Che cosa è la semiotica? - Dipartimento di Arti e Scienze dello
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Che cosa è la semiotica? - Dipartimento di Arti e Scienze dello
Che cosa è la semiotica? La semiotica è la scienza dei segni, dei sistemi di segni, e delle pratiche significanti linguaggio • Il lilinguaggio i è stato t t ffatto tt oggetto tt di riflessione filosofica per millenni, ma solo recentemente è venuto a costituire, per così dire, un paradigma fondamentale, una sorta di “chiave” interpretativa dei processi mentali, della prassi artistica e sociale e, più radicalmente, dell’esistenza g umana in generale. I greci • E Eraclito li riteneva i che h i nomii e i segnii godessero d di un collegamento “naturale” con gli oggetti nominati, che il legame tra parola e cosa fosse,, in termini contemporanei, p p , “motivato”,, mentre Democrito vedeva i nomi e le parole come puramente convenzionali, cioè considerava il loro legame “arbitrario”. La tesi del Cratile platonico, platonico il più antico documento di un esteso dibattito su questioni linguistiche, ruota attorno a questo stesso problema della motivazione e della “correttezza dei nomi”. Lui sostiene ti lla ““correttezza tt intrinseca” i ti ”d deii nomi, i mentre t Ermogene E ritiene che nessun nome appartenga per natura ad alcun oggetto, gg ma solo p per “consuetudine e costume”. aristotele • A Aristotele i l concepisce i il segno come una relazione l i tra parole l e fatti mentali. Nel suo trattato Dell’interpretazione definisce le parole come “suoni significanti” p g (p (phone semantike)) e sostiene che le parole dette sono “simboli o segni degli affetti o delle impressioni dell’anima”, mentre le parole scritte sono i segni delle parole dette dette. Una posizione, posizione che Derrida successivamente ha accusato di logocentrismo e fonocentrismo. Aristotele considera le singole lingue essenzialmente come nomenclature, cioè i i i di nomii attraverso insiemi tt i qualili chi hi parla l id identifica tifi di diverse persone, luoghi, animali, qualità, e cosi via. • Tuttavia, qui possiamo distinguere, all’interno della filosofia classica, tra il realismo platonico, l’affermazione dell’assoluta e oggettiva esistenza degli universali, cioè la convinzione che le forme, le essenze, i concetti astratti quali “umanità” e “verità” esistono indipendentemente dalla percezione umana, e si trovano nel mondo esterno (piuttosto che nell’ambito extramateriale delle essenze). • Il medioevo e il rinascimento erano i periodi p p proto-semiotici in cui l’idea del “mondo come libro” era prevalente, implicando che tutti i fenomeni sociali e naturali potessero essere considerati come “testi” testi da leggere leggere. Metalinguaggio • Q Quando d il lilinguaggio i parla l di se stesso, t come nell caso della linguistica, abbiamo a che fare con un metalinguaggio. g gg Q Questo termine è stato per p la p prima volta introdotto dai logici della Scuola di Vienna, tra cui Rudolf Carnap (1891-1970), che distingue tra il linguaggio che usiamo per parlare e quello che usiamo per parlare del linguaggio. La linguistica, in questo senso, è un discorso a un livello più alto, perchè il suo soggetto di studio è il linguaggio stesso. Il termine metalinguistica è stato usato per indicare la relazione complessiva del sistema linguistico con altri sistemi di segni all’interno di una cultura. La semiotica, quindi, può essere considerata una metalinguistica. I fondatori • Il filosofo pragmatico Charles Sanders Peirce ((1839-1914)) ha fondato semiotica • Il lilinguista i t Ferdinand F di d de d Saussure S (1857 (18571913) ha fondato semiologia De Saussure • Si può ò dunque d concepire i una scienza i che h studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale; essa potrebbe formare parte della psicologia sociale, e di conseguenza, della psicologia generale; noi la chiameremo semiologia (dal greco semeion, semeion “segno”). “segno”) Essa potrebbe dirci in che cosa consistono i segni, quali leggi li regolano. Poiché essa non esiste ancora, non possiamo dire che cosa sarà; tuttavia ha diritto