Cratere del Gauro

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Cratere del Gauro
Cratere del Gauro
Un Vulcano con tre vette ( Il Gauro con Monte Corbara, Monte S. Angelo e
Monte Barbaro)
Escursione Cai sezione di Salerno del 12/1/2014 sul Cratere del Gauro
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Appuntamento: ore 9,30 - inzio via Campiglione,strada che porta al Carney Park , individuabile
seguendo le indicazioni della rotatoria all’uscita dello svincolo Tangenziale Pozzuoli-via Campana.
Altezza max: m.330
Dislivello complessivo m.400/450
Durata:3 ore/ 3 ore e mezza
Difficoltà: media
Acqua: 1 - 1 e ½ litri
Colazione: a sacco
Equipaggiamento:invernale con scarponi e zainetto.
Mezzi di trasporto:
Previsione orario di ritorno: 15,30/ 16,00
Direttori di gita: Aldo Ibello cell.347/3587058 e Annamaria Martorano cell.338/9498941
L’escursione sul cratere del Gauro ha inizio dall’ingresso del complesso sportivo del Carney Park e
prosegue sul lato orientale per un sentiero che costeggia il vulcano da cui si ha la possibilità di osservare in
lontananza il Vesuvio,la Penisola Sorrentina , Capri ed altro, e più da vicino il cratere degli Astroni e quello
di Cigliano e nella parte pianeggiante del versante il rettilineo di via Campana che da Pozzuoli ( uscita
Tangenziale) porta a Quarto ed ad altri paesi dell’area flegrea.
Completata la salita lungo il costone in poco più di mezzora , si arriva ad un pianoro. Da qui ,svoltando sulla
sinistra e attraversando una vegetazione che è tipica della macchia mediterranea, si sale coprendo un
dislivello di altri m.150 circa per raggiungere la sommità del versante orientale che su questo lato prende il
nome di monte Corbara.
La vista che offre questo punto di osservazione è da mozzafiato: oltre a quanto già ammirato durante la
salita, si vede il Campiglione, così denominato il fondo del cratere ricoperto da un immenso prato verde sul
quale sono presenti varie strutture sportive destinate alla pratica dei più svariati sport: tennis nuoto
baseball equitazione pallavolo basket golf, ecc.(Peccato che il complesso sia tenuto dal Comando militare
U.S.A.)
Dopo una breve sosta, si prosegue per circa 20 minuti, per il versante occidentale del vulcano che su
questo lato è denominato monte S.Angelo, sulla cui vetta trovasi un a chiesa con annesso monastero
dedicata all’arcangelo Michele.
Osservato il bellissimo panorama ( Procida, Ischia, Cuma , ecc,) , per circa m.150/200 si scende per una
sella che dopo circa 45/ 60 minuti conduce al versante meridionale che su questo lato è chiamato Monte
Barbaro, in passato Monte del Salvatore o del Redentore per la presenza sulla vetta di una chiesa dell’XI
sec. dedicata al Cristo.
Da qui lo sguardo,dominando tutto il golfo di Pozzuoli ed la cosiddetta “spiaggia romana” ,spazia per oltre
300 grado. II Massico, l’Arcipelago Pontino, Cuma, Ischia, Procida , Montenuovo , Capri, la Penisola
Sorrentina, il Vesuvio e ,in lontananza, l’Appennino, ecc. è quanto ed altro può osservarsi da questa
altura.
In questo posto si effettua una sosta di circa un’ora per il ristoro.
Verso le 14,00 circa comincia il ritorno.
Ci si avvia di nuovo verso il lato orientale per iniziare una discesa piuttosto ripida che attraverso un
castagneto porta di nuovo all’ingresso del Carney Park, dove si sono parcheggiati i propri mezzi.
Arrivo previsto per le 15,30/16,00.
Il Cratere del Gauro
Il "Cratere del Gauro" risale a circa 12.000 anni fa e nacque con la formazione
dell'ampio deposito detto "tufo giallo napoletano".
Ha un’altezza massima di circa 330 metri ed è diviso in tre versanti che
circondano la piana centrale detta “Campiglione”: Monte S. Angelo è quello
occidentale, Corvara quello settentrionale, e Monte Barbaro quello
meridionale.
L'uomo vi abitò fin dal XV sec. a.C. con tracce in località Castagnaro e
Montagna Spaccata; in particolare sono stati ritrovati materiale ceramico e
resti di ossa umane ed animali, capre, pecore e maiali, segno di una intensa
attività pastorizia. L'insediamento fu abbandonato quando iniziò l'attività del
vulcano Averno, alla fine del XIV sec. a.C..
