visualizza rivista PDF

Transcript

visualizza rivista PDF
34
aprile
2016
in questo numero
Cesenatico
Museo della Marineria
Architettura Navale
Tecniche Modellistiche
Metaffioni
Cultura Navale
“Brick de 24”
Corazze e Proiettili
Tecniche Modellistiche
Storia Navale
CAD 3D e Modellismo Navale
Capitolo IV
Il Raid di Doolittle su Tokyo
Editoriale
Marco Topa (Tricera)
Sommario
In questo numero
2Editoriale
5Cesenatico Museo della Marineria
6 Archistettura Navale
Brick de 24
15 Tecniche Modellistiche
CAD 3D e Modellismo Navale
25 Tecniche Modellistiche
Metaffioni
31 Cultura Navale
Corazze e Proiettili
34 Storia Navale
Il Raid di Doolittle su Tokyo
Redazione
Un saluto a tutti gli amici di VM – In viaggio
con Magellano.
Con l’avvento della primavera è iniziato un periodo
che vede lo sbocciare, oltre che i fiori, di moltissime
fiere e mostre.
AMN Magellano ha partecipato per la prima volta
alla fiera EXPO MODEL SHOW tenutasi a Malpensafiere il 19 e 20 Marzo.
Devo dire che l’esperienza all’EXPO MODEL SHOW
è stata positiva e, personalmente, sono rimasto molto
colpito dalla notevole presenza di pubblico.
Abituato ad eventi come la fiera di Novegro e quella di Verona l’EXPO MODEL SHOW di Busto Arsizio,
arrivato alla seconda edizione, mi è sembrata una
manifestazione molto più “familiare”, nel senso che i
padiglioni non era enormi come quelli delle altre due
fiere a cui siamo soliti partecipare e forse per questo
motivo la presenza e l’interesse del pubblico sembrava più caldo.
Andrea Vassallo
Antonio Uboldi
Germano Oss
Luciano Bragonzi
Marco Topa
Roberto Venturin
Rodolfo Mattavelli
Grafica ed impaginazione :
Adriano Antonini
Capo Redazione : Andrea Moia
Responsabile : Presidente AMN
Andrea Moia
Contatti
Redazione di VM
[email protected]
Associazione AMN Magellano
Via Paravisi, 1
20092 Cinisello Balsamo (Milano)
C.F. 94598450156
[email protected]
Foto in copertina "May Flower"
modello di Moramarco Salvatore
2
La presenza della nostra Associazione a questa fiera è
stata possibile grazie alla disponibilità di alcuni membri dello Staff che il venerdì mattina si sono trovati
per allestire lo stand e che hanno poi dovuto fare un
po’ di funghi finchè non li ho raggiunti con il resto del
materiale a metà pomeriggio.
Allestito lo stand ci siamo salutati e abbiamo intrapreso la parte più dura della giornata: il ritorno da Busto
Arsizio a Milano nell’ora di punta (chi abita da quelle
parti sà cosa voglio dire).
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Editoriale
I modelli presentati erano più di dieci; oltre ai modelli
di alcuni soci, tra i quali vanno ringraziati Albino, Antonio, Giuseppe, Roberto e Sandro che non solo hanno prestato le loro opere ma hanno presidiato per i
due giorni della manifestazione lo stand, era presente
anche il modello di “esterno” che ha chiesto la disponibilità di Magellano ad esporre il modello di un suo
parente venuto a mancare.
Dei due giorni di manifestazione sono riuscito ad essere
presente allo stand di Magellano solo domenica e, come
detto sopra, sono rimasto colpito dalla bella presenza di
pubblico, attratto sicuramente
da altro tipo di modellismo rispetto a quello che accomuna
gli amici di Magellano ma pur
sempre attratti anche dai nostri modelli.
In conclusione, per quanto riguarda EXPO MODEL SHOW,
è un evento da tenere in considerazione per il futuro; magari
adesso, essendo solo il secondo
anno, non è ancora molto conosciuta ma magari in futuro
potrà diventare un'altra occasione per mettersi in mostra
al pari delle fiere di Verona e
Novegro.
Novegro, appunto. Tasto dolente…
Il 9 e 10 aprile si è tenuto alla
fiera di Novegro la 17^ edizione dell’Hobby Model Expo
Spring Edition, ormai consueta fiera del modellismo che si
tiene in primavera; novità di
quest’anno è stata lo slittamento da marzo ad aprile.
L’associazione ha partecipato
come al solito presentando
anche in questo caso una buona quantità di modelli;
ci siamo ritrovati il venerdì pomeriggio per allestire lo
stand con un buon spirito battagliero per affrontare i
successivi due giorni di fiera
Purtroppo però devo dire l’eccitazione per l’evento è
andata subito spegnendosi già dal sabato e alla fine
della fiera (sia figurativamente che effettivamente
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
3
Editoriale
Solitamente all’esterno venivano organizzate le piste per le macchine
radiocomandate o la “voliera” aerei
ed elicotteri; all’interno dei padiglioni
trovavamo quello dedicato principalmente ai plastici ferroviari e quello
con le piste per macchine elettriche.
Quest’anno non c’era nulla all’esterno e anche all’interno c’era parecchio spazio vuoto.
Come visite allo stand di Magellano
ce ne sono state poche: non essendoci molto pubblico si è notato di
più lo scarso interesse dei presenti
al modellismo che piace a noi…la
maggior parte del pubblico ormai è
attratto molto spesso dalle cose che
volano o dalle macchine rc.
Prossimamente l’Associazione sarà
impegnata in altre fiere, Model Expo
Italy in primis il 21 e 22 maggio a
Verona; altre sono in fase di organizzazione: si parla di partecipare
a Volandia e forse ad una mostra a
Genova (sul sito ci saranno maggiori
dettagli una volta organizza) per i
quali speriamo in una partecipazione di voi soci.
Sperando di non avervi annoiato
molto e che ci continuiate a seguire
e sostenere vi saluto e vi rinnovo l’invito a venirci a trovare
parlando) il bilancio di questa edizione non è stato per
niente soddisfacente: c’erano pochi espositori e soprattutto poco pubblico.
Per chi di voi ha visitato le varie edizioni di questa fiera sicuramente avrà notato la differenza di affluenza
tra la Spring Edition e la classica fiera che si tiene a
settembre: solitamente la Spring Edition è meno frequentata rispetto settembre ma quest’anno devo dire
che è stata veramente povera.
4
all’ Model Expo Italy
il 21 e 22 maggio a
Verona.
Marco T.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Museo della Marineria di
Cesenatico
Nella prima sezione, dedicata a 'struttura e costruzione', si possono toccare con mano i pochi e semplici
materiali, e le tecnologie elementari ma efficaci, con le quali l'uomo ha navigato per millenni. Tra i pezzi
esposti, una ruota da cordaio con la ricostruzione del suo funzionamento; una bottega ottocentesca di
carpenteria navale acquisita in blocco e riallestita dentro al museo; un argano usato un tempo per tirare
in secco le paranze. Nella sezione dedicata a 'propulsione e governo' il visitatore può comprendere la
natura dinamica della navigazione, espressa dal celebre detto marinaro 'barca ferma non governa'. Sono
qui esposte, in primo luogo, una campionatura di ancore antiche e moderne, tra cui alcuni importanti
relitti risalenti al XVII secolo; seguono alcune installazioni didattiche - tra le quali una riproduzione di
lancia attrezzata con vela 'al terzo' - dove si può misurare la propria abilita' con manovre, nodi e paranchi. Ampia parte e' dedicata ad illustrare l'evoluzione dell'attrezzatura velica, mentre un esemplare di
'mototopo' e una serie di motori introducono il visitatore al passaggio dalle tipologie di barche tradizionali agli scafi a motore. Al piano superiore si possono vedere le imbarcazioni dall'alto e, con l'aiuto di
due 'terrazze' sporgenti, osservare da vicino i dettagli delle vele e delle alberature. Il percorso espositivo
prosegue attraverso altri reperti che esemplificano la vita a bordo, la pesca e la sua commercializzazione,
la navigazione, i simboli magico-religiosi presenti nelle barche tradizionali (primi fra tutti gli 'occhi' che ne
adornavano la prua), i pericoli dell'andare per mare, testimoniati anche da alcuni relitti.
DIREZIONE
via Armellini, 18
47042 Cesenatico FC
tel. 0547-79205 - fax 0547-79254
[email protected]
IL MUSEO DELLA MARINERIA
è aperto nei seguenti orari:
dal 21/06/2014 al 07/09/2014:
tutti i giorni 10-12 e 17-23
Prenotazione visite guidate e laboratori didattici:
tel. 0547-79205 - fax 0547-79254
[email protected]
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
5
Architettura Navale
"Brick de 24"
Sergio GalliSergio (Jack Aubrey)
"Brick de 24" della Marina Francese:
quello che la monografia ANCRE non ha scritto
riprodotti dal Sanè, forse il più noto tra gli ingegneri navali francesi del periodo napoleonico, per
un totale storicamente accertato di ventidue.
Al ricevimento della monografia mi accorsi però
Alcuni anni fa avevo acquistato dalla A.N.C.R.E. la
monografia di Jean Boudriot e Hubert Berti rela- che il modello non si prestava per una costruzione
tiva al Brick de 24 "Le Cygne". L'idea sottostante in ossatura in quanto i disegni presenti nella moera di iniziare un'esperienza in ammiragliato par- nografia non la mostravano, quindi la mia attenziotendo con un veliero più semplice come appunto ne virò su altre idee. Ultimamente ho terminato
la costruzione del Soleil Royal e mi sono trovato
un brick (francese) o brig (inglese).
a decidere quale nuovo modello costruire.
Dopo svariate ricerche ho ripreso la monografia de Le Cygne e me la sono letta,
anzi riletta, con maggiore attenzione.
Subito fui molto incuriosito dal fatto
che quasi tutti questi brick ebbero una
vita operativa nella Marina Francese assai
breve e la monografia stessa si limitava, in
una tabella apposita, a specificare l'anno di
"radiazione". Non vi era invece alcun commento ulteriore che potesse far capire o
interpretare l'anomalia riscontrata.
Al principio ho pensato a qualche difetto strutturale che li rendeva poco longevi,
anche se lo stesso accadeva pure ai brick
Figura 1: Il contenuto della Monografia de "Le Cygne", Brick de 24. progettati dagli altri ingegneri francesi. Poi,
andando più a fondo, ho scoperto la veriIl brig è un veliero a due alberi, trinchetto e mae- tà, nascosta ovviamente nella monografia di Boustro, dotato di un solo ponte di batteria scoperto driot/Berti dal probabile, solito e ormai ben noto
generalmente armato con 18/20 bocche da fuoco. "sciovinismo francese".
