Tutto sulle casse acustiche

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Tutto sulle casse acustiche
Published on I.I.S. "A. Volta" Pescara (http://iisvoltapescara.gov.it)
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Tutto sulle casse acustiche
Progetto della CLASSE III C Elettronica - A.S. 2002/2003
Questa semplice guida è stata creata con lo scopo di aiutare chiunque voglia realizzare delle casse acustiche. La guida
per argomenti per facilitarne la comprensione, per entrare nella pagina desiderata basta cliccare sui titoli di colore blu.
L'udito [1]
Non si puo parlare di casse acustiche prima di conoscere come l'uomo percepisce i suoni..
Introduzione al suono [2]
Concetti di base sul suono..
Il suono prima parte: frequenza, periodo, intensità del suono[3]
I concetti fondamentali del suono prima parte
Il suono seconda parte: pressione sonora, lunghezza d’onda, ampiezza, la frequenza propria, la frequenza di
risonanza [4]
I concetti fondamentali del suono seconda parte
Le onde sonore [5]
Tutto quello che si deve sapere sulle onde sonore
Introduzione all'acustica [6]
Breve introduzione nel mondo dell'acustica e alla trasduzione
Introduzione alle casse acustiche [7]
In questa pagina cercheremo di capire alcuni concetti di base..
La struttura dell'altoparlante [8]
Descrizione accurata della struttura di un altoparlante, contiene anche uno schema dettagliato di un altoparlante.
Come funzionano le casse acustiche [9]
Questa pagina tratta sul principio di funzionamento di un altoparlante, contiene inoltre uno schema utile per capire il
funzionamento..
Scelta degli altoparlanti e tipi [10]
Spiega i criteri per scegliere un altoparlante, e i tipi di altoparlanti disponibili
Tutto sulle casse acustiche [11]
Varie nozioni sulle casse acustiche.
Coordinatore: Prof. Marco Castiglione (doc. TDP) Prof. Franco D'Antonio (doc. Elettronica e Sistemi)
Responsabile di Area: Di Fonzo Dario
Elaborazione pagine HTML: Cirmignani Ugo - D'Innocente Walter
Gruppo N. 1
Di Tommaso Stefano (Responsabile di Gruppo)
Basciano Paolo
D'Antuono Alessio
Di Minco Luca
Ginestra Alessandro
Gruppo N. 2
Giannandrea Luca (Responsabile di Gruppo)
Cecamore Marco
Di Fonzo Dario
Lattanzio Antonio
Lupi Marco
Matani Andrea
Gruppo N. 3
Pellegrini Lorenzo (Responsabile di Gruppo)
Collinelli Michele
D'Innocente Walter
Di Simone Alessandro
Romano Marco
Gruppo N. 4
Silvestri Luca (Responsabile di Gruppo)
Antinucci Andrea
Cirmignani Ugo
Di Matteo Sandro
Leonzio Federico
L'udito
Non si può parlare di suoni senza considerare come vengono percepiti dagli esseri umani, cioè è necessario analizzare
brevemente il funzionamento dell’orecchio, particolarmente per quel che riguarda il suo comportamento alle varie
frequenze e intensità. Le oscillazioni delle molecole di aria mettono in vibrazione il timpano, piccola membrana sita
nell’orecchio medio; il timpano a sua volta le invia all’orecchio interno e da questo, attraverso il nervo acustico,
pervengono al cervello per la intellezione vera e propria.
L’orecchio è un trasduttore acustico molto complesso. Le vibrazioni dell’aria, chiamate anche onde sonore, hanno tre
caratteristiche fondamentali: il tono, che dipende dalla frequenza delle vibrazioni; l’intensità, che dipende dall’ampiezza
delle onde; la qualità, dovuta alla combinazione delle varie vibrazioni che, a seconda del modo in cui si associano,
possono produrre un suono armonico, oppure in semplice rumore.
Le onde sonore vengono captate dal padiglione auricolare, che le convoglia nel meato uditivo esterno, alla fine del quale
esse trovano il timpano. questo inizia a vibrare trasmettendo le vibrazioni al primo degli ossicini, il martello, che a sua
volta le trasmette all’incudine e questa alla staffa. Il passaggio da un ossicino all’altro serve a rafforzare le vibrazioni che
infine la staffa, attraverso la finestra ovale, trasmette alla coclea del labirinto.
La coclea è ripiena di un liquido, la linfa, che ad ogni vibrazione della finestra ovale subisce degli spostamenti. poiché
la superficie della coclea è fetta di cellule ciliate, che hanno cioè un filamento sporgente, e ognuna di esse è in contatto
col nervo acustico, gli spostamenti della linfa muovono i filamenti delle cellule, e questi trasformano l’onda linfatica in
un impulso nervoso. Il nervo acustico raccoglie tutti questi impulsi e li porta in una zona del cervello che si trova dalla
parte opposta a quello dell’orecchio da cui l’impulso proviene.
La corteccia celebrale sinistra analizza quindi ciò che percepiamo con l’orecchio destro, la corteccia destra fa il contrario.
Dato che le orecchie si trovano in posizione opposta fra loro, i suoni vengono percepiti in modo lievemente diverso e
giungono al cervello con una piccolissima differenza di tempo l’uno rispetto all’altro. Questo scarto ci permette di capire
da che parte proviene un suono. I suoni hanno raggiunto il loro obiettivo, il cervello: quest’ultimo prenderà ora gli
opportuni provvedimenti e le decisioni sul da farsi.
Il suono
Il suono è:
sensazione uditiva determinata da vibrazioni acute
vibrazioni acustiche che determinano una sensazione uditiva
Vi sono diversi tipi di suono:
suoni puri, prodotti da un moto vibratorio privo di componenti armoniche.
suoni complessi, prodotti da un moto vibratorio con una strutturazione armonica piuttosto complessa.
Tutti i suoni per tanto sono prodotti da corpi che vibrano e la sorgente sonora perciò comprime e rarefà l’aria nelle
vicinanze dando origine ad onde elastiche. Esse penetrano nel nostro orecchio e mettono in vibrazione la membrana del
timpano; il segnale viene poi trasmesso al cervello che lo interpreta come suono. La vibrazione delle varie onde è più o
meno ampia e prende il nome di intensità del suono.
La velocità del suono nell’aria:
Nelle onde sonore che si propagano nell’aria la velocità è simile a quella delle onde elastiche.
