Iuris Historia

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Iuris Historia
Iuris Historia
Photo: Isabelle Dolezalek
Iuris Historia
Liber Amicorum Gero Dolezalek
Edited by
Vincenzo Colli
and
Emanuele Conte
The Robbins Collection
2008
St u di e s i n C om pa r at i v e L e g a l H i s t ory
Robbins Collection Publications
School of Law (Boalt Hall)
University of California at Berkeley
Berkeley, California 94720
(510) 642-5094 (510) 642-8325
http://www.law.berkeley.edu/robbins
©2008 by the Regents of the University of California, The Robbins Religious and Civil
Law Collection, School of Law (Boalt Hall), University of California at Berkeley.
All Rights Reserved.
This book is printed on acid-free paper.
isbn 1-882239-23-7
978-1-882239-19-1
Library of Congress Cataloging-in-Publication Data
Iuris historia: liber amicorum Gero Dolezalek / edited by Vincenzo Colli and Emanuele Conte.
p. cm. —(Studies in comparative legal history)
Includes bibliographical references.
ISBN 978-1-882239-18-4 (hardcover: alk. paper)
1. Law–Europe–Roman influences. 2. Roman law–Influence. 3. Canon law–Influence. 4.
Law, Medieval. I. Dolezalek, Gero. II. Colli, Vincenzo. III. Conte, Emanuele. IV. Series.
KJC431.I87 2008
340.5'4–dc22
2007038426
Contents
Gero Dolezalek
Vincenzo Colli and Emanuele Conte
ix
Publications of Gero Dolezalek: 1966–2005
Thomas Brix
xiii
Un’ipotesi per le Pandette fiorentine
Annalisa Belloni
1
Materiali per una storia del diritto in Italia Meridionale. ‘Kleine Ergänzungen’
alla storia del Codex Florentinus
Antonio Ciaralli
17
En torno a Pesaro 26, un manuscrito epitomado del Codex Iustinianus
Carmen Tort-Martorell
37
A Catalogue of the Manuscripts in the Chapter Library of La Seu d’Urgell
Martin Bertram and Paola Maffei
61
La pace negli statuti dei Comuni toscani: una introduzione
Mario Ascheri
73
Vecchie e nuove testimonianze sulla l. Omnis iurisdictio
Diego Quaglioni
89
Wilhelmus de Cabriano’s Casus Codicis zu C.8.13(14).7. Erste Auswertung einer
Fundgrube
Tammo Wallinga
105
“Cum essem Mantuae”. Notizen zur Rechtsschule von Mantua im 12. Jahrhundert
Peter Landau
121
Saint-Gall à la croisée des chemins de l’esprit: sur le manuscrit de Leipzig, U.B.,
Hänel 14
André Gouron
131
An Unnoticed Gratian Manuscript in Stockholm
Anders Winroth
141
Die Collectio Francofurtana und die fünf Bücher der Compilatio prima
Gisela Drossbach
145
“Duo erunt in carne una” and the Medieval Canonists
Laurent Mayali
161
“Roma communis nostra patria”
Chris Coppens
177
Res publica. Il modello antico, la politica e il diritto nel XII secolo
Emanuele Conte
193
A proposito di autografi e codici d’autore dei giuristi medievali (sec. XII–XIV)
Vincenzo Colli
213
Statuti universitari nel contesto degli ambienti di studio medievali
Manlio Bellomo
249
The Thirteenth-Century ordo iudiciarius Quoniam ut ait apostolus of the magister
decretalium Bonus Iohannes in the MS Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 745
Linda Fowler-Magerl
267
Martino da Fano processualista. Note sul Formularium
Antonio Padoa Schioppa
281
Tra scuola, pratica beneficiale e attività legislativa. Una quaestio di Enrico Anglico
e un capitolo del Liber Sextus (VI.1.7.2)
Orazio Condorelli
293
Osberto da Cremona a Vercelli e una sua quaestio sul giudice testimone
Domenico Maffei
315
Quelques propos sur le Dictionnarium juris de Jean d’Erfurt
Gérard Giordanengo
323
Reflections on the Editing of Medieval Church Court Records
Charles Donahue Jr.