In breve: dei 22 "Brick de 24" progettati da Pestel,
Inizialmente erano cannoni tradizionali da 6-8 libbre, successivamente l'armamento si è evoluto uti- ben 18 furono catturati dalla Royal Navy, 2 vennelizzando carronate da 24 libbre pur mantenendo ro ceduti alla Marina Italiana e di due si sono perse
un paio di cannoni lunghi per il tiro in caccia. Nel le tracce, guarda caso nello stesso anno che nella
periodo delle guerre tra l'Inghilterra e la Francia, tabella prima citata essi risultavano radiati, da altre
prima rivoluzionaria e poi Napoleonica, vennero fonti apprendevo che questi velieri venivano insecostruiti un gran numero di questi velieri su pro- riti e classificati come "brig" nella Marina Inglese e
getti di tre/quattro ingegneri (Pestel, Sanè, Forfait, parteciparono con notevole successo alla guerra
ecc) e riprodotti in svariati esemplari nei vari can- contro Napoleone. Insomma, per ironia della sorte, i francesi sembra fossero i maggiori fornitori di
tieri navali francesi, olandesi ed anche italiani.
La monografia de Le Cygne propone un model- brick della Royal Navy !!!
Da qui l'idea di completare la ricerca storica relo di brick dell'ingegner Francois Pestel e venne
riprodotto in venti esemplari più due fedelmente lativamente alla parte inglese in modo da avere un
6
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Architettura Navale
"Brick de 24"
Figura 2: Titolo del dipinto: "Cutting out the 'Curieux'
at Martinique, 3 February 1804"
Figura 3: "HMS Curieux captures the Dame Ernouf,
8 February 1805"
Navy, con nomi a volte simili a volte diversi, e ho
The French brig sloop ‘Curieux’ was fitted out at
deciso di costruirne uno, anche se al momento
Martinique in order to attack British interests. As
non ho deciso esattamente quale.
she was a threat to British West Indian commerce,
A detta della monografia gli unici elementi distinthe British Commodore Hood gave orders for her
tivi erano la polena e le bottiglie di poppa.
capture. Under the command of Lieutenant Robert
Carthew Reynolds four boats with 60 seamen and
Questo modello non sarà costruito in arsenale
12 marines set out on a moonlit night from the
per numerosi, differenti e personali motivi:
British ship ‘Centaur’. This meant a 20-mile row to
• la monografia ANCRE ed i relativi disegni in
reach the ‘Curieux’ lying under the protection of
essa contenuta non riportano lo schema dell'ossathe guns of Fort Edward. When Reynolds’s barge
tura come, ad esempio, avviene per altri libri della
came in under the stern of the ‘Curieux’ he found
stessa casa editrice;
that, providentially, a rope ladder hung down the
• per il motivo precedente il ben noto Bernard
side. He scaled it and cut a hole in the antiboarding
Frolich, l'autore de "L'arte del modellismo", haconets to enable his men to pour on board. Before
struito questo modello con il classico sistema a
she was taken the French lost nearly 40 killed
and wounded. The British had nine wounded and
chiglia ed ordinate, quindi se non ci si è cimentato
Reynolds, who was one of them, subsequently died
lui con tutti gli appoggi in Francia che avrà avuto,
of his wounds. On the right side of the picture the
perché mai dovrei farlo io;
‘Curieux’ is
• anche i piani inglesi di questi brick fatti dopo la
shown just before her capture. Her anti-boarding
loro cattura e conservati al museo della Marina di
netting is clearly visible. The sailors can be seen
Greenwich non permettono di ricostruire l'ossatura;
loosing her sails and cutting her cable, while the
• ho deciso di costruire il modello nella configuns of Fort Edward are firing. A moon shines
gurazione della Royal Navy, cioè con armamenbetween her masts and in the left foreground
to inglese, allestimento dell'alberatura all'inglese
another battery is in action. The painting is signed
and dated ‘F. Sartoruis 1805’.
e chissà quant'altro (magari non visibile) proprio
per non confrontarmi con gli equivalenti modelli
quadro completo della vita operativa di questi ve- basati solo sui piani ANCRE;
lieri. Conseguentemente ho individuato un certo
• vorrei illudermi di fare un modello quasi "uninumero di questi brick inseriti nei ruoli della Royal co", o almeno lo spero;
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
7
Architettura Navale
"Brick de 24"
Quindi questo sarà un tranquillo veliero con chiglia e ordinate in compensato di pioppo, doppio
fasciame e via dicendo. Solo che per quanto posso
saperne adesso lo farò completo di tutto, scafo,
alberatura, manovre e vele anche se, conoscendomi, dovrà passare un bel poco di tempo prima di
vederlo finito.
Quanto segue è l'attuale risultato della mia
ricerca sui "Brick de 24" costruiti su progetto
di Francois Pestel.
questo elenco ho estratto i venti velieri progettati
da Pestel negli anni 1800/1808. Queste informazioni sono riprodotte nelle prime cinque colonne
della tabella che segue.
Le rimanenti colonne sono invece frutto della
mia personale ricerca nata dalla curiosità di sapere
il perché di una vita operativa così relativamente
breve nella Marina di Napoleone. Le informazioni
sono state ricercate su varie fonti ma quella più
ricca e utile si è dimostrato il libro di Rif Win-
Figura 4: Più due piani (sopra e sotto) relativi al brick "le Milan" che sotto la RN divenne HMS Achates
field dal titolo "British
Warships in the Age of
Sail 1793 - 1817 - Design, Construction, Careers and Fates".
Grazie a queste informazioni ho potuto
completare le rimanenti
colonne della tabella qui
sotto proposta e sopratutto la storia individuale di nove di questi brick
sotto le insegne della
La tabella mostrata nelle prossime due pagine è Royal Navy. La ricerca non la considero ancora
stata compilata utilizzando come punto di parten- al 100 per 100 conclusa, anche se a buon punto
za la tabella contenuta nella monografia ANCRE quindi, a meno di sconvolgimenti al momento non
dove sono elencati tutti i brick francesi costruiti prevedibili, il modello che mi accingo a costruire
nel periodo che va dal 1755 fino all'anno 1850. Da porterà uno di questi nove nomi.
8
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Architettura Navale
"Brick de 24"
Anno di
impostazione
Nome
Francese
Data di
Luogo di
radiazione costruzione
1800
Le Curieux
1804
1803 - 1804
Le Lutin
1803 - 1804
Armamento
Francese
Fato
Nome
Inglese
Armamento
Inglese
Fato
Saint - Malo
16 cannoni
da 6
Catturato
4.2.1804
Curieux
10 carronate da 24
8 cannoni da 6
Affondato
22.9.1809
1806
Saint - Malo
16 cannoni
da 6
Catturato
24.3.180 6
Hawk
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
15.12.1814
Le
Néarque
1806
Lorient
16 cannoni
da 6
Catturato
28.3.1806
Nearque
14 carronate da 24
2 cannoni da 9
Venduto
21.7.1814
1803 - 1804
Le
Palinure
1808
Lorient
16 cannoni
da 6
Catturato
1.11.1808
Snap
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Smantellato
6.1811
1803 - 1804
Le
Phaéton
1806
Anversa
16 cannoni
da 6
Catturato
26.3.1806
Mignonne/
Musette
14 carronate da 32
2 cannoni da 6
Venduto
1.9.1814
1804
Le Cyclope
1810
Genova
16 cannoni
da 6
1804
L’Ecureuil
1812
Tolone
16 cannoni
da 6
1804-1805
L’Endymion
1814
Genova
18 cannoni
da 8
1804
L’Euryale
Granville
16 cannoni
da 6
1804
Le
Fanfaron
1809
Saint - Malo
1804
Le Pandour
1806
1804 - 1805
Le
Voltigeur
1805
Trasferito
all’Italia
6.1810
Trasferito
all’Italia
6.1810
Catturato
18.4.1814
non
commissionato
16 cannoni
da 6
Catturato
6.11.1809
non
commissionato
Nantes
16 cannoni
da 6
Catturato
1.5.1806
1806
Anversa
n/a
Catturato
26.3.1806
Pelican
16 carronate da 32
2 cannoni da 6
Venduto
16.4.1812
Le Griffon
1808
Rochefort
14 carronate da 24
e 2 cannoni da 6
Catturato
11.5.1808
Griffon
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
11.3.1819
1805
Le Nisus
1809
Granville
n/a
Catturato
12.12.1809
Guadeloupe
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
3.11.1814
1806
Le Cygne
1808
Le Havre
Catturato
14 carronate da 24
13.12.1808
e 2 cannoni da 8
e bruciato
1806
Le Milan
1809
Saint - Malo
14 carronate da 24 Catturato
e 2 cannoni da 8 30.10.1809
Achates
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
11.6.1818
1806
Le Serpent
1808
Nantes
14 carronate da 24
e 2 cannoni da 8
Catturato
17.7.1808
Asp
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
16.3.1814
1808
Le Colibrì
1809
Le Havre
14 carronate da 24
e 2 cannoni da 8
Catturato
16.1.1809
Colibri
n/a
Affondato
22.8.1813
“Brick de guerre” praticamente assimilabili a quelli di Francois Pestel ma costruiti da Sanè
1808
Le Bèarnais
1809
Bayonne
14 carronate da 24 Catturato
e 2 cannoni da 8 14.12.1809
Curieux
14 carronate da 24
2 cannoni da 6
Venduto
5.1814
1809
Le Basque
1809
Bayonne
14 carronate da 24 Catturato
e 2 cannoni da 8 13.11.1809
Foxhound
14 carronate da 24
2 cannoni da 9
Venduto
15.2.1816
Dall’elenco di cui sopra ho estratto alcuni nomi
di “brick” che hanno servito sia per la marina francese che per quella inglese, dopo la loro cattura. Il
criterio scelto ha tenuto conto della loro storia di
servizio più o meno ricca e della particolarità del
loro armamento rispetto a quello standard utilizzato da questa classe.
E’ mia intenzione proporre il modello del veliero
così come si dovrebbe essere presentato sotto le
bandiere della Royal Navy. Il motivo è presto spie-
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
9
Architettura Navale
"Brick de 24"
gato: sembrerebbe quasi che queste navi siano state costruite dai francesi giusto per farsele catturare tutte dagli inglesi dopo poco tempo, quindi di
servire con onore per molti anni sotto le insegne
della Royal Navy ed addirittura essere poi venduti
a privati . . . ricavandone anche un certo profitto
economico, anche se marginale.
Quindi sia i cannoni che le carronate francesi
vennero sostituite, principalmente per motivo di
munizionamento, dagli equipollenti modelli inglesi.
Infine l’alberatura e le manovre dovrebbero aver
sicuramente subito delle modifiche in quanto vi
erano delle importanti differenze tra le due nazioni in questi particolari.
Quindi le fonti necessarie per la costruzione di
questi velieri, basate per le forme dello scafo e
molti altri particolari sui disegni contenuti nella
monografia di ANCRE relativa a LE CYGNE, dovranno essere integrate da fonti inglesi, in particolare per l’armamento e l’alberatura.
Al National Maritime Museum di Greenwich
sono presenti alcuni piani di Le Curieux (Curieux),
Le Palinure (HMS Snap) e Le Milan (Achates), eseguiti dopo la loro cattura.
Infine una notazione di rilievo: dalla monografia
de LE CYGNE non è possibile stabilire come fosse
la polena degli altri brick della stessa classe. Una
volta scelto il veliero da riprodurre verrà eseguita
una ricerca più mirata per capire cosa rappresentasse la sua polena e come fosse presentata. Se la
ricerca sarà positiva bene, altrimenti verrà utilizzata una polena di fantasia oppure il particolare
semplicemente non verrà inserito nel modello. Al
momento è comunque presto per anticipare questa scelta.
