scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana

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scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana
ministero per i beni e le attività culturali
regione marche assessorato alla cultura
in collaborazione con
consorzio marche spettacolo
sinfonica
2016-2017
KMKONTINENT
MOZART 1
Alla scoperta dei concerti viennesi di W. A. Mozart
pianoforte e violoncello Miriam Prandi
compositore e voce narrante Francesco Antonioni
direttore Alessandro Cadario
Mercoledì 14 dicembre 2016, ore 21.00
Ancona, Teatro delle Muse
in collaborazione con Società Amici della Musica “G. Michelli”
Giovedì 15 dicembre 2016, ore 21.15
Fabriano, Teatro Gentile
Lunedì 19 dicembre 2016, ore 21.00
Pesaro, Teatro Rossini
in collaborazione con Ente Concerti
orchestra filarmonica marchigiana
filarmonicamarchigiana.com
Programma
F. Antonioni (Teramo, 1971)
Code K1-595 per voce narrante e orchestra.
Prima esecuzione assoluta. Commissione FORM e Amici della
Musica “G. Michelli”
W. A. Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Concerto per pianoforte e orchestra n. 27
in si bemolle maggiore, K. 595
I. Allegro
II. Larghetto
III. Allegro
- intervallo -
F. J. Haydn (Rohrau, Austria, 1732 – Vienna, 1809)
La fedeltà premiata: Ouverture, Hob. XXVIII/10
F. J. Haydn
Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in do magg.,
Hob. VIIb:1
I. Moderato
II. Adagio
III. Allegro molto
Note
VITA CONCERTANTE
Se è vero che Mozart ha “reinventato” tutti i generi musicali della
sua epoca, è forse nel terreno del concerto che la sua personalità ha ottenuto i risultati più radicali e rivoluzionari, mostrando al
mondo, sul piano dell’arte, quanto immenso e prezioso potesse
essere il valore della libertà dell’individuo in rapporto a se stesso,
ai suoi simili, alla natura che lo circonda. Nel concerto per pianoforte in particolare, condotto da Mozart ai massimi livelli nel
decennio viennese (1781-1791), egli ha offerto all’espressione
artistica tutta l’inesauribile ricchezza dell’essere, penetrando il
sentimento del tragico e manifestando l’aspirazione umana verso
il Bene con pari intensità.
Il progetto KM – KONTINENT MOZART intende proporre al pub-
blico l’esecuzione di alcuni dei migliori concerti viennesi per pianoforte e orchestra del grande compositore austriaco inseriti nel
contesto storico di quel vasto “continente” mozartiano, inglobante anche l’esperienza di Haydn e di altri importanti autori dell’epoca, che ancora oggi esercita sulla musica il suo potente influsso. “Fil rouge” del progetto, infatti, articolato in due appuntamenti nel corso della stagione 2016-2017, è la presenza del compositore contemporaneo Francesco Antonioni con le sue originali
guide all’ascolto musicali basate sul principio, enunciato da
Luciano Berio, secondo cui «… il miglior modo per analizzare e
commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell’opera originale; essa
diventa così l’oggetto di un’esplorazione creativa che ne è al
tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione». Si tratta in effetti di moderne rielaborazioni di motivi tratti dai concerti
mozartiani in programma, integrate con testi scritti e recitati dallo
stesso compositore, che testimoniano l’intramontabile attualità
della musica di Mozart.
Molto di ciò che precede Mozart può servire ad illustrare
Mozart. Nulla, in verità, a spiegarlo. Ciò è vero per tutta la sua
musica in generale, ma ancor più lo è nel caso specifico del
concerto per pianoforte, forse il genere strumentale più amato
dal compositore salisburghese, avendovi egli riversato la
parte migliore del suo genio con un entusiasmo e un impegno
assoluti.
In effetti, se si considerano oggettivamente i singoli elementi tecnici, retorici e stilistici che in quest’ambito derivarono a Mozart dal
complesso della tradizione musicale del tempo, specie dalle
opere di musicisti come Schobert, Eckardt, Schröter e soprattutto l’amato Johann Christian Bach, questi risultano talmente consistenti che egli sembrerebbe non aver scoperto nulla di nuovo.
