Lions club di niscemi

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Lions club di niscemi
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Lions club di niscemi
Via Mazzini 72 3887993874
Anno sociale 2012-2013
Pres. Geom. S. Ravalli
Piazza Vittorio Emanuele
Vittorio Emanuele II Piazza Vittorio Emanuele
Vittorio Emanuele III
Parere di Giuseppe D'Alessandro
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Piazza Vittorio Emanuele. Secondo o terzo?
Premessa
Quando un amante delle tradizioni locali incontra uno studioso letterato e un
professore di lingue colto e amante della ricerca, si forma un trio capace di mettere in
dubbio quelle che appaiono verità storiche consolidate. Così Totò Ravalli, Nino
Rizzo e Gaetano Vicari, da sempre impegnati nella ricerca etnoantropologica sulla
storia di Niscemi, insinuano il dubbio che il cosiddetto salotto di Niscemi, la piazza
principale, anzi <la Piazza> e basta, pur pregiandosi di un nome ufficiale
regolarmente scolpito su una lastra marmorea, potrebbe sì essere intitolata a un
Savoia, ma non a Vittorio Emanuele III, per come appare, bensì a suo nonno, Vittorio
Emanuele II. La cosa ovviamente riveste una sua importanza storica, anche se
qualche benpensante potrebbe storcere il naso in ordine all' utilità di una simile
disputa, ma l'uomo si distingue dagli altri animali proprio perché i suoi bisogni non
sono limitati alla sola sopravvivenza. Altrimenti ai nostri antenati che vivevano nelle
caverne chi glielo faceva fare dipingere le pareti coi graffiti!
Sollevato il problema, si impone una sua soluzione, avvalendosi del materiale
cartaceo esistente, della preziosa ricerca storica nella quale spiccano i lavori del
compianto prof. Marsiano ed esaminando gli atti – proprio come farebbe uno storico
professionista – con l'ottica del tempo in cui vennero redatti, ma con la certezza di
pervenire a risultatati non sempre...certi. Giova anzitutto un excursus dei vari
documenti e degli accadimenti storici che attengono al nostro tema
Cronologia dei fatti
Il 9 gennaio 1878 muore a Roma Vittorio Emanuele II, ultimo re di Sardegna e primo
re d'Italia. A Niscemi – come in tutta Italia da poco unita – fervono le iniziative per
onorare il sovrano defunto e così la Giunta Municipale niscemese dal 10 al 17
gennaio 1878 e cioè nello spazio di appena otto giorni, si riunisce più volte per
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deliberare tutta una serie di iniziative, fra le quali la creazione di un comitato di onore
per le esequie (delibere 3,4,5 e 6 del 1878). Fra queste la più interessante ai nostri fini
è quella recante il numero 5 del 17 gennaio 1878 con la quale il comitato di cui si è
detto delibera che da domani, giorno dei funerali, piazza Duomo diventi piazza
Vittorio Emanuele. Ovvio che si omettesse il termine <Secondo> non essendovi
possibilità di equivoci. Il cambiamento appare perfettamente giustificato dal luttuoso
evento e a esso non osta la legislazione allora vigente che prevedeva sì il divieto di
intitolazione a persone decedute da meno di dieci anni, ma con la deroga per i
membri della famiglia reale, dei caduti in guerra o per la causa nazionale.
Ovviamente la deroga riguardava il periodo di tempo richiesto, non già l'avvenuto
decesso. Tale disposizione, nella parte in cui vieta l'intitolazione ai vivente, è stata
sempre giustificata col fatto che il vivente, anche la persona più saggia, più colta, più
valorosa, prima di morire potrebbe compiere atti disdicevoli. In tal caso che fa si
asportano le targhe?
Il perché della dedica al re scomparso è poi fin troppo evidente: si trattava della
piazza principale, verosimilmente unica del paese, centro della vita politica (vi si
affaccia il municipio) e religiosa (Chiesa Madre e Addolorata) e si presentava come il
luogo più idoneo a ricordare un sovrano molto amato, al punto da meritarsi
l'appellativo di <Re galantuomo>. Argomenti più che sufficienti per evitare
polemiche con la Chiesa, visto che la precedente denominazione era “Piazza
Duomo”; anche perché i rapporti fra le due istituzioni non erano proprio idilliaci,
considerando che il 20 settembre 1870 (appena otto anni prima) proprio Vittorio
Emanuele II aveva decretato la fine del potere temporale dei Papi con la breccia di
Porta Pia. L'allora pontefice reagì con i soli mezzi che aveva: scomunicando il Re e i
suoi eredi. Scomunica revocata in punto di morte del sovrano. Traccia, sia pur vaga e
sfumata, può leggersi nella medesima delibera allorquando si parla di calunnie in
ordine alla morte di Vittorio Emanuele, da qualcuno ritenuto lontano dai Sacramenti.