Interessante la parte che segue che descrive la
storia di questi brick da me selezionati dal punto
di vista della marina inglese.
1) LE CURIEUX >>> CURIEUX
Ex “brick de guerre” francese LE CURIEUX, costruito a partire dal 10.1799 fino al 2.1801 a Saint
10
Malo.Varato il 20.9.1800, è armato con 16 cannoni
da 6 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 0in, 77ft 3 in x
28ft 6in x 13ft 0in; 329 8/94 bm.
Equipaggio: 67 uomini.
Armamento: 10 carronate da 24 libbre, 8 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Curieux viene catturato il
4.2.1804 dalle scialuppe della HMS Centaur nel
porto di Fort-De-France, isola di Martinica.
Il brig viene preso in forza nella Royal Navy nel
Maggio 1804 come CURIEUX con base alle isole Leeward al comando del comandante Robert
Reynolds. Il 15.7.1805 Curieux cattura il veliero
corsaro da 6 cannoni L’Elizabeth.
Nel Novembre 1804 è sotto il comando di
George E.B. Bettesworth; il 7.2.1805 cattura
la corsara da 16 cannoni La Madame Ernouf; il
19.6.1805 avvista la flotta di Villeneuve proveniente da Gibilterra nella spedizione che porterà
alla battaglia di Trafalgar.
Dal 17.7.1805 al 17.10.1805 Curieux è in cantiere a Plymouth per correggere alcuni difetti minori
e riparazioni varie.
Dal Luglio 1805 è sotto i comandi di James Johnstone; il 25.11.1805 cattura il corsaro spagnolo
da 5 cannoni Brilliano e il 5.2.1806 il Baltidore,
da 6 cannoni.
Nel 1807 è sotto i comandi di John Sheriff, salpa
per le isole Leeward il 3.3.1807 e il 3.12.1807 entra in azione contro il corsaro da 25 cannoni La
Revanche al largo delle Barbados: 8 morti incluso
il comandante Sheriff, e 14 feriti. Il comando passa
al comandante in seconda Thomas Muir.
Da febbraio 1808 il comandante è Thomas Tucker, sempre di stanza presso le isole Leeward.
Successivamente nel 1809 il comando passa a
Andrew Hodge e infine al secondo ufficiale Henry
Moysey.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Architettura Navale
"Brick de 24"
Il 22.9.1809 il CURIEUX fa naufragio al largo di
Guadalupe.
2) LE PHAETON >>> MIGNONNE >>>
MUSETTE
Il “brick de guerre” francese LE PHAETON fu
costruito a partire dal 07.1803 fino al 11.1804 da
Danet ad Anversa. Viene varato il 28.6.1804 e armato con 16 cannoni da 6 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 0in, 77ft 0in x 28ft
4in x 7ft 0in(?); 328 75/94 bm.
Equipaggio: 121 uomini.
Armamento: 14 carronate da 32 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Phaèton viene catturato il
26.3.1806 al largo di Santo Domingo dall’ HMS Pique. Il nome della nave venne cambiato inizialmente in MIGNONNE ma poi venne rinominato in
MUSETTE il 7.10.1807.
Il brig venne accettato e preso in servizio presso
la Royal Navy il mese di ottobre 1806 in Giamaica
e posto sotto il comando del “commander” Robert Nicholas.
Il commander Peter Douglas sostituì successivamente al comando Nicholas a partire dal mese
di ottobre 1807, poi nel 1808 venne rimpiazzato
dal commander Henry Boys e nel dicembre 1808
il suo ultimo commander fu Thomas Parry. Non
sono segnalate azioni di rilievo.
Arriva a Portsmouth il 30.6.1810 e viene messo
in riserva in quello stesso porto. Sempre a Portsmouth fu definitivamente venduto, per 400 sterline, l’ 1.9.1814.
3) LE VOLTIGEUR >>> PELICAN
Il “brick de guerre” francese LE VOLTIGEUR fu
costruito a partire dal 06.1803 fino al 11.1804 da
Danet ad Anversa.Viene varato il 7.9.1804. Non si
conosce il dettaglio dell’armamento francese, ma
probabilmente dovrebbe trattarsi di 16 carronate
da 24 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 95ft 9in, 76ft 4,5in x
28ft 5in x 13ft 1,5in; 328 4/94 bm.
Equipaggio: 121 uomini.
Armamento: 16 carronate da 32 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Voltigeur viene catturato il
26.3.1806 al largo di Santo Domingo dall’ HMS Pique.
Il nome della nave venne cambiato in HMS PELICAN e venne preso in carico dalla Royal Navy il
mese di dicembre 1806 in Giamaica, agli ordini del
“commander” William Ward.
In riallestimento a Portsmouth dal 20.4.1807 al
13.6.1807.
Partecipa alle operazioni di distruzione delle batterie costiere di Désirade il 30.3.1808.
Isaac Morrison assume il comando del Pelican
nel giugno del 1808, poi sostituito in dicembre dal
commander Edward A’court.
Viene radiato nel 1810.
Infine venduto a Deptford il 16.4.1812.
4) LE GRIFFON >>> GRIFFON
La costruzione del “brick de guerre” francese
LE GRIFFON fu iniziata nel mese di Aprile 1805
e terminata nel mese di Agosto del 1806 a Rochefort. Il varo avvenne il 2.6.1806. L’armamento
iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre
e due cannoni da 6 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 92ft 6in, 80ft 10in x
29ft 4in x 8ft 2in(?); 368 bm.
Equipaggio: 100 uomini.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Griffon viene catturato il 11
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
11
Architettura Navale
"Brick de 24"
maggio 1808 vicino al capo St. Anthony dall’ HMS
Bacchante.
Il nome della nave viene cambiato in HMS GRIFFON e viene preso in carico dalla Royal Navy durante l’anno 1808 in Giamaica, agli ordini del “lieutenant”
Henry Spark Jones; successivamente, nel Dicembre
1808, passa agli ordini del lieutenant (?) Allen.
Arriva a Sheerness il 10 ottobre 1809 per essere
riallestito a Chatham dal febbraio 1810 al dicembre 1811.
Riprende in servizio attivo (“commissioned”) nel
novembre 1811 sotto il “commander” John Tancock.
Nel febbraio 1812 passa agli ordini del commander George Trollope e lo troviamo in azione (con
l’ HMS Rosario) contro dieci brig/brick al largo di
Cherbourg il 27 marzo 1812. Nell’azione vengono
catturati tre brick francesi mentre altri due vengono fatti incagliare.
In Giugno 1814 è affidato ai comandi del commander George Hewson, quindi sotto James A. Murray
nel maggio 1816 per finire sotto il lieutenant William Elliot Wright presso l’isola di Sant’Elena.
Viene venduto a Hill & Co. a Deptford, per 1.400
sterline, l’ 11 marzo 1819.
5) LE BASQUE >>> FOXHOUND
La costruzione del “brick de guerre” francese LE
BASQUE fu iniziata nel mese di Giugno 1808 e
terminata nel mese di Aprile del 1809 a Bayonne.
Il varo avvenne il 13 febbraio 1809. L’armamento
iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre
e due cannoni da 8 libbre.
Progetto: Ing. Jaques Noel Sané (Brest 1740 - Parigi 1831), particolarmente innovatore nella costruzione dei grandi vascelli; principale progettista
delle flotte della Rivoluzione e dell'Impero (celebre il suo Océan esploso ad Aboukir). Comunque
le linee generali di questo brick sono ancora quelle impostate dal Pestel, caduto in disgrazia nel frattempo, anche se è realistico pensare ad qualche
piccola differenza dovuta alla mano di Sané. A parte un armamento leggermente diverso, non è dato
12
di sapere quali fossero queste eventuali differenze
di progetto.
Dimensioni e tonnellaggio: 95ft 6in, 78ft 0,75in x
28ft 11,25in x 8ft 1in(?); 347 66/94 bm.
Equipaggio: 106 uomini.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 9 libbre.
Il brick de guerre Le Basque viene catturato durante il suo viaggio inaugurale per Guadalupe il 13
novembre 1809 dall’ HMS Druid. In riparazione
per i danni subiti durante la cattura a Plymouth dal
28 novembre 1809 al 16 ottobre 1810.
Il nome della nave viene cambiato in HMS
FOXHOUND e viene preso in carico dalla Royal
Navy durante mese di luglio 1810, agli ordini del
“commander” Malcolm Cowan.
Nel 1811 è al comando del commander John Parish e presta servizio nel Canale della Manica.
Il mese di novembre 1814 passa agli ordini del
commander Thomas Warrand.
Viene venduto per 800 sterline il 15 febbraio 1816.
6) LE LUTIN >>> HAWK >>> BUZZARD
La costruzione del “brick de guerre” francese LE
LUTIN fu iniziata nel mese di Luglio 1803 e terminata nel mese di Agosto del 1804 a St Malo. Il
varo avvenne il 7.6.1804. L’armamento iniziale era
composto da 16 cannoni da 6 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 91ft 5in, 72ft 11 7/8 in
x 28ft 3,5in x 7ft 5in(?); 310 71/94 bm.
Equipaggio: 121 uomini.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Lutin viene catturato il 24
Marzo 1806 al largo di Martinica dall’HMS Carysfort e HMS Agamemnon.
Il nome della nave viene cambiato in HMS HAWK
e viene preso in carico dalla Royal Navy il mese di
Settembre 1806 ad Antigua agli ordini del “comman-
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Architettura Navale
"Brick de 24"
der” James Ayscough, che morì nell’Aprile 1808.
Il suo comando venne rilevato nello stesso mese
dal commander William Paterson, poi, nel novembre 1808 dal commander Henry Bourchier.
In riallestimento a Portsmouth dal 29.5.1809 al
12.7.1809.
L’11 febbraio 1811 cattura, al largo di Dungeness
il veliero corsaro francese da 14 cannoni Le Furet; il 24.3.1811 attacca a Capo Barfleur la nave da
40 cannoni L’Amazone obbligandola a rientrare in
porto; il 19.8.1811 attacca un convoglio vicino a
Capo Barfleur, In quell’occasione cattura il brigantino armato Le Héron, subendo però uno morto
e quattro feriti.
Dall’Agosto 1811 è agli ordini del commander
John Wyndham.
L’ 8.1.1812 il nome viene cambiato da HMS
HAWK in HMS BUZZARD.
Nel luglio 1812 passa sotto il comando di John
Smith e salpa per il Mediterraneo il 6:8:1812.
Viene radiato il mese di ottobre 1814 e successivamente venduto a Woolwich, per 630 sterline,
il 15.12.1814.
7) LE NISUS >>> GUADELOUPE
La costruzione del “brick de guerre” francese LE
NISUS fu iniziata nel mese di Marzo 1804 e terminata nel mese di Marzo del 1805 a Granville.
Il varo avvenne il 15.2.1805. L’armamento iniziale
non è conosciuto in quanto venne catturato durante il periodo dell’allestimento anche se molto
probabilmente, visto il periodo, avrebbe dovuto
essere di 14 carronate da 24 libbre e 2 cannoni
da 6 o da 8.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 98ft 85/8in, 78ft 3 1/2
in x 28ft 4 3/4in x 13ft 10in(?); 335 14/94 bm.
