Noi costruiamo e intanto il tempio costruisce noi

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Noi costruiamo e intanto il tempio costruisce noi
GIOVEDÌ 16 GIUGNO 2011
LA SICILIA
.21
LA SAGRADA FAMILIA
ggi
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ETSURO SOTOO. Lo scultore giapponese che lavora alla basilica
«Noi costruiamo
e intanto il tempio
costruisce noi»
L’artista convertito dal "catechismo di pietra"
«Il mio compito è fare e pensare come Gaudí»
CARLO ANASTASIO
E
tsuro Sotoo dà il senso dell’universalità del Vangelo – per chi
crede – e di come possano essere singolari le vie della Provvidenza.
Giapponese, scultore, capitato a Barcellona dopo la laurea, durante un viaggio
in Europa, nel 1978, fu conquistato dall’interminato cantiere della Sagrada
Familia, la straordinaria basilica di Antoni Gaudí, e vi lavora da allora, e là si è
convertito alla religione cattolica. Per
Sotoo – che ieri a Catania ha tenuto
una lezione al Camplus d’Aragona –
l’uomo fa l’arte ma intanto l’arte fa
l’uomo. L’angelo di una sua splendida
scultura ha un’arpa senza corde, perché le corde, la musica, le mette con
l’immaginazione l’osservatore, in un
dialogo intenso tra materia e persona.
E dal dialogo con il tempio di Gaudí è
nata la conversione di Sotoo, e poi della moglie e della figlia: una famiglia nel
segno della Sagrada Familia.
Maestro, lei con il battesimo ha preso
i nomi di Luca e Michelangelo. Perché
ha scelto proprio questi?
«Luca è il patrono degli artisti, anche
medico, però patrono degli artisti. E
Michelangelo è il mio... rivale. Mai superato però»
Mai superato da lei o da nessuno?
«Io credo che il pensiero di Gaudí abbia
superato il pensiero di Michelangelo,
ma questo non vale per la tecnica»
Non le sembra che in un certo senso
Gaudí pensasse proprio a lei, e ad altri
come lei, quando ideò la Sagrada Familia, il suo «catechismo di pietra»?
Missione compiuta, si direbbe: quella
chiesa ha convertito lei, può convertire il non-credente, può evangelizzare.
«Gaudí già sapeva che la Sagrada Familia sarebbe stata un catechismo di pietra, però quello che è successo veramente è andato molto più in là di quello che lui si aspettava. Gaudí costruiva
la Sagrada Familia ma in quel momento non si accorgeva che anche lui era
costruito dal tempio, da quello che stava facendo. Gaudí ha lasciato questo
tempio incompiuto, e allora anche
quelli che proseguono la sua opera sono a loro volta costruiti dal tempio».
Ma il suo compito qual è?
«Diffondere nel mondo quello che ho
imparato. Utilizzare e applicare quello che ho imparato alla vita quotidiana,
soprattutto nel mio Paese, il Giappone,
che adesso è in un momento di grande bisogno».
Per il recente tsunami o anche per altre ragioni?
«Non solo per lo tsunami. Già prima
c’erano molti problemi, che lo tsunami
ha incrementato. Sono problemi che
non si possono attribuire al cataclisma
perché, per esempio, il fatto di controllare le centrali nucleari è qualcosa
che dipende dall’uomo e che si poteva
fare prima. Già prima i cittadini e anche
io avvertivamo che c’erano questi problemi. Ora, dopo quello che è successo,
le persone sono più disposte ad ascol-
DA FUKUOKA A BARCELLONA
Etsuro Sotoo (nella foto di Davide Anastasi) è nato a
Fukuoka, Giappone, nel 1953. Si è laureato nel 1977
all’Università di Belle Arti di Kyoto ed è stato
insegnante d’Arte in Giappone. Nel 1978 ha iniziato
a lavorare a Barcellona come scultore nel tempio
della Sagrada Familia, progettato da Antonì Gaudí.
