la nuova stagione europea

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la nuova stagione europea
PADRE SORGE ESAMINA LA BUONA
POLITICA DI PAPA FRANCESCO
Simone Baroncia
Anno 4° n. 88
04-12-2014
Padre Bartolomeo
Sorge di nuovo a
Macerata, invitato
dal circolo
culturale
‘A. Moro’ per parlare di buona di buona
politica secondo papa Francesco. Infatti
nei quattro ‘punti cardinali’ indicati da
Papa Francesco nell’esortazione
apostolica ‘Evangelii gaudium’, Padre
Bartolomeo Sorge affida la ‘bussola’
della buona politica. Padre Sorge ha
affrontato con la chiarezza e la simpatia
di sempre il delicato tema dell’impegno
politico dei cattolici: “Così non si va
avanti. C’è una crisi mortale della
politica che si manifesta specialmente
nell’assenteismo e nel populismo, con la
tentazione di rivolgersi direttamente alla
piazza, saltando le mediazioni della
democrazia rappresentativa. Questa è la
morte del sistema, e come cittadini e
cristiani non possiamo stare fermi”. Nella
sua riflessione padre Sorge ha indicato la
strada, esortando a riattualizzare il
popolarismo sturziano, perché non solo
interessa i cristiani impegnati in politica,
ma è un valido strumento offerto a tutti
per superare la grave crisi, e rappresenta
la medicina più efficace contro la deriva
populista: “Nella sua Evangelii gaudium
Papa Francesco, senza nemmeno saperlo
(ne sono sicuro e quando lo vedrò glielo
chiederò) ha aggiornato l’intuizione di
Don Sturzo: il modo per venire fuori da
questa crisi terribile è ribadire i quattro
punti centrali da cui dipende una buona
politica: ispirazione etica, che è l’ideale
fondato sulla coscienza; laicità, che
significa trovare l’unità nel rispetto delle
diversità; bene comune, che vuol dire
pensare in globale per poi agire in locale;
verità, e non retorica, sapendo
interpretare i problemi reali della gente.
E allora il Papa invita i cristiani non tanto
a fare un partito a sé, perché non è più
Il Pensiero
dell’uomo
Costruire lo Stato democratico
Tale è l’idea avanzante nella nostra società
dell’effettiva eguaglianza dei diritti e delle
possibilità degli uomini nella vita sociale. Si vuole
una società che non abbia settori marginali, zone
d’ombra alle quali, quasi per una congenita ed
insuperabile diversità, sia riservata una sorte
meno fortunata, una partecipazione meno intensa
al valore della vita sociale, una sostanziale
disuguaglianza di posizione, un incolmabile
dislivello sotto ogni riguardo.
Discorso pronunciato a Milano, 3 ottobre 1959
Aldo Moro
Pillole di Dottrina
Sociale della
Chiesa
I migranti mi pongono una particolare sfida perché
sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si
sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi ad una
generosa apertura, che invece di temere la
distruzione dell’identità locale sia capace di creare
nuove sintesi culturali. Come sono belle le città
che superano la sfiducia malsana e integrano i
differenti, e che fanno di tale integrazione un
nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città
che, anche nel loro disegno architettonico, sono
piene di spazi che collegano, mettono in relazione,
favoriscono il riconoscimento dell’altro!
Evangelii Gaudium n.210
Papa Francesco
Sommario
- Il Pensiero dell’Uomo
- Pillole di Dottrina Sociale della Chiesa
- Padre Sorge esamina la Buona Politica
- La nuova stagione Europea
- Locali ma connessi
- Incontri d’Autunno:
Gianni Bottalico venerdì 5 dicembre 2014
Renzo Ulivieri venerdì 12 dicembre 2014
(Segue a pag.3)
Circolo di Cultura Politica “Aldo Moro”
Macerata B.go Sforzacosta, 56 – tel. e fax 0733/202456 - Mail: [email protected]
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04-12-2014
LA NUOVA STAGIONE EUROPEA:
UN INCONTRO CON DAVID SASSOLI
Alexandra Florescu*
"L'Europa che viene governata
solo dalla forza e dalla potenza
dei singoli stati non è l'Europa
utile, non è l'Europa che ci piace.
Tuttavia, stiamo attraversando
un momento storico perché per
la prima volta nella storia
dell'Unione europea, chi ha
vinto le elezioni è stato anche
incaricato di presidiare la Commissione europea. È la
prima volta che la volontà dei cittadini viene presa in
considerazione e questo è davvero molto importante
perché non ci piace l'Europa che appartiene solo ai
governi. Quella è un'Europa egoista che guarda solo
alle posizioni dei paesi più forti, che vengono messi
su un piedistallo mentre tutto il resto viene
dimenticato. Non è l'Europa che ci fa stare al mondo,
non è l'Europa utile. Perché a questo ci serve
l'Europa, a stare nel mondo. La competizione globale
oggi è talmente grande che saremmo piccolissimi se
fossimo da soli. L'Europa ci serve per governare uno
spazio, per proteggerlo, per dargli sicurezza, ma non
solo a livelo locale, ma globale. Dall'altra parte del
mondo gli spazi sono molto grandi, i paesi corrono e
come potremmo noi da soli competere con loro? Per
questo non possiamo rinunciare alle sfide europee,
non è una questione di ideali, ma qualcosa di molto
concreto perché non potremmo cogliere le sfide
mondiali se insieme non costruiamo qualcosa che ci
aiuti a farlo. Abbiamo, però, un'Europa che guarda
troppo al suo ombelico e, quindi, perde una visione
generale. Questo non ce lo possiamo permettere.
