la vita di bose - Comune di Erice

Transcript

la vita di bose - Comune di Erice
LA VITA DI BOSE: UNA DELLE TANTE FANTINE DEL NOSTRO SECOLO
In un piccolo villaggio non distante da Benin City, in Nigeria, nel 1976, 38 anni fa, nasceva Uwadia Bose. Era la prima di tre
fratelli avuti dalla madre dal primo marito. Una grande festa accolse la sua nascita, come si usa fare nei villaggi africani in
cui la vita e la morte sono tra gli eventi più celebrati dalla comunità. Bose crebbe nel suo villaggio, era una vivace bambina
e presto, col crescere degli anni, divenne una bella ragazza, molto corteggiata. A scuola Bose si distingueva per la sua
allegria e per le sue doti atletiche, a Bose piaceva la corsa e a scuola aveva partecipato alle gare podistiche che l’avevano
visto, più volte, primeggiare. Era una ragazza socievole di compagnia. Terminati i primi anni di scuola, Bose comincia un
corso di parrucchiera. Avrebbe voluto fare la parrucchiera e guadagnarsi da vivere con questo mestiere che le piaceva
molto. Ma la vita si accanisce contro la sua famiglia, il padre abbandona la famiglia e la madre, ancora giovane, resta incinta
di due bambini da due uomini diversi. Come per tutte le ragazze della sua età, anche Bose si innamora e da questo
rapporto ne esce incinta. Ha appena 17 anni. Vive, pur con difficoltà la sua gravidanza e dà alla luce una bella bimba.
Incoraggiata dalla famiglia, Bose continua il corso e si prende cura della bimba. A 20 anni Bose resta di nuovo incinta, ma
decide, nonostante tutto, di tenere il bambino e di non abortire. Ma il giovane del quale si era innamorata, il papà dei due
bambini, la lascia nel momento in cui avrebbe avuto maggiore bisogno di lui. Il giovane compagno di Bose, parte per la
Liberia, in cerca di fortuna, e non ritornerà mai più. E’ questo un periodo difficile per Bose che si sente sempre più sola e
con la responsabilità condivisa con la mamma della numerosa famiglia. La famiglia di Bose vive in povertà e ogni giorno
deve faticare per portare qualcosa a casa e mantenere i suoi fratellini. Bose si rende conto che le condizioni economiche
sono drammatiche. Come fare a mantenere la numerosa famiglia? La famiglia è numerosa e molte sono le bocche da
sfamare. Bose ha quattro fratelli, sua madre e i suoi amatissimi figli ancora piccoli ai quali deve garantire un futuro. Bose
ha già lasciato il corso per parrucchiera, si prodiga per fare qualsiasi tipo di lavoro, ma le possibilità a lei offerte non
garantiscono un futuro sereno alla sua famiglia. Fu così che Bose, come tante ragazze della sua età, e del suo villaggio prese
la decisione di andare a lavorare in occidente per mantenere la sua famiglia. Diciassette anni fa, da Benin city,
cominciarono a partire tante ragazze allettate dalla possibilità di fare fortuna per se stesse e per la propria famiglia in
occidente. L’offerta era rivolta a giovanissime e belle ragazze, da parte di organizzazioni che avevano sperimentato che
l’industria del sesso in occidente era un vero business!
Bose per amore dei suoi figli e della sua famiglia intraprese un lungo viaggio con l’organizzazione che l’aveva ingaggiata,
arrivò in Marocco dove resterà un anno in attesa di una carretta del mare con la quale raggiunse la Spagna. Era, a sua
insaputa entrata nel giro della tratta! Bose era stata ingannata dalla promessa che in occidente avrebbe fatto la
parrucchiera, e con il suo lavoro avrebbe pagato il costo sostenuto dall’organizzazione per portarla in Spagna e poi in Italia
a Palermo e al tempo stesso avrebbe potuto aiutare i suoi figli e la sua famiglia. Bose non sapeva che non avrebbe potuto
abbracciare più i suoi figli e la sua famiglia e che non sarebbe più tornata in patria!
