numero 04 2009

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numero 04 2009
Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato nel 1948 da Giulio Dolchi
«I partiti non devono occupare lo Stato: devono concorrere alla formazione della volontà politica della Nazione, interpretando le grandi correnti
di opinione, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni». Enrico Berlinguer
agorà
Giovanna Zanchi
[email protected]
Fiducia
Recentemente ho ascoltato
un’intervista a Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace
nel 2006 per il suo progetto di
microcredito in Bangladesh, e
credo di aver compreso il significato del termine fiducia.
Fede negli uomini, nella loro
onestà, nella loro capacità di
reagire e nel futuro.
Il mondo ha bisogno di un
business sociale, sostiene Yunus, un concetto che ribalta in
modo speculare e radicale il
business dei super esosi meccanismi che hanno portato alla
grave crisi che ci attanaglia e ci
spaventa.
Un motore si aggiusta solo
quando si rompe, e quindi è
questo il momento di modificare il corso delle cose, facendo ogni sforzo per non tornare
da dove siamo arrivati, per non
ostinarci nell’errore.
Cambiare è possibile, ma è
necessario avere la massima
apertura mentale, per guardare
davvero in tutte le direzioni,
non dando nulla per scontato, quindi neppure l’ipotesi
che progredire non significhi
sempre e solo accumulare e
aumentare ma, forse, anche rinunciare e diminuire.
Se un sistema bancario follemente innovativo in un paese
poverissimo riesce a prestare
soldi senza chiedere interessi
né garanzie ottenendo la restituzione del 99% del capitale
investito, significa che c’è ancora speranza. A condizione
che si compiano passi concreti
verso uno stile di vita in cui
la solidarietà diventi sistema,
non elemosina, ma equa ridistribuzione delle risorse. Il che
vale anche per tutte le problematiche connesse allo sviluppo sostenibile del pianeta.
Semplice no?
Con la conversione in legge alla Camera dei Deputati
del D.L. 112 sono stati confermati i tagli alla sicurezza
per 3,5 miliardi di euro nel prossimo triennio
mettendo a rischio la possibilità di continuare a
mantenere livelli accettabili di tutela per i cittadini.
I Sindacati di Polizia e COCER
Aggressioni? Non qui
Uno dei valori del Partito Democratico è il rifiuto della violenza
verbale così come di quella fisica. Il linguaggio che secondo noi
la sinistra dovrebbe adoperare
sempre è quello della persuasione, che rispetta in chi ascolta la
libertà di non lasciarsi persuadere. È una strada stretta e alcuni
preferiscono usare vecchi trucchi
che fanno leva invece sul timore
e sui pregiudizi. Un sarcasmo
ben congegnato può impressionare, ma non è un ragionamento.
La maldicenza è un grimaldello
arrugginito che infetta alla lunga soprattutto chi lo usa. Quindi
non troverete in questo giornale
attacchi personali o argomentazioni del tipo “le cose stanno
così e se non lo capisci sei un
imbecille”. Chi vuole scrivere
su queste pagine si astenga, ad
esempio, dal lodare una novità
sparando a zero su tutto quello
che c’era prima: il Novecento
ci ha insegnato che il progresso
non è una legge della storia ma
Crisi Cogne: la
preoccupazione
dei sindacati
Grand Prix
de Belote
Foto e classifiche
Numerose aziende, anche artigiane, operano per la Cogne e occupano quasi 200 lavoratori, il cui
futuro rischia di essere particolarmente difficile.
Nirta-Todde campioni nella categoria a coppie.
Antonio Gallo e Giliola Borettaz
vincono le individuali.
■ a pagina 4
■ Pagine 6 e 7
una precaria costruzione basata
sul confronto delle idee. Se trattiamo gli antagonisti da nemici,
se insultiamo gli amici che non
la pensano esattamente come
noi, se ci sembra inconcepibile
che il nostro punto di vista non
diventi istantaneamente quello
di tutti, è inutile lottare per affermare le nostre proposte, perché
lotteremmo soltanto per affermare noi stessi. La differenza tra la
sinistra e la destra sta tutta qui.
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REGIONE
NO all’Aventino
Raimondo Donzel
[email protected]
Non ci ritireremo sull’Aventino
a guardare la destra che occupa
il potere. E’ un brutto film che
purtroppo i nostri padri hanno non solo visto, ma vissuto e
pagato a caro prezzo. Non pensiamo, però, che basti la sommatoria degli arrabbiati, senza un
chiaro progetto comune, per arginare la destra che instaura un
governo “populista” in Italia. E
si “compra” le regioni, facendo
balenare l’eventualità di tagliare
loro i fondi indispensabili per la
Sanità e la Scuola. E “minaccia”
le autonomie. E mi domando:
chi è il governatore della Sardegna: Cappellacci o Berlusconi
medesimo? Non più solo capo
del governo ma anche di fatto
governatore delle periferie; Sardegna e Sicilia per cominciare.
Paradossalmente due regioni
autonome. Promuovendo uomini deboli che a lui solo debbono
rispondere e non agli elettori dei
loro territori.
Cosa si nasconde dietro le bandiere dell’efficienza e del federalismo, quando invece si pratica la
confusione dei ruoli e uno statalismo che mira a cambiare la Costituzione aumentando i poteri
del capo del governo (presiden-
zialismo), senza che sia chiaro
il ruolo delle regioni, degli enti
locali, delle autonomie?
Pare oggi evidente (se la crisi non
metterà in ginocchio il già fragile
sistema economico italiano) che
Lombardia e Veneto potrebbero
aumentare il loro gettito fiscale
con tassazione locale; ma già il
Piemonte sarebbe in difficoltà, figuriamoci le altre regioni. A parte
la difficoltà tecnica dell’operazione, bisogna aver chiaro che se lo
Stato riduce il suo prelievo fiscale (e quindi diventa più “buono”
per l’opinione pubblica), senza
che l’efficienza operativa migliori contestualmente abbattendo
i costi dei servizi (e oggi non si
capisce come, salvo un elenco di
buoni propositi), gli enti locali e
soprattutto le Regioni si vedrebbero costrette a imporre nuovi
tributi, ossia TASSE, per garantire scuola, sanità, servizi sociali,
trasporto locale, eccetera. Per chi
non ce la fa, interverrebbe un sistema perequativo. Ossia lo Stato
svolgerebbe un ruolo regolativo e
di recupero delle situazioni deficitarie. Ma qui sta il problema.
Chi finanzia il sistema perequativo? Le regioni “ricche” o lo stato
ovviamente sempre attraverso le
regioni ricche? Perché non si può
cavare sangue da una rapa! E chi
decide chi ha bisogno di “aiuti”?
E se quella regione o quel comune non è in realtà campione di
inefficienza e scialacquatore di
denaro pubblico? Tutto questo il
federalismo fiscale non lo spiega
perché senza un vero federalismo
politico, lo Stato centrale resta
l’unico vero arbitro della gestione delle risorse pubbliche. Non
esiste al mondo un federalismo
fiscale senza un chiaro sistema
istituzionale di tipo federale. E’
il momento di chiedersi anche in
Valle d’Aosta se la difesa dei propri diritti non sia più importante
di qualche “presunto” beneficio
economico. Traduco: non riduciamo il valore dell’Autonomia
regionale fondata sullo Statuto
speciale del 1948 a una questione economica. Le risorse sono indispensabili per dare gambe alle
nostre politiche regionali; ma non
barattiamo la nostra libertà, non
svendiamo la nostra storia per
“un pugno” di monete fasulle.
La scure dei tagli sulla rieducazione dei minori
Centri per la giustizia minorile senza fondi: impossibile così il reinserimento dei minori in custodia penale
Gianni Rigo
[email protected]
I Centri per la giustizia minorile
sono strutture amministrative,
ubicate presso ogni Tribunale
dei minorenni e finalizzate alla
gestione dei servizi rivolti a minori in stato di custodia penale
esterna. Fino a poco tempo fa,
per la presa in carico di minori valdostani interessati da procedimenti penali o a rischio di
coinvolgimento in attività criminose era necessario ricorrere
all’intervento del Centro per la
giustizia minorile per il Piemonte e la Valle d’Aosta e alla
relativa Commissione tecnica
Piemonte e Valle d’Aosta. Con
lo scopo di dare maggiore rilevanza alle attività e all’impegno
messi in campo dai servizi della
nostra Regione, è stata istituita, presso la sede della Regione
Valle d’Aosta, la Sottocommissione tecnica minorile. A questa, operativa da 2 agosto 2007,
è stato affidato il compito, tra
gli altri, di coordinamento delle attività del sistema integrato
dei servizi nell’area minorile e
degli interventi erogati in favore
dei minori valdostani presenti
sul territorio regionale soggetti a
procedimenti penali e di collaborazione con le comunità che
ospitano minori valdostani.
Con l’istituzione della Commissione è stato fatto un passo in
avanti in direzione della creazione, o meglio del potenziamento, di un sistema di interventi a rete volto a migliorare
le condizioni di vita dei minori
e dei giovani, con particolare
attenzione alle azioni di informazione e prevenzione dei cosiddetti rischi di devianza. Ecco
perché abbiamo letto con preoccupazione articoli che riportavano il senso di una conferenza
stampa promossa dal direttore
del Centro per la giustizia minorile di Torino, dottor Antonio Pappalardo.“Con le risorse
che quest’anno ci ha affidato il
dipartimento - sono parole del
dirigente del Centro – non si
riuscirà a sostenere i costi vivi.
Io non decido, gestisco. E con i
tagli che vanno dal 30 al 60%
rispetto al 2008, c’è poco da gestire”. Reinserimento, rieducazione: non sono possibili senza
fondi. “E’ una questione di sicu-
rezza sociale. – riporto l’affermazione fatta dal dottor Pappalardo – Le statistiche dicono che
i minorenni trattenuti in carcere
hanno il 67% di probabilità di
recidiva, mentre questo succede
solo al 5% di chi è seguito a casa
dai servizi sociali”. Per questo
vogliamo sapere se la programmazione e sperimentazione di
progetti operativi integrati, se
il monitoraggio dei progetti innovativi, se la sollecitazione di
proposte dal territorio, se la formulazione di intese operative
finalizzate all’individuazione di
percorsi comuni e di metodologie di lavoro integrate, saranno
ancora azioni possibili o se le
difficoltà denunciate dal direttore del Centro coinvolgeranno
anche la nostra Regione.
