cruscotto indicatori rdr 4 05

Transcript

cruscotto indicatori rdr 4 05
Parte II
Cruscotto di indicatori
Il monitoraggio dei servizi pubblici locali
mediante un cruscotto di indicatori
Bruno Bracalente, Massimo Cossignani, Alessandro Montrone
Premessa
Il monitoraggio della performance delle imprese di servizi pubblici locali del
Comune di Perugia risponde ad un duplice ordine di esigenze:
- controllo da parte del Comune “holding” sull’andamento economico e sulla
situazione patrimoniale delle proprie partecipate;
- comunicazione verso la cittadinanza e, in genere, verso tutti gli stakeholder per
diversi motivi interessati alle imprese di pubblici servizi locali.
Gli obiettivi indicati comportano sia la necessità di sottoporre ad analisi i bilanci
delle imprese in questione che quella di definire e regolare un flusso di informazioni
dalle imprese verso il Comune su alcuni aspetti che, pur non rivestendo carattere
economico-finanziario, siano altamente significativi nella valutazione e
comunicazione della performance delle imprese di servizi pubblici locali.
Per dare all’insieme di tali informazioni il carattere della necessaria sinteticità e
facilità di lettura da parte dei soggetti interessati e della cittadinanza, le informazioni
vengono raccolte sistematicamente e con continuità in un “cruscotto” di indicatori
relativi ad ognuna delle imprese monitorate.
Il “cruscotto” è diviso in due parti. Una prima parte, con la medesima struttura per
tutte le aziende monitorate, relativo alle informazioni di tipo economico-finanziario,
costruita, con cadenza annuale, attraverso i dati di bilancio di ogni azienda. Una
seconda parte diversificata da azienda ad azienda, in ragione della differente attività
posta in essere, che serva ad evidenziare gli aspetti extra contabili delle aziende, e in
1
particolare la loro performance “qualitativa”. La cadenza, per questa seconda parte, è
generalmente inferiore all’anno, spesso quadrimestrale.
Entrambe le parti del cruscotto sono articolate in due aree: un’area di input, nella
quale vengono inserite le relative informazioni di base, ovvero i dati di bilancio (nella
prima parte) e i dati relativi agli aspetti extra contabili di ogni azienda (nella
seconda); un’area di output, nella quale il sistema informatico produce
automaticamente gli indicatori di bilancio (redditività, liquidità, ecc.) e quelli realativi
alla qualità del servizio.
Infine la stessa area di output è divisa in due “quadri”: il quadro esterno,
accessibile anche al pubblico, nel quale sono raccolti gli indicatori di carattere più
generale e di interesse generale sui principali risultati della gestione aziendale e sui
aspetti qualitativi del servizio; il quadro interno, accessibile soltanto alla
amministrazione comunale, in cui sono raccolte anche informazioni più specifiche (e
non di interesse pubblico) sulla gestione aziendale.
Il cruscotto economico-finanziario
Questa prima componente del cruscotto è, come si è detto nella premessa,
applicabile indistintamente alle diverse imprese di servizi pubblici locali sottoposte a
monitoraggio.
Dal punto di vista informatico, la struttura si tratta di un foglio elettronico Excel
articolato su tre distinte cartelle, dedicate rispettivamente:
- all’input dei dati;
- al quadro di indicatori per “uso interno”;
- al quadro di indicatori per “uso esterno”.
Nella cartella dedicata all’input, esemplificata nelle pagine seguenti con i dati di
APM SpA-APM Esercizi SpA per gli anni 2002-2004, vengono inseriti nelle celle
evidenziate in giallo i dati di bilancio. L’operazione è agevolata e resa accessibile
anche ai “non addetti ai lavori” grazie al puntuale riferimento ai codici ed alle voci
presenti in ogni bilancio civilistico redatto ai sensi degli schemi di cui agli artt. 2424
(stato patrimoniale) e 2425 (conto economico) del Codice Civile.
Va precisato che le lettere L e B, riportate al termine di alcuni codici, indicano
rispettivamente la scadenza oltre o entro l’esercizio successivo di voci relative a
2
crediti e debiti, così come da richiesta di distinta indicazione avanzata dal legislatore
civilistico e, quindi, presente in ogni bilancio conforme alla legge.
Infine, va anche effettuata l’immissione del dato relativo al numero medio di
dipendenti nel corso dell’anno, necessario ai fini del calcolo di indicatori per la
valutazione della produttività del personale.
Una volta completato l’input, il sistema restituisce immediatamente un duplice
output rispettivamente destinato al monitoraggio da parte del Comune “azionista” e
alla comunicazione alla cittadinanza.
La distinzione tra quadro interno e quadro esterno non è motivata da esigenze di
riservatezza, né rappresenta una limitazione alla comunicazione di informazioni che
sarebbero comunque di pubblico dominio, bensì dal diverso interesse (dei cittadini e
della amministrazione comunale) verso i molteplici indicatori che possono essere
calcolati. Infatti, se è vero che l’azionista deve monitorare attentamente sia la
performance economica che la situazione patrimoniale e finanziaria delle proprie
partecipate, la cittadinanza può avere interesse solo per aspetti di andamento
economico, capaci di evidenziare l’efficienza con cui il servizio di pubblica utilità
viene prestato; in aggiunta, è ovvia l’opportunità di limitare la numerosità degli
indicatori utilizzati per la comunicazione verso l’esterno proprio per rendere il
messaggio trasmesso più semplice e sintetico e quindi più fruibile dalla cittadinanza.
In ogni caso, sia per il monitoraggio che per la comunicazione, si è preferito
rendere il dato in forma grafica per una sua più immediata ed agevole leggibilità.
Nell’output destinato al monitoraggio da parte del Comune “azionista” gli
indicatori, sempre calcolati per l’ultimo triennio, sono i seguenti:
- current ratio;
- quick ratio;
- indice di copertura secca delle immobilizzazioni;
- indice di copertura relativa delle immobilizzazioni;
- grado di indebitamento;
- turn-over;
- valore aggiunto su fatturato;
- valore aggiunto su capitale investito;
- Return On Equity (ROE);
- Return On Investment (ROI);
- Return On Sales (ROS);
- Fatturato per dipendente;
3
- Costo del lavoro per dipendente;
- Immobilizzazioni tecniche per addetto.
4
APM SpA - APM Esercizi SpA
CODICI
VOCI
STATO PATRIM.
ATTIVO
A
Cred.v/soci rich.
A
Cred.v/soci non rich.
B-I-1
Costi impianto e ampl.
B-I-2
Costi ricerca, svil, pubb.
B-I-3
Diritti brevetto e ut. op.
B-I-4
Concess.,licenze, marc.
B-I-5
Avviamento
B-I-6
Immob. in corso e acc.
