Sorveglianza della FSE (Feline Spongiform Encephalopathy)

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Sorveglianza della FSE (Feline Spongiform Encephalopathy)
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Sorveglianza della FSE
(Feline Spongiform Encephalopathy)
in Italia
Aspetti neuropatologici in gatti clinicamente sospetti
B. Iulini
M. Caramelli
C. Casalone
CEA
I.Z.S. del Piemonte,
Liguria e
Valle d’Aosta
M. Castagnaro
Facoltà di Padova
M.T. Mandara
Facoltà di Perugia
L. Ligios
I.Z.S. della Sardegna
G.R. Loria
I.Z.S. della Sicilia
C. Cantile
Facoltà di Pisa
Le encefalopatie spongiformi trasmissibili
(TSE), sono patologie neurodegenerative
che colpiscono numerose specie animali e
l’uomo, caratterizzate dall’accumulo nel Sistema Nervoso Centrale della PrPSC (sc=scrapie), isoforma patologica di una proteina
normalmente presente nell’organismo Prpc
(c=cellulare). L’ Encefalopatia Spongiforme
Felina (FSE) appartiene al gruppo delle TSE
ed è stata identificata in primo luogo nel
gatto sebbene sia stata osservata anche in
altre specie di felidi selvatici tenuti in cattività quali il puma, l’ocelot, il ghepardo e la
tigre.
Come per tutte le TSE umane ed animali il
periodo di incubazione è lungo e il decorso è progressivo e fatale.
L’agente causale, comunemente definito
“prione” si distingue da altri agenti eziologi-
ci per la notevole stabilità fisico-chimica e
per la capacità di non indurre alcuna risposta immunitaria e infiammatoria nell’ospite. L’agente eziologico della FSE è plausibilmente il medesimo riscontrato nell’Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE): infatti sperimentalmente si è visto che inoculando per via intracerebrale e intraperitoneale i topi con materiale cerebrale affetto
da FSE, questi sviluppavano sintomi nervosi e presentavano profilo istolesivo e glicotipo analoghi ai topi inoculati con l’agente
della BSE.
Il primo caso di FSE è stato segnalato in
Inghilterra nel 1990 e da allora sono stati
registrati 90 casi in Gran Bretagna, 1 in
Irlanda, 1 in Norvegia, 1 nel Liechtenstein e
2 in Svizzera tutti attribuibili al consumo di
alimenti contenenti scarti di macellazione di
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Contributi Pratici
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Contributi pratici
ruminanti affetti da BSE.
L’FSE si riscontra prevalentemente in felini
di sesso maschile, appartenenti alla razza
europea comune e l’età media al momento della comparsa dei primi sintomi è circa
di 7 anni.
In tutti i casi descritti la FSE insorge gradualmente ed i sintomi clinici si protraggono
per un tempo variabile da 3-5 mesi; oltre
questo periodo in genere gli animali osservati sono stati sottoposti ad eutanasia.
La sintomatologia nervosa in una prima fase
è caratterizzata da alterazioni del comportamento e l’animale diventa improvvisamente aggressivo. Si osserva spesso ipersalivazione, polifagia, polidipsia e il soggetto reagisce scarsamente agli stimoli e
tende a nascondersi. Esso può presentare
il pelo arruffato sporco e poco curato e
uno spiccato grooming. Successivamente
si manifestano i tremori muscolari, la
midriasi il digrignamento dei denti, la difficoltà di deambulazione, l’atassia a carico
degli arti posteriori, l’ipermetria e l’iperestesia. Non si osservano alterazioni bioumorali direttamente legate al quadro clinico e alterazioni del liquido cefalo-rachidiano.
Essendo la FSE una patologia a carattere
progressivo e di tipo multifocale, la diagnosi differenziale va posta con altre turbe
del sistema nervoso centrale di natura infiammatoria, tossica e metabolica, quali la
FIP, FELV, FIV, la Toxoplasmosi, l’encefalopatia epatica . Va sempre inclusa tra le diagnosi differenziali la rabbia il cui decorso
clinico è più breve della FSE con exitus
entro una settimana dall’esordio della sintomatologia . La diagnosi di FSE può essere eseguita solo post-mortem.