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Da una proposta del Pd una risoluzione unitaria
Anticipare l’assegno
di mantenimento
REGIONE
Cantieri forestali
esperienza da sviluppare
Carmela Fontana
Carmela Fontana
[email protected]
[email protected]
Il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione che ha l’obiettivo di impegnare la Giunta a risolvere il grave problema del mantenimento dei figli minori, in caso di separazioni o divorzi, in presenza di un ex coniuge inadempiente. Un impegno, questo, conseguenza dello stimolo del gruppo regionale del Partito Democratico, che a
dicembre aveva presentato una propria proposta di legge in materia
di erogazione anticipata dell’assegno di mantenimento a tutela del
minore. La questione è nota. La nostra regione, come emerge anche dalla relazione dell’Osservatorio sulle politiche sociali, fa registrare, in percentuale, il maggior numero di separazioni e divorzi
rispetto al resto d’Italia. La separazione di una coppia con figli si
ripercuote, spesso, anche sul tenore di vita dei minori coinvolti,
soprattutto in caso di affidamento esclusivo, quando, il più delle
volte, la contribuzione del coniuge separato al mantenimento dei
figli è percepita come una facoltà, e non come un obbligo. Anche
con l’entrata in vigore della nuova disciplina sull’affidamento con
dell’assegno di mantenimento. Molti genitori affidatari si ritrovano,
pertanto, in difficoltà economiche per l’inadempimento dell’ex coniuge. Questi casi non sono pochi: dalla recente indagine dell’Osservatorio sulle famiglie con un solo genitore, emerge infatti che oltre il 17% di tali nuclei dichiara l’assenza assoluta di rispetto delle
indicazioni giudiziarie in tema di assegno, il 13% inadempienze in
tema di tempi di erogazione, e un altro 16% dichiara di percepire
tale assegno solo saltuariamente. Inoltre, nel solo anno 2007, sono
stati ben 189 i ricorsi al Tribunale di Aosta per mancata erogazione
degli alimenti. Per questi motivi, il nostro gruppo aveva proposto
una legge per l’erogazione anticipata, da parte della Regione, al genitore affidatario, dell’assegno di mantenimento dei figli, in caso
di inadempienza da parte dell’ex coniuge, con una corresponsione
mensile di durata annuale. Di fronte a questa proposta, abbiamo
registrato con soddisfazione l’attenzione del Governo e della maggioranza regionale, e abbiamo accolto l’invito a procedere, come è
scritto nella risoluzione, con un “approccio di sistema”, che preveda la predisposizione, entro la fine di quest’anno, di un disegno di
legge sull’assistenza economica, all’interno del quale siano previsti
specifici interventi di supporto ai nuclei familiari nei confronti dei
quali non vengano versati gli alimenti previsti.
Riteniamo che l’approvazione di questa risoluzione, che fissa dei
paletti chiari anche nei tempi, possa essere un primo passo importante per risolvere, nel giro di pochi mesi, un problema delicato che
coinvolge diverse famiglie con minori della nostra regione.
I cantieri forestali e della sentieristica rappresentano un settore da molto tempo positivo
dell’Amministrazione regionale; un settore che, in tutti questi anni, ha permesso ai comuni della Valle d’Aosta di poter
No all’inceneritore: ricevibile la petizione
L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, nella sua riunione del 25 febbraio, ha deliberato la ricevibilità e l’ammissibilità
della petizione presentata il 17 febbraio scorso dal Presidente del
Comitato rifiuti zero Valle d’Aosta e sottoscritta da 3200 cittadini,
contro la costruzione di un inceneritore in Valle d’Aosta. L’Ufficio
di Presidenza ha, inoltre, deciso di trasmettere la petizione, per
le informazioni e i chiarimenti necessari per l’istruttoria del caso,
al Presidente della Regione, in quanto legale rappresentante della
Regione, all’Assessore al territorio e ambiente, in quanto competente in materia di gestione dei rifiuti, e alla III Commissione consiliare “Assetto del territorio”. Riguardo all’iter di esame, entro
novanta giorni dalla presentazione della petizione, l’argomento
dovrà essere sottoposto al Consiglio per la comunicazione delle
conclusioni a cui sono pervenuti gli organi competenti. L’esame
in Consiglio può concludersi con l’approvazione di una risoluzione diretta a far partecipi gli organi competenti delle necessità
esposte nella petizione.
gestire in maniera ottimale il
proprio territorio, attraverso
una corretta gestione del bosco
e una manutenzione attenta dei
sentieri e in generale della viabilità montana. A questo aspetto positivo se ne deve associare
un altro, e cioè che tutto ciò ha
comportato un’occupazione stabile per circa 800 persone, cioè
quasi una realtà da media industria, ma diffusa su tutto il territorio regionale e senza rischi
di crisi finanziaria. Abbiamo
sempre seguito con attenzione e
abbiamo sempre sostenuto que-
sta attività. Ricordiamo in particolare che negli ultimi due o tre
anni sono anche stati avviati dei
cantieri speciali per venire incontro alla disoccupazione operaia della media e bassa Valle;
pensiamo ai cassintegrati Tecdis
e delle altre piccole fabbriche
della bassa Valle. Mi sembra di
poter dire che questi cantieri
speciali hanno avuto un
discreto successo e hanno consentito non solo
di dare lavoro a qualche
decina di cassintegrati o di operai in difficoltà, ma anche di fare
interventi utili agli enti
locali. Chiediamo pertanto alla Giunta di sapere quali intenzioni si
vogliono esprimere su
questo aspetto, tenuto
conto che la crisi internazionale e nazionale ha messo
in difficoltà parecchie persone
anche nella nostra regione, e di
queste gli ultra50enni rappresentano forse la fascia più debole. Occorre inoltre chiedere ai
comuni una più alta collaborazione per questo settore, attraverso un censimento ancora più
preciso e dettagliato di tutte le
esigenze del territorio che meriterebbero nei prossimi anni un
intervento dei cantieri forestali
regionali, al fine di poter garantire anche in futuro il proseguimento di questa bella realtà.
I consiglieri regionali del Pd
Carmela Fontana
Capogruppo Pd Consiglio regionale
Tel. 329 7488689
e-mail: [email protected]
Ogni 1° e 3° lunedì del mese a Châtillon (c/o sede Pd)
Orario: 9-11
Raimondo Donzel
Segretario Pd Valle d’Aosta
Tel. 349 1094964
e-mail: [email protected]
Ogni 1° sabato del mese a Pont-Saint-Martin (c/o sede Pd)
Orario: 10-12
Gianni Rigo
Presidente V Commissione ‘Servizi sociali’
Tel. 0165 528218
e-mail: [email protected]
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regione
Consiglio Regionale
Si è parlato di...
Infiltrazioni mafiose in Valle: il consigliere del Pd Gianni Rigo e il
suo collega Alberto Bertin hanno chiesto chiarimenti alla Giunta
in merito alla frase del giornalista Lirio Abbate su presunti investimenti del clan dei Casalesi e della famiglia mafiosa dei Corleonesi
in Valle d’Aosta. Secondo il Presidente, il riciclaggio di denaro costituisce un momento strategico nelle catene criminose, ma da tutte
le inchieste effettuate dalla magistratura dalla metà degli anni ’80
ad oggi, non risulta alcuna manifestazione tangibile di attività di
riciclaggio da parte di organizzazioni criminali in Valle, anche se
– ha aggiunto – esistono persone che coltivano rapporti con esponenti di associazioni mafiose. Non vi sono in Valle, al momento,
aziende o beni confiscati. Nella sua replica, Rigo ha sottolineato che
“la mafia non è intoccabile”.
Disoccupazione industriale: il segretario del Pd Raimondo Donzel
ha portato all’attenzione della Giunta una interpellanza per chiedere l’attivazione di ulteriori provvedimenti volti a “contenere il
disagio delle famiglie che abbiano componenti occupati nel settore
industriale e artigianale”. Il Presidente della Regione ha sottolineato che la crisi in atto interessa anche le industrie valdostane, compresa la Cogne Acciai Speciali, e che la Giunta ha predisposto un
sistema di strumenti anti-crisi. In più, di fronte e difficoltà specifiche per il settore industriale, si interverrà con gli ammortizzatori in
deroga e con altri strumenti, quali un piano specifico di utilizzo dei
disoccupati industriali nei cantieri forestali.
Nuovo responsabile del 118: la capogruppo del Pd Carmela Fontana ha chiesto che, nel più breve tempo possibile, sia individuato il
nuovo responsabile medico del servizio 118. L’assessore alla Sanità
ha ricordato che, da tre anni a questa parte, è stato attivato un sistema basato sulla rotazione, con l’obiettivo di favorire il lavoro in
équipe e di mantenere un’adeguata preparazione tecnica per il personale medico. La copertura dell’emergenza sul territorio da parte
dei medici specialisti è un fattore di maggiore qualità per l’utenza.
Scuola: assemblee su contratto,
regionalizzazione e Brunetta
Nelle scorse settimane si sono
svolte nelle scuole della Regione assemblee sindacali in orario
di servizio, separate per sigla, in
cui la flc CGIL ha illustrato le ragioni della non firma del contratto relativo al biennio economico
2008 2009 (sia per l’inadeguatezza delle somme corrisposte sia
per le modalità ultimatorie adottate dal Governo) e anche quelle
relative alla non sottoscrizione
dell’accordo sul nuovo modello
contrattuale, che dovrebbe sostituire quello attuale.
In merito a quest’ultimo, che
prevede tra l’altro il rafforzamento del secondo livello di contrattazione, la CGIL rileva come tale
secondo livello nel lavoro pubblico sia praticamente inesistente e le stesse risorse per i rinnovi contrattuali siano definite “a
priori ” e sulla base delle leggi
finanziarie approvate dal Governo. Risulta poi inaccettabile per
la CGIL la riduzione degli spazi
di contrattazione e dei diritti sindacali (in particolare per le piccole Organizzazioni) oltre che gli
interventi unilaterali attraverso
lo strumento legislativo su materie contrattuali (le norme sulle
assenze di Brunetta, la modifica
dell’orario degli insegnanti della
scuola primaria…).
Sulle disposizioni del Ministro
Brunetta, la flc CGIL regionale
sta valutando tutte le possibilità
per impugnare le normative in
materia di decurtazione dello stipendio per le assenze per malattia, in particolare in Valle d’Aosta. La flc ha ribadito la propria
posizione sul tema della regionalizzazione del contratto della
scuola, posizione sostenuta dalla
necessità/opportunità di garantire un sistema omogeneo e unitario dell’istruzione e della formazione, oltre che per evitare una
possibile pericolosa contiguità
della politica e le sue eccessive
interferenze sull’esercizio dei diritti dei lavoratori.
A conclusione delle assemblee, i
lavoratori presenti hanno espresso il loro giudizio sulla decisione della flc di non sottoscrivere
l’accordo sul rinnovo del biennio economico - in stragrande
maggioranza a sostegno di questa scelta - ed hanno approvato
un ordine del giorno relativo
alla prerogativa irrinunciabile
dei lavoratori ad esprimersi e ad
approvare qualsiasi eventuale
proposta di modifica o integrazione del proprio contratto di
lavoro. La flc CGIL si è impegnata a proporre alle altre Organizzazioni sindacali di chiedere
unitariamente l’apertura formale
di un confronto con l’Assessore
all’Istruzione, per definire le modalità di recepimento e/o modifica della riforma Gelmini in sede
regionale.
No alle ronde: è stata rinviata alla I Commissione la risoluzione,
presentata dai gruppi del Pd e di VdA Vive – Renouveau, sulla sicurezza e l’ordine pubblico. Obiettivo, quello che operare affinché la
giusta cooperazione dei cittadini alle funzioni di tutela dell’ordine
non prenda la forma, in Valle, dell’istituzionalizzazione delle ronde
private, attivate dal decreto Maroni. Secondo il segretario del Pd,
Raimondo Donzel, “occorre ribadire il ruolo delle forze dell’ordine,
perché altrimenti, con l’introduzione delle ronde, la figura statale
sarebbe indebolita”.
