Furto aggravato, restano in cella Giuliano e Roberti
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Furto aggravato, restano in cella Giuliano e Roberti
CRONACHE di NAPOLI Domenica 30 Maggio 2010 Napoli 11 SOCCAVO, LA TRAGEDIA SULL’ASSE VOMERO-PIANURA LA MALAVITA DI PIANURA Parla il tenente Muriano, responsabile della sezione Infortunistica stradale della Municipale: il dispositivo avrebbe evitato l’uscita dall’abitacolo L’analisi degli investigatori della polizia: i nuovi scenari nella periferia flegrea Oggi la salma del ragazzo sarà sottoposta all’esame autoptico Su Facebook il dolore degli amici: “Perché è capitato a te?” di Davide Gambardella NAPOLI - Un’alleanza fondata sugli affari illeciti, per far scorrere fiumi di droga in un quartiere conteso fino ad un decennio fa a colpi di bazooka. Vecchi rancori ed anni di attriti si trasformano in un comune accordo, stravolgendo il panorama criminale in uno dei quartieri dove l’influenza dei clan sembrava non essere più quella di un tempo. Nelle informative inviate alla Dda viene tratteggiato uno scenario inedito sulla mappa della geografia dei clan che controllano i quartieri del capoluogo campano. Le antitesi tra gli esponenti dei Lago e dei Marfella secondo fonti di polizia - da qualche mese sarebbero terminate, dando vita ad un’unica cosca che sul territorio starebbe agendo col placet di altre organizzazioni malavitose operanti nel vicino Rione Traiano. Il business della droga sarebbe al centro della ‘pax mafiosa’ scoppiata nel quartiere simbolo dell’abusivismo. Gli anni del sacco edilizio e del cemento selvaggio sono finiti da un pezzo, le denunce dei commercianti e l’attività delle associazioni antiracket hanno fatto spostare il mirino dei gruppi di mala su altri obiettivi. A far gola alle cosche sono nuovi e Schianto in auto, la cintura di sicurezza avrebbe salvato il 19enne NAPOLI (daga) - Se avesse indossato le cinture di sicurezza, con molta probabilità a quest’ora Pasquale Mustone (nel riquadro) sarebbe sano e salvo. È quanto sottolineano dall’Infortunistica stradale della polizia municipale di Napoli, impegnata a stabilire le cause del terribile incidente avvenuto martedì pomeriggio sull’uscita Rione Traiano-Fuorigrotta dell’asse viario Vomero-Pianura. Mentre si aspettano i risultati dell’esame autoptico, previsto per oggi pomeriggio, e quelli del laboratorio tossicologico per stabilire se l’amico del 19enne avesse fatto uso di droghe o di alcol prima di salire in macchina, sembra chiarita ormai la dinamica dell’incidente in cui il giovane studente universitario di Soccavo ha perso la vita. Al volante della ‘Mg’ cabrio c’era Mustone, il quale - sottolineano gli agenti intervenuti sul posto - oltre a non indossare la cintura di sicurezza, aveva di molto superato il limite di velocità fissato sui 40 chilometri orari. “È un problema che stiamo riscontrando in tutti gli incidenti mortali avvenuti in questo tragico mese di maggio - spiega il dirigente del servizio Infortunistica Stradale, tenente Antonio Muriano - a quest’ora si sarebbero potuti salvare molti giovani, compreso il povero Pasquale. Bisogna ripartire dall’educazione stradale, perché i giovani sembrano non capire l’importanza di queste misure di sicurezza”. Paky, come lo chiamavano i suoi amici, si è trovato al centro di un incidente dalla dinamica spaventosa. Intorno alle quindici stava percorrendo l’asse viario che collega Pianura al Vomero su una ‘Mg’ cabrio modello Tf assieme ad un suo amico quando, appena imboc- LA STATISTICA Gli uomini della Municipale hanno lanciato l’allarme sulla pericolosità dell’asse viario: in un mese decine di incidenti L’AMICO Migliorano le condizioni del ventunenne di Soccavo che era in auto con la vittima: la prognosi è di quindici giorni cata l’uscita Fuorigrotta-Rione Traiano, l’auto è sbandata per poi finire contro il guardrail sul lato destro della carreggiata. Un impatto tremendo, che ha provocato una serie di testacoda per più di una decina di metri ai quali hanno assistito diversi automobilisti. Il 19enne, stando alla ricostruzione della polizia municipale, è stato sbalzato fuori dall’abitacolo e poi avrebbe sbattuto con violenza la testa contro un muretto rialzato che costeggia la strada. La carambola è terminata dopo poco: il suo amico, di 21 anni, anch’egli di Soccavo, è stato soccorso da alcuni automobilisti che l’hanno trasportato al vicino ospedale San Paolo, mentre per Mustone è stato