La velocità del suono nei liquidi e nei solidi: Nei liquidi la velocità del suono è maggiore che nell’aria. Nei solidi si ha un
discorso analogo; le onde longitudinali si propagano però più velocemente delle trasversali. Il suono pertanto può essere
trasmesso in mezzi di ogni genere; non si trasmette però nel vuoto, in quanto le onde elastiche si propagano solo nella
materia.
I caratteri distintivi del suono:
Si è sempre parlato genericamente del suono anche se è opportuno fare una differenza tra suoni e rumori. Con i primi
intendiamo un’onda sonora prive di una precisa periodicità. Altezza: è il carattere del suono che distingue i suoni gravi da
quelli acuti; a diverse altezze corrispondono onde con frequenze diverse. Intensità: è il carattere del suono che distingue i
suoni forti da quelli deboli; è determina dall’energia trasportata dall’onda. Timbro: è il carattere che permette di
distinguere più suoni identici per altezza e intensità che provengono da sorgenti diverse. Suoni di timbro diverso
differiscono per la forma d’onda.
Il suono: prima parte
La frequenza
E' il numero di oscillazioni che una particella di aria o comunque del mezzo entro il quale la perturbazione si propaga
compie in un secondo. Per oscillazione si intende un ciclo completo: dalla posizione di riposo al massimo spostamento
in un verso, poi di nuovo alla posizione di riposo ed al massimo spostamento nel senso opposto ed infine ancora nella
posizione di partenza. Il numero di cicli per secondo prende il nome di hertz, e costituisce l’unità di misura di frequenza.
Heinrich rudolf hertz è il nome di un fisico tedesco vissuto nel secolo scorso, al quale si devono molti importantissimi
studi sui fenomeni ondulatori ed in particolare sulle onde elettromagnetiche. Attenzione: si dice una frequenza di 50hz,
di 100hz, non di hertz per secondo.
Il periodo
E’ il tempo impiegato per compiere una oscillazione completa. Matematicamente corrisponde, come è intuibile,
all’inverso della frequenza. Si misura in secondi o, meglio, in frazioni di secondo. Per esempio, un suono avente una
frequenza di 100 hertz ha un periodo di un centesimo di secondo (se in un centesimo di secondo compie una oscillazione
completa, in un secondo ne compie cento).
Intensità
La distanza a cui un suono può essere percepito dipende dalla sua intensità, definita come il flusso medio di energia che,
nell'unità di tempo, attraversa una superficie di area unitaria disposta perpendicolarmente alla direzione di propagazione.
Nel caso di onde sferiche generate da una sorgente puntiforme, l'intensità varia in modo inversamente proporzionale alla
distanza, purché siano trascurabili gli effetti della viscosità e le variazioni di temperatura, pressione o umidità del mezzo
di propagazione; nel caso di propagazione delle onde sonore nell'atmosfera tali effetti non sono marginali, producono
dispersione e smorzamento delle onde, e la legge vale solo approssimativamente.
L’intensità del suono si misura in decibel (db). Alla soglia di udibilità è attribuito il valore 0 db; l’intensità di un mormorio
risulta di circa 10 db e il fruscio del vento tra le foglie si aggira intorno ai 20 db. La scala delle intensità dei suoni è
logaritmica, perciò ogni incremento di 10 db corrisponde a un aumento in intensità di un fattore 10: il fruscio delle foglie
infatti è 10 volte più intenso dei mormorii.
Il suono: seconda parte
Pressione sonora
Le oscillazioni alternate della sorgente sonora, ad esempio quelle della membrana dell’altoparlante, provocano continue
compressioni e depressioni nel mezza di propagazione. Le differenze in più o in meno rispetto alla pressione in
condizioni normali (in assenza di perturbazione) costituiscono la pressione sonora o acustica. La pressione si misura in
dyne per centimetro quadrato; ma il decibel è l’unità di misura più utilizzata.
Lunghezza d’onda
Distanza percorsa da un'onda nell'intervallo di tempo di un periodo, o equivalentemente, distanza tra due punti
consecutivi e di uguale fase di un'onda. La lunghezza d'onda è una grandezza fondamentale per lo studio di qualunque
tipo di moto ondulatorio, e può variare da valori molto alti, quali ad esempio le centinaia di metri tipiche delle lunghezze
d'onda delle onde radio, a valori bassissimi come i milionesimi di milionesimi (10-12) di metro tipici dei raggi gamma.
In genere si indica con la lettera greca ë ed è legata alla frequenza f dalla relazione ë = v / f, dove v è la velocità di
propagazione dell'onda. Le onde che si propagano sulla superficie dell'acqua, o su una corda, per effetto di una
sollecitazione sono oscillazioni trasversali della materia, che si verificano perpendicolarmente rispetto alla direzione di
propagazione dell'onda. creste e ventri, cioè i punti in cui lo spostamento dalla posizione di equilibrio (elongazione) è
massimo, sono naturalmente punti di ugual fase dell'onda; pertanto la lunghezza d'onda può essere definita come la
distanza tra due creste o tra due ventri successivi. Il suono invece si propaga per onde longitudinali, che consistono in
movimenti periodici delle molecole d'aria lungo la direzione di propagazione dell'onda. Le creste e i ventri di un'onda
longitudinale possono essere ancora definiti come punti in cui le molecole subiscono il massimo spostamento dalla
posizione di equilibrio, ma in modo equivalente le creste possono essere considerate come posizioni in cui le molecole
d'aria sono dotate della massima velocità nel verso concorde a quello di propagazione, e i ventri come posizioni in cui la
velocità delle molecole è massima in direzione opposta. Anche in questo caso la lunghezza d'onda può essere interpretata
come la distanza tra due creste o tra due ventri successivi.
Ampiezza
L'ampiezza di un'onda sonora rappresenta il massimo spostamento, rispetto alla posizione di equilibrio, delle molecole
che costituiscono il mezzo di propagazione; al crescere dell'ampiezza dell'onda, aumenta la forza con la quale viene
colpito il timpano dell'orecchio e quindi l'intensità con cui il suono è percepito. oltre che come elongazione massima
delle molecole d'aria, è possibile misurare l'ampiezza di un suono in termini della massima differenza di pressione tra
rarefazione e compressione, oppure in termini di energia, essendo questa proporzionale all'ampiezza dell'onda. Il
linguaggio parlato ordinario produce una potenza sonora di circa cento millesimi di watt; in generale, comunque, misure
di questo tipo sono estremamente difficoltose, e si usa esprimere l'intensità dei suoni relativamente a un suono standard,
misurato in decibel.
