introduzione al cantico dei cantici di ilenya goss
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introduzione al cantico dei cantici di ilenya goss
INTRODUZIONE AL CANTICO DEI CANTICI DI ILENYA GOSS ִּׁ ִׁ֥שיר הַ ִּׁש ִּׁ ִ֖ירים «Il canto più bello» “Il canto più bello” è in effetti la traduzione della soprascritta del Cantico dei Cantici che in ebraico è l’espressione di un superlativo. Si tratta di un testo poetico che si trova nella terza parte della Bibbia ebraica (“Scritti”, preceduti da “Legge” e “Profeti”); un libro la cui canonicità non fu acquisita senza controversie e del quale fu data per lo più una interpretazione allegorica, sia in ambito rabbinico sia in ambito patristico. Del resto neppure oggi abbiamo una lettura unanime del Cantico e le interpretazioni si differenziano anche notevolmente e sotto più punti di vista, anche se il dato comune può essere trovato attualmente proprio nell’abbandono dell’interpretazione allegorica. Il Cantico è un dialogo tra un ragazzo e una ragazza, con alcuni interventi di altre voci; la voce di lei è nettamente prevalente nel testo, e significativamente il dialogo appare paritetico tra i due dato che più volte è lei a prendere l’iniziativa dell’amore, contrariamente alla divisione tradizionale dei ruoli propria ad esempio dei testi legali dell’Antico Testamento. Autore e datazione La soprascritta del Cantico lo attribuisce a Salomone (che viene nominato nel testo sette volte). Nel Midrash Shir ha-shirim si attribuiscono a Salomone nell’ordine il Cantico, i Proverbi e l’Ecclesiaste, ma oggi gli studiosi concordano sul fatto che l’autore (o gli autori) del Cantico è sconosciuto. Anche per quanto riguarda la data di composizione il parere non è unanime: si va da una datazione “alta” (ai tempi di Salomone, per quanto con rimaneggiamenti successivi), ad una proposta di datazione post-esilica, dunque V-IV sec. a.C., fino ad alcune proposte del III sec. a.C. La prima proposta si appoggia agli influssi egiziani presenti nel Cantico, e li riferisce all’epoca dell’umanesimo della corte di Salomone; la seconda ipotesi si basa essenzialmente su considerazioni linguistiche. Struttura La questione della struttura e dell’unità del Cantico è molto dibattuta, mentre unanime è il giudizio sull’eleganza della lingua utilizzata; il metro (quinah) è caratterizzato da due stichi, tre accenti+due accenti. Gli studiosi hanno proposto diverse suddivisioni; chi considera il testo come opera di un unico autore è portato a cercare nello sviluppo del Cantico una organicità, mentre chi propende per l’ipotesi di un insieme di canti di varia provenienza non nega la presenza di salti, ripetizioni e tensioni nel testo. Una delle suddivisioni proposte (Lys D.) individua sette parti: 1-2,7 la pastorella è amata dal suo amico; incontro in campagna 2,8-17 lei in casa, invito di lui, appuntamento 3,1-5,1 sogno in cui è inserito il canto di nozze di re Salomone (3,6-11), consumazione dell’unione in 5,1 5,2-6,3 arrivo dell’amico e risveglio, lei rivive la scena sognata, giro nella città incontro con le guardie 6,4-7,10 lui arriva e canta la bellezza di lei 7,11-8,4 ripresa di 2,10 8,5-14 grandezza dell’amore, ricordo, fuga Cenni interpretativi Negli ultimi due secoli l’interpretazione del Cantico è stata molto dibattuta, ma si è concordi nell’affermare che esso vada innanzitutto letto senza sovrapporre subito un filtro allegorico: si tratta perciò di un inno all’amore tra uomo e donna. Tuttavia è forse utile almeno ricordare brevemente i tratti dell’interpretazione che ne è stata data per lungo tempo. L’interpretazione allegorica va oltre la lettera del Cantico per trovare la descrizione di una realtà più profonda; il Targum ad esempio vi trova il racconto della storia di Israele, mentre i Padri della chiesa vi leggono le vicende della chiesa. Vi è poi la lettura mistica che fa del Cantico un dialogo tra l’anima e Dio, oppure vi è chi ha identificato la voce femminile con Maria di Nazareth. E’ interessante ricordare che vi sono tre versioni del Cantico tra i manoscritti dell’Antico Testamento tradotti dai Valdesi, a testimonianza dell’interesse per questo testo, per quanto l’interpretazione accolta fosse comunque quella monastica con le quattro classiche letture: storica, allegorica, tropologica e anagogica. Più recentemente sono state proposte interpretazioni drammatiche (per le quali vi sarebbe una vera e propria storia narrata dal testo), una cultuale, legata ai culti della fertilità. Ipotesi accreditata è tuttavia che si tratti della redazione finale di una serie di componimenti, non necessariamente tutti nuziali, che costituiscono una poesia d’amore da studiare sullo sfondo della cultura antico-orientale. Bibliografia JENSON R.W., Cantico dei Cantici, Claudiana, Torino 2008. GOLLWITZER H., Il poema biblico dell’amore tra uomo e donna. Cantico dei Cantici, Claudiana, Torino 20042. RAVASI G., Il Cantico dei cantici: cantico degli sposi, San Paolo, Cinisello B., 20018. SEMERARO M.D., Cantico dei cantici. L’amore non si improvvisa, Dehoniane, Bologna 2006. SIMOENS Y., Il libro della pienezza: il Cantico dei Cantici: una lettura antropologica e teologica, Dehoniane, Bologna 2005. LUZZATTO A., Cantico dei cantici: terra, acqua, aria, fuoco, Flaccovio, Palermo 1999. NORRIS R.A., (a cura di), The Song of Songs: a Commentary on the Book of Canticles, Hermeneia, Minneapolis 1990. LACOCQUE A., Un poème biblique: le Cantique des cantiques. 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