Un`infernale mezz`ora

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Un`infernale mezz`ora
Unità
1
I generi: IL RACCONTO GIALLO
Ray Bradbury
Un’infernale mezz’ora
Un giovane cieco viene ucciso dopo aver lottato disperatamente con il suo
assassino, come testimoniano le tracce lasciate dalla colluttazione. Dall’appartamento non è stato sottratto nulla: qual è quindi il movente? E perché
l’assassino ha incontrato tanta difficoltà nel colpire un cieco che è alla
mercé di chiunque? Chris Priory, l’investigatore, parte da queste domande
per risolvere un caso apparentemente senza soluzione.
1 complessione: corporatura.
La stanza era in uno stato terribile. I quadri erano stati violentemente
strappati dalle pareti, i mobili erano stati rovesciati, dilaniati, c’erano
tagli profondi sul pavimento e la carta da parati era lacerata in più
punti, là dove il cieco Caldwell aveva scavato e strappato avventandosi con le unghie. Il costo dei danni era incalcolabile.
Chris Priory, tenente della squadra omicidi di Green Bay, California,
rimase a fissarmi per un tempo interminabile.
Caldwell, i cui occhiali neri erano inutilmente abbandonati nella polvere, giaceva addossato al muro di fronte a noi, giusto al centro, una
mano levata in alto come se volesse afferrare qualcosa attraverso le
ombre della sua frustrante condizione, con la nuca spappolata. Era
giovane, di bell’aspetto e di complessione1 delicata, con neri capelli
ricciuti ben tenuti. La morte aveva aggiunto un tocco particolare alla
sua eleganza.
– Signore, che disastro – dissi.
Di sotto, al primo piano, potevamo sentire la padrona di casa che
piangeva.
Priory mi guardò e disse con aria stupita. – Caldwell era cieco.
– Certo – risposi. – La padrona di casa ha detto che è arrivato il diciassette ottobre, e che la sua vista stava già rapidamente peggiorando.
Due settimane dopo era completamente cieco, e lo è sempre stato fin
d’allora. Vale a dire sei settimane fa.
– Strano – mormorò Priory. – Mi sembra ragionevole supporre che se
qualcuno ha ucciso Caldwell l’avrebbe potuto fare con un sol colpo
senza provocare tutto questo sconquasso. Per combinare una baraonda del genere in questa stanza ci sono voluti almeno venti minuti.
Non ce n’era proprio bisogno. Un cieco è alla mercé di qualsiasi assassino. Basta un solo colpo ben assestato sulla sua non difendibile né
sospettosa nuca... – Priory s’interruppe di colpo, s’avvicinò e s’inginocchiò accanto al corpo. – Stava cercando di andarsene, di fuggire.
Stava cercando la porta con isterica frenesia quando è morto.
Diedi un’occhiata ai mobili rovesciati, ai muri, sfregiati. – E se il caos
fosse stato creato apposta per far credere a una lotta?
Priory scosse la testa. – È stata quasi tutta opera di Caldwell. Guardagli
Un’infernale mezz’ora
sotto le unghie: pezzetti di tappezzeria, intonaco, una scheggia del
legno di un mobile, un frammento del rivestimento del divano.
– Disumano – dissi.
– Già, disumano – convenne Priory.
– E poi, guarda la sua fronte. Queste contusioni se le è procurate sbattendo contro il muro mentre si difendeva. Il taglio che ha sulla guancia se l’è procurato sfondando il vetro di quel quadro. I colpi mortali
gli sono stati inferti da dietro mentre lui cercava di scavarsi una via di
fuga nel muro, spezzandosi le unghie e consumandole fino a farsi
sanguinare le dita...
Deglutii a fatica. – Ammesso che sia tutto vero, quale sarebbe il movente? Forse l’assassino si è messo poi a cercare soldi, lettere, o altre
cose di valore...
