Il mimetismo digitale e le uniformi operative di ultima

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Il mimetismo digitale e le uniformi operative di ultima
Il mimetismo digitale e le uniformi operative di ultima generazione.
Di Claudio Laiso
9 Novembre 2012
Introduzione
In un articolo, pubblicato su un vecchio numero della
rivista Focus, dal titolo “L’arte militare si prepara al
2000” si legge di una mimetizzazione computerizzata
ispirata a quella utilizzata dall’alieno del film Predator.
Più precisamente si legge che “è l’esercito americano
a fare ricerche perché le uniformi possano assumere,
istantaneamente e automaticamente, i colori mimetici
adatti all’ambiente circostante con l’aiuto di un
computer. Al centro dell’esercito Natick R&D alla
periferia di Boston, gli scienziati stanno studiando, in
gran segreto, tecniche di adattamento al colore. Uno
dei vari modi dovrebbe fare uso di un qualche tipo di
sensore che, sensibile alla luce circostante, modifica
l’output-luce del tessuto speciale. […] i ricercatori del Centro Natick stanno anche facendo
esperimenti […] con animali che mutano il colore della pelle come i camaleonti, nella
speranza di ricreare un tipo di seta sintetica che possa imitare le capacità mimetiche del
minuscolo rettile. […]. Un’altra idea di mimetizzazione automatica si basa sull’elettroforesi,
una tecnologia sviluppata inizialmente per gli schermi dei computer. In questo sistema,
particelle colorate, caricate elettricamente, rimangono in sospensione in un liquido
anch’esso colorato. Questa mistura deve essere inserita tra due pellicole plastiche che
vengono trattate con un rivestimento conduttivo. Quando si applica un campo elettrico, le
particelle sciamano su una delle due pellicole. Quando il campo viene invertito,
attraversano il liquido colorato e passano sull’altra pellicola. Di conseguenza, le pellicole
assumono o il colore delle particelle o quello del liquido. Nel progetto di Jeff Thomson, uno
scienziato della Mission Research Corp. di Torrance in California, centinaia di celle
elettroforetiche, ognuna del diametro di appena 2,5 cm circa, potrebbero essere collegate
assieme per formare qualcosa che diventerebbe una tuta di materiale policromatico a
bolle. L’equipaggiamento dovrebbe essere collegato a una videocamera per stabilire il
colore, la luminosità e la struttura particolare dell’area circostante e a un piccolo computer
che modifichi di conseguenza i campi elettrici. Il passo seguente potrebbe portare a
fondere assieme le celle per formare lunghe fibre vuote riempite con il liquido colorato e i
pigmenti. Queste fibre piatte potrebbero essere quindi tessute come una stoffa”.
Sebbene una tale tecnologia non sia stata ancora implementata sulle attuali uniformi da
combattimento le Forze armate di varie nazioni non hanno mai smesso di sperimentare
nuovi schemi mimetici in grado di rendere più difficile, al nemico, la identificazione dei
soldati sul campo di battaglia.
A partire dai primi anni del 2000, come si è potuto constatare dalle numerose immagini
provenienti dai diversi teatri, le Forze armate degli Stati Uniti, e non solo, hanno
gradualmente sostituito le vecchie divise mimetiche con uniformi nuove caratterizzate da
importanti novità in tema di vestibilità ed operatività ma in particolare da nuovi disegni
(pattern) realizzati con tecniche in grado di aumentarne la capacità mimetica.
Il mimetismo e il camuffamento
In generale con mimetismo “si intende la capacità di un soggetto di ingannare per trarne
un vantaggio evolutivo, che può essere:
1
-
nascondersi da un predatore confondendosi cromaticamente nello sfondo
ambientale (mimetismo criptico difensivo);
nascondersi alla preda durante l’avvicinamento, confondendosi cromaticamente
nello sfondo ambientale (mimetismo criptico offensivo);
dissuadere un predatore, imitando animali o esseri viventi o parti di animali o altri
esseri viventi che possano incutere timore per la loro nota pericolosità o che
permettano di non essere individuati (mimetismo batesiano)” 1.
Il camuffamento, anche noto come colorazione criptica o di occultamento permette ad un
organismo o oggetto, altrimenti visibile, di rimanere impercettibile dall’ambiente
circostante. Si tratta in sostanza di una forma di inganno.
In genere gli studiosi anglosassoni utilizzano il termine mimetismo (mimicry) per indicare
quello batesiano mentre camuffamento (camouflage) per quello criptico2.
Alcune considerazioni sul mimetismo in ambito militare
Il camuffamento è quella pratica, adottata principalmente in ambito militare, volta a
dissimulare o nascondere la presenza di veicoli, equipaggiamenti e persone al nemico
facendo in modo tale che essi sembrino parte dell’ambiente naturale circostante. Questo è
un aspetto vitale per tutti i soldati che operano sul campo di battaglia e riguarda una vasta
area di studi tattici.
In sostanza, il camuffamento è la capacità di mascherarsi in modo tale da non essere
rilevati dai sensi degli avversari, siano essi la vista, l’udito, l’olfatto o anche sensori
elettronici. Può essere utilizzato sia per scopi difensivi che offensivi. Per sorveglianza o
ricognizione, può significare stare nascosti senza rivelarsi ad altri. Per un attacco, invece
può significare attendere fino a che non ci si trovi a breve distanza da un nemico ignaro.
Il camuffamento, quindi, aiuta un soldato ad ottenere e mantenere l’iniziativa in
combattimento, permettendo di nascondere se stesso al nemico fino al momento in cui
non intende rivelare la propria presenza.
