scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 17 febbraio 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 17/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Per chi vola di notte l'elicottero del 118 6 17/02/2015 Corriere della Sera - Nazionale Nicole, i dubbi sui pediatri «Non dissero che era grave» 8 17/02/2015 Corriere della Sera - Milano «Ci hanno chiesto di tagliare anche gli esami del sangue» 9 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale L'importanza di dire "Io non sono il mio tumore" 10 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale Medico finto paraplegico. E milionario 12 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale L'elicottero come taxi, bufera sul capo del 118 13 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale Catania, i medici non dissero che la bimba era grave 15 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale Umanità perduta per Nicole 16 17/02/2015 La Repubblica - Nazionale Epidurale per un parto senza dolore 17 17/02/2015 La Repubblica - Genova Dalla Terra dei Fuochi all'ospedale Gaslini i viaggi della speranza dei bimbi avvelenati 18 17/02/2015 La Repubblica - Palermo Neonata morta a Catania la clinica sotto accusa Sanità, la mappa del rischio 19 17/02/2015 La Repubblica - Torino Boeti: "Non si può perdere il Cto" 20 17/02/2015 La Repubblica - Palermo Nicole, il ministero accusa la clinica privata e il 118 "Doveva andare a Messina" 21 17/02/2015 La Repubblica - Palermo Bisturi e ricoveri, il rischio ospedale: brutti voti alla Sicilia 22 17/02/2015 La Repubblica - Palermo Elisoccorso, inchieste e sospetti trenta viaggi fuori dall'Isola "Ma non trasportiamo solo vip" 24 17/02/2015 La Repubblica - Torino Sos delle case di riposo: "La Regione ci deve un milione per le rette" 26 17/02/2015 La Stampa - Nazionale Medico, finto invalido e troppo avido 27 17/02/2015 La Stampa - Nazionale Elisoccorso speciale da Alghero a Palermo per il capo del 118 28 17/02/2015 La Stampa - Nazionale Gli anziani in difficoltà con le rette 30 17/02/2015 La Stampa - Nazionale Pinna Pintor, oggi si torna ad operare 31 17/02/2015 Il Messaggero - Nazionale Il capo del 118 si sente male ad Alghero e si fa arrivare l'elisoccorso dalla Sicilia 32 17/02/2015 Il Giornale - Nazionale Neonati morti e soccorso ai vip Così Crocetta umilia la Sicilia 33 17/02/2015 Il Giornale - Nazionale A Nicole negano l'elisoccorso Per il capo del 118 arriva subito 35 17/02/2015 Il Fatto Quotidiano Torino, lo scandalo del medico che si finge invalido 36 17/02/2015 Avvenire - Nazionale Sanità, in Sicilia 13 «avvisi» 37 17/02/2015 Avvenire - Nazionale «Basta manipolazioni dell'embrione umano» 38 17/02/2015 Avvenire - Nazionale L'allarme degli scienziati: «La super cannabis causa piscosi» 39 17/02/2015 Il Manifesto - Nazionale La verità scomoda della morte di Nicole 40 17/02/2015 Libero - Nazionale Il capo del 118 vuol cambiare ospedale: dalla Sardegna a Palermo in elisoccorso 42 17/02/2015 Libero - Nazionale Bimba morta in ambulanza Indagate nove persone 43 17/02/2015 Il Secolo XIX - Genova MONTALDO VERIFICHI COME CURIAMO I MALATI 44 17/02/2015 Osservatore Romano Pochi fatti, molte parole 45 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 32 articoli 17/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IDEE INCHIESTE il caso Per chi vola di notte l'elicottero del 118 Gian Antonio Stella Il capo del 118 palermitano si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare in Sicilia. Per la piccola Nicole, morta in ambulanza tra Catania e Ragusa, niente elicottero. a pagina 20 Lunga vita a Gaetano Marchese, il direttore del 118 palermitano che si è fatto mandare un elicottero di notte da Palermo ad Alghero per farsi operare nel capoluogo siciliano. Temeva per la sua vita: difficile giudicare. Resta, sgradevolissima, la sensazione di una disparità insopportabile rispetto alla piccola Nicole morta sull'ambulanza che da Catania la portava a Ragusa. Per lei no, l'elicottero non c'era. Sia chiaro: non è detto che la neonata sarebbe sopravvissuta se