Non sappiamo quanto sia stata in Spagna ma sappiamo con certezza che da lì sarebbe stata mandata a Palermo. Non
conosciamo il dramma di questa giovane donna quando si rese conto di essere stata coinvolta in un giro di prostituzione
con l’obbligo di pagare il suo “debito”! Da 40.000 sino ad 80.000 €, era il suo riscatto dalla schiavitù del sesso. Ci vollero
alcuni anni di duro lavoro in strada per pagare quella somma astronomica per una povera ragazza. Ma quando finalmente
si era riscattata da quella schiavitù, Bose non poteva tornare a mani vuote, doveva mandare soldi per i suoi figli e per la
sua famiglia! Si rivolse prima alla comunità “incontro” di Bagheria, poi al “Pellegrino della terra” ma non riuscì a trovare
un lavoro che le consentisse di sostenere il peso della famiglia. Tentò di trovare lavoro anche a Firenze dove conobbe il suo
ultimo compagno da cui rimase incinta. Il suo soggiorno a Firenze durò poco, dopo 4 mesi volle ritornare con il suo
compagno a Palermo, dove partorì le sue due amate gemelline Goodness e Mercy. La famiglia si era allargata, nel suo
appartamento di Palermo viveva con le due gemelline, con il compagno, a cui si aggiunse anche il fratello e suo cugino. 5
volte la settimana Bose andava in trasferta a Trapani alle sette di sera e ritornava il mattino seguente.
Lunedì del 23 dicembre dello scorso anno, Bose volle prepararsi a vivere in famiglia la vigilia di Natale, e con le sue
bambine, la mattina di quel giorno, l’ultimo giorno della sua vita, andò dal parrucchiere per farsi bella, non sapeva Bose
che quell’incontro con le sue gemelline sarebbe stato l’ultimo incontro della sua vita. Quella mattina del 23 dicembre, Bose
fece compere per prepararsi al pranzo di Natale con la sua famiglia. E come ogni Natale il suo pensiero andava alla sua
famiglia in Africa e ai suoi figli che non aveva visto crescere in tutti quegli anni, ma che erano stati il suo costante pensiero,
una parte del suo cuore era rimasto al villaggio e là avrebbe voluto un giorno ritornare. Bose aveva, infatti, programmato
per l’anno successivo di tornare al villaggio per riabbracciare i figli con i quali si parlava spesso per telefono ma che non
aveva più potuto vedere. Alle sette, come ogni sera, Bose salì sul pullman che l’avrebbe portata a Trapani, quella sera Bose
aveva cominciato a pregustare la notte di Natale con la sua famiglia a Palermo. Ma quella notte non sarebbe stata come le
altre, quella notte Bose avrebbe incontrato la morte, una morte atroce, che avrebbe spezzato per sempre i suoi sogni !!!
nino rocca
vivian wiwoloku
P.S.: Uscire dalla tratta non significa soltanto pagare il debito alla organizzazione che tiene schiave le ragazze nel mercato del sesso,
significa anche riconquistare la propria dignità con un lavoro che consenta alle schiave del sesso di uscire dal mondo della
prostituzione i cui meccanismi rimangano sempre legati allo sfruttamento e alla schiavitù dei suoi inevitabili padroni. L’industria
del sesso, la terza nel mondo, per profitto, dopo il mercato delle armi e della droga, ha le sue inderogabili leggi di mercato, lo
sfruttamento delle operaie del sesso, fa parte delle condizioni senza le quali non esisterebbero le grosse organizzazioni criminali che
la gestisce. La vita di Bose assomiglia molto alla vita delle tante ragazze che come la Fantine dei “Miserabili” di Victor Ugo,
subiscono il ricatto di un sistema per cui, il prezzo della loro maternità diventa la schiavitù del sesso.