Eppure i suoi concerti, nel complesso, furono così rivoluzionari
da cambiare per sempre la cultura musicale, e non solo musicale, dell’occidente europeo.
Di fronte al problema fondamentale posto dal genere del concerto per strumento solista e orchestra, e cioè in quali termini stabilire il rapporto tra le esigenze di un singolo e quelle di una collettività, Mozart trovò una sua via personale e autonoma che rivelò
cosa volesse veramente dire “dialogare in musica”. Non più la
scenografica giustapposizione di ampie campate sonore disposte
“a terrazza” secondo quella logica di alternanza paratattica fra
solo e tutti che aveva caratterizzato l’epoca barocca – e che per
molti aspetti ancora sopravvive nel pregevolissimo Primo
Concerto per violoncello in do magg. di Haydn qui proposto, scritto tra il 1761 e il 1765 probabilmente per il violoncellista Joseph
Weigl – né l’amabile e disimpegnata conversazione mondana di
tono galante tipica del tardo Settecento; bensì un vero e proprio
dialogo nel senso etimologico del termine, ovvero di penetrazio-
ne, analisi e approfondimento (“dia-”) di un discorso o di un’idea
(“-logos”) fra due soggetti diversissimi fra loro per struttura fisica
e carattere: un protagonista, teso inevitabilmente all’affermazione
della propria personalità – una personalità, nel caso del pianoforte, ricca, egocentrica e dalle infinite risorse – e un gruppo, un
insieme di individui diversi che interloquiscono col protagonista
coralmente, o talvolta anche singolarmente, stimolandosi a vicenda secondo un principio di altissima civiltà, dove la libertà di ciascuno, a partire da quella del solista, si realizza nella libertà altrui
attraverso un confronto di idee che può giungere in molti casi allo
scontro, ma mai alla reciproca sopraffazione.
Approfondendo e sperimentando sempre più questa nuova
forma di dialogo musicale, così ricca e articolata, Mozart venne
a creare un modo del tutto speciale di fare musica, fondato su
una visione dialettica dell’esistenza, in cui tutto è essenzialmente “drama”, ovvero azione, movimento, trasformazione, e dove
ciascuna idea, dalla più semplice alla più complessa, dalla più
nobile alla più triviale, dalla più luminosa alla più oscura è rapportata alla mutevole profondità della natura umana, che ogni
cosa filtra attraverso di sé rendendola viva, palpitante. Tutto
questo senza stravolgere il linguaggio musicale della sua epoca,
bensì restituendo il collaudato campionario di formule standard
e figure retoriche tradizionali in un contesto formale di assoluta
originalità.
Fu soprattutto a partire dal suo trasferimento a Vienna, avvenuto
nel 1781, che Mozart ebbe l’opportunità di sviluppare e portare a
compimento questa personale concezione del concerto pianistico. Cosa che avvenne, in primo luogo, grazie alla sua nuova condizione di libero artista creatore, non più vincolato, cioè, alle esigenze e ai rituali di una corte (come era stato fino a poco tempo
prima a Salisburgo, quando Mozart lavorava al servizio del
Principe Arcivescovo Colloredo). A Vienna, infatti, il compositore
non aveva uno stipendio fisso: doveva vivere essenzialmente di
commissioni, di pubblicazioni e di proventi derivati da esibizioni a
pagamento presso sale pubbliche (le “accademie”, come venivano denominate a quel tempo) o private in case aristocratiche e
alto borghesi. Fondamentale, dunque, era che Mozart si creasse
un “suo pubblico”. E il pubblico, allora, chiedeva concerti, soprattutto concerti per pianoforte. Mozart, naturalmente, lo accontentò
quel pubblico. Ma a modo suo.
Nella fase iniziale della sua permanenza nella capitale austriaca,
Mozart trovò un intelligente compromesso tra le richieste di orecchiabilità, facilità e spettacolarità dei viennesi e le esigenze più
profonde della sua arte; ma una volta “rotto il ghiaccio”, egli trascinò gradualmente gli ascoltatori verso di sé coinvolgendoli
sempre più profondamente nella propria visione del mondo. Fino
all’anno della sua morte, il 1791, quando il compositore offrì a
Vienna il suo ultimo gioiello concertistico.