anche avesse avuto a sua disposizione un elicottero in grado di trasferirla con la massima urgenza a Palermo o addirittura a Napoli, che certo non è più lontana da Catania di quanto Alghero sia lontana dal capoluogo siciliano. Anzi, via via che l'inchiesta del procuratore etneo Giovanni Salvi cerca di approfondire i dettagli di quella notte, con le telefonate a questo o quel nosocomio in cerca di «un posto in terapia intensiva», emergono sempre più dubbi... Primo fra tutti: com'è possibile che una clinica convenzionata con il Sistema sanitario nazionale come la Gibiino faccia pubblicità su Internet (mamme col pancione, bimbi sorridenti, orsacchiotti...) declamando gli optional «col comfort di un hotel» offrendo alle donne «il menu personalizzato» con «le cuoche a disposizione» per i piatti scelti «dall'ospite secondo i suoi gusti» e il «frigobar con assortimento di bevande» e il giornale sul comodino la mattina e non sia in grado di gestire un'emergenza? Se in tutta la provincia di Padova, per fare un solo esempio di una realtà più virtuosa di quella siciliana, si può partorire «solo» nelle strutture pubbliche senza una sola clinica privata che offra il servizio «deluxe» della Gibiino senza reparto di terapia intensiva, come è possibile che questo accada in una terra dove alcune tragedie sono un po' troppo ricorrenti? Mario Barresi, su La Sicilia , spara da giorni domande ustionanti. Perché, dopo il giro di telefonate, fu deciso «di affrontare il lunghissimo viaggio per Ragusa» (almeno un'ora e mezzo di macchina, in larga parte su strada provinciale) senza neppure chiedere a Messina, a un'oretta di autostrada? Perché fu scelta l'ambulanza privata anziché quelle del 118? Se la piccola è morta «nei pressi della stazione di servizio di Coffa» a meno di mezz'ora da Ragusa perché l'autolettiga è arrivata lì «un'ora e 10 minuti dopo»? E via così... Col sospetto di fondo, sul quale la magistratura dovrà fare chiarezza, che tutto quel trambusto di un paio di ore possa in qualche modo rendere più fosca la ricostruzione di eventuali errori... Resta, tra le cose inaccettabili che hanno spinto il sindaco di Catania Enzo Bianco a decidere di costituirsi parte civile nel futuro processo, l'impossibilità per Nicole di usare eventualmente un elicottero «perché la convenzione prevede che non possano volare dopo le dieci di sera». Fin qui, niente di troppo scandaloso: anche altri hanno convenzioni simili. Lo stesso 118 sardo, che si serve di un solo elicottero dei Vigili del Fuoco con base ad Alghero, non prevede voli notturni. Ciò che dà una vertigine di fastidio è il sospetto che la regola non valga per tutti. Come nel caso accaduto il 15 gennaio scorso e raccontato ieri da Patrizia Canu su L'Unione Sarda : «Poco dopo le 23, al 118 arriva una segnalazione di un paziente, un turista, con un forte dolore al torace. Si teme un infarto. Viene inviata un'ambulanza medicalizzata. No, non è un infarto, ma c'è bisogno di accertamenti urgenti. Viene accompagnato all'ospedale civile. Qui si scopre che quel turista si chiama Gaetano Marchese, ha 60 anni ed è il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo». Pare aneurisma aortoaddominale. No, una dissecazione aortica. Una cosa seria. Serissima. Potrebbero portarlo a Sassari, a venti minuti d'ambulanza, dove la chirurgia vascolare del professor Renzo Boatto, un medico di origine veneziana, è considerata di assoluta eccellenza e opera da tempo con le tecniche più moderne e meno invasive. Mal che vada, a due ore SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 6 17/02/2015 Corriere della Sera Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di macchina c'è comunque Cagliari dove l' équipe del professor Stefano Chiamparini passa per essere tra le migliori su piazza. Marchese, però, non si fida. Vorrebbe essere operato a Palermo, all'«Ismett», l'Istituto Mediterraneo Trapianti Terapie ad Alta Specializzazione. A tre ore e mezzo di volo da Alghero. Ma lasciamolo raccontare a lui: «Ho chiesto l'intervento dell'Ismett perché nell'ospedale di Alghero dove