allertato il servizio del 118. Quando l’ambulanza interviene sul posto il giovane respira ancora, ma la copiosa perdita di sangue lascia poche speranze. La corsa al Cardarelli si rivelerà vana: il giovane muore prima ancora di entrare nel nosocomio, mentre per il suo amico - ricoverato al nosocomio di via Terracina - la prognosi è di 15 giorni. Dalle informative della Dda emerge l’accordo tra i due clan un tempo rivali: ‘pax mafiosa’ anche con i gruppi del Rione Traiano Marfella e Lago, un’alleanza sancita per spartirsi i proventi dello spaccio Accantonate le estorsioni, ora il business della criminalità è il narcotraffico più lucrosi affari, un tempo vietati per un diktat imposto dai fratelli Lago. La droga a Pianura ora compare in assoluto come prima voce di bilancio, come già evidenziato a seguito dei blitz messi a segno dalle forze dell’ordine nel periodo di gennaio-febbraio. E a gestire l’affare ci sarebbero anche i Lago, confederatisi con i Marfella ed alleati con i Puccinelli del Rione Traiano. Accerta- menti che vanno al di là dei semplici teoremi investigativi, basati sui riscontri avuti durante i controlli effettuati sul territorio in questi primi mesi dell’anno. Sembrano ormai lontane le guerre combattute alla fine degli anni Novanta per gli appalti edili ed il racket: il ‘core business’ della nuova consorteria criminale è rappresentato dallo spaccio di cocaina ed hashish. Un traffi- co reso possibile attraverso i canali dei quartieri vicini, e che ha fatto registrare un’impennata di sequestri e di fermi da parte del commissariato locale. L’attività degli inquirenti ha finora appurato che a muovere le redini di questo business a sei zeri, sarebbero alcuni personaggi già noti agli archivi di polizia, orbitanti attorno ai due clan camorristici. L’accordo stretto tra i gruppi suona come un patto di ‘non belligeranza’, dopo anni di morti ammazzati ed agguati clamorosi che hanno permesso alle forze dell’ordine di decapitare le organizzazioni in lotta. Faide che dopo anni di silenzio non hanno più ragione di esistere, fino a sancire quest’accordo, i cui artefici sarebbero stati alcuni elementi di spicco vicini al boss detenuto Pietro Lago, scarcerati da poco, messisi in contatto coi rampolli dei Marfella che sul territorio hanno ancora una grossa influenza criminale. Una nuova alleanza ed un timore che pone alcune domande: quanto tempo durerà questa tregua? Gli equilibri al momento sembrano assai labili, facendo temere la ripresa di un violento scontro armato, in un futuro che non appare così remoto. CAPODIMONTE FORCELLA Il cugino dell’ex padrino e il nipote dell’ex marito di ‘Celeste’ processati per direttissima per un raid commesso a Fuorigrotta Furto aggravato, restano in cella Giuliano e Roberti NAPOLI (Laura Nazzari) - Per ora restano in carcere, ma non è escluso che possano presto fare ritorno a casa. Dipende tutto dal giudice monocratico Alberto Vecchione del tribunale di Napoli che pochi giorni fa ha condannato il 52enne Luigi Giuliano (cugino e omonimo dell’ex boss di Forcella Lovegino ‘o rre) e il 48enne Massimo Roberti (nella foto a sinistra nipote dell’ex marito di Erminia Giuliano, meglio conosciuta come Celeste per il colore dei suoi occhi) per il reato di furto aggravato. Ai due imputati è stato inflitto appena un anno di reclusione a testa, con il valore aggiunto del pagamento di 600 euro di multa, pena contenuta se si considera che sia Giuliano che Roberti hanno alle spalle numerosi precedenti penali anche specifici: gli avvocati Vittorio Trupiano (per Roberti) e Raffaele Monaco (per Giuliano) sono riusciti a patteggiare la pena che è stata trasformata in sentenza dal giudice Vcchione. All’esito del verdetto gli avvocati hanno anche avanzato un’istanza di concessione degli arresti domiciliari, proposta sulla quale il giudice si è riservato di decidere. Sino allo scioglimento della riserva, i due parenti del boss pentito del ventre molle di Napoli restano in prigione. Luigi Giuliano e Mario Pianura Dall’abitazione dell’ottantunenne in via Marrone asportati cinquemila euro Anziana derubata da un finto tecnico dell’Arin NAPOLI (daga) - “Sembrava lui il padrone di casa. Entrava ed usciva dalle stanze, controllava negli armadi. ‘Non si preoccupi, devo trovare la cassetta dell’acqua…’ mi ripeteva. Soltanto dopo un’ora ho realizzato che quel ragazzo aveva appena rubato tutto”. Maria Starita è una vecchina di 81 anni. Ha il volto segnato dalle