Antrona - Cai Villadossola

Transcript

Antrona - Cai Villadossola
Antrona
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
PUNTI DI INTERESSE
1. LA CHIESA DI SAN LORENZO - La vecchia parrocchiale, le cui origini risalgono
intorno al 1200, sorgeva nel luogo dove ora sono le cappelle della via Crucis e fu
sommersa dalla frana del 27 luglio 1642. Pochi giorni dopo la sua distruzione gli
antronesi contattarono Bartolomeo Tami di Valleggia (Montescheno) affinché, nella
veste di capomastro, costruisse la nuova chiesa ampliando l’oratorio di san Rocco.
Nel 1653 fu costruita la cappella dedicata alle anime Purganti situata di fronte a
quella della B.V. del Carmine, terminata nel 1656. La costruzione del campanile fu
iniziato nel 1656 e terminato nel 1660. Il portico risale al 1685, anno in cui furono
terminate le opere murarie della chiesa. Gli altari della chiesa sono di legno dorato e
sono tutti opera del Guaglio, scultore locale, il primo di essi fu quello della Madonna
del Carmine (1660-1670). Tra il 1670 e il 1680 Giulio Guaglio si dedica al rifacimento
in legno dell’altare di S. Antonio, la statua del santo risale al 1652. II ciborio dell’altare
maggiore, completato nel 1686, è considerato tra le più belle opere di stile barocco
del Piemonte. L’altare della B.V. del Rosario fu iniziato nel 1686 e terminato nel 1690.
Dello stesso anno è anche quello delle Anime Purganti. Numerose sono le altre
opere ereditate dalla scuola del Guaglio: candelabri, busti, statue. Il fonte battesimale è uno dei pochi oggetti recuperati dalle macerie della vecchia chiesa. Il pulpito
che risale al 1720-21 è opera degli scultori vigezzini. Nel 1841 il ricavato dalla vendita dell’alpe Monte Moro (Montmor), fu utilizzato per la costruzione della bussola
della porta centrale e per l’acquisto dell’organo. Nel 1887 furono assegnati i lavori di
decorazione ad alcuni pittori vigezzini tra i quali spicca il nome di Bernardino Peretti
(vedere: Bertamini T., Antronapiana, ed. Libreria Giovannacci, 1987).
2. ORATORIO della B.V. della NEVE -È posto nel Cantone superiore, un tempo
detto “Asnedo” e, sino al 1638, “Pasquè” (II pasquè fu in tutta l’Ossola il recinto dove
venivano radunate le bestie in transito). La costruzione dell’oratorio è compresa tra
l’anno 1618 e il 1638, venne rifatto tra il 1700 e il 1707 e ampliato nel 1926 e decorato dal pittore C. Baranzelli.
3. ORATORIO di S. ANNA -È posto nel Cantone delle case (il nome del cantone
sta a indicare che in lontano passato era luogo dove c’erano delle vere case). La
costruzione dell’oratorio è compresa tra l’anno 1653 e il 1689. Nel 1724 fu costruito
il portichetto e nel 1927 fu riparato e decorato dal pittore C. Baranzelli.
4. ORATORIO di S. GOTTARDO -È posto nella frazione di Rovesca il più antico
nucleo abitativo di Antrona (il nome Rovesca deriva da “rubus” rovo seguito dalla desinenza “esca”, tipica dei dialetti lepontici). La costruzione dell’oratorio è del
1627 (dovrebbe essere il più antico di Antrona). Del 1669 è la gigantesca figura di
S. Cristoforo, una delle meglio conservate dell’Ossola, posta sulla facciata. Del 1740
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
l’altare dello scultore G.M. Albasino di Vanzone. Nel 1836 furono eseguiti dei restauri
e nel 1898 furono eseguite le decorazioni interne rifatte poi nel 1926 dal pittore C.
Baranzelli.
5. CAPPELLE della VIA CRUCIS - Furono costruite nel XVII secolo dagli antronesi
per determinare il luogo sacro della Vecchia chiesa parrocchiale, dopo la grande
frana di Pozzuoli del 1642. Furono affrescate da pittori diversi, la I e la VI svelano la
scuola dei Peracini, la VII e l’VIII quella dei pittori vigezzini Peretti e Cotti, nella XIV
viene rappresentato un buon affresco del pittore vigezzino G.M. Borgnis.
6. Ex LAZZARETTO - Luogo dove vi era un lazzaretto del 1630.
7. CIMITERO
8. CAPPELLA della MADONNA delle GRAZIE
9. CAPPELLA della DEPOSIZIONE - Eretta a Cimariva nel 1760 e ristrutturata nel
1960, la croce è del 1965.
10. CAPPELLA di S. GIUSEPPE - Eretta nel 1705 e ristrutturata nel 1994.
11. CAPPELLA della MADONNA PELLEGRINA -Eretta nel 1849.
12. CAPPELLA
13. Ex MULINI
14. Casa PARROCCHIALE
15. LAPIDE - Dedicata a Baccaglio e Seminari uccisi in questo luogo l’8.11.43.
16. FONTANA in sasso
17. FONTANA in sasso
18. CASE di interesse architettonico
19. CASA con alto valore architettonico
20. CASA con scritta di una vecchia cantina
21. CASA con Forno
22. Ex ALBERGO RAFFINI, ex COLONIA - L’albergo, nel 1913, era fornito di ogni
comfort e aveva 53 letti e vasti locali, come racconta Angelo Grossetti nel suo libro
“La valle Antrona” del 1913.
23. ROCCIA VERDE di ANTRONA (vedere: De Maurizi G., e le note mineralogiche
di Roggiani A., L’Ossola e le sue valli, ed. Grossi, 1977, pp. 169-170).