ero stato trasferito solo dopo tre ore dal mio arrivo mi è stata fatta una Tac. Esame che avevo richiesto sin dal mio arrivo attorno alle 0.30. Avevo compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall' équipe di Alghero. Non avevo un aneurisma, ma una dissecazione aortica. Ogni ora che trascorrevo ad Alghero rischiavo di morire. Avevo compreso i sintomi visto che 20 giorni prima anche mia madre ha avuto la stessa patologia». Ammette che sì, gli avevano proposto di andare a Sassari, «ma visto che si era perso già tempo prezioso e pensando di dovere essere trasferito a Cagliari, con tempi di trasferimento di oltre tre ore in ambulanza, avevo chiesto e ottenuto il trasferimento all'Ismett di Palermo». Con un elicottero Agusta 139 partito dal capoluogo siciliano portando due équipe di rianimatori e rientrato all'alba con l'illustre paziente. Un volo costato, secondo gli esperti, «non meno di 15 mila euro» e sul quale la Procura di Palermo ha deciso di aprire un'inchiesta. «Nessun abuso è stato compiuto», insiste il capo del 118 palermitano: «Ho solo da medico tutelato la mia salute come quella dai tanti pazienti trasportati e salvati dal 118...» Sarà... Ma, al di là delle comprensibili proteste dei chirurghi sardi che si sono sentiti offesi dalle spiegazioni accampate da Marchese («Facciamo da tempo interventi simili e quindici giorni prima avevamo salvato un giovane che aveva avuto proprio una dissecazione aortica», racconta Renzo Boatto) resta una domanda. Onestamente: quell'elicottero del 118 siciliano sarebbe decollato nella notte per una neonata figlia di una coppia qualunque? © RIPRODUZIONE RISERVATA 'Arco Alghero Palermo Distanza complessiva 1.042 km Chi è Gaetano Marchese, 60 anni (foto sotto) , medico specializzato, è il direttore della sala operativa del 118 all'ospedale civico di Palermo Il 15 gennaio, in seguito a un malore in Sardegna, si è fatto prelevare da un elicottero partito appositamente da Palermo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 7 17/02/2015 Corriere della Sera Pag. 20 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nicole, i dubbi sui pediatri «Non dissero che era grave» Catania, 9 indagati. Tra Trapani e Napoli altri 5 sotto accusa per i bimbi morti I tentativi «Avrebbero dovuto contattare anche Messina, dove c'era posto per un ricovero» Agostino Gramigna Sulla morte dei tre bambini avvenuta nei giorni scorsi a Catania, Napoli e Trapani il lavoro della magistratura entra nel vivo. In attesa di dare risposta a interrogativi e sospetti, tre Procure hanno iscritto nel registro degli indagati complessivamente quattordici persone. Saranno le indagini nei prossimi giorni che dovranno far chiarezza su come sia stato possibile che a distanza di poche ore siamo morti per apparenti casi di malasanità a Catania Nicole, Daniel di 23 mesi a Trapani (venerdì scorso) e Rosa, di appena otto mesi a Napoli. Nicole ha smesso di respirare lo scorso 12 febbraio su un'ambulanza diretta a Ragusa per mancanza di posti letto nelle Unità di terapia intensiva di neonatologia (Utin) di Catania. Era nata da poche ore. Dai primi atti degli ispettori inviati a Catania dal ministro Beatrice Lorenzin emerge un primo atto d'accusa verso la clinica privata Gibiino, dove è avvenuto il parto: non avrebbe segnalato la gravità del caso alle Unità di terapia intensiva neonatale contattate mentre il 118 avrebbe dovuto inviare la bambina nell'Utin più vicina, a Messina, che aveva la disponibilità del letto ma che non è stata contattata perché fuori distretto. Oggi l'autopsia di Nicole. Al momento sono nove gli indagati: cinque medici che hanno operato tra la clinica privata e il trasferimento in ambulanza, due operatori del 118 e altri due di altrettante unità di terapia intensiva neonatale. A Trapani per la morte del piccolo Daniel sono quattro i medici finiti nel registro degli indagati (due del pronto soccorso e due dell'ospedale Sant'Antonio Abate). Daniel era arrivato in ospedale venerdì mattina con la febbre molto alta. I pediatri lo avevano rispedito a casa pensando