B-I-7
Altre
B-II-1
Terreni e fabbricati
B-II-2
Impianti e macchinario
B-II-3
Attrezzat. industr. e com.
B-II-3 bis Beni devolvibili
B-II-4
Altri beni
B-II-5
Immob. in corso e acc.
B-III-1-a Part. impr. controllate
B-III-1-b Part. impr. collegate
B-III-1-c
Part. impr. controllanti
B-III-1-d Part. altre imprese
B-III-2-a-L Cred. v/impr. controllate
B-III-2-b-L Cred. v/impr. collegate
B-III-2-c-L Cred. v/impr.controllanti
B-III-2-d-L Cred. v/altri
B-III-2-a-B Cred. v/impr. controllate
B-III-2-b-B Cred. v/impr. collegate
B-III-2-c-B Cred. v/impr.controllanti
B-III-2-d-B Cred. v/altri
B-III-3
Altri titoli
B-III-4
Azioni proprie
C-I-1
Rim.mat.prime, suss....
C-I-2
Rim.prod.lavor. e semil.
C-I-3
Rim.lavori in corso ord.
C-I-4
Rim.prod. finiti e merci
C-I-5
Acconti
C-II-1-L
Crediti v/clienti
C-II-2-L
Cred. v/impr. controllate
C-II-3-L
Cred. v/impr. collegate
C-II-4-L
Cred. v/impr.controllanti
C-II-4-bis-LCrediti tributari
C-II-4-ter-L Imposte anticipate
C-II-5-L
Cred. v/altri
C-II-1-B
Crediti v/clienti
C-II-2-B
Cred. v/impr. controllate
C-II-3-B
Cred. v/impr. collegate
C-II-4-B
Cred. v/impr.controllanti
C-II-4-bis-BCrediti tributari
C-II-4-ter-BImposte anticipate
C-II-5-B
Cred. v/altri
C-III-1
Part. impr. controllate
C-III-2
Part. impr. collegate
C-III-3
Part. impr. controllanti
C-III-4
Altre partecipazioni
C-III-5
Azioni proprie
C-III-6
Altri titoli
C-IV-1
Depositi bancari e post
C-IV-2
Assegni
C-IV-3
Denaro e val. in cassa
D
Ratei attivi
D
Risconti attivi annuali
D
Risconti attivi plurienn.
D
Disaggio su prestiti
TOTALE
2004
2003
166.885
202.680
182.909
2.040.037
4.629.510
290.304
23.737.876
599.652
11.232.987
367.964
523.435
15.797
653.658
2.412.675
3.819.179
4.027.168
30.000
5.176.573
12.392.980
4.578.956
11.501
273.588
1.270.768
78.637.082
222.514
246.834
236.576
6.540.379
3.752.940
321.570
22.083.152
2.087.872
8.783.503
126.350
228.330
15.387
661.426
3.576.755
3.445.234
5.059.440
5.400
23.877.382
242.094
11.670
85.227
1.136.175
5
82.746.210
2002
245.721
235.920
6.562.830
2.253.821
460.500
23.654.315
488.103
8.445.703
105.487
187.900
12.226
652.450
8.135.998
1.931.242
2.988.760
315.515
27.551.420
23.061
8.900
86.564
569.412
84.915.848
A-I
A-II
A-III
A-IV
A-V
A-VI
A-VII
A-VIII
A-IX
B-1
B-2-a
B-2-b
B-3-a
C
D-1-L
D-2-L
D-3-L
D-4-L
D-5-L
D-6-L
D-7-L
D-8-L
D-9-L
D-10-L
D-11-L
D-12-L
D-13-L
D-14-L
D-1-B
D-2-B
D-3-B
D-4-B
D-5-B
D-6-B
D-7-B
D-8-B
D-9-B
D-10-B
D-11-B
D-12-B
D-13-B
D-14-B
E
E
E
E
E
PASSIVO/NETTO
Capitale
Riserva sovrappr. az.
Riserve rivalutazione
Riserva legale
Riserva azioni proprie
Riserve statutarie
Altre riserve
Utile (Perdita) a nuovo
Utile (Perdita) eserc.
F. trattam. quiescenza
F. imposte
F. imposte differite
Altri fondi
Tratt. fine rapporto
Obbligazioni
Obbligazioni convert.
Debiti v/soci per finanz.
Debiti v/banche
Deb. v/altri finanziatori
Acconti
Debiti v/fornitori
Deb. rappr. da tit. cred.
Debiti v/ controllate
Debiti v/ collegate
Debiti v/ controllanti
Debiti tributari
Deb. v/ist. previd.
Altri debiti
Obbligazioni
Obbligazioni convert.
Debiti v/soci per finanz.
Debiti v/banche
Deb. v/altri finanziatori
Acconti
Debiti v/fornitori
Deb. rappr. da tit. cred.
Debiti v/ controllate
Debiti v/ collegate
Debiti v/ controllanti
Debiti tributari
Deb. v/ist. previd.
Altri debiti
Ratei passivi annuali
Ratei passivi plurienn.
Risconti passivi annuali
Risconti pass. plurienn.
Aggio su prestiti
TOTALE
1.750.696
16.237.201
732.306
13.525.787
964.476
42.221
92.125
103.292
10.261.668
3.527.334
4.627.107
4.821
55.600
921.550
923.250
3.261.433
1.449.357
20.241.300
78.637.082
6
1.750.696
16.237.201
732.306
13.176.273
1.750.696
16.237.201
1.313.992
240.856
103.292
10.447.336
893.029
194.372
4.438.888
6.603.056
500.596
84.260
1.584.890
931.306
5.014.164
11.572.837
1.422.857
17.076.840
82.746.210
153.664
4.311.909
405.531
2.007.493
10.202.109
871.805
9.469.844
7.648.122
1.053.627
233.719
769.021
920.423
3.363.455
6.230
1.423.736
12.514.426
84.915.848
A-1
A-2
A-3
A-4
A-5
B-6
B-7
B-8
B-9-a
B-9-b
B-9-c
B-9-d
B-9-e
B-10
B-11
B-12
B-13
B-14
C-15
C-15
C-15
C-16-a
C-16-a
C-16-a
C-16-a
C-16-b
C-16-c
C-16-d
C-16-d
C-16-d
C-16-d
C-17
C-17
C-17
C-17
D-18-a
D-18-b
D-18-c
D-19-a
D-19-b
D-19-c
E-20
E-20
E-20
E-21
E-21
E-21
*22
*22
*22
*24
*25
*26
*26
*26
C/ECONOMICO
Ricavi vendite e prest.
Variaz. rim. prodotti
Variaz. lavori in corso
Increm. immob. lav. int.