345
A consilium of Torello di Niccolò Torelli of Prato on dos aestimata
Julius Kirshner
355
Intorno all’edizione di Bartolo curata dal Diplovatazio e alla sua ristampa
anastatica
Ennio Cortese
369
“Nota astutiam italicam”! Über den Umgang mit Rechtsgutachten der
Prozessparteien in der höchsten Gerichtsbarkeit des Heiligen Römischen Reichs
zu Beginn des 16. Jahrhunderts
Steffen Wunderlich
387
A Survey of the Roman-Dutch Law
Douglas Osler
405
Miszelle zur kaufrechtlichen Gewährleistung im Digestentext Si vas (D.19.1.6.4) in
Leipziger Handschriften
Michaela Reinkenhof
423
Gero Dolezalek
Non c’è troppo da stupirsi se Gero Dolezalek riceve un Liber amicorum stampato
in California nella collana diretta da un professore francese, ricco di contributi in
cinque lingue e curato da due italiani che si sono conosciuti in Germania. Gero è
stato infatti l’amico affettuoso e il maestro generoso di tanti studiosi che l’hanno
conosciuto in ogni parte del pianeta, ricavandone sempre l’impressione di una conoscenza straordinaria delle fonti giuridiche medievali e – nello stesso tempo – di
una capacità meravigliosa di comunicazione didattica di contenuti anche assai ardui
e complessi. Professore nelle Università di tre continenti, ha tenuto cattedre dal
circolo polare artico fino all’emisfero australe: dapprima a Nijmegen, poi a Cape
Town, a München, a Leipzig e ad Aberdeen. In molte altre Università ha insegnato
come visiting professor: studenti tedeschi, italiani, spagnoli, francesi, belgi, olandesi
e americani l’hanno sentito tenere le lezioni nel suo stile personalissimo, capace
di catturare l’attenzione anche nelle aule più lontane dalla tradizione accademica
europea. E l’hanno sentito parlare le loro lingue, che fossero tedeschi o italiani,
sudafricani o americani, spagnoli od olandesi: tutti l’hanno ascoltato ammirando
increduli la facilità con cui passa da una lingua all’altra questo professore tedesco
con cittadinanza austriaca, nato nella città di Poznan, prolifica di grandi storici del
diritto.
Gero compie sessantacinque anni il 18 gennaio 2008, ma resta il “giovane” geniale che per anni ha accolto gli studiosi di tutto il mondo al Max-Planck-Institut
di Frankfurt am Main, di cui è stato membro per quasi vent’anni, tra il dottorato
conseguito nel 1968 e la chiamata sulla cattedra di Cape Town ottenuta nel 1989.
Nell’Istituto era entrato giovanissimo, contribuendo alla formazione del gruppo di
lavoro Legistik, che nel progetto iniziale di Helmut Coing avrebbe dovuto esplorare
la letteratura civilistica medievale. Un’esplorazione che Gero Dolezalek aveva preso molto sul serio, guidato da una logica di semplicità disarmante: riteneva infatti
che una ricognizione completa ed esauriente dei testimoni manoscritti fosse l’indispensabile opera preliminare per una rassegna seria della letteratura civilistica
medievale. E s’era reso conto che il ricorso all’informatica avrebbe consentito di
realizzare quel compito che 15 anni prima Erich Genzmer aveva considerato impossibile. Sicché Gero si mise ad imparare un linguaggio di programmazione, e iniziò
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Gero Dolezalek
ad usare il computer vent’anni prima che i primi personal computers facessero la
loro comparsa sui tavoli dei più arditi fra i nostri colleghi.
In qualche anno di lavoro intensissimo, diviso fra spoglio di cataloghi, analisi
delle citazioni di manoscritti nella letteratura secondaria, ispezioni personali di biblioteche, programmazione informatica, Gero arrivò a produrre il Verzeichnis der
Handschriften zum römischen Recht bis 1600, che uscì nel 1972 nella forma tipografica
dimessa che tutti hanno imparato a conoscere. Da allora quei quattro volumi stampati artigianalmente non hanno più abbandonato il tavolo degli specialisti di diritto
medievale, e il modo di lavorare di tutti noi è cambiato. Nessun lavoro serio di
ricostruzione del diritto medievale ha più potuto fare a meno del punto di partenza
indispensabile costituito dal Verzeichnis.
Anche nel percorso di ricerca individuale di Gero Dolezalek quel lavoro era una
premessa. Lo concluse in fretta perché gli premeva dedicarsi a una ricostruzione più
ardua e complessa, che infatti gli costò più di dieci anni. Voleva svelare fino in fondo
il mistero delle glosse: comprendere i modi di formazione e di trasmissione degli
apparati che le raccolgono, chiarirne il raggio di diffusione, esplorarne le possibilità
di edizione critica. Si trattava di un proposito assai significativo, perché la difficoltà
di conoscere le glosse e gli apparati preaccursiani aveva determinato, nel secolo e
mezzo che corre tra Savigny e Dolezalek, il curioso costume di descrivere le opere
dei glossatori trascurando proprio le glosse. Le summae, le quaestiones, le dissensiones – nelle loro edizioni critiche o cinquecentesche – erano le fonti principali per la
conoscenza di quel periodo del pensiero giuridico, mentre per le glosse si usava ancora ricorrere all’unico apparato èdito, quello di Accursio. Degli apparati anteriori
di Rogerio, Piacentino, Pillio, Azzone, Ugolino, che hanno circolato ampiamente
prima di Accursio, si sapeva poco o nulla, come non si conoscevano altri complessi
di glosse meno strutturati che pure avevano avuto un certo giro.