si trattasse di influenza. Ma in serata, dopo essere stato nuovamente portato al Sant'Antonio Abate, il bambino è morto. Probabilmente per una meningite. Nelle stesse ore a Napoli moriva la piccola Rosa, la bimba di 8 mesi di Ponticelli che non ha superato una crisi respiratoria il giorno dopo essere tornata a casa dall'ospedale pediatrico Santobono. A nulla è servita la corsa dei genitori al pronto soccorso quando si sono accorti delle sue difficoltà. Indagato il medico che ha firmato le dimissioni della bimba: ieri l'autopsia avrebbe evidenziato un'infezione ai polmoni. © RIPRODUZIONE RISERVATA I casi Alla clinica privata Gibiino di Catania una bimba, Nicole, subito dopo il parto presenta gravi difficoltà respiratorie. La piccola muore durante il trasporto in ambulanza a Ragusa, unico ospedale disposto al ricovero. In precedenza tutti gli ospedali di Catania avevano respinto la richiesta sostenendo di non avere posti letto liberi nei reparti di terapia intensiva All'ospedale pediatrico Santobono di Napoli una bimba di 8 mesi viene ricoverata per una bronchiolite. Poche ore dopo la bambina viene dimessa, nonostante i genitori si fossero opposti alla decisione dei sanitari. Una volta a casa le condizioni peggiorano e la piccola muore con i sintomi di una forte febbre All'ospedale Sant'Antonio di Trapani un bimbo di 23 mesi viene ricoverato con febbre alta. Viene curato per un'influenza e gli viene somministrata della tachipirina. Rimandato a casa, il piccolo peggiora e compaiono anche macchie rosse sulla pelle. Più tardi il bimbo muore: adesso si sospetta fosse un caso di meningite Foto: I genitori Andrea Di Pietro e Tania Laura Egitto, i genitori catanesi della piccola Nicole. La coppia aveva a lungo desiderato la nascita della figlia, al punto da postare su Facebook foto felici della gravidanza di Tania nei giorni subito precedenti al parto SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 8 17/02/2015 Corriere della Sera - Ed. milano Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Ci hanno chiesto di tagliare anche gli esami del sangue» Un medico in prima linea: così i costi condizionano la sanità Simona Ravizza «Ormai ci viene chiesto anche di ridurre del 5% gli esami di laboratorio». Claudio Mariani, 59 anni, fa parte della segreteria dell'associazione di categoria Anaao ed è un medico ospedaliero milanese. «Oggi l'attività quotidiana dei medici inizia a essere condizionata anche dai calcoli di tipo economico. Ma fino a che punto tutto ciò è compatibile con la salute dei pazienti?». L'interrogativo nasce dopo il caso della clinica pediatrica De Marchi raccontato dal Corriere . Sotto Natale viene chiesto il ricovero di un bimbo egiziano con una grave malattia. I medici capiscono bene che servono cure particolarmente costose e che l'esito delle terapie è tutt'altro che scontato: e, visto che pochi giorni prima gli Uffici del Controllo di gestione e programmazione si erano raccomandati di non sforare il bilancio, viene fatta una riunione. I pediatri si interrogano: il bimbo va accettato? Il da farsi viene deciso per alzata di mano. L'assessore alla Sanità Mario Mantovani è intervenuto con un monito: «Il diritto alle cure non ha prezzo». Ma in corsia i medici combattono una battaglia quotidiana contro i tagli e le pressioni (sempre più forti) a risparmiare. In questo contesto può succedere - come avvenuto in De Marchi - che il medico si fermi a riflettere sul costo di una cura. «Le risorse economiche a disposizione sono limitate. Per potere curare tutti bisogna fare delle scelte - spiega Daniele Coen, primario del Pronto soccorso di Niguarda -. La difficoltà sta nel capire quando è giusto fermarsi. In questo senso è fondamentale la condivisione con i pazienti e lo sviluppo di linee guida scientifiche di riferimento». Nessuno nega le cure salva-vita (alla fine anche alla De Marchi il bimbo è stato ricoverato). Ma c'è una terra di mezzo - fatta di esami da prescrivere, interventi chirurgici da mettere in calendario per un mese piuttosto che per un altro, ricoveri da fare, giornate