Altri ricavi e proventi
Mat. prime, suss., merci
Servizi
Godimento beni terzi
Salari e stipendi
Oneri sociali
Trattam. fine rapporto
Trattam. quiescenza
Altri costi personale
Ammortam. e svalutaz.
Var.rim. mat.pr., merci
Accant. per rischi
Altri accantonamenti
Oneri diversi gestione
Proventi part. controllo
Proventi part. colleg.
Proventi altre part.
Prov.cred.imm.contr.ate
Prov.cred.imm.colleg.
Prov.cred.imm.contr.ti
Altri prov.cred.imm.
Titoli immob. non part.
Titoli att.circ. non part.
Altri prov. controllate
Altri prov. collegate
Altri prov. controllanti
Altri proventi finanziari
Inter. e on.fin. controllate
Inter. e on.fin. collegate
Inter. e on.fin.controllanti
Interessi e altri oneri fin.
Rivalutaz. partecipaz.
Rival. imm.fin. non part
Rivalutaz. titoli att.circ.
Svalutaz. partecipaz.
Sval. imm.fin. non part
Svalutaz. titoli att.circ.
Proventi straordinari
Plusval. da alienazioni
Differenze att. convers.
Oneri straordinari
Minusval. da alienazioni
Differ. pass. convers.
Imposte sul reddito es.
Imposte correnti
Imposte differite
Rettifiche norme tribut.
Accanton. norme tribut.
Utile (Perdita) eserc.
Utile/Perd. es. gruppo
Utile/Perd. es. terzi
12.720.570 13.357.573
46.984.183 40.294.963
5.328.200
5.442.987
22.451.685 19.357.815
4.502.078
3.353.426
15.257.560 15.367.962
4.789.051
4.722.139
1.253.803
1.279.142
624.179
514.063
4.027.697
2.892.136
7.768 8.976
408.756
94.996
603.135
10.567
326.312
747.849
1
310.331
417.135
343.030
5.787
1.231.072
1.869.512
860.773
902.389
885.312
1.013.402
968.305
16.309
42.221
1.313.992
62.004.700
7 57.130.670
13.405.272
35.964.656
5.600.041
16.331.730
1.640.960
15.134.330
4.598.384
1.286.582
713.667
3.342.269
7.085
500.471
327.317
515.644
526.483
12.074.339
146.339
907.728
11.572.837
75.226.206
Più circoscritto è, invece, il set di indicatori destinato alla comunicazione alla
cittadinanza. Tali indicatori non comprendono gli aspetti relativi alla solidità
patrimoniale ed alla situazione finanziaria delle imprese di pubblici servizi locali, né
quelli relativi alla loro redditività in termini di capitale proprio. Esso comprende
invece gli indicatori relativi alla economicità ed alla efficienza delle aziende, ovvero i
seguenti indicatori:
- Valore aggiunto su capitale investito;
- Return On Investment (ROI);
- Return On Sales (ROS);
- Fatturato per dipendente;
- Costo del lavoro per dipendente;
- Immobilizzazioni tecniche per addetto.
I primi tra gli indicatori elencati sono utili a valutare l’esistenza di condizioni di
equilibrio finanziario, andando ad investire:
- la situazione di solvibilità, ossia la capacità dell’impresa di soddisfare con
tempestività ed economicità il fabbisogno finanziario a breve con le attività
liquide o liquidabili a scadenze ravvicinate;
- la situazione di solidità finanziaria, ossia la capacità dell’impresa di soddisfare
nel tempo i fabbisogni finanziari della gestione nelle scadenze e secondo le
modalità preventivate ossia di mantenere nel medio-lungo periodo un costante
equilibrio tra le uscite monetarie, connesse al rimborso dei debiti, e le entrate
monetarie, derivanti dal realizzo degli impieghi, in modo da non compromettere,
tra l’altro, l’equilibrio economico della gestione.
In particolare, per valutare la situazione di solvibilità si fa uso del current ratio e
del quick ratio; il primo pone in relazione i valori di quelle attività e passività che
sono contraddistinte da analoghi termini di breve durata; esso è, pertanto, espressivo
della situazione di liquidità in senso lato, intesa come generica attitudine alle attività
a breve di bilancio di soddisfare gli impegni parimenti a breve.
Tuttavia, tale indice, pur essendo diffusamente utilizzato, non sempre è
adeguatamente significativo per la presenza al numeratore delle scorte di magazzino,
il cui ciclo di realizzo può essere più lento e problematico del previsto. È, quindi,
opportuno affiancare al calcolo del current ratio quello del quick ratio, che esprime la
8
capacità dell’impresa di fare fronte ai propri impegni finanziari a breve con i flussi di
cassa rivenienti, oltre che dalle liquidità immediate, dal realizzo di quelle differite.
Il passo successivo nello studio degli equilibri finanziari consiste, come si è
accennato, nello studio della solidità strutturale dell’impresa, espressa da un
equilibrato rapporto tra investimenti durevoli e fonti di finanziamento stabili,
attuabile correlando il livello delle immobilizzazioni con quello del capitale proprio e
delle redimibilità (o passività a medio-lungo termine).
Una simile affermazione si motiva in ragione dell’opportunità di coprire con fonti
decisamente stabili quegli investimenti che, per loro natura e destinazione, sono
caratterizzati da un lento e graduale ritorno in forma liquida, tale da non consentire di
fare fronte ad eventuali obblighi di restituzione a breve termine delle risorse
finanziarie in essi impiegate.
Per l’analisi della solidità gli indicatori più significativi sono dati dal quoziente di
copertura secco delle immobilizzazioni (detto anche quoziente di garanzia o
quoziente primario di struttura) e dal quoziente di copertura relativo delle
immobilizzazioni.
Il primo è costituito dal rapporto tra l’entità del capitale proprio ed il volume delle
immobilizzazioni e definisce il peso dei mezzi di proprietà nel processo di
investimento in elementi patrimoniali a fecondità ripetuta, sicché tanto più elevato è il
suo valore, tanto minore si palesa la quota dell’indebitamento destinata a coprire le
immobilizzazioni o, per converso, tanto maggiore la quota delle capitalizzazioni che
finanziano l’attivo corrente.
Algebricamente, detto indice può assumere valori compresi tra zero (in assenza di
capitale proprio) ed infinito (in assenza di investimenti in immobilizzazioni); tuttavia,
è plausibile asserire che esso debba preferibilmente presentare valori almeno prossimi
all’unità, ad indicare che il finanziamento delle immobilizzazioni avviene pressoché
esclusivamente con mezzi propri. In caso contrario, si rende necessario indagare sul
peso del credito a breve, da un lato, e di quello a medio e lungo termine, dall’altro,
nella struttura finanziaria d’impresa.