Priory si curvò e mi indicò il materiale uscito dalla sedia. Mi mostrò
come questa fosse stata sventrata dalle unghie, ma l’imbottitura non
era stata né tolta né qualcuno vi aveva palesemente frugato. Lo stesso
poteva dirsi per la scrivania. Il ripiano era tutta una ragnatela di incisioni ma i cassetti erano ancora chiusi e penne, matite e carta da lettera erano diligentemente al loro posto. In nessun luogo, anche attorno o dietro ai quadri, gli sfregi erano più che superficiali. Un uomo
che avesse cercato qualcosa avrebbe causato grossi buchi nelle imbottiture e avrebbe strappato le budella di stoffa dei cassetti dei mobili.
Dovetti convenire che aveva ragione. Dappertutto i segni non erano
altri che quelli di un uomo che aveva colpito con veloci dita tutte le
superfici con movimenti violenti. I quadri caduti non erano stati investigati in alcun modo né erano stati strappati i chiodi che tenevano
il tappeto ancorato al pavimento.
Ero perplesso. – Forse Caldwell aveva indosso qualcosa che interessava
all’assassino?
– Cosicché l’avrebbe prima colpito e poi se ne sarebbe impossessato?
No, avrebbe potuto strappare qualunque cosa con facilità ad un cieco… Ma forse ha dovuto aspettare. Forse...
– Forse cosa?
Priory si strinse nelle spalle. – Andiamo a parlare con la padrona di
casa.
(….)
Tornò nel pomeriggio inoltrato, raggiante. Parlava in tono eccitato,
mentre camminava avanti e indietro. – Douglas, immaginati di essere
un assassino. Non dovrebbe essere difficile rintracciare un cieco, vero?
Un cieco non può andare molto lontano mantenendo l’assoluta segretezza. Né può spostarsi velocemente. E la gente se lo ricorda. Così,
se tu fossi l’assassino, come avvicineresti la tua vittima se questa vivesse in un’altra città?
– Arriverei in auto fin dove si nasconde, lo ucciderei e poi lascerei la
città.
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– Perché?
– Perché se prendessi un taxi o l’autobus, qualcuno potrebbe ricordarsi di me. Un tassista potrebbe descrivermi.
– E ti ci vorrebbe mezz’ora per ammazzare qualcuno?
– No – dissi io – ci metterei infinitamente meno.
– Ed è qui che non tornano i conti con il nostro assassino. Ricordati
che lui ha impiegato almeno mezz’ora. E a causa di questo, ora so chi
è! Ho percorso la strada in su e in giù chiedendo alla gente se avesse
visto qualcuno dall’aria sospetta, ho parlato con tutti i tassisti che
hanno fatto servizio in zona e anche con quelli della rimessa degli
autobus. Niente da fare. Il nostro assassino deve essere arrivato qui
con la sua auto.
– Ma come puoi individuare un assassino senza prove concrete?
Priory mi guardò mestamente come se fossi un simpatico quanto ignorante ragazzetto. – Semplicemente sulla base della mezz’ora che gli ci è
voluta per uccidere. Vuoi provare a scommettere con me, Douglas?
– Sarei proprio uno scemo se non lo facessi. Non puoi dirmi che il
semplice ragionamento ti basta per identificare un criminale! – Ci
stringemmo la mano.
Priory si tolse di tasca un elenco. – Qui ci sono i nomi di tre persone,
gli unici sospettabili in città, quelli che potrebbero, ma non l’hanno
fatto, aver ucciso Caldwell.
– Che tipi di persone?
– Persone alle quali occorrerebbe una mezz’ora per commettere un
omicidio – disse lui in tono irritante. – Ma hanno alibi perfetti. Così
ho diretto i sospetti verso Orange City, la città più vicina. Un giovane
agiato gentiluomo di nome John Melton è stato aggredito il mattino
del sedici ottobre...
– E Caldwell è arrivato qui il diciassette, il giorno dopo!
