pag. 15 - Solidarietà
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15 VENERDÌ 13 AGOSTO 2004 il Cittadino San Donato e San Giuliano SAN DONATO ■ IL PRESIDENTE DEL GRUPPO MELEGNANESE TAMINI HA RACCONTATO LA SUA VERITÀ AI MAGISTRATI DELLA PROCURA DI MILANO «Cozzi era uno dei nostri consulenti» Solo regolari fatture al presunto collettore delle tangenti Enipower L’EX MANAGER MARZOCCHI HA SPIEGATO AI PM GRECO E NOCERINO COME VENIVANO AFFIDATI GLI APPALTI Interrogatori fiume, poi le perquisizioni A sinistra, l’avvocato lodigiano Giuseppe Cornalba, legale di Luciano Tamini, presidente dell’azienda di Melegnano (sopra gli uffici) coinvolta nell’inchiesta Enipower ■ I vertici della Tamini Group di Melegnano non hanno mai saputo nulla di presunte tangenti che sarebbero state pagate per gli appalti Enipower. È questa, in sintesi, la versione illustrata al pubblico ministero Francesco Greco da Luciano Tamini, presidente dell’omonima azienda, che si è presentato ai magistrati ieri mattina alle 9 dopo avere concordato l’appuntamento appena 24 ore prima tramite i propri avvocati, il lodigiano Giuseppe Cornalba e il milanese Giuseppe Pezzotta. Il colloquio di Tamini con Greco è durato un paio d’ore, mentre in un altro ufficio si concludeva la seconda parte dell’interrogatorio (che riprenderà questa mattina) di Lorenzino Marzocchi, il project manager dell’Eni accusato di aver intascato tangenti sugli appalti facendo passare i soldi sui conti di due consulenti finanziari, Mauro Cartei e Luigi Cozzi. Ed è stato proprio il contatto con quest’ultimo e poi i documenti trovati in casa di Marzocchi a portare i magistrati di Milano fino alla Tamini. «Ma la società - spiega l’avvocato Cornalba - non ha mai avuto contatti con Marzocchi». I primi affari con Enipower risalgono a un paio d’anni fa e riguardano alcuni appalti per dei trasformatori. «La società - spiega il legale lodigiano non riusciva a vincere le gare e allora si era rivolta a Luigi Cozzi che era persona conosciuta. Cozzi venne contattato dall’allora direttore generale della Tamini. Luciano e Carlo Tamini non hanno mai avuto rapporti con Cozzi. Quest’ultimo venne contattato come agente libero professionista che ricevette il mandato per seguire alcuni appalti, in cambio di una provvigione che sarebbe stata pagata salvo DALLA PRIMA PAGINA A difesa dei cuccioli d’uomo polemica innescata dall’incomprensibile proposta del senatore Antonio Gentile (FI) di introdurre un ticket a partire dal secondo intervento di Ivg (Interruzione volontaria della gravidanza). La 194/1978 è, infatti, una legge dello Stato come tutte le altre, anzi è solo ordinaria (non è nemmeno costituzionale). C’è così da chiedersi perché mai questa legge, a ventisei anni dalla sua promulgazione non possa essere riformata, in un tempo, come l’attuale in cui si fanno, o si vogliono fare, riforme. La polemica di questi giorni è però tutt’altro che ferragostana, destinata a sopirsi con la fine buon fine. Quindi solo se l’appalto fosse stato vinto dalla Tamini. Ma tutto all’interno di un regolare rapporto di agenzia, con tanto di fatture a dimostrare i versamenti delle provvigioni». La Tamini quindi ammette i rapporti d’affari con Luigi Cozzi, provati dai documenti che il presidente della società ha consegnato ai magistrati e che in parte la procura già aveva. Ma i vertici della Tamini, secondo la difesa, non erano a conoscenza di come Luigi Cozzi seguisse gli appalti dell’Eni, si interessavano solo al risultato finale dal quale poi dipendeva l’entità della fattura che la società avrebbe poi dovuto pagare al professionista come provvigione sull’affare. Se poi Cozzi trattasse con Marzocchi questo il presidente della holding melegnanese dice di non saperlo. Come non conosceva, sempre stando alla versione della difesa, sia il project manager Enipower sia Mauro Cartei, l’altro professionista indicato dalla procura come il collettore delle tangenti e «con il quale non ci sono mai stati rapporti» spiega l’avvocato Cornalba. Ma come mai la Tamini si rivolse proprio a Cozzi che i vertici dell’azienda, a loro dire, neppure conoscevano? E perchè l’azienda non trattò in proprio gli appalti? Quella di affidarsi in tutto il mondo a degli agenti incaricati di seguire determinati settori di business è la prassi per la Tamini, risponde la difesa. Mentre per quanto riguarda l’individuazione della persona «il contatto venne preso dall’allora