Infatti, dove il quoziente di copertura delle immobilizzazioni risulti inferiore
all’unità e, quindi, il margine di struttura sia negativo, è necessario che lo “spread”
venga fronteggiato attraverso l’acquisizione di passività consolidate, essendo
evidente che il ricorso, anche parziale, all’indebitamento corrente per finanziare gli
impieghi in attivo fisso è una soluzione foriera di gravi squilibri.
9
Pertanto, è opportuno estendere l’analisi all’indice di copertura relativo delle
immobilizzazioni (detto anche quoziente secondario di struttura) dove, a differenza
del precedente quoziente, al numeratore viene riportata la sommatoria di redimibilità
e capitalizzazioni, mentre al denominatore figura sempre l’attivo immobilizzato.
Anche questo indice può assumere valori compresi tra zero (in assenza di
finanziamenti stabili) ed infinito (in assenza di investimenti in immobilizzazioni); se
esso risulta pari all’unità, significa che si realizza una situazione di equilibrio tra
immobilizzazioni e finanziamenti a medio e lungo termine, sia provenienti da terze
economie che di proprietà dell’impresa.
Valori superiori indicano la condizione per cui le fonti stabili offrono un’adeguata
copertura alle attività immobilizzate finanziando anche, in misura più o meno
consistente, le attività correnti, mentre preoccupante è la situazione in cui l’indicatore
presenta un valore inferiore all’unità, atteso che in questo caso le fonti di
finanziamento stabili non arrivano a coprire il fabbisogno generato dagli investimenti
in attivo fisso.
Un ulteriore e fondamentale elemento di giudizio sulla struttura finanziaria
dell’impresa è rappresentato dal grado di indebitamento, dato dal rapporto tra il
capitale complessivamente investito e il capitale proprio, che esprime in maniera
sintetica ed efficace il livello di dipendenza finanziaria della gestione da mezzi di
terzi. Infatti, le tipiche condizioni di equilibrio della struttura finanziaria prevedono,
fra l’altro, il mantenimento o il perseguimento di un appropriato rapporto tra mezzi
finanziari di origine esterna e di origine interna, acquisiti con vincoli differenti.
Tale equilibrio strutturale trova il suo fondamento nel fatto che nessuna impresa
può conseguire un’assoluta indipendenza dall’indebitamento, dato che tutte, anche le
più solide e redditizie, tendono a conseguire e a consolidare la capacità di credito,
contenendo il livello dell’indebitamento in rapporto a quello dei finanziamenti
acquisibili con il vincolo del pieno rischio.
Il tasso di rotazione del capitale investito, ottenuto dal rapporto tra i ricavi netti di
esercizio e il capitale complessivamente investito nella gestione, è l’indice di
rotazione più generale, atteso che esprime quante volte gli investimenti tornano
liquidi nel corso di un esercizio per mezzo del fatturato.
In particolare, il suo valore è inferiore all’unità in presenza di processi economicoproduttivi non in grado di recuperare il capitale investito attraverso i ricavi
10
nell’annualità, mentre è superiore all’unità quando questo recupero avviene più di
una volta nell’arco del medesimo periodo.1
Gli indicatori calcolati impiegando al numeratore il valore aggiunto sono indici di
efficienza, in quanto destinati ad apprezzare la capacità dell’impresa di produrre
ricchezza attraverso un razionale ed economico impiego delle risorse.
In particolare, il tasso di ritorno del fatturato in termini di valore aggiunto rende
possibile acquisire rilevanti informazioni inerenti l’attitudine dell’impresa a produrre
ulteriore ricchezza rispetto al valore dei beni e dei servizi acquisiti da terzi:
Il livello massimo di questo indice corrisponde all’unità (o al 100% in termini
percentuali), livello avvicinabile solo da quelle attività economico-produttive
consistenti nella prestazione di servizi su base professionale e personale; via via che il
valore dell’indice scende, la ricchezza lorda è in misura crescente assorbita da un
consumo di fattori non strutturali provenienti da terze economie.
Una discesa sotto il livello di benchmark, che non sia effetto di deliberate politiche
di esternalizzazione attuate da parte del management aziendale, costituisce un segnale
di allarme da considerare con estrema attenzione.
Moltiplicando l’indice in esame per il tasso di rotazione del capitale investito, si
ottiene il tasso di ritorno del capitale investito in termini di valore aggiunto, che
indica la capacità dell’impresa di generare nuova ricchezza in rapporto al capitale
nella stessa impiegato.
Tale indice può essere considerato come una misura di produttività del capitale
complessivamente investito nella attività d’impresa.
Se il valore dell’indice si posiziona al di sotto del valore di benchmark, segnala la
necessità di intraprendere, in alternativa ma anche in concomitanza, delle azioni tese
rispettivamente ad incrementare il valore aggiunto o a ridurre il capitale investito.2
1
Per quanto concerne le determinanti di questo tasso, esse sono rinvenibili in una serie di indici di
rotazione e di durata che esprimono, seppure in diversi termini, la velocità dei processi aziendali; in
ogni caso, fermo restando che l’impresa deve comunque tendere a massimizzare questo tasso di
rotazione, non ha una sufficiente attendibilità fornire in generale un valore medio o adeguato per
tale indice, atteso che esso varia in maniera consistente da settore a settore in relazione alla
necessità di acquisire per l’attività che si intende svolgere una quantità più o meno rilevante di
fattori rigidi della produzione o, viceversa, di fattori elastici. Infatti, i primi mostrano la tendenza a
tornare in forma liquida attraverso il conseguimento dei ricavi in maniera decisamente più lenta
rispetto ai secondi; un’impresa che nella sua attività debba fare consistente ricorso a fattori rigidi ha
quindi una complessiva rotazione degli investimenti marcatamente più ridotta rispetto ad un’altra
che abbisogni principalmente di fattori elastici.
2
In particolare, il valore aggiunto potrebbe migliorare per effetto di:
11
Il management dell’impresa potrebbe trovare decisamente utile questo indice,
mentre meno sensibili al suo contenuto informativo potrebbero essere gli azionisti,
tradizionalmente più attenti ad indicatori capaci di evidenziare più direttamente il
livello di remunerazione dei loro investimenti.
Peraltro, questo indicatore ha una elevata valenza sociale, oltre che economica, in
quanto evidenzia in che misura il sistema aziendale accresce le risorse assorbite
nell’arco del periodo considerato, mettendone in luce il ruolo costruttivo o dannoso
(in caso di assenza di valore aggiunto o, persino, di distruzione di ricchezza) nel
quadro del tessuto socio-economico in cui agisce.
Seguono indicatori più “classici” di redditività, tra cui, in primo luogo, il ROE
(Return On Equity), o tasso di redditività del capitale proprio, che si calcola
rapportando il reddito netto alle risorse proprie.