I fattori che vengono presi in considerazione quando si camuffa un oggetto sono tre:
colore, brillantezza e forma. Un oggetto camuffato deve avere un colore il più possibile
somigliante a quello dell’ambiente in cui si trova; le superfici riflettenti vengono coperte o
brunite in modo da evitare riflessi luminosi, la forma viene dissimulata, ad esempio
mediante l’applicazione di strisce di stoffa irregolari, in modo che si confonda con lo
sfondo della vegetazione e l’identificazione dell’oggetto da una certa distanza risulti assai
difficile. Per quanto riguarda invece la persona, l’intento della mimetizzazione è quello di
interrompere i contorni della figura del soldato percepita dall’occhio umano fondendo (o
confondendo) la stessa con l’ambiente circostante e rendendolo un obiettivo più difficile da
individuare e colpire. Secondo gli esperti delle forze speciali, per esempio, “sul campo di
battaglia la tinta mimetica deve coprire fino al più remoto millimetro quadrato di
epidermide. Tutta la faccia, la gola, fin dietro le orecchie. La tinta mimetica serve a non far
riflettere la pelle e a disperdere le linee del volto. L’applicazione del trucco mimetico è una
vera e propria cartina al tornasole della competenza di un soldato di professione”.
La Scout Sniper Instructor School dei Marine ha considerato vari fattori che influenzano il
camuffamento personale. La maggior parte di questi sono definiti come “indicatori di
obiettivo” il cui mancato rispetto determina il rischio di essere visti dal nemico. Gli elementi
da considerare quali indicatori di obiettivo sono: la forma, la luminosità, la posizione,
l’ombra, la sagoma o profilo, la distanza, il suono, l’odore, il colore e il movimento.
1
2
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Mimetismo.
Nel presente articoli i termini sono utilizzati indistintamente.
2
Un indicatore di obiettivo primario è il camuffamento improprio. Infatti, visto che lo scopo
della mimetizzazione è quello di creare una fusione con l’ambiente circostante, avere un
aspetto che contrasta con esso può essere considerato un camuffamento improprio.
L’efficacia della fusione con l’ambiente è però spesso relativa alla percezione dello
spettatore, ovvero se questi è addestrato o meno a vedere il mondo circostante con la
“visione primaria” o se ha la naturale tendenza ad utilizzare la “visione secondaria”.
Si parla di visione secondaria quando lo spettatore associa quello che vede con immagini
mentali preconcette; una forma limitante di memoria ricognitiva. Per esempio se un
osservatore alla ricerca di un oggetto specifico non vede qualcosa che corrisponde ad una
immagine preconcetta, l’oggetto passa spesso inosservato. Un osservatore addestrato alla
visione primaria, invece, non vedrà una superficie visiva con nozioni preconcette su cosa
si aspetta di vedere, e quindi avrà una maggiore possibilità di cogliere oggetti parziali o in
ombra.
Un cervo nascosto nella vegetazione non può essere visto da chi fa ricorso alla visione
secondaria perché è alla ricerca di una testa con due corna mentre chiunque usi la visione
primaria individuerà la coda bianca e quindi l’animale.
La maggior parte delle persone non sono addestrate o non hanno le capacità per vedere
con la visione primaria e fanno affidamento invece sulla visione secondaria. In ogni caso
anche l’osservatore medio può rilevare il camuffamento improprio. Ciò dipende
generalmente dal fatto che ognuno è in grado, intuitivamente, di riconoscere determinati
oggetti come artificiali. Gli oggetti naturali spesso seguono un flusso casuale di colori e
schemi nel loro aspetto, gli oggetti artificiali invece hanno spesso forme geometriche,
forme solide e contrastanti, o altri schemi riconoscibili.
In ambito militare lo schema o disegno (pattern) mimetico è una delle componenti più
importanti di ogni uniforme da combattimento dal momento che la divisa copre la maggior
parte del corpo.
Il pattern mimetico dell’uniforme aiuta a rompere il contorno del corpo di chi la indossa
determinando un flusso continuo dello spazio, cioè il corpo del soggetto diventa un tutt’uno
con l’ambiente circostante.
Un osservatore non addestrato divide naturalmente il campo visivo in spazio positivo e
spazio negativo. Un albero, un edificio o un altro specifico oggetto che attira la nostra
attenzione è considerato spazio positivo. L’area visiva compresa tra due spazi positivi è
considerata spazio negativo. Poiché l’osservazione di una persona si svolge attraverso il
campo visivo, la sua tendenza naturale è quella di saltare da uno spazio positivo ad un
altro. Tutto ciò che interrompe questo flusso di spazio potrebbe essere considerato un
indicatore di obiettivo.
Molti modelli di camuffamento presenti in commercio si basano su alcune rappresentazioni
dello spazio positivo. La maggior parte dei cacciatori, per esempio, si posiziona
normalmente vicino ad un albero o ad altra forma di spazio positivo e, poiché tende a
rimanere ferma per lunghi periodi di tempo, l’abbigliamento mimetico come quello che
imita la corteccia degli alberi e le foglie è adeguato allo scopo. I soldati, invece,
trascorrono la maggior parte del loro tempo ad essere mobili, e spesso attraversano lo
spazio negativo mentre si muovono verso un obiettivo o checkpoint. Hanno bisogno quindi
di uno schema mimetico che interrompa il loro profilo limitandone la identificazione come
spazio positivo e favorendo la percezione che facciano parte dello sfondo. Ovviamente, la
velocità dei movimenti può attirare l’attenzione di un osservatore, ma il movimento
disciplinato può ridurre questo rischio ad un minimo accettabile. L’ideale sarebbe il
passaggio di una squadra, attraverso un ambiente, che lasci il minor segno possibile. Se
una squadra dovesse fermarsi mentre è in formazione dispersa, una buona
mimetizzazione dovrebbe consentire ai membri della stessa di rompere i rispettivi profili e
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permettere loro di fondersi con lo spazio circostante negativo, ovvero consentire il flusso
naturale e ininterrotto dello spazio.
Anche i colori possono essere percepiti come naturali o artificiali. I colori grigiastri si
fondono in modo più uniforme in un ambiente naturale di quanto non lo facciano i colori
primari che, invece, sono più difficili da trovare in natura.
