I Santuari Mariani, un percorso di fede e di arte.

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I Santuari Mariani, un percorso di fede e di arte.
Arezzo, 5 novembre 2010
I Santuari Mariani della Valdichiana,
un percorso di fede e di arte
di Santino Gallorini
I Santuari Mariani della Valdichiana,
un percorso di fede e di arte
Come nasce un santuario mariano
Nel 1635 nella parrocchia di San Biagio di Montecchio (Castiglion Fiorentino) venne fondata la
Compagnia del Santo Rosario. Probabilmente nello stesso periodo fu fatta realizzare un’immagine
della Madonna del Rosario che, grazie ad una offerta della famiglia Capponi di Firenze, fu collocata
in una nuova cappellina, all’interno della stessa chiesa, che all’epoca era dentro al castello.
Agli inizi del 1700 i parrocchiani cominciarono ad attribuire all’immagine della Madonna del
Rosario vari miracoli e grazie. Nel 1735 il Pievano di Montecchio iniziò i lavori di ampliamento
della cappella della Madonna. Il suo successore – il “celebre storico, archeologo, letterato,
disegnatore Etrusco dell’Accademia di Cortona” (Ghizzi) –
Anton Vincenzo Meucci, già nel 1738, a causa dei tanti spilli
infissi sulla tela per sorreggere i gioielli donati quali ex voto,
è costretto a far apporre un “tavolato” dietro l’immagine, in
modo da potervi inserire delle puntine in ferro per appendervi
collane ed altri ex voto. Nell’occasione si progettò di far
incidere ad un artista di Roma una copia in rame
dell’Immagine, al fine di ricavarne delle stampe su carta, da
vendere ai fedeli, che poi le appendevano sulle pareti di casa.
Ma le grazie apparvero davvero tante, così aumentarono
notevolmente sia la venerazione che gli ex voto. Il Meucci
decise quindi di trasformare la chiesa di Montecchio in
Santuario Mariano
Fu costruito un campanile e fu acquistato un organo. Il
tutto con le limosine fatte dalla popolazione e i doni devoluti
da quei fedeli che avevano ottenuto malattie risanate ed altre
grazie per intercessione della Vergine del S. Rosario.
Abbiamo notizia di numerosi fatti, ritenuti miracolosi sia
dai beneficiari, che dal parroco don Vincenzo Meucci.
Purtroppo non sono riuscito a ritrovare l’antico Libro di
registro delle Grazie della medesima SS.ma Vergine, citato
La stampa dell’immagine miracolosa di
dallo stesso Meucci.
Montecchio, dall’incisione del 1738
Comunque, nel registro delle numerosissime offerte per il
costruendo santuario, vi sono alcune annotazioni interessanti.
Al 3 novembre 1765 si legge: “Per ringraziamento di grave malattia risanata la fanciulla
Maria Angela Benci”, arrivarono 16 lire di panno lino.
Il 7 novembre 1765, accadde un fatto che poteva trasformare la imminente festa del paese in un
triste giorno di lutto: “In questo medesimo giorno disgrazia. La piccola fanciulla Maria, figlia di
Domenico Bruni, precipitò da una scala dall’alto a terra senza lesione. Si attribuì quella Grazia
alla SS.ma Vergine del SS. Rosario”. Altre 16 lire di panno lino arrivarono per “la grande Grazia
che aveva ricevuto dalla SS. Vergine” Francesco di Pietro Bambini.
Fra gli altri prodigi di cui è arrivata notizia fino a noi,
grazie agli appunti del Pievano Meucci, ricordo la
“liberazione stupenda d’un ecclesiastico da un fulmine del
cielo”; due donne ed i loro bambini miracolosamente
scampati alla morte dopo che un fulmine si era abbattuto
sulla loro abitazione, anch’essa intatta; “donna Olimpia
moglie di Cristoforo Carleschi, inferma di atrocissima
febbre, mandò a far benedire la camicia per contatto alla
nostra SS.ma Vergine del Rosario”: poco sotto c’è annotato
“guarita mandò una doppia di canapa in carità”. Troviamo
anche un certo “Michelangelo Gallastroni, infermo di
gravissimo dolorosissimo male nelle viscere, senza speranza
di rimedio, a(v)uto da un sacerdote coll’olio della lampada
ardente avanti nostra Signora per mano di un sacerdote, con
grande istantaneo miglioramento e colla consecutiva
guarigione”. Sappiamo di due preti che guariscono per
intercessione della Vergine “da loro gravissima febbre
atroce infermi” e di un loro fratello, in coma, che dopo le
preghiere fatte alla Madonna dai familiari, si riprende e
guarisce.