Il campo di variabilità di questo indice, solitamente espresso in termini percentuali,
è decisamente esteso. Infatti, fermo restando che il valore del denominatore deve
essere positivo (in situazioni di deficit il calcolo dell’indice perde significato), il ROE
può assumere qualsiasi valore positivo o negativo, rispettivamente se si rileva un utile
o una perdita di esercizio.
La gamma dei più significativi indici di redditività si arricchisce con il ROI
(Return On Investment), o tasso di redditività operativa del capitale investito, dato
dal rapporto tra reddito operativo e capitale investito.
Il valore di questo indice, sempre espresso in termini percentuali, può variare da
meno infinito a più infinito in quanto, a fronte di un capitale investito comunque
maggiore di zero, il reddito operativo può assumere valori positivi o negativi.
Il rapporto in esame è in grado di esprimere il rendimento del capitale impiegato
nell’impresa in relazione alla sola gestione caratteristica e, quindi, consente di
giudicare l’efficienza degli organi di governo, tenuti a rendere conto
dell’amministrazione di un capitale impiegato nella gestione caratteristica, a
prescindere dalle fonti di finanziamento della gestione medesima.
a) un incremento del fatturato ad un tasso più elevato di quello di crescita degli acquisti di beni e
servizi da terze economie;
b) una riduzione degli acquisti (mediante economie nell’impiego dei fattori) a parità di fatturato.
Delle possibili azioni tese alla riduzione del capitale investito potrebbero, invece, consistere in:
a) dismissione di immobilizzazioni non più essenziali all’attività economico-produttiva;
b) dismissione di investimenti non profittevoli;
c) riduzione di attività correnti non strettamente correlate alla capacità produttiva dell’impresa.
d)
12
Infine, tra gli indicatori di redditività, il ROS è quello espressivo della capacità
dell’impresa di ricarico sui costi operativi nella formazione dei prezzi di vendita; in
altri termini, segnala la capacità dei ricavi di coprire tutti i costi della gestione
caratteristica.
Esso può assumere valori minori, maggiori o uguali a zero, in dipendenza del
segno del numeratore.
I precedenti quozienti di bilancio trovano poi completamento nella costruzione
degli indicatori di produttività dell’impresa. Si tratta di indici particolarmente ricchi
di significato se osservati nella dinamica temporale e, soprattutto, se confrontati con
quelli registrati da altre aziende operanti nello stesso settore produttivo o in settori tra
loro affini.
In particolare, rapportando il fatturato, ottenuto in un determinato periodo
amministrativo, al numero di addetti mediamente occupati dall’impresa nello stesso
periodo, si ottiene il fatturato per addetto, grandezza significativa che esprime la
produttività del lavoro.
Tuttavia, per valutare efficacemente le risultanze di questo indicatore, bisogna
considerare anche il ruolo degli investimenti aziendali; infatti, la produttività del
lavoro può aumentare apprezzabilmente a seguito di una massiccia politica di
investimenti. In questi casi si assiste ad un progressivo aumento della produttività del
lavoro collegato, per lo più, al diverso grado di “meccanizzazione”.
Particolare importanza va quindi riservata anche all’indice delle immobilizzazioni
tecniche per addetto, dato dal rapporto tra il valore di tali investimenti, presenti
nell’azienda in un determinato periodo di tempo, ed il numero degli addetti occupati
presso l’azienda stessa.
Tale indice viene utilizzato ogni qual volta si intende far conoscere il grado di
capitalizzazione dell’impresa per ogni unità di personale impiegato; infatti, esso
indica la quantità di attività fisse necessarie affinché i dipendenti possano operare
efficientemente.
Un altro indicatore di notevole utilità, principalmente se rapportato al precedente, è
l’indice delle spese di personale per addetto. Si calcola rapportando l’ammontare
complessivo dei costi che l’impresa sostiene per il personale in un determinato
periodo amministrativo, al numero medio di persone presso di essa occupate nel
medesimo periodo. Questo indice esprime quanto viene speso dall’azienda in ogni
esercizio per ogni persona occupata.
13
Di seguito sono riportate le esemplificazioni dei grafici contenenti i suddetti
indicatori e calcolati sui dati 2002-2004 di APM.
2,50
2,25
2,32
2,00
1,70
1,40
1,50
1,74
1,43
1,00
0,50
Quick ratio
0,00
Current ratio
2002
2003
2004
1,40
1,37
1,29
1,20
1,20
1,00
0,93
1,05
1,15
0,80
0,60
0,40
0,20
Copert. relativa immob.
0,00
Copert. secca immob.
2002
2003
2004
14
Grado indebitamento
1,77
1,80
1,60
1,60
1,43
1,40
1,20
1,00
0,80
0,60
0,40
0,20
0,00
2002
2003
2004
Turn-over
0,76
0,80
0,65
0,70
0,58
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
0,00
2002
2003
2004
15
60,0%
51,2%
46,4%
50,0%
45,8%
40,0%
29,8%
30,0%
34,7%
30,1%
20,0%
10,0%
Valore aggiunto su fatturato
0,0%
Valore aggiunto su capitale
investito
2002
2003
2004
60,00%
51,54%
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
0,43%
0,24%
1,61%
0,25%
10,00%
0,16%
1,22%
4,12%
R.O.S.
0,00%
-0,13%
R.O.I.
-10,00%
R.O.E.
2002
2003
2004
16
120.000
106.998
93.798
84.974
100.000
80.000
58.350
60.000
62.049
37.406
38.258
57.079
39.291
40.000
20.000
Fatturato x dipend.
Costo lavoro x dipend.
Imm obilizz. tecniche x addetto
2002
2003
2004
Gli aspetti extra contabili del cruscotto
Questa seconda parte del cruscotto di controllo, prevedendo indicatori di
efficienza, efficacia e qualità del servizio, si compone di una sezione per ciascuna
azienda erogatrice. In particolare, vengono di seguito proposti, nell’ordine, i cruscotti
di controllo per Gesenu, Umbra Acque e APM.
Tali cruscotti contengono principalmente indicatori non monetari e quindi non
desumibili dall’analisi dei dati di bilancio; tuttavia vi sono compresi anche tutti
quegli indicatori monetari che sono desumibili anche dall’analisi dei bilanci ma che,
proprio per la natura e le caratteristiche del bilancio, sono disponibili non con
l’articolazione temporale richiesta o senza la possibilità di scorporare la commessa
Comune di Perugia. Infatti, come è noto, le informazioni desumibili dai bilanci sono
relative all’intera attività d’impresa, sono disponibili solo a livello annuale e inoltre,
proprio per la normativa che regola i tempi per l’approvazione e il deposito del
bilancio, spesso sono disponibili non prima della metà dell’anno successivo a quello
di riferimento.