24. Preia dui BIFF
25. CAMPEGGIO
26. MANEGGIO
27. STALLA
28. CENTRO SPORTIVO - Campo da calcio, da tennis, pista da pattinaggio
29. CENTRALE di ROVESCA
30. CONDOTTA FORZATA (Campliccioli/Antrona lago)
31. CONDOTTA FORZATA (Alpe Cavalli)
32. Ex PALAZZINA residenziale ENEL
33. CENTRALE di SCIMARIVA
34. Ex Arrivo della TELEFERICA delle MINIERE D’ORO di CAMA
35. IL LAGO DI ANTRONA - Durante la denominazione spagnola nell’Ossola si susseguirono numerose calamità come le alluvioni, la siccità, le frane. In quel periodo il
torrente Troncone scorreva nel fondovalle. Le sue sponde erano però dissimetriche.
Quella sinistra era molto larga e coperta di prati e di campi, mentre quella di destra
era coperta da boschi. Partendo da Antronapiana si estendeva, ben esposto al sole,
quel tratto della sponda sinistra del Troncone per circa due chilometri con leggera
pendenza verso gli alpeggi ora rimasti in fondo al lago, collegati dalla vecchia strada che raggiungeva il passo di Antrona e quindi la valle di Saas. Questa sponda era
chiamata con il nome di Egro, dal latino “agrum” cioè campagna coltivata (di questo
toponimo è rimasto un ricordo nell’attuale Cimallegra). Il 27 luglio 1642 un’enorme
frana staccatasi dalle pendici del monte Pozzuoli rovinò su tutto il pianoro sottostante investendo anche una parte delle case dei cantoni di Grognasca e delle Case
seppellendo senza alcuna possibilità di fuga 95 abitanti, sorpresi nel sonno o incapaci di sfuggire a tanta violenza. Lo sbarramento della valle chiuse la via al passaggio delle acque del Troncone che a monte della massa franata si allargò in un lago,
ora detto il lago di Antrona. Passato il primo sgomento gli Antronesi si ripresero
senza aiuti esterni e con tenacia cercarono di sopravvivere in un paese tanto sfortunato. Alcuni, ridotti in povertà dalla crisi che seguì, emigrarono in altre regioni. (Dati
della frana: circa 20 milioni di mc. su una superficie di circa 375.000 mq). Dal 1926 il
lago è utilizzato come riserva per la sottostante centrale di Rovesca.
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
DIGHE E CENTRALI DELLA VALLE ANTRONA
(Note storiche da “Laghi & Dighe” di Luigi Barbero)
L’industria elettrica europea prese il via a Milano, nel giugno del 1883, quando in via
Santa Radegonda entrò in funzione una centrale termoelettrica da 400 kw predisposta su quattro dinamo (era la seconda del mondo) per illuminare alcune migliaia
di lampadine a incandescenza situate in edifici privati. Nel 1885 entrò in servizio a Tivoli la prima centrale idroelettrica da 68 kw per la vendita d’energia a terzi. Nel 1899
l’intraprendente Ignazio Ceretti, intuì i vantaggi della nascente industria elettrica e
realizzò un impianto da 400 HP sul torrente Ovesca, per garantire il funzionamento
di un nuovo laminatoio. Successivamente, sul rio Brevettola, affluente dell’Ovesca,
altre due centraline integrarono il fabbisogno dello stabilimento. In Valle Antrona
la “Edison” fu presente fin dall’inizio anche se parzialmente sotto lo pseudonimo di
“Società Forze Idrauliche Valle Antrona”. I tre grandi impianti che coprono a catena
il dislivello furono razionalmente studiati e non subirono sostanziali modifiche nel
tempo, se non per lavori di manutenzione. Ancora oggi è in funzione l’impianto
di Campliccioli che utilizza le acque del serbatoio Cingino alimentato dai torrenti
Antigine e Troncone e quelle del rio Banella nel serbatoio di Camposecco, per restituirle poi nel lago di Campliccioli (che ha la diga più alta dell’Ossola, 80 m). Da qui
vengono captate (così come quelle del sottostante lago d’Antrona e quelle del lago
Cavalli sul torrente Loranco) e utilizzate a Rovesca in tre distinti salti.
Raccolte direttamente allo scarico con l’aggiunta dell’acqua residua dell’Ovesca,
tramite un lungo canale vengono utilizzate a Pallanzeno e riportate infine al Toce.
Ricordiamo quanto fu importante per lo sviluppo della Valle Antrona la costruzione
e il successivo esercizio degli impianti idroelettrici. Pur essendo una valle molto
povera (lo scarso terreno coltivabile era strappato alla montagna e terrazzato con
tanta fatica), la sua popolazione iniziò a produrre carbone di legna già nel periodo
della lavorazione del materiale di ferro, diventando in breve tempo molto esperto
in questo lavoro, tanto da esercitarlo stagionalmente anche in Savoia, Svizzera e
Francia, che raggiungevano a piedi.
Il collegamento stradale carrozzabile con il fondovalle giunse solo nel 1883, anche
se i comuni lo avevano richiesto quasi trent’anni prima. La via di comunicazione
con il fondovalle si tradusse in benessere: alcuni trovarono lavoro nelle industrie
metallurgiche e chimiche di Villadossola e nei cantieri ferroviari del Sempione, altri
trovarono un’occupazione nei cantieri aperti per la realizzazione degli impianti idroelletrici. Oggi giorno con l’automazione degli impianti, e la conseguente riduzione
della manodopera si dovranno ricercare nuove forme di attività per poter sviluppare e conservare l’armonia della valle.
LA “STRADA ANTRONESCA” E IL VALLESE.