Per meglio comprendere il concetto va ricordato che in punto di morte Pio IX inviò
un alto prelato dal re - monsignor Marinelli – per accordare i Sacramenti, ma il
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sovrano, temendo che dietro la generosità di Pio IX si celassero scopi segreti, non
volle accogliere l'inviato, anche se ricevette l'estrema unzione dal cappellano
monsignor d'Anzino.
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A distanza di una quarantina d'anni arriva la delibera <incriminata>. Occorre
premettere che nel frattempo cambiano radicalmente gli scenari: Italia oramai unita
con Roma Capitale, il Papato pur continuando a serbare rancore per quanto accaduto
nel 1870, ha perso ogni potere temporale ed è relegato al Vaticano, Pio IX non c'è
più, essendo morto un mese dopo il re e a capo della chiesa cattolica siede Benedetto
XV; ma per meglio comprendere il momento storico è necessario ricordare che la
prima guerra mondiale è finita da poco più di un mese, l'Italia ne è uscita vincitrice,
sebbene pagando un notevole tributo di sangue. Nel Paese ferve un'eccitazione per la
Vittoria conseguita, la Monarchia appare rafforzata e in ogni parte è un fiorire di
iniziative tendenti a magnificare chi di quella guerra era stato il protagonista, primo
fra tutti il re. E' in questo clima che il 16 dicembre 1918 – poco dopo un mese dalla
fine del conflitto – il Consiglio comunale si riunisce e dopo l'esame di due punti che
qui non interessano (uno dei quali curiosamente ci informa che già allora era stata
progettata la ferrovia che passerà da Niscemi solo una sessantina di anni dopo) viene
trattato l'argomento <Denominazione di strade e piazze pubbliche>. L'introduzione
del Presidente è tutta tesa a celebrare la Vittoria e...a magnificare la data del tre
novembre, la quale resterà nella nostra epopea nazionale. Passa quindi
all'elencazione dei personaggi che si intendono magnificare:
1. Vittorio Emanuele III°, chiamato <Re valoroso>;
2. il generale Diaz (che era stato capo di stato maggiore);
3. Vittorio Emanuele Orlando, divenuto capo del governo in piena guerra (30
ottobre 1917);
4. Wilson (Thomas Woodrow), 28° presidente degli Stati uniti, che avevano
combattuto a fianco dell'Italia con Francia, Regno Unito, Russia e Serbia.
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Inoltre si propone di sostituire la denominazione di via Tondo con via ”Tre
Novembre”
Nel pieno del dibattito il consigliere Buscemi fa aggiungere altri due soggetti:
Antonio Salandra (capo del governo durante la guerra) e Sidney Sonnino (ministro
degli esteri).
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Traspare evidente come il deliberato non corrisponda in realtà a una reale esigenza di
natura prettamente toponomastica, anche perché sei nuovi nomi su sette andranno a
sostituire altrettante denominazioni esistenti. L'unico scopo rimane – per come più
volte detto – quello di glorificare l'esito vittorioso della guerra. E così vengono
cambiate, almeno sulla carta, le seguenti denominazioni:
Vecchio nome Nuovo nome
Tondo
Note
Via Tre Novembre E' la data della fine della guerra (almeno per
noi, visto che la Germania si arrenderà
giorno 11). Viene firmato l'armistizio a villa
Giusti e il giorno successivo il generale Diaz
darà l'annuncio della Vittoria.
Caronda
Diaz
Si sostituisce un artefice della vittoria a un
giurista greco catanese del sesto secolo
avanti Cristo misconosciuto ai più.
Corso
Vittorio E. Orlando Orlando era capo del governo
Popolo
Wilson
Trattasi del 28° presidente americano
Apa
Salandra
Primo ministro durante la guerra
Ponte Olivo
Sonnino
Aveva firmato il c.d. Patto di Londra
Per come è facile notare raffrontando lo schema precedente con le attuali
denominazioni, esistono delle incongruenze difficilmente dipanabili:
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1. Non esiste attualmente la via (o piazza) Tre Novembre, bensì via Quattro
Novembre. Come giustificare ciò? Per tentare una spiegazione occorre premettere che
la strada che inizia dal Belvedere anticamente prendeva il nome di Via Tondo
alludendo al fatto che conduceva al <Belvedere ro(tondo)>, quindi cedeva il posto a
Piazza Duomo e successivamente proseguiva prendendo il nome di ”Passeggio”,
successivamente mutato in via Umberto (nome attuale, sebbene monco in quanto
l'assenza dell'aggettivo numerale <Primo> mortifica la dedica). Ne consegue che la
via <Tre novembre 1918> doveva sostituire la via Tondo, attuale via IV Novembre.