La frequenza propria
Se si dà un colpo ad un corpo, più o meno violentemente, esso vibrerà per un tempo maggiore o minore, ma sempre con la
stessa frequenza, che si dice frequenza propria. Ad esempio una corda di pianoforte produce un suono di una certa
frequenza, indipendentemente dall’entità della sollecitazione che riceve. La frequenza propria varia secondo la natura, la
forma e le dimensioni dell’oggetto considerato. Anche un volume d’aria chiuso in un mobile rigido ha una sua frequenza
propria, come avviene nel caso della cassa acustica o del locale d’ascolto; la frequenza propria può anche non essere
udibile, se si trova al di fuori dello spettro acustico.
La frequenza di risonanza
Se si collocano vicini de pianoforte e si preme un tasto di uno dei due, il suono prodotto farà vibrare anche la corda
corrispondente dell’altro piano. I due sistemi sono infatti in risonanza, perché hanno la medesima frequenza propria. Si
può dire che un corpo, soggetto ad un’azione vibrante esterna, entra in oscillazione con ampiezza tanto più elevata quanto
più la frequenza di vibrazione è prossima alla frequenza propria. questo fenomeno può anche provocare danni in certi
casi particolari; le ‘stecche ‘ dei violinisti che riescono a rompere i bicchieri di cristallo non esistono solo nelle vignette.
Le onde sonore
Il suono si propaga nell’aria sotto forma di onda. L’onda sonora è un segnale analogico ovvero un segnale analogico
ovvero un segnale che varia in modo continuo nel tempo. Per poter esser trattato da un computer questo segnale
continuo deve essere convertito da analogico a digitale attraverso un processo chiamato campionamento. Campionare un
segnale significa prelevare, a intervalli regolari, il valore del segnale, che si presenta sotto forma si un segnale elettrico
che varia nel tempo. Durante questa fase il segnale, nel nostro caso il suono, viene scomposto in un certo numero di
informazioni al secondo. La funzione continua viene approssimata con una funzione fatta a rettangoli, che visivamente
somigliano a gradini, che segue il più fedelmente possibile la forma d’onda originale. Maggiori sono le informazioni, più
fedele sarà anche la riproduzione digitale della forma d’onda. Il dispositivo effettua questo tipo di campionamento prende
una serie di misurazioni del segnale a intervalli regolari, e le memorizza come numeri.
L’orecchio umano è maggiormente sensibile alle frequenze comprese fra 2 e 4 kHz, che richiedono pochissimi decibel
per essere percepite: si usa questa caratteristica per eliminare dal segnale sonoro quelle componenti spettrali non udibili
dall’orecchio medio. In sostanza si tagliano le alte frequenze e le bassissime frequenze. In oltre il modello psicoacustico
ha dimostrato che l’orecchio umano non è in grado di percepite frequenze deboli adiacenti a frequenze forti, in quante
queste ultime coprono le prime. In termini tecnici si parla di effetto mascheramento. L’effetto complessivo del
mascheramento e che molti toni non saranno mai udibili, perché collocati nel dominio dalle frequenza o del tempo
troppo vicini a toni forti. In definitiva, tenendo conto della sensibilità dell’orecchio e del fenomeno del mascheramento, e
quindi possibile eliminare dallo spettro del segnale sonoro una quantità molto alta di informazioni inutili, perché non
udibili dall’orecchio umano.
Onde Piane Progressive
Come è noto la propagazione del suono è possibile solo se c’è un mezzo elastico (solido, liquido o gas) in cui
diffondersi, un particolare tipo d’onda sonora è un’onda piana progressiva nella quale tutte le particelle di un piano dello
spazio si muovono in un'unica direzione con uguale velocità e pressione. Una tipica sorgente è pistone che si muove
all’interno di un tubo di lunghezza indefinita (quindi il moto è in una sola direzione):
Esempio d’Onda Piana Progressiva (piano Y-Z) che si muove lungo l’asse X con velocità u.
Si formulano le seguenti ipotesi:
Le particelle che costituiscono il mezzo ricevono l’energia da questo pistone che si muove e conservano lo stesso
tipo di moto.
La legge che governa il moto del pistone, è di tipo sinusoidale; di conseguenza sinusoidale sarà il tipo di
oscillazione locale.
Per calcolare la velocità delle particelle del piano e la pressione che generano localmente nel mezzo di propagazione è
necessario utilizzare le equazioni di D’Alambert:
1)
2)
3)
Dove:
F è il potenziale della velocità delle particelle del mezzo
c è la velocità di propagazione del suono
r0 è la densità del mezzo
p(x, y, z, t) è la funzione che esprime la pressione locale nello spazio e nel tempo.
u(x, y, z, t) è la funzione che esprime la velocità locale delle particelle nello spazio e nel tempo.
Per le proprietà del moto e della pressione segue che la soluzione all’equazione di D’Alambert per un’onda piana
progressiva è del tipo:
4)
dove k è detto numero d’onda, e vale:
5)
Usando la notazione di Eulero, la rappresentazione della precedente formula si può esprimere così:
6)
Generalmente non si scrive Re perché solo la parte reale della formula è coerente in un contesto fisico. Si nota che il
sistema è lineare e quindi si comporta uniformemente con le onde introdotte e non ne altera il loro moto di tipo
armonico. Contrariamente, in un sistema non lineare, oltre al segnale originale si sarebbero ottenuti dei segnali con
andamento sempre oscillatorio ed armonico, ma con velocità (frequenza) di oscillazione maggiore e multipla di quella
originale. Il campo acustico è «perfettamente» lineare, cioè non altera di per se in nessun modo le onde sonore che lo
attraversano. Talvolta nelle applicazioni pratiche la non linearità può essere un difetto, come ad esempio nei trasduttori
elettrici che non riescono a generare fedelmente (con linearità) i segnali che gli arrivano in ingresso. Ad esempio in un
altoparlante la non linearità del trasduttore che lo compone non permette di riprodurre fedelmente le onde sonore così
come erano in origine. In certi casi la non linearità può essere una caratteristica ricercata e di pregio, come ad esempio
negli strumenti a corda (violini, chitarre, ecc) che sono così in grado di produrre suoni complessi e molto armonici.
Coefficiente d’Assorbimento
In condizioni normali un’onda piana si propaga nel mezzo (ad esempio nell’aria) indefinitivamente fino ad esaurire la sua
energia, se non incontra ostacoli durante il suo tragitto.