Questa seconda parte del cruscotto deve dunque essere alimentata mediante un
flusso informativo - opportunamente standardizzato e reso stabilmente operativo - da
parte delle aziende interessate verso il Servizio Gestione delle aziende in concessione
del Comune.
La periodicità di tale flusso informativo può essere diversa. In relazione alle
informazioni raccolte, si ritiene che una periodicità quadrimestrale possa essere un
17
valido compromesso tra le esigenze di aggiornamento e tempestività del Comune e
l’aggravio di lavoro per le aziende che devono provvedere a raccogliere,
sistematizzare ed inviare i dati. In ogni caso, resta la possibilità per il comune, in
relazione a particolari esigenze, di richiedere informazioni con frequenza maggiore;
infatti, essendo la forma di diffusione e presentazione del cruscotto quella del sito
internet, questo può essere aggiornato continuamente man mano che le informazioni
provengono dalle aziende interessate.
Va fatto presente come i cruscotti specifici presentati siano stati messi a punto
utilizzando le informazioni che già oggi le aziende inviano al comune; solo in alcuni
casi vengono proposti indicatori che per poter essere calcolati necessitano della
disponibilità di informazioni attualmente non fornite e che necessitano di semplici
elaborazioni ad hoc su dati elementari già disponibili e, a volte, anche di vere e
proprie rilevazioni aggiuntive.
Inoltre alcuni indicatori sono volti ad operare un confronto tra alcune
caratteristiche del servizio erogato a Perugia con le medesime caratteristiche rilevate
in altre città capoluogo di dimensioni confrontabili. Dunque, oltre ai dati provenienti
dalle aziende che erogano i servizi, alcuni indicatori sono basati su fonti informative
esterne come il Sistan o le associazioni nazionali delle aziende che erogano i servizi,
o ancora altre associazioni come Legambiente. La problematica principale connessa
all’ottenimento e diffusione di questi indicatori è quasi sempre costituita
dall’intervallo di tempo, a volte anche di diversi anni, tra l’anno di riferimento delle
informazioni e l’anno di disponibilità delle stesse.
Anche questa seconda parte del cruscotto è costruita su tanti file di foglio
elettronico Excel per quante sono le aziende oggetto di monitoraggio. Ciascun file è
articolato su tre distinte cartelle, dedicate rispettivamente all’input dei dati, al quadro
di indicatori per “uso interno” ed a quello per “uso esterno”.
In analogia con quanto previsto per la prima parte del cruscotto, nella cartella
dedicata all’input, vengono inseriti nelle celle evidenziate in giallo i dati richiesti;
l’operazione è agevolata e resa accessibile anche ai “non addetti ai lavori” grazie al
puntuale riferimento ai dati richiesti ed alla protezione della parte delle cartelle non
dedicate all’input dei dati.
Una volta completato l’input, il sistema restituisce immediatamente un duplice
output rispettivamente destinato al monitoraggio da parte del Comune “azionista” e
alla comunicazione alla cittadinanza.
18
Anche in questo caso la distinzione non è motivata da esigenze di riservatezza,
bensì dal diverso interesse verso i molteplici indicatori che potrebbero essere calcolati
e dalla opportunità di limitare la numerosità degli indicatori utilizzati per la
comunicazione verso l’esterno proprio per rendere il messaggio trasmesso più
incisivo e fruibile dalla cittadinanza.
In analogia con quanto previsto per il monitoraggio economico finanziario, per la
presentazione dei dati si è preferito rendere il dato in forma grafica per una sua più
immediata ed agevole leggibilità.
19
Cruscotto specifico GESENU
Il cruscotto specifico relativo alla Gesenu prevede nel foglio di input l’inserimento
di dati provenienti da fonti diverse e con diverso grado di aggiornamento. Alcuni dati
sono infatti rilevati a cadenza annuale, altri a cadenza quadrimestrale, altri ancora a
cadenza mensile seppure trasmessi al comune a cadenza quadrimestrale.
Le informazioni rilevate sono la quota dei rifiuti raccolti in modo differenziato sul
totale dei rifiuti solidi urbani. Esse vengono rilevate a cadenza annuale e gli output
vengono destinati al quadro esterno in modo da fornire al cittadino utente una
indicazione sullo stato della raccolta differenziata nel proprio comune in relazione
alla media regionale e nazionale nonché agli obiettivi prefissati.
Diverse sono le fonti da cui vanno acquisite tali informazioni. Mentre infatti i dati
relativi al comune di Perugia vengono forniti da Gesenu non più tardi della metà
dell’anno successivo a quello di riferimento, le medie regionali e nazionali vanno
acquisite dall’Istat – statistiche ambientali, con almeno due anni di ritardo.
Di seguito viene riportato il foglio di input dei dati con il grafico proposto nel
quadro esterno
Cruscotto specifico GE.Se.N.U.
Dati annuali
Frazione Raccolta differenziata: confronto Perugia Umbria Italia (quadro esterno)
Ultimo anno disponibile
%
fonte
Frazione R.D. Perugia
Frazione R.D. Umbria
Frazione R.D. Italia
Perugia
Umbria
Italia
Obiettivo
26,60%Gesenu Spa
18,00%Istat
21,50%Istat
2000
23,6
6,9
14,4
15
2001
21,9
12,7
17,4
25
20
2002
26,1
15,6
19,2
25
2003
26,6
18
21,5
35
2004
35
2005
35,7
35
35
% raccolta differenziata
40
35
30
Perugia
Umbria
Italia
Obiettivo
25
20
15
10
5
0
2000
2001
2002
2003
2004
Vengono poi richieste informazioni, sempre annuali, relative alla popolazione
residente, desunta dalle risultanze anagrafiche, e al totale dei rifiuti raccolti in
modo da calcolare un indicatore di quantità di rifiuti raccolti pro capite e seguirne
l’andamento nel tempo. Anche questo indicatore viene visualizzato nel quadro
esterno.
Comune di Perugia: Raccolta rifiuti pro capite (quadro esterno)
Popolazione residente (Fonte: anagrafe comunale)
Quantità totale raccolta rifiuti (Fonte: Gesenu Spa)
Quantità raccolta pro capite (tonn.)
(Quantità raccolta totale /Popolazione residente)
2000 2001
156673 158282
111000 114000
2002
149350
123000
2003
150823
110000
2004
153857
130000
2005
157842
160000
2000 2001
0,71
0,72
2002
0,82
2003
0,73
2004
0,84
2005
1,01
21
Quantità raccolta pro capite (tonn.)
1,20
1,00
0,80
0,60
0,40
0,20
0,00
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Vengono inoltre richieste informazioni a livello mensile sul totale dei rifiuti
raccolti in modo indifferenziato e in modo differenziato i cui indicatori vengono
presentati nel quadro interno in quanto di interesse del Comune che può monitorare
costantemente l’andamento del fenomeno.