E’ stato professore della Escola Tallers del tempio
fino al 1989. Ha realizzato centinaia di sculture per la
cattedrale e, nel 2000, ha completato, con i
"quindici angeli", la Facciata della Natività della
Sagrada Familia. Sempre a Barcellona, nel 1991 ha
collaborato al restauro del Museo Domènech i
Muntaner di Canet de Mar e, nel 2004, ha realizzato
il monumento di Louis Vuitton a Barberà del Vallès.
tare».
E qual è il suo compito riguardo alla
costruzione della Sagrada Familia?
«Fare e pensare come faceva e pensava
Gaudí nella sua epoca. Perché senza
Gaudí nessuno può fare un disegno
che sia nuovo (i disegni dell’architetto
catalano sono andati distrutti in un incendio, ndr). Bisogna pensare come
lui, e questo è il mio compito».
Ma si deve proprio completarla la Sagrada Familia, o non è più stimolante
una fabbrica perenne, sempre aperta?
«Per ogni domanda dobbiamo andare
all’origine, e l’origine di questa domanda è: perché costruiamo il tempio? Il
tempio è uno strumento: uno strumento per costruire noi stessi. Allora il
compito non è finire quest’opera. Noi
stiamo fabbricando uno strumento che
serve per costruire noi stessi. Per cui
finché non sarà finita l’opera perfetta
dell’umano non sarà finita la Sagrada
Familia».
Lei probabilmente conosce la cappella di Ronchamp, progettata dall’ateo
Le Corbusier. Anche quella chiesa, mi
sembra, promana spiritualità. Questo significa che l’architetto, l’artista,
può essere strumento di un messaggio che va oltre le sue stesse convinzioni?
«L’artista, se è vero, cerca sempre la
“
verità, come succede nella scienza. Le
Corbusier, anche se era ateo, cercava la
verità perché era un vero artista. Le
Corbusier odiava Gaudí come architetto, e lo criticò pubblicamente per il
tempio. Però in fondo aveva paura di
lui, lo rispettava e anche lo amava. Per
questo alla fine cambiò il suo atteggiamento, e disse a tutti, ancora pubblicamente, che Gaudí era un grande artista... E per questo è un grande anche
lui».
Un altro grande dell’architettura,
Frank Lloyd Wright, diceva che il malessere della società dipende anche
da ambienti senza significato. Lei è
d’accordo?
«Wright ha vissuto nella stessa epoca di
Gaudí e lo rispettava tanto, ma viveva
in un altro mondo. E da americano aveva un grande talento per il marketing,
che invece Gaudí non aveva. Wright
ha fatto tante opere, mentre Gaudí ne
ha fatto poche rispetto a lui. Ma quello
che diceva Wright sull’architettura
esprime quello che faceva Gaudí, e non
l’opera dello stesso Wright».
Lei pensa che gli spazi, l’architettura,
possano contribuire a formare le persone?
«Questo tema è molto interessante perché quando cambiano le circostanze
cambia anche il valore. Pertanto l’archi-
tettura è molto importante. Ma bisogna smetterla con la divisione in sezioni delle materie: architettura, scultura,
letteratura, medicina... La nuova intelligenza dello spazio che bisogna imparare non è dividere ma, come faceva
Gaudí, sintetizzare. Perché l’architettura è una vera sintesi. Se noi continuiamo a limitarne l’ambito, essa non ha
futuro. L’architettura è qualcosa di molto più grande di quello che si crede, e
questo è ciò che Gaudí voleva mostrare».
Proprio lei ha detto in altre occasioni
che Gaudí metteva assieme nelle sue
opere la funzione, la struttura e la simbologia. E’ questo che intende?
«Sì. Il senso della mia affermazione è
che bisogna trovare una risposta che risolve più problemi, non uno solo ma
tre-quattro problemi insieme».
Ma se l’influenza degli spazi è così importante per le persone, i «non-luoghi» di cui parla l’antropologo Marc
Augé – centri commerciali, terminal di
aeroporti, e simili ambienti dei nostri
giorni – contribuiscono a formare delle non-persone?