Equipaggio: 100 uomini.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Nisus viene catturato, ancora incompleto e senza armamento, il 12 Dicembre
1809 nel porto di Guadeloupe da HMS Themis,
HMS Pultusk ed altri.
Il nome della nave viene cambiato in HMS GUADELOUPE e viene preso in carico dalla Royal
Navy nel 1810, ad Antigua e posto agli ordini del
“commander” Michael Head.
Tra il 23.8.1810 e il 23.1.1811 viene portato a
termine l’allestimento a Deptford.
Nel dicembre 1810 viene messo agli ordini del
commander Joseph Tetley.
Il 27.6.1811 partecipa all’azione contro La Tactique (18 cannoni) e La Guèpe (8 cannoni) al largo
di capo Creus; poi il 25.10.1811 cattura il corsaro
da 6 cannoni La Sirène nel Mediterraneo.
Nel 1812-1813 è agli ordini del commander Arthur Stow, quindi sotto Charles Hole e finalmente
il mese di Aprile 1814 sotto il commander Charles
Pengelly.
Viene radiato il mese di agosto del 1814 e infine
venduto a Plymouth, per 930 sterline, il 3.11.1814.
8) LE MILAN >>> ACHATES
La costruzione del “brick de guerre” francese LE
MILAN fu iniziata nel mese di Marzo 1806 e terminata nel mese di Gennaio del 1808 a St Malo.
Il varo avvenne il 6.7.1807. L’armamento iniziale
era composto da 14 carronate da 24 libbre e due
cannoni da 8 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e morto il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 97ft 4 1/2in, 76ft 10
3/4in x 28ft 3 1/2in x 13ft 2in(?); 327 39/94 bm.
Equipaggio: 95 uomini.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Milan viene catturato il 30
Ottobre 1809 in Atlantico da HMS Surveillante e
HMS Seine.
Durante il periodo Marzo 1810 – 30 Giugno 1810
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
13
Architettura Navale
"Brick de 24"
viene completato il suo allestimento a Deptford.
Il nome della nave viene cambiato in HMS ACHATES il mese di Maggio 1810 e contemporaneamente viene designato il “commander” John Davies come suo ufficiale superiore.
Opera nel Canale della Manica.
Nel maggio 1813 è agli ordini del commander
Isaac Morrison; il 21.10.1813 ingaggia un combattimento con il veliero da 40 cannoni La Trave, lo
scontro termina con un nulla di fatto; durante in
marzo 1814 cattura il corsaro da 44 cannoni La
Clorinde.
Durante Giugno 1814 è agli ordini del commander Thomas Laugharne.
Viene posto in riserva a Plymouth durante il
mese di Novembre 1815 e, infine, viene venduto
a John Small Sedger, per 1.100 sterline, sempre a
Plymouth, il 11.6.1818.
9) LE COLIBRI >>> COLIBRI
La costruzione del “brick de guerre” francese LE
COLIBRI fu iniziata nel mese di Gennaio 1808 e
terminata nel mese di Ottobre del 1808 a Le Havre. Il varo avvenne il 8.8.1808. L’armamento iniziale era composto da 14 carronate da 24 libbre e
due cannoni da 8 libbre.
Progetto: Ing. Francois Pestel (Timothè-Benjamin), nato il 12 Dicembre 1763 a Honfleur e mor-
14
to il 28 Marzo 1828 a Tolone.
Dimensioni e tonnellaggio: 96ft 9in, 79ft 4in x 29ft
5in x 13ft 5in(?); 365 15/94 bm.
Equipaggio: sconosciuto.
Armamento: 14 carronate da 24 libbre, 2 cannoni
da 6 libbre.
Il brick de guerre Le Colibri viene catturato il 16
Gennaio 1809 al largo di Terranova e portato alla
stazione canadese di Halifax dall’HMS Melampus.
Durante il periodo Marzo 1810 – 30 Giugno 1810
viene completato il suo allestimento a Deptford.
Il mese di ottobre 1809 è in “Commission” alla
stazione di Halifax sotto il “lieutenant” (dal 5.1810
“commander”) Henry Jane con il nome di HMS
COLIBRI. Nel 1810 passa sotto il commander
John Thompson.
Cattura cinque corsari statunitensi:
• il 23.7.1812 il Gleaner, da 6 cannoni, e il Katherine, da 14 cannoni, entrambi al largo di Sable Island;
• l’11.8.1812 il Polly, da 4 cannoni nella baia di
Fundy;
• il 12.8.1812 al largo di capo Sable il Regulator;
• infine, con HMS Maidstone il 13.8.1812 il
Dolphin da 2 cannoni.
Dal dicembre 1812 al febbraio 1813 è agli ordine del
Lieut. George Pechell, poi ancora sotto Thompson.
Il 22.8.1813 fa naufragio per cause non conosciute a Port Royal, in Giamaica.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche Modellistiche
CAD 3D e Modellismo Navale
Piero Chiavaroli
Dove iniziare per ricostruire un modello in 3D
Capitolo IV°
Vediamo allora quali sono le cose da fare per
“riprendere” un disegno di un modello navale, tipicamente stampato su carta, e riportarlo in un
ambiente di lavoro elettronico. Il risultato che otterremo da questa operazione iniziale potrà essere usato così com'è o elaborato ulteriormente
fino ad ottenere il nostro “modello sorgente” definitivo. Sono stato molto indeciso su quale modello scegliere come campione per i nostri studi e
i motivi sono diversi. Non si può cominciare con
un modello molto complesso come una nave antica, piena di curve e sovrastrutture di ogni genere. Anche per il modellista che costruisce il suo
primo modello, è piuttosto difficile capire da cosa
iniziare. Tipicamente il neofita si lascia affascinare
da una Victory o dalla Sovrana dei Mari, che metterebbero in crisi anche modellisti di buona esperienza, e come andrà a finire è facilmente intuibi-
le. Dopo varie considerazioni penso che un buon
punto di partenza sia un motoscafo non cabinato,
con scafo a spigolo o quasi ma che abbia sufficienti curve per dimostrare l'uso di funzioni avanzate
ma senza esagerare troppo. Tra i vecchi progetti in
mio possesso da ormai quarant'anni ho scelto il
modello Sea Bird della Aeropiccola di Torino (chissà quanti modellisti hanno iniziato proprio con kit
o progetti di questa ditta ormai purtroppo chiusa!), modello realizzato a suo tempo da me con
tecniche assolutamente convenzionali (carta carbone, archetto da traforo, listelli di balsa, lisciatoi,
colla ecc. Più sotto c'è la foto del piano costruttivo
e gli anni trascorsi si vedono tutti! Questa è una
dimostrazione pratica dei
problemi cui abbiamo accennato nei capitoli precedenti e a cui ci si trova
di fronte in un lavoro del
genere. Il piano è piuttosto spiegazzato, la foto
fatta con una fotocamera di bassa qualità risulta
a sua volta deformata (si
vedono chiaramente le
deformazioni a cuscino
sui quattro lati del foglio), per non parlare di
difetti minori o difficoltà
di rilevamento delle curve. Non sempre piani di
questo tipo le curve sono
perfettamente visibili. Ci
sono naturalmente metodi migliori per digitalizzare un disegno, ad esempio servendosi di copisterie
professionali che hanno mezzi adatti, ma questo
non ci assicurerà della perfetta congruenza del
nostro disegno. Errori e deformazioni ci saranno
sempre per cui tanto vale rassegnarsi subito, usare
i metodi a nostra disposizione e vedere se davvero il CAD ci può aiutare a raggiungere il nostro
obiettivo di precisione e accuratezza nei dettagli.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
15
Tecniche Modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Osserviamo un attimo da vicino questi piani.
Modello di motoscafo Sea Bird -(c) Aeropiccola -Torino Nella parte centrale sono riportate le due viste principali, di profilo e in
pianta. Quella in pianta è divisa in due metà:
nella metà superiore è visibile la struttura interna del motoscafo, in quella inferiore sono
visibili la coperta, le sovrastrutture e gli interni abitabili. Sulla sinistra del foglio, in basso, sono riportate le ordinate, suddivise per
chiarezza in due gruppi: dalla N. 1 alla N. 4
e dalla 5 alla 8. Per ogni gruppo è riportata
solo una metà, dal momento che l'altra è speculare e quindi identica alla prima. Per le ordinate, visto che sono relativamente piccole,
possiamo fare una ripresa con lo scanner, una
per ogni blocco, in modo da avere immagini
qualitativamente migliori. Per quanto riguarda
le due viste principali, poiché non è possibile fare una unica scansione, ci rimangono tre
alternative: una scansione presso uno studio
professionale, scansioni multiple da ritagliare
e incollare digitalmente (apriti cielo!) o utilizzare la foto così com'è. Senza indugio optiamo per quest'ultima soluzione e confidiamo
nei potenti mezzi informatici per aggiustare
le cose.Vediamo le scansioni delle ordinate:
Dalla vista di profilo, notiamo perfetta- Ordinate dalla N° 1 alla N° 4
mente distinguibile la sagoma inconfondibile
per iniziare, quindi salpiamo le ancore. Per prima
di un motore a scoppio, con cui originariamente cosa conviene settare subito alcuni parametri del
era equipaggiato questo modello. Questo ci dice CAD: unità di misura, dimensioni della griglia e resubito che qualche modifica dovremo farla, dal lativa spaziatura ecc. Selezioniamo il menu Strumomento che oggi è già difficile navigare con mo- menti/opzioni/unità e dalla barra unità del modello
torizzazioni elettriche (su certi laghi sono vietate scegliamo millimetri, tolleranza assoluta 0.01, tolanche quelle!) figuriamoci con motori a scoppio. leranza relativa 1.0 percento e tolleranza angolaQuindi sarà il caso di procurarsi fin d'ora un mo- re 1.0 gradi. Inutile per ora soffermarsi troppo su
tore adeguato poiché dovremo tenerne conto al queste impostazioni anche se non è difficile capirmomento opportuno, sempreché lo vogliamo rea- ne lo scopo, ma cambiamenti sono sempre poslizzare navigante, ovviamente! Da queste tre viste sibili anche in fasi successive del progetto. Per il
(profilo, pianta e ordinate) dovremmo riuscire a momento ci basta così.
tirare fuori tutte le curve necessarie per ricostruDalla stessa finestra selezioniamo griglia come
ire il modello. Bene, più o meno abbiamo tutto nell'immagine di sotto e impostiamo i parametri
16
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Ordinate dalla N° 5 alla N° 8
relativi appunto alla griglia del
disegno. Impostiamo Estensione
della griglia: su 1200.0 mm, Linee
secondarie ogni: 2.0 mm, Linee
principali ogni: 5 linee secondarie, Spaziatura dello snap: 1.0 mm.
Le altre opzioni potete lasciarle
come visibile nell'immagine e cambiarle a seconda delle esigenze. In
particolare la visibilità della griglia
può essere attivata o disattivata a
piacimento, per cui regolatevi secondo le vostre preferenze.