Dati mensili rilevati a cadenza quadrimestrale
Raccolta rifiuti e raccolta differenziata per mese (quadro interno)
COMUNE DI PERUGIA RACCOLTA DIFFERENZIATA ANNO 2005
RIEPILOGO GENERALE
GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
TIPO RIFIUTO
R.S.U. TAL QUALI
SPAZZAMENTO STRADALE
TOTALE R.S.U E SPAZZAMENTO
RACCOLTE DIFFERENZIATE
TOTALE GENERALE
MAGGIO
TONN
5697,65
619,70
6317,35
4704,31
11021,66
5136,46
723,42
5859,88
2995,23
8855,11
6259,67
920,66
7180,33
3223,39
10403,72
6427,28
786,30
7213,58
2853,88
10067,46
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
Fonte: cartella "Riepilogo Perugia 2005 (Comune PG)", foglio "R.S.U. SPAZ. MECC.", righe da 1 a 13, colonne da A ad O
22
GENNAIO
R.S.U. E SPAZZAMENTO
RACCOLTE DIFFERENZIATE
TOTALE GENERALE
FEBBRAIO
6317,35
4704,31
11021,66
MARZO
5859,88
2995,23
8855,11
APRILE
7180,33
3223,39
10403,72
MAGGIO
7213,58
2853,88
10067,46
0
0,00
0,00
Composizione percentuale raccolta rifiuti per mese (quadro interno)
GENNAIO
R.S.U E SPAZZAMENTO
RACCOLTE DIFFERENZIATE
TOTALE GENERALE
FEBBRAIO
57,32%
42,68%
100,00%
MARZO
66,18%
33,82%
100,00%
APRILE
69,02%
30,98%
100,00%
71,65%
28,35%
100,00%
MAGGIO
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
Vengono poi considerate informazioni circa la tipologia della raccolta differenziata
con periodicità quadrimestrale. I dati riportati nello schema seguente tuttavia non
sono reali ma simulati e presentati al solo fine di visualizzare i grafici di confronto;
andranno sostituiti con dati reali nella messa a regime del cruscotto.
Composizione % della raccolta differenziata per tipologia di materiali per quadrimestre (dati simulati)
carta
Gen-Apr2004
Gen-Apr2005
cartone
11
12
RDM
15
8
Legno
1
2
Verde
12
12
Non ferrosi
12
12
12
12
Ferrosi
12
6
Tali indicatori vengono presentati nel quadro interno in modo da consentire
all’amministrazione comunale di monitorare con frequenza quadrimestrale
l’andamento della raccolta differenziata e concordare con la Gesenu eventuali azioni
promozionali per favorire particolari tipologie di materiali nella raccolta
differenziata.
Oltre ad informazioni derivanti da fonti aziendali o secondarie ufficiali (Sistan), su
alcuni aspetti ritenuti di grande importanza per valutare in modo oggettivo la qualità
del servizio si possono prevedere, anche in collaborazione con l’azienda erogatrice
del servizio, apposite rilevazioni.
A titolo esemplificativo nel corso del 2003 è stata condotta una indagine sul grado
di riempimento dei contenitori RSU, sul livello di pulizia degli stessi e sull’eventuale
presenza di rifiuti fuori dai contenitori. L’indagine a livello sperimentale è stata
condotta su un campione di cassonetti dislocati nella città ed ha dimostrato di poter
aggiungere un tassello importante nel panorama informativo esistente. Tali indagini,
23
una volta messe a regime e ripetute nel tempo, possono contribuire ad una
conoscenza specifica del fenomeno e, per alcuni aspetti principali, possono
contribuire anche ad alimentare il cruscotto.
%
% Contenitori con rifiuti nelle Contenitori
piazzole
danneggiati
26
34
Anno
2003
Indagine contenitori RSU anno 2003
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
34
26
% Contenitori con % Contenitori
rifiuti nelle
danneggiati
piazzole
24
Cruscotto specifico Umbra acque
Anche il cruscotto specifico per il servizio di erogazione di acqua potabile
prevede un foglio di input di dati con annessa un’area di calcolo degli indicatori e
la visualizzazione degli stessi in forma grafica in un quadro interno e un quadro
esterno. Di seguito vengono riportati i dati richiesti nella zona di input e i principali
grafici restituiti.
Gli indicatori riguardanti la quantità di acqua erogata, il numero di contatori
allacciati, i tempi medi di allaccio, i tempi di manutenzione e l’incidenza dei
reclami vengono proposti nel quadro esterno, mentre gli altri indicatori vengono
limitati al quadro interno.
Per quanto attiene al servizio di erogazione idrica la fonte informativa che
consente di alimentare il cruscotto con periodicità annuale è quella aziendale;
anche in questo caso i dati riportati nello schema non sono reali ma simulati, e
sono stati riportati al solo fine di visualizzare una esemplificazione dei grafici
prodotti dal sistema.