direttore generale - spiega l’avvocato Giuseppe Cornalba - quindi eventuali spiegazioni aggiuntive le potrà dare lui se i magistrati riterranno di doverlo sentire». Fabio Bonaccorso delle vacanze. Il problema, infatti, è che i cuccioli di uomo, anche quando sono solo allo stato embrionale, appena concepiti, sono un dato di fatto e non un’opinione dei cattolici, come alcuni vogliono far credere. Occorre pertanto fare alcune riflessioni a partire dalla proposta del senatore Antonio Gentile. Alcuni l’hanno definita “bizzarra”, io la definisco “incomprensibile” per non usare espressioni meno gentili. La proposta del senatore azzurro di introdurre un ticket a partire dal secondo intervento di Ivg, non regge, infatti, nemmeno sul piano costituzionale: il primo figlio abortito verrebbe discriminato rispetto ai suoi fratelli minori. Questi ultimi avrebbero maggiori possibilità di nascere, proprio in virtù del fatto che la loro soppressione con l’Ivg verrebbe disincentivata dal ticket. È follia allo stato puro, anche se apparentemente dettata dal desiderio lodevole di porre un freno alla pratica abortiva. La sua proposta tuttavia ha avu- ■ Lorenzino Marzocchi ormai è un fiume in piena. L’ex project manager di Enipower sta vuotando il sacco con i magistrati sul giro di tangenti all’interno del gruppo Eni e sta coinvolgendo anche altre persone. Ieri è stato interrogato fino alle 2.30 del mattino dai pubblici min iste ri Carl o Noce rin o e Francesco Greco. Alle 9.30 il manager, che è a piede libero, è tornato a palazzo di giustizia e ha ricominciato a vuotare il sacco. «Lorenzino Marzocchi continua a chiarire le proprie responsabilità nel suo ambiente di lavoro che, come tutti gli ambienti collettivi, coinvolge anche altre persone. Lui chiarisce quel che lo riguarda, gli altri chiariranno le loro posizioni se convocati» ha detto l’avvocato Achille Petriello, difensore dell’ex project manager di Enipower al termine della seconda parte del lungo interrogatorio. Marzocchi avrebbe parlato anche di una doppia tangente, una mazzetta versata due volte dallo stesso imprenditore per la medesima commessa, attraverso due intermediari. Il conMarzocchi fotografato ieri in un corridoio del palazzo di giustizia di Milano durante una pausa dell’interrogatorio fronto tra il manager e gli inquirenti, il cui contenuto è stato secretato dalla procu ra, è stato sospeso poco dopo le 14 ma riprenderà, stando a qu a n t o si a ppr e n de , questa mattin a . Se m pre ieri c’è stato l’interrogatorio del presi de n t e de l con sorzio Italwork, Antonio Primavera, davanti al pm Carlo Nocerino. Il c o n fro n to, I pubblici ministeri Carlo Nocerino (sinistra) e Francesco Greco sol l e citato dallo stesso imprenditore coinvoldelle società Magrini (Bergamo), to nelle indagini per presunte tanItalwork (Roma) e Cgt (Mantova), genti versate a Enipower, è andato oltre alle case di tre persone fisiavanti per tutta la mattina, è proche che avrebbero avuto il compito seguito nel pomeriggio. Alla fine di intermediari per il pagamento l’incontro con i magistrati è duradelle tangenti, lo stesso presunto to circa sei ore. Al presidente della ruolo di Luigi Cozzi e Mauro Carsocietà Italwork verrebbe contetei. Ma l’inchiesta sta facendo anstato il pagamento di una tangenche le prime vittime. Ieri l’imprente, per un importo di circa un miditore emiliano Gianfranco Fagioliardo di vecchie lire, per quattro li, di 62 anni, è morto per un collasgare di appalto per ogni sito, ovveso cardiocircolatorio mentre veniro Brindisi, Mantova, Ferriera Arva trasportato d’urgenza all’ospeb o g n o n e ( P av i a ) e R ave n n a . dale civile di Ostuni (Brindisi). Da Italwork, la società di cui Primavequalche giorno era in vacanza con ra è presidente, è la mandataria di la moglie in un centro turistico del tutte le società dell’Ati e da circa litorale adriatico pugliese. Fagioli sei anni è vincitrice di numerose era vicepresidente dell’omonimo gare indette dalla Terna Spa di gruppo industriale, operante nel Enel. Il manager si è presentato settore della logistica e dei traspontaneamente all’interrogatosporti di Sant’ Ilario d’Enza (Regrio accompagnato dal suo avvocagio Emilia). L’azienda era comparto e dalla moglie e con un trolley sa nei giorni scorsi nella lista delle pieno di documenti. Le dichiarasocietà coinvolte nell’inchiesta zioni di Primavera sarebbero state condotta dalla procura milanese in parte