Per esempio il blu e il giallo primari miscelati in parti uguali creano il colore verde (detto
anche secondario). Anche se diverse sfumature e tonalità di verde si possono trovare in
qualsiasi foresta, il verde puro non è comune, e dunque costituisce un indicatore di
obiettivo. Lo stesso si può dire per il marrone puro, che è composto da parti uguali dei tre
colori primari (rosso, blu, giallo). Sfumature di marrone, invece, sono più comunemente
presenti in natura.
Il camuffamento ideale, quindi, usa colori medi in modo da ridurre il contrasto con gli
oggetti circostanti. In pratica, se un oggetto è molto simile al suo ambiente circostante, la
mente di chi osserva - specie se non addestrato alla visione primaria - tende
automaticamente a ritenere ciò che vede parte di quello stesso ambiente. Questo spiega
anche perché il nero è stato spesso usato nei modelli di camuffamento. Il nero, infatti, si
trova raramente in natura, ma la maggior parte degli osservatori registra le ombre o i colori
scuri come neri.
L’evoluzione storica e l’attuale stato dell’arte
L’importanza della mimetizzazione in ambito militare è dimostrata, storicamente,
dall’esistenza nei vari eserciti di sezioni specificamente dedicate allo sviluppo di nuove
uniformi.
La storia ci mostra i diversi tentativi di scelta di disegni mimetici e gli sviluppi delle
tecniche, dei materiali, della struttura e dei colori.
Il camuffamento è diventato una parte essenziale delle moderne tattiche militari a causa
dell’aumentata precisione e celerità di tiro delle armi nel corso del diciannovesimo secolo.
Nonostante il dimostrato valore del camuffamento, fino al ventesimo secolo gli eserciti
hanno sempre utilizzato per le uniformi colori vivaci e motivi impressionanti. L’obiettivo era
di intimidire il nemico, favorire la coesione delle unità, consentire una più facile
identificazione delle unità attraverso la cosiddetta “nebbia della guerra”, e di attrarre le
reclute. Inoltre le uniformi dai colori vivaci, come le giacche rosse un tempo usate dagli
inglesi, tendevano a scoraggiare la diserzione.
Nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo, il tipico schema includeva una
combinazione di colori brillanti ed altamente contrastanti che rendeva più facile distinguere
le unità in battaglia a causa anche del fumo generato dalla polvere da sparo di fucili e
cannoni. Inoltre, anche nelle migliori circostanze, i colori tendevano ad essere coperti dalla
fuliggine dopo che la sparatoria era durata molto. Lo stesso vale per la polvere sollevata
dalle unità in marcia.
Nel diciottesimo secolo piccole unità irregolari di scout furono le prime ad adottare i colori
nei toni scuri del marrone e del verde. Ma gli eserciti principali mantennero i loro colori
finché non furono convinti del contrario. Gli inglesi in India nel 1857 furono costretti dalle
numerose vittime a tingere le loro tuniche rosse con toni neutri, inizialmente un marrone
fangoso chiamato khaki (dalla parola urdu, polveroso). Le uniforme tropicali bianche
invece furono tinte semplicemente immergendole nel tè. Questa comunque rappresentava
solo una misura temporanea. Solo nel 1902, le uniformi di tutto l’esercito britannico furono
standardizzate sul tono marrone chiaro opaco per le uniformi da battaglia.
Tuttavia, con la crescente diffusione di fucili sempre più precisi e di altre armi da fuoco
come standard per la fanteria, si notò, a partire dagli anni ‘80 del 1800, che i colori vivaci
rendevano i soldati facili bersagli per i nemici. Le nuove armi iniziavano ad usare una
nuova polvere in grado di generare nella fase di sparo meno fumo e pertanto le truppe dai
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colori vivaci erano obiettivi altamente visibili. Di fronte a tale situazione i vari eserciti, a
cominciare dal British Army, decisero di cambiare i colori, specialmente con quelli in grado
di confondersi meglio con il terreno come il kaki o il verde oliva. A questa idea fece seguito
quella di uniformi adatte a climi e stagioni particolari come il bianco per le zone innevate e
il marrone chiaro per quelle sabbiose.
Altri eserciti, come quello statunitense, russo, italiano e tedesco seguirono l’esempio sia
con il kaki che con altri colori più adatti ai rispettivi ambienti.
All’inizio del 1900 erano comunque ben pochi gli eserciti che adottavano delle divise che
potessero nascondere i propri soldati dall’individuazione a lunga distanza, anzi le uniformi
erano molto colorate per riconoscere i vari reggimenti impegnati nella lotta e avere una
visione complessiva nella mischia. Per esempio all’inizio della prima guerra mondiale
l’esercito francese si presentava con uniformi di colore rosso-blu.
Lo svilupparsi poi della guerra di trincea diede una sostanziale svolta: tutti gli eserciti
coinvolti, infatti, si apprestarono a cambiare le loro uniformi con altre meno visibili.
In questo periodo iniziarono le prime ricerche sul camuffamento da parte di vari eserciti
come quello francese e statunitense attraverso la costituzione di appositi reparti.
Tra le due guerre mondiali, fondamentale fu l’interessamento della ricerca fascista. Il
regime infatti sviluppò senza saperlo il più famoso dei pattern. Utilizzato dapprima per le
tende, venne adottato più avanti come mimetica per i paracadutisti, e venne poi ripreso
dall’esercito cecoslovacco ed ungherese.
L’esercito tedesco iniziò lo studio dei disegni mimetici sui passi degli italiani sviluppando
durante la seconda guerra mondiale moltissimi schemi.
Anche gli alleati realizzarono i loro disegni mimetici: le ricerche degli USA portarono al
“duck hunter” spotted camouflage, mentre quelle inglesi al “denison smock”.
Alla fine della II guerra mondiale vi fu una vera e propria corsa ai pattern. Tutte le nazioni,
praticamente, introdussero divise basate sugli schemi degli alleati o dell’asse, per arrivare
poi ai nostri giorni con il pattern in pixel del CaDPat (Canadian Disruptive Pattern) e del
MarPat (Marine Pattern). Si tratta di schemi mimetici formati da piccolissimi quadratini,
appunto pixel, difficilmente visibili sulle lunghe distanze.