Fonte: Umbra Acque (dati simulati)
Quantità acqua erogata (MC)
Numero utenti (contatori)
Km rete
Tempo medio allaccio (gg)
Tempo medio interventi manutenzione (gg)
Numero interventi manutenzione
Numero reclami
Energia consumata (€)
Indice intensità sfruttamento rete (mc/km)
Indice di consumo energetico (€/mc)
Indice incidenza interventi manutenzione per Km rete
Indice incidenza reclami (n. reclami/n. utenti)
Quantità acqua erogata (MC)
Numero utenti (contatori)
Km rete
Tempo medio allaccio (gg)
Tempo medio interventi manutenzione (gg)
25
2002
29.000.000
190.000
4.500
30
3
13.000
670
8.000.000
6.444,4
0,276
2,89
0,35%
2003
30.850.328
202.857
4.649
25
4
15.295
710
8.854.044
6.635,9
0,287
3,29
0,35%
2004
31.000.000
210.000
4.700
27
5
15.000
700
9.000.000
6.595,7
0,290
3,19
0,33%
2005
31.500.000
213.000
4.850
23
3
14.500
650
9.200.000
6.494,8
0,292
2,99
0,31%
2002
29000000
2002
190000
2002
4500
2002
30
2002
3
2002
2003
30850328
2003
202857
2003
4649
2003
25
2003
4
2003
2004
31000000
2004
210000
2004
4700
2004
27
2004
5
2004
2005
31500000
2005
213000
2005
4850
2005
23
2005
3
2005
Indice intensità sfruttamento rete (mc/km)
Indice di consumo energetico (€/mc)
Indice incidenza interventi manutenzione per Km rete
Indice incidenza reclami (n. reclami/n. utenti)
6.444,4
2002
0,276
2002
2,89
2002
0,35%
6.635,9
2003
0,287
2003
3,29
2003
0,35%
Quantità acqua erogata (m c)
35000000
30000000
25000000
20000000
15000000
10000000
2002
2003
2004
2005
Num ero utenti (contatori)
220000
200000
180000
160000
140000
120000
100000
2002
2003
2004
26
2005
6.595,7
2004
0,290
2004
3,19
2004
0,33%
6.494,8
2005
0,292
2005
2,99
2005
0,31%
Tem po m edio allaccio (gg)
30
25
20
15
10
5
0
2002
2003
2004
2005
Tem po m edio interventi m anutenzione (gg)
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
0
2002
2003
2004
2005
Indice incidenza reclam i (n. reclam i/n. utenti)
0,40%
0,35%
0,30%
0,25%
0,20%
0,15%
0,10%
0,05%
0,00%
2002
2003
2004
27
2005
Km rete
5000
4800
4600
4400
4200
4000
3800
3600
3400
3200
3000
2002
2003
2004
2005
Indice intensità sfruttam ento rete (m c/km )
6.800,0
6.600,0
6.400,0
6.200,0
6.000,0
5.800,0
5.600,0
5.400,0
5.200,0
5.000,0
2002
2003
2004
2005
Indice di consum o energetico (€/m c)
0,300
0,290
0,280
0,270
0,260
0,250
0,240
0,230
0,220
0,210
0,200
2002
2003
2004
28
2005
Indice incidenza interventi m anutenzione per Km rete
3,40
3,20
3,00
2,80
2,60
2,40
2,20
2,00
2002
2003
2004
2005
Cruscotto specifico APM
Anche il cruscotto specifico per il servizio di trasporto pubblico urbano viene
alimentato con dati provenienti dall’azienda erogatrice del servizio, rilevati e
trasmessi al comune con cadenza annuale. Tali dati consentono di valutare
l’andamento nel tempo dei principali aspetti del servizio di natura extracontabile e
non desumibili dai dati di bilancio.
Si tratta, in particolare, di alcuni indicatori quantitativi di erogazione del servizio di
trasporto come i chilometri percorsi, il numero delle linee, il numero delle fermate, il
numero dei passeggeri trasportati; altri indicatori cercano di valutare la qualità
oggettiva del servizio e il suo andamento nel tempo come la quota delle corse
effettuate su quelle programmate, la quota di corse in orario (definite come le corse
che arrivano al capolinea con un ritardo inferiore ai 5 minuti), l’età media del parco
mezzi, la quota dei mezzi climatizzati, la quota delle fermate dotate di pensilina.
Come per i servizi analizzati in precedenza alcuni di questi indicatori vengono
visualizzati nel quadro esterno, destinato ad una informativa verso la cittadinanza,
mentre altri vengono limitati al quadro interno destinato a consentire una attività di
controllo e indirizzo da parte dell’amministrazione comunale.
29
Di seguito viene riportato il quadro di input dei dati ed i grafici visualizzati
Cruscotto specifico APM
La zona di input è quella con sfondo giallo
Input dati forniti da APM
2002
Corse effettuate
Corse programmate
Corse in orario (ritardo < 5 min)
Età media autobus
Veicoli climatizzati
Autobus totali
Fermate con pensilina
Fermate totali
Autobus a basso impatto ambientale
Km percorsi
Numero linee
Numero fermate
% corse effettuate su corse
programmate
% corse in orario
Età media autobus
% veicoli climatizzati
% fermate con pensilina
% autobus a basso impatto ambientale
2003
9,5
2004
2005
2006
#DIV/0!
#DIV/0!
0,0
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
115
125
1.700
69
6,4
41
115
131
1.700
98
6,2
52
114
142
1.700
106
#DIV/0!
#DIV/0!
9,5
0,0
7,4
60,0
#DIV/0!
#DIV/0!
6,4
35,7
7,7
85,2
#DIV/0!
#DIV/0!
6,2
45,6
8,4
93,0
#DIV/0!
#DIV/0!
0,0
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
2002
2003
2004
2005
% corse effettuate su corse
programmate
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
#DIV/0!
% corse in orario
2002
#DIV/0!
2003
#DIV/0!
2004
#DIV/0!
2005
#DIV/0!
2006
#DIV/0!
Età media autobus
2002
9,5
2003
6,4
2004
6,2
% veicoli climatizzati
2002
0,0
2003
35,7
2004
45,6
30
2005
0,0
2005
#DIV/0!
2006
2006
0,0
2006
#DIV/0!
% fermate con pensilina
2002
7,4
2003
7,7
2004
8,4
2005
#DIV/0!
2006
#DIV/0!
% autobus a basso impatto ambientale
2002
60,0
2003
85,2
2004
93,0
2005
#DIV/0!
2006
#DIV/0!
Km percorsi (NI 2002=100)
2002
100
2003
#DIV/0!
2004
#DIV/0!
2005
#DIV/0!
2006
#DIV/0!
N. fermate (NI 2002=100)
2002
100
2003
#DIV/0!
2004
#DIV/0!
2005
#DIV/0!
2006
#DIV/0!
Analisi destinate al quadro esterno
%
% fermate con pensilina
9,0
8,0
7,0
6,0
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
2002
2003
2004
2005
%
% autobus a basso impatto ambientale
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
2002
2003
2004
2005
Analisi relative al quadro interno
31
Età media autobus
10,0
9,0
Anni
8,0
7,0
6,0
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
2002
2003
2004
2005
%
% veicoli climatizzati
50,0
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
2002
2003
2004
2005
Il cruscotto specifico prevede anche il calcolo di alcuni indicatori di confronto tra la
realtà del capoluogo umbro con quella di altre città capoluogo di dimensioni
demografiche confrontabili (da 50.000 a 250.000 residenti) desunti da fonte esterna
all’azienda (Astra e Legambiente).
Tali indicatori, previsti nel quadro esterno consentono agli utenti del servizio di
operare un confronto, relativamente ad alcune caratteristiche come la velocità
commerciale e la tariffa, tra la propria città e la media delle altre città capoluogo di
medie dimensioni.
Di seguito si riporta la zona di input dei dati per tali indicatori
Velocità commerciale dei mezzi (dati simulati)
Perugia
media capoluoghi italia centrale medie
dimensioni
media capoluoghi medie dimensioni
2002
19
2003
20,8
2004
20,5
2005
21,2
2006
22
19
18
22
20
22,5
21
23
24
25
25,2
32
Livelli tariffari (dati simulati)
Perugia
media capoluoghi italia centrale medie
dimensioni
media capoluoghi medie dimensioni
2002
0,75
2003
0,75
2004
0,8
2005
0,86
2006
0,87
0,7
0,7
0,7
0,65
0,72
0,65
0,75
0,7
0,75
0,72
33