La strada Antronesca fu praticata fin dall’antichità. Di estrema importanza il ritrovamento di una moneta dell’epoca romana (ritornate nel municipio di Antrona nel
2008) in un posto di sosta situato nei pressi del passo per il collegamento della
Valle Antrona con la valle di Saas, attraverso il passo di Antrona o di Saas e quindi
per andare dall’Ossola al Vallese, congiungendo Villa con Visp. Questa strada non
raggiunse mai l’importanza di quella del Sempione, protetta dai governi dello Stato
di Milano e del Vallese . Tuttavia furono fatti parecchi tentativi per mantenere in efficienza e incoraggiare il traffico su quella via. Il problema principale era naturalmente quello della manutenzione, come ricorda un documento del 1454 che riporta
l’incontro tra i rappresentanti dei comuni della Valle Antrona e quelli di Saas presso
la chiesa di S. Bartolomeo di Saas Grund. Il trasferimento a Villa della fiera annuale
del bestiame nel XVI secolo, fa presumere che nei secoli XV e XVI questa strada
sia stata mantenuta efficiente. Dal Vallese venivano soprattutto bestiame e panno.
Dall’Ossola si esportavano vino, ferro e prodotti artigianali. Molto importante era
inoltre il trasporto del sale. Ma la strada del Sempione era soprattutto importante
Antrona da Scoprire
perché congiungeva la Lombardia con la Borgogna e quindi serviva il grande commercio internazionale. Domodossola, con i suoi punti di sosta, di rifornimento e di
dazio, ricavava notevole profitto da questo commercio. Una deviazione della corrente del traffico verso la Valle Antrona avrebbe danneggiato gravemente Domodossola e favorito Vogogna e Villa. La frana del 1642 annullò il traffico e solo dopo
il 1700 gli antronesi programmarono, in accordo con Vogogna, per ripristinare il
traffico commerciale lungo la strada Antronesca. Ma la supremazia di Domo fece
sospendere definitivamente nel 1719 i lavori su questa strada, per opera del senatore Paolo Silva, impoverendo ancor di più questa valle. Solo nel 1878 con decreto
reale si costituì il consorzio per costruire la nuova strada della Valle Antrona che fu
inaugurata nel 1883.
Del vecchio tracciato si possono ancora osservare alcuni tratti, che rappresenta
quello meglio conservato dal lago del Cingine al passo e alcune “soste”, quella del
passo e quella dell’alpe Saler.
36. SAN PIETRO - Nel 1370 la frazione di San Pietro fu completamente distrutta. Un
altro disastro avvenne nel 1639, nel quale furono distrutti la Chiesa parrocchiale e
alcuni casolari adibiti a mulini. Sino al 1929 fu comune con Schieranco ed era conosciuto col nome di Terzo dentro. - 36a La CHIESA parrocchiale di S. Pietro venne
smembrata da Seppiana 1’8 marzo 1571. La chiesa attuale fu edificata tra il 1644 e il
1662. La facciata con rosone e portale in stile romanico è opera dell’architetto Giannino Ferrini. L’affresco del coro è del prof. Morgar.i - 36b Intorno al sagrato sorgono
le CAPPELLE della Via Crucis, affrescate nel 1840 da Lorenzo Peretti. - 36c CIMITERO.- 36d EX ALBERGO RAFFINI - Costruito alla fine del XIX secolo dal sig. Raffini
era accogliente e in grado di soddisfare i numerosi turisti inglesi che in quell’epoca
erano gli assidui frequentatori delle vallate alpine. - 36e EX CASA PER MINATORI
- Ospitava i minatori delle miniere d’oro del Mottone, Locasca e Schieranco, ora è
sede di una colonia estiva.
37. SCHIERANCO - 37a ORATORIO del 1644 - 37b FORNO frazionale. - 37c FONTANA in sasso del 1858 - 37d CASE di interesse architettonico.
38. CHIESA del 1655 dedicata alla B. Vergine del Carmine.
39. Museo dell’Oro di Trivera/Mottone - Museo inaugurato nel 2009 per opera
della Comunità Montana Valle Antrona/CAI/Comune
40. FORNO frazionale
41. CHIESA del 1779 (rifatta nel 1879), è dedicata a S. Francesco e alla Madonna
della Neve.
42. CASA del 1666.
43. CASA con pittura del 1844 (F.F. da Luigi Cardeccia).
44. CAPPELLA del 1787 (restaurata recentemente).
45. MINIERE - NOTE STORICHE DALLA CRONACA CALLOTTI
Antrona da Scoprire
“Fino dal 1700 nei comuni (allora divisi) di Antrona e di Schieranco, gli abitanti della
valle Antrona, nonché della bassa Ossola, avevano installato lungo il rio Trivera, nei
valloni di Trivera e del Mottone e lungo il torrente Ovesca, sia presso la frazione di
Locasca che sotto Antronapiana, molti molinetti tipo piemontese per la macinazione e amalgamazione del minerale che veniva scavato nei dintorni, seguendo affioramenti di filoni ben visibili. Il minerale estratto dalle località Mottone, Mee, Fajot,
Trivera, Frisa, cave del bosco, Asino, Canna, Colmigia, Salto, veniva portato a spalla nei
punti dove i corsi d’acqua permettevano l’impianto dei piccoli molinetti. Da allora
sono stati messi in evidenza i giacimenti che in seguito godettero di permessi
di ricerca e concessione: quello di Trivera che prese il nome di “Mottone-Mee”;
quello di Prabernardo-Locasca e quelli di Asino e di Cama. Successivamente i
lavori furono poi concentrati nelle due miniere denominate Mottone-Mee e Prabernardo-Locasca.