I primi ad iniziare lo sviluppo di questa nuova uniforme furono i canadesi nel 1995
adottando il cosiddetto disegno CaDPat poi utilizzato sulle mimetiche ufficiali nel 1997 e,
dopo un periodo di valutazione iniziato nel 1998, gradualmente sostituito al vecchio
schema woodland a partire dal 2001.
I Marine USA (USMC – United States Marine Corps), rimasti colpiti dai test del CaDPat nel
febbraio 2000 diedero il via al progetto MarPat (Marine Disruptive Pattern).
Molte forze militari attualmente utilizzano uniformi da combattimento che non solo
rompono il contorno del soldato per l’impiego sul campo di battaglia durante il giorno, ma
hanno anche caratteristiche peculiari tali da renderli difficili da rilevare con dispositivi di
amplificazione di luce, come gli occhiali per la visione notturna (NVG - Night Vision
Goggles).
Queste moderne uniformi con disegno digitale presentano un aspetto un po’ a chiazza,
generalmente con colori attenuati, che consentono un occultamento visivo in una varietà di
ambienti.
Tale schema può essere definito “camuffamento digitale” (o “digi-cammies”) ed è
realizzato utilizzando molteplici microdisegni (appunto pixel) a differenza delle vecchie
mimetiche che utilizzavano macroschemi (grandi macchie o “big blobs”) per un maggiore
effetto distorsivo3.
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L’idea di utilizzare macchie di colore piccole e numerose piuttosto che grandi non è un concetto nuovo.
Durante la seconda guerra mondiale, le truppe tedesche utilizzarono vari modelli di pattern, simile all’attuale
FLEKTARN, che sfruttava l’insieme delle macchioline per creare un mimetismo straordinariamente efficace.
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Oltre alle Forze canadesi e all’USMC le uniformi da combattimento con schema mimetico
digitale sono attualmente in uso presso l’Esercito (US Army), l’Aeronautica (US Air Force)
e la Marina Statunitensi, le Forze armate giordane, l’Esercito cinese e le Forze di difesa
finlandesi. Anche l’Esercito italiano utilizza uno schema simile: il cosiddetto “vegetato”.
Il CaDPat delle Forze canadesi
Il CaDPat (Canadian Disruptive Pattern) è il nome dello schema mimetico in uso presso le
Forze Canadesi (Canadian Forces), ed il primo micromimetismo ad essere concepito. Il
brevetto del CaDPat cita le ricerche (Dual Texture) condotte dal Tenente Colonnello (ora
in pensione) dell’US Army Timothy R. O’Neill negli anni ‘70 come base di partenza per il
digital pattern. Ovviamente il CaDPat (così come gli altri schemi simili) è
andato notevolmente al di là di queste iniziali ricerche.
Fino all’introduzione del CaDPat, gli schemi mimetici erano basati su interpretazioni di
processi naturali o addirittura creazioni artistiche. La comprensione di come effettivamente
il mimetismo operi nell’ambito dello spettro visivo ha permesso, tramite sofisticate
elaborazioni al computer, la creazione di pattern in grado di massimizzare le qualità
mimetiche in ogni ambiente. Lo schema CaDPat è stato sviluppato in tre varianti: TW
(Temperate Woodland), per le aree boschive e a clima temperato, AR (Arid Region) per le
aree desertiche e WA (Winter/Arctic) per le aree nevose.
Attualmente le divise in CaDPat hanno sostituito quelle verde oliva dell’esercito canadese
degli anni ‘60, rispetto alle quali sono del 40% più efficienti.
Le aspirazioni canadesi per un nuovo Sistema Soldato risalgono al novembre del 1988 e
vanno di pari passo con gli sforzi compiuti in molti paesi della NATO. Un primo tentativo di
ricerca, chiamato Integrated Protective Clothing and Equipment (IPCE) Technology
Demonstration fu avviato nel 1995, ma poi fu annullato a causa degli alti costi dei sistemi e
l’incapacità di soddisfare la maggior parte dei requisiti richiesti. Attività in corso nella metà
degli anni ‘90, portarono alla nascita del Clothe the Soldier (CTS) Project di cui il CaDPat
rappresentava una parte delle ricerche4.
Come per ogni innovazione prima di essere approvato il CaDPat è stato sottoposto a
numerosi test sul campo al fine di determinare il design e i colori giusti.
Secondo fonti coinvolte nel processo di valutazione, i
test con modelli digitali iniziarono effettivamente in
Canada intorno al 1995. Il CaDPat è stato quindi
ufficialmente adottato come modello standard
dell’esercito canadese nel 1997. Il modello doveva
essere riprodotto su tessuto con estrema precisione
per garantire l’integrità della rappresentazione in pixel
(cosiddetta “pixelation”). Ciò era fondamentale ai fini
dell’efficacia complessiva del CaDPat. I primi 6 mesi di
studio furono condotti nel 1998, con 660 divise. La
prova finale sul campo fu condotta nel 2001.
Il CaDPat è un pattern generato da computer che
incorpora una sofisticata protezione Near Infrared
progettata per ridurre la probabilità che i soldati siano
individuati attraverso gli strumenti per la visione notturna. Studi canadesi mostrano che la
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Il Clothe the Soldier Project nasce con lo scopo di realizzare la transizione dell’esercito canadese verso
una nuova generazione di indumenti ed equipaggiamenti operativi per soldati, migliorando lo stato dell’arte
relativo a tutto l’abbigliamento militare. Sia l’abbigliamento che l’equipaggiamento è stato progettato per
operare come un sistema integrato compatibile per la protezione dei soldati. Progettato con tecnologia
all’avanguardia, l’abbigliamento permette di migliorare notevolmente l’efficacia operativa e proteggere i
soldati in tutte le condizioni climatiche.
