Le "belle ragazze"

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LE BELLE RAGAZZE
"Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di
nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno
raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano
inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania
e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad
opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del
Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio."
Questo scrive Elvira Dones, scrittrice-giornalista. Nata a Durazzo e cresciuta a Tirana (Albania),
all’età di dieci anni scrive un “libro” (una dozzina di pagine) che intitola “Romanzo. Nel 1988
lascia il suo paese – a quel tempo ancora una dittatura stalinista – e si stabilisce in
Svizzera. Nel ’97 pubblica il suo primo vero romanzo, Dashuri e huaj (Senza bagagli). Durante
la sua permanenza in Svizzera scrive sette romanzi tra i quali “Sole Bruciato” che , parla proprio
di queste “belle ragazze”. Storie vere e crude,storie agghiaccianti narrate in prima persona, che
parlano di uomini spietati e donne – bambine - sole.
Uomini senza nulla in cui poter credere, figli di una società sconquassata dalla guerra e da
quella che bussava ogni giorno, in ogni momento, alla loro. Uomini che all'improvviso hanno
capito la loro strada, oscura ma molto, molto ricca. Uomini indegni di questo sostantivo.
Donne usate come produttrici di denaro tanto da mantenere, con il loro corpo, le famiglie delle
famiglie che sono rimaste speranzose nella loro terra ad invidiarle per la “bella vita”: le belle
macchine e le belle strade… Già, le tangenziali, le statali sconosciute, i fuochi per darsi un po'
di calore, i capelli biondi: … " Tu sei una bionda… ah vedo che sei veramente bionda…mi
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piacciono le donne bionde, non come quelle che si tingono i capelli… “.
Noi non consigliamo di leggere questo libro agghiacciante, spaventoso e disumano, chiediamo
solo di riflettere sulle storie e di andare oltre all’aspetto di queste “belle ragazze”.
< Ho raccontato alla polizia per filo e per segno tutta la nostra storia. Ma quanto più raccontavo,
tanto più incredibile suonava ciò che dicevo, perfino alle mie stesse orecchie. Nel frattempo, in
un’altra stanza, a Minira erano stati somminist
rati dei sedativi. Elencai i nomi degli uomini che conoscevo, riferii i nomi e anche i soprannomi
che avevo sentito. Mi sforzai di indicare con quanta più precisione potevo dove portavano a
dormire i bambini che facevano lavorare come mendicanti. A quanto capii, la polizia non era a
conoscenza dell’esistenza di quel capannone. La nostra banda, quella dei boss che sono amici
di Lui, la conoscevo in ogni particolare, così che mi ci volle molto tempo per raccontare le cose
senza imbrogliarmi. La polizia voleva notizie anche delle bande delle altre città, ma di quelle
non sapevo granché. Il capo dei poliziotti, tuttavia, sembrava soddisfatto. Mi disse che avevo
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fatto luce su cose importanti. Quando gli raccontai delle torture, degli stupri di gruppo e dei soldi
che dovevamo consegnare ai boss per restare vive, la poliziotta che faceva il verbale chiese per
due volte di poter fare una pausa e uscì di fretta dalla stanza.
Quante volte avevo sognato quell’incontro. Tutti i piani folli che avevo macinato in testa, le
scene che mi ero immaginata… Invece l’arresto era giunto molto casualmente, proprio quando
avevamo perduto ogni speranza. Anche il poliziotto capo restò molto colpito, benché si
sforzasse di non perdere il controllo. Ripeté diverse volte che quello che stavo raccontando era
molto utile per le indagini. Mi disse che ogni volta che prendevano ragazze di Laggiù queste
non aprivano bocca e spesso alla polizia capitava di liberarle per mancanza di prove. Perché
non sei venuta a presentarti spontaneamente, tu che sembri la più coraggiosa? Perché quando
una di noi ha avuto il coraggio di denunciare i boss, questi lo sono venuti a sapere subito da un
informatore che hanno in mezzo a voi, e quella ragazza è stata uccisa. Questo è impossibile, si
irritò, qui non succedono cose simili.