Si considera un sistema costituito da un tubo di lunghezza non definita e chiuso da un’estremità con un tappo costituito da
un materiale con particolari caratteristiche meccaniche che sono diverse da quelle dell’aria.
L’impedenza del materiale si suppone essereZm (reale) ed è tale che la velocitàu in quel punto è nulla. Quando l’onda
originale incontra il materiale è riflessa e quindi torna indietro andando a sovrapporsi alle onde che viaggiano da sinistra
verso destra, causando uno sfasamento nel moto ondulatorio che interferisce con il suo corretto propagarsi alterandone
le caratteristiche.
Se l’onda è riflessa completamente lo sfasamento tra i due treni d’onde opposte è di p/2 e il risultato del loro «scontrarsi»
in questo caso particolare è il loro annullamento: si annullano a vicenda. Analizzando più in dettaglio il fenomeno si ha
che quando il treno d’onde iniziale viene a contatto con un materiale con caratteristiche meccaniche (principalmente
impedenza) diverse dal mezzo di propagazione (nel caso di prima il materiale con impedenza Zm che è diversa da
quella Za dell’aria) si suddivide in due parti: una parte delle onde è riflessa dal materiale e torna indietro, l’altra parte è
assorbita dal materiale stesso. In termini di intensità si definiscono tre indici:
Intensità Incidente (Ii) : è l’intensità che ha l’onda appena prima di entrare in contatto con il materiale;
Intensità Assorbita (Ia) : è l’intensità della parte d’onda assorbita;
Intensità Riflessa (Ir) : è l’intensità della parte d’onda riflessa;
Densità Energetica Sonora
La propagazione di un’onda in un mezzo qualsiasi comporta anche la propagazione di energia data dalla presenza di
variazione di velocità e pressione a livello locale. Per misurare tale energia si introduce il coefficiente diDensità di
Energia (D) e vale:
(29)
Come si vede tale coefficiente misura l’energia per unità di volume (metro cubo). Prendendo come riferimento un’onda
I
piana di area pari ad 1 m2 che in un secondo percorre c m (dove c è la velocità del suono) si osserva che l’intensità
dell’onda si «diluisce» all’interno del parallelepipedo di volumec m3. Graficamente:
Da quest’osservazione si ricava la definizione del coefficienteD:
(30)
La densitàD si può scomporre in due componenti: oscillante (tipica delle oscillazioni locali) e propagante (tipico delle
onde piane progressive):
(31)
Come visto in precedenza l’intensità si può scomporre in diverse sottocomponenti, in particolare considerando solo
l’intensità istantaneaIi)
( e quella riflessa (Ir) si ha:
(32)
Le onde periodiche
Immaginiamo di avere una lunga corda elastica tesa orizzontalmente e farle muovere di moto armonico in direzione
trasversale alla corda: si propagheranno delle onde armoniche trasversali. Verranno interessati prima il primo estremo,
successivamente il secondo con un certo ritardo: la perturbazione comunque viaggerà lungo la corda con velocità costante.
Caratteristiche delle onde
Lunghezza d’onda. Alla distanza di l=v*T si da il nome di lunghezza d’onda. In un periodo T la perturbazione, che si
muove con una velocità v, si propaga di una lunghezza d’onda.
Ampiezza. Il coefficiente a dell’equazione delle onde armoniche è l’ampiezza dell’onda.
Fase. L’argomento della funzione coseno dell’equazione delle onde, prende il nome di fase.
Pulsazione e frequenza. Tutti i punti investiti dall’onda oscillano di moto armonico con la medesima frequenza. Il
parametro , che rappresenta la pulsazione del moto di ciascun punto interessato dall’onda, è detto pulsazione dell’onda.
Due onde sono invece in opposizione quando tutti i punti di esse distano tra loro di una o più mezze lunghezze d’onda.
Un’onda è una perturbazione di carattere oscillatorio che si propaga nello spazio trasportando solo energia e non materia.
Il fenomeno fisico che sta alla base della sensazione che chiamano suono è dunque un’onda costituita da successive
compressioni e rarefazioni: è chiaro quindi, e ciò può essere facilmente confermato in via sperimentale, che l’onda ”sonora
non può propagarsi se non esiste l’aria. Non sempre le onde, oscillazioni nello spazio e nel tempo, sono visibili: non lo
sono ad esempio, le onde sonore che si propagano attraverso l’aria o lungo una sbarra metallica.
Onde che si propagano su una superficie, possono provocare, se il mezzo è omogeneo, perturbazioni rettilinee o
circolari. Rette, circonferenze, superfici sferiche prodotte da una perturbazione ondulatoria nel mezzo in cui si propaga
costituiscono i cosiddetti fronti d’onda: essi sono costituiti dall’insieme delle particelle che, in un determinato istante,
oscillano in fase. Prendiamo in considerazione il moto dell’estremo superiore di una lamina oscillante: questo punto si
muove di moto armonico. La parola armonico ha un origine musicale; i cosiddetti suoni puri sono sempre prodotti da
oggetti che si muovono di moto armonico.Il numero di oscillazioni riferito all’intervallo di tempo in cui si compiono
costituisce la frequenza dell’onda; nel sistema Internazionale, l’unità di misura è l’hertz (Hz), cioè il numero di
oscillazioni in un secondo ed è chiamato cosi in onore di Heinrich Hertz.
Il Periodo T dell’onda è il tempo impiegato dall’onda a compiere una oscillazione completa. La frequenza è legata al
periodo dalla seguente relazione: f=1/T.
Velocità di un’onda armonica in una corda
La velocità di un’onda armonica in una corda, per esempio di violino, dipende da due grandezze: il modulo F della forza
che mantiene tesa la corda e la densità lineare. La prima grandezza è il fattore elastico, la seconda il fattore inerziale.
Acustica
La riproduzione sonora avviene attraverso una successione di manipolazioni di un originario segnale elettrico che
rappresenta << l'informazione>>. In questo processo il diffusore acustico interviene per ultimo, ed il suo compito è
quello di trasformare in energia sonora l'energia elettrica ricevuta dall'amplificatore.
Si tratta perciò di un trasduttore, cioè di un dispositivo capace di intervenire su un'energia mutandone la natura per
restituirla sotto un'altra forma: esempi di trasduttori sono la testina e il microfono; il processo di trasduzione è in genere
più complesso della semplice elaborazione di un'energia, perché bisogna considerare grandezze e fenomeni relativi alla
forma originaria dell'energia ed alla forma nella quale questa deve essere trasformata. Perciò nel caso di un diffusore
acustico il problema ha aspetti elettrici ed aspetti meccanici, perché queste sono le due forme di energia in gioco.