La delicata fusione tra leggerezza e profondità, facilità discorsiva e complessità strutturale, brillantezza da concerto e intimità
da camera perseguita da Mozart lungo tutto il decennio viennese, raggiunse il massimo grado di perfezione nell’ultimo suo concerto per pianoforte, il n. 27 in si bemolle magg. K. 595, iniziato
verisimilmente nel 1788 ma completato, dopo un periodo di interruzione piuttosto lungo, il 5 gennaio del 1791 in vista dell’esecuzione pubblica, avvenuta il 4 marzo dello stesso anno allo
Jahnscher Saal (una piccola sala di ristorazione) con Mozart al
pianoforte.
Ciò che più impressiona in questo commovente congedo mozartiano dal genere del concerto pianistico è che il compositore, proprio mentre stava vivendo l’ultimo anno della sua breve vita, un
anno carico di incertezze, dolori e problemi di ogni tipo, cercasse
solamente luce, beatitudine, letizia, incanto. Soprattutto primavere: come quella invocata nel rondò finale, il cui tema, di una semplicità disarmante, sarebbe stato di lì a breve riutilizzato da
Mozart per il Lied Sensucht nach dem Frühling, “Nostalgia della
Primavera”, K. 596. Il presentimento della fine, che certo affiora
in questa musica straricca di “tutto” – e a volte in modo persino
sinistro, come in certi improvvisi affondi nelle tenebre del modo
minore attraverso arditezze armoniche ancora oggi sbalorditive –
è inglobato da Mozart dentro una visione del Bene di cui la morte
stessa è una componente necessaria e dunque accettabile.
In tutto il concerto, una sorta di particolarissimo “concerto da
camera” dove si intrecciano indissolubilmente, in un libero trascolorare dai toni vividi della mondanità a quelli velati della riservatezza, la voce del pianoforte, quelle dei frequenti soli strumentali e quella corale dell’orchestra (in perfetta corrispondenza,
dunque, con una delle due etimologie proposte per il termine
“concerto”, dal latino conserere: “intrecciare insieme”), si respira
un senso diffuso di abbandono, di dolce fluire in aria sospesi, di
amore primaverile sparso d’intorno che sortisce quasi un effetto
ipnotico sull’ascoltatore. È una perfetta sintesi, enigmatica e
miracolosa, di caducità e di eternità ottenuta manipolando con
somma maestria una materia di base ora più che mai convenzionale, popolare, rassicurante – come l’incipit da canzone francese
che dà avvio all’estatico Larghetto: un motivo diffusissimo nella
musica dell’epoca e utilizzato, oltre che varie volte dallo stesso
Mozart, anche dal suo amico Haydn nel recitativo accompagnato
“Bastano i pianti” dall’opera La fedeltà premiata, di cui viene qui
proposta la brillante Ouverture. Un canto di libertà, in definitiva:
un inno alla “vita concertante” intonato per l’ultima volta in pubblico in veste di pianista da un compositore che dieci anni prima
aveva cercato di integrarsi a Vienna corteggiando la città con i
suoi primi eleganti concerti e che ora, al contrario, integra Vienna,
con tutte le sue seducenti convenzioni sociali, dentro la solitudine del proprio mondo interiore.
Cristiano Veroli
Miriam Prandi
Pianoforte e Violoncello
«Miriam Prandi ha colpito come solista per la bellezza di suono, il volume e il fraseggio, a suo agio nel lirismo vibrante come nelle zone delicate e sognanti», Giorgio Pestelli, La Stampa.
Nel gennaio 2014 la giovane violoncellista è premiata, da una giuria di
importanti musicisti presieduta dalla violoncellista Sol Gabetta, con il
Primo Premio assoluto, unico assegnato nell’ambito delle quattro categorie per archi, al Rahn Musikpreis di Zurigo. La vittoria la porta ad eseguire il concerto di Dvořák alla Tonhalle di Zurigo - «si ha l’impressione
che la violoncellista viva solo nella sua esecuzione. Canta con calore il
secondo tema e l’inizio dello sviluppo ha una tale profondità interpretativa che sorprende come frutto di una giovane interprete», T. Schacher,
Schweizer Musikzeitung, Giugno 2014.
Si è imposta inoltre al Concorso Geminiani, aggiudicandosi l’assegnazione di un importante violoncello e le è stato conferito a Roma il Premio
Muzio Clementi dell’Associazione Musicale omonima.