Come per il suo repertorio di manoscritti, anche per le glosse, la sfida di Gero
era di cogliere il centro di un grande problema storiografico e di aprire la via per
un’indagine seria ed efficace con un metodo del tutto nuovo. Perciò il Repertorium
manuscriptorum veterum Codicis Iustiniani (cui collaborò anche Laurent Mayali)
si affranca completamente dalla prospettiva della Autorschaft, che costituisce la
struttura della tradizione savignyana. Mutando radicalmente il punto di partenza
dell’indagine, il Repertorium parte dalla recensione completa di tutti i manoscritti del Codice che contengano glosse preaccursiane: libero dalla preoccupazione di
identificare a priori strati o apparati di un autore, Dolezalek trascrive tutte le glosse
di tutti i manoscritti su un luogo del testo, per procedere al raggruppamento di manoscritti contenenti le stesse glosse soltanto a posteriori. È possibile così identificare
la circolazione di certi nuclei di glosse e costituire gruppi di testimoni degli apparati
più diffusi, per identificare poi i manoscritti più rappresentativi di ciascun gruppo.
Grazie al mutamento di prospettiva, lo spessore straordinario delle interpretazioni
Gero Dolezalek
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fissate nelle glosse lungo un secolo di storia della dottrina risalta per la prima volta.
La cristallizzazione imposta dall’apparato ordinario di Accursio si scompone nelle
sue componenti contraddittorie, e la cosiddetta “età dei glossatori” risulta in tutta la
sua dialettica molteplicità di opinioni.
Anche per raggiungere questo scopo Gero si è servito magistralmente dell’informatica, elaborando programmi originali in grado di calcolare il grado di sovrapposizione fra le glosse dei diversi manoscritti. Come per il lavoro enorme affrontato per il Verzeichnis, anche in questo caso il ricorso al computer è conseguenza
di una precisa intuizione filologica, e non ha nulla dell’invaghimento per il mezzo
informatico che coglie talvolta gli umanisti. È, invece, profondamente razionale: per
raggiungere l’obiettivo che si prefiggeva, il solo mezzo idoneo era il calcolo statistico
delle varianti (in questo caso della presenza delle glosse), e lo strumento elettronico
gli ha consentito di conseguire un risultato filologico di prim’ordine.
Nel parallelo lavoro sulla pratica processuale e notarile delle città e della Rota
romana, che Dolezalek ha avviato con la dissertazione dottorale e poi proseguito
negli stessi densissimi anni del Verzeichnis, l’apertura al diritto canonico e alle fonti
della giurisprudenza rappresentava, ancora una volta, una deviazione dai tranquilli
canoni dell’accademia tedesca, abituata alle diverse Abteilungen della storia giuridica
e alla savignyana supremazia della scienza sulla pratica. Da quel filone di lavoro è
poi scaturito un interessamento costante per la prassi giudiziaria e l’attività degli
assessori del Reichskammergericht: come a mostrare con la ricerca concreta che l’opposizione tra diritto colto e pratica giudiziale è una chiave di lettura ormai definitivamente superata.
Il carattere principale del lavoro di Gero Dolezalek è, insomma, di aprire strade
nuove, di indicare metodi e temi di ricerca, di confezionare strumenti che possano
giovare al lavoro degli altri studiosi. È un atteggiamento molto altruista, che l’ha
sempre contraddistinto e che gli ha procurato tanti amici ed allievi nei diversi continenti in cui ha lavorato. Augurando a Gero ancora molti anni di ricerche feconde,
alcuni di questi amici, uniti nell’a ffetto e nella riconoscenza, gli dedicano oggi questa
raccolta di studi sotto il titolo semplice di Iuris historia. L’historia vorremmo intenderla nel senso originario, così calzante per il nostro Gero, di ricerca del sapere – di
ogni sapere che scaturisce da una conoscenza empirica. E anche del termine ius ci
piace sottolineare tutta l’ambiguità, che dai processi comunicativi della diffusione
del sapere e della trasmissione dei testi giuridici si spinge fino a quelli delle pratiche
sociali e delle strategie istituzionali di applicazione del diritto.
Vincenzo Colli (Frankfurt am Main)
Emanuele Conte (Roma)