In sostanza che cosa otteniamo
con queste impostazioni? Vedremo una griglia con delle quadrettature di un centimetro, suddivise in quadretti più piccoli (2 mm)
e con lo snap su 1 mm potremo posizionare
il cursore anche a metà dei quadretti da 2
mm. Resistete alla tentazione di regolare i
quadretti più piccoli su 1 mm (sembrerebbe la cosa più naturale!) in quanto avremmo uno sfondo piuttosto confuso che appesantirebbe il lavoro anziché facilitarlo. E
comunque vedremo che della griglia si può
fare quasi sempre a meno. La precisione del
disegno verrà fuori lo stesso. La prima operazione da fare è posizionare sullo sfondo
dell'area di lavoro l'immagine degli oggetti da
riprendere. Poi si tracciano tutti i bordi utili
alla ricostruzione dell'oggetto in lavorazione e poi si scala tutto l'oggetto per portarlo
alle sue esatte dimensioni, determinabili dai
piani costruttivi. Cominciamo dalle ordinate. Quando inseriremo l'immagine, Rhino ci
chiederà le dimensioni che vogliamo dare a
questa immagine. Le dimensioni non sono
assolutamente critiche anche perché il disegno risultante che tracceremo, come detto,
dovrà essere scalato alle dimensioni reali riportate sui piani. Aggiungo che se vogliamo
ottenere un modello di dimensioni diverse
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
17
Tecniche Modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
dalle originali, piuttosto che scalare le singole parti man mano che vengono disegnate, è preferibile fare una unica scalatura alla fine del lavoro, in
modo che in un colpo solo si ridimensioneranno
tutti i particolari che compongono il disegno finale. Per il momento, quindi, ci atterremo scrupolosamente alla documentazione in nostro possesso. Il disegno andremo a collocarlo sulla vista
Superiore di Rhino. Se avete le quattro viste tutte
a video, dovrete semplicemente fare doppio click
sul nome “Superiore” nella parte alta sinistra della
vista stessa, altrimenti dovrete andare sul menu
Visualizza/Vista attiva e selezionare Superiore dalla finestra finale.
A questo punto apriamo il menu Visualizza/Bitmap
di sfondo e clicchiamo su Colloca (la prima voce
della finestra finale). Si aprirà la finestra Apri bitmap
in cui selezioneremo l'immagine che riporta le ordinate che vogliamo tracciare. Poi la posizioneremo
in un punto qualsiasi dell'area di lavoro, dandogli una
dimensione orizzontale di 18..20 quadretti (cm).
Avere la griglia attiva semplificherà questa operazione, dandoci la possibilità di dimensionare opportunamente la nostra immagine, ma ora potrete
notare facilmente quanto il disegno risulti piuttosto
confuso a causa proprio della presenza delle linee
della griglia. Disattiviamola attraverso il menu Visualizza/Griglia... e togliamo il segno di spunta dalla
18
voce Mostra le linee della griglia.
Prima di iniziare a tracciare le
linee (frenate ancora un attimo
l'impazienza!) dobbiamo capire
cosa stiamo facendo e cosa ci occorre effettivamente per i nostri
scopi e cosa no.
Se il nostro obiettivo è solo quello di riportare su carta e quindi
su compensato le ordinate, possiamo semplicemente disegnarle
seguendo nella maniera più esatta possibile i vari contorni, avendo cura di riportare esattamente
anche gli incastri per i listelli di rinforzo presenti
agli spigoli delle ordinate stesse, scalarle alle loro
esatte dimensioni o a quelle che ci proponiamo di
ottenere e poi incollare il foglio su compensato e
ritagliare il tutto. Se disponiamo di una macchina
CNC o conosciamo chi ce l'ha, possiamo estrarre
il file per la lavorazione e passarlo alla macchina
per il taglio, evitando gli errori causati dalla carta e
dall'incollaggio su legno.
E' ovvio però che con la semplice procedura descritta non abbiamo quasi nessun modo di correggere errori o deformazioni presenti nell'immagine. L'unica cosa possibile è che se conosciamo
con certezza un errore presente sul progetto (ad
esempio un incastro troppo piccolo o una curva
eccessivamente sporgente) possiamo intervenire
in questa fase e ritoccare quello che è palesemente errato, ma di certo non stiamo minimamente
sfruttando le potenzialità del nostro CAD! Tuttavia una lavorazione semplificata è una possibilità
che in molti casi può essere sufficiente e quindi
perché non approfittarne? Il disegno che otterremo possiamo utilizzarlo così com'è, senza ulteriori complicazioni e quindi se vi è sufficiente questo,
dovete solo imparare a tracciare le curve, scalare
alle dimensioni volute e poi stampare su carta o
estrarre le coordinate per le macchine CNC. Il
vostro lavoro è finito!
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Bello vero? Siete tra quelli che vogliono le cose semplici e non amano eccessive complicazioni e forse
vi conviene rimanere così!
Ma se per disgrazia siete come il
sottoscritto che se una cosa è troppo semplice non gli interessa più di
tanto, armatevi di coraggio perché
il lavoro è appena cominciato!
Allora, come si deve riprodurre questo disegno? Innanzi tutto
possiamo fare a meno di disegnare gli incastri presenti sugli spigoli
delle ordinate, destinati ai listelli
di rinforzo, in quanto dovranno
essere ricostruiti al momento opportuno, direttamente da CAD.
Ordinate dalla N° 1 alla N° 4
Piuttosto dovremo trovare un
curve su un unico layer. Attiviamo il
modo per tracciare la curva senza l'incastro, operazione solo apparentemente semplice, in quanto menu Modifica/Livelli/Modifica livelli... La finestra
per fare un lavoro corretto, dovremo prolungare livelli che si apre potete posizionarla dove volete.
la naturale curvatura dei due bordi e farli incon- Io di solito la metto sulla destra dell'area di lavoro.
trare nel loro punto naturale. La stessa cosa per Chiameremo Linee sorgenti il livello dove disegnegli incastri della chiglia. Inoltre sarà bene stabilire remo le parti riprese dai piani originali, renderemo
sin d'ora una linea di riferimento che ci servirà in questo livello il livello corrente (cliccando alla sinistra del disegnino della lampadina) e gli daremo un
seguito per ricostruire con esattezza il modello.
Il riferimento più logico mi sembra la linea che colore che ci permetta di distinguere facilmente le
rappresenta la mezzeria delle ordinate, quindi di- linee disegnate da noi da quelle originali. Questo è
rei di adottare proprio questa. Inoltre, per trac- fondamentale, altrimenti sarebbe quasi impossibile
ciare le linee nella maniera più esatta possibile, capire cosa stiamo facendo. I colori più adatti sono
dovremo ingrandire il disegno fino a vedere delle il rosso o il blu. Scegliamo il rosso. Non descrivo
linee nere di discreto spessore. Purtroppo dovrete in dettaglio queste operazioni, ma credo che siano
giudicare ad occhio quale potrebbe essere il punto abbastanza intuitive e con qualche prova dovreste
più centrale della linea su cui fare click per posi- venirne facilmente a capo. Ordinate dalla N° 1 alla
ATTENZIONE! Prima di iniziare, assicuriamoci
zionare le nostre linee in fase di disegno. Di solito
i pixel più centrali delle varie linee sono quelli più di avere disabilitato lo Snap alla griglia e lo snap
Orto, altrimenti il cursore si posizionerà solo sui
scuri per cui tenete d'occhio quelli.
Nell'immagine sottostante sintetizziamo le parti punti validi per lo snap impedendoci di cliccare nel
salienti dell'immagine da riprendere, riferendoci punto corretto sulla riga da disegnare, mentre lo
snap Orto ci consentirebbe solo linee ortogonali
all'ordinata 1, ma vale anche per le altre tre.
Prima di iniziare a tracciare linee è opportuno e non con inclinazione qualsiasi. Se nella barra di
attivare i livelli in modo da avere tutte le nostre stato, in basso, le scritte Snap e Orto dovessero
essere in grassetto (Snap e Orto abilitati), cliccaIn viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
19
Tecniche Modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
teci sopra e riportatela in grigio normale (Snap e dove dare il secondo click. Semplice ed immediaOrto disabilitati), poi potete iniziare a disegnare. to! Salviamo il lavoro. Ora si tratta di tracciare le
Già che ci siamo disabilitiamo anche gli object snap linee curve. Per questo scopo conviene adottare
cliccando sulla casellina Disabilita che dovrà appa- lo strumento Curva: Per interpolazione di punti
rire riempita di grigio (osnap disabilitati). Traccia- che è la seconda icona che appare nel menu che si
mo dunque la linea di riferimento, contrassegnata apre cliccando a lungo sull'icona Curva. Poi facciasull'immagine con le lettere in rosso A e A'.
Utilizziamo per questo scopo lo strumento
Polilinea o anche Segmenti di linea. Ingrandiamo quanto occorre il disegno in prossimità
della A rossa (con la rotellina del mouse) e
facciamo un primo click al centro della linea
verticale che abbiamo adottato come riferimento. Poi rimpiccioliamo il disegno (rotellina in senso contrario) e ci spostiamo in prossimità di A'. Ingrandiamo di nuovo e facciamo
un secondo click sul punto finale della linea,
poi diamo un click con il pulsante destro del
mouse per terminare la linea (o diamo Enter sulla tastiera). Mentre stiamo tracciando
la linea, per spostare il disegno è sufficiente
tenere pigiato il pulsante destro del mouse (il
cursore diventa una manina) e spostarlo nella
direzione dello scrolling.
Un piccolo trucco
Dal momento che per centrare il punto iniziale della linea avevamo ingrandito fortemen- dell'ordinata N° 1. Sono evidenziati i punti di controllo creati
te l'immagine, se andiamo a spostare il disegno con mo una serie di click sulla prima riga dell'ordinata
l'attuale livello di zoom stiamo lì mezz'ora a fare N° 1, ingrandendo adeguatamente per individuare
scrolling; ecco quindi che ci conviene dare il primo il punto iniziale (importante nota in fondo al capitolo!), fino ad arrivare al punto finale. Mentre
stiamo tracciando la linea, Rhino ci mostra anche
i punti di controllo che scompaiono alla fine del
disegno (per finire cliccare con il destro o premere Invio). Per tornare a vedere i punti di controllo
utilizzati, selezionare la curva appena disegnata e
premere F10. Premere F11 per toglierli di nuovo. Nell'immagine di sotto riporto il lavoro fatto.
Come si vede i punti sono otto, compresi il primo
click sul punto iniziale, rimpicciolire l'immagine per e l'ultimo, e sono maggiormente addensati dove la
trovare rapidamente il punto finale e poi ingrandi- curva è più accentuata, come appare ovvio. Notate
re di nuovo per cercare il punto finale della linea che la curva termina proprio dove inizia l'incastro
20
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
dello spigolo. Prima curva Procediamo senza indugi
a tracciare le altre linee, fino ad ottenere il disegno
sottostante. Per ripetere l'ultimo comando ricordo che è sufficiente premere la barra spaziatrice o
premere il destro del mouse, o ancora cliccare sulla
riga dello storico dei comandi e selezionare quello
che ci interessa. Nella figura più in basso riporto
il disegno con evidenziati tutti i punti di controllo.
Notate come ho evitato di riportare gli incastri che,
come detto, non utilizzeremo.