coincidenti con la ricosulle tangenti Enipower. I vertici struzione fatta da Marzocchi agli del gruppo si erano, comunque, inquirenti. Ieri la Guardia di fisempre dichiarati estranei alla vinanza ha anche perquisito le sedi cenda. Eni, un colosso simbolo tra scandali e grandezza to il merito di riportare in primo piano la discussione sulla “questione sociale” del nostro tempo: quella del Diritto alla vita di ogni essere umano sin dal concepimento e in tutto l’arco del suo sviluppo sino alla morte naturale. La proposta di Gentile ha incassato l’apertura del ministro della Salute Gerolamo Sirchia, il quale ha ricordato di aver votato, nel 1981, a favore del referendum proposto dal Movimento per la vita, ritenendo “che l’aborto sia un atto grave, lesivo dei diritti del concepito e della società, …in sostanza un omicidio”. Ma guai a toccare la legge sull’aborto. Così lo stesso Sirchia, precisa in un’intervista a Repubblica: “Non ho mai parlato di revisione della 194, ma di ripensare come la legge viene applicata. Inviterei tutti quelli che gridano allo scandalo a ragionare, sempre nel rispetto delle donne e della gravidanza”. “Basta applicare l’articolo 5, che afferma con chiarezza che il disagio delle madri va sostenuto dallo Stato (e dagli Enti locali - ndr) con interventi opportuni. Eviterei di fare inutili drammi, non c’è bisogno di mettere in campo grandi cose: occorre tutelare la maternità delle donne immigrate e delle giovanissime, attraverso una mediazione culturale ed economica che impedisca l’uso dell’aborto come strumento anticoncezionale”. Quello di Sirchia è certamente quanto si deve fare fintanto che la 194 sarà legge dello Stato, ma non si deve dimenticare che è integralmente “iniqua”, proprio perché consente di uccidere i cuccioli di uomo quando sono più che mai deboli, essendo allo stato embrionale. Pertanto anche Sirchia si faccia coraggio e dica: occorre riformare la legge 194. È quanto mai urgente, soprattutto in un tempo in cui negli enti locali cominciano ad essere nominati assessori con delega ai “Diritti degli animali”. Anche i cuccioli di uomo sono animali! Piero Pirovano presidente di “Solidarietà” (www.solidarieta.biz) ■ Un colosso presente in 70 paesi, con 76 mila dipendenti, con ricavi consolidati che nel 2003 hanno raggiunto i 51 miliardi e mezzo di euro con un utile netto di 5 milioni e 600 milioni. L’Eni è questo, ma anche molto di più. È anche il simbolo della crescita economica vissuta dall’Italia partendo dalle distruzioni della guerra. Una galoppata iniziata con Enrico Mattei, il fondatore che non si faceva problemi a dire che usava i partiti come dei taxi. li prendeva, arrivava a destinazione, pagava e scendeva. E all’Eni di soldi ne sono sempre girati tanti e hanno fatto gola a molti. Non è poi la prima volta che la compagnia pubblica si trova coinvolta in qualche scandalo. Nel 9 marzo 1992, agli albori di tangentopoli, il presidente Gabriele Cagliari era stato arrestato e aveva spiegato ai giudici che il finanziamento illecito ai partiti era «un vecchio sistema che serviva a finanziare principalmente il Psi e la Dc». L’Eni si trovò nella bufera per la fusione con la Montedison che sarebbe costata allo Stato mille miliardi più del previsto, una maxi stecca poi divisa fra diverse formazioni politiche. Uno scandalo che fece anche due mor- ti: lo stesso presidente Cagliari che si suicidò dopo tre mesi di carcere infilando la testa in un sacchetto di plastica e poi Raoul Gardini, il re della chimica che si sparò un colpo alla tempia nella sua casa milanese. Poi la bufera era passata, i dirigenti erano cambiati e pur conservando il simbolo, il cane a sei zampe, l’Eni (il cui presidente è Roberto Poli e l’amministratore delegato è Vittorio Mincato) si è trasformata, dividendo la sue attività in cinque realtà: Snam Rete Gas, la Italgas, la Enipower, la Snamprogetti e la Saipem. La prima è presieduta da Domenico Speranza con tre direttori: Paolo Caropreso, Carlo Malacarne e Claudio De Marco. La seconda società è guidata dal presidente Alberto Meormartini e dall’amministratore delegato Giacomo Vitali. C’è poi la Enipower presieduta da Giovanni Locanto,che è anche amministratore delegato. Mentre la Sanprogetti è guidata da Luigi Patron (presidente) e da Angelo Caridi (amministratore delegato). Infine c’è la Saipem presieduta da Pietro Franco Tali con l’amministratore dele gato Hugh James O’Donnel. Fa. Bo.