londra: “per l`italia siamo un peso”. l`accusa degli italiani all`estero

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londra: “per l`italia siamo un peso”. l`accusa degli italiani all`estero
ACLI
ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI
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UFFICIO STAMPA – Alessandro Iapino – Tel. 06.5840688 – 335.6197480 – [email protected]
COMUNICATO STAMPA
LONDRA: “PER L’ITALIA SIAMO UN PESO”. L’ACCUSA DEGLI ITALIANI
ALL’ESTERO
L’Assemblea generale della Federazione delle Acli internazionali. Denunciati i tagli e
contestata la legge di riforma dei Comites. «Senza un’adeguata considerazione da
parte del Governo, anche l’elezione al Parlamento italiano non ha più alcun senso»
Londra, 7 ottobre 2011 – «Pensavamo di essere una risorsa per il nostro paese e invece
sembriamo essere diventati solamente un peso, una voce di spesa da tagliare. In tre anni le
risorse destinate sono scese del 55%, con tagli all’assistenza, alle attività culturali, ai corsi di
lingua, e ora anche le chiusure dei consolati».
E’ un «grido di dolore» più che un atto d’accusa quello lanciato dai rappresentati delle Acli per
gli italiani all’estero, riuniti a Londra per l’assemblea generale della Fai, la Federazione delle Acli
internazionali, presente accanto ai nostri connazionali in 18 paesi del mondo: dall’Australia al
Sudafrica, dal Canada all’Argentina, dalla Svizzera alla Gran Bretagna.
Dal 2008 al 2011 i fondi del Ministero degli Affari esteri per gli italiani residenti all’estero sono
passati da 131 a 59 milioni annui. Il Ministero subirà ulteriori pesanti tagli come conseguenza delle
ultime manovre finanziarie (206 milioni di euro nel 2012, 71,8 milioni nel 2013 e 93,4 milioni nel
2014). Tagli che si ripercuoteranno ulteriormente sui connazionali che vivono fuori dall’Italia. Ma
non è solo una questione economica quella posta dai delegati delle Acli, giunti a Londra da
Argentina e Brasile, Belgio e Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svizzera e Gran
Bretagna. Cruciale è la questione della rappresentanza.
I delegati delle Acli contestano con forza la legge di riforma di Comites e Cgie, approvata lo
scorso maggio in Senato e ora in discussione alla Camera, che «evidenza una sostanziale
volontà di emarginare l’associazionismo». La legge introduce infatti la non eleggibilità per i
soggetti che rivestano cariche rappresentative presso gli istituti di patronato e di assistenza
sociale. «Ma il privato sociale non può essere discriminato – protestano i rappresentanti degli
italiani all’estero – Si tratta spesso proprio di quei cittadini e che operano e vivono i problemi delle
nostra comunità con competenza e solidarietà. L’operazione serve semplicemente ad aprire le
porte degli organismi ai rappresentanti dei partiti politici».
Contestata anche l’introduzione del sistema maggioritario per l’elezione dei Comites: premio
di maggioranza alla lista che riporta più voti e nomina automatica del presidente. «Questo sistema
non si addice a un organo di rappresentanza della società civile come sono i Comites. Ne mina
anzi il pluralismo, rischiando di riprodurre le logiche e le dinamiche della contrapposizione
politica».
Infine la questione del voto per eleggere i rappresentanti nel Parlamento italiano. «La conferma del
voto per corrispondenza – dicono le Acli – deve essere sostenuta da procedure precise al fine di
garantirne la correttezza e la trasparenza in modo assoluto. Una forma efficace di controllo può
essere rappresentata dall’iscrizione volontaria alle liste elettorali da parte dei cittadini all’estero
che intendono effettivamente votare». «Ma senza un’adeguata considerazione da parte del
governo italiano – aggiungono i delegati –, senza una reale rappresentanza nei Comitati degli
italiani all’estero, anche l’elezione al Parlamento italiano non ha più alcun senso».