Indotto Cogne in crisi, la preoccupazione dei sindacati
Le segreterie regionali di Fim-Cisl,
Fiom-Cgil, Savt-Met e Uilm-Uil
esprimono, in un comunicato unitario, “forte preoccupazione” per
le “numerose aziende, anche artigiane, che operano per la Cogne
Acciai Speciali e che si vedono
costrette, a causa del prolungarsi
della crisi del settore siderurgico,
a far ricorso alla Cassa integrazione ordinaria a partire dal mese di
marzo”. Le aziende dell’indotto
C.A.S. occupano quasi 200 lavoratori, il cui futuro “rischia di
essere particolarmente difficile.
Molti sono lavoratori stranieri,
quindi con difficoltà specifiche
legate alla loro condizione”. Per i
lavoratori e le aziende dell’indotto
Cogne, i sindacati metalmeccanici
valdostani chiedono “massima attenzione da parte delle istituzioni
regionali, anche sotto il profilo del
sostegno finanziario”, e chiedono
alla CAS “un impegno affinché i
rapporti con le ditte appaltatrici
abbiano un futuro e, pur in questa difficile situazione, non si interrompano del tutto, per evitare
conseguenze traumatiche per un
settore da sempre importante nel
tessuto della città di Aosta”.
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aosta
Ospedale: Aosta, la Regione “Io Centro”: buon riscontro
e gli interventi da concertare per la prima settimana di sconti
Nei giorni scorsi, la V Commissione ‘Servizi sociali, presieduta dal
consigliere regionale del Pd Gianni Rigo, ha effettuato un sopralluogo presso l’ospedale ‘Parini’ e presso l’ospedale ‘Beauregard’,
con l’obiettivo di fare il punto ‘sul campo’ in merito agli aspetti
di funzionalità urbana – a livello locale e di città – conseguenti
all’ampliamento ad est del presidio di viale Ginevra. Pubblichiamo
di seguito le valutazioni del presidente Rigo dopo il sopralluogo.
Gianni Rigo
[email protected]
La vicenda ospedale è complessa ed ha aspetti diversi che devono essere affrontati su tavoli
diversi. Da una parte c’è l’aspetto della riorganizzazione della
struttura, che è prettamente sanitario, ma che può rappresentare anche l’occasione per discutere dell’idea stessa del welfare
e della rete dei servizi sociali e
sanitari del territorio. Non deve
essere quindi solo un confronto
di edilizia sanitaria ospedaliera,
bensì una sfida culturale, quella
cioè di una integrazione delle
politiche dei servizi e degli interventi nel campo della salute
e del benessere sociale. Dall’altra, c’è invece la questione della
ristrutturazione e della riorganizzazione degli spazi e delle
strutture esistenti, che richiede un forte collegamento con
l’Amministrazione
comunale
di Aosta, la quale ha il compito
primario di governo del proprio
territorio. Due tavoli quindi che
devono fare ragionamenti diversi, perché hanno competenze
diverse, ma che si devono parlare perché sono strettamente
correlati. La sanità ospedaliera
dovrà rispondere alle esigenze
sanitarie, presenti e future, dei
cittadini, mentre il Comune di
Aosta dovrà soddisfare i bisogni di vivibilità e viabilità della
città. L’uno non potrà decidere
senza concertare con l’altro gli
interventi più opportuni.
Per l’importanza del problema
abbiamo ritenuto, come Commissione, di fare un sopralluogo all’Ospedale regionale, per
vedere i reparti che sono stati
appena ristrutturati e quelli che
sono in via di ristrutturazione,
e al presidio del Beauregard per
visitare l’hospice. I lavori realizzati a fine 2007 e nell’anno 2008
sono stati i nuovi reparti di geriatria acuti in viale Ginevra e di
otorinolaringoiatria. Abbiamo
poi visto il settore di endoscopia urologia e il nuovo hospice
al Beauregard. Gli interventi realizzati sono funzionali e molto
curati nei particolari. È evidente
che si tratta di una ristrutturazione di un ospedale vecchio e
quindi con dei vincoli che non
si potevano superare, ma il lavoro di ingegneri e progettisti,
e direi anche con la pazienza di
operatori e ricoverati, ha prodotto ottimi risultati e le strutture
per i futuri pazienti sono decorose e certamente più funzionali
di prima.
Una settimana di sconti, dal 23 febbraio a al primo marzo, negli esercizi aderenti (91 sinora), con un buon riscontro da parte dei consumatori. Buona la prima per campagna ‘Io Centro’, promossa dall’Assessorato delle Attività produttive del Comune di Aosta insieme alla
Camera di Commercio di Aosta, alle Associazioni di Categoria, alle
Organizzazioni Sindacali ed alle Associazioni dei Consumatori firmatarie del “Protocollo d’intesa per il contenimento dei prezzi di
beni e servizi e l’attivazione di iniziative contro il caro vita”. L’iniziativa riguarda la possibilità per i consumatori di effettuare acquisti
nella quarta settimana del mese (quella più difficile per far quadrare
il bilancio familiare) di prodotti e di servizi a prezzi scontati, o resi
oggetto di promozioni. Possono aderire volontariamente alla campagna - sottoscrivendo un modulo di adesione, con cui si accetta lo
specifico disciplinare adottato dall’Amministrazione comunale - le
imprese commerciali, i pubblici esercizi, le imprese artigianali, le
aziende agricole e gli agriturismi (esclusivamente per il servizio di
somministrazione di alimenti e bevande) regolarmente costituite ed
autorizzate all’esercizio della propria attività.
Certificazioni on-line da casa
Dal 16 marzo prossimo, i cittadini residenti ad Aosta in possesso di
carta di identità elettronica potranno accedere on line ad alcuni servizi dell’Amministrazione comunale e scaricare da casa i documenti
necessari. Va quindi verso la conclusione la fase di sperimentazione
della carta ‘elettronica, nel corso della quale il Comune ha dovuto interfacciaersi con il Ministero per risolvere i problemi evidenziati in
fase di validazione, di accesso e di rilascio. Soddisfazione sul prossimo avvio del progetto è stata espressa dal sindaco, Guido Grimod,
che ha sottolineato come “Aosta sia uno dei pochi comuni che hanno
creduto con convinzione all’adozione della carta di identità elettronica ed al suo utilizzo per rendere sempre più efficienti i servizi e
garantire ai cittadini un miglior e rapido accesso ai documenti”. Inizialmente saranno attivati on line i servizi relativi all’autocertificazione e documenti di identità, allo stato civile, all’anagrafe elettorale.
Navetta per gli anziani al cimitero
E’ stato istituito in via sperimentale, per la durata di un anno, un
servizio di trasporto interno al cimitero di Aosta per mezzo di una
‘utility car’ elettrica. Il provvedimento della Giunta cittadina è stato
predisposto in favore degli utenti anziani, o con difficoltà di deambulazione, del cimitero. Il servizio, affidato alla società Aps, sarà attivo a partire dal 2 maggio per due pomeriggi a settimana (martedì
e giovedì), con orario 14.30-17, e sarà garantito nella parte inferiore del cimitero. A seconda dell’andamento della sperimentazione,
l’Amministrazione valuterà se mantenere il servizio e, se possibile,
ampliarlo anche al piano superiore tramite la realizzazione di una
rampa interna all’area cimiteriale che consenta all’utility car di accedere all’area sopraelevata senza che il mezzo debba percorrere alcun
tratto stradale pubblico.
6
TERRITORIO
Antonio Gallo
vince l’individuale
Giliola Borettaz
prima in categoria femminile
Antonio Gallo ha rischiato di essere, per questa 24ª edizione del
Grand Prix de Belote, quello che
Arturo Chabod è stato per il torneo dell’ano precedente: un asso
pigliatutto. Infatti, il bravo Gallo
non solo ha vinto per distacco la
classifica individuale del Grand
Prix, ma ha anche sfiorato la vittoria nella finalissima a coppie,
cedendo soltanto in semifinale e piazzandosi al terzo posto
complessivo in coppia con Luigi Charranche. Al contrario, lo
scorso anno Chabod centrò l’incredibile accoppiata, vincendo
individuale e finalissima in coppia con Denis Gyppaz. Insomma, ogni edizione del torneo di
belote ha il suo ‘dominatore’, e
quest’anno è stato Antonio Gallo,
che ha chiuso le 64 gare eliminatorie con 206 punti complessivi,
aggiudicandosi il trofeo ‘Italo
Limonet’ riservato ai vincitori
dell’individuale. Alle sue spalle si è piazzato Arturo Chabod,
a cui non è riuscita l’impresa di
conquistare la terza vittoria individuale negli ultimi quattro anni
per soli 17 punti di scarto. Con
181 punti, invece, Pino Diano si
è piazzato al terzo posto assoluto, davanti a Gino Grossi (quarto con 173 punti) e Renato Dalla
Zanna (quinto con 160 punti).
La ‘top ten’ dei giocatori della
classifica individuale è completata da Valter Trèves (6° con 157
punti), Antonino Verduccio (7°
con 142 punti), Marcello Colosimo (8° con 141 punti), Francesco
Mannoni (9° con 136 punti) e
Antonio Di Donato (10° con 134
punti).
Prima delle donne, undicesima
nella classifica assoluta, è Giliola
Borettaz, con un bottino di 133
punti. La Borettaz si è perciò
aggiudicata la speciale classifica femminile del Grand Prix de
belote, davanti a Laura Coluccio
(127 punti), Marilena Menabreaz
(126 punti), Milena Baravex (91),
Cristina Prato (52) e Michela
Abbà (43).
Grazie per la bella finale
Fabrizio Gamba
Presidente del Comitato organizzatore del Grand Prix de Belote
Intendo fare, attraverso le colonne del ‘Travail e a nome di tutto il Comitato organizzatore, i più sinceri complimenti a tutti i giocatori per il comportamento corretto
e responsabile tenuto nella finalissima dello scorso 1° marzo a Quart. Nonostante la tensione, e alcuni errori di gioco in momenti decisivi, è prevalso il buon
senso e lo spirito di amore per il gioco della belote. Ci auguriamo che questo stile
di comportamento possa essere preso a modello per il prossimo anno, e sia di
buon auspicio per tutte le gare eliminatorie e per la finalissima 2010. Solo con
questo spirito la belote potrà continuare ad essere quello che è: un bel gioco.
