1. IL MULO ED IL SUO CONDUCENTE Questo racconto vorrebbe

Transcript

1. IL MULO ED IL SUO CONDUCENTE Questo racconto vorrebbe
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
1. IL MULO ED IL SUO CONDUCENTE
Questo racconto vorrebbe far rivivere per i bocia del presente un passato che per noi veci
è stato già da tempo posto nel bagaglio dell’indimenticabile.
Il mulo, questo equino nato dall’unione dell’asino con la cavalla, simbolo di ostinazione e
testardaggine, ha dell’asino i caratteri della testa, e del cavallo la forma del corpo e la statura. Si
accontenta di magro foraggio ed è adatto a camminare su terreno accidentato. Utilissimo come
animale da traino, da sella, ma specialmente da soma, il mulo è prezioso in montagna.
Generalmente l’accoppiamento fra muli non dà discendenti, ed i pochi che si ottengono
sono sterili.
Il bardotto è un animale ibrido, ottenuto dall’incrocio di un cavallo con un’asina. Esso ha,
come il cavallo, le orecchie corte e dritte, la groppa stretta, la criniera e la coda folte; ma come
l’asino, cui somiglia per sagome e dimensioni, ha gli zoccoli alti e stretti. Ha l’indole, la voce, i
difetti e la sobrietà del mulo, ma è meno robusto e resistente al lavoro. Il bardotto sostituisce il
mulo in Spagna, in Portogallo e nell’Italia Meridionale, specialmente in Sicilia, dove esso è
diffuso come animale da trasporto e lavoro.
Per gli Alpini il mulo è stato un mezzo indispensabile. Viveri, armi, munizioni, foraggi,
materiale vario. Ma anche i feriti e morti caricati sui basti (che nell’Artiglieria da Montagna
pesavano sino a 75 chilogrammi). Traino di slitte su pista ghiacciata, tra bufere di neve e
temperature scese sino a 46° sotto zero. Ore ed ore, giorno dopo giorno, con rare soste. Dai
sentieri impervi, con difficoltà di mantenersi in equilibrio, su pietrisco instabile, nei tratti
sovrastanti precipizi, ai pianori invischiati nel fango oltre ai garretti, ai guadi dei fiumi in piena,
alle piste ghiacciate o sprofondati nella neve.
1/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
Come gli Alpini, affamati, sfiniti dagli stenti.
E quando finivano sfracellati nei burroni o cadevano per una sventagliata di mitragliatrice
o squarciati da qualche granata, la loro carcassa poteva offrire un pasto agli Alpini dopo molti
giorni di digiuno e di sofferenze inaudite.
Il mulo è capace di instaurare un’affettuosa amicizia con l’Alpino che lo prenderà in
consegna, riconoscendo la sua voce, diventando docile soprattutto con lui, il suo conducente.
Balda, Barca, Grigia, Gelso, Poldo … nomi dei muli che alle volte i conducenti
sostituivano con quelli delle loro morose: Rosina, Nerina, Margherita, …
2. LA FEDELTA’ DI MERLINO
Merlino era un mulo molto bello. Petto, fianchi ed un pelo lucido, nero da far invidia ad un
purosangue.
Riottoso però. Per caricarlo su un mezzo di trasporto si doveva bendarlo e ricorrere alla
corda piatta. Scalciava e si volgeva di scatto per mordere. Ma un fedele e docile compagno per
il suo conducente. Soltanto lui lo poteva imbastare senza che si scrollasse di dosso il carico o si
mettesse al galoppo se attaccato alla carretta.
Un giorno dal Comando Reggimento arriva una richiesta di trasferimento di alcuni muli
per altri reparti. Dopo un attento esame da parte di una commissione, Merlino viene scelto per
2/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
le sue doti: prestanza, resistenza, robustezza.
Vettovagliato e preparato, parte per la nuova destinazione dopo una lunga carezza di
addio del suo conducente.
Trascorsa una mezza giornata, verso sera, mentre gli Alpini erano in fila per il rancio, si
sente uno scalpitio in lontananza. Il suo conducente ne è certo: dev’essere Merlino che arriva al
galoppo. Infatti è proprio il suo mulo. Madido di sudore, si mescola agli altri muli alla corda.
Poco dopo giungono trafelati alcuni Alpini per riprendere il mulo scappato. Ripartono con
l’animale.
Dopo alcuni giorni però Merlino ritorna di nuovo. Allora arriva un fonogramma del
Comando Reggimento: oltre al mulo viene chiesto il trasferimento anche del suo conducente.
Ma le cose nell’Esercito non sono mai state semplici: per risolvere le problematica situazione
viene indetta una riunione chiarificatrice. Alla fine, considerata l’utilità dimostrata al reparto di
provenienza del conducente e del suo mulo riottoso, il loro trasferimento viene annullato.
Una prova tangibile del sentimento di amicizia che lega fortemente il mulo: difficile da
governare, ma tanto docile e buono con il suo conducente.
3. BARDOLINO SUL FRONTE OCCIDENTALE
Le Salmerie si snodano sulla difficile mulattiera della Valgrisanche che, dopo le malghe di
3/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
Surier, il rifugio Bezzi, tra i ghiacciai dell’Aiguille de la Grande Sassiere e la Granta Parei, porta
nella Val d’Isère.
La 43a Compagnia, Battaglione Aosta dei 4° Reggimento Alpini va al battesimo del
fuoco sul fronte occidentale. E’ il 10 giugno del 1940.