Osserviamo anche un ingrandimento dialcuni
Punto critico 1
Punto critico 2
punti critici. I punti 1 e 2 sono zone in cui il disegno presenta delle evidenti anomalie sulla curva,
causate sicuramente da incertezze nel realizzare
manualmente il disegno da parte del progettista
originale. Noi ignoriamo queste incertezze e interrompiamo il tracciato della nostra linea sugli
ultimi punti utili, ovvero dove il tracciato originale termina la sua naturale estensione. Il punto tre
è un po' più particolare: è presente anche lì una
zona di incertezza e noi interrompiamo la linea
dove siamo sicuri della esattezza della curva, ma
questa linea dovrebbe proseguire
ancora per un paio di mm fino a
toccare l'incastro della chiglia; di più,
dovremmo estenderla fino ad incontrare la linea di riferimento verticale (la linea rossa più a sinistra).
Questo creerebbe però una anomalia evidente. Vediamo perché. La
linea di riferimento in effetti passa
per il centro chiglia, per cui questa
ordinata si estenderebbe ben oltre
le dimensioni originali. Il perché è
ovvio: la chiglia ha un certo spessore (4 mm sui piani originali) per
cui l'ordinata dovrebbe terminare all'incrocio con l'incastro e non
proseguire fino al centro chiglia. Il
modello in effetti è piatto lungo tutta la larghezza della chiglia (4 mm
appunto). Noi però questi incastri
li vogliamo realizzare in automatico, utilizzando le funzioni del CAD;
inoltre, già che ci siamo, direi di realizzare il modello con compensato da 5 mm anziché 4, in modo da
irrobustirlo ulteriormente. Per tutti
questi motivi ci conviene portarci
avanti questa apparente anomalia
e rimandare l'aggiustamento dello
scafo al momento opportuno.
Completiamo quindi il disegno
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
21
Tecniche Modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Punto critico 3
realizzando gli spigoli che abbiamo lasciato in sospeso. Se stessimo tracciando un disegno manualmente, sarebbe semplice estendere le due curve
che compongono i lati dello spigolo facendo una
sorta di interpolazione empirica (come ho detto
in un'altra occasione, noi modellisti siamo degli interpolatori nati, anche senza saperlo!) ma stiamo
utilizzando un CAD e dunque proseguiamo il lavoro con il CAD. Concentriamoci sull'incastro dove
si trova il particolare 1. Ci sono diversi modi di
prolungare le due curve fino a farle incontrare nel
loro prolungamento naturale. Noi faremo in questo modo: attiviamo il menu Curve/Estendi curve/Estendi curva (la prima voce del terzo menu a
tendina). Sul prompt della riga dei comandi appare:
“Selezionare gli oggetti limite o specificare la lunghezza dell'estensione. Premere Invio per l'estensione dinamica:” A fianco al due punti vedremo il
cursore lampeggiante che ci invita a digitare qualcosa. Scriviamo 10 e diamo Invio. In questo modo
comunichiamo a Rhino che intendiamo estendere
la curva di 10 mm (l'unità di misura che stiamo
utilizzando è il millimetro!). Il prompt cambia e
appare un altro messaggio: “Selezionare la curva
da estendere (Tipo=Naturale LunghezzaEstensione=10):” Ora è sufficiente cliccare sulla curva che
vogliamo estendere, in prossimità del bordo che
22
vogliamo prolungare e voilà, la curva
si allunga di 10 mm, seguendo la sua
naturale curvatura e oltrepassando
il punto in cui cadrà l'intersezione
con la seconda curva. Questo punto
ancora non è noto ma allungandola di 10 mm, a giudicare dalle misure correnti della curva, dovremmo
averlo abbondantemente sorpassato. Se così non dovesse essere
abbiamo due alternative: digitare
Ctrl-Z per annullare le modifiche,
e ripetere tutta l'operazione di allungamento specificando 15 mm o
addirittura 20. Ma potremmo anche
semplicemente cliccare con il destro del mouse
per fare una seconda operazione di allungamento,
sempre sulla stessa curva e sempre di 10 mm. Non
è necessario digitare di nuovo il 10 in quanto Rhino memorizza il valore precedente e lo utilizzerà sempre salvo diversa indicazione. Ora la curva
sarà stata allungata di 20 mm complessivamente.
Ora possiamo procedere ad allungare la seconda
curva. Possiamo utilizzare la stessa tecnica, ottenendo così un prolungamento che andrebbe ad
intersecare la prima curva. Successivamente troncheremo le eccedenze delle due curve. C'è però
un altro sistema. Ripetiamo il comando estendi
curva e al prompt “Selezionare gli oggetti limite
o specificare la lunghezza dell'estensione. Premere Invio per l'estensione dinamica:” facciamo click
sulla prima curva e digitiamo Invio. La curva sarà
evidenziata in giallo e viene assunta come oggetto
limite per estendere la seconda curva, che così arriverà ad incrociare la prima ma senza oltrepassarla. Al nuovo prompt clicchiamo sulla seconda curva e digitiamo Invio o clicchiamo con il destro del
mouse e l'operazione sarà completata. Nell'immagine c'è il risultato.Incrocio delle curve prima del
taglio. Per completare il lavoro occorre ritagliare
l'eccedenza della prima curva, operazione molto
semplice. Selezioniamo il menu Modifica/Tronca
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Incrocio delle curve prima del taglio.
Primo spigolo ricostruito correttamente.
oppure digitiamo Ctrl-T e al prompt “Selezionare gli oggetti di taglio. Premere Invio al termine
(EstendiLinee=No
IntersezioniApparenti=Sì):
“ clicchiamo sulla seconda linea (quella verticale!) che verrà evidenziata in giallo e diamo Invio.
Questo significa che questa curva è scelta come
fosse una lama tagliente per tagliare ciò che tocca. Apparirà un nuovo prompt, “Selezionare l'oggetto da troncare. Premere Invio al termine
(EstendiLinee=No IntersezioniApparenti=Sì):” al
quale dobbiamo fare click sulla prima curva facendo bene
attenzione a scegliere la parte da eliminare (quella più a
destra). Se scegliessimo l'altra
parte elimineremmoquellache
invece deve rimanere, quindi
fate attenzione. Il risultato è
visibile qui sotto: Primo spigolo ricostruito correttamente. Ora non dovrebbe essere
troppo difficile ripetere tutti i
passaggi per gli altri spigoli da
chiudere. Occorre solo fare
attenzione allo spigolo centrale che, visto che le due curve
sono quasi parallele, occorre
ingrandire parecchio per riuscire a puntare il mouse su
quelle corrette. Non vi scoraggiate se all'inizio dovrete
ripetere più volte la sequenza
fino a raggiungere il risultato voluto. Una volta capito il
meccanismo sarà naturale lavorare nel modo richiesto. Il
risultato è comunque visibile
nell'immagine della pagina successiva. Tutto sommato sono
solo quattro linee da disegnare! Ora occorre completare il
lavoro ripetendo tutti i passi
per le altre tre ordinate, fino ad ottenere il lavoro completo come da figura sottostante. Tutta
l'operazione va poi ripetuta per le altre quattro
ordinate (dalla 5 alla 8). Per fare questo occorre
però eliminare la bitmap utilizzata sino ad ora e
inserire l'altra, visto che Rhino consente di utilizzare solo una immagine alla volta. La nuova immagine che andrete ad inserire, avrà probabilmente
delle dimensioni diverse e non sarà in scala con
la precedente, ma non preoccupatevene assolu-
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
23
Tecniche Modellistiche
CAD 3D CAD 3D Capitolo lV°
Ordinata N° 1 completata.
Prime 4 ordinate completate.
Prime 4 ordinate completate.
24
tamente. Pensate solo a tracciare tutte le linee,
poi penseremo a sistemare nel modo corretto le
dimensioni di tutti gli oggetti disegnati. Seconde
4 ordinate completate.Concludo questo quarto
capitolo riportando la nota a cui ho accennato al
momento di disegnare la prima curva della prima
ordinata. Dopo aver disegnato la linea verticale di
riferimento abbiamo dovuto individuare il punto
iniziale della prima curva dell'ordinata 1. Questo
punto iniziale DEVE necessariamente stare sulla
linea di riferimento e questo è ben difficilmente
ottenibile semplicemente ingrandendo il disegno e
cliccando su un punto che sembra essere all'incrocio tra la linea verticale e quella orizzontale come
appare sul piano di costruzione, ma occorre utilizzare un metodo “certo” per fare questo. Ci sono
due modi: Il primo metodo consiste nel tracciare
la prima linea partendo un paio di millimetri alla
destra della linea di riferimento verticale e solo
successivamente eseguire un prolungamento della curva verso sinistra, specificando come oggetto
limite la linea verticale. La linea orizzontale sarà
automaticamente prolungata sino ad incrociare
quella verticale con precisione assoluta.Il secondo
è forse più elegante e, secondo me, da preferire.
Prima di tracciare il primo punto abilitiate gli snap
all'oggetto cliccando su Disabilita in modo che
il check box sia chiaro e poi abilitare il segno di
spunta sul check box Vicino, ignorando gli altri o
disabilitandoli, se volete. In tal modo, quando con il
cursore vi avvicinate alla linea verticale, lo vedrete
attratto dalla linea stessa e il primo punto verrà
posizionato esattamente sulla linea di riferimento
e potrete farlo scorrere fino ad un punto in cui
c'è l'intersezione con il segno orizzontale. Fatto il
primo click potete disabilitare tutti gli osnap cliccando di nuovo su Disabilita in modo che gli osnap
non interferiscano con le altre linee. Se invece non
ci sono problemi di interferenze (come nel caso di
questa prima curva) potete anche lasciarli abilitati.
Questi click di abilitazione e disabilitazione possono essere fatti anche mentre si sta tracciando la linea senza interferire con il comando in esecuzione.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche Modellistiche
Metafioni
Andrea Moia (Ordigno)
Metafioni
La frase che ultimamente ho abbinato al mio account del nostro Forum “Sembra sempre impossibile finchè non viene realizzato” devo dire che in
questa occasione è veramente azzeccata! Ma iniziamo dalla storia, come sempre. Sto costruendo
un modello di Ice Yacht senza avere a disposizione dei piani costruttivi reali, ma solamente alcune
foto prese da internet. Il lavoro va a rilento come
sempre, ma ultimamente sono riuscito a lavorare,
finalmente, sulle vele.
La loro realizzazione è stata fatta abbastanza in
modo “standard” anche considerando la scala del
modello. Dalla foto che ho preso come principale
riferimento per il modello, sulla vela erano presenti i Metafioni. Sapevo cosa erano, sapevo cosa servivano, ma non mi ero mai e poi mai approcciato
alla loro realizzazione (anche perchè non ho fatto
gran chè! Eh eh eh )
Comunque, per chi non lo sapesse, i metafioni
sono delle cordicelle utilizzate per fissare o per
serrare vele o tende. Ancora meglio, offrendo una
definizione più professionale: “Sagola cucita alla
vela che serve per raccogliere la parte di vela che
rimane inutilizzata prendendo le mani di terzaroli
e per legarla al boma”.
Volendo simulare i metafioni sulla mia vela ho
cercato in internet il modo più semplice
ed anche più consono per poter eseguire la legatura dei suddetti alla vela.