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probabilità di essere individuati da 200 metri con una divisa in CaDPat risulta essere
inferiore del 40% rispetto alla vecchia mimetica verde oliva.
Il CaDPat TW si compone di quattro specifici colori: verde chiaro (light green), verde scuro
(dark green), marrone (brown) e nero (black), e fu introdotto tra il 1997/98 sulla copertura
dei nuovi elmetti. Nello stesso tempo il pattern fu anche introdotto sul nuovo Soldier's
Individual Camouflage Net.
In concomitanza con le prove del CaDPat TW, incominciarono le ricerche per individuare
un’uniforme per le operazione in ambienti desertici e simili. Il nuovo pattern noto come
CaDPat AR si compone di tre differenti tonalità di marrone.
La caratteristica peculiare di entrambi gli schemi è la riproduzione al loro interno della
foglia d’acero, simbolo del Canada.
Per quanto riguarda l’impiego operativo si ricordano le seguenti fasi 5:
L’uniforme CaDPat TW è stata per la prima volta indossata in un teatro operativo
nel settembre 2001 in Bosnia-Herzegovina per l’Operation Palladium Rotation 09.
 Il CaDPat TW è stato rilasciato a circa 1/3 dei soldati dell’esercito canadese da
gennaio 2002.
 Le unità regolari e della riserva sono state completamente dotate di uniformi in
CaDPat TW a partire dalla fine del 2002.
 In funzione del dispiegamento della Forza di reazione rapida terrestre (Immediate
Reaction Force (Land) - IRF (L)) in Afghanistan, il progetto CaDPat AR fu
accelerato con l’intento di fornirlo in dotazione ai soldati nell’estate 2002.

Attualmente, il pattern e i dati tecnici sono brevettati e protetti da copyright. Il marchio
CaDPat è stato acquisito dal Department of National Defence.
Sulla scia della mimetica in CaDPat, poco tempo dopo il Corpo dei Marine degli Stati Uniti
adottò lo schema MarPat.
Il MarPat dell’US Marine Corps
Il MarPat, abbreviazione di Marine Pattern (per esteso Marine Disruptive Pattern) è uno
schema mimetico basato su pixel, adottato dall’United States Marine Corps (USMC) ed
introdotto sulle nuove uniformi Marine Corps Combat Utility Uniform (MCCUU) al posto
delle vecchie Camouflage Utility Uniform in mimetismo woodland.
Il pattern woodland è composto da innumerevoli pixel rettangolari di 3 colori: nero (black),
verde oliva (olive drab) e marrone coiote (coyote brown). Mentre lo schema desertico
presenta diverse tonalità di marrone tra cui anche quella coiote.
Secondo il Project Manager del CaDPat il MarPat è uno schema derivato da quello
canadese e sviluppato con l’aiuto del Canadian Department of National Defence. L’USMC
infatti manifestò notevole interesse per tutte le ultime fasi di sviluppo del CaDPat
raggiungendo il culmine quando le conoscenze scientifiche relative all’efficacia del modello
indicarono, anche dopo i risultati dei test NATO, la sua superiorità su ogni altro
attualmente impiegato. L’USMC era alla ricerca di una nuova uniforme specifica per il
Corpo e la CaDPat si adattava perfettamente. Su richiesta dell’USMC il governo canadese
concluse con gli USA un accordo militare bilaterale di scambio (Exchange Agreement).
Anche il brevetto MarPat cita come base di partenza le ricerche condotte dall’US Army
negli anni ‘70 sullo schema mimetico frattale. Infatti, sebbene esso sia ispirato al CaDPat,
altro schema mimetico digitale, la teoria originale è comunque attribuita all’ex Ten. Col.
dell’US Army Timothy R O’Neill (il cosiddetto Dual Texture Camouflage).
In teoria la nuova uniforme è molto più efficace delle vecchie mimetiche con pattern
standard perché imita la sfasatura dell’immagine e dei suoi contorni come in natura. In
pratica, chi indossa la MCCUU sembra, o almeno dovrebbe sembrare, più “sfocato” e
5
Fonte: http://www.forces.gc.ca/site/news-nouvelles/news-nouvelles-eng.asp?id=341.
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quindi più difficile da individuare. Test di laboratorio dimostrano infatti che a parità di
distanza e condizioni ambientali un soggetto che indossa un’uniforme in MarPat è meno
visibile del 20% rispetto ad un’altro con la
tradizionale divisa con schema woodland6.
Dal momento che il Corpo dei Marine era
interessato allo sviluppo di una nuova
uniforme da combattimento, una delle
principali aree riviste per un miglioramento
era appunto il disegno mimetico poiché la
divisa, coprendo la maggior parte del corpo
di un soldato, rappresenta l’elemento
principale per il suo camuffamento.
Secondo l’USMC la vecchia uniforme
violava alcuni principi. Aveva quattro colori
posti in “macchie” contrastanti su tutta la
superficie della divisa. Il verde e il marrone
utilizzato nel modello dominavano lo schema generale dei colori, entrambi vicini al loro
valore primario e quindi non adatti per gli ambienti più boscosi. Inoltre, ogni “macchia” di
colore sul modello aveva contorni ben definiti, provocando transizioni brusche tra i colori.
Queste caratteristiche del disegno e del colore sulle vecchie uniformi tendevano ad
interrompere il flusso spaziale attirando l’attenzione di un potenziale osservatore.
Alla Scout Sniper Instructor School dove sono stati testati vari modelli di mimetismo, sono
state applicate queste considerazioni per determinare lo schema migliore. Il modello in
sostanza doveva rompere la sagoma di chi lo indossava.
Lo schema è stato selezionato dopo numerosi test condotti sul campo in diversi ambienti
sottoponendo l’uniforme anche ai visori notturni e illuminandola con gli IR. Il modello
MarPat è stato scelto dopo una gara finale contro altri sette modelli tenutasi all’USMC
Scout Sniper Instructor School. Il MarPat è stato considerato il migliore della selezione per
la sua flessibilità multi-ambiente, efficacia tattica e capacità distintiva.