– Esatto. Caldwell stava fuggendo dopo quello che aveva fatto. Il sospetto di Orange City si adatta in tutti i modi al ritratto mentale che
m’ero fatto dell’assassino. Il rapporto di polizia è molto esplicito su
questo punto. E ho scoperto un preciso quanto orribile motivo per
questo omicidio. Melton, dopo l’aggressione, rifiutò di fare il nome
del suo assalitore, quindi non c’è alcun riferimento diretto a Caldwell,
ma la natura dell’aggressione è significativa e suggerisce parecchie
cose… . Così, ora possiamo andare ad arrestare Melton come assassino
di Caldwell.
– Sei sicuro di quello che fai?
– Certamente. Anche se non ho indizi a suo carico… Nessuno ha visto
l’omicida. Nessuna traccia sul cadavere. Ma c’è quella mezz’ora di
lotta, apparentemente assurda. Se, e sottolineo se, se l’assassinio fosse
stato commesso in un tempo brevissimo non avrei mai indovinato la
soluzione. Mi è diventata semplice proprio perché l’assassino ci ha
impiegato mezz’ora…
Un’infernale mezz’ora
Andammo in macchina fino a Orange City e suonammo alla porta di
una elegante villetta.
Venne ad aprirci la madre del nostro sospetto, un’anziana signora dal
viso gentile e dall’aria affaticata. Ascoltò la spiegazione di Priory, che
le disse che si trattava di un interrogatorio di routine, e ci fece entrare, pregandoci tuttavia di non far agitare suo figlio John, che negli
ultimi due mesi aveva subito un violento shock. Priory le disse che
capiva perfettamente e mi fece un cenno con la testa verso una sedia
mentre lui entrava nella stanza accanto, dove lo potei sentir parlare
con Melton.
A un tratto, attraverso la porta, sentii Priory dire: – Per essere precisi,
signor Melton, sto indagando su uno dei suoi conoscenti, il signor
Caldwell.
La voce di Melton era molto giovane, chiara e rassicurante.
– Non conosco nessuno che si chiami così.
Priory si schiarì la voce. – Ha circa la sua età, era sull’orlo della cecità
l’ottobre scorso quando all’improvviso è partito da qui per Green Bay.
Questo l’aiuta a ricordarsi di lui?
Un lungo silenzio. – Oh, forse vuol dire Bill Calder.
– Calder, Caldwell, praticamente è lo stesso. Stava diventando cieco,
non è vero?
– Sì, è vero.
– E la mattina del sedici ottobre, in una discussione sulla sua cecità,
questo Caldwell, o Calder, non l’ha per caso aggredita?
Dopo un lunghissimo silenzio, Melton rispose. – Sì. – E di colpo la sua
voce divenne più grave. – Come potrei dimenticarmene?
– Era suo amico?
– No, non eravamo amici. Amavamo la stessa donna, se questo significa qualcosa per lei.
– Certo che sì. Dopo averla aggredita, Calder-Caldwell è partito per
Green Bay in uno stato di grande agitazione, come se si aspettasse che
qualcuno lo dovesse seguire e colpire. Potrebbe dirmi di più sulla sua
rissa di quel mattino d’ottobre? Come cominciò?
– È stato tutto per Doris. È una donna bellissima. Calder avrebbe dovuto sposarla a quell’epoca quando sopravvenne un’improvvisa degenerazione della sua vista, e lui scopri che stava diventando progressivamente cieco. E questo lo fece quasi impazzire, credo.
– E quindi...
– Doris ruppe con lui. Non voleva sposare un cieco. Aveva capito che
in capo a poche settimane lui sarebbe divenuto un invalido poiché
non c’era nessuna speranza per una cura.
Fece una pausa. – Doris e io ci fidanzammo praticamente subito dopo.
– Non mi sembra un tipo molto raccomandabile – osservò Priory.
Melton rise amaramente. – Non lo è, infatti.
– Non l’ha sposata?
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Ancora, amaramente. – No. È successo...
– Cosa vuol dire “è successo”?
Melton trasse un profondo sospiro. Mi avvicinai di più alla porta.
Melton cominciò a spiegare.