L'energia sonora deve ancora compiere il tragitto che va dall'altoparlante che la emette all'orecchio di chi ascolta, il che
non avviene attraverso un filo ma tramite l'ambiente di ascolto, il quale interviene quindi direttamente nell'audizione al
punto da poter essere considerato come un ulteriore elemento del sistema di riproduzione.solo una parte della potenza
acustica, infatti giunge direttamente al nostro orecchio mentre il resto è riflesso o assorbito dall'ambiente, ed è chiaro
che tutto ciò può portare conseguenze anche notevoli sul risultato finale di ascolto.basta ricordare il notevole effetto di
riververo presente nelle grandi chiese o il timbro più cupo e soffocato che si ottiene parlando con un cuscino davanti alla
bocca, o ancora il famoso effetto del <> che si sente accostando all'orecchio una conchiglia.
Introduzione alle casse acustiche
Sicuramente le casse sono tra i componenti hifi di piu’ difficile scelta. cercheremo intanto di capiure alcuni concetti di
base per poi addentrearci nella disamina di alcuni possibili criteri di scelta. le casse (diffusori,speakers o sistemi di alto
parlanti) hanno il delicatissimo compito di trasformare il segnale eletrico che proviene dall’amplificatore in segnale
acustico percepibile dal nostro orecchio.
Il principio in base al quale gli altoparlanti dinamici funzionano e grosso modo il seguente: una bobina solidale con la
membrana dell’altoparlante e’ immersa in un campo magnetico generato da un magnete(ovvero la calamita che c ‘e’ dietro
gli altoparlanti). il passaggio della corrente alternata (il segnale musicale) prodotta dall’amplificatore genera nella bobina
una forza elettromotrice che la fa spostare avanti ed indietro all’interno del campo magnetico. conseguentemente,
essendo la membrana dell’ altoparlante solidale con la bobina, l’ altoparlante stesso viene posto in movimento generando
cosi’ uno spostamento d’aria cioe’ onde sonore.
Le casse dinamiche possiamo dividerle in tre grandi famiglie, a seconda che il mobile sia completamente chiuso o aperto
verso l’esterno; sospensione pneumatica (cassa chiusa), bass reflex (cassa aperta tramite un tubo) e linea di trasmissione
(casse aperte tramite un labirinto acustico). non esistono, come per tutti gli altri oggetti hifi,dei principi di costruzione
intrinsecamente migliori di altri. ogni approccio a dei pro e dei contro.
Nel sistema a sospensione pneumatica le frequenze emesse dalla parte posteriore del woofer sono in pratica eliminate.
l’aria chiusa all’interno fa da elemento elastico per controllare il movimento dell’altoparlante. nei sistemi bass reflex
l’emissione posteriore del woofer viene accordata su una certa frequenza tramite un tubo in modo tale che contribuisca
anch’essa alla risposta sui bassi della cassa. qual’e’ la potenza di un amplificatore? intanto per le casse la potenza e’ intesa
come potenza supportata in quanto, essendo componenti passivi, di proprio non possono generare un bel nulla, quindi e’
completamente sbagliato ritenere che casse piu’ potenti, col significato appena visto, suonino piu’ forte...non sono
amplificatori! in realta’ il parametro che identifica la capacita’ di una cassa a suonare piu’ forte a parita’ di potenza
dell’amplificatore esiste e va sotto il nome di efficienza(o meglio sensibilita’).
Una cassa ad alta efficienza produrra’ una pressione acustica, misurabile in decibel (db), superiore a quella prodotta da
una cassa a bassa efficienza, le casse ad alta efficienza sarebbero le piu’ desiderabili, purtroppo nella realta’ costruire dei
diffusori siffatti comporta tutta una serie di problemi tecnici che limitano fortemente le possibilita’ dei costruttori, non
ultimno l’alto costo dei buoni altoparlanti con tali caratteristiche. una volta chiariti i concetti di potenza e di efficienza
non pensiate che sia finita qui’, ci sono altri parametri che concorrono alla determinazione delle caratteristiche tecniche
di un diffusore. tra i piu’ importanti c’e’ sicuramente quello del carico elettrico offerto all’amplificatore. piu’ e facile il
carico visto dall’amplificatore piu’ questo potra’ esprimersi al suo meglio. ma come si fa a capire se una cassa e’ facile da
pilotare? oltre alla potenza, nel retro della cassa troverete anche unaltro dato: l’impedenza. l’impedenza non ha alcuna
relazione con la qualita’ della cassa. contrariamente a quanto puo’ suggerire l’intuito non e’ affatto vero che un impedenza
piu’ bassa indichi un diffusore piu’ facile da pilotare.
La struttura di un altoparlante
L'attrezzo che produce il suono viene chiamato "altoparlante". Vi sono rari altoparlanti specializzati che hanno una
struttura e un funzionamento del tutto particolari (altoparlanti elettrostatici, al plasma, ecc). Ma nella stragrande
maggioranza dei casi tutti voi avrete a che fare con altoparlanti di tipo "dinamico", che è il tipo di altoparlante adottato
nel 99% dei casi. E' insomma ben difficile che incontriate gli altri tipi.
Agli altoparlanti dinamici è infatti affidata la riproduzione del suono del computer, delle casse degli impianti Hi-Fi,
degli annunci nelle stazioni ferroviarie, della colonna sonora dei film nelle sale cinematografiche come della musica
prodotta nelle cuffiette dei walkman, delle radio da tavolo e dei televisori di ogni tipo.
Dunque, come è costruito un altoparlante dinamico? E' costituito da un cono o membrana, che nella maggior parte dei
casi ancora oggi è costituito da cartone, così come nei primi suoi progenitori... Anche se in diversi casi oggi si usa della
plastica. Al bordo esterno del cono vi è una sospensione realizzata con l’impiego di gomma o, nei modelli economici,
con cartoncino ondulato, che lo ancora ad una struttura di supporto (in metallo) chiamato cestello. L'altro bordo del
cono è solidale con una bobina. La bobina è posta attorno ad una calamita (magnete permanente), la calamita a sua
volta è saldata al cestello, mentre la bobina è saldata al cono, ed è libera di muoversi al muoversi di questo, che viene
trattenuto in sede sia dalla sospensione di cui si è parlato fino ad ora, sia da un apposito centratore. L’insieme del
magnete(parte fissa) e della bobina (parte mobile) è chiamato motore.