Da sinistra: Fausto Todde e Giuseppe Nirta, vincitori della finalissima
Davide Avati
[email protected]
Una combattutissima finale, vinta all’ultima mano dalla coppia
Nirta-Todde, ha segnato la degna
conclusione della 24ª edizione
del ‘Grand Prix de Belote’, al
termine della lunga finalissima
ospitata domenica 1° marzo scorso dal ristorante ‘Les amis’ del
Villair di Quart. Il torneo, sostenuto fin dalla sua prima edizione
dal nostro quindicinale, si è concluso nel migliore dei modi, con
una vera e propria giornata di
festa vissuta all’insegna dell’amicizia e del rispetto reciproco, con
grande soddisfazione del Comitato organizzatore che ha portato a termine una bella edizione
del Grand Prix, assegnando nel
complesso quasi 55 mila euro di
premi. Una lunga giornata, quella
del 1° marzo, iniziata con la premiazione dei vincitori della classifica individuale (Antonio Gallo
e, per le donne, Giliola Borettaz)
e proseguita con l’avvio delle
gare a coppie tra i 128 giocatori
finalisti, selezionati tra i meglio
piazzati al termine delle 64 gare
di qualificazione disputate in diverse località della Valle d’Aosta
tra settembre e febbraio. L’ambito primo premio della finalissima – due automobili ‘Fiat Panda’
offerte dalla concessionaria Sicav
di Aosta – è andato ai vincitori
assoluti, Giuseppe Nirta e Fausto
Todde, che hanno dato vita ad
una gara finale incerta e combat-
Da sinistra: Denis Gyppaz e Bruno Tonso, secondi classificati
7
TERRITORIO
Nirta-Todde campioni
all’ultima mano
Classifica finale
Grand Prix de Belote - 24ª edizione
1ª coppia classificata
2ª coppia classificata
Giuseppe Nirta – Fausto Todde
Denis Gyppaz – Bruno Tonso
3ª coppia classificata
4ª coppia classificata
Antonio Gallo – Luigi Charranche
Piero Duroux – Claudio Glarey
5/6 classificati
Antonio Verduccio – Luigi Bazzotto
Graziano Buat – Danilo Rollandoz
7/10 classificati
Franco Accattino – Pierino Navarretta
Antonio Sagrillo – Sandro Jeantet
Marco Glarey – Domenico Budaci
Marco Doveil – Paolo Ruffino
Classifica individuale
-prime posizioni-
tuta fino all’ultimo con la seconda coppia classificata, formata da
Denis Gyppaz e Bruno Tonso. La
sfida si è risolta solo all’ultima
mano, giocata sul filo del ‘contro’
e del ‘sul contro’ all’insegna del
tutto per tutto, e ha visto spuntarla la coppia Nirta-Todde. Gyppaz
e Tonso si sono consolati, almeno
parzialmente, con i due motorini
‘Piaggio’ assegnati loro in qualità
di secondi classificati. Alle loro
spalle sTi sono piazzati Antonio
Gallo e Lugi Charranche (terzi
assoluti), che si sono aggiudicati
un abbuono in denaro del valore
di 32 gare eliminatorie, e Piero
Duroux e Claudio Glarey (quarti
classificati): per loro, in premio,
un abbuono per 16 gare. Al 5/6°
posto si sono piazzate le coppie
Antonino Verduccio – Luigi Bazzotto e Graziano Buat – Danilo
Rollandoz, che si sono aggiudicate un buono acquisto del valore di 120 euro, mentre dal 7° al
10° posto si sono piazzati Franco
Accatino – Pierino Navarretta,
Antonio Sagrillo – Sandro Jeantet, Marco Glarey – Domenico
Budaci e Marco Doveil – Paolo
Ruffino: per tutti, in premio un
buono acquisto del valore di 100
euro. Da segnalare, infine, i premi a sorteggio: le due biciclette in
palio sono andate a Giorgio Furfaro e Pasquale Zucco, mTentre i
buoni acquisto minori a sette tra
i finalisti. Per tutti, l’arrivederci
alla prossima edizione del Grand
Prix di Belote, che festeggerà i 25
anni di attività.
Antonio Gallo, vincitore della classifica individuale
Antonio Gallo
Arturo Chabod
Pino Diano
Gino Grossi
Renato Dalla Zanna
Valter Trèves
Antonino Verduccio
Marcello Colosimo
Francesco Mannoni
Antonio Di Donato
206
189
181
173
160
157
142
141
136
134
Classifica individuale femminile
Giliola Borettaz
Laura Coluccio
Marilena Menabreaz
Milena Baravex
Cristina Prato
Michela Abbà
Giliola Borettaz, vincitrice della classifica individuale femminile
133
127
126
91
52
43
8
Territorio
Alla scoperta di Montjovet
Orfeo Cout
[email protected]
Si è tenuta giovedì 5 marzo presso
le Scuole di Montjovet Capoluogo la presentazione del progetto
“MontJouet”, pensato e ideato
da TurismOK (in collaborazione
con il Dott. Mauro Caldera, progettista creativo e Presidente del
Parco della fantasia “Gianni Rodari” di Omegna). Il progetto era
nato grazie ad un lavoro in sinergia tra i ragazzi della TurismOK,
Franca, Alberto e Jean Paul, i
bambini e le insegnanti della 4ª e
5ª elementare del Plesso di Montjovet Capoluogo, la Direzione
Didattica Evançon 2 di Verrès e
l´Amministrazione Comunale di
Montjovet. Lavoro di gruppo che
proponeva per la prima volta in
assoluto l´insegnamento della
cultura dell´accoglienza nelle
scuole primarie. In una regione a
vocazione turistica come la Valle
d´Aosta, “MontJouet” s´inseriva
quindi, come progetto sperimentale di un´iniziativa di più
ampio respiro, potenzialmente
interessante per tutte le scuole
valdostane. Gli alunni erano stati
impegnati nei mesi di novembre
e dicembre in una serie di lezioni didattico/creative e a passeggiate sul territorio per conoscere il loro paese, la sua storia, le
sue tradizioni. Al termine della
prima fase, quella conoscitiva,
le annotazioni e i risultati della
ricerca erano stati trasportati su
una cartellina che magicamente
si era animata nel classico “gioco dell´oca” dove le varie caselle
del percorso erano monumenti
storici, rurali e siti naturalistici
di Montjovet. Un progetto che
lascerà sicuramente nei ragazzi
un bellissimo ricordo, ma soprattutto la certezza di avere le idee
decisamente più chiare su come
comportarsi se un turista di passaggio ti pone una domanda sul
tuo paese. Idee chiare e qualche
conoscenza in più, d´altronde,
molte volte in occasione di periodi di vacanza abbiamo tutti
quanti l´abitudine, quando è possibile, di uscire dai confini regionali e nazionali. Vacanze che ci
danno la possibilità di visitare e
ammirare le bellezze di altri paesi
e che indubbiamente ci arricchiscono culturalmente. Purtroppo,
questo nostro girovagare ci mette
nella condizione di dimenticarci, e a volte addirittura di non
conoscere, quello che c´è a pochi
passi da casa nostra, di quel sito
o monumento che sono parte integrante della nostra storia e della nostra tradizione. Particolarità
che a volte se qualcuno ti fa una
domanda, seppur banale sul tuo
paese, con impaccio e forse un
po’ di vergogna devi ammettere
che non lo sai.
Pensionati Cgil a Roma
CISL: in prima persona, al plurale.
contro la riduzione del welfare
ologici più facilmente di quanto
G.Z.
Fulvio Borettaz
Nella riunione tra le quattro sigle sindacali presenti in Valle
d´Aosta, non si è arrivati ad un
accordo per quanto riguarda le
priorità di contratto; pertanto la
CGIL si è dissociata dalle scelte
effettuate dalle altre organizzazioni e il 22 gennaio ha firmato un accordo separato che
modifica le regole in base alle
quali sottoscrivere i rinnovi
contrattuali. Tra le priorità da
perseguire c´è l´individuazione
di norme urgenti e lo stanziamento di consistenti risorse per
tutelare i lavoratori, i pensionati, i precari e i cittadini dalla
pesante crisi che attraversa il
paese. Occorre perciò ridurre
le tasse, aumentare le retribuzioni, incrementare le pensioni
generalizzando la quattordicesima mensilità, estendere gli
ammortizzatori,
stabilizzare
la situazione lavorativa dei
precari, sviluppare sia servizi
pubblici di qualità che lo stato
sociale, sostenere l´istruzione e
la ricerca.
Dalla lettura dell’accordo separato risulta che il contratto
nazionale non riuscirà ad ottenere il recupero del potere
d´acquisto del salario reale; il
II livello di contrattazione è più
rigido, aumenta la possibilità di
derogare in peggio dal contratto
nazionale, cancellando regole
universali e quindi si creano
ulteriori disparità fra lavoratori
pubblici e privati. Inoltre, anziché designare una votazione
per eleggere il rappresentante
sindacale, si preferisce sceglierlo. A ciòt si aggiungono le modifiche al diritto di sciopero che
non rispettano il dettato costituzionale, limitandone la libertà.
Altro punto di richiesta è quello
di approvare la legge sulla non
autosufficienza, stabilendo risorse certe e un sistema integrato di
servizi territoriali per le persone non autosufficienti e prevedendo nella legge finanziaria
un adeguato funzionamento del
fondo. Occorre inoltre destinare
più risorse ai Comuni, Province
e Regioni qualificandone la spesa attraverso la diffusione della
contrattazione sociale territoriale, contrastare la privatizzazione della sanità e la riduzione
dello stato sociale che il Governo, attraverso i contenuti del
libro verde, vuole attuare. Per
questi motivi i pensionati del
CGIL hanno organizzato giovedì 5 marzo una grande manifestazione a Roma.
Con questo slogan, per una buona scuola che rappresenti un
bene comune prezioso, si è svolto il 6 marzo il congresso regionale SISM-CISL.
Nella sua apprezzata relazione
il Segretario regionale Riccardo
Monzeglio ha ripercorso puntualmente tutte le problematiche della scuola pubblica e della
società più in generale: conseguenze della legge finanziaria,
tagli all’occupazione, federalismo, istruzione e formazione
professionale, modello scolastico regionale la cui validità non
dovrebbe essere intaccata, “secondo dichiarazioni verbali ma
pubbliche dell’Assessore” dalle
varie riforme Gelmini.
Sia Monzeglio sia i rappresentanti di Savt e CGIL intervenuti ai
lavori hanno sottolineato la gravità dell’attuale rottura dell’unità
sindacale e l’urgenza di ricostruire. “La crisi dei rapporti unitari
ci consegna un clima competitivo conflittuale al quale non intendiamo rassegnarci perché c’è
in gioco il senso di far politica
del sindacato, che è diverso dal
far politica proprio dei partiti.
Per fortuna a livello locale si è
più pragmatici e le problematiche sono tante e tali da riuscire
a superare steccati e ostacoli ide-
avviene a livello nazionale”.
Significativo anche l’intervento
di Silvano Furegon, Segretario
nazionale della CISL, che ha parlato di “Ministero dell’Istruzione
commissariato”, dove nessuno
decide nulla perché tutte le strategie sono dettate dal Ministero
Economia e Finanze. Furegon ha
sottolineato l’importanza di realizzare in Italia un federalismo
solidale e di realizzare ammortizzatori sociali finalizzati ad investimenti a lunga distanza, quindi
sulla formazione delle persone.
Ha inoltre ribadito quanto sia essenziale ricostruire l’unità sindacale partendo dalla base, magari
con assemblee unitarie nelle Istituzioni Scolastiche, perché solo
scioperi unitari come quello del
30 ottobre scorso hanno un senso. Solo con un’azione congiunta
sarà infatti possibile tentare di
contrastare i continui attacchi
che il governo sta portando alla
scuola pubblica con disegni di
legge che mirano a trasformare
lo stato giuridico per legge anziché per contratto. E, purtroppo,
in Parlamento ci sono i numeri
per passare certi provvedimenti:
da qui la necessità di una forte
opposizione sindacale prima che
politica, che richiede di sedersi
comunque sempre al tavolo delle trattative.