La prima domenica di
ottobre del 1766, festa della Madonna del Rosario, venne
solennemente festeggiata l’Immagine di Montecchio e la chiesa
fu proclamata Santuario Mariano.
Nei due secoli e mezzo o poco meno, intercorsi fra la
proclamazione della Chiesa di Montecchio Santuario Mariano
ed oggi, si è persa del tutto la venerazione verso questa
Immagine prodigiosa, che – malamente restaurata - ancora
esiste seppur nell’attuale chiesa, costruita nel 1797. Perché
questa perdita di memoria verso un’Immagine tanto venerata?
Sarà stato lo spostamento della chiesa, la mutazione dei tempi o
i cambiamenti di mode, che magari hanno fatto riversare la
venerazione dei fedeli di Montecchio verso altre Immagini di
Maria, al momento più prodighe di grazie ed intercessioni?
Ecco, credo che in questa vicenda si trovino molti spunti per
cercare di comprendere come siano nati molti dei Santuari
Mariani della Valdichiana, come abbiano prosperato e in certi
casi quale sia stata la loro perdita di attrazione verso i fedeli.
La torricella del castello tamponata
per ricavarvi il campanile
L’Immagine miracolosa come
appare oggi
La Valdichiana, “terra mariana”
La Valdichiana è un territorio in cui, fin dai tempi più remoti, la devozione verso la Vergine
Maria è sempre stata molto alta. Basta vedere quante chiese fossero a Lei dedicate nei documenti
superstiti dell’VIII secolo oppure consultare gli elenchi delle decime dei secoli XIII-XIV e la
“Tassa dei Preti” del 1431, per verificare quante chiese e cappelle fossero a Lei intitolate nei pivieri
della vallata.
Quello che ci sorprende di più è l’osservare la quantità di tabernacoli, di chiese, di cappelle e di
immagini, dedicati alla Madonna, dove nel tempo sono stati registrati eventi ritenuti miracolosi, al
punto di aver spinto la pietà popolare e le istituzioni locali – laiche e religiose - a finanziare, anche
per mezzo di offerte, dei santuari, alcuni davvero splendidi, sia nelle loro architetture che nelle
opere d’arte in essi contenute.
Tutta la Valdichiana sembra circondata da una fitta cintura di santuari mariani, piccoli o grandi
che siano, sempre ricordati per la gran quantità di “grazie” concesse ai fedeli durante i secoli. È
come se in questa terra si fossero riversate con maggior abbondanza che in altri luoghi, le favorevoli
attenzioni celesti e oltre alle risposte date ad altrettante preghiere dei devoti, è sorprendente anche il
numero di apparizioni mariane o comunque di interferenze soprannaturali sulla vita di semplici
creature, con il frequente intento di richiamare una maggiore devozione verso la Madonna e spesso
di far erigere un luogo di culto a Lei dedicato.
Se a causa dell’assenza di documenti non sappiamo quale fosse la diffusione di immagini
miracolose nella Valdichiana dei primi secoli dopo il Mille, una maggiore luce su questo argomento
ci arriva dalle prime Visite Pastorali, che salvo poche eccezioni risalgono al XV secolo, ma si fanno
più numerose a partire dal XVI. Di certo, un buon numero di leggende, aneddoti, miracoli e santuari
fiorisce proprio a partire dal XV secolo, non solo nella Valdichiana, ma si può dire in gran parte
della Toscana. È a questo periodo che si possono ricollegare i primi maestosi santuari mariani della
vallata, spesso vere opere d’arte e splendidi esempi di architettura religiosa.
Si può ricordare come il cristianesimo abbia mutuato dai precedenti culti pagani la valenza
propiziatoria delle immagini sacre e pertanto queste furono disseminate su tutto il territorio. Fra
queste immagini, uno speciale rilievo lo hanno avuto quelle mariane, collocate nelle più differenti
forme e nei più disparati luoghi quali tabernacoli, edicole, maestà, oratori, romitori, cappelle,
nicchie ed anche tronchi vuoti di antichi alberi. Proprio nel XV secolo l’immagine della Madonna
trionfò sugli altri temi preferiti nell’iconografia medioevale (Crocifissione, Deposizione e Pietà).
Strade, incroci, ponti, punti particolari del territorio, vengono così costellati da una serie di
immagini mariane che proteggono i viandanti, i pellegrini, ma anche le produzioni agricole e gli
abitanti del luogo circostante.
Verso questi semplici luoghi di devozione si riversano le umili preghiere di coloro che lavorano
o abitano nelle vicinanze, ma anche di quelli che a vario titolo vi transitano di fronte.