Struttura di un altoparlante Ecco i costituenti principali di un altoparlante.
In grigio vi è il cono (di solito in cartone). Un bordo del cono è trattenuto da un anello (in magenta) che è la sua
sospensione al cestello, una struttura metallica di sostegno qui schematizzata in blu. Dall'altra parte del cono vi è
un tubo con attorno un avvolgimento elettrico (la bobina, rossa e nera). Essa è ben saldata al cono, e entra in
contatto posteriormente con un magnete (in verde).
La sospensione è morbida e permette (quando la bobina si sposta avanti e indietro, ovvero quando tende ad
andare verso il magnete o ad allontanarsi dal magnete) di far spostare avanti e indietro anche il cono.
Il bordo esterno del cestello ha un anello piatto con i fori per fissare l'altoparlante alla cassa acustica, mediante
opportune viti.
Riassumendo, le parti principali sono 5: il cono, la sospensione, il cestello, il magnete, la bobina.
Il funzionamento
Il punto cruciale dell'altoparlante è costituito dal rapporto tra la bobina e la calamita. Quando la bobina viene fatta
attraversare da una corrente che scorre in un senso (ad esempio, da A a B) ecco che essa emette un campo magnetico. Se
il polo posteriore di questo campo è uguale a quello anteriore della calamita, la bobina sposterà in avanti il cono, perché
i due poli di segno uguale tendono a respingersi.
Al contrario, se si fa scorrere la corrente applicandola in modo inverso (da B ad A) i poli saranno opposti, e il cono
tenderà ad andare indietro, perché i due poli di segno opposto tendono ad attirarsi. Vi saranno dunque delle escursioni
del cono (maggiori o minori a seconda della potenza del segnale applicato (proporzionale all'intensità del campo
magmatico prodotto dalla bobina) e in numero proporzionale al numero di cambiamenti di polarità della corrente
applicata alla bobina.
In altre parole, se si cambia polarità alla corrente alla bobina due volte al secondo, il cono si sposterà due volte al secondo.
Se si applica una variazione con una frequenza di 1000 Hz (mille cicli +/- al secondo) il cono si sposterà avanti e indietro
1000 volte al secondo, e quindi produrrà una frequenza (udibile) di 1000 Hz. Se viene immesso un segnale con una
corrente alternata a 3000 Hz, ecco che l'altoparlante riprodurrà un suono di 3000 Hz, un fischio più elevato. Un
altoparlante è in grado di riprodurre tutte le frequenze immaginabili e possibili? Naturalmente no.
Vi sono altoparlanti specializzati per bande di frequenza più o meno elevate: ovvero, costruiti per funzionare solo
nell'ambito degli ultrasuoni (ad esempio, quelli fatti per generare il segnale delle ecografie o per aprire le porte
automaticamente al passaggio delle persone) altri altoparlanti costruiti per riprodurre frequenza elevate (i tweeter delle
casse acustiche Hi-Fi) altoparlanti costruiti per riprodurre frequenze più basse (i woofer o addirittura i sub-woofer,
altoparlanti aggiuntivi destinati riprodurre frequenza tanto basse da non essere riprodotte dalle comuni casse), e così via.
E se -ad esempio- si applica una frequenza molto elevata ad un altoparlante grosso e pesante cosa succede? Semplice:
questo non riesce a riprodurre quella frequenza. Infatti le oscillazioni del cono (ad esempio, 15.000 al secondo) sono
troppe perché le sospensioni e il cono riescano a star loro dietro, andando avanti e indietro per un numero di volte così
elevato.
Quindi, si parla di "taglio meccanico", in quanto l'altoparlante non riesce a star dietro meccanicamente a queste
frequenze. Ci possono essere dei progetti in cui si vuole attribuire ad un certo altoparlante una banda di frequenze più
stretta di quella che sarebbe in grado di riprodurre. Ad esempio, far suonare un woofer fino a 600 Hz, anche se sarebbe
capace di arrivare a 1000. Perchè dai 600 ai 4000 si ha un altro altoparlante più adatto. Come si fa? Si ricorre a dei filtri,
chiamati "cross-over". L’altoparlante per trasformare in onde sonore i movimenti meccanici impressi dalla bobina mobile
comprime le molecole d’aria adiacenti all’atto dello spostamento in avanti; contemporaneamente si crea una depressione
della parte opposta del cono. Inversamente avviene quando esso si sposta all’indietro: quindi l’altoparlante emette dei
suoni sia sulla faccia anteriore sia su quella posteriore.
Ad esempio consideriamo di riprodurre una frequenza di 30 Hz con un altoparlante da 25 cm di diametro, cui
corrisponde una lunghezza delle generatrici del cono di circa 14 cm. La lunghezza d’onda di un suono di 30 Hz è pari a
340/30 = 11,33 m. Il tempo impiegato dalla membrane per spostarsi in avanti è, per qualsiasi frequenza, pari a un quarto
del periodo, e durante questo tempo l’onda di 30 Hz percorrerà 11,33/4 = 2,83 m: questa lunghezza è notevolmente
superiore ai 14 cm dell’apotema del cono, solo elemento separatore fra onde anteriori e posteriori, le quali interferiscono
annullandosi in parte: è ciò si chiama cortocircuito acustico. Il nostro altoparlante funzionerà quindi correttamente solo per
lunghezze d’onda minori di 0.14 x 4 = 0,56 m, cioè per frequenze superiori ai 340/0,56 m = 610 Hz circa; in realtà
tuttavia il cortocircuito acustico si produrrà anche più in alto, fino ai 700 Hz circa, perchè occorre tener conto della parte
del cono che è relmente attiva. Per migliorare la risposta dell’ altoparlante consentendogli di riprodurre frequenze
abbastanza basse, è necessario ridurre il valore al quale si produce il cortocircuito.
Funzionamento di un altoparlante
Se la bobina viene fatta attraversare da una corrente, ecco che essa emette un campo magnetico. Se il polo posteriore di
questo campo è uguale a quello anteriore della calamita, la bobina sposterà in avanti il cono, perchè i due poli di segno
uguale tendono a respingersi.
Al contrario, se si fa scorrere al corrente applicandola in modo inverso (da B ad A) i poli saranno opposti, e il cono
tenderà ad andare indietro, perchè i due poli di segno opposto tendono ad attirarsi. Applicando una corrente che cambia
polarità n volte al secondo, ecco che il cono andrà avanti e indietro con una frequenza proporzionale a quella del segnale
applicato.