Grazie alle qualità dello spazio europeo abbiamo tutti
gli strumenti per stare al mondo. Nonostante tutto,
abbiamo fatto un salto di qualità importante rispetto
alle legislature precedenti perché oggi la
commissione è presieduta da chi ha vinto le elezioni.
Questo vuol dire che dal punto di vista politico in
questa commissione c'è la presenza della volontà
popolare anche se molto dobbiamo ancora fare per la
costruzione di una dimensione democratica europea
laddove la presenza dei governi è ancora troppo forte
rispetto ad uno spirito comunitario. Chi ci può aiutare
per colmare questo gap nella democrazia europea? I
partiti europei. Per questo motivo insieme ai Popolari e
ai Liberal democratici vogliamo un'alleanza per
cambiare politica: non solo rigore, ma anche crescita;
vogliamo i 300 miliardi di euro promessi dal Signor
Junker e questo oggi è espressione di un indirizzo
politico. Ci riusciremo? Abbiamo cominciato a
camminare su una strada diversa, non sarà facile, però
stiamo parlando di dare alle politche europee una
direzione profondamente diversa rispetto ad ora. L'Italia
è un paese con tante qualità, ma che ha difficoltà a fare
sistema. È una parola che ci sfugge un po'. L'Italia vista
da Bruxelles è un paese con un grande know-how, ma
con difficoltà a fare, appunto, sistema e su questo
dobbiamo fare molto di più. La distrazione è un delitto
che tu puoi consumare nei confronti della tua gente e
quello che avviene a Bruxelles non può essere trattato
con distrazione perché quella cosa ti entra in casa.
L'Europa non è tutta buona, tante volta L'Europa ti entra
in casa e ti fa male, e quindi la distrazione è vietata. Una
sfida importante di questa legislatura è rappresentata
dalla regione Adriatico-Ionica. Si tratta di un legame
fondamentale perché lega paesi dell'Unione e paesi che
non vi appartengono e prefigura un modello di
cooperazione intorno ad interessi precisi. A questa sfida
ci presentiamo come tutto l'Adriatico e, dunque,
rispetto agli altri abbiamo una grandissima potenzialità.
Spetta all'Italia e a tutti i paesi che si sentono attratti da
questa opportunità di cogliere al meglio
quest'occasione. Se ci pensiamo bene tra poco i paesi
membri dell'Unione europea diventeranno 35, ma noi
non facciamo altro che demolire quello che abbiamo.
Invece dovremmo essere molto più lungimiranti e
pensare che siamo l'oasi di pace più importante al
mondo perché fuori dai nostri confini c'è la guerra. E a
proposito del tema dell'immigrazione, dobbiamo
modellare la nostra politica in una visione europea.
L'Europa si deve chiedere: la frontiere esterna è
patrimonio dei paesi o dell'Europa stessa? Saremo più
sicuri se la mia frontiera sarà un bene dei 28 paesi o solo
la mia? E qui arriviamo ad un altra grande questione
politica: il trasferimento delle politiche nazionale
all'Europa. "
*Giornalista
Circolo di Cultura Politica “Aldo Moro”
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tempo, ma ad animare con questi valori il
rinnovamento della
politica”.
Perché
nell’Evangelii
Gaudium papa
Francesco parla anche
di politica?
“Papa Francesco parla di gioia ed allora dice che
non si può fare una politica triste; quindi, come
deve essere gioioso il Vangelo, così anche la
buona politica deve essere fatta con convinzione
e con gioia. Allora il papa si accorge che quella
che stiamo vivendo oggi è una politica triste,
perdendo la sua spinta ideale e la sua coscienza, e
si è ridotta a forme anche deviate di populismo.
Allora il papa indica alcuni principi, spronando
tutti, non solo cattolici, a realizzare una buona
politica al servizio del bene comune, con un
fondamento etico ed una carica di cambiamento,
che abbia un programma riformista. E’ una
riflessione che fa al termine del suo documento,
ma non è l’ultimo per ordine di importanza”.
Quindi il papa delinea una politica a
servizio della cultura dell’incontro?
“La cultura dell’incontro è la definizione che dà
ad una laicità che ci aiuti a vivere tutti uniti per
avere obiettivi comuni, ma rispettandoci diversi
in modo da valorizzare gli apporti di ciascuno
secondo il principio di sussidiarietà, perché la
democrazia deve essere lo sforzo comune di tutti,
rispettandoci diversi ma agendo uniti”.
Quindi una nuova visione della politica,
tantoché nel recente incontro con i movimenti
ha affermato di non essere comunista: “In
quell’occasione parlava dell’amore verso i poveri.