di degenza da decidere - ormai sempre più condizionata dai problemi economici. «I vertici ospedalieri hanno iniziato con il chiedere di fare attenzione ai giorni di ricovero, poi alla produzione in termini di fatturato, quindi hanno ridotto i posti letto a disposizione - continua Claudio Mariani -. Il turnover è bloccato. E oggi tra gli obiettivi che determinano il nostro premio di produzione compare anche quello di ridurre i costi. È l'effetto dei drastici tagli alla Sanità». Sottolinea Coen: «Siamo stimolati al risparmio di continuo. Veniamo valutati sul raggiungimento del budget e la nostra credibilità nei confronti dei vertici ospedalieri è condizionata dalla capacità a rispettare i limiti di spesa. Ma ciascuno di noi è ben consapevole che alla fine deve fare solo il meglio per il paziente». Medici-equilibristi. E così, nella relazione inviata dal Policlinico-De Marchi alla Regione, si legge: «In reparto si era discusso del caso clinico e delle possibili implicazioni economiche in relazione al fatto che erano stati superati i limiti di spesa indicati nella scheda di budget». @SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA Le voci Dopo il caso della clinica De Marchi, si ragiona su diritto alla salute ed efficienza economica. Sopra, Claudio Mariani, medico ospedaliero dell'associazio-ne Anaao. Sotto, Daniele Coen, primario Ps di Niguarda SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 9 17/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) L'importanza di dire "Io non sono il mio tumore" UMBERTO VERONESI CARO direttore, le sono grato per aver dedicato lo spazio di un'ampia intervista alla lotta al tumore di Emma Bonino. Emma non rinuncia ad esprimere la sua visione politica, ma questa volta è più importante scoprire come affronta quotidianamente una malattia seria come il microcitoma. A PAGINA 19 CARO direttore, le sono grato per aver dedicato lo spazio di un'ampia intervista alla lotta al tumore di Emma Bonino. Emma non rinuncia ad esprimere la sua visione politica, ma questa volta è più importante scoprire come affronta quotidianamente una malattia seria come il microcitoma, una forma di tumore del polmone. Cosa pensa, cosa teme, cosa rimpiange, cosa mangia, come si veste. Ognuno, se vuole, si può identificare in questa donna, che nell'intervista emerge come persona che lucidamente affronta un'avversità particolarmente difficile della vita. Sono tanti quelli che lottano con coraggio ed Emma li rappresenta nei confronti di una società spesso ignara, o disinteressata ai sofferenti. La sua scelta è stata di razionalizzare. Il pensiero che mi ha trasmesso quando ci siamo parlati qualche settimana fa è stato: voglio sapere tutto della mia malattia, voglio sapere quale presente mi aspetta e anche quale futuro, per duro che ti possa apparire. Non voglio desistere dalla mia capacità di pensare, perché io sono quella di prima, quella di sempre. Non sta a me ricordare la parabola politica di Emma Bonino, ma conosco la sua ostinazione nel sostenere cause impopolari. Anche parlare di cancro è impopolare. Ancora una volta va dritta per la sua strada. È obbediente ai medici di cui si fida - ha sempre avuto fiducia nella ricerca scientifica,e ha sempre lottato per la sua libertà -, è rigorosa, ha scelto la sua cura e la segue lasciando perdere le promesse di terapie miracolose. La sua testimonianza evidenzia così uno dei cardini della medicina moderna, soprattutto dell'oncologia: l'importanza di parlare di sé e della propria malattia. Già circa dieci anni fa all'Istituto Europeo di Oncologia ho voluto creare un evento dedicato esclusivamente al racconto della propria esperienza da parte delle donne colpite da tumore da seno. L'incontro, battezzato "Ieo per le donne", è diventato un appuntamento annuale atteso da centinaia di donne in tutto il Paese. Oggi questa iniziativa si colloca nel quadro della nuova medicina della persona. Sostengo da sempre che non si può curare una persona senza sapere chi è, cosa pensa e cosa desidera. Chi è malato ha un profondo bisogno di raccontarsi