46. CRONOLOGIA MINIERE PRABERNARDO LOCASCA - 1870 Vi lavora la “The
Anglo Italian mining Co. Ltd.”. 1879 Subentra la società di fatto costituita dai signori:
notaio Vitale Amodini, Carlo Antonio Mazzocchi, Genzana e Giuseppe Mazzocchi. La
superfice sfruttata è di 270 ettari. 1899 II 9 settembre, con decreto firmato a Torino
la miniera viene ceduta alla società svizzera “Des Mines d’or d’Antrona”. La superficie
passa da 270 a 400 ettari. 1902 II 3 aprile l’atto del notaio Costa di Torino trasferisce
la concessione alla società “The Antrona gold mining Co. Ltd”. 1910 Subentra di fatto la società in nome collettivo “J. Houze O. Gottignies & C”. 1912 Viene pubblicato
il decreto ministeriale. 1926 II primo dicembre nasce, per cessione della concessione, la società anonima miniere d’Antrona (si inserisce la ditta Ceretti che già opera
a Pestarena). 1936 La miniera passa alla società anonima stabilimento Rumianca
di Pieve Vergonte. Nei pressi del paese si trovano due gallerie che si interrano per
circa 500 m nella montagna. Avanzano per 350 m nelle rocce sino a raggiungere
e a tagliare i filoni “Cava del bosco” e “Toni”, seguiti poi per circa 100 m in dirczione
NO e SE, senza trovare alcuna importante mineralizzazione. La galleria taglione si
apre a quota 880 m e la galleria toni a 950 m. Altre gallerie divenute inaccessibili,
erano state aperte a: la Chietta 960 m, Prete 905 m, Frisa 2 1018 m, Frisa 1 1060 m.
Nella galleria Taglione, superato il filone Toni, si incontra, a pochi metri dall’avanzamento, una grossa vena d’acqua mineralizzata. CRONOLOGIA RELATIVA ALLA
MINIERA MOTTONE - MEE - 1776 II 29 ottobre, con regi biglietti a firma Vittorio
Amedeo, si riscontra la prima concessione in favore di Carlo Andrea Morandini da
Pallanzeno che ancora si identificava con l’alpe Trivera. 1866 II 25 novembre, con il
decreto reale deliberato a Firenze, la concessione passa ai signori: notaio Francesco
e Geremia, cugini Morandini e Giuseppe Minacci. Viene denominata Mottone-Mee,
portando la superficie a 32 ettari. 1898 II 19 ottobre subentra, con reale decreto
firmato a Monza, la societè, “Des Mines d’or d’Antrona” che ratifica la concessione a
400 ettari. 1902 II 3 aprile, un nuovo atto la trasferisce alla “The Antrona gold mining
Co. Ltd.”. 1910 Da quest’anno i passaggi di proprietà viaggiano di pari passo con
quelli della miniera di Locasca. La zona di maggiore importanza mineraria è senza dubbio quella denominata Mottone Mee, sfruttata fino ad una certa profondità
(fino dove i mezzi dei vecchi coltivatori lo permettevano) dai Morandini, i quali, alla
località detta “Molini” avevano installato un centinaio di piccoli molinetti. Il minerale delle miniere di Antrona non è completamente amalgamabile, ma contiene
dell’oro libero, visibile, e oro finissimamente diffuso nei solfuri. Specie in profondità, l’amalgamazione non dà risultati soddisfacenti, comunque il minerale si presta
ottimamente alla cianurazione . La prima società che fece impianti di trattamento
di una certa importanza è stata la “Anglo Italian Mining Co.” che verso il 1875 aveva
costruito a Locasca, dove sorge ora lo stabilimento di trattamento dei minerali, un
impianto di grandi “aratras” capaci di macinare e amalgamare 800 kg di minerale al
giorno. La società svizzera che la gestì dal 1898 al 1901 costruì a Locasca un’ampia
officina costituita da frantoio, batteria da 10 piloni kupp, impianto di cianurazione,
con precipitazione dell’oro su placche di piombo per mezzo di corrente elettrica,
sostituito in seguito da un impianto di precipitazione a mezzo di trucioli di zinco.
Dall’abitato di Locasca una mulattiera con 52 tornanti porta ai Mulini. Poco sotto,
nel torrente Trivera, si apre la galleria Fajot. Il ribasso Mulini è a quota 1462 m fuori
della portata della colonna del filone 2 della miniera Mee . Al ribasso Mulini parte
la teleferica per lo stabilimento di Locasca e vi arriva quella proveniente dal ribasso
Mee, posto a monte. Sulla cima Mee affiora un filone di roccia con un po’ di quarzo.
Salendo ancora si raggiunge il giacimento Mottone a 1850 m. A quota 1900 m,
sui pascoli dove si trova il ribasso Mottone si incontrano gli affioramenti dei filoni
(vedere: Bruck R., La miniera d’oro di Pestarena - Ed. Com. Montana V. Anzasca- 1986).