ad esistere e il suo posto è determinato in partenza. partenza (de Saussure, 1922, 1967, 26). • Il linguaggio per de Saussure è solo uno g , ma riveste un dei tanti sistemi semiologici, ruolo privilegiato non solo perché è il più complesso e universale tra tutti i sistemi di espressione, ma anche perché e il più peculiare La linguistica, peculiare. linguistica di conseguenza conseguenza, fornisce “il modello generale di ogni semiologia”. Peirce • Le indagini filosofiche di Peirce, nel p , lo conducono nella direzione di frattempo, quella che egli denomina “semiotica”, a causa di un specifico interesse verso i simboli che egli considera come “il tessuto e l’ordito” l ordito del pensiero e della ricerca scientifica. • Il fatto f tt che h esistono i t d due modi di per iindicare di l’i l’impresa semiotica, cioè “semiotica” e “semiologia”, è prevalentemente dovuto alla sua origine duplice, dalla tradizione peirciana e da quella saussuriana. Sebbene alcuni teorici come Julia Kristeva abbiano istituito una diff differenziazione i i ttra lle d due, affermando ff d che h la l “semiotica” studia il significante mentre la “semiologia” semiologia studia il significato, i due termini sono stati spesso usati in modo interscambiabile. Negli ultimi anni però semiotica è diventata la dicitura preferita f it perché hé secondo d i suoii sostenitori, t it i possiede i d una connotazione meno statica e tassonomica rispetto alla “semiologia”. semiologia . • Per quanto ci concerne, il contributo di per la Peirce è stato fondamentale p semiotica dello spettacolo. Innanzitutto, per aver definito il segno come “qualcosa qualcosa che rappresenta qualcosa per qualcuno in qualche rispetto o capacità. capacità ” semiosi • Il processo di semiosi, o la produzione del g , per p Peirce,, rappresenta pp una significato, triade di tre entità: il segno, il suo oggetto e il suo interpretante interpretante. L L’oggetto oggetto è ciò di cui il segno sta al posto, mentre ll’interpretante interpretante è “l’effetto l effetto mentale” mentale generato dalla relazione tra il segno e l’oggetto. • Un secondo contribuito di Peirce alla p di semiotica è la classificazione dei tipi segni, a disposizione della conoscenza umana in icone, umana, icone indici e simboli. simboli Icona • Peirce ha definito il segno iconico come un segno determinato dal suo oggetto dinamico in virtù della sua stessa natura interna. Il segno iconico rappresenta l’oggetto per via di similitudine o analogia; la relazione tra segno e interpretante è essenzialmente di rassomiglianza, come nel caso dei ritratti, dei diagrammi, delle statue e, a livello auditivo, delle parole onomatopeiche. Indice • Il segno indexicale, invece, è quel segno determinato dal suo soggetto dinamico in virtù dell’essere in relazione con esso. Un segno indexicale comporta un legame causale, esistenziale, tra segno e interpretante, come nel caso di una banderuola, o di un barometro, oppure del fumo che indica l’esistenza di un fuoco. Simbolo • Un segno simbolico, infine, si basa su un pp interamente convenzionale tra il rapporto segno e l’interpretante; questo è il caso della maggioranza delle parole che compongono le “lingue naturali”. Pertanto, i segni linguistici sono simboli simboli, in quanto rappresentano oggetti solo per convenzione linguistica. • Q Questiti tre t tipi ti i di segnii non sono reciprocamente i t esclusivi, l i i cioè i è lla presenza dell’uno non impedisce la presenza dell’altro. • Sebbene una lingua come l’inglese sia prevalentemente composta di simboli convenzionali, parole onomatopeiche manifestano una dimensione iconica per il fatto che tra i suoni reali e i fonemi che li evocano intercorre un rapporto di somiglianza. Le lingue non-fonetiche basate su geroglifici o su ideogrammi compenetrano l’iconico l iconico con il simbolico in un grado molto maggiore. I segni iconici, da parte loro, possono anche impiegare una dimensione indexicale e simbolica. Ad esempio, i segni fotografici sono iconici, nel senso che funzionano per somiglianza, ma anche indexicali nel loro legame causale, esistenziale.