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“Uomo Vitruviano“ Leonardo
Palazzo Reale di Milano
in mostra un mese per EXPO
“Dama del Pollaiolo”
Museo Poldi Pezzoli. Milano
“Matrimonio della Vergine”
Pinacoteca di Brera
bitbybit
Sergio Coppola utilizzando strumenti digitali, parte da quadri di autori
famosi quali l’ “’Uomo Vitruviano di Leonardo, “La dama” del
Pollaiolo, lo “Sposalizio della vergine” di Raffaello, il “Musico” di
Leonardo da Vinci, la “Madonna del Libro” di Vincenzo Foppa e non
solo questi, per creare le sue opere astratte.
Come? Le opere diventano segni che, rielaborati assumono aspetti
cromatici e percettivi del tutto differenti.
Ecco come trasformare dipinti famosi, icone storiche in “bit” e da lì,
con una nuova creatività, ottenere altre caratteristiche estetiche e
visuali.
Da qui il titolo “Bit-by-Bit”. I file non sono altro che insiemi di bit, cioè
semplici entità digitali. Per associare al loro contenuto diversi valori
si usano convenzioni che legano i bit ad un significato.
Ma questo è solo l’aspetto tecnico. Con l’attribuzione ai segni
ottenuti con colori diversi, l’autore crea la sua opera digitale.
Nascono oggetti fotografici che con la stampa è possibile trasferire
su carta per una completa fruibilità.
“Musico” di Leonardo da Vinci
Pinacoteca Ambrosiana. Milano
Mostra Fotografica realizzata con il contributo di:
“Madonna del Libro” di Vincenzo
Foppa
Castello Sforzesco. Milano
“Dama del Pollaiolo”
datato (1470–1472 circa).
Dipinto su tavola
dimensioni 45,50x32,70.
Museo Poldi Pezzoli (Mi)
Yellow & Blue
di Sergio Coppola © 2015
bitbybit
“Sposalizio della Vergine”
di Raffaello Sanzio,
datato 1504.
Dipinto ad olio su tavola
dimensioni 174x121.
Pinacoteca di Brera (Mi)
Green & Red
di Sergio Coppola © 2015
bitbybit
“Ritratto di Musico”
di Leonardo da Vinci
datato 1485 circa.
Dipinto ad olio su tavola 44,7 x 32 cm.
Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
Blue & Blue
di Sergio Coppola © 2015
bitbybit
“Madonna del Libro”
di Vincenzo Foppa,
datato 1475 circa.
Dipinto a tempera su tavola
Dimensioni 37.50x29,60.
Museo Arte Antica.
Castello Sforzesco (Mi)
Grey & Iridescent
di Sergio Coppola © 2015
bitbybit
“Uomo Vitruviano”
di Leonardo da Vinci
datato 1490 circa.
Dipinto a matita e inchiostro
su carta 34x24.
Gallerie dell'Accademia
(Venezia)
Violet & Violet
di Sergio Coppola © 2015
bitbybit
bitbybit
www.sergiocoppola.com
Sergio Coppola, titolare di uno studio di industrial design dal 60’ ha visto nascere
e crescere il design contemporaneo, lavorando soprattutto nel settore high tech
per il prodotto ed in comunicazione visiva per la fotografia.
Di se stesso ama dire che lavora professionalmente da soli 55 anni e sostiene che
ancora si emoziona nel suo lavoro che ama profondamente, quasi visceralmente.
All’età di tredici anni ha avuto in regalo dal padre la sua prima macchina
fotografica, la Zeiss Nettar Ikon ed è stato subito amore.
Le sue fotografie sono state utilizzate in editoria ed in pubblicità, sono state
esposte in musei d’ arte visiva ed hanno rappresentato il necessario complemento
al suo design.
Per l’industrial design ha legato il suo nome a prodotti diffusi in Italia e nel mondo,
che hanno portato innovazione grazie alla suo approccio al progetto, istintuale ed
emotivo mediato da una solida formazione maturata dove si produce, sia con
processi additivi che sottrattivi.
Ha fatto ricerche negli ambiti più disparati, collaborando con privati ed Enti, sia per
piccole che grandi aziende, venute a cercarlo a Milano da varie parti del mondo.
Vive e lavora a Milano.
“Per digitalizzare un’immagine la si suddivide in pixel, l’unità minima di
informazione video. Più la suddivisione è fine e maggiore sarà la sua precisione.
Ma la precisione dipende anche da quanti colori sono rappresentati. Ciascun
pixel può essere composto da un solo bit (due colori, il bianco e il nero, senza
toni di grigio) fino a 24 bit con oltre 16 milioni di colori.
La digitalizzazione e la successiva riproduzione per ogni opera, ha coinvolto
l’autore nella ricerca e nella sperimentazione. Con questo lavoro intende
trasferire l’attenzione, in occasione di EXPO 2015, su alcuni capolavori del
nostro patrimonio artistico, conservati nei Musei di Milano.
L’autore ha effettuato scelte cromatiche e formali, ha rielaborato i bit per
ottenere una nuova visione dell’opera originale che solo la semiotica la
riconduce ai nostri più amati capolavori. L’intera opera richiederebbe milioni di
bit, mentre quelli trattati sono molto meno”.
L.R.C.