All’età di 11 anni, cioè ben prima dei Diplomi di pianoforte e di violoncello, conseguiti rispettivamente a 15 e 16 anni con il massimo dei voti, lode
e menzione speciale al Conservatorio di Mantova, è stata eccezionalmente ammessa a frequentare i Corsi di violoncello di Antonio Meneses
presso l’Accademia Chigiana di Siena, ottenendo sempre la Borsa di
Studio e il Diploma di merito, si è perfezionata a Fiesole e Vienna con
Natalia Gutman e successivamente nel 2014, come borsista della
Fondazione Ambrosoli e della Fondazione Lyra, ha concluso gli studi del
Master in Solismo con Lode all’Hochschule di Berna nella Classe di
Antonio Meneses. Fondamentale per la crescita artistica di Miriam
Prandi è stato poi l’approfondimento tecnico-interpretativo maturato alla
scuola di Ivan Monighetti.
Ha frequentato le Masterclasses con Mario Brunello, Rocco Filippini, Sol
Gabetta, David Geringas, Frans Helmerson, Gary Hoffman, Ralph
Kirshbaum.
Nella duplice veste di pianista e di violoncellista, ha eseguito i concerti
K. 595 di Mozart e in Do di Haydn nelle sale più importanti.
L’interesse per la musica moderna e contemporanea l’ha spinta ad
affrontare opere importanti quali la Sonata per cello solo di Sàndor
Veress, le Variazioni Sacher di Dutilleux, le composizioni di G. Sollima,
R. Shchedrin e la Sonata di Fazil Say, quest’ultima presentata in prima
esecuzione italiana agli Amici della musica di Lucca.
Francesco Antonioni
Compositore e voce narrante
«Un compositore che sa bene cosa fare e come realizzare le proprie
idee» ha scritto il Guardian nel gennaio 2009. «Non è una sorpresa, visto
il delicato controllo del suono e del movimento e il rigore della scrittura»
ha fatto eco il Times.
Francesco Antonioni compone musica da concerto che incontra grande
favore di critica e di pubblico. Le sue composizioni spaziano fra vari
generi, dalla musica sinfonica alla musica da camera, dall’elettronica al
teatro musicale, e sono eseguite dai più prestigiosi interpreti internazionali (Antonio Pappano, Evelyn Glennie, Yuri Bashmet, George
Benjamin) nelle maggiori festival e stagioni concertistiche (Biennale di
Venezia, MiTo Settembre Musica, Auditorium Parco della Musica di
Roma, Lingotto di Torino, Arena di Verona, MATA Festival New York,
Schauspielhaus Frankfurt, Tonhalle Zurich, Wigmore Hall London).
Insegna composizione in conservatorio, ed è stato ricercatore ospite
presso la Cornell University con una borsa di studio Fulbright. Dal 2001
ha lavorato come autore e conduttore di programmi radiofonici su Radio
3. Le sue partiture sono pubblicate dall’editore Ricordi.
Alessandro Cadario
Direttore
Alessandro Cadario è nominato Direttore ospite principale dell’Orchestra
de I Pomeriggi Musicali per le stagioni 2016-2017 e 2017-2018.
Ha compiuto gli studi di direzione d’orchestra al Conservatorio G. Verdi
di Milano perfezionandosi presso l’Accademia Musicale Chigiana di
Siena con Gianluigi Gelmetti. Ha inoltre conseguito il diploma di violino,
la laurea in direzione di coro e in composizione.
Vincitore del premio “Peter Maag” nel 2012, ha definitivamente attirato
l’attenzione degli addetti ai lavori, nel 2014, in occasione del suo debutto alla Società del Quartetto di Milano e, nel 2015, con la direzione di
Pollicino di H.W. Henze, al Maggio Musicale Fiorentino e con un concerto nella stagione sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari, di cui è stata
particolarmente apprezzata l’interpretazione rossiniana. Sempre nel
2015, ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano in occasione del
Festival delle orchestre internazionali.