Non ho trovato molto materiale: molte
informazioni sono legate alla definizione
classica che vi ho riportato, ma altruimenti l'argomento non viene approfondito più di tanto. In fatto di modellismo è
un paticolare che a volte viene menzionato e realizzato e a volte neppure descritto.Vi sono delle vele che non hanno
i metafioni a seconda del loro utilizzo...
e comunque, sempre parlando in ambito
modellistico, riportare in scala, a volte
molto piccola, questo particolare non è semplice
(almeno secondo me).
Innanzitutto si deve calcolare la dimensione della
sagola da utilizzare, e secondariamente come attaccare questi pendenti alla vela.
Il mio problema stava proprio qui: come simulare
una buona legatura dei metafioni alla vela.
Girovagando tra decine di siti di foto e di spiegazioni, anche modellistici, l'unico suggerimento
che ho trovato abbastanza utilie, è stato quello riportato dal sito dell'A.N.V.O (http://www.anvo.it/)
come mostra la figura sotto.
Alcuni modellisti rimediano al
problema usando
della colla per tessuto, ma sovente
lascia comunque
macchie o degli
aloni sulla vela
(vedi ad esempio
foto successiva) Il
suggerimento degli Amici dell'Associazione Navimodellisti Valle Olona (A.N.V.O.)
è quello di utilizzare ago e filo: infilare nel foro “A”,
ritornare dal foro “C”, ed infilare l'ago nel foro “B”;
passare sotto il filo che congiunge i fori “A” e “C”.
Tagliare i fili a misura ed il gioco è fatto.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
25
Tecniche Modellistiche
Metafioni
La grande particolarità di questo tipo di legatura consiste nel fatto che costringe i fili in uscita
(ovvero i nostri metafioni) ad essere paralleli alla
vela. Ho immediatamente provato, ma con scarsi
risultati: innanitutto il passaggio dell'ago che avevo a disposizione (ne ho provati alcuni) lasciava
comunque il foro di ingresso/uscita molto largo
rispetto al filo utilizzato (il più possibile in scala
del mio modello) e quindi visivamente si notava
parecchio il “triagolo” della legatura. Inoltre fare
i tre fori così vicini... come dire... “mollavano” le
fibre della mia vela rendendola ancora più scialba!
Sono convinto che il loro metodo sia veramente
azzeccato e sicuramente corretto... ma nelle mie
mani incompetenti rischiavo di fare ancora più
brutta figura.
Ho provato anche ad incollare il filo (come nella foto sopra) con diversi tipi di colla... ma tutti
lasciavano comunque un alone chiaro o macchie
scure che non mi piacevano.
A questo punto ho provato a comprendere i metafioni nella realizzazione dei terzaroli e nei rinforzi della vela... e devo dire che non è venuta affatto
male. Ma vediamo come ho proceduto.
Innanzitutto ho preso un pezzo di tela per vele
(che mi ero già preparato a suo tempo) e dopo
averla stesa bene, l'ho cosparsa di acqua miscelata
con colla (rapporto 3:1) in modo che una volta
ben asciutta, si potesse tagliare con una forbice
senza che si potessa sfilacciare. L'ulteriore “bagno” di acqua e colla ha reso questo pezzo di tela
ancora più... come dire.. vissuta.
26
Dal prodotto ricavato, ho tagliato delle strisce di
larghezza adeguata, che mi staranno a rappresentare i rinforzi dei terzaroli. Questi rinforzi dovran-
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
Metafioni
Preso il riferimento per il loro posizionamento,
ho fermato le strisce su una base liscia. Dalla posizione in cui erano le strisce, nel posizionamento,
le ho ribaltate di 180°, in modo che la parte da lavorare sia la parte che andrà ad essere posizionata
no essere posizionati su entrambe le parti della
vela. (Ho notato che alcune vele hanno i metafioni
solo su un lato, mentre altre li hanno su entrambe, perchè possono essere raccolte da entrambe
i lati.) Su ogni striscia ho segnato i punti dove dovranno essere posizionati i metafioni, ed in riferimento ad essi ho fatto un foro facendo passare
semplicemente un ago da parte a parte. Il tutto in
sequenza nelle immagini successive...
(e quindi coperta) sulla vela (o per meglio dire il
reto o lato nascosto). Una volta ben fissato ho iniziato ad inserire nei fori i nostri metafioni, uno ad
uno, stando attendo al loro posizionamento e al
verso...dall'alto verso il basso...ottenendo alla fine.
In seguito, ogni metafione l'ho fermato con una
goccia minuscola di colla vinilica. Appena messa la
colla, con il dito ho schiacciato il punto appena
incollato in modo da togliere l'eccesso di colla e
“fissare” nello stesso tempo il metafione nel foro.
Questa operazione fa si di schiacciare ulteriormente il pezzo di filo e renderlo appena più sottile. In questo modo rendo ancora più sottile e
schiacciato il filo sul terzaiolo rendendo minimo
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
27
Tecniche Modellistiche
Metafioni
lo spessore del metafione sulla vela.
Applicata la colla e schiacciato tutti i punti di contatto, ho lasciato asciugare per circa 5 minuti il tutto.
Nel frattempo mi sono dedicato all'altro terzaiolo dell'altro lato della vela.
Una volta ben asciugato il lavoro si presentava
come di seguito:
Ora si tratta semplicemente di tagliare il pezzo di
filo eccedente nella parte posterione (quella più
corta in fotografia per intenderci). Quindi con una
28
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Tecniche modellistiche
Metafioni
piccola forbice ben affilata ho tagliato logitudinalmente il filo :
Eseguendo il taglio logitudinale, lo spessore del filo
si riduce ancora notevolmente, quasi a scomparire
sulla tela.
Ora possiamo applicare il nostro terzaiolo direttamente sulla vela, nella posizione corretta, incollandolo con piccole gocce di colla vinilica.
Anche qui, schiacciare immediatamente dopo l'applicazione della colla, la tela posizionata, in modo
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
29
Tecniche Modellistiche
Metafioni
da far uscire eventualmente la colla in eccesso e
fermare il terzaiolo. Usare comunque pochissima
colla e ricordarsi di mettere una goccia proprio in
corrispondenza del metafione.
Questa goccia farà tenere ancora meglio il metafione inserito.
La stessa cosa io l'ho fatta per entrambe i lati della vela.
Ed ecco alla fine del lavoro come si presenta la vela
stessa: Nelle foto seguenti mostro come risulta la
vela anche dopo aver posizionato il gratile ed avendo
tagliato a misura corretta ogni metafione presente.
Devo dire che alla fine non ho avuto nessun tipo
di alone o macchia dovuta alla colla e, specialmente, non ho avuto rigonfiamenti o altro sul posizionamento del tarzaiolo.
Spero di avervi fatto cosa gratida spiegarvi come
ho fatto, anche se magari spiegato in modo non
troppo approfondito, ma le foto forse parlano meglio di me.
Buon modellismo a tutti!
Metafioni applicati sullo Scuna Modello di Franco Fissore
30
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Cultura Navale
Corazze e proiettili
Carlo Cesani
Proiettili e Corazze
Figura 1- La torretta dell'USS Monitor dopo il combattimento di Hampton Roads
Penso che tutti gli appassionati conoscano questa
foto dell' USS Monitor, dopo la battaglia di Hampton Roads del 1862, con la torre ammaccata dai
colpi della CSS Virginia.
Entrambe le navi, se navi potevano essere considerati questi incredibili scafi, sparavano palle piene, con cannoni ad avancarica non rigati.
In Gran Bretagna, già a partire dal 1855, nel Reale Arsenale di Woolwich e nella manifattura di
Elswick, Sir William Armstrong aveva costruito
cannoni da campo da 3-5 e 6 libbre, dotati di canne rigate ed a retrocarica.
Una decina di anni dopo, nel 1865, la Gran Bretagna abbandonò il sistema di rigatura Armstrong
a causa della sua scarsa efficienza: la fuga dei gas
della carica di lancio, attraverso la rigatura, era
considerata eccessiva.
Nell'arsenale di Woolwich fu realizzato un nuovo
sistema con 3 rigature poco profonde, derivato da
un analogo sistema francese.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
31
Cultura Navale
Corazze e proiettili
Vedi la Figura 2 qui sotto.
Figura 2 Differenti tipi di rigatura delle canne
Per questi cannoni il Maggiore William Palisser
32
(più tardi nominato Sir per i suoi meriti professionali) ideò delle nuove
granate, di forma ogivale, con sei borchie
di bronzo sulla parete
esterna che andavano
ad impegnare le rigature della canna.
Le granate erano essenzialmente di due
tipi: il primo, denominato “shot”, era destinato a perforare la corazza delle navi. Esso
era costruito in ghisa,
colata in stampi raffreddati per ottenere
una punta indurita, ed
era posteriormente
cavo ma questa cavità
non conteneva esplosivo. La cavità, chiusa da un
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Cultura Navale
Corazze e proiettili
tappo di rame, era un espediente tecnico per evitare cricche nella fusione del proiettile, dato che
punta e la base raffreddavano in tempi diversi.
Il secondo tipo, denominato “shell”, aveva la cavità più grande riempita con esplosivo.
Modelli successivi furono realizzati senza le borchie, un disco di rame fissato sulla base della granata impegnava la rigatura della canna e fungeva da
ritenuta ai gas di lancio.
Per concludere queste brevi note, due immagini
tratte dal libro “A Treatise on Ordnance and Armor“.
In questo libro, per tutta la seconda parte, cioè
più di 150 pagine; vengono descritte prove balistiche contro differenti tipi di corazze; per provare le
caratteristiche sia dei proiettili che delle corazze.
Conclusione: sarà anche perché io sono un artigliere, più precisamente un artigliere da montagna,
servente al pezzo e conducente del mulo alla bisogna, ma secondo me le corazze hanno perso . . .
. . non per niente, per quel che mi risulta, le ultime
corazzate risalgono alla fine della seconda guerra
mondiale e quasi tutte hanno fatto una brutta fine.
E' anche vero che la causa principale non furono
tanto i colpi di artiglieria ma gli attacchi aerei . . .
ma mi piace pensarla così.
Fonti:
•
Wikipedia: foto USS Monitor
•
"A Treatise on Ordnance and Armor" di
Alexander L. Holley, D.Van Nostrand editore, New
York, 1865
•
"Treatise on Ammunition", 1877, War Office, Londra
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
33
Storia Navale
Il Raid di Doolittle su Tokyo
Sergio Galli (Jack Aubrey)
Il Raid di Doolittle su Tokyo (1942)
All’inizio del 1942 gli Stati Uniti erano a un punto critico: l’attacco giapponese a Pearl Harbor del
7 Dicembre 1941 ne aveva messo in ginocchio la
potenza navale, ma sopratutto aveva dato un gran
brutto colpo al morale della popolazione americana.
Le vittorie giapponesi nel Pacifico allarmavano
l’opinione pubblica: la gente aveva paura e comitati pubblici offrivano anche denaro per colpire in
qualche modo i giapponesi. Serviva qualcosa per
confermare all’opinione pubblica che le forze armate statunitensi erano ancora in campo e combattive. E questo segnale andava fornito in tempi
brevi. Lo stesso Presidente (Roosevelt) auspicava
un’azione altamente dimostrativa. Già lo scorso
Dicembre, da esperto psicologo delle masse, il Presidente aveva proposto ai Capi di
Stato Maggiore di bombardare il Giappone. Roosevelt
capiva che, per rialzare il
morale americano e minare
quello nemico, si doveva colpire dove avrebbe fatto più
male, direttamente sul suolo
del Giappone, su quella terra
che i nipponici amavano più
di ogni altra cosa.