Una prima ipotesi si può azzardare: nei giorni che seguirono la fine della prima
guerra mondiale la data della Vittoria venne identificata col tre novembre; la delibera
sopra citata ne è una prova. Solo successivamente la data ufficiale fu fissata per il
giorno successivo. In svariate città esistono comunque vie denominate <Tre
novembre>: a Mentana,a Livorno, a Barletta, a Trento (dove esiste anche la via
Quattro novembre), ecc. Occorrerà attendere il regio decreto 23 ottobre 1922 n. 1354
perché venisse ufficialmente fissato il giorno 4 novembre come anniversario della
vittoria e conseguente festa Nazionale a tutti gli effetti civili. Sicché il nome ebbe vita
breve e non si ritenne dover redigere alcun atto ufficiale per...posticipare di un giorno
il nome della via, ritenendosi raggiunto comunque l'effetto proclamatorio. Senza
considerare – passato il momento di gloria – che ben più serie tribolazioni scuotevano
Niscemi e non solo. Basti pensare all'epidemia denominata <Spagnola> che proprio
in quel periodo fece un gran numero di vittime e al ritorno dai reduci di una guerra
combattuta lontano migliaia di chilometri, ma ugualmente foriera di lutti per i
Niscemesi. Appare perciò verosimile che la faccenda toponomastica sia caduta nel
dimenticatoio, tant'è che successivamente si rinvengono deliberazioni nelle quali non
vi è cenno, né di via Tre Novembre, né di via Quattro Novembre, persistendo la
vecchia denominazione di <via Tondo>. Così la delibera 142 dell'11 agosto 1920 ci
informa della suddivisione di somme per la sistemazione di strade e nel menzionare
la via Garibaldi precisa <nel tratto tra le vie Tondo e Basile>; e ancora: con delibera
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del 15 gennaio 1927 venne approvato un progetto di trentamila lire <per la
sistemazione di via Tondo>.
2. Ancora più ingarbugliata appare la faccenda che riguarda la ridenominazione della
via Caronda, denominata – almeno sulla carta - via Diaz. Ciò non solo perché a oggi
entrambe coesistono, ma anche per un altro motivo che complica maledettamente la
faccenda. Nel 1931, in vista della celebrazione del decennale della marcia su Roma,
Mussolini impartì disposizioni perché una via centrale venisse intestata alla Capitale.
Prima con circolare 30 luglio 1931 e poi con telegramma 7 ottobre dello stesso anno,
il prefetto di Caltanissetta sollecitò gli amministratori locali a provvedevi. Così - due
giorni dopo – l'allora potestà Gaetano Samperi pensò bene di scambiare la via Roma
con la via Caronda e viceversa, complicando ai posteri ulteriormente le cose. A
questo punto vale la pena riassumere: l'attuale via Roma (dove è ubicata la succursale
dell'ufficio postale) si doveva chiamare via Caronda e l'attuale via Caronda (in
prossimità della chiesa del Purgatorio) doveva avere il nome di via Roma. Tutto
chiaro? Mica tanto, perché rimane comunque una via di troppo, visto che con la
delibera 16 dicembre 1918 si era stabilito di cambiare il nome della via Caronda in
via Diaz. E il problema ricomincia...Qui si possono solo fare ipotesi: la più verosimile
è che la delibera del 1918 che sostituiva il nome Diaz con Caronda cadde nel
dimenticatoio, come avvenne per via tre Novembre, via Salandra e via Sonnino e il
problema si pose allorquando – siamo nel 1930 – l'Istituto centrale di statistica, in
vista del censimento che doveva avvenire l'anno seguente, ordinò ai podestà di
collocare le tabelle per la denominazione stradale. In uno studio del prof. Marsiano si
legge che l'allora potestà Samperi ordinò 674 tabelle da porre ad ogni incrocio e 8873
numeri civici per un costo di 2.341,95 lire (Niscemi tra le due guerre, pag. 489).
