colpire in qualche modo i giapponesi. Serviva qualcosa per confermare all’opinione pubblica che le forze armate statunitensi erano ancora in campo e combattive. E questo segnale andava fornito in tempi brevi. Lo stesso Presidente (Roosevelt) auspicava un’azione altamente dimostrativa. Già lo scorso Dicembre, da esperto psicologo delle masse, il Presidente aveva proposto ai Capi di Stato Maggiore di bombardare il Giappone. Roosevelt capiva che, per rialzare il morale americano e minare quello nemico, si doveva colpire dove avrebbe fatto più male, direttamente sul suolo del Giappone, su quella terra che i nipponici amavano più di ogni altra cosa. E cosa meglio della capitale Tokyo ? Ma come farlo ? Gli USA non disponevano di bombardieri a lungo raggio che potessero raggiungere le isole giapponesi, le basi nel Pacifico da cui avrebbero potuto tentare l’azione erano tutte in mano nemica e sia la Cina che l’URSS non accettavano una base americana sul loro territorio.Tra le navi che rimanevano agli americani, però, vi erano le portaerei, che durante l’attacco a Pearl Harbor erano sfuggite alla 34 distruzione in quanto non si trovavano in porto, impegnate in esercitazioni in mare. Queste navi potevano avvicinarsi, seppur con grande rischio, alle coste del Giappone. Ma comunque non esistevano aerei imbarcati che avrebbero potuto spingersi fino a Tokyo e farne ritorno. Era quindi un compito specifico per bombardieri. La soluzione venne in mente per caso a un capitano della US Navy, Francis S. Low, mentre, nel Gennaio 1942, assisteva a una esercitazione di alcuni nuovi B-25 che si addestravano ad attaccare una finta portaerei. Il bimotore B-25 Mitchell era uno dei migliori bombardieri medi in dotazione all’USAAF, recente anche se non ancora utilizzato in guerra. Sebbene non fosse stato concepito per quel ruolo, forse quel mezzo, per ingombro, peso e potenza, avrebbe potuto decollare da una portaerei. I Capi di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Ernest J. King, e dell’USAAF, Generale Henry H. Arnold, approvarono il progetto e i test ebbero inizio. Vennero esaminati anche altri aerei ma il B-25 si di- In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Storia Navale Il Raid di Doolittle su Tokyo mostrò, con due voli di prova nel Febbraio 1942, e pur con grandi difficoltà, l’unico bombardiere adatto al decollo da una portaerei. Ma il B-25 non era comunque in grado di appontare sulla portaerei, quindi il rientro era impossibile e da scartare. Ormai la decisione era presa e con la massima segretezza lo Special Aviation Project N° 1 andò avanti, con modifiche e affidato al comando di uno dei piloti più famosi ed esperti del momento, il Tenente Colonnello Jimmy Doolittle. Si trattava ora di preparare i mezzi rapidamente, per ovvie ragioni di segretezza, poi di selezionare ed addestrare gli equipaggi, assolutamente digiuni di operazioni del genere su aerei concepiti per decollare esclusivamente da terra. Furono scelti 24 B-25, ma solo 16 avrebbero preso parte all’azione, del 17° Gruppo da Bombardamento dell’USAAF perchè aveva i piloti più esperti su questi velivoli. Gli equipaggi (5 uomini per aereo) vennero selezionati tra volontari per una “missione non specificata ma estremamente pericolosa”. Dal 1° Marzo 1942, Jimmy Doolittle, col suo entusiasmo condito da una buona dose di lucida follia tipica dei pionieri del volo, mise sotto pres- sione uomini e macchine: in 3 settimane di addestramento, intensivo e maniacale, con decolli simulati da un ponte di poco più di 70 metri, volo e bombardamento a bassa quota, volo notturno sul mare, erano pronti per la missione. Agli aerei si dovettero aggiungere serbatoi supplementari, rimuovere blindature, istallare dispositivi antighiaccio e di autodistruzione e, di contro, fu eliminato tutto il superfluo per ridurre il peso al decollo, tra cui il più recente dispositivo di puntamento, sostituito con uno più semplice ma più leggero ed addirittura le mitragliatrici di coda, sostituiti da pezzi in legno verniciati. Tutti gli aerei portavano quattro ordigni da 225Kg. costruiti appositamente: 3 ad alto esplosivo ed uno di tipo incendiario, con 128 submunizioni ciascuno. Anche il piano era stato delineato: gli aerei sarebbero stati caricati sulla portaerei Hornet, scelta per l’esigenza; al comandante venne detto che si trattava di un semplice trasferimento, che avrebbe fatto rotta verso il Giappone scortata dalla Task Force 16.1 e 16.2, che avrebbe incontrato una volta in mare aperto. A circa 700 km dalla costa gli aerei sarebbero decollati verso TokyoYokohama. Arrivando da sud-ovest, scanciate le bombe, si sarebbero allontanati nella stessa direzione. Poi rotta a ovest verso la Cina e atterraggio su aeroporti segreti locali, guidati da radiofari che gli USA avevano convinto i riluttanti cinesi a installare. Riforniti, sarebbero poi ridecollati verso basi alleate da stabilire; erano in corso trattative con l’URSS. Non più di 3200km di volo a tratta, considerando un’autonomia massima di 3800 km. Piano facile sulla carta, in realtà pieno di incognite: a partire dal decollo, cui serviva un forte vento di prua, fino al problema degli atterraggi in Cina. Una volta in volo i B-25 non avrebbero avuto protezione e difesa dai caccia. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 35 Storia Navale Il Raid di Doolittle su Tokyo Il 1° Aprile 1942, 16 aerei e 24 equipaggi furono imbarcati sulla Hornet nella base navale di Alameda, presso San Francisco. Per poco non si rischiò di render pubblica l’operazione a causa di una troupe imbarcata per filmare gli eventi: il regista era infatti “un tale” John Ford, fatto questo che aveva richiamato l’attenzione della stampa.Senza altri intoppi, il 2 Aprile la Hornet e le navi di scorta salparono. Solo in alto mare Doolittle mise al corrente dei dettagli del piano i propri piloti e i comandanti delle navi. L’unico già al corrente era il Viceammiraglio Halsey, che con la Task Force 16.1 raggiunse la 16.2 nel punto previsto, il 13 Aprile. Fin qui tutto secondo i piani, ma nelle prime ore del 18, a circa 1.300 km dalla costa giapponese, navi nemiche in pattugliamento costrinsero la flotta a cambiare rotta. Alle 7:30 circa, un mercantile del Sol Levante, la Nitto Maru, fu affondata dall’incrociatore Nashville ma l’allar36 me, captato anche dagli americani, era stato dato. Il rischio era troppo e non si poteva più attendere oltre. Con circa 10 ore di anticipo e a circa 640 km dal punto di lancio previsto Doolittle e il comandante della Hornet Marc Mitscher decisero di dare il via all’operazione. Gli aerei furono in tutta fretta caricati delle loro bombe e preparati per il decollo. La concitazione era al massimo e all’ultimo momento furono stivate a bordo altre 10 taniche da 20 litri di carburante da usarsi in volo per aumentare l’autonomia. Alle 8:20, con un tempo pessimo, il primo aereo, pilotato dallo stesso Doolitle, decollò dalla Hornet. Alle 9:20 tutti i sedici B-25 erano in volo verso il loro obiettivo. Schierati in cinque gruppi su un fronte di 80 km, i velivoli arrivarono sulle coste del Giappone dopo circa 5 ore, senza incontrare nessuno. Sul territorio nemico volarono a bassissima quota, incontrando sporadicamente velivoli In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 Storia Navale Il Raid di Doolittle su Tokyo singoli o in formazione che, sicuri dell’inviolabilità del loro territorio, li scambiarono per aerei amici. Individuati gli obiettivi, alle 12:30 locali i bombardieri si portarono a circa 500 metri di quota e iniziarono il loro compito di distruzione. Furono colpiti Tokyo e la sua baia, Kanagewa,Yokohama e i cantieri di Yokosuka. L’attaccò duro pochi minuti e la reazione della contraerea fu inefficace. Nessun aereo fu abbattuto dai difensori, a parte qualche lieve danno, e dai pochi caccia alzatisi in volo frettolosamente. Anche se a conti fatti il danno inferto su molto limitato, la sorpresa fu totale e l’effetto sul morale nemico fu alto. Il più era fatto, ora bisognava disimpegnarsi e portare a casa sani e salvi aerei ed equipaggi. Ritornati sul mare, dopo poco i B-25 si diressero verso la Cina. Gli aerei, tranne uno che aveva preso la direzione verso l’URSS atterrando a circa 65 km da Vladivostock, erano diretti al campo di Chu Chow in Cina a circa 150 km dalla costa. Ma coloro che dovevano guidarli tramite radiofaro non davano segnali, in quanto non sapevano della partenza anticipata. I B-25 ora non più in formazione, si trovarono quindi abbandonati a se stessi su un territorio sconosciuto e quindi senza riferimenti utilizzabili per tracciare la rotta corretta. Dopo 13 ore di volo e senza più carburante, ognuno andò incontro al suo destino: alcuni equipaggi si lanciarono con il paracadute, e tra questi c’era quello di Doolittle, altri ammararono, altri ancora atterrarono a casaccio, spesso in zona occupata dal nemico. Degli 80 aviatori che parteciparono al raid, 3 persero la vita negli atterraggi di fortuna, 8 furono catturati (3 in seguito furono fucilati ed uno fatto morire d’inedia) mentre gli altri, tra cui il comandante, scamparono alla morte o alla cattura grazie all’aiuto dei cinesi, che poi però subirono dure rappresaglie. Doolittle, immediatamente rimpatriato, nell’Aprile stesso fu promosso Generale di Brigata e decorato con la Medaglia d’Onore del Congresso. Grazie a lui e ai suoi uomini, il morale americano si era rafforzato e quello giapponese indebolito: da quel momento infatti i giapponesi aumentarono in modo considerevole le forze armate destinate a proteggere il loro territorio metropolitano. La Hornet (CV-18) fu l’ultima delle tre moderne portaerei della classe Yorktown (Yorktown, Enterprise) entrata in servizio (Ottobre 1941), più aggiornata e migliorata, dotata di un radar di scoperta aerea Cxam e centrali di tiro MK-37, a telemetro ottico, e radar che coordinavano le difese. Con un dislocamento a pieno carico di 25.800 tonnellate, imbarcava fino a 87 aerei: 36 caccia Wildcat, 36 bombardieri in picchiata Dauntless, 15 aerosiluranti Devastator. Poteva reggiungere una velocità massima di 33 nodi. Un gioiello navale la cui vita operativa sarebbe però stata assai breve. Nel Giugno 1942 parteciperà alla Battaglia di Midway, perdendo buona parte dei propri aerei imbarcati. In Ottobre prenderà poi parte alla Battaglia di Santa Cruz, isole Salomone, e sarà colpita da 8 bombe e 3 siluri. Irreparabilmente danneggiata, durante la notte del 27 Ottobre 1942, la Hornet verrà autoaffondata per non lasciarla in mano ai Giapponesi. In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016 37