– Ero felice, orgoglioso, mi sentivo al settimo cielo. Un giorno, il sedici ottobre, andai a far visita a Calder, o Caldwell come lo conosce
lei. Ci eravamo sempre cordialmente odiati e così credo che parlai un
po’ troppo. Dissi qualcosa che non avrei mai dovuto dire. Lo annientai. Lo vidi letteralmente crollare. Non avrei mai dovuto dirglielo.
Cristo, se mi fossi tappato la bocca, adesso sarei felice con Doris...
Melton sembrava aver difficoltà a continuare. Priory gli chiese: – Cosa
gli disse che lo indusse ad aggredirla?
– Lo guardai, risi, e dissi «Doris e io stiamo per sposarci. Lei non sposerebbe mai un cieco!»
– Santo cielo! – esclamò Priory.
– Già – disse Melton monotonamente. – Fu proprio quello che gli
dissi. Ero pazzo. Calder urlò «Però ci vedo abbastanza da spaccarti la
faccia!» e mi balzò addosso.
Silenzio.
– Il giorno dopo, Calder lasciò la città. La polizia m’interrogò ma io
preferii non sporgere denuncia né dire loro chi mi avesse aggredito.
– E Doris si è poi sposata?
– Sì, ma con un altro.
– Bene – disse Priory – e così Calder torna di nuovo a galla. È stato
ucciso l’altra notte a Green Bay, signor Melton. Non le è capitato di
trovarsi a Green Bay ieri sera dopo sei lunghe settimane passate a cercare di localizzare Calder?
– No. Mia madre potrà confermarvi che ero qui, a riposare.
– Sua madre l’ama, non ammetterà mai nulla. Ha dato una buona
mancia all’autista che l’ha riportata qui, vero? – disse Priory. – Mi
dispiace, ma lei è in arresto.
– Ma quali prove ha?
– Prove? Primo, il movente. Un forte, terribile movente. Ma sopra
tutto questo c’è lo stato in cui abbiamo trovato la stanza di Calder e
soprattutto il tempo che c’è voluto per ucciderlo. C’erano altri indizi
su cui lei sarebbe inciampato più in avanti, ma è quello relativo al
tempo che porta diritto a lei. Per questo l’ho localizzata subito.
– Non... non capisco!
– Voi due che avanzate a tentoni, cadete, rovesciate mobili, lacerate
la tappezzeria, rovinate mobili, tappeti, fate cadere quadri, che vi
fiondate da parete a parete sempre più veloci per trenta minuti: finché
finalmente lei riesce ad abbrancarlo e gli fracassa il cranio con il suo
bastone!
Balzai in piedi, eccitato.
Sentii la voce di Melton che si spezzava, tremava, gracchiava.
Un’infernale mezz’ora
– Va bene, va bene. Non me ne importa più niente! Sono stato fortunato a trovare quella casa. Ormai, avevo maturato l’intenzione di
costituirmi. Non c’è più nulla per cui valga la pena di vivere. Tutto
quello che volevo era trovarlo e ucciderlo. Due ciechi che brancolano
in una stanza, uno che cerca di fuggire dietro tavoli, sedie, divani, e
l’altro che lo segue, lo segue cercando d’afferrarlo e d’ucciderlo! Ma ci
è voluta una buona mezz’ora prima di prenderlo.
– Douglas – mi chiamò Priory attraverso la porta. – Vieni, per favore.
Aprii la porta, entrai. Il caso era chiuso.
Melton era seduto e guardava verso di me senza vedermi: sulle ginocchia teneva un bastone a strisce bianche e rosse con una pesante
punta di piombo. Aveva gli occhi sfregiati e accecati da quel mattino
d’ottobre in cui aveva irriso alla disgrazia di Calder che, in un attacco
d’ira selvaggia, l’aveva aggredito, gettato a terra e gli aveva distrutto il
bene della vista con unghie impietose!
R. Bradbury, Omicidi di annata, trad. di M. Tosello, Mondadori