47. Ex LAZZARETO - Zona del lazzareto costruito nel 1630, nel periodo della peste.
48. CHEGGIO E L’ORATORIO DI S. BERNARDO - Cheggio è un ampio pascolo
posto su un dolce pendio a nord di Antronapiana, all’entrata della valle Loranco. II
toponimo “Cheggio” significa luogo aperto e solatio. La sua favorevole posizione ha
fatto sì che vi sorgessero diverse abitazioni temporanee. L’esposizione quotidiana ai
pericoli di cadute lungo i ripidi pendii dei monti che lo sovrastano, durante il taglio
e il trasporto dell’erba indussero gli abitanti ad assicurarsi un protettore spirituale
erigendo una chiesetta. Ai primi decenni del seicento esisteva già una modesta
cappella dedicata a San Bernardo da Mentone. uno dei santi più noti in tutto il
mondo cristiano e venerato come protettore degli alpigiani; oggi anche degli alpinisti. Solo dopo la frana di Pozzuoli, attorno al 1650, si volle costruire l’oratorio. Le
incursioni dei Vallesani legate alla leggenda della “vecchia d’Andolla” ancora vive
nella memoria, motivarono l’opportunità di aumentare le protezioni. Fu così nel
1661 si installò anche una campana. Opere di abbellimento si ebbero nel 1702-
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
1703 per mano del maestro intagliatore Giulio Guaglio. Cheggio fu anche meta
di pellegrinaggi in tempo di siccità e sosta dei pellegrini diretti a S. Lorenzo di Bognanco e viceversa. Nel primo ventennio del 1700 gli abitanti di Cheggio misero a
disposizione una parte dell’alpeggio per il foraggiamento dei cavalli utilizzati per il
traffico commerciale della strada Antronesca.
49. CENTRO DOCUMENTALE DELLA GEOLOGIA VALLE ANTRONA - Rifugio
CITTÀ di NOVARA - II 6 agosto 1956 la EDISON cedeva in uso alla sezione del C.A.I.
di Novara due fabbricati utilizzati dagli operai all’epoca della costruzione della diga
di Cheggio. Dopo tre anni di lavori per la ristrutturazione, il 12 luglio 1959 venne
inaugurato.
50. IMPIANTI SCIISTICI
51. LA DIGA DELL’ALPE CAVALLI - II lago odierno è situato nella conca di un antico
lago glaciale a valle del quale un imponente cordone morenico formava un argine
naturale. L’antico lago scomparve per l’erosione del cordone morenico diventando
un verde pianoro, in parte paludoso, in cui scorreva il Loranco. Nel punto in cui il
torrente aveva inciso profondamente il cordone morenico venne edificata la diga in
muratura, denominata “alpe Cavalli”. Il pietrame utilizzato per la sua costruzione fu
ricavato facendo esplodere una grossa mina a monte della diga. Per la costruzione
della mina venne impiegato esplosivo normale integrato da quello proveniente da
residuati bellici. L’esplosione denominata “formidabile” fu ancora più spettacolare di
quella di Campliccioli.
52. A valle della diga, lungo il pendio di raccordo del cordone morenico al letto del
Loranco, sotto la quota dell’invaso sgorgavano alcune sorgenti che ora seguono
l’andamento dell’invaso. Queste acque sono recuperate da un impianto di pompaggio.
53. PALAZZINA dei guardiani.
54. TELEFERICA Cheggio/Rif. Andolla - (vedere: Frangioni G., Andolla storia di un
rifugio, ed. C.A.I. sez. Villadossola, 1993, pp. 33-34).
55. CENTRO DOCUMENTALE DELLA STORIA ALPINISTICA DELLA VALLE ANTRONA - RIFUGIO ANDOLLA -La storia del rifugio Andolla nasce negli anni della
costruzione del bacino idroelettrico dell’Alpe Cavalli. La Edison, ditta costruttrice
assorbita intorno agli anni ‘60 dall’Enel, edificò una baita agli alpeggi di Andolla
per adibirla a luogo di vacanza per i propri dipendenti. La costruzione fu inaugurata il 19 luglio del 1925, alla presenza del Dr. Giovanni Rondolini fondatore nel
1922 della sezione Villadossolese dell’UOEI. Nel 1938 l’Edison la dona alla SEO-CAI
di Domodossola con possibilità di utilizzo da parte del gruppo escursionistico di
Villadossola. L’8 giugno 1945 si costituisce la sezione CAI di Villadossola. Il 25 aprile
del 1948 il comune di Antrona dona il terreno dove sorge il Rifugio e il 4 luglio
dello stesso anno la SEO di Domo cede ciò che resta della costruzione alla sezione
CAI di Villadossola. La possibilità di avere un punto di riferimento per le ascensioni nel massiccio dell’Andolla invogliò la trasformazione della vecchia baita in un
rifugio che assunse il nome di “rifugio Andolla” e venne inaugurato il 5 luglio 1953.
Negli anni seguenti vennero apportate all’edificio tutte le migliorie necessarie per
renderlo accogliente. Nel 1970 si inaugurò la teleferica Cheggio-Andolla. Nel 1967
venne messa in funzione una piccola centralina idroelettrica. Nel 1971 la forestale,
gli apicoltori di Antrona e la sezione CAI di Villadossola costituirono il consorzio
“Alpi di Andolla” e due anni dopo venne inaugurato lo stallone, che solo dal 1980
viene utilizzato dagli alpigiani. Il 14 settembre 1986 venne inaugurato il “nuovo Rifugio Andolla” con la presenza di circa 1500 persone. Nel 1993 la vecchia centralina
idroelettrica è stata sostituita con un’altra di potenza superiore per far fronte alle
esigenze del nuovo rifugio (vedere: Frangioni G., Andolla storia di un Rifugio, ed.
C.A.I. sez. di Villadossola, 1993).
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
STRUMENTI PER VISITARE IL TERRITORIO
Per la visita al territorio la Comunità Montana Valle Antrona, attraverso il finanziamento del DOCUP 2000/2006 mis.3.4 obiett.2, ha recuperato l’ex cinema di Villadossola trasformandolo in Centro coordinatore delle due Valli Antrona ed Anzasca
con sale espositive, multimediali, di proiezione e videoconferenza. Questo centro
diviene il punto informativo principale per la programmazione di una visita di queste due valli. Nel territorio di Antrona è stato ricavato un luogo informativo denominato Centro di Consultazione del Territorio (CCT) di Antrona nel Centro Polifunzionale, inaugurato nel 2009. Si sono recuperati due locali per destinarli uno, alla località Madonna, a museo dell’oro e l’altro ad Antronapiana come museo dell’acqua.