I test sul campo sono iniziati nel 2001 e la nuova uniforme ha debuttato nel 2002 a Camp
Lejeune, mentre l’introduzione è stata completata nel 2004.
Sul sito dell’USMC si legge che l’uniforme MCCUU è stata disegnata dai Marine per
migliorare la sopravvivenza, il comfort e la durata. Il
disegno mimetico è adatto per ogni clima e luogo, ed è
efficace per mimetizzarsi in molti ambienti. Il woodland
pattern fornisce la migliore copertura per le foreste e le
aree boschive; il desert pattern invece funziona meglio
in ambienti urbani e aridi o sabbiosi.
Il MarPat usa colori ottimizzati attraverso i loro valori
medi e ha uno schema casuale omni-direzionale. Visto
da vicino, lo schema appare in piccoli blocchi digitali,
ma con l’aumentare della distanza riesce a confondersi
con qualsiasi ambiente.
Il disegno a pixel del MarPat è stato prodotto
attraverso complesse equazioni frattali7 realizzando
quindi un modello non ripetibile.
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Fonte: http://www.hyperstealth.com/digital-design/index.htm.
Un frattale è una figura geometrica che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scala sempre più
ridotta, ovvero che non cambia aspetto anche se vista con una lente d'ingrandimento. Questa caratteristica è
chiamata auto similarità.
I frattali compaiono spesso nello studio dei sistemi dinamici e nella teoria del caos e sono spesso descritti in
modo ricorsivo da equazioni, funzioni o algoritmi ricorsivi.
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Lo scopo del modello digitalizzato è quello di far si che l’occhio umano abbini la figura
dell’operatore che lo indossa allo sfondo ambientale.
Se confrontata con uno sfondo bianco la mimetica in MarPat risalta in maniera
sorprendente, catturando l’attenzione ma, quando viene usata in un ambiente operativo, la
sua texture frastagliata e la mancanza di contorni netti
la rendono più efficace rispetto ai tradizionali modelli.
Inizialmente i modelli di MarPat erano tre: Woodland,
Desert e Urban. Attualmente però sono utilizzati dal
Corpo dei Marine solo i modelli Woodland e Desert,
che sostituiscono i vecchi modelli Woodland e Desert
three colours.
In generale l’uniforme è stata ridisegnata per essere
più efficace in combattimento. Oltre al pattern sono
stati fatti diversi cambiamenti rispetto alla precedente
divisa per agevolare il soldato in vari movimenti, come
le tasche sulle maniche all’altezza delle spalle in modo
che il marine può accedervi anche se indossa il
giubbotto antiproiettili; le tasche sul petto sono state
inclinate verso l’interno in modo da poterle facilmente raggiungere con la mano opposta.
Infine sono stati realizzati nel tessuto degli scomparti per inserire ginocchiere e gomitiere.
L’uniforme dispone inoltre di un rivestimento anti-IR per rendere meno visibile il marine
attraverso i visori notturni.
Come l’uniforme in CaDPat anche quella in MarPat riproduce all’interno del proprio
schema un disegno, ossia l’emblema dei Marine (Eagle, Globe and Anchor), mascherato
dai pixel.
Lo schema MarPat è stato brevettato dall’USMC che ha registrato il relativo marchio.
Uniformi simili
Mimetiche in schema digitale simili a quella canadese e dei Marine sono state sviluppate
anche dall’Esercito, Aeronautica e Marina statunitensi.
La US Air Force ha progettato la nuova uniforme ABU (Airman Battle Uniform), utilizzando
un modello digitale con colori e forme degli agglomerati di pixel che ricordano la vecchia
mimetica tiger stripes.
La US Navy alla fine del 2008 ha annunciato l’approvazione di una uniforme digitale che
soddisfacesse principalmente esigenze di comodità, praticità e resistenza. La NWU (Navy
Working Uniform) Type I essendo costituita dai colori blu, grigio e nero risponde più a
scopi estetici che a reali esigenze tattiche. Ma nel gennaio 2010, la Marina ha iniziato a
considerare due nuovi modelli di uniforme NWU derivati dal MarPat, chiamati Type II
(desert) e Type III (woodland), rispettivamente per deserto e foresta.
Questi modelli, complessivamente più scuri rispetto ai corrispondenti schemi MarPat, sono
stati pensati specificatamente per le esigenze tattiche dei membri del Naval Special
Warfare.
L’UCP dell’US Army
La natura produce molti esempi di forme simili ai frattali. Ad esempio i cristalli di neve o “in un albero
(soprattutto nell’abete) ogni ramo è approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua volta
simile al proprio ramo, e così via” (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Frattale).
In effetti la natura e la realtà che ci circondano sono simili a se stesse ed invarianti per risoluzione con
dimensioni non necessariamente intere bensì fratte.
9
L’Universal Camouflage Pattern (UCP), anche noto come ACUPat (Army Combat Uniform
Pattern) o ArPat (Army Pattern), rappresenta il disegno mimetico attualmente in uso
sull’uniforme da combattimento dell’Esercito USA. Lo schema è stato scelto ed adottato
dopo numerosi test di laboratorio e sul campo svolti tra il 2003 e il 2004 8.
Il suo schema digitale è una variante del camuffamento MarPat dell’US Marine Corps
anch’essa basata sulle ricerche condotte negli anni ’70 relative al cosiddetto mimetismo
Dual-Texture per i veicoli militari.
La nuova uniforme che adotta tale schema, ovvero la Army Combat Uniform (ACU), ha
sostituito le vecchie Battle Dress Uniform (BDU) e le
uniformi desertiche (Desert Camouflage Uniform DCU). Ciò che caratterizza particolarmente il nuovo
disegno è l’eliminazione del colore nero. Infatti lo
schema della Army Combat Uniform è composto da
tanti pixel dei seguenti colori: grigio ardesia, marrone
chiaro e verde fogliame. Il colore nero (puro) è stato
omesso dall’uniforme poiché ritenuto non presente
normalmente in natura ed inoltre perché se osservato
attraverso un visore notturno appare eccessivamente
scuro e crea quindi una indesiderata immagine ad alto
contrasto.