9
OPINIONI
Appello per il diritto alla libertà di cura
Rispettiamo l’Articolo 32 della Costituzione
Il Parlamento, con molti anni di
ritardo e sull’onda emotiva legata
alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere
e votare una legge sul testamento biologico. Dopo quasi 15 anni
di discussioni, chiediamo che il
Parlamento approvi questo importantissimo
provvedimento
che riguarda la vita di ciascun
cittadino. Il Parlamento, dove
siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto
dell’orientamento generale degli italiani. Rivendichiamo l’indipendenza dei cittadini nella
scelta delle terapie, come scritto
nella Costituzione. Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi
ha perso l’integrità intellettiva e
non può più comunicare, ma ha
lasciato precise indicazioni sulle
proprie volontà. Chiediamo che
la legge sul testamento biologico
rispetti il diritto di ogni persona
a poter scegliere. Chiediamo una
legge che dia a chi lo vuole, e solo
a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente
consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si
intendono rifiutare, se un giorno
si perderà la coscienza e con essa
la possibilità di esprimersi. Chiediamo una legge che anche nel
nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o
trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà
espressa del cittadino. Vogliamo
una legge che confermi il diritto
alla salute ma non il dovere alle
terapie. Vogliamo una legge di libertà, che confermi ciò che è indicato nella Costituzione.
Primi Firmatari:
Ignazio Marino, chirurgo e senatore
Giuliano Amato, ex Presidente del
Consiglio
Corrado Augias, scrittore
Bianca Berlinguer, giornalista
Alessandro Cecchi Paone,
conduttore televisivo
Maurizio
Costanzo,
giornalista
Guglielmo Epifani, Segretario Generale CGIL
Paolo Franchi, giornalista
Silvio Garattini, scienziato,
farmacologo
Massimo Giannini,
giornalista
Franzo Grande Stevens, avvocato
Marcello Lippi,
Commissario tecnico della Nazionale italiana
Luciana Littizzetto, attrice e cabarettista
Ales-
sandra Kustermann, medico, ginecologa
Miriam Mafai, giornalista e scrittrice
Vito Mancuso,
teologo
Erminia Manfredi, regista
Simona Marchini, attrice e
autrice
Rita Levi Montalcini, premio Nobel
Giuseppe Remuzzi,
scienziato, immunologo
Stefano
Rodotà, giurista
Eugenio Scalfari,
fondatore del quotidiano La Repubblica
Umberto Veronesi, oncologo
Mina Welby, delegato municipale ai diritti civili
Gustavo
Zagrebelsky, Presidente emerito
della Corte Costituzionale.
Invitiamo tutti i lettori a visitare il
sito www.appellotestamentobiologico.it e a sottoscrivere l’appello del Sen. Ignazio Marino, che
in parlamento sostiene le ragioni
della scienza, o a visitare comunque il sito www.ignaziomarino.it.
Tra annunci e proposte la crisi si aggrava
Mimmo Lucà
La crisi economica ha colto la
politica italiana in un momento
di particolare difficoltà: se la destra si sta confermando incapace
di cambiare rapidamente il proprio orizzonte culturale e programmatico per fronteggiarla, la
sinistra ha pure le sue difficoltà.
Il Pd è stato considerato da molti
di noi come l’unica vera possibilità per farci finalmente approdare ad una buona politica e ad un
assetto solido e aggiornato della
nostra democrazia, ma la sconfitta alle politiche e, ancor più,
la grave battuta d’arresto che ne
è derivata alla sua costruzione,
stanno facendo appassire questa
speranza. Così, rischia di mancare al Paese, di fronte alla crisi,
una mobilitazione politica adeguata. Tanto più che la posta in
gioco è molto alta: non si tratta
solo di contenere i costi economici e di rilanciare la crescita,
si tratta di evitare una catastrofe
sociale che potrebbe avere riflessi immediati sulla stessa tenuta
della nostra democrazia. Una
crisi, però, è anche apertura di
nuove possibilità: distrugge vecchie cose e vecchi equilibri ma
apre anche la strada a nuove costruzioni. Lo ha ricordato anche
il Presidente Napolitano: la crisi
può essere una grande occasione
di sviluppo e di giustizia sociale.
Berlusconi e Tremonti la pensano, in sostanza, in modo assai
diverso: pensano che l’intervento pubblico debba essere limitato nella sua entità e mirato unicamente a rilanciare la crescita
e ad alleviare i costi sociali più
vistosi. Di dare nuove regole che
facciano uscire dalla sua perversa opacità e complessità il capitalismo italiano neppure si parla.
Quanto alla questione sociale: si
potenzieranno gli ammortizzatori sociali e si darà qualche briciola ai più poveri. L’Italia ha bisogno, invece, di un grande Piano
di interventi, delle dimensioni
di quelli che gli altri Paesi europei stanno approvando, sulla
base di indirizzi condivisi dalle
forze sociali e sui quali anche
l’opposizione potrebbe dare il
proprio contributo di responsabilità. Il Pd ha proposto alcuni
indirizzi per affrontare in modo
efficace e tempestivo la crisi e i
suoi effetti a medio termine. Innanzitutto serve una manovra
economica espansiva, pari almeno ad un punto di PIL (16 miliardi di euro), per dare una risposta
efficace a chi perde il lavoro, alle
famiglie con figli, alle imprese
che soffrono. Queste risorse devono servire, in primo luogo,
per operare una riduzione della
pressione fiscale sui redditi da
lavoro e sulle pensioni, a partire
dai livelli medio bassi, e per ga-
rantire l’accesso al credito per le
imprese. Nell’ambito delle politiche sociali, poi, la crisi va colta
come un’opportunità di riforma,
verso un welfare che sia, insieme, più universale e promozionale nei suoi obiettivi, più selettivo nelle sue strategie, più adeguato alle nuove realtà del lavoro
e della cittadinanza. Quanto alle
fasce più deboli, la logica degli
interventi una tantum o di puro
tamponamento, che riproducono vecchie logiche assistenziali, deve lasciare il posto ad una
forte concentrazione di risorse
e di interventi: noi proponiamo un progetto di sostegno alle
famiglie e di lotta alla povertà,
attraversato da una forte volontà
politica di riduzione progressiva
delle disuguaglianze sociali. Il
nostro sistema di welfare, d’altra
parte, è tarato soprattutto su una
formale dimensione individuale,
e spesso non riesce a cogliere le
diverse condizioni di partenza
né i differenti contesti familiari e
sociali. Il progetto che noi proponiamo si propone di sostenere le
responsabilità familiari; incentivare l’occupazione femminile;
accompagnare le persone non
autosufficienti; garantire servizi
realmente accessibili per la prima infanzia e per la famiglia.
Questi obiettivi comportano alcune strategie portanti: riorganizzare e qualificare la spesa che
c’è e i nuovi investimenti; riordinare le erogazioni economiche
di invalidità; ricalibrare e finalizzare l’istituto degli assegni familiari; ridurre il prelievo fiscale
alle famiglie con figli e con carichi di cura di persone non autosufficienti, investire sull’occupazione femminile e sulla rete dei
servizi per i bambini fino a tre
anni, sostenere le famiglie numerose con misure specifiche, come
la riduzione delle tariffe e delle
utenze dei servizi pubblici locali. Un altro terreno nel quale investire è quello dell’ambiente. La
lotta ai mutamenti climatici e un
nuovo approccio alle politiche
energetiche, possono rivelarsi le
chiavi per uscire dalla crisi e insieme contribuire alla salute del
nostro pianeta. Come ha annunciato Obama negli USA, con un
piano di 150 miliardi di dollari
in risparmio energetico e fonti
rinnovabili. Ulteriori campi di
intervento sono il Mezzogiorno,
un nuovo sistema universale di
ammortizzatori sociali, la scuola, l’Università e la ricerca. Può
darsi che a partire dal 2010 si
affacci una ripresa della crescita,
più o meno consistente. Se però
nel frattempo non si sarà avviato
il processo di un nuovo modello di sviluppo, la crescita sarà di
breve durata e lascerà sul campo
una questione sociale sempre
più insostenibile.
10
OPINIONI
Europee: opportunità o problema?
Fabio Protasoni
Il dibattito politico di queste settimane si sta, lentamente, predisponendo ad affrontare l’appuntamento elettorale delle elezioni
europee di giugno. Il Pd ha fatto
una proposta chiara. Ha lanciato,
con il suo segretario Donzel, una
disponibilità concreta per coniugare il meglio dell’autonomismo
valdostano con il riformismo europeo, trovare un candidato rappresentativo e unitario e lanciare
una proposta agli elettori capace
di dare alla Valle d’Aosta un rappresentante a Strasburgo. Per ora
il cuore della discussione rimane
ancorato alle mosse tattiche, alle
recriminazioni, alle “avacens” e
alle scenate di gelosia tra forze politiche dopo che i tentativi di modificare la legge elettorale sono falliti per colpa della destra. Eppure
la crisi economica e l’isolamento
crescente che il nostro territorio
paga da troppo tempo suggerirebbero un’altra urgenza e un altro
piano della discussione. L’obiettivo di avere un rappresentante
in Europa che porti i bisogni, le
specificità e le risorse della Valle
d’Aosta non può che essere legato
ad un programma riformista, ad
una prospettiva di apertura e di
rilancio del processo di integra-
zione. Che senso avrebbe, infatti,
legare la nostra rappresentanza a
forze politiche conservatrici o addirittura dichiaratamente antieuropee? È chiaro, a tutte le forze politiche che, anche a partire dalla
crisi economica e dal mutato contesto internazionale, la prospettiva della costruzione europea è
diventata ancora più importante
e al contempo più difficile e più
urgente? Con tutto il rispetto…
Parrebbe di no. Con il fallimento
dell’operazione di innovazione e
di riforma delle istituzioni europee che doveva venire dall’approvazione della costituzione e dopo
la Presidenza della Commissione
da parte di Romano Prodi l’Europa è entrata in una fase di stallo, di
ripiegamento su se stessa. E’ in un
tale stato di immobilità e di disagio
che la più grande e complessa crisi
economica che si ricordi ha investito il nostro continente. Occorre
rendersi conto che la “disunione”
europea, la difficoltà a prendere
decisioni comuni e vincolanti, la
debolezza delle istituzioni e degli
organismi che ci siamo dati, sia
sul piano politico che su quello
economico, sono, in questa fase,
un handicap determinante. Mentre le grandi potenze economiche
mondiali come gli Usa o la Cina
stanno agendo con forza per pro-
teggere i propri interessi e per
rilanciare l’economia, l’Europa,
pur avendo un’economia estremamente integrata e interdipendente,
stenta, nonostante vertici su vertici, a dare una risposta comune per
invertire la caduta dei consumi, il
disagio sociale, la disoccupazione
e gli indici dell’economia reale.
Se la crisi rischia di travolgere le
nostre economie è perché le promesse di “arricchimento individuale”, di “sviluppo illimitato e
senza regole” e di “arroccamento
nazionalistico” che la destra ci ha
propinato in questi anni hanno
determinato un indebolimento
delle istituzioni europee, ormai
ridotte alle riunioni, spesso improduttive, dei capi di governo.