Lui diceva: siccome parlo dei poveri e li
considero importanti nella nostra società, mi
considerano comunista. Invece lui ha detto di non
toccare i poveri, perché i poveri sono della
Chiesa. Infatti Gesù ha annunziato il Regno di
Dio innanzitutto ai poveri; quindi non ha nulla a
che vedere con una ideologia: è la scelta
evangelica dei poveri, incentrata sull’amore e sul
servizio”.
“Locali ma connessi”
Marco Marcatili & Massimiliano Colombi*
Nell’articolo si riportano esempi delle località fermane ma è
facilmente rapportabile con quelle maceratesi ed utile per la
riflessione sulla gestione di questo territorio.
Girovagare per le nostre terre non è solo il modo per
continuare ad apprezzare il “bello e il buono” del paesaggio,
ma anche una occasione per rendersi conto di come edifici
abbandonati, capannoni inutilizzati e aree dismesse rischino
di minare il valore contestuale del nostri paesi.
È noto come una crisi economica determini i tratti delle crisi
territoriali ed urbanistiche. Aree industriali dismesse, quartieri
destinati all’insediamento di piccole attività produttive ora in
crisi, aree di accesso a zone commerciali in declino rendono
tangibile il nesso bidirezionale tra territorio e impresa.
All’interno delle direttrici di un “triangolo dello sviluppo” che
collegano il sistema civitanovese, le nostre aree collinariproduttive e i lidi Fermani alcuni casi sono eclatanti e irrisolti:
dalle aree per il lavoro programmate lungo la Mezzina alle
aree industriali nelle periferie dei paesi manifatturieri,
dall’“area degli ex” di Campiglione (ex-Sadam, ex-Omsa, exConceria) alla “Cattedrale sul mare” dell’ex concimificio FIM
di Porto Sant’Elpidio.
La “crisi di domanda” che pervade strutturalmente tutti i
comparti economici, da quello dei consumi a quello degli
investimenti immobiliari, richiede un cambiamento radicale di
approccio strategico e operativo.
Non potranno essere le operazioni urbanistiche a riattivare
contenitori, aree, o perfino paesaggi dismessi. È senza
dubbio rischiosa la tentazione di ricette immediate attraverso
soluzioni non più praticabili (centri commerciali e villette, tout
court). Si è chiusa un’epoca caratterizzata da una “offerta”
sempre in grado di governare e orientare la “domanda” e si è
aperta una nuova fase, dai contorni ancora poco nitidi,
determinata da “valori di uscita” (finanche modelli di fruizione
degli spazi e degli immobili) e “driver di mercato” (qualità,
sostenibilità, credibilità) vincolanti per un appeal credibile nei
confronti degli investitori internazionali.
Uno sforzo di intelligenza collettiva e di pensiero sostenibile
dovrebbe indurre a ri-pensare questi luoghi non come ambiti
di programmazione urbanistica ma come chiave strategica
per rinnovare la politica industriale e territoriale. Rinnovare la
politica industriale, oggi, significa almeno muoversi verso tre
direzioni. La prima nel potenziamento di una filiera
dell’education verso un maggiore irrobustimento della scuola
tecnica e professionale e nel favorire l’ingresso del territorio
dentro una rete innovativa della conoscenza universitaria e
internazionale. La seconda nella costruzione di network
internazionali dove imprese esportatrici, imprese fornitrici e
grandi brand internazionali possano trovare un luogo di
(segue pag.4)
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scambio e condivisione in relazione ai trend emergenti.
La terza nel sostegno di attività e servizi più innovativi che oggi dipendono dalla capacità di costruzione sociale
dell’innovazione.
Se il capannone abbandonato o l’area dismessa sono oggi simbolo di un processo di desertificazione produttiva del
territorio, con impatti a volte devastanti sull’occupazione e sull’economia locale, nello stesso tempo possono rappresentare
una grande opportunità per il sistema (locale) per immaginare una nuova utilizzazione come motore di sviluppo e
potenziamento delle eccellenze manifatturiere. Coniugare rigenerazione urbana e rinnovamento industriale può essere
allora una idea-guida per il Fermano perché favorirebbe un “salto culturale” in chiave europea, troverebbe un volano
finanziario delle risorse comunitarie e, soprattutto, intercetterebbe fabbisogni e interessi reali delle imprese leader di
mercato.
*FUTURO CIVILE
“Incontri d’autunno”. Analisi, dibattiti e momenti di riflessione.
Siamo al quarto anno degli “Incontri d’autunno”. Si affrontano temi nuovi e urgenti con l’obiettivo di sempre: informare,
formare, offrire spazi e tempi di dialogo, cercare insieme il bene comune.
Il percorso autunnale inizierà dai grandi temi di politica internazionale ed europea per arrivare a quella italiana, di
quest’ultima si affronteranno quattro aspetti: l’impegno politico dei cristiani, la famiglia, lo stato sociale e lo sport.
In questa ricerca, per ogni singolo argomento, ci facciamo aiutare da persone di grande valore, le eccellenze in Italia.
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