Residenze di lusso e Sports Cars: Ivan Drogo, un nobile sotto la

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Residenze di lusso e Sports Cars: Ivan Drogo, un nobile sotto la
Residenze di lusso e Sports Cars: Ivan
Drogo, un nobile sotto la Madonnina
Gli uffici, tutti di legno chiaro, sono in via Borgogna, a due passi da San Babila e a tre dal
Duomo di Milano. Lui, Ivan Drogo Inglese, ha 51 anni e una famiglia di circa 300 anni alle
spalle. E un sogno: “Voglio far rinascere le Ferrari Drogo, modello di stile negli anni Sessanta
e Settanta”.
Ivan Drogo Inglese
di Fabio Massa
Ivan Drogo Inglese, famiglia siciliana dei Baroni di San Giacomo del Pantano. Nobile, quindi. Ma
con un sogno molto “sportivo”: ridare vita alle Ferrari Drogo. Iniziamo da qui.
L’inizio della storia è Pietro Drogo, una pecora nera in famiglia. Quello che non voleva studiare, un po’
ribelle. Tanto ribelle che si fa liquidare una parte degli averi dalla famiglia e con questo gruzzoletto va in
Sudamerica senza neanche un indirizzo preciso. Aveva la passione per i motori. In Argentina comincia
a gareggiare e ad avere dei risultati. Torna in Italia e nel 1960 fa il gran premio di Monza a bordo di una
Cooper.
Insomma, fa successo.
Mica troppo: dopo un po’ gli finiscono le risorse. Per caso però incontra sulla sua strada il conte Volpi di
Misurata, figlio del ministro mussoliniano, che aveva una scuderia chiamata Serenissima. Con Volpi di
Misurata iniziano a prendere i motori e i telai della Ferrari per costruirci sopra auto completamente
nuove. Queste macchine sono frutto dell’ingegno e dello stile di Pietro Drogo. I due danno vita alla
Sports Cars, di Modena, e cominciano a gareggiare. Era un periodo d’oro: c’erano i marchi Pininfarina
e Scaglietti. La particolarità della Sports Cars è che aveva avuto l’autorizzazione a usare anche il
cavallino rampante.
Andiamo avanti.
Dal 1960 al 1973 realizza diverse autovetture ma nel 1973 a bordo di una Ferrari California si schianta
nei pressi di Bologna e muore sul colpo. Da là inizia una causa con i soci di mio zio. Nel 2013 io che nel
frattempo sono subentrato a questa causa, divento proprietario del marchio e lo registro a una società
sanmarinese di mia proprietà. Poco prima di Natale mi chiamano i figli dei soci di mio zio Pietro
chiedendomi di ricongiungere il marchio con l’attività produttiva.
Quindi si riparte.
Quindi si riparte, ma senza realizzare delle repliche, ma il nuovo modello di Ferrari Drogo che aveva
canoni stilistici ben precisi e che saranno ripresi. Ho ingaggiato uno stilista che ha contribuito a
disegnare gli ultimi modelli Ferrari.
Torniamo un attimo indietro. Che origine ha la sua famiglia?
Sono di origine siciliana. La storia della mia famiglia deriva da due congiunzioni: la Drogo è una
famiglia ungherese, quasi tutti ingegneri e militari. Mio nonno Giuseppe, amico di Dino Buzzati, ha
ispirato il Deserto dei tartari. Gli Inglese invece sono baroni con feudi in Sicilia: si dice siano un ramo
dei duchi di York e che sono diventati gli “inglesi” e poi gli “Inglese”. La famiglia ha circa trecento anni,
dopo la congiunzione dei due cognomi.
Cosa vuol dire essere nobili a Milano, che è il regno della borghesia?
Io penso che abbia ancora un suo valore l’essere nobili. L’aristocrazia è ciclica, adesso sta vivendo una
nuova età. C’è tutta una nuova generazione che ricerca una identità nuova. Una di queste identità per
chi ha radici è proprio l’appartenere a famiglie aristocratiche, che hanno una loro storia e che
consentono di creare sinergie. Io uso la storia della mia famiglia anche per fare business.
Si dice che Milano abbia ripreso a girare, che si sia svegliata dal torpore. Concorda? Questo è
davvero a place to be?
Io vivo e sono residente in Montenegro dal 2013. Sto a Milano due giorni a settimana. Vivo qui al centro
di Milano e devo dire che sono affascinato da questa città. Anche perché questo è l’unico posto dove si
può fare business. Non c’è neanche più bisogno di Roma. Una volta si prendeva il treno, l’aereo o
l’auto perché prima di prendere decisione bisognava fare il giro dei referenti. Oggi nessuno si sogna di
prendere un treno o un aereo per andare a Roma.
Lei però sì.
Sì, ma per altri motivi (ride). Sono infatti rettore dell’Istituto Benedetto XV, voluto dal Papa che aveva
fatto confluire in questa struttura tutti i suoi beni terreni per una finalità ben precisa, che io perseguo da
quando mi hanno insediato, che è quella di dare sostegno alle giovani donne che hanno problemi. C’è
un patrimonio immobiliare che gestisco per questo.
Come avviene una nomina di questo tipo?
La storia è incentrata su Genova. Quando il cardinal Bertone venne mandato a Genova come
arcivescovo io lavoravo là e lo incontrai. Mi disse: guardi abbiamo da ricevere il Papa ma non abbiamo
fondi. E io mi sono adoperato e ho fatto crowfunding. In breve tempo ho raccolto 200mila euro che
sono serviti per la visita. Questo mi è valso una medaglia del Vaticano che conservo, ma soprattutto mi
ha messo in evidenza come persona che è capace di trovare risorse finanziarie e in grado di
amministrarle. Da là la nomina a capo dell’Istituto.
Torniamo a Milano. Lei ha una attività interessante: affitta residenze di lusso.
Non solo a Milano, ma anche in Italia. E’ un’attività importante. Ho quattro residenze nel capoluogo:
una in Montenapoleone, una in Piazza Duomo, una in piazza Castello e una in via Manzoni. Le affitto
solo a clienti esteri.
Com’è una residenza di lusso?
Quella di Montenapoleone, che è il top di gamma, è un 160 mq, molto bella. Appartiene a persone
molto in vista. Attico con terrazzo. Io fornisco ai clienti maggiordomo, autista con l’auto, lo chef in casa.
Chi è l’affittuario tipico?
Uomini d’affari: cinesi, russi, kazaki, qualche arabo. Gli arabi meno perché l’arabo preferisce prendere
un piano dell’albergo. Il cinese non viaggia con seguito e quindi predilige l’appartamento.
Quanto può costare un appartamento come quello di Montenapoleone?
Lo affitto a 2700 euro al giorno. Sa che cosa non piace al russo degli alberghi?
Che cosa?
Prendere l’ascensore con quello della camera standard. Ecco perché da noi trova più discrezione.
Pare che immobiliare e finanza siano le sue passioni.
Che sono anche riuscito a unire. Da un mese guido la finanza degli immobiliaristi italiani. Esiste una
associazione, che è Aspesi, che raggruppa le più importanti associazioni di sviluppo immobiliare. La
presiede Federio Filippo Oriana mentre io guido la parte finanziaria. Del resto, mi occupo di molte cose
diverse tutte a livello di management: dalla Holding Immobiliare alla Hospital Holding, con la famiglia
Lupis Rogges, alla AssoCastelli, per valorizzare il patrimonio nobiliare italiano.
@FabioAMassa