Questa politica ha prodotto un arricchimento di pochi o di pochissimi, distrutto e sprecato enormi
quantità di risorse, lasciato più
deboli i tessuti sociali delle nostre
città e dei nostri territori e messo
ai margini della politica internazionale l’Europa. Se non ci fossimo fermati e oggi potessimo contare su quella capacità di governo
e di azione europea propria della
visione che Romano Prodi ci aveva proposto saremmo in un’altra
situazione. Ecco perché le elezioni europee di giugno rappresentano una chance che non si deve
sprecare. Ecco perché è necessario
dare contenuto e spessore politico
a questa competizione: perché il
Parlamento europeo, che in fondo rimane l’unico caposaldo di
quell’Europa democratica e partecipativa di cui ci sarebbe bisogno
e che è eletto direttamente dai
cittadini, può essere realmente il
motore di una nuova stagione europeista e il luogo dove fare della
Valle d’Aosta quel cuore verde di
una comunità più grande che si
meriterebbe di essere. Chiunque
si candiderà al Parlamento europeo dovrebbe, a mio parere, farlo
rispondendo, innanzitutto ad una
esigenza di rilancio e di riorganizzazione profonda del nostro essere Europa. Che modello di Europa
vogliamo in Valle d’Aosta? La nostra “autonomia” ci insegna qualcosa? Può essere una risorsa per
dire che ci vuole “più Europa” e
non meno? Io penso di sì. Penso
che proprio da una esperienza
come la nostra potrebbe venire
una messaggio forte. La nostra autonomia, se non vuole essere isolamento e mera autodifesa deve
avere un riferimento più grande,
una rete di solidarietà e di governo superiore in grado di connettere il nostro territorio con i grandi
processi di trasformazione e di
cambiamento mondiali.
11
ASSOCIAZIONI
La cooperazione sociale
fra passato, presente e futuro
Sergio Marelli
Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane
Sessant’anni fa con la Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani e la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
e cinquant’anni fa con i primi
trattati europei, i nostri governanti hanno dato prova di lungimiranza sapendo immaginare e
porre le basi di un nuovo ordine delle cose e del governo dei
problemi. Oggi purtroppo cresce
sempre di più il rischio di minare alle fondamenta queste basi.
Il 25 settembre del 2008 ero a
New York all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite convocata
per valutare quanto si è fatto per
raggiungere entro il 2015 gli otto
Obiettivi di Sviluppo del Millennio che nel 2000 sono stati assunti da tutti i Governi del mondo
per migliorare le condizioni di
vita delle popolazioni dei Sud,
ma anche per garantire un futuro
vivibile a tutti. Per la prima volta
ho visto un Summit internazionale chiudersi senza nemmeno
una dichiarazione congiunta,
tanto il bilancio è stato negativo. E il governo italiano si è presentato a quell’appuntamento
con una proposta di finanziaria
per il 2009, poi confermata, che
prevedeva il taglio del 56% dei
fondi destinati agli Aiuti ai Paesi
poveri e alla Cooperazione internazionale. I tentativi di giustificazione non sono mancati, ma la
scusa della scarsità delle risorse,
o quella della congiuntura economica difficile, o peggio ancora
le giustificazioni che tendono a
contrapporre le povertà e i bisogni tra “noi e loro” sono solo miseri escamotage. A dimostrarlo è
il salvataggio delle banche americane per le quali sono stati trovati oltre 700 miliardi di dollari
in meno di 48 ore, a cui vanno
aggiunti gli 874 miliardi investi-
ti da Obama per il risanamento
dell’economia ovvero per il sostegno alle industrie americane;
mentre in anni ed anni non se ne
sono trovati 50 per togliere dalla
morsa della fame 954 milioni di
esseri umani. Ciò che spero è che
blica è fondata sul lavoro: non
sulla finanza, sulle speculazioni,
le borse e le transazioni di denaro virtuali. Bisogna tornare a promuovere politiche di sostegno al
lavoro e ai lavoratori, a quella
che gli esperti chiamano “l’eco-
questa crisi ci faccia almeno rivalutare uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione
che afferma che la nostra Repub-
nomia reale”. Mi piacerebbe che
il nostro Paese fosse conosciuto
nel mondo per la sua capacità di
proporre questo modello di svi-
luppo invece che continuare ad
essere percepito come parte di
quelle alleanze che pensano ancora di esportare la democrazia
anche a costo di imporla con le
armi e la violenza. Il futuro potrà
essere vivibile solo se verranno
intstaurate condizioni dignitose per tutti, se il terrorismo e
i fondamentalismi si vedranno
privati del terreno dove meglio
attecchiscono costituito dalla
miseria, dalla fame, dalla disperazione e dall’ignoranza;
solo se le ricchezze saranno distribuite con maggior giustizia
sociale; se ogni uomo e donna
potrà liberamente scegliere
dove vivere e dove crescere i
propri figli; se i beni comuni
saranno preservati e utilizzati
più equamente da tutti. In occasione dell’ultima Giornata
mondiale contro la povertà,
400mila italiani hanno aderito alla nostra iniziativa lanciata per chiedere che gli otto
Obiettivi del Millennio siano
mantenuti e raggiunti al più
presto. Un italiano su 150 ha
voluto unirsi al nostro appello che vuole la lotta alle povertà e la battaglia per i diritti
per tutti tra le priorità del nostro Governo e della politica
internazionale. Ecco perché
alla luce della situazione attuale quello che mi aspetto
dal PD è una assunzione di
responsabilità attiva rispetto
a questi temi, non solo e non
tanto nell’agenda politica ma
nell’agire politico quotidiano
perché non è più tempo di nascondersi dietro la scusa che
manca sostegno e mobilitazione affinché queste istanze
siano trasformate in priorità
e scelte politiche anche per il
nostro Paese.
Oggi la risposta che ogni cittadino responsabile può dare è una
sola: ci sono anche io.
Comunicato stampa: incontro con le forze politiche
Venerdì 6 marzo 2009 il Comitato Rifiuti Zero ha incontrato il
gruppo del PdL, che ha ascoltato con interesse le proposte del Comitato in relazione alla gestione dei rifiuti, considerando l’argomento degno della partecipazione attiva dei cittadini al dibattito
in corso. Abbiamo poi avuto un ampio e proficuo confronto con
il PD che presta una vigile attenzione al problema dei rifiuti ed
ha ascoltato con partecipazione le nostre proposte. Rinnoviamo il
nostro invito a tutte le forze politiche di maggioranza, che ad oggi,
non hanno ancora risposto alla nostra richiesta di un confronto.
Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta
12
CULTURE
Politica e Terzo Settore per un welfare più vero
Fabio Protasoni
Da queste pagine, in più occasioni, diversi esponenti del partito e
del terzo settore e del sindacato
valdostano hanno lanciato idee,
proposte e allarmi sul nodo del
sistema di welfare della nostra
regione. Cresce la consapevolezza che occorre ripensare i contenuti e le forme di un sistema regionale che rischia di non essere
più all’altezza delle sfide. Lo ha
scritto con chiarezza Gianni Rigo
sullo scorso numero: “Quella che
stiamo attraversando è la più grave crisi economica e sociale della nostra vita. La crisi metterà in
discussione il sistema di protezione sociale, le nostre certezze,
il welfare così come si è venuto a
creare nel corso di questi ultimi
trent’anni. La crisi ci impone il
coraggio di cambiare, di innovare, di riformare.”
La regione non sembra avere
contezza dei rischi verso cui
andiamo incontro e non pare
mettere in campo riflessioni o
strategie che non siano legate al
perpetuarsi dell’esistente. Anche
il buon lavoro che si sta ultimando sul piano di zona sembra, per
ora, non affrontare il nodo strutturale di una istituzione regione che è protagonista assoluto
della programmazione e, insieme, il soggetto prevalente della
gestione delle politiche sociali.
Potrà resistere un sistema così
concepito, nel prossimo futuro?
A noi sembra che ci sia bisogno
d’altro. Innanzitutto occorre sviluppare una relazione diversa
con il mondo del sociale e con
le ricchezze e le potenzialità di
cui dispone. Occorre un riconoscimento di soggettività, anche
politica ed economica, che vada
oltre le volontà dei singoli e che
divenga una ordinaria risorsa
istituzionale. E’ ora di finirla
di concepire la cooperazione,
il volontariato e l’associazionismo come dei semplici portatori
d’acqua o peggio i tappabuchi
di esigenze o di emergenze che
non si riesce a coprire. Il Terzo
Settore è lo spazio, propriamente
“politico”, di un modo diverso
di assumersi una responsabilità
pubblica e come tale va trattato.
Il principio di sussidiarietà, di
solidarietà e di partecipazione
dovrebbe suggerire, anche per
avere una risorsa più efficace e
pronta quando verranno tem-
pi più difficili, di considerare il
Terzo Settore come un soggetto
essenziale e strategico delle politiche di welfare della regione. E
così non pare. Ma perché questo
accada, ed è la seconda questione che ci sembra urgente affrontare, occorre che anche il terzo
settore si apra ad un processo di
cambiamento. Occorre un nuovo
investimento culturale e formativo capace non solo, di aumentare competenze e qualità del fare
quotidiano, ma anche di rafforzare una nuova identità e soggettività del Terzo Settore. Negli
ultimi anni, nell’intero paese,
abbiamo assistito ad una specie
di riflusso, ad un arretramento di
quei valori e di quel sentire comune che animava il dibattito civile a cavallo del millennio. Solidarietà, gratuità, sussidiarietà,
impegno civile, legalità fino allo
stesso concetto di politica stan-
no lasciando il posto alla paura
e alla insicurezza di fronte ad un
futuro incerto. Nuovo compito
del terzo settore è ridare forza
a quei valori collettivi che sono
alla base della propria identità e
farlo con la consapevolezza che
è necessario rivolgersi a tutta la
società e non solo verso sé stessi. Cè un ruolo educativo e culturale, e, ancora, in questo senso, politico, che il Terzo settore
deve riscoprire dandosi nuovi
strumenti e nuovi obiettivi. ‘altra
parte non si può chiedere ai partiti di assolvere compiti che non
gli spettano e nemmeno di essere più avanti di ciò che la società
esprime. Cè bisogno di un nuovo movimento civile unitario, di
una stagione partecipativa come
quella degli anni 90 capace di
mettere in campo l’innovazione,
una proposta di sviluppo delle
nostre comunità qualitativamente diverso e una nuova cultura
politica a cui attingere per rinnovare i partiti e le istituzioni. Il Pd
è nato anche per dare sponda e
rappresentanza ad un simile processo ma se pensasse di poterlo
fare da solo sarebbe una arroganza imperdonabile. Per questo, nel
rispetto dei ruoli, delle autonomie e anche delle diverse appartenenze individuali c’è bisogno
di sviluppare un dialogo nuovo
fra il nostro partito e Terzo Settore, un patto di medio termine
dove confrontarsi sulle strategie
e condividere uno sguardo lungo
sulla Valle d’Aosta.