Chabod, un Valdostano, pratico di quelle montagne, conduce Bardolino in testa alla
colonna. Forte è lo scricchiolio dei ferri del mulo che fa volare lontano i sassi sotto la neve
fresca.
Ad un tratto un forte boato che l’eco fa ripercuotere notevolmente nella vallata. Proprio lì
davanti alle Salmerie una slavina si stacca dall’alto della parete a monte.
Il mulo Bardolino si impenna ed il suo carico sbatte contro la parete rocciosa. La bestia
non riesce più a mantenersi in equilibrio sull’orlo del precipizio, sbilanciata dal basto finito contro
uno spuntone. Un’inutile frenata con le zampe anteriori, una giravolta su se stesso, e poi rotola
nel vuoto con un prolungato straziante raglio. Si sfracella nel fondo in una pozza di sangue.
Chabod, il suo conducente, piange a dirotto. Nessuno riesce a consolarlo. Vuole
scendere in corda doppia nel dirupo per recuperare e sistemare quanto è rimasto.
Il mulo Bardolino è il primo caduto della 43a sul fronte occidentale.
4. IL FANGO DELLA GRECIA
4/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
Di giorno e di notte: corvè incessanti con pioggia torrenziale nelle vallate melmose.
Insidiose trappole. In alcuni punti, dove si poteva sprofondare mettendo a repentaglio la vita del
mulo e del suo conducente. Spola tra Tepeleni e la linea tenuta dal Battaglione sciatori Monte
Cervino, sulle creste del Mali Trebescines, salendo quelle mulattiere che si snodano da Dragoti.
Sei, sette ore di marcia incessante, ed il conducente Bertolli si addormenta camminando
attaccato alla coda della sua mula Sarenda, dall’incedere sicuro, sempre in testa alla colonna.
Un giorno Bertolli viene inviato da solo a portare con la sua mula del materiale per una
stazione telegrafica. Percorre una pista di fango viscido che cementa gli zoccoli e gli scarponi
causando sforzi notevoli per uscirne, ad ogni passo.
La mula Sarenda si ferma. E’ impantanata, si scuote, e Bertolli cerca di tirare a più non
posso la cavezza incitandola a viva voce; ma sprofonda anche lui in quella melma.
Cerca disperatamente di tenere la testa della mula fuori dal fango. Momenti di terrore e
disperazione perché la notte sta per giungere: allora la fine sarebbe stata certa per entrambi.
Ecco però in lontananza si sente arrivare una colonna di salmerie. Bertolli si mette ad
urlare a squarciagola.
Arrivano alcuni Alpini e vanno a prendere dei muli. Gettate le funi ai due malcapitati,
mettono pian piano i muli in tiro riuscendo a tirar fuori conducente e mula.
Imbrattati di fango, irriconoscibili, giungono infine a destinazione, consegnano il materiale
e poi fanno ritorno al reparto.
Sulla strada dei ritorno, per togliersi di dosso quella crosta melmosa, anziché percorrere il
5/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
ponte, guadano il fiume.
5. RUSSIA
Durante l’estate erano state percorse dagli Alpini quelle piste di terra rossa, infuocate dal
caldo, in mezzo ad un soffocante polverone sollevato da forti venti, nelle infinite distese della
steppa ucraina. Centinaia e centinaia di chilometri di marcia per raggiungere quelle postazioni
assegnate lungo le rive del Don.
Poi il ripiegamento invernale: un inenarrabile calvario costellato di situazioni tragiche,
sofferenze inaudite, perdite enormi. Colonne interminabili di soldati allo sbando, nell’incessante
ricerca di trovare varchi tra le forze nemiche, combattendo disperatamente per rompere
l’accerchiamento dei Russi.
E, con gli Alpini ridotti allo stremo, anche i loro muli sono ridotti a pelle ed ossa, denutriti,
sfiniti dallo sforzo. Sono impiegato quasi esclusivamente al traino di slitte cariche di feriti e
congelati legati uno contro l’altro, ricoperti da un telone irrigidito dal gelo intenso.
Per chi cadeva durante la marcia, era la fine. Nessuno poteva più porgere aiuto.
Un tonfo sordo. E’ quello provocato da un mulo che stramazza nella neve stecchito. Su di
lui si avventano alcuni Alpini che, a colpi di baionetta, riescono a tagliare la carne prima che
congeli, ed a procurarsi così un po’ di cibo. Sono da cinque giorni a digiuno e stanno marciando
da una settimana senza soste.
6/7
Muli
Scritto da Arrigo Curiel
Domenica 18 Gennaio 2009 11:18 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Ottobre 2010 15:39
Un Alpino friulano del Battaglione Tolmezzo riesce a portarsi via una zampa. Durante una
sosta in un gruppo di isbe abbandonate cerca e trova un pentolone.
“Hai di fasi un bruud – dice ai suoi compagni – cumò met dentri ance un toc di glace plen
de sanc, gevat donge el mul! Cuss’al ven miòr.”
Al mattino gli Alpini affamati buttano giù quella brodaglia rossastra: finalmente qualcosa
nello stomaco vuoto! Qualcuno dei presenti commenta: “Sul fronte greco-albanese le bistecche
di mulo erano migliori!”
Al mattino quei conducenti, rinvigoriti dal pasto, distribuirono le misere razioni di fieno e
neve fusa ai miserabili muli superstiti, loro fedeli, inseparabili compagni, e ripresero la marcia
del loro comune calvario.
7/7