«Non solo l’architettura, ma anche tanti apparecchi del mondo moderno
(grande colpa pure dei giapponesi)
contribuiscono a isolare le persone. Le
architetture e le macchine che siamo
E’ necessaria una nuova intelligenza dello spazio, che non è
dividere, ma sintetizzare come faceva Gaudí, perché l’architettura
è vera sintesi. Bisogna trovare una risposta che risolva non un solo
problema alla volta, ma più problemi insieme. La pietra che lavoro
è uno strumento per cercare la verità. Sono venuto in Europa per
cercare questa pietra, e volevo scolpire per capire chi ero. Ecco,
ero io la pietra che cercavo
costruendo, senza che lo vogliamo ci
stanno distruggendo. Si costruiscono i
centri commerciali solo per vendere,
magari a volte ingannando le persone,
e noi lo accettiamo passivamente. Per
questo adesso bisogna trovare una
nuova intelligenza con cui veramente
si cominci a costruire. Perché in tutto il
mondo gli ospedali sono dipinti di
bianco, e danno l’idea che chi sta là
dentro sia già morto? Perché non si
costruiscono, per esempio, asili per anziani che siano belli come musei, con
mobili e musiche della loro epoca, e ritratti? Perché non si costruiscono gli
ospedali per i bambini come se fossero
Disneyland? Bisogna cambiare il futuro. Se aspettiamo, il futuro arriva. Ma
noi possiamo anche decidere di andare verso il futuro. Io sono uno scultore,
e quando lavoro la pietra sto costruendo la futura scultura. Io invito tutti a essere scultori nel senso che costruiscono il futuro».
Lei ha detto anche che in un certo momento della sua vita, per capire Gaudí,
smise di guardare verso di lui e cominciò a guardare nella direzione in
cui lui guardava. Ora, quando lei scolpisce, si sente guidato da Gaudì?
«Gaudì è accanto a me (è sepolto nella
cripta della Sagrada Familia, ndr). Io
guardo dove guardava Gaudí quando
devo pensare il bozzetto, immaginare
la scultura. Ma dopo, una volta che comincio a lavorare, ci sono io. E Gaudí
dev’essere molto invidioso, perché non
sa scolpire come me...».
E lei cosa prova quando scolpisce?
«Quando lavoro non sono fuori della
pietra, ma dentro. Non sento nessuno
intorno a me, non sento nulla, nemmeno la gravità. E quando ho finito di lavorare, alla fine della giornata, è come se
la pietra mi sputasse fuori».
Queste sue sensazioni sono cambiate
dopo la conversione, o le aveva anche
prima?
«Ho sempre avuto questo rapporto con
la pietra, che però è uno strumento
per cercare la verità. Sono venuto in
Europa proprio perché cercavo questa
pietra, e volevo cominciare a scolpire
per capire chi ero. Ecco, ero io la pietra
che cercavo».
Una fabbrica
che dura
dal 1882
La Sagrada Família, nome
completo in lingua catalana
Temple Expiatori de la Sagrada
Família (Tempio espiatorio della
Sacra Famiglia) di Barcellona,
Catalogna (Spagna) è una grande
basilica cattolica (minore), tuttora
in costruzione, considerata il
capolavoro dell’architetto Antoni
Gaudí, massimo esponente del
modernismo catalano. La vastità
della scala del progetto e il suo stile
caratteristico ne hanno fatto uno
dei principali simboli della città e
una delle tappe obbligate del
turismo di massa. È l’unica basilica
europea in fase di costruzione. I
lavori sono cominciati nel lontano
1882 e proseguiranno ancora per
molti anni, probabilmente fino al
2026. Anche se non conclusa, la
chiesa è stata consacrata da papa
Benedetto XVI il 7 novembre 2010
ed elevata al rango di basilica
minore. Ottenuto l’incarico nel
1883 (a lavori iniziati in base a
disegni di Francisco de Paula del
Villar y Lozano) Gaudí lavorò al
progetto per oltre 40 anni,
dedicando completamente a
questa impresa gli ultimi 15 anni
della sua vita.
Nelle foto sopra, Gaudì, la basilica e
l’angelo con l’arpa scolpito da
Sotoo