Notazione amara: a oltre ottant'anni di distanza si constata come non tutte le strade
hanno una targa, né tutte le porte hanno un numero. Sicché con delibera 275 del 16
ottobre 1930 venne riordinato lo stradario e fra le vie del quartiere Vacirca, ecco
spuntare la via Armando Diaz. Ne consegue che la delibera del 1918 era stata
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disattesa e al generale venne intestata, non già la via Caronda (che rimase sino alla
sua sostituzione col nome di via Roma), ma una via ex novo che tuttora esiste.
3. La via Wilson costituisce un altro grattacapo. Secondo la delibera del 1918 questo
toponimo doveva sostituire quello di via Popolo, denominata prima via Scavonetto.
Forse per via della poca notorietà del personaggio, forse perché la relativa targa non
venne mai affissa, fatto sta che il poco noto presidente americano venne sostituito in
meno di un anno. Prendendo a pretesto la morte di un medico filantropo niscemese
avvenuta durante l'epidemia, il consiglio comunale decise – con delibera 6 agosto
1919 n. 18 – di mutare il nome da via Popolo a via dottor Ragusa. Questo è quanto
riporta nei suoi studi il prof. Marsiano. Ma il problema si sposta, così come si
spostano i nomi delle strade in queste vicende che hanno tutto il sapore di una
matrioska: perché mai la via Popolo ha continuato a chiamarsi così, mentre la via
dottor Ragusa sta da un'altra parte? E – come al solito – c'è una strada di troppo. La
vittima di turno è stavolta via Wilson scomparsa per sempre senza lasciare un piccolo
segno di dov'era prima.
4. E via Salandra e via Sonnino? Scomparse anche quelle. La solita ipotesi è che
anche esse caddero nel dimenticatoio, mentre un'altra potrebbe azzardare che vennero
<cancellate> dopo il Fascismo, considerando che entrambi i personaggi avevano
avuto un ruolo attivo nel movimento mussoliniano o quantomeno ne manifestavano
simpatia. Va ricordato che su sollecitazione del governo militare alleato, con delibera
7 agosto 1943, furono cancellate tutte le indicazioni che ricordavano il regime
fascista. E così la via 28 ottobre divenne via Scuole, via Italo Balbo via Gagliani e via
Costanzo Ciano via Vacirca. Per via Salandra (già via Apa) vi è un ulteriore motivo
che sembra avvalorare questa tesi: l'allora podestà avvocato Giacomo Gagliani con
propria determinazione deliberò di cambiare il nome da via Apa a via Arnaldo
Mussolini.
5. Ma il mistero più fitto rimane quello di cui ci occupiamo: Vittorio Emanuele
III°. Intanto, a differenza degli altri cinque personaggi sopra menzionati (più una via
esistente), il toponimo non era destinato a sostituirne un altro. E qui occorre subito
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rilevare un dato errato che viene riportato dal prof. Marsiano nel suo <Niscemi fra le
due guerre mondiali> a pag. 74, laddove testualmente scrive che con delibera 16
dicembre 1918 n. 43 si stabilì di modificare (fra l'altro) il nome di piazza Vittorio
Emanuele in Piazza Vittorio Emanuele III°. L'errore è poi ripetuto da altri in un
articolo sul giornale di Sicilia, laddove si sostiene (a torto) che la citata delibera
intitolò <la già piazza Vittorio Emanuele a Vittorio Emanuele III°>. Difatti dal tenore
letterale dell'atto amministrativo si evince che, mentre per Diaz, Sonnino, Wilson,
ecc. si prevedeva espressamente un'azione di rimpiazzo di altri nomi (qui viene sì
utilizzato l'avverbio già), per Vittorio Emanuele ciò non accade: sostanzialmente tale
toponimo non era destinato a sostituirne un altro e men che mai la già esiste piazza
Vittorio Emanuele II°, visto che in tutta la storia del mondo non era mai accaduto (e
non accadrà mai) che il nome di un re venga cancellato dalla toponomastica per
essere sostituito da un altro re della stessa dinastia. E per di più da suo nipote! La
sostituzione può avvenire (e avviene sempre) quando cade un regime e se ne
sostituisce un altro. Né è immaginabile che i consiglieri sconoscessero che la piazza
principale, anzi <la> piazza come tuttora viene chiamata, fosse già dedicata a un
Savoia. E allora? Tutte le ipotesi sono valide. Dopo l'eccitazione del momento, che
sfociò nella delibera più volte citata, la questione – si ripete - cadde nell'oblio, tant'è
che non si provvide neanche a sostituire la via Diaz con la via Caronda o la via Tre
Novembre con via Tondo o a intitolare a Salandra o Sonnino una qualche via. Senza
parlare del misterioso mister Wilson...Peraltro il fervore monarchico era stato
pienamente soddisfatto dalla intitolazione a un Savoia della principale piazza del
paese e d'altro canto bisognava ricerca un ulteriore spazio (la delibera parla
esplicitamente di <piazza>) da intitolare al sovrano, che fosse dignitoso e non
relegato in un ghetto di periferia. Ma c'è un'altra ipotesi che appare la più probabile:
era giuridicamente possibile intestare una piazza a un Personaggio ancora
vivente? V.E. III° morirà il 28 dicembre 1947. Questa tesi spiegherebbe l'assenza di
via Diaz (deceduto nel 1928), Wilson (passato a miglior vita nel 1924), Salandra
(morto nel 1931) e Sonnino (morto nel 1922). Tutti in data successiva alla delibera
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che è del 1918! Un ulteriore conforto circa l'esattezza delle ipotesi si ha considerando
che fra tutti i personaggi menzionati, si parla di via Diaz solo nel 1930, allorquando il
generale era deceduto da due anni.