Sono stati resi percorribili già dal 1994, per opera dei volontari del Club Alpino Italiano di Villadossola, le mulattiere ed i sentieri che formano il tessuto escursionistico
del paese con i vari collegamenti alle frazioni alte. Nel corso del 2008 è stata preparata e distribuita la “Carta escursionistica 1:25.000” di tutto il territorio della Comunità dove sono riportate tutte le notizie utili per percorrere il territorio.
Itinerari nel territorio di Antrona
Itinerario IC11
L’itinerario percorre la vecchia mulattiera per il villaggio dei minatori e le miniere
di Trivera e del Mottone per poi percorrere a ritroso la mulattiera e vedere il luogo
dove vi era lo stabilimento industriale della lavorazione dell’oro.
Itinerario IC12
L’itinerario percorre un nuovo sentiero tracciato ed inaugurato nel 2009 ed attraversa pascoli alpini da dove si godono panorami sulle due vallate del Loranco e del
Troncone.
Itinerario IC13
L’itinerario propone un piccolo giro sul promontorio di Cavallo di Ro, punto panoramico sulla Val Loranco e Cheggio.
Itinerario IC14
L’itinerario percorre una valletta laterale della Valle del Troncone che sbocca al passo della Forcola, notevole punto panoramico su buona parte della Valle Antrona.
Itinerario IC16
L’itinerario fa conoscere i laghi delle due vallate sommitali della Valle Antrona.
Questo è un percorso impegnativo che si svolge in alta montagna con le difficoltà
che ne derivano, ma è di grande soddisfazione per gli ambienti attraversati.
Antrona da Scoprire
Itinerario IC17
L’itinerario fa conoscere le due sponde del Lago dei Cavalli (o di Cheggio)
Itinerario IC18
L’itinerario rappresenta una cavalcata sui passi di confine tra la Valle Loranco
e la valle dello Zswisberghen, antichi passi percorsi dai “Contrabbandieri”.
Itinerario IC19
L’itinerario propone la conoscenza dei laghetti sotto la cresta dei Pozzoli.
Itinerario IC20
E’ il giro degli alpeggi più alti della Valle Antrona
Itinerario IC22
L’itinerario propone la visita di alpeggi caratteristici sotto le contrafforti
del pizzo del Ton.
Itinerario IC23
L’alpeggio di Lareccio rappresenta il luogo che più si presta per rappresentare
i grandi pascoli alpini.
Itinerario IC24
L’itinerario propone la conoscenza di due laghi della Valle del Troncone.
N.B. - Nelle tabelle di ogni itinerario sono inseriti con colori diversi alcune evidenze lungo il percorso, si
è utilizzato un colore con il seguente significato : (marrone) Valenza storica, artistica, culturale (blu)
Valenza tradizionale e della vita contadina (forni, torchi, mulini, magli ecc..) (verde) Valenza naturalistica
Sul territorio sono riportati dei cartelli
con un logo qui raffigurato
Ogni itinerario presenta un “codice identificativo” (ad esempio IC01) che consente di consultare, per avere
ulteriori informazioni, il sito web www.estmonterosa.it alla pagina “itinerari”. La scelta dell’itinerario può
essere fatta in base al tempo di percorrenza e al dislivello, e quindi preparasi gradualmente ai percorsi più
impegnativi, oppure si potrà scegliere in base al periodo stagionale. Informazioni circa la possibilità di utilizzo di mezzi pubblici sono disponibili consultando il sito www.vcoinbus.it
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
1400
1600
1800
2000
2200
1000
1200
C ampo
A ltezza in(m)
0
2000
G i T ogn
C roce
C ama Inf.
4000
C ama di mezzo
Merler
6000
P ianozza
10000
A. di R o
L unghezza in(m)
8000
A. C umper
Itinerario IC 12 - G iro P anoramic o di C ama
12000
13,600 K m
14000
C ampo
C heggio
C avallo di R o
16000
T empo totale : 4 ore 50 min
Diffic oltà : E
P eriodo c ons igliato : E s tate-A utunno
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
Altezza in(m)
500
1000
1500
2000
2500
3000
0
Antrona
2000
Cimallegra
Ronco
Campliccioli
4000
Curzut
Banella
Scarone
6000
Camposecco
8000
Coronette
10000
Lunghezza in(m)
Camasco
Lago Ciapivul
Itinerario IC16 - Giro dei Laghi delle Valli Troncone/Loranco
12000
14000
Piana Ronchelli
Campolamana
16000
Cheggio
18000
Campo
Antrona
20000
18,500 Km
Tempo totale : 8 ore 50 min
Difficoltà : EE
Periodo consigliato : Estate
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
Altezza in(m)
Altezza in(m)
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
1950
2000
2050
2100
2150
2200
2250
2300
2350
2400
1400
1500
1600
1700
1800
1900
2000
2100
2200
2000
4000
0
1000
Rifugio Andolla
6000
2000
Camasco
Inizio rocca
Itinerario IC20 - Giro delle Alpi Corone
0
Cheggio
Piana Ronchelli
Campolamana
Alpe Curtitt
Lago Pozzoli Est
Itinerario IC19 - Giro dei Laghi di Pozzoli
4000
12000
Rifugio Andolla
5000
Alpe Corone il Balmo
Lunghezza in(m)
Alpe Corone
3000
10000
Lunghezza in(m)
8000
Lanche di Camasco
Camasco
Lago Pozzoli Ovest
16000
18000
15,900 Km
Cheggio
6000
7000
6,700 Km
8000
Rifugio Andolla
Baita diroccata
Inizio roggia
Tempo totale : 2 ore 25 min
Difficoltà : E
Periodo consigliato : Estate
14000
Piana Ronchelli
Tempo totale : 6ore 40 min
Difficoltà : E
Periodo consigliato : Estate
Altezza in(m)
A ltezza in(m)
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
0
1000
Lago di Antrona
2000
A. Cravaloscia
3000
A. Larticcio
Itinerario IC22 - Giro di Larticcio
4000
800
0
2000
4000
Lago di Antrona
C ampliccioli
T orgna
6000
Larcero
5000
10000
14000
Lombraoro
12000
L unghezza in(m)