Se il segnale è di potenza sufficiente e se cade dentro lo spettro di frequenze udibile, il cono produrrà un suono.
La scelta dell'altoparlante
Gli altoparlanti che devono riprodurre le frequenze dei bassi, dei medi e degli acuti presentano ovviamente esigenze le
une opposte alle altre. Per le frequenze comprese tra i 20 Hz fino ai 500 Hz occorrono degli altoparlanti con membrane
dal diametro molto grande che si possano muovere nel loro cestello con ampie oscillazioni. Per le frequenze comprese
tra i 500 e i 3.000 Hz occorrono dei coni di medie dimensioni, perché le oscillazioni del cono devono risultare molto
più veloci. Per le frequenze comprese oltre i 3.000 Hz le dimensioni del cono devono risultare molto ridotte. Come
avrete già intuito da quanto detto fino qui è abbastanza difficile se non impossibile realizzare un solo altoparlante in
grado di riprodurre tutta la gamma acustica dei bassi – medi – acuti. Per questo motivo negli impianti HI-FI si usano 2 o 3
altoparlanti in grado di riprodurre ciascuno una ristretta gamma di frequenze. Per l’altoparlante dei bassi occorre tenere
presente che avendo un cono di ampie dimensioni, durante il suo funzionamento comprime in avanti una notevole
quantità di molecole aria, ma poiché la sua parte posteriore la decomprime, si verifica, ad una ben determinata
frequenza, un fenomeno chiamato risonanza meccanica. In corrispondenza della risonanza meccanica aumenta
notevolmente il valore dell’impedenza della bobina mobile. Sul mercato esistono molti tipi di altoparlanti, denominati a
larga banda woofer – midrange – tweeter, che vogliamo esaminare brevemente.
Altoparlante a banda larga
Questi altoparlanti hanno in genere un diametro compreso tra i 110 e i 160 mm e sono in grado di riprodurre tutta la
gamma delle frequenze comprese tra i 40 Hz e i 16.000 Hz. Riescono cioè a riprodurre quasi tutta la gamma acustica,
con esclusione dei superbassi. Se con questi altoparlanti volessimo realizzare una efficiente Cassa Acustica, dovremmo
aggiungere un altoparlante Woofer in grado di riprodurre le sole frequenze comprese tra i 20 Hz e i 2.000 Hz.
Altoparlante midrange
Come i precedenti, anche questi altoparlanti hanno un diametro compreso tra i 110 e i 160 mm, ma sono in grado di
riprodurre in modo molto lineare la sola gamma delle frequenze medie compresa tra i 500 Hz e i 3.000 Hz. A questi
altoparlanti, utilizzati per realizzare delle Casse Acustiche a 3 vie, vanno aggiunti un altoparlante Woofer per i bassi ed
un Tweeter per gli acuti. Il midrange deve risultare chiuso sulla parte posteriore da un piccolo involucro metallico per
proteggere il suo cono dalla pressione dell’aria, che si forma all’interno della Cassa Acustica quando il cono del Woofer
vibra.
Altoparlante woofer
Questi altoparlanti hanno in genere un diametro compreso tra i 110 e i 380 mm e sono in grado di riprodurre tutta la
gamma delle frequenze comprese tra i 15 Hz e i 1.500 Hz, cioè le frequenze dei medi/bassi e superbassi.
Altoparlante tweeter
Questi altoparlanti hanno diametri molto ridotti, compresi tra i 4 e gli 8 cm, e sono costruiti appositamente per
riprodurre tutte le frequenze comprese tra i 2.000 e i 30.000 Hz. Le tecnologie per la fabbricazione degli altoparlanti
Tweeter sono differenti, perciò possiamo trovare altoparlanti con coni di plastica o metallici, altri piezoelettrici, altri a
tromba. I tipi più comunemente usati sono quelli con cupola a compressione, perché sono in grado di espandere il suono
in un angolo di 90°.
Il filtro cross-over
Gli altoparlanti Woofer – Midrange – Tweeter devono essere collegati sull’uscita dell’amplificatore tramite un filtro CrossOver che provveda ad inviare ai 3 altoparlanti la sola gamma di frequenze che questi sono in grado di riprodurre. (si
consigliano i Cross-Over a 2 o a 3 vie).
Le casse acustiche
La Cassa Acustica serve principalmente per eliminare le onde posteriori dall’altoparlante che, risultando in opposizione
di fase con le onde emesse dalla parte anteriore, tendono ad attenuare il suono emesso. Le onde posteriori che si
diffondono e rimangono all’interno del mobile vanno assorbite ricoprendo le pareti interne con uno spessore di materiale
assorbente. Naturalmente il materiale assorbente va applicato solo sulla parete posteriore, sui due laterali e sulle pareti
superiori ed inferiore, ma non sulla parete anteriore, sulla quale risultano fissati gli altoparlanti.
Forma e dimensioni di una cassa
La struttura geometrica della Cassa Acustica non influenza la fedeltà del suono, quindi può avere indifferentemente la
forma di un cubo, di un parallelepipedo, di una piramide ecc… anche se la forma più diffusa rimane sempre quella
parallelepipeda. In funzione della loro forma vanno comunque rispettate le proporzioni, perché costruendo una base
molto ridotta per ottenere il volume richiesto, se deve necessariamente aumentare l’altezza. Tra le caratteristiche di un
altoparlante Woofer dovrebbe sempre essere indicato il volume minimo e massimo interno della Cassa Acustica. Questo
volume viene sempre espresso in litri. Per ottenere questa misura è sufficiente moltiplicare la larghezza per la profondità
e per l’altezza, espresse in centimetri, poi dividere il risultato per 1.000. Una Cassa Acustica che dichiara queste misure
interne: Larghezza 6cm Profondità 4cm Altezza 90cm Ha un volume in litri pari a: (36*24*90) /1.000 = 77,76 litri nel
calcolo non si deve mai considerare lo spessore del materiale assorbente, che andrà incollato successivamente selle pareti
interne. Non adoperate mai per la realizzazione delle Casse Acustiche del truciolato con uno spessore inferiore a 15 mm,
perché le pareti potrebbero vibrare. Per Casse di medie dimensioni potrete usare spessori di 15-18 mm, mentre per
Casse di grandi dimensioni conviene usare spessori di 18-20 mm cosi da renderle più solide e stabili.