Di routine vengono eseguiti sia l’esame
istologico sul SNC per valutare la presenza
di spongiosi ovvero di vacuolizzazioni, sia
l’esame immunoistochimico ed il Western
Blot per mettere in evidenza la PrPsc depositata nell’encefalo.
Ai fini diagnostici possono anche essere
impiegate sia la microscopia elettronica
che permette di rilevare la PrPsc depositata sotto forma di SAF (Scrapie Associated
Fibrils), sia la prova biologica nel topino.
L’esame istologico del SNC rileva la presenza di spongiosi lungo tutto il nevrasse anche se con intensità differente da zone a
zona; il corpo genicolato mediale del talamo, il corpo striato ed il midollo allungato
rappresentano le parti maggiormente coinvolte. Talora sono colpiti gli strati più profondi della corteccia cerebellare e la corteccia cerebrale.
Nel tronco encefalico le vacuolizzazioni
possono coinvolgere il corpo neuronale, in
particolar modo a livello del rafe, nel nucleo dorsale del vago, nei nuclei vestibolari del midollo allungato e nel nucleo rosso
del mesencefalo.
A livello della corteccia cerebellare si possono osservare placche amiloidi, astrocitosi marcata e proliferazione delle cellule
della microglia.
Nel 1998 in Italia è stato diagnosticato un
caso di contemporanea comparsa di sporadica CJD in un uomo e di una nuova variante di FSE nel suo gatto, differenti dai casi osservati in Gran Bretagna.
Il gatto aveva 7 anni quando ha iniziato a
manifestare sintomi quali la frenesia, iperestesia, atassia, disfunzioni locomotorie ed
è stato poi soppresso dopo pochi mesi.
L’esame istologico sull’encefalo del gatto
ha evidenziato la presenza di gliosi a livello della corteccia cerebellare e nella zona
corticale profonda ed inoltre di spongiosi
neuronale localizzata maggiormente nella
corteccia. Grazie al Western Blot effettuato
sia sul SNC del gatto sia su quello del suo
proprietario è stato osservato che la forma
di PrPsc presente in entrambi i soggetti non
era quella attribuibile ad esposizione all’agente della BSE.
È stata quindi ipotizzata l’esistenza di un
nuovo tipo di encefalopatia spongiforme
felina la cui fonte di infezione ed il tipo di
trasmissione non è chiaro.
Lo studio della FSE, benché questa non
costituisca un pericolo diretto per la salute
pubblica, può contribuire ad una migliore
comprensione delle malattie da prioni.
In quest’ottica è fondamentale che le caratteristiche epidemiologiche e patologiche
di tutte le TSE animali vengano indagate a
fondo e la conoscenza dell’eventuale presenza e diffusione della FSE in Italia è importante perché consentirebbe di fornire
elementi utili alla valutazione della BSE nel
nostro Paese.
A tal proposito il Ministero della Salute ha
finanziato un progetto di ricerca della du10 / 444
rata di due anni con lo scopo di individuare casi di encefalopatia spongiforme felina
nel Nostro Paese.
Tale progetto è stato svolto dal Centro di
Referenza per lo Studio delle Encefalopatie Animali dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) del Piemonte, Liguria e Valle
d’Aosta (CEA) in collaborazione con l’IZS
della Sardegna, l’IZS della Sicilia, la Facoltà
di Medicina Veterinaria di Padova, Perugia
e Pisa. Nel periodo giugno 2003 – giugno
2005 sono stati inviati dalle varie Unità Operative (U.O.) al laboratorio di Neuropatologia del CEA 110 campioni di encefali di
gatti nei quali era stata evidenziata una sintomatologia nervosa.
Presso le U.O. sono state eseguite le diagnosi differenziali sull’intero encefalo e la
porzione di tronco encefalico è stata inviata al CEA per la conferma di FSE.