8000
7000
8000
9000
Lago di Antrona
Campliccioli
10000
9,400 Km
16000
18000
R onco
19,200 K m
20000
Lago di
Antrona
C ampliccioli
T empo totale : 7 ore
Diffic oltà : E
P eriodo c ons igliato : E s tate e Autunno
Alpe C as aravera
Lareccio
6000
A. Torgna
A. Valaverta Inf.
A. Valaverta Sup.
Lunghezza in(m)
Itinerario IC 23 - G iro dell'A lpe L arec c io
1000
1200
1400
1600
1800
2000
1000
1200
1400
1600
1800
2000
2200
Tempo totale : 3 ore 55 min
Difficoltà : E
Periodo consigliato : Estate e Autunno
Antrona da Scoprire
Antrona da Scoprire
COGLIERE LA MONTAGNA... la Noce
Il noce (Iuglans regia) o noce comune,
pianta originaria dell’Asia e introdotta
in Europa in epoca antichissima, è un
albero molto grande e vigoroso (può superare i 20 metri di altezza), cresce fino
a 1000-1200 m. di altitudine secondo le
zone; ha il tronco eretto, coperto da una
corteccia grigio-biancastra, più o meno
fessurata e screpolata, a seconda dell’età;
ha foglie alterne, pennato-composte,
con foglioline ellittiche e intere; i sessi
sono distinti, ma presenti nello stesso individuo, essendo i fiori maschili raccolti
in amenti penduli e i femminili in piccoli
gruppetti apicali sui rami dell’anno.
È una pianta coltivata essenzialmente
per due motivi, il pregiato legno e il ricco frutto; cresce generalmente isolato e
lontano da altre specie, sembra a causa
della secrezione, da parte delle sue radici, di sostanze tossiche. È un albero che
non tollera la potatura, la pianta viene però rinvigorita quando viene percossa
(SCOVA) con delle pertiche per raccogliere i frutti in autunno.
Il legno di noce, assai ricercato per il colore e le variegature, si presta molto bene
alla scultura (molte sono le opere in noce che troviamo ad adornare gli altari nelle
chiese dell’Ossola grazie anche al lavoro del nostro concittadino Giulio Gualio) e
soprattutto alla realizzazione di mobili e serramenti.
Il frutto è verde, a forma sferica, ed è presente nei rami terminali in gruppi di due
o quattro. Matura in autunno tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre ed è
composto da un involucro esterno detto “mallo” (epicarpo), e da una parte interna dura e legnosa (endocarpo) che contiene il seme detto “ gheriglio”, ovvero la
parte commestibile.
Il seme possiede un ottimo sapore, tanto più delicato, quanto più fresco, viene però
essiccato e consumato entro pochi mesi perché tende ad irrancidire.
Tuttavia si possono utilizzare le noci prima ancora che raggiungano la maturazione:
in giugno (la tradizione vuole la sera del 24, festa di San Giovanni) vengono raccolti i
frutti quando il guscio è ancora erbaceo e tenero e vengono messi in infusione con
Antrona da Scoprire
zucchero, alcool e aromi e si produce il famoso “nocino”.
I gherigli opportunamente essiccati, vengono schiacciati e tritati e ridotti in poltiglia da una macina in pietra. La pasta che si ottiene viene pressata sotto un torchio
e si ottiene una prima spremitura a freddo di olio vergine, olio eccezionale per le
qualità nutritive e organolettiche; una seconda spremitura a caldo produce olio più
denso, utilizzato fino al primo dopoguerra come combustibile per le lampade.
Il mallo e le foglie, ricche di tannino, messi a macerare, erano utilizzati per la tintura
dei tessuti di lana e di tela di canapa e per la concia delle pelli.
L’infuso di foglie era adoperato nella medicina popolare per la cura dei geloni, per i
gargarismi e per la cura del diabete.
Alcune curiosità: fin dai tempi antichi la noce era ritenuta sacra a Prosperina e capace di rinfocolare le passioni amorose, per questo motivo venivano offerte durante le cerimonie nuziali.
Secondo alcuni studi la noce avrebbe il potere di ricostruire i tessuti che vanno
consumandosi e ha la funzione di rafforzare le difese immunitarie dell’organismo; si
ritiene inoltre che mangiando tre frutti al giorno, si abbassa di 20 punti in un mese
il tasso di colesterolo nel sangue, riducendo così il pericolo di infarto.
Il noce è un albero magico e nella tradizione popolare si racconta che le streghe si
radunassero la notte di San Giovanni (data del solstizio d’estate), sotto la loro chioma per i loro riti .
Modi di dire: pan e nus mangià da spus, nus e pan mangià da can.
Testo elaborato da Minacci Claudio (Accompagnatore Naturalistico)
Antrona da Scoprire
Manifestazioni ricorrenti
San Pietro, un tempo a giugno festa patronale.