Ha diretto importanti orchestre tra cui l’Orchestra Filarmonica di MonteCarlo, l’Orchestra Filarmonica della Fenice, l’Orchestra e Coro del Teatro
Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l’Orchestra e
Coro del Teatro Lirico di Cagliari, il Concerto Budapest, l’Orchestra de I
Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra di Padova e del Veneto e la
Sofia Festival Orchestra, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna,
l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, la City Chamber Orchestra
di Hong Kong, e collaborato con solisti come Mario Brunello, Vittorio
Grigolo, Alessandro Carbonare e Rainer Honeck.
Nell 2016 debutta a MITO Settembre Musica e alla Biennale Musica di
Venezia. Nela stagione 2016-2017 sono previsti il ritorno alla Società del
Quartetto di Milano, alla testa di FuturOrchestra e all’Opera di Tirana.
Cadario ritornerà inoltre sul podio della Sinfonica Abbruzzese e
dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, per dirigere orchestra e
Corpo di Balletto nello spettacolo La grande danza d’autore (coreografie
di Jiri Kylian, Johann Inger e Matteo Levaggi, musiche di W. A. Mozart,
Maurice Ravel, Michael Nyman e Arvo Pärt).
Collabora alla preparazione di FuturOrchestra, Orchestra Giovanile
Lombarda, e dell’Orchestra Nazionale del Sistema delle Orchestre e
dei Cori Giovanili in Italia, un progetto fortemente voluto dal M°
Claudio Abbado, cui Alessandro Cadario continua a rivolgere le energie di chi desidera fortemente contribuire alla formazione della futura
generazione di musicisti.
OrchestraFilarmonicaMarchigiana
Violini I
Alessandro Cervo**
Giannina Guazzaroni*
Alessandro Marra
Elisabetta Spadari
Laura Di Marzio
Lisa Maria Pescarelli
Cristiano Pulin
Jacopo Cacciamani
Ludovica Lorenzini
Violini II
Simone Grizi*
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Simona Conti
Matteo Di Iorio
Sandro Caprara
Sergio Morellina
Viole
Greta Xoxi*
Massimo Augelli
Cristiano Del Priori
Lorenzo Anibaldi
Andrea Pomeranz
Violoncelli
Alessandro Culiani*
Antonio Coloccia
Gabriele Bandirali
Nicolino Chirivì
Flauto
Francesco Chirivì*
Oboi
Klidi Brahimi*
Marco Vignoli
Fagotti
Luca Bonci*
Giacomo Petrolati
Corni
Alessandro Fraticelli*
Roberto Quattrini
Trombe
Giuliano Gasparini*
Manolito Rango
Timpani
Adriano Achei*
Contrabbassi
Luca Collazzoni*
Andrea Dezi
David Padella
** Primo Violino di spalla
* Prime parti
Ispettore d’orchestra
Michele Scipioni
prossimi appuntamenti
CONCERTO PER IL NUOVO ANNO
Musiche di Rossini, Bellini, Verdi, Puccini, Strauss
Soprano
Anna Delfino
Direttore
David Crescenzi
Domenica 1 gennaio 2017, ore 17.00 – Fermo, Teatro dell’Aquila
Domenica 1 gennaio 2017, ore 21.00 – Ascoli Piceno, Teatro V. Basso
Lunedì 2 gennaio 2017, ore 21.00 – Macerata, Teatro Lauro Rossi
Mercoledì 4 gennaio 2017, ore 21.00 – Jesi, Teatro Pergolesi
Giovedì 5 gennaio 2017, ore 21.15 – Fabriano, Teatro Gentile
CONCERTO DI APERTURA
SOUDANT’S SERIES: HAYDN E MOZART
W. A. Mozart Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal seraglio),
K. 384: Ouverture
F. J. Haydn Sinfonia n. 100 in sol magg., Hob. I/100 “Militare”
W. A. Mozart Serenata in re magg. K. 320 “Posthorn”
Direttore Hubert Soudant
Mercoledì 11 gennaio 2017, ore 21.00 – Fano, Teatro della Fortuna
Venerdì 13 gennaio 2017, ore 21.00 – Macerata, Teatro Lauro Rossi
Sabato 14 gennaio 2017, ore 21.15 – Fabriano, Teatro Gentile
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730
filarmonicamarchigiana.com | [email protected]
supporto informatico e multimediale
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Via Gola della Rossa, 15 - 60035 Jesi
Tel. 0731 207079