Voglia di welfare nelle piccole imprese babysitter

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Voglia di welfare nelle piccole imprese babysitter
La riforma. Scatta la corsa a
offrire nuovi servizi. Così i gestori
di ticket restaurant si organizzano
per assistere anziani e bambini
Voglia di welfare
nelle piccole imprese
babysitter e badanti
con i buoni pasto
LUISA GRION
ROMA. In principio c'erano la palestra, in cor-
so d'inglese, il maggiordomo aziendale che al
mattino passava in ufficio a ritirare le camicie sporche e le riportava alla sera lavate e stirate. Benefit per fortunati dipendenti d'imprese d'avanguardia (da Luxottica a Ferrerò). Ora ci saranno soprattutto i voucher per
le baby sitter dei figli e per le badanti degli anziani genitori. Servizi essenziali da mettere a
disposizione anche della miriade di piccole
imprese che compongono il sistema produttivo italiano. Un business tutto da conquistare,
atteso al varco da molti operatori, e tanto più
vasto quanto più crollano gli investimenti dedicati al welfare pubblico.
La legge di Stabilità che ha introdotto la detassazione al 10 per cento del salario legato alla produttività, precisa che il lavoratore, se
vuole, può destinare quella parte di retribuzione accessoria alla previdenza integrativa
e alla sanità complementare. 0 di trasformarla, appunto, in voucher totalmente esentasse
da utilizzare per ottenere servizi. Considerando che una recente analisi Censis-Unipol sottolinea che solo il 19 per cento degli italiani
pensa che il welfare pubblico riesca a garantire tutti ciò di cui abbiamo bisogno, la scelta
del voucher sembra destinata ad andare per
la maggiore. E infatti già si è scatenata la corsa al cliente. Le piccole imprese, al contrario
delle grandi, non hanno al loro interno le
strutture necessarie per fornire i servizi alla
persona. Serve qualcuno che organizzi il tutto, che raccolga le domande e metta in rete le
risposte. I candidati sono tanti: dalle imprese
del terzo settore alle start-up innovative, alle
aziende che fino ad oggi hanno gestito soprattutto il caro, vecchio buono-pasto: il benefit
più conosciuto degli italiani.
Il sistema delle cooperative è in prima linea: pronto a vendere sul territorio quello
che già realizza al suo interno. L'esperienza
c'è: dal sistema di welfare "Piùperte" messo a
disposizione dal colosso Coop Alleanza 3.0 ai
suoi 2 2 mila addetti ( l'offerta va dall' assistenza ai familiari alle borse studio per i figli ), alla
piccola Agca Gallura che durante la raccolta
del sughero manda a casa delle dipendenti
baby sitter disposte a coprire gli straordinari
del sabato. I contatti per allargare il business
alle aziende grandi e piccole che chiedono
una mano sono già avviati (riunioni con Enel
e Microsoft). Sulla rampa di lancio anche
QuilGruop e Edenred, colossi dei buoni pasto.
La prima mette a disposizione la piattaforma
Mywelfare: «Tra i vari strumenti pensati per
le aziende e per il dipendente, abbiamo studiato soluzioni di "welfare 2.0", innovative,
molte delle quali accessibili anche alle aziende con budget ridotto, che fanno risparmiare
perché abbattono i costi di gestione dei piani». Edenred, nota in Italia per il Ticket Restaurant, con il suo «Voucher universale per i
servizi di assistenza alla persona» è invece
pronta ad esportare in Italia il modello che
già adotta in Francia dal 2005. L'idea è quella
di mettere insieme, con un solo voucher, servizi all'infanzia, assistenza al domicilio, pulizie della casa e piccoli lavori di manutenzione, cucendo assieme risorse e strutture pubbliche e private accreditate. In Francia ha fun-
WELFARE
zionato: lo utilizzano 8 milioni di famiglie, ha
creato più di centomila nuove partite Iva e posti di lavoro qualificato l'anno e ha prodotto
un punto di Pil aggiuntivo.
Soluzioni per tutti a costi contenuti, assicurano gli operatori. In realtà il sistema presenta dei rischi. Per Emanuele Pavolini professore di Sociologia dei processi economici
all'Università di Macerata: «Il welfare aziendale è una scommessa giusta, da fare, ma
può innescare una crescita delle diseguaglianze. Non tutte le imprese riusciranno o
vorranno realizzarlo su standard alti: ci saranno differenze fra Nord e Sud, fra settori innovativi ad alta produttività e settori maturi a
produttività bassa, fra lavoratori a tempo de-
I SERVIZI
terminato e indeterminato che non avranno
lo stesso accesso ai servizi». Nel valutarne
l'impatto, soprattutto sul settore sanitario,
va tenuto conto del fatto che veniamo da 15
anni di tagli e che «gli investimenti pro-capite in sanità sono un quinto in meno di quelli
dell'Europa occidentale. La defiscalizzazione
del welfare aziendale potrebbe sottrarre ulteriori risorse a queste voci». Quindi «se alle
spalle di questo sistema non ci sarà un welfare pubblico forte, rischieremo di creare cittadini di serie A e di serie B. Così non è stato nei
paesi Scandinavi, ma le esperienze dell'Europa e degli Usa ci avvertono che il pericolo è
dietro l'angolo»
LECOOP
I GRANDI GRUPPI
LE START UP
IN PROPRIO
Legacoop, Agci,
Confcooperative
sono pronte a
fornire anche
all'esterno, con le
loro strutture, i
servizi alla person;
che già offrono a
soci e clienti
Da Edenred a
QuilGrouple
aziende finora note
per la distribuzione
dei buoni pasto
offrono piattaforme
di welfare privato
seguendo il modello
francese
Nate all'interno delle
coop (Colser-Aurora)
oda iniziative
private, forniscono
sul web sostegno
per risolverei piccoli
disagi dei lavoratori
(dalla spesa ai ritiri
in lavanderia)
DaLuxotticaa
Ferrerò ad alcune
grandi banche sono
stati i promotori del
welfare aziendale
Grazie alle
dimensioni offrono
servizi interni, asili
nido compreso
WELFARE