Immigrati: la situazione in bassa Valle
Maurizio Pitti
Molto spesso sentiamo parlare di pluralismo culturale, di
immigrazione, di integrazione,
termini indicativi, che stanno a
significare nel complesso il cambiamento che sta attraversando
la nostra società dovuto ai fenomeni migratori di cui tutti noi
oggi siamo a conoscenza. Quello
che è mia intenzione mettere in
rilievo non sono i dati europei
o italiani che quotidianamente
possiamo leggere sui giornali, ma
sono i numeri che riguardano la
nostra realtà valdostana, in particolare come è cambiata negli
ultimi anni la popolazione della
Comunità Montana Mont-Rose.
Dai dati Istat nel 2008 in Valle
d’Aosta risultano circa 124 mila
residenti di cui 5 mila sono stranieri, cioè poco più del 4%. Una
percentuale al di sotto di quella
italiana che è superiore al 6%.
Il 31% sono marocchini, il 12%
albanesi, un altro 12% rumeni,
l’8% tunisini, il 5% francesi
ecc. Le previsioni demografiche
indicano che nei i prossimi decenni la popolazione valdostana diminuirà, diminuzione che
sarà solo in parte compensata
dall’afflusso di nuovi immigrati.
Vediamo ora la situazione nella
Comunità Montana Mont-Rose
che ha una popolazione complessiva nel 2008 di circa 9960
persone. Di queste circa 420
sono stranieri, pari al 4,2%. Il
dato interessante è però quello
riferito a 5-6 anni fa. Nel 2002
infatti i residenti della Comunità Montana Mont-Rose erano
complessivamente 9753 di cui
gli stranieri erano solo l’1,2%
dei residenti. Inoltre la presenza straniera si è concentrata soprattutto nei due centri di
maggiori dimensioni quali Pont
Saint Martin e Donnas. Pont
è passata nel giro di 5 anni da
una percentuale di stranieri di
poco superiore all’1% nel 2002
ad una percentuale superiore al
5%. Stessa dinamica per Donnas che dall’1,3% è arrivata a
quasi il 4%. Come si può vedere
dai dati il numero degli stranieri
è costantemente aumentato negli
ultimi anni anche nella nostra
realtà. Dati che devono far riflettere, soprattutto chi come noi si
riconosce nei valori storici della
sinistra quali l’uguaglianza, l’accoglienza, la libertà, la solidarietà e soprattutto in un periodo
dove sempre più viene fatta la
pericolosa associazione tra immigrato, clandestino, criminale. Un mutamento anche della
nostra società c’è, è in corso, è
inutile nasconderlo dietro facili
etichette. Il punto diventa allora
la nostra capacità di farci promotori attivi di questi cambiamenti cercando di non dimenticare
mai i principi che da sempre ci
hanno ispirato.
13
Culture
Il Libro
«Il Cervino è nudo» di Enrico Camanni
De Mayer
Non c’è niente di più affascinante e forte della fotografia di un
grattacielo che si staglia contro
un montagna piramidale, alta
4478 metri. E’ la visione estrema
della modernità. Da questa idea
possiamo partire prima di apprestarci alla lettura del volumetto
di Enrico Camanni, “Il Cervino
è nudo”, recentemente pubblica-
to dalla casa editrice valdostana
Liason di Courmayeur. La tesi attorno a cui ruota il ragionamento di Enrico Camanni, alpinista,
giornalista e autore di romanzi,
è questa: l’immagine così poco
conciliante con l’idea della montagna come eden, che si presenta
davanti agli occhi di chi giunge
a Cervinia, fa parte del nostro
modo di essere nel presente.
Può piacere o no, ma è lo stato
delle cose oggi della montagna.
Questo discorso vale per quella
valdostana, ma anche per altri
luoghi lontani , pubblicizzati
come altrettanti eden, e sulle cui
spiagge trovi carcasse di uccelli
piene di tappi di plastica. Consigliamo di leggere questo libro
(non ci vuole molto): innanzitutto perché ricostruisce la storia di
un luogo importante della Valle d’Aosta, poi perché pone un
problema che riguarda il futuro
e in ultimo, ma non è meno importante, perché è scritto bene
e in maniera gradevole. Ripartiamo dalla fotografia del grattacielo contro il Cervino, eseguita
in una bella giornata di cielo azzurro. Confrontiamo questa im-
magine alle tante riproposizioni
della civiltà alpestre scolpite nel
legno e proposte ai turisti; la maestria dell’intaglio nasconde una
storia fatta anche di duro lavoro,
di tanta miseria e isolamento.
Quale scegliereste? La seconda
consola, la prima ti fa spalancare gli occhi su una realtà da cui è
necessario partire per non reinventarsi un mondo che non c’è e
forse non c’è mai stato. Camanni paragona Cervinia a Zermatt,
dalla sua analisi la prima è vera,
la seconda è falsa, cioé più simile a quelle tavole di legno che
possono abbellire le nostre case,
ma che ci fanno perdere di vista
la vera posta in gioco dei nostri
tempi. La domanda è: cosa sta
diventando la montagna? Deve
somigliare ad una sorta di Disneyland in cui di volta in volta
ci si può immergere per ritrovare
le tante capannine condite con
banchetti in cui si può gustare
polenta e camoscio, ma intanto
osservare i mestieri di un tempo
che però fanno parte di un passato da osservare senza troppa
nostalgia, oppure diventare un
luogo in cui è possibile far con-
vivere modernità e tradizione,
producendo ricchezza e qualità?
Il grattacielo in primo piano e il
Cervino in campo lungo, questa
può essere allora l’inquietante
immagine per ripartire. In questo senso il libro di Camanni
fornisce un contributo ad un dibattito che o non esiste, oppure
ruota e si avvita attorno a vecchi
schemi.
La Partecipazione a portata di click
Fabio Protasoni
Si intitola “La Partecipazione
a portata di click” il corso che
il centro Servizi per il Volontariato della Valle d’Aosta ha
organizzato nell’ambito della
formazione finaziata dal Fondo
Sociale Europeo e che partirà
nei prossimi giorni.
Il progetto intende essere un’occasione di formazione per i giovani e gli adulti valdostani per
sviluppare nuove competenze e
per esercitare il proprio ruolo di
cittadini, in modo più consapevole e moderno.
La comunicazione è il fulcro attorno a cui ruota oggi la moderna democrazia.
Le nuove tecnologie legate a
internet, in questi ultimi anni,
sono entrate prepotentemente in
diversi ambiti del vivere quotidiano: dagli scambi economici,
agli eventi culturali, dai cambiamenti del costume alla formazione del consenso,
soprattutto delle generazioni
più giovani. La rete, inoltre, attraverso i blog, i social network
e il web 2.0, sta diventando via
via uno strumento di condivisione di contenuti, di scambi e
di sapere e, soprattutto, di partecipazione e sta trasformando
progressivamente lo spazio pubblico e di conseguenza la politica.
Questo
percorso si propone di
offrire ai partecipanti l’opportunità per comprendere lo scenario
di profondo cambiamento legato
alle nuove
tecnologie. Durante il corso
saranno fornite
conoscenze sulle
modalità di funzionamento dei
nuovi media in relazione, in particolare, ai temi della democrazia e della partecipazione attiva.
In questo percorso la comunica-
zione sarà contemporaneamente
oggetto dello studio, strumento
didattico e azione concreta di
relazione con la comunità. Il
percorso formativo è articolato
in tre fasi: un itinerario didattico, uno culturale aperto al pubblico e un laboratorio.
L’itinerario didattico sarà avviato nel mese di marzo. Si articola
in 8 incontri di 2 ore ciascuno,
il martedì e il giovedì, in orario
pre-serale (dalle 18 alle 20) e in
un seminario fi nale di 5 ore per
un totale di 21 ore di formazione. Il calendario del corso sarà
defi nito d’intesa tenendo conto
delle esigenze dei partecipanti.
L’itinerario culturale è di 9 ore,
mentre il laboratorio, previsto
per la fine del mese di maggio, si
articola in 3 incontri per un totale di 10 ore. Il percorso formativo, che gode del finanziamento del Fondo sociale europeo, è
rivolto a tutti ed è gratuito. Le
lezioni si terranno presso il Coordinamento Solidarietà Valle
d’Aosta (in Via Xavier de Maistre 19 ad Aosta).
Le persone interessate possono
pre-iscriversi, fino al 16 marzo,
presso il CSV ma anche in seguito sarà possibile partecipare
come uditori o prenotarsi per un
succesiva edizione. Vale comunque la pena fare una telefonata.
Per informazioni Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta Via
Xavier de Mastre 19 11100 Aosta Tel. 0165 230685 [email protected]
Le Travail / Il Lavoro
Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato
nel 1948 da Giulio Dolchi
Organo di informazione del Partito Democratico Valle d’Aosta
Direttore responsabile: Giovanna Zanchi
[email protected]
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Coordinatore della redazione: Davide Avati - [email protected]
Redazione: Quintino Botrugno ([email protected]);
Orfeo Cout ([email protected]);
Claudio Latino ([email protected]);
Maurizio Pitti ([email protected]);
Fabio Protasoni ([email protected]);
Redazione e amministrazione:
Corso Battaglione Aosta 13/a
11100 Aosta Tel. 0165 262514 – Fax. 0165 234245
e-mail: [email protected]
[email protected]
forum
H2O ACQUA IN BOCCA:
VI ABBIAMO VENDUTO L’ACQUA
lette del 300%. Ai consumatori
che protestano, Veolia manda lesue squadre di vigilantes armati
e carabinieri per staccare i contatori. La privatizzazione dell’acqua che sta avvenendo a livello
mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per
sete nei paesi più poveri. L’uomo
è fatto per il 65% di acqua, ed
è questo che il governo italiano
sta mettendo in vendita. L’acqua
che sgorga dalla terra non è una
merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L’acqua è l’oro bianco per
cui si combatteranno le prossime
guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali
oggi il governo, preoccupato per
i grembiulini, sta vendendo il
65% del nostro corpo.
Acqua in bocca.
Rosaria Ruffini, via e-mail
Mentre nel paese imperversano discussioni sull’ eutanasia,
grembiulino a scuola, guinzaglio al cane e sul flagello dei
graffiti, il governo Berlusconi
senza dire niente a nessuno ha
dato il via alla privatizzazione
dell’acqua pubblica.
Il Parlamento ha votato l’articolo
23bis del decreto legge 113 del
ministro Tremonti, che afferma
che la gestione dei servizi idrici
deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha
sancito che in Italia l’acqua non
sarà più un bene pubblico ma
una merce, e quindi sarà gestita
da multinazionali (le stesse che
possiedono l’acqua minerale).
Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l’acqua locale) ha deciso di aumentare lebol-
Volontari cercasi per doposcuola
L’Associazione Donne Latino-Americane della Valle d’Aosta ‘UNIENDO RAICES’ cerca volontari per il servizio doposcuola. I corsi del
doposcuola, organizzato da Uniendo Raices, si tengono il lunedì ed
il giovedì dalle ore 15 alle ore 18,30 nell’oratorio Interparrocchiale
del Centro S. Filippo Neri in Via Saint Bernard de Menthon ad Aosta.
Le lezioni coinvolgono i bambini delle scuole elementari ed i ragazzi delle medie inferiori, per questo motivo è richiesta ai volontari
una preparazione adeguata a sostenere tale livello di istruzione: si
preferiscono, quindi, diplomati, universitari, laureati o insegnanti in
pensione. Dal momento che la maggior parte dei bambini ha origini
straniere, è molto marcata la necessità di colmare le carenze degli
alunni nelle materie linguistiche quali italiano, francese ed inglese.