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Ma come per ogni giallo che si rispetti – e il nostro lo è – c'è qualcosa che non
quadra, almeno all'apparenza. Ricordate via Vittorio Emanuele Orlando? Essendo
deceduto il 1° dicembre del 1952 ed esistendo tutt'oggi la via Orlando (all'inizio di
via Marconi-parte nord) la teoria per cui non si diede esecuzione alla delibera del
1918 - limitatamente ai viventi - traballa. Ma la titubanza dura poco, ove si consideri
che la targa apposta all'inizio della via, prima del cognome Orlando contiene una <L>
puntata, segno che il personaggio non è Vittorio Emanuele Orlando, ma altri. E chi?
Per fortuna c'è a Niscemi il Lions Club che ha pubblicato la piantina della città, per
cui è facile verificare la incongruenza. Una rapida sfogliata ed ecco che il mistero...si
complica ulteriormente perché quella <L> starebbe nientemeno che <Leoluca>, cioè
Leoluca Orlando, attuale sindaco di Palermo. A oggi vivo e vegeto. Non ci resta che
andare alla fonte: il comune di Niscemi. Ebbene, la cartografia ufficiale (e si
sottolinea <ufficiale>) conferma che la via è dedicata a...Leoluca Orlando. Ma la
notizia è stata tenuta riservata senza che nessuno se ne sia accorto? Per svelare
quest'altro mistero si è andati alla fonte delle fonti: l'elenco ufficiale delle strade di
Niscemi. E lì finalmente si arriva al bandolo della matassa: la via Orlando, censita al
numero d'ordine 326 è intestata a tale <Luigi Orlando, ingegnere-senatore, nato il
1914 e morto il 1896>. Sì, proprio così: deceduto 18 anni prima di nascere! Ma
questo – è ovvio – è solo un banale errore materiale. Ma chi era l'ingegnere-senatore?
Un illustre sconosciuto. Si sa che era nato a Palermo nel 1814, era ingegnere navale e
di professione faceva l'industriale. Escludendo pertanto la dedica a Vittorio Emanuele
Orlando si rafforza l'ipotesi prima avanzata. Ogni altra congettura è ammessa, tuttavia
si appalesa ininfluente ai fini che ci occupano, in quanto lo scopo prefissoci era
quello di stabilire a chi la nostra bella piazza fosse intestata. Su questo non ci possono
essere dubbi: Vittorio Emanuele II°. Peraltro l'attuale targa appare ictu oculi recente,
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per cui non può essere di conforto. La scelta di eventualmente rinominarla col nome
del nipote o dedicarla ad altri implica opzioni politiche che non spettano di certo a
noi.
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La disamina in ordine al nome esatto del <salotto di Niscemi > va presa come spunto
per uno studio approfondito della toponomastica locale, considerando le notevole
incongruenze rilevate in questa piccola disamina. La crisi economica galoppante e le
risorse limitate degli Enti pubblici non ci consentono di chiedere al Comune la nomina
di esperti per dipanare la matassa, tuttavia uno studio a costo zero potrebbe venire da
una tesi di laurea di qualche giovane volenteroso. Ed è per questo che sarebbe
opportuno ufficializzare la proposta contattando gli ambienti universitari e gli studenti
stessi. Si farebbe opera meritoria e la memoria storica di Niscemi sarebbe
ulteriormente arricchita.
Niscemi 15 settembre 2012
G. D'Alessandro