Una particolare preghiera esaudita, un’apparizione improvvisa di una “bella signora”, un
movimento degli occhi dell’immagine, un qualche altro segno sovrannaturale ed ecco che si gridava
“al miracolo!”. In periodi storici in cui la gente mancava di tutto, avere un appiglio contro la propria
disperazione era essenziale, da qui la repentina diffusione della notizia dell’evento miracoloso, la
folla che arrivava in massa, non solo per curiosare, ma ancor di più per chiedere devotamente
ulteriori grazie personali. E se queste arrivavano, ecco che la piccola immagine di campagna veniva
inglobata in un edificio sacro più o meno grande, più o meno bello, a seconda dell’emozione
suscitata dal miracolo e dalla sua diffusione sul territorio circostante. È questa, in estrema sintesi, la
genesi di tanti santuari mariani presenti nella Valdichiana. Ad essi bisognerebbe aggiungere le
infinite immagini di Maria, sotto i tanti titoli con cui era invocata, presenti in quasi tutte le chiese
della valle e spesso circondate da una miriade di ex voto piccoli o grandi, umili o preziosi, che
testimoniano di altrettante “grazie ricevute”.
La cronologia
Guardando alla cronologia dei santuari mariani della Valdichiana, si può dire che il più antico sia
quello delle Vertighe, la cui tradizione ci riporta alla fine dell’XI secolo o ai primi anni del
seguente. Al 1200 risalgono la tradizione del Santuario del Bagno, presso Castiglion Fiorentino e
una venerata immagine della Madonna presente in Santa Maria ad Balneas, presso le Terme di San
Casciano. Nel XIV non si registrano eventi soprannaturali clamorosi, tali da far sorgere un
santuario, mentre alla seconda metà del 1400 sono riconducibili quattro santuari: Santa Maria della
Neve di Trequanda, la Madonna del Rifugio di Sinalunga, il Calcinaio di Cortona e Santa Maria
della Querce a Lucignano.
Ben dodici santuari sorgono nel corso del ‘500, di cui otto nella seconda metà (Santa Maria
Nuova, il Bagno e Mezzavia a Cortona; Santa Maria a Pigli, la Consolazione a Castiglion
Fiorentino, La Pace a Foiano, San Biagio e Santa Maria delle Grazie a Montepulciano, Santa Maria
delle Nevi a Torrita, la Maddonna della Rosa a Chianciano, il Santissimo Nome di Maria a Chiusi,
la Madonna del Mal di Capo a Sarteano).
Nel 1600 furono creati nove santuari, di cui quattro nella prima metà (il Rivaio a Castiglion
Fiorentino, Santa Maria del Porto a Foiano, la Madonna del Mercatale a Civitella, la Madonna di
San Giusto a Lucignano, la Madonna di Riccardi a Montecchio, la Madonna della Querce presso le
Vertighe a Monte San Savino, la Madonna della Querce a Montepulciano, la Madonna delle Fonti
di Giano a Torrita e Santa Maria del Gallo a Rigaiolo).
In tutto il 1700 sorsero soltanto tre santuari e per giunta minori: Santa Maria delle Grazie presso
Renzino di Foiano, la Madonna dell’Olivo a Torrita e la Madonna del Rosario in Montecchio.
Nell’Ottocento fu rinnovata la venerazione verso alcuni santuari, sfociata in risistemazioni ed
ampliamenti degli edifici religiosi – come alla Madonna di Mezzastrada, al Bagno di Castiglion
Fiorentino o alla Madonna del Rifugio a Sinalunga, ma non si hanno notizie di nuove creazioni.
Rimangono incerte le origini di tre santuari: la Madonna della Costarella di Ciggiano, la
Madonna del Buon Viaggio di Verniana e l’Oratorio di Mezzastrada a Pieve a Quarto.
In totale, quindi, una trentacinquina di santuari mariani in Valdichiana, sparsi fra le province di
Arezzo e Siena.
Già da questi dati possiamo porci alcune domande. Infatti, se la nascita di questi santuari fosse
collegata a periodi storici particolarmente tremendi per le popolazioni del passato, non si
comprende il perché non siano segnalati eventi, tali da far sorgere almeno un santuario, nel corso
del XIV secolo, che fra guerre, carestie e pestilenze nulla risparmiò ai nostri antenati.
Il fatto che la massima parte di essi sia sorta tra la seconda metà del XVI secolo ed il successivo,
potrebbe spiegarsi con il maggior zelo trasmesso al clero dalle disposizioni conciliari tridentine e
quindi con un’attenzione maggiore verso alcuni “segni”?