La scelta del grigio, invece, dipende dal fatto che in
combattimento la polvere tende facilmente a coprirlo e
che si tratta di un colore neutro che non tende a catturare lo sguardo come farebbero dei
colori saturi.
Il 14 giugno del 2004, 229° compleanno dell’US Army, l’esercito USA svelò ufficialmente la
nuova uniforme da combattimento già testata dai membri della Stryker Brigade in Iraq dal
2003. Da allora la nuova uniforme ha sostituito gradualmente la vecchia BDU Woodland e
la Desert three colours. Attualmente la sostituzione è stata completata.
Non si è trattato di una semplice riprogettazione estetica della divisa, ma di un
cambiamento funzionale della stessa che ha migliorato la capacità dei soldati di eseguire
la loro missione di combattimento. Ogni cambiamento è stato fatto per una ragione. Oltre
al pattern che ha migliorato la mimetizzazione sono state apportate diverse modifiche
stilistiche: ad esempio le tasche sul fondo della giacca sono state rimosse e poste sulle
maniche poco al di sotto delle spalle in modo che il soldato possa accedervi mentre
indossa il giubbotto antiproiettile; le tasche sono state anche inclinate in avanti in modo
che siano facilmente accessibili. I bottoni sono stati sostituiti con cerniere che si aprono
dal basso e dall’alto garantendo un maggiore comfort mentre si indossa la protezione
balistica. In generale, sono stati apportati circa 20 cambiamenti.
8
L’Universal Camouflage Pattern è stato selezionato dall’Esercito statunitense e più precisamente dal Natick
Soldier Center’s Individual Protection Directorate e dal Supporting Science and Tecnology Directorate. La
selezione è avvenuta tra tre schemi chiamati All Over Brush, Track e Shadow/Line. Per ogni schema sono
state individuate quattro combinazioni di colori corrispondenti a specifiche tipologie di terreni, anche se tutte
le combinazioni hanno usato il marrone chiaro come colore base. Gli altri tre colori sono stati rispettivamente
il verde, il marrone e il nero per il mimetismo woodland, il marrone scuro, il khaki e il marrone per lo schema
desertico, il grigio chiaro, il grigio medio e il nero per il mimetismo urbano e il marrone scuro, il grigio chiaro e
il marrone per lo schema desertico/urbano. Sono state effettuate un totale di quindici valutazioni che hanno
avuto luogo a Fort Benning, Fort Polk, Fort Irwin, Fort Lewis e Yakima. Gli schemi mimetici sono stati quindi
valutati in funzione della loro combinazione, luminosità, contrasto e rilevamento sia durante il giorno che la
notte attraverso strumenti di visione notturna. Alla fine delle differenti fasi di valutazione e dopo aver
introdotto un ulteriore schema il Contractor-Developed Mod, MultiCam, il Centro Natick ha classificato i
modelli dal migliore al peggiore: Desert Brush, Woodland Track Mod, Contractor-Developed Mod e Urban
Track.
10
Sebbene il disegno sia chiamato Universal Camouflage Pattern i critici sostengono che il
concetto di schema “universale” non è reale dal momento che essendo prevalente
sull’uniforme il verde fogliame rispetto agli altri colori, l’operatore non riesce a mimetizzarsi
efficacemente in zone desertiche ed urbane.
Come già detto in precedenza il camuffamento permette ad un soldato di confondersi nel
suo ambiente. Una migliore corrispondenza del colore e del disegno allo sfondo
ambientale produce un migliore occultamento. Cercare di ottenere un’uniforme adatta per
ogni scenario rappresenta una parte molto ardua della ricerca in materia poiché la
mimetica è sfondo-dipendente e quindi ciò che si confonde in un ambiente potrebbe non
confondersi in un altro.
L’Esercito USA aveva come obiettivo una uniforme di nuova generazione con un unico
schema, ma ciò sarebbe stato difficile da sviluppare perché la vegetazione ha un fattore di
riflessione differente rispetto alle rocce e alla sabbia.
In effetti il camuffamento woodland è il più facile da realizzare e anche il più efficace
perché la presenza della vegetazione favorisce l’occultamento. Quello desertico invece è
più difficile perché i soldati operano sostanzialmente “allo scoperto”. Infine quello urbano è
davvero complicato, perché il combattimento è molto ravvicinato. Pertanto i requisiti
mimetici per le aree urbane rappresentano una sfida diversa da quella dei terreni boscosi
o desertici.
L’esercito statunitense non dispone attualmente di una divisa mimetica urbana ufficiale.
Purtroppo il soldato del 21° secolo si troverà ad affrontare nuove sfide sul campo di
battaglia che sono più complesse e più numerose che mai. Una di queste consiste nel
condurre operazioni militari in territorio urbano (Military Operation in Urban Terrain), il che
richiede lo sviluppo di una mimetica urbana che sia efficace in un ampia varietà di
ambienti. Ma le difficoltà tecniche per la sua realizzazione non sono poche.
Per prima cosa, nella maggior parte dei casi, la distanza tattica è molto breve nel
combattimento urbano rispetto al combattimento nel deserto o in aree boschive. Ciò si
traduce in disegni più piccoli a mano a mano che si riducono gli spazi e le distanze. Inoltre,
gli sfondi urbani in genere richiedono schemi mimetici con contorni più dritti e caratterizzati
da linee verticali ed orizzontali per fondersi con case, edifici ed altre strutture urbane.
Secondo gli esperti dell’esercito l’ACU è stata disegnata specificatamente dai soldati 9 per
far fronte alle esigenze degli attuali ambienti operativi. Essa è parte del continuo sforzo
dell’US Army di equipaggiare l’Army’s Future Force e di fornire ai soldati il migliore
equipaggiamento possibile10.