Cassa chiusa
La massa d’aria racchiusa all’interno della Cassa ha una propria frequenza di risonanza che aumenta quanto più si riduce
il suo volume interno. Quindi un altoparlante per medi/bassi che in aria ha una frequenza di risonanza di 40 Hz, una
volta inserito in una Cassa Acustica, che ha un suo volume, porterà la sua frequenza di risonanza sui 50–70 Hz. Se il
volume interno è esagerato non si ottiene un sufficiente smorzamento delle vibrazioni emesse dal cono e ciò potrebbe
provocare delle distorsioni d’ intermodulazione.
Cassa bass – reflex
Il mobile bass – reflex si differenzia dal mobile chiuso per avere un foro o una finestra sulla parte anteriore. grazie a
questa particolarita’ si comporta come un filtro di quarto ordine a 24 db per ottava. per la presenza di questa apertura la
pressione frenante dell’aria presente all’ interno del mobile risulta minore rispetto a quella di una cassa chiusa. anche i
bass – reflex come tutte le altre casse acustiche, serve per rinforzare le sole frequenze dei bassi e medi bassi e non quelle
dei medi alti. poiche i bass – reflex esaltando le sole frequenze dei bassi potrebbe provocare uno squilibrio sonoro rispetto
alle frequenze dei medi se si desidera una risposta acustica suffiucientemente lineare converra’ scegliere degli
altoparlanti midrange ad alto rendimento.
Il risuonatore di Helmholtz
In tutte le casse acustiche bass – reflex si preferisce utilizzare un risuonatore di helmholtz a tubo anziche’ una finestra
perche’ e’ piu’ facile da realizzare ed asnche da tarare. la lunghezza del tubo risuonatore e’ legata al volume interno della
cassa acustica ed alla frequenza di risonanza dell’altoparlante woofer maggiore e’ il volume della cassa, piu’ corta dovra’
essere la lunghezza del tubo, pero’ minore risulta la frequenza di risonanza del woofer, piu’ lunga deve risultare la sua
lunghezza.
Cassa bass – reflex a labirinto
Il mobile a labirinto si differenzia dal normale bass – reflex per avere dei pannelli interni che fanno compiere all’onda
posteriore un cammino tortuoso prima di uscire dal risuonatore di helmholtz. la lunghezza del labirinto deve essere
calcolata in modo che risuoni sulla frequenza piu’ bassahe si vuole esaltare (30-35 hz). questo tipo di cassa acustica e’
molto difficoltosa da mettere a punto, perche’ se il labirinto non e’ ben calcolato si ottengono dei bassi molto cavernosi.
se non si e’ disposti ad affrontare un lungo lavoro per modificare le dimensioni e la distanza dei pannelli interni e’ meglio
che abbandoniate l’impresa c’e’ il rischio di lavorare molto per poi ottenere un risultato inferiore da quello prodotto da un
normale bass – reflex.
Meglio una cassa chiusa o un bass – reflex
Ognuna di queste casse presenta dei vantaggi e degli svantaggi, percio’ non si puo’ affermare in assoluto che una sia
meglio dell’altra; anche perche’ nella scelta influiscono le preferenze personali. vi sono audiofili che preferiscono le casse
chiuse ed altri che preferiscono i bass – reflex. le casse chiuse sono piu’ semplici da costruire; perche’ non hanno nessun
risuonatore di helmholtz da tarare. con gli amplificatori di media ed elevata potenza la cassa chiusa permette di ottenere
un suono molto piu’ equilibrato di bassi, medi e acuti. Se si ha un amplificatore poco potente con le casse chiuse si puo’
notare una carenza di bassi perche’ come gia’ abbiamo detto, a parita’ di potenza il nostro orecchio percepisce i suoni bassi
con un livello minore rispetto ai suoni medi. in questo caso e’ meglio scegliere una cassa acustica bass – reflex perche’
esalta maggioirmente le frequenze dei bassi.
Taratura del risuonatore a tubo
Per trovare l’esatta lunghezza del tubo da utilizzare per una cassa acustica tipo bass – reflex occorrono questi due soli
strumenti: - il frequenzimetro digitale lx 1190; - l’impedenzimetro - reattenzimetro lx 1192; innanzitutto bisogna trovare
la frequenza di risonanza del nostro woofer e perche’ sappiamo che quando entra in risonanza la membrana dell’
altoparlante la sua impedenza caratteristica sale bruscamente, ora colleghiamo l’uscita dell’ impedenzimetro sui terminali
dell’ altoparlante ed il frequenzimetro sul connettore bnc presente sul frontale di questo strumento. a questo punto
pigiamo il pulsante presente nel riquadro freq.gen e ruotiamo la manopola presente nel riquadro range ohm, quindi
molto lentamente ruotiamo la manopola presente nel riquadro frequency.
L’efficienza di una cassa
Se chiedete ad un rivenditore come si possa compiere una misura di efficienza questo vi rispondera’ che occorrono
strumenti sofisticati e molto costosi che solo i costruttori possono permettersi di acquistare. vi dira’ inoltre che per fare
queste misure occorre una camera anecoica, cioe’ una sala in cui le pareti sono state ricoperte con cunei di materiale
assorbente per eliminare tutte le riflessioni ed i riverberi. cio’ che vi dice e’ vero, ma come voi stessi potrete notare queste
misure possono effettuare anche con dei sempplici strumenti costruiti da voi. le curve di risposta che riceverete potranno
servire per fare un confronto tra due diverse casse cosi’ da stabilire quale dellle due esalta maggioemente le frequenze dei
bassi e se il cross over prescelto non presenta dei buchi, cioe’ non attenua in modo esagerato una sola frequenza.
Per concludere
Anche se non siete diventati esperti di casse acustiche, sapete che con un costo irrisorio per poche tavole di legno ed un
po’ di colla siete in grado di costruire delle casse acustiche con caratteristiche analoghe se non superiori a quelle
commerciali. ricordatevi che le casse acustiche sono piu’ importanti degll’ amplificatore. dovete inoltre sapereche una
cassa appoggiata sul pavimento o posta vicinissima ad una parete rinforza le sole note basse. se quindfi le casse sono
poste negli angoli della stanza, tutte le frequenze dei bassi vengono ulteriormente rinforzate perche’ le pareti si
comportano come un rifletttore acustico a forma di (v). ricordatevi che per ottenere il massimo effetto stereofonico le
due casse devono essre collocate alla stessa altezza dal suolo e anche ad una identica distanza dalle pareti.
I.I.S. "Alessandro Volta" di Pescara - via Alessandro Volta, 15
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