Gli raccontai degli occhi scomparsi di Milica, gli raccontai che quando ci riunirono intorno al suo
corpo lei era morta, ma loro non avevano ancora sfogato tutta la loro rabbia.
Qui, se devo dire la verità, anch’io avrei voluto uscire per prendere un po’ d’aria. Dunque?
chiese l’uomo. Continua. A Milica hanno cavato gli occhi in nostra presenza, dopo hanno preso
il corpo per bruciarlo, ma hanno dimenticato di bruciare anche gli occhi. E gli occhi sono
scomparsi come per magia. Dio mio, disse il poliziotto, sono anni che faccio questo lavoro e ne
ho viste di cose, ma questa le supera tutte.
Fecero una breve pausa per il caffè. A me portarono una mezza pizza e un’aranciata.
Dopo dovetti raccontargli la storia di Minira, del piccolo Bled tenuto in ostaggio, di Angelo… Gli
feci capire perché Minira si era ridotta peggio di tutte noi. Mi chiesero dov’era l’appartamento in
cui tenevano sotto chiave il bambino. Non lo sappiamo. Nemmeno Minira lo sa. Lo tengono
segreto. Minira viene da una provincia sperduta di Laggiù, una provincia tanto remota da
sembrare ai confini del mondo. Non sa leggere, sa scrivere a memoria solo il suo nome. Angelo
viene a prenderla lì dove dorme con le altre donne e la porta nell’appartamento dove tiene il
bambino. Minira non parlerebbe mai, nemmeno se la facessero a pezzi. Ucciderebbero Bled, se
lei parlasse.
Aiutateci, signor poliziotto. Il poliziotto capo uscì dalla stanza e rientrò dopo parecchio tempo.
Dobbiamo rilasciarvi. Ma voi dovete aiutarci ad arrestarli, e per far questo abbiamo bisogno di
prove. Ma io vi ho raccontato tutto. Non basta. Fu lì che il cuore mi abbandonò e io cominciai a
piangere. Tutte le mie speranze divennero in un solo istante polvere. Piansi a lungo… Molto a
lungo. In ufficio entrò anche un ufficiale che a quanto pare era di grado più elevato.
Noi possiamo tenervi in un posto sicuro. Se avete paura di tornare da loro anche per pochi
giorni, non vi obblighiamo. Possiamo organizzarvi il viaggio di ritorno al vostro paese. Ma, se
facciamo così, voi non potete raccogliere prove contro di loro, dunque quelli resteranno liberi.
Capito? Capito, ragazza? Abbiamo bisogno di tempo per trovare le prove su quanto ci hai
raccontato. E prima di permettervi di ritornare nel vostro paese, dovete deporre in giudizio
contro di loro.
Sentendo quelle parole, ricordo che alzai la voce. Loro ci avrebbero uccise, avrebbero ucciso
anche i nostri genitori Laggiù, non lo capite? Noi non potremo mai deporre contro di loro, e non
potremo in nessun modo ritornare Là. Loro ci troverebbero, ci troveranno ovunque. Ci
uccideranno, come fate a non capirlo?
A questo punto decisi di raccontargli di Aurora. Io faccio la prostituta perché loro hanno ucciso
Aurora per costringermi a ubbidirgli. Finora sono rimasta viva solo per amore dei miei genitori.
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Se consentissi loro di uccidermi, loro resterebbero soli. E ucciderebbero anche loro.
Dunque, non ci restò altro da fare che uscire dalla polizia e tornare dai boss. Avremmo dovuto
comunque tornare, dal momento che Angelo teneva Bled. Intanto dovevamo trovare prove
inconfutabili, dovevamo registrare ciò che dicevano e altre pazzie del genere.>
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