Successive notizie di stanziamenti sul Gauro ci giungono dal IX sec a.C.,
quando vi si trasferirono popolazioni dal Monte di Cuma, dapprima quelle
locali, quindi i Greci provenienti da Ischia.
Il Gauro è ricordato nella I guerra romano-sannitica del 343 a.C. per una
battaglia vinta dal Console Valerio Corvo, e nella II guerra punica, quando vi
passa Annibale, nel 215 a,C., distruggendovi tutti i raccolti.
Il Gauro si spopolò nuovamente; ne abbiamo solo notizie vaghe, come quella
del I sec.a.C. in cui è nominata la produzione del suo vino a base di un vitigno
autoctono.
Le successive notizie della zona continuano attraverso quelle di varie chiese.
Nel 1083 circa, con la chiesa con monastero dedicata a Cristo Redentore o
Salvatore, da cui il nome del versante meridionale del Gauro, Monte di Cristo
o del Redentore.
Nel 1119, Roberto I, principe di Capua, concede la chiesa di San Nicola in
Castro de Serra al Vescovo di Pozzuoli.
Nel 1121 Giordano II, Principe di Capua, concesse alla chiesa di San Procolo,
il vecchio duomo di Pozzuoli, la chiesa di Sant'Angelo "in crista montis", cioè
la chiesa dell'Arcangelo Michele, da cui il nome della vetta occidentale del
Gauro, Monte sant'Angelo.
Si ha notizia, poi, nel 1377 di una chiesa di San Demetrio, distrutta dalla
comparsa del Monte Nuovo, avvenuta nel 1538.
Dal punto di vista della flora, il Gauro ci offre, all'interno del versante
esposto a Nord, un castagneto, cosa alquanto insolita a questa altitudine. Il
castagno, infatti, cresce a quote più alte e fresche, ma all'interno del cratere
approfitta del microclima fresco e umido, diverso da quello esterno. Altri
alberi presenti sono il carpino nero, la carpinella e l'acero campestre.
Sul versante esterno, invece, esposto a Sud, troviamo una vegetazione
completamente diversa. Ormai molto ridotto il querceto di Roverella dai
numerosi incendi degli ultimi decenni; questo lato è cosparso
prevalentemente di cespugli di ginestra.
Anche il versante a Ovest è brullo e ormai privo di boschi e presenta piante
di ampelodesma, di paleo, di scarlina, ed altre tipiche della "macchia
mediterranea", come il cisto, il mirto ed il lentisco.
Probabilmente è presente anche la "Stilla Hughii", una pianta autoctona
esclusivamente dell'isola di Marettimo, nelle isole Egadi, ma presente anche a
Capri e a Pozzuoli. Cresce sulle rocce di calcare vicine al mare e fiorisce da
aprile a maggio.
Nonostante le continue trasformazioni a cui è stata sottoposta la zona del
Gauro negli ultimi periodi soprattutto a causa della continua urbanizzazione
selvaggia, si possono ancora identificare alcune specie di uccelli: cinciarelle,
capinere, cinciallegre, merli, scriccioli, pettirossi, gheppi e forse allocchi. Fra
le specie migratorie il tordo, l'upupa, il cuculo e lo storno.
Fra gli altri animali, probabile è la presenza di volpi, donnole, ghiri e talpe.
Un discorso a parte merita la coltura della vite, vera ricchezza del Gauro,da
sempre.
Storicamente questa risale all'antica Cuma, a cui giunse dall'Attica, la famosa
regione dell'antica Grecia.
Inizialmente la vite fu denominata "aminea", cioè portata dal popolo amino.
Il Monte Massico, a Nord di Cuma, sembrò ai Greci il posto ideale per
questa coltura ed in seguito fu piantata sul Gauro, dove si arrivò ad una
qualità migliore di quella Massicana, tanto che spesso questa vite sostituì
quella originaria greca anche sul Massico.
Alla venuta dei Goti e dei Vandali molti territori furono abbandonati, e fra
questi anche il Gauro, che si inselvatichì, si imbarbarì, da cui il nome Monte
Barbaro.
Quando nel Medioevo vi si insediarono dei monaci, riprese anche l'attività
agricola, fra cui la coltura della vite e, naturalmente, la produzione del vino.
Si giunge, così, fino alla metà dell'Ottocento, quando comparve la terribile
"fillossera della vite" (Philloxera vastatrix), una larva che distrusse i vitigni di
tutta l'Europa, tranne, fortunatamente, quelli flegrei della Falanghina e del
Piedirosso, salvi grazie alla natura vulcanica del territorio su cui crescevano.