Congratulamini Filiae Syon

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Congratulamini Filiae Syon
Yoko SUGAI, laureata in canto presso l’Università di Musica di tokyo, si è
specializzata in canto Barocco presso la stessa Università. Nel 2003, grazie ad
una borsa di studio, intraprende il corso di canto rinascimentale e barocco
presso il Conservatorio di Musica di Verona “F. E. Dall’Abaco” tenuto dalla
Prof.ssa Miatello, con la quale consegue la laurea magistrale ottenendo il
massimo dei voti e la lode, presentando un programma monografico su
Monteverdi e in particolare il “Lamento d’Arianna”. Lungo il suo corso di
studi in Italia è risultata varie volte vincitrice nelle selezioni per le attività
del dipartimento di strumenti antichi del conservatorio, arrivando nel 2007 a
partecipare come solista all’esecuzione del “Gloria” di Vivaldi con la
direzione di Ton Koopmann.
Lavora abitualmente con vari ensemble specializzati quali “Ensemble
Orologio” di Davide De Lucia, “Cantar Lontano” di M. Mencoboni,
“Athestis Chorus” di F. M. Bressan, “Stagione Armonica” di S. Balestracci.
Ha tenuto apprezzati concerti solistici e masterclass, con predilezione per il
seicento italiano: ricordiamo il Recitar Cantando Italian Festival 2010 a
Bangkok (Thailandia).
Marcello ROSSI si è diplomato in Organo, Clavicembalo e Composizione
presso il Conservatorio "F. E. Dall’Abaco” di Verona. Nell’ambito della
musica antica ha frequentato corsi di perfezionamento con M. Radulescu, C.
Astronio, M. Spaans, E. Bellotti, T. Koopmann. Ha frequentato il corso di
specializzazione in clavicembalo con il Prof. G. Murray, presso l’Universität
für Musik und darstellende Kunst di Vienna.
Come continuista ha vinto per tre volte la borsa di studio nell’ambito
dell’ORCV (Orchestra regionale dei Conservatori del Veneto) e dei Seminari
di musica antica di “Villa Contarini”. Ha partecipato anche a produzioni con
“Brixia Simphony Orchestra” e i “Virtuosi Italiani”, con i quali ha potuto
interpretare musiche di Pergolesi di fronte a Papa Benedetto XVI nel 2010,
terzo centenario dalla nascita di G. B. Perglesi. Oltre a concerti solistici su
organi storici ha collaborato anche con “Ensemble concerto” di R. Gini
(esecuzione dell’“Orfeo” di Monteverdi nel quarto centenario dalla prima
rappresentazione) e “Delitiae Musicae” di M. Longhini (incisione dell’Ottavo
libro dei madrigali di Monteverdi per Naxos).
MADRI. ALL’ORIGINE DEL CORAGGIO
Arte, Incontri e Video per narrare
l’anima forte e coraggiosa delle donne:
dalle Antenate ad oggi
– momento musicale –
Venerdì 8 aprile, ore 17.30, S. Fermo inferiore
“Congratulamini Filiae Syon”
Testi tratti dal Cantico dei Cantici
Musica del Seicento veneziano per voce sola
Voce: Yoko Sugai
Organo: Marcello Rossi
Vago Concento
ensemble di musica rinascimentale e barocca
F. Cavalli
(Crema 1602 – Venezia 1676)
O quam suavis et decora filia Hierusalem, Regina Angelorum, Regina mater et
virgo. O Maria, flos virginum, velut rosa vel lilium, tuum pro nobis deprecare filium.
C. Monteverdi
(Cremona 1567 – Venezia,1643)
Nigra sum, sed formosa, filiae Jerusalem. Ideo dilexit me rex et introduxit me in
cubiculum suum et dixit mihi: Surge, amica mea, et veni. Jam hiems transiit, imber
abiit, et recessit. Flores apparuerunt in terra nostra, Tempus putationis advenit
A.Grandi
(Ferrara 1586 – Bergamo 1630)
O quam tu pulchra es, amica mea, o quam tu pulchra es colomba mea, quam
pulchra es, formosa mea. Oculi tui columbarum, capilli tui sicut greges caprarum et
dentes tui sicut greges tonsarum. O quam tu pulchra es. Veni de Libano, veni amica
mea, colomba mea, formosa mea. O quam tu pulchra es, veni coronaberis.
Surge propera, surge sponsa mea, surge dilecta mea, surge immacolata mea. Surge,
veni, veni. Quia amore langueo.
G. Legrenzi
(Bergamo 1626 – Venezia 1690)
Allegro– Congratulamini Filiae Syon, et collaudatemus Reginam nostram et Matrem
nostram Mariam in hymins iocunditatis, in canticis et jubilo.
Adagio– Quae est ista tam formosa quasi oliva, quasi rosa. Quae est ista Parens Alma
quasi Cedrus, quasi Palma super lilium decora super balsamum odora Sole Luna
pulchrior Stellis Caelo purior. O salus, o lux, o vita, o spes, o Mater, o Virgo, o
Sancta, o Pia, o sempre dolcissima Maria.
Adagio– Tu martyrum Martir, Tu Virginum Virgo, Tu decos Angelorum, Tu Regina
Beatorum. Gaudeant ergo Caelestesw Chori Consonent orbes, iubilet terra, et una
voce decantent omnes.
Presto– Vive laetare exulta triumpha.
Adagio/Presto- Vive virgo laetare Mater exulta sponsa triumpha Regina Sanctissima
Maria
Secondo gli studiosi, il Cantico dei Cantici fu redatto in
Giudea nel V–III secolo a.C. sulla base di un testo più antico,
forse del X secolo a. C. Il libro, scritto in poesia, consiste in un
dialogo di carattere amoroso tra un uomo (“Salomone”) e una
donna (“Sulammita”). Nei secoli, molteplici sono state le
interpretazioni allegoriche del testo, sia da parte della dottrina
ebraica, come amore del Creatore per il suo popolo, Israele,
che di quella cristiana, come amore tra Cristo e la Chiesa.
Sembra che il primo teologo a identificare la sposa del Cantico
dei Cantici con Maria santissima sia stato Ruperto. A tal
proposito Papa Benedetto XVI (udienza presso Aula Paolo VI,
dicembre 2009) scrive: “L’interpretazione mariana del Cantico
di Ruperto è un felice esempio della sintonia tra liturgia e
teologia. Infatti, vari brani di questo Libro biblico erano già
usati nelle celebrazioni liturgiche delle feste mariane”.
I mottetti seicenteschi in programma facevano parte di
quell’uso devozionale tipico degli oratori privati, delle
cappelle dei monasteri e conventi, oltre che delle scuole delle
confraternite, modellati su testi non necessariamente liturgici,
anche se ispirati dalle Sacre Scritture. Nel caso dei mottetti
veneziani appare evidente la frequenza nei compositori
marciani di composizioni a carattere solistico, segno di un
virtuosismo canoro che si incanalava comunque verso il culto
e l’edificazione dei fedeli–ascoltatori: i mottetti monteverdiani
all’interno del “Vespro della Beta Vergine” costituiscono forse
l’esempio più famoso in tal senso. La celebrazione della
bellezza femminile, sublimata in Maria, assurge quasi a
metafora della stessa città di Venezia: “inviolata” e
“ausiliatrice”, rimane presente ancora oggi nell’architettura
delle molte chiese a lei dedicate nella città lagunare.