Schieranco, il 16 agosto festa di S.Rocco
Madonna, a giugno festa della Madonna del Carmine
Locasca, prima domenica di agosto festa della Madonna degli angeli
Rovesca, la prima domenica di maggio festa di S.Gottardo
All’inizio dell’estate Sagra della pesca al Lago di Antrona
In tarda primavera/inizio estate, festa della croce di Granarioli
La prima domenica di agosto, ogni 5 anni, festa della Croce del San Martino.
Antronapiana, il 10 agosto festa patronale di S.Lorenzo
Antronapiana, nel mese di agosto feste dei gruppi
Antronapiana, a metà settembre “Sagra della Noce”
A fine giugno, ogni due anni, “Incontro delle genti al Fornalino”
tradizionale incontro con gli abitanti della Val Bognanco.
Prima domenica di luglio festa della Cappella di Piana Ronchelli,
tradizionale festa con il Coro Valdossola.
Seconda domenica di settembre festa al Rifugio Andolla
Ultima notte dell’anno fiaccolata sugli sci a Cheggio.
Informazioni
Comunità Montana Valle Antrona - Viganella tel. 0324 56341 fax 0324 56362
[email protected] www.cmvalleantrona.it
Comune di Antrona - Antronapiana tel. 0324 51805 fax 0324 575953
www.comune.antronaschieranco.vb.it
Proloco Valle Antrona - Antronapiana tel/fax 0324 51856
E.mail [email protected] www.prolocovalleantrona.it
Club Alpino Italiano - Villadossola tel/fax 0324 575245
E.mail [email protected] www.caivilladossola.net
Centro di Consultazione del Territorio (CCT) - Antronapiana tel. 0324 51805 fax 0324 575953
Museo dell’Acqua - Antronapiana tel. 0324 51805
Museo dell’Oro - Loc. Madonna tel. 0324 51805
Strutture ricettive - Antronapiana tel. 0324 51805 fax 0324 575953
Sentieri www.caivilladossola.it/catasto
Itinerari - Antrona (CCT) www.estmonterosa.it/itinerari
Attività escursionistica www.accompagnatur.net
Attività Alpinistica [email protected]
Bus www.vcoinbus.it
Noleggio di rimessa con conducente - Villadossola tel. 0324 51350 www.crepaldibus.it
Antrona da Scoprire
BIBLIOGRAFIA
“Contributo della storia dei passi alpini”, A.Vari, Fond.Monti, 1987
“L’Ossola storia, arte civiltà”, A.Vari, Fond.Monti, 1993
“Andolla-Sempione” (Guida dei Monti d’Italia), Armelloni R., CAI/TCI, 1991
“Vesuvianite di Antronapiana”, Artini E., ist.Lombardo di Scienze, serie II vol LVII, 1925
“Andar per laghi”, Bagnati T./Martini GC., TARARA, 2003
“Antronapiana e il suo lago”, Bazzetta G., EDPR, 1905
“Antronapiana”, Bertamini T., Giovannacci, 1976
“Antrona e Schieranco, storia, fede, arte”, Bertamini T., Parrocchia, 2005
“Andolla storia di un rifugio”, CAI di Villadossola, 1993
“La Strada Antronesca”, CAI Villadossola, 1997
“Laghi Alpini in Valdossola”, Cattaneo G./Crosa Lenz P., Grossi, 2003
“La leggenda di Antronapiana”, Craveri M., SECA, 1981
“Note geologiche sulla Valle Antrona e sul lago”, Craveri M., EDPR, 1914
“Escursionismo in Ossola, Valle Antrona”, Crosa Lenz/Frangioni G., Grossi, 1994
“Sentieri antichi”, De Giuli A./Copiatti F., Grossi, 1997
“L’Ossola e le sue valli”, De Maurizi G., Grossi, 1920
“Atlante degli impianti idroelettrici”, ENEL, 1992
“La parete terminale di Valle Antrona”, Gerla R., CAI, 1890
“Guida illustrata di Valle Antrona”, Grossetti A., EDPR, 1913
“Minerali Ossolani”, Mattioli V., Mattioli (MI), 1979
“Antronapiana nei tempi”, Pianavilla M., il giornale di Carrara, 1996
“La popolazione di Antronapiana”, Ravandoni L., Casa Rosa Domo, 1998
“Ossola minerale”, Roggiani A., C.C.Novara, 1975
“Le vie transalpine del commercio milanese”, Soldi Rondinini, Soc Geologica It., 1978
Serie di pubblicazioni di “SoS cultura Antronese” dal 1982 al 1987
“Antrona, la leggenda di una tribù misteriosa”, Tavio, Grossi, 1997
“Il cammino della mia valle”, Virgilio A., Stampart (TO), 1987
“Ul Vecc e ul nev”, Virgilio A., Scaravaglio (TO), 1986
“L’ambiente della Valle Antrona”, WWF, 1990
Antrona da Scoprire
Zona interessata
A n t r o n a
Antrona S.
Come raggiungerci
In treno:
- Stazione Internazionale di Domodossola:
linea Milano-Domodossola
In auto:
- Autostrada A8 - Milano, Malpensa
- Autostrada dei Laghi A26 - Genova, Torino
- SS 33, dal Sempione
Comunità Montana Valle Antrona, Via Municipio, 11 - Viganella Tel. 0324 56362
Comune di Antrona, Via Santa Maria, 3 Tel. 0324 51805
Club Alpino Italiano sez. di Villadossola, Via Boccaccio, 6 - Villadossola Tel. 0324 575245
Realizzazione: F. Cardeccia e R. Boschi
Verbano Cusio Ossola
d a
S c o p r i r e
VCO