rughe espressive, la voce tremante. Quando ricorda quegli attimi in cui quel giovane “alto, snello e dai modi garbati” è entrato nella sua casa, si sente di impazzire. “Si è spacciato per un tecnico di una società idrica - racconta - poi ha iniziato a scavare nella mia stanza da letto ed ha portato via tutti i soldi”. I cinquemila euro che la signora Maria aveva custodito sotto il materasso spariscono in un sol colpo. Il giovane abbandona l’abitazione dell’anziana donna, in via Vincenzo Marrone, e fa perdere le proprie tracce. Un raggiro ai danni di una persona della terza età. Uno dei tanti che avvengono ogni anno in città. La vicenda, accaduta venerdì intorno alle dodici, nel quartiere di Pianura, è una delle tante storiacce che narrano di anziani soli in casa e di approfittatori che si fingono tecnici del gas o della luce per intrufolarsi nelle abitazioni e trafugare denaro e preziosi. Malviventi che il più delle volte agiscono a colpo sicuro, indirizzati da conoscenti e col- laboratori domestici delle vittime di turno che segnalano dove trovare contanti ed oggetti di valore. La città in Italia che risulta al primo posto con almeno 500 furti ai danni di anziani è Milano, seguita a ruota da Roma con 400 circa, poi Bologna e Napoli (200). Un fenomeno in aumento, che diventa emergenza durante il periodo estivo. A Pianura intanto i carabinieri della compagnia Rione Traiano si sono messi subito sulle tracce del giovane accusato di furto aggravato. Una ricerca che risulta difficile: i vuoti di memoria delle persone della terza età, purtroppo, non aiutano nell’attività investigativa, e gli identikit spesso risultano sommari. Roberti sono stati arrestati giovedì scorso dagli agenti del commissariato San Paolo per aver sottratto da una macchina parcheggiata in viale Giochi del Mediteraneo un borsello, fatto accaduto intorno a mezzogiorno. I due avevano agito approfittando di un momento di distrazione del proprietario della vettura, che stava sostituendo una ruota forata. Sono stati rintracciati poco dopo il colpo in viale Kennedy da una volante della polizia grazie alle indicazioni fornite dalla vittima, che aveva descritto modello e colore della macchina a bordo della quale si erano mossi i due ladri, ed aveva anche offerto una descrizione delle due persone che lo avevano derubato. Dopo essere stati fermati, Roberti e Giuliano sono stati perquisiti: nella loro macchina i poliziotti hanno rinvenuto carte di credito, un paio di occhiali e un telefono cellulare appartenenti alla vittima, mentre in viale Kennedy è stato recuperato il borsello di cui i due se ne erano disfatti poco prima di essere arrestati. Sequestrato anche un coltello a serramanico. Portati in commissariato per le formalità di rito, Roberti e Giuliano hanno trascorso lì la notte, poi venerdì mattina sono comparsi dinanzi al giudice monocratico per il processo per direttissima, processo che si è concluso con la condanna, con la convalida del fermo e con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Coppia in scooter rapina un navigatore satellitare NAPOLI (enca) - Ancora un raid a Napoli, questa volta nella zona di Capodimonte. Vittima un automobilista. L’uomo, un cinquantacinquenne, nella prima serata di venerdì era nella zona di Capodimonte quando è stato preso di mira dai due balordi motorizzati di turno. I giovani probabilmente avevano avuto modo di vedere, forse in una sosta ad un semaforo, che sul cruscotto di quella Fiat Punto faceva bella mostra di sé un sistema satellitare, usato dal turista per orientarsi nel traffico cittadino. Restava solo da aspettare il momento opportuno per colpire, possibilmente nel modo più veloce possibile. Arrivare a stringere le mani sul satellitare dopo aver aperto la portiera deve essere stato uno dei sistemi subito scartati, forse per la presenza di troppe persone nei paraggi. Un minimo intoppo, come una reazione del cinquantacinquenne, avrebbe alzato pericolosamente le probabilità del fallimento del piano. Anche tentare di infilarsi nel finestrino, con le possibilità di movimento notevolmente ridotte, sarebbe stato piuttosto pericoloso. I due balordi così hanno scelto la via del “colpisci e fuggi”, contando sull’effetto sorpresa. Perché non mandare in frantumi il parabrezza e, approfittando della confusione generale, portare via il satellitare? Inoltre, il conducente dell’auto avrebbe sicuramente pensato a proteggersi il volto, lasciando loro via libera.