Le persone interessate possono contattare Uniendo Raices al seguente cellulare 346/0196085 (Debora)
Donnas: studio di psicoterapia
Maurizio Pitti
Si avvicina il 21 aprile 2009, nono centenario della morte di Sant’Anselmo,
il più illustre valdostano di tutti i tempi. Inaugurata il 6 settembre 1909, la
statua di Arturo Stagliano che si trova ad Aosta in via Xavier de Maistre è
stata restaurata e ripulita l’anno scorso. Ma invano: i piccioni in brevissimo
tempo hanno a loro volta rinnovato la loro bianca firma sulla figura del santo.
[email protected]
E’ stato inaugurato sabato 21
febbraio un nuovo studio di
psicologia e di psicoterapia
nel suggestivo borgo di Donnas. Molta gente ha partecipato all’inaugurazione da parte
della psicologa-psicoterapeuta
Roberta Nicco, già nota a molti
per la sua pluriennale attività
svolta nelle scuole ed in ambito
assistenziale. “Ho voluto lo studio all’interno del borgo perché
ritengo sia uno dei posti più
adatti, che risponde alla necessaria esigenza di tranquillità e di
riservatezza. Inoltre è un modo
per far rivivere questo magnifico angolo del paese” commenta
così la scelta logistica dello studio la Nicco. All’inaugurazione
anche il Sindaco Arvat si è dichiarato soddisfatto dell’inizia-
tiva “è sicuramente una scelta
azzeccata, anche in un’ottica di
far rivivere e di riqualificare il
borgo, speriamo si continui in
questa direzione”. Lo studio,
sito esattamente nel centro del
borgo, è visibile dall’esterno
grazie ad una piccola targa in
modo tale da non dare troppo nell’occhio ed è composto
da due piccole stanze messe a
nuovo con un arredamento sobrio ma accogliente. Insomma
ci sono tutti gli ingredienti perché nonostante la crisi che stiamo attraversando quest’attività
possa ben proseguire. Roberta
Nicco è figlia della nostra compagna di partito Silvia Nicco,
anima tuttofare in paese, in bassa valle e nel Partito Democratico. A lei e alla figlia Roberta un
grosso in bocca al lupo da parte
di tutto il PD.
Iscrizione 1/48 del 9/4/1948
del Registro di Stampa del Tribunale di Aosta
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commerciali 20 euro, occasionali 25 euro, finanziari e legali 30 euro
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LA TESTATA FRUISCE DEI CONTRIBUTI STATALI
DIRETTI DI CUI ALLA LEGGE 7 AGOSTO 1990, N. 250
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forum
LA striscia DI AK
il senso delle parole
Mons. Luigi Bettazzi, Vescovo
emerito di Ivrea e a lungo presidente di Pax Cristi, è stato
ospite il 5 marzo di un incontro
pubblico all’Espace Populaire
di Aosta, dove ha presentato il
suo ultimo libro Il dialogo con
i lontani. Memorie e riflessioni di un vescovo un po’ laico.
Poiché i suoi interventi rappresentano un raro esempio di intelligenza attenta e di dialogo
autentico, è una delle figure di
riferimento per il movimento
pacifista d’ispirazione cristiana
ed è spesso interpellato su questioni delicate dove laicità e religione si scontrano. Il testo che
segue, tratto da un’intervista a
RAI Educational del 1998 sulle
problematiche legate all’immigrazione, sembra scritto per i
conflitti sociali di oggi.
“Noi siamo ancora molto condizionati dal diritto di proprietà. Se una cosa è mia ne faccio
quello che voglio. Mentre noi
siamo usufruttuari, ammini-
VIVA (il) MAO!
FOTOSEGNALAZIONE:
gs
La grave crisi economica non
deve far dimenticare la cultura e
l’arte. In fondo è crisi dei consumi e del consumismo. Vi ricordate Marcuse? Che la soluzione sia
in uno vualità sociale e non di
beni di consumo?
Nell’attesa di conoscere la risposta, ritempriamoci con una visita
al MAO, il Museo d’Arte Orientale, da poco inaugurato a Torino.
In pieno centro, nel settecentesco
Palazzo Mazzonis, ci aspettano
quattro piani di splendide opere
d’arte cinesi, giapponesi, tibetane
ed arabe. Da pezzi archeologici a
tele contemporanee, l’arte orientale si manifesta nella sua raffinatezza e la sua maestria. Un viaggio
straordinario in un mondo sconosciuto, che si completa bene con
un sushi o un caffè turco nei locali etnici del quartiere. Di rigore
l’andata e ritorno in treno, per ricordarci che, mentre le tigri asiatiche stanno costruendo decine di
migliaia di chilometri di alta velocità, l’occidentale Valle d’Aosta
viaggia con i binari dell’800.
fisarmonicisti
[email protected]
Continua il calvario dei Fisarmonicisti di Dorino Ouvrier.
La grande scultura, 4 metri di
altezza e 60 quintali di peso,
da quando è ad Aosta ne ha
passate di tutti i colori. è stata collocata quasi sempre in
spazi troppo vasti, come la
piazza Chanoux, con l’effetto
di venirne minimizzata. Una
volta ha fatto da boa a uno
scalcinato trenino per bambini. La vediamo nella foto fare
da appoggio a un cumulo di
neve ghiacciata e da sfondo a
minacciosi divieti di sosta. Ci
piacerebbe vedere quest’opera trattata come merita: con
la cura che richiede il legno
quando è esposto alle intemperie e con la sistemazione
in un luogo più raccolto, che
possa valorizzarne la monumentalità. L’idea di un posto
che sia al coperto ma non al
chiuso? L’angolo vuoto del
portico di piazza Chanoux dietro l’edicola dei giornali.
stratori dei beni del mondo,
che sono dati a tutta l’umanità.
Ogni essere umano che nasce
nel mondo ha diritto di avere
quanto gli è necessario, indispensabile, per avere una vita
dignitosa. E chi ha di più, deve
considerare che deve mettersi in
qualche modo “al servizio”, per
promuovere il fatto che ogni essere umano possa, non soltanto
ricevere l’elemosina, ma realizzare lui stesso quanto è necessario per il suo mantenimento.
Io
credo che compito della Chiesa
o dei cristiani sia quello di agire, ma anche quello di promuovere questa presa di coscienza
dell’uguaglianza fondamentale
di tutti gli esseri umani e di questa destinazione universale dei
beni, per cui ogni essere umano
ha diritto a quanto gli è necessario; e chi ha di più ha il dovere
di non sciupare, ma di mettere
anche quanto ha dei suoi beni
al servizio di coloro che ne sono
meno favoriti”.
16
Facciamo pagare i più ricchi
Intervista rilasciata da Enrico Letta ad Alessandro Barbera, pubblicata su «La Stampa» di lunedì 2 marzo.
Enrico Letta ha appena ricevuto
una telefonata di Dario Franceschini. Il leader Pd lo ha messo
al corrente delle dichiarazioni
da Bruxelles di Silvio Berlusconi. «Il premier dice che la nostra proposta non è sostenibile.
Eppure hanno appena stanziato
otto miliardi in due anni per
rimpinguare uno strumento
pensato per il mercato del lavoro di trent’anni fa. Ma se anche
quelle risorse non bastassero
per una riforma, perché Berlusconi non viene in Parlamento
con una bozza di riforma delle
pensioni? Siamo pronti a discutere di questo, così come siamo
favorevoli ad un contributo di solidarietà
delle fasce più ricche,
dai parlamentari in
su». Il responsabile
welfare del Pd - finora fra i più dialoganti
nel suo partito verso
le scelte dell’asse Tremonti-Sacconi - alza
i toni della critica,
ma sfida il governo a
chiedere il consenso
dell’opposizione su
proposte concrete.
Il governo teme ripercussioni sulla tenuta
dei conti pubblici.
Voi non siete preoccupati?
«La linea del governo su questo punto
è quella di Giulio
Tremonti. Capisco la
sua prudenza, ma è
ora che faccia i conti
con i costi occulti che
questa crisi può provocare».
Quali?
«Quest’anno potrebbero perdere il lavoro
più di 500mila persone. Una catastrofe
sociale che potrebbe
causare un calo pesante dei consumi,
e dunque scaricarsi
sui conti delle imprese. La maggioranza
ironizza, ci taccia di
demagogia, dice che
non è il tempo delle
riforme
strutturali.
Beh, si sbagliano di
grosso. Il consenso
dell’opposizione per
fare le riforme lo può
avere oggi, non quando la crisi
sarà alle nostre spalle. Per allora le priorità saranno altre: in
Italia le cose sono sempre andate così».
Nelle intenzioni del governo gli
otto miliardi stanziati grazie
all’accordo con le Regioni dovrebbero comunque permettere
di allargare i beneficiari della
cassa integrazione, ad esempio
a favore dei dipendenti delle
piccole imprese.
«E’ certamente un passo avanti,
ma la vera emergenza oggi sono
i lavoratori parasubordinati,
ovvero quella fascia di italiani,
in gran parte giovani, che resteranno senza lavoro, senza cassa
integrazione e senza sussidio di
disoccupazione».
Ci dice con esattezza cosa proponete?
«Un assegno unico per tutti coloro che perdono il lavoro. Un
nuovo sistema di ammortizzatori che superi la discrezionalità
del sistema della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria.
Non chiediamo il reddito minimo garantito, che pure andrebbe
varato: ci rendiamo conto che
in questo momento costerebbe
troppo».
Quanto costerebbe una simile
riforma?
«Gli esperti de lavoce.info calcolano una decina di miliardi
di euro a regime. Non è poco,
ma non è distante anni luce da
quanto il governo ha deciso per
la “cassa in deroga”. Possiamo
discutere anche di un intervento
graduato per tipo di contratto».
Giuliano Cazzola punta il dito
contro gli squilibri del sistema
previdenziale. Un buco nero che
assorbe tanto i contributi previdenziali dei giovani quanto le
risorse per maternità e sussidi.
Cosa risponde?
«Che ha ragione, ma
ciò dimostra quanto
sia valida la nostra
proposta. Perché sarebbe due volte ingiusto far pagare i
costi della crisi a chi
già avrà una pensione
più bassa dei propri
genitori. Per questo,
se le risorse verranno
destinate alla riforma
degli ammortizzatori,
siamo disponibili a
discutere di una riforma delle pensioni
a partire dall’equiparazione dell’età uomo-donna nel settore
pubblico. Il governo
la smetta con gli annunci e ci presenti un
progetto. Fino a prova
contraria - lo dico a
Brunetta - le proposte
le deve fare chi governa».
Ipotizziamo che il
governo scarti l’ipotesi di un intervento
sulle pensioni. Alternative?
«E’ necessario reperire in fretta uno o due
miliardi di euro? Non
consideriamo scandaloso introdurre un
contributo ad hoc per
le fasce più ricche.
Vedo che ama dirlo
spesso anche Tremonti: calano i prezzi, le
tariffe di luce e gas,
gli interessi sui mutui. Fino a prova contraria, per chi ha un
lavoro sicuro il 2009
sarà un anno migliore
del 2008».