Grazie al suo schema mimetico universale e la maggiore versatilità, comfort e qualità
ergonomiche, l’ACU migliora le capacità di adattamento, addestramento e combattimento
dei soldati in ambienti differenti.
Sempre secondo gli esperti dell’US Army “lo schema non è ovviamente la soluzione
universale, ma è un’ottima soluzione su tutta la linea” 11.
L’ ACUPat non può essere considerato lo schema migliore per ogni ambiente qualora
dovesse competere con modelli specificamente progettati con disegni e combinazioni di
9
L’ACU è stata progettata da sottufficiali e testato da soldati. La vita della ACU è iniziata nel gennaio 2003.
Un team ha esaminato una serie di uniformi e ha preso le parti migliori di ogni uniforme e le ha combinate in
una. Il primo prototipo è stato quindi consegnato in 25 divise alla Stryker Brigade presso il National Training
Center. Dopo aver ascoltato i commenti dei soldati, il team è tornato al laboratorio e ha creato un secondo
prototipo. Ventuno uniformi sono state poi consegnate agli Stryker Soldier presso il Joint Training and
Readiness Center di Fort Polk, Louisiana. Due delle tre versioni sono state date ai soldati della Stryker
Brigade dispiegati in Iraq.
10
Fonte: http://www.tradoc.army.mil/pao/fact_sheets/ACU/ACUstandinginfo.htm.
11
Secondo i critici, invece, l’uniforme per i suoi colori risulterebbe “efficace solo fra le case di baghdad o in
una cava di ghiaia”.
11
colori per una determinata zona, ma offre un’alternativa per un rapido dispiegamento
dell’esercito senza dotare il personale di uniformi extra.
Il MultiCam o Enduring Freedom Camouflage Pattern
Dopo aver effettuato per quattro mesi una serie di valutazioni di schemi mimetici dai colori
alternativi, l’esercito statunitense ha selezionato il modello MultiCam per le uniformi fornite
ai soldati dispiegati in Afghanistan nel corso dell'operazione Enduring Freedom, a partire
dal mese di agosto del 2010.
A differenza del camuffamento convenzionale che prevede la fusione con l’ambiente
attraverso la corrispondenza dei colori, il disegno mimetico MultiCam, brevettato dalla
Crye Precision di Brooklyn NY, è progettato per
integrarsi e riflettere alcuni dei colori dell’ambiente
circostante. Il nuovo modello è stato concepito per
ingannare l’occhio umano e il cervello ad accettare
l’oggetto camuffato come parte dello sfondo. Si tratta di
uno schema più complesso in cui gli elementi curvi
sono modellati per mantenere efficacemente
l’occultamento gestendo efficacemente la scala e il
contrasto a lungo e breve raggio.
Il MultiCam è un moderno pattern mimetico multiambiente a 6 colori sviluppato dalla Crye Associates in
collaborazione con l’US Army Soldier System Center
(noto anche come US Army Natick), anch’esso con la
finalità di sostituire i vecchi pattern di tipo woodland e
desert.
Le forze USA, infatti, ebbero problemi con i vecchi modelli di camuffamento subito dopo
l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, in seguito al dispiegamento delle truppe, tra le
montagne afgane e i deserti iracheni, che indossavano la Desert BDU e l’equipaggiamento
woodland. Per migliorare e standardizzare la divisa l’esercito USA quindi introdusse l’ACU
nel 2004, realizzata con il pixel pattern, in seguito ad una gara a cui partecipò anche il
modello MultiCam.
Una nuova iniziativa per migliorare il camuffamento è stata lanciata nell’autunno del 2009,
quando due unità battaglioni in Afghanistan sono state
dotate di divise e relativo equipaggiamento in modelli
diversi da quello standard UCP. In particolare una
unità ha ricevuto uniformi ed equipaggiamenti in
MultiCam, l’altra in una variante dell’UCP conosciuta
come UCP - Delta. L’US Army ha quindi schierato un
team di esperti in Afghanistan al fine di raccogliere dati
sul campo e foto su ambienti diversi dove i soldati
spesso operano.
I dati raccolti hanno fornito la base per uno studio di
simulazione fotografica distribuito a circa 750 soldati
schierati in Afghanistan. Tale studio ha chiesto loro di
confrontare 6 modelli con otto diversi ambienti. I
risultati, poi, insieme alle valutazioni dei soldati dei due
battaglioni, che hanno ricevuto il camuffamento
alternativo, hanno costituito la base per la decisione dell’esercito sul modello MultiCam.
Il nuovo modello utilizza elementi curvi, piuttosto che elementi pixel basandosi più su un
effetto di miscelazione che di contrasto per mascherare chi lo indossa. Il pattern è dato da
uno sfondo costituito da grandi chiazze di vari colori sfumate tra loro (marrone, marrone
12
chiaro e giallo verde) e da macchie più piccole (verdi, marrone scuro e una tonalità di rosa
chiaro) che interrompono quelle più grandi. Il risultato è che il profilo di un oggetto così
colorato tende a fondersi con l’ambiente circostante rendendo così difficile il
riconoscimento della sua sagoma 12.
“Infatti, il pattern MultiCam ha la capacità di adattarsi ai diversi ambienti, apparendo
sostanzialmente verde in zone intensamente vegetate e marrone chiaro in aree
desertiche. L’uso di materiali all’avanguardia e lo studio dei colori lo rendono al momento il
pattern “all-terrain” più prestante”13.
Dal 2011 l’US Army ha iniziato a dotare diversi reparti di fanteria con divise in MultiCam,
prendendo quindi in considerazione l’idea di sostituire completamente l’ACU.
Attualmente la nuova divisa è impiegata oltre che dai membri della 173^ Brigata
aviotrasportata dell’esercito, schierata in Afghanistan, anche da alcune unità statunitensi
per le Operazioni Speciali e da uomini di varie agenzie di Law Enforcement.
12
13
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/MultiCam e http://en.wikipedia.org/wiki/MultiCam.
Ibid.
13