I motivi delle fondazioni
Guardando ai motivi, che portarono alla fondazione dei santuari mariani della Valdichiana,
vediamo che in ben sei casi ci sarebbe stata una manifestazione diretta da parte della Vergine, sia
apparendo come bella signora a dei pastorelli - il Bagno di Castiglion Fiorentino e l’Oratorio di
Mezzastrada a Pieve a Quarto, in entrambi i casi per chiedere una particolare attenzione da parte
delle autorità religiose o laiche – oppure per consolare una povera vedova che non sa come dar da
mangiare ai due figli piccoli, come a Riccardi di Montecchio. Negli altri casi si fa vedere mentre
cammina di notte (Santa Maria Nuova a Cortona), apre e chiude gli occhi (San Biagio a
Montepulciano) oppure trattiene con forza un pezzetto di pane offerto ad una sua immagine dipinta
(San Giusto di Lucignano).
In due casi si sarebbe trattato di traslazione soprannaturale di un’immagine mariana (Vertighe e
Pigli), mentre in altri casi un’immagine di Maria avrebbe reagito, come fosse vivente, ad affronti
fisici apportati da persone empie: è il caso della Madonna delle Grazie di Montepulciano – che
sanguinò dai tagli provocati con colpi di pugnale – o della Madonna di San Martino sempre a
Montepulciano, che presenta un grosso livido sulla tempia sinistra, secondo la tradizione causatole
da una botta di maglio sferrata da un tale che la voleva distruggere, nel 1587.
Seguono quindi particolari grazie concesse a chi aveva un immediato bisogno di aiuto (Madonna
della Querce a Lucignano) oppure la salvaguardia da particolari morbi, in particolare la temutissima
peste (Madonna delle Nevi a Torrita e Madonna del Mercatale a Civitella).
Negli altri casi si tratta spesso di generiche, ma ripetute grazie, che un’immagine già esistente in
un tabernacolo o su di una maestà, all’improvviso incominciava a concedere copiosamente, non
solo alla gente comune, ma in certi casi anche a personaggi molto potenti. Possiamo a tal proposito
citare Eleonora di Toledo, moglie del Granduca Cosimo I de’ Medici, che nel 1565 avrebbe
recuperato la vista mentre pregava la Maestà di Seppe a Castiglion Fiorentino. Grazie anche alla
cospicua offerta della granduchessa, fu costruito di lì a poco il Santuario della Consolazione.
Gli Artisti impegnati nella realizzazione e nella decorazione dei santuari
Moltissimi dei santuari mariani della Valdichiana sono stati realizzati grazie alle “limosine” dei
fedeli che veneravano le immagini miracolose là conservate o avevano motivi per ringraziare la
Madonna per le grazie ricevute.
Più grandi e numerosi i miracoli e le grazie, più consistenti ed assidue le elemosine. Se poi la
venerazione era tale, da coinvolgere anche le autorità comunali o quelle ecclesiastiche, si poteva
arrivare anche a cifre esorbitanti.
Da queste cifre raccolte, si arriva al progetto ed alla realizzazione del santuario. Si capisce bene,
dunque, quale emozione e devozione abbiano suscitato le grazie concesse da immagini come quella
del Calcinaio, di Santa Maria Nuova o di San Biagio a Montepulciano, quando si è commissionato
il progetto ai migliori architetti del momento e si è dato vita ad autentici capolavori di arte ed
architettura rinascimentale.
I santuari della Valdichiana hanno visto impegnati i maggiori artisti del momento: Margarito e
Restoro, Luca Signorelli, Francesco di Giorgio, Antonio da Sangallo il Vecchio, Baldassarre Lanci,
i Berrettini, i Della Robbia, il Marcillat e tanti altri artisti, ritenuti minori.
Ci sarebbe da chiedersi come sia potuto accadere che, in tempi di grandissime difficoltà
economiche, dove spesso le popolazioni avevano veri e propri problemi di sussistenza, si siano
raccolte queste ingenti somme di denaro per dare vita ad edifici religiosi degni di una grande città.
Ognuno può azzardare la sua risposta, anche se non escluderei di trovare almeno una parte della
risposta nell’antico detto: “la fede smuove anche le montagne”.
In questi santuari, vi è una buona fetta dell’arte e dell’architettura toscane che tanto hanno
ammirato ed ammirano i turisti di tutto il mondo. E tutto è scaturito da un’immensa fede degli
abitanti della Valdichiana verso la Vergine Maria.
Santino Gallorini