Gli animali in oggetto avevano un’età compresa tra 1 e 20 anni, erano di entrambi i
sessi ed appartenevano in prevalenza alla
razza europea comune.
Da un attento esame delle schede di accompagnamento campioni compilate dai
veterinari si è appreso che i segni clinici
riscontrati più frequentemente erano perdita di coordinazione, atassia, iperreattività
agli stimoli uditivi e tattili, tremori, eccessiva salivazione e grooming diminuito.
Tutti i campioni sono stati sottoposti sia all’esame istologico con colorazione Ematossilina & Eosina sia all’esame immunoistochimico. Per l’esame immunoistochimico le
sezioni di SNC sono state sottoposte dopo
sparaffinatura e reidratazione, ad un pretrattamento con acido formico al 98% ed
autoclavaggio a 121 °C; successivamente
sono state incubate a 4 °C con l’anticorpo
anti-PrP L42, si è poi proceduto all’incubazione con avidina-biotina-perossidasi, alla
reazione con il cromogeno 3-3’ diamminobenzidina (DAB) ed alla controcolorazione
con Emallume di Mayer.
Dall’esame istologico dei campioni oggetto dello studio, non sono stati evidenziati
segni riferibili a FSE, in realtà solo in due
casi è stata osservata una spiccata vacuolizzazione a livello dei nuclei dell’obex
che si è rivelata poi essere un’encefalopatia tossico-metabolica.
L’esame immunoistochimico per l’evidenziazione della PrPsc non ha mostrato alcun
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segno di positività, pertanto nessun caso di FSE è stato diagnosticato.
Le diagnosi differenziali effettuate presso le varie U.O. sono state
classificate nei seguenti gruppi: neoplasie 22%, encefaliti granulomatose 15%, encefalopatie tossico-metaboliche 13%, lesioni
degenerative 9%, encefaliti suppurative 5%, alterazioni di circolo
4%, lesioni di origine traumatica 4%, encefaliti non suppurative
3%. Il 20% degli animali non ha mostrato lesioni istologiche significative e sono risultati pertanto nella norma e il 5% è risultato non
idoneo. Le neoplasie coinvolgevano principalmente le meningi ed
erano rappresentate da meningiomi, linfomi metastatici e più raramente primari e da metastasi di neoplasie presenti originariamente
in altri organi. I meningiomi a loro volta sono stati distinti in base
all’aspetto istopatologico in meningioma di tipo psammomatoso e
meningioma di tipo transizionale.
Tra il gruppo delle encefaliti granulomatose, le lesioni rilevate con
maggior frequenza sono state le leptomeningiti sostenute da
Coronavirus (Peritonite Infettiva Felina) riscontrate in 16 soggetti.
Le encefalopatie tossico-metaboliche osservate nel 13% dei soggetti comprendevano sia encefalopatie epatiche sia renali; tra le
lesioni degenerative sono state considerate un gruppo eterogeneo
di malattie fra le quali sono stati descritti casi di Necrosi del Corno
d’Ammone e di deficienza di tiamina.
Nel 5% dei casi diagnosticati come encefaliti suppurative sono
state incluse sia infezioni batteriche sia micotiche; la patologia più
comune nel gruppo delle infiammazioni non suppurative era rappresentata invece dalla Malattia di Aujesky, osservata solo in due
gatti . Infine il 5% dei campioni pervenuti in laboratorio sono risultati essere non idonei per la presenza di fenomeni autolitici tali da
non permettere di effettuare una corretta diagnosi neuropatologica. Dai risultati ottenuti da questo progetto, nessun caso di FSE è
stato confermato. Tale studio, tuttavia ha permesso di effettuare un
monitoraggio tra l’altro mai svolto nel resto dell’Europa riguardante
le malattie neuropatologiche del gatto.
Il progetto inoltre, è stato particolarmente utile ai fini di una conoscenza ad ampio spettro delle malattie da prioni ed ha consentito
di approfondire importanti aspetti di altre affezioni nervose centrali che colpiscono questa specie.
Diagnosi differenziali
La bibliografia è disponibile sul sito www.ilprogressoveterinario.it
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