E cosa meglio della capitale Tokyo ? Ma come farlo ?
Gli USA non disponevano di
bombardieri a lungo raggio
che potessero raggiungere
le isole giapponesi, le basi nel
Pacifico da cui avrebbero potuto tentare l’azione erano
tutte in mano nemica e sia la
Cina che l’URSS non accettavano una base americana sul loro territorio.Tra le navi che rimanevano
agli americani, però, vi erano le portaerei, che durante l’attacco a Pearl Harbor erano sfuggite alla
34
distruzione in quanto non si trovavano in porto,
impegnate in esercitazioni in mare. Queste navi
potevano avvicinarsi, seppur con grande rischio,
alle coste del Giappone.
Ma comunque non esistevano aerei imbarcati che
avrebbero potuto spingersi fino a Tokyo e farne ritorno. Era quindi un compito specifico per bombardieri. La soluzione venne in mente per caso a
un capitano della US Navy, Francis S. Low, mentre,
nel Gennaio 1942, assisteva a una esercitazione di
alcuni nuovi B-25 che si addestravano ad attaccare
una finta portaerei. Il bimotore B-25 Mitchell era
uno dei migliori bombardieri medi in dotazione
all’USAAF, recente anche se non ancora utilizzato in
guerra. Sebbene non fosse stato concepito per quel
ruolo, forse quel mezzo, per ingombro, peso e potenza, avrebbe potuto decollare da una portaerei.
I Capi di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio
Ernest J. King, e dell’USAAF, Generale Henry H. Arnold, approvarono il progetto e i test ebbero inizio.
Vennero esaminati anche altri aerei ma il B-25 si di-
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Storia Navale
Il Raid di Doolittle su Tokyo
mostrò, con due voli di prova nel Febbraio 1942, e
pur con grandi difficoltà, l’unico bombardiere adatto al decollo da una portaerei. Ma il B-25 non era
comunque in grado di appontare sulla portaerei,
quindi il rientro era impossibile e da scartare.
Ormai la decisione era presa e con la massima
segretezza lo Special Aviation Project N° 1 andò
avanti, con modifiche e affidato al comando di uno
dei piloti più famosi ed esperti del momento, il Tenente Colonnello Jimmy Doolittle. Si trattava ora
di preparare i mezzi rapidamente, per ovvie ragioni di segretezza, poi di selezionare ed addestrare
gli equipaggi, assolutamente digiuni di operazioni
del genere su aerei concepiti per decollare esclusivamente da terra.
Furono scelti 24 B-25, ma solo 16 avrebbero
preso parte all’azione, del 17° Gruppo da Bombardamento dell’USAAF perchè aveva i piloti più
esperti su questi velivoli. Gli equipaggi (5 uomini
per aereo) vennero selezionati tra volontari per
una “missione non specificata ma estremamente
pericolosa”.
Dal 1° Marzo 1942, Jimmy Doolittle, col suo
entusiasmo condito da una buona dose di lucida
follia tipica dei pionieri del volo, mise sotto pres-
sione uomini e macchine: in 3 settimane di addestramento, intensivo e maniacale, con decolli simulati da un ponte di poco più di 70 metri, volo e
bombardamento a bassa quota, volo notturno sul
mare, erano pronti per la missione. Agli aerei si
dovettero aggiungere serbatoi supplementari, rimuovere blindature, istallare dispositivi antighiaccio e di autodistruzione e, di contro, fu eliminato
tutto il superfluo per ridurre il peso al decollo,
tra cui il più recente dispositivo di puntamento,
sostituito con uno più semplice ma più leggero
ed addirittura le mitragliatrici di coda, sostituiti da
pezzi in legno verniciati. Tutti gli aerei portavano
quattro ordigni da 225Kg. costruiti appositamente:
3 ad alto esplosivo ed uno di tipo incendiario, con
128 submunizioni ciascuno.
Anche il piano era stato delineato: gli aerei sarebbero stati caricati sulla portaerei Hornet, scelta
per l’esigenza; al comandante venne detto che si
trattava di un semplice trasferimento,
che avrebbe fatto rotta verso il Giappone scortata dalla Task Force 16.1 e
16.2, che avrebbe incontrato una volta in mare aperto.
A circa 700 km dalla costa gli aerei sarebbero decollati verso TokyoYokohama. Arrivando da sud-ovest,
scanciate le bombe, si sarebbero allontanati nella stessa direzione. Poi
rotta a ovest verso la Cina e atterraggio su aeroporti segreti locali, guidati da radiofari che gli USA avevano
convinto i riluttanti cinesi a installare. Riforniti, sarebbero poi ridecollati
verso basi alleate da stabilire; erano in
corso trattative con l’URSS. Non più
di 3200km di volo a tratta, considerando un’autonomia massima di 3800 km. Piano facile sulla carta,
in realtà pieno di incognite: a partire dal decollo,
cui serviva un forte vento di prua, fino al problema
degli atterraggi in Cina. Una volta in volo i B-25 non
avrebbero avuto protezione e difesa dai caccia.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
35
Storia Navale
Il Raid di Doolittle su Tokyo
Il 1° Aprile 1942, 16 aerei e 24 equipaggi furono
imbarcati sulla Hornet nella base navale di Alameda, presso San Francisco. Per poco non si rischiò
di render pubblica l’operazione a causa di una
troupe imbarcata per filmare gli eventi: il regista
era infatti “un tale” John Ford, fatto questo che
aveva richiamato l’attenzione della stampa.Senza
altri intoppi, il 2 Aprile la Hornet e le navi di scorta salparono. Solo in alto mare Doolittle mise al
corrente dei dettagli del piano i propri piloti e
i comandanti delle navi. L’unico già al corrente
era il Viceammiraglio Halsey, che con la Task Force 16.1 raggiunse la 16.2 nel punto previsto, il
13 Aprile. Fin qui tutto secondo i piani, ma nelle
prime ore del 18, a circa 1.300 km dalla costa
giapponese, navi nemiche in pattugliamento costrinsero la flotta a cambiare rotta. Alle 7:30 circa, un mercantile del Sol Levante, la Nitto Maru,
fu affondata dall’incrociatore Nashville ma l’allar36
me, captato anche dagli americani, era stato dato.
Il rischio era troppo e non si poteva più attendere oltre. Con circa 10 ore di anticipo e a circa
640 km dal punto di lancio previsto Doolittle e il
comandante della Hornet Marc Mitscher decisero di dare il via all’operazione. Gli aerei furono in
tutta fretta caricati delle loro bombe e preparati
per il decollo. La concitazione era al massimo e
all’ultimo momento furono stivate a bordo altre
10 taniche da 20 litri di carburante da usarsi in
volo per aumentare l’autonomia.
Alle 8:20, con un tempo pessimo, il primo aereo,
pilotato dallo stesso Doolitle, decollò dalla Hornet. Alle 9:20 tutti i sedici B-25 erano in volo verso
il loro obiettivo. Schierati in cinque gruppi su un
fronte di 80 km, i velivoli arrivarono sulle coste
del Giappone dopo circa 5 ore, senza incontrare
nessuno. Sul territorio nemico volarono a bassissima quota, incontrando sporadicamente velivoli
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
Storia Navale
Il Raid di Doolittle su Tokyo
singoli o in formazione che, sicuri dell’inviolabilità
del loro territorio, li scambiarono per aerei amici.
Individuati gli obiettivi, alle 12:30 locali i bombardieri si portarono a circa 500 metri di quota e
iniziarono il loro compito di distruzione. Furono
colpiti Tokyo e la sua baia, Kanagewa,Yokohama e i
cantieri di Yokosuka. L’attaccò duro pochi minuti e
la reazione della contraerea fu inefficace. Nessun
aereo fu abbattuto dai difensori, a parte qualche
lieve danno, e dai pochi caccia alzatisi in volo frettolosamente. Anche se a conti fatti il danno inferto
su molto limitato, la sorpresa fu totale e l’effetto
sul morale nemico fu alto.
Il più era fatto, ora bisognava disimpegnarsi e portare a casa sani e salvi aerei ed equipaggi. Ritornati sul mare, dopo poco i B-25 si diressero verso
la Cina. Gli aerei, tranne uno che aveva preso la
direzione verso l’URSS atterrando a circa 65 km da
Vladivostock, erano diretti
al campo di Chu Chow in
Cina a circa 150 km dalla
costa. Ma coloro che dovevano guidarli tramite radiofaro non davano segnali, in
quanto non sapevano della
partenza anticipata.
I B-25 ora non più in
formazione, si trovarono
quindi abbandonati a se
stessi su un territorio sconosciuto e quindi senza
riferimenti utilizzabili per
tracciare la rotta corretta.
Dopo 13 ore di volo e senza più carburante, ognuno
andò incontro al suo destino: alcuni equipaggi si
lanciarono con il paracadute, e tra questi c’era
quello di Doolittle, altri ammararono, altri ancora
atterrarono a casaccio, spesso in zona occupata
dal nemico.
Degli 80 aviatori che parteciparono al raid, 3
persero la vita negli atterraggi di fortuna, 8 furono
catturati (3 in seguito furono fucilati ed uno fatto
morire d’inedia) mentre gli altri, tra cui il comandante, scamparono alla morte o alla cattura grazie
all’aiuto dei cinesi, che poi però subirono dure
rappresaglie.
Doolittle, immediatamente rimpatriato, nell’Aprile stesso fu promosso Generale di Brigata e
decorato con la Medaglia d’Onore del Congresso.
Grazie a lui e ai suoi uomini, il morale americano si
era rafforzato e quello giapponese indebolito: da
quel momento infatti i giapponesi aumentarono in
modo considerevole le forze armate destinate a
proteggere il loro territorio metropolitano.
La Hornet (CV-18) fu l’ultima delle tre moderne
portaerei della classe Yorktown (Yorktown, Enterprise) entrata in servizio (Ottobre 1941), più
aggiornata e migliorata, dotata di un radar di scoperta aerea Cxam e centrali
di tiro MK-37, a telemetro
ottico, e radar che coordinavano le difese. Con un
dislocamento a pieno carico di 25.800 tonnellate, imbarcava fino a 87 aerei: 36
caccia Wildcat, 36 bombardieri in picchiata Dauntless,
15 aerosiluranti Devastator.
Poteva reggiungere una velocità massima di 33 nodi.
Un gioiello navale la cui vita
operativa sarebbe però stata assai breve. Nel Giugno
1942 parteciperà alla Battaglia di Midway, perdendo
buona parte dei propri aerei imbarcati. In Ottobre
prenderà poi parte alla Battaglia di Santa Cruz, isole Salomone, e sarà colpita da 8 bombe e 3 siluri.
Irreparabilmente danneggiata, durante la notte del
27 Ottobre 1942, la Hornet verrà autoaffondata
per non lasciarla in mano ai Giapponesi.
In viaggio con Magellano n. XXXIV - Aprile 2016
37