e il racconto stesso ha un funzione terapeutica. Quante volte capita che i malati e famigliari escano dall'ambulatorio di un medico con la mente piena di informazioni, ma anche di dubbi e domande che non sono riusciti ad esprimere. Per non parlare della situazione negli ospedali, dove, come per un sortilegio, la persona malata perde la sua dignità e a volte persino la sua identità, per diventare il numero del letto che occupa o l'organo dove la malattia l'ha colpito. Prima di entrare in sala operatoria ho sentito molti colleghi dire «Cosa abbiamo oggi? Un polmone e due vesciche». Ma come? Anche Emma dice «io non sono il mio tumore», e così deve essere per tutti. La medicina deve tornare ad essere appunto "medicina della persona", come era prima del '700, senza perdere la sua acquisita scientificità, ma recuperando la sua dimensione olistica. Eliminiamo allora la parola "paziente", che ci ricorda qualcuno che subisce in silenzio, e parliamo di donne e uomini con un progetto di vita e un progetto di fine vita. Ce lo rammenta anche la Bonino: nell'era dell'autodeterminazione, in cui la persona sceglie se e come curarsi e come vivere la sua malattia, deve esistere anche il diritto di scegliere come morire. I NUMERI 522.235 TUMORI AL SENO Tante sono le donne colpite ogni anno. Per gli uomini il cancro più comune è invece quello alla prostata: 216.716 casi 2 su 3 MUTAZIONI GENETICHE Secondo uno studio il 65% dei tumori è provocato da mutazioni genetiche, anche se lo stile di vita è comunque rilevante SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LETTERA 17/02/2015 La Repubblica Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 1000 NUOVI CASI OGNI GIORNO Secondo i dati dell'Airc ogni giorno vengono scoperti mille nuovi casi di cancro (esclusi quelli della pelle) L'INTERVISTA Sopra, l'intervista pubblicata ieri da Repubblica in cui Emma Bonino (nella foto accanto) racconta: "Parlare della mia malattia mi aiuta a combatterla". E invita i malati a fare come lei SU REPUBBLICA PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it Foto: LUMINARE Il professore Umberto Veronesi 17/02/2015 La Repubblica Pag. 17 (diffusione:556325, tiratura:710716) Medico finto paraplegico. E milionario ERICA DI BLASI TORINO. Una caduta sul lavoro nel 2012. E da lì aveva iniziato a chiedere risarcimenti per l'invalidità. Problemi alla vista, alla schiena e a un braccio. Alle visite ci andava in carrozzina. Salvo poi correre per la strada, scaricare pesanti sacchi di cemento e occuparsi dei lavori di ristrutturazione della sua villetta in collina. I carabinieri del Nas di Torino, coordinati dal maggiore Michele Tamponi, hanno arrestato un medico di origine iraniana, Hamid Raza Danaie, 56 anni, anestesista all'ospedale Molinette di Torino. Aveva chiesto risarcimenti per oltre un milione di euro: 450mila li aveva già incassati. Una parte, 100mila euro, li aveva girati all'uomo che spingeva la carrozzella durante le visite. Le manette sono arrivate su ordine del pm Antonio Rinaudo, mentre il finto invalido si trovava nel reparto di psichiatria di un altro ospedale. Ricoverato dopo un tentativo, probabilmente simulato, di suicidio: aveva ingerito dei barbiturici ma, essendo un anestesista, conosceva la dose che avrebbe potuto essere letale. L'indagine è partita grazie alla segnalazione di un medico legale. Il finto invalido aveva infatti chiesto all'ospedale dove lavorava un risarcimento pari a 750mila euro. Qualcosa però è andato storto. «Ci costituiremo parte civile - annuncia Andreana Bossola, direttore amministrativo delle Molinette - Abbiamo anche segnalato alla procura le sue continue assenze. In sette anni di servizio, dal 2005 fino al giorno dell'incidente, è mancato al lavoro per più di 800 giorni». Foto: LA MESSINSCENA Sopra, il medico finto invalido sulla carrozzella SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA TRUFFA / MAXI RISARCIMENTO E PENSIONE D'ORO: ARRESTATO 17/02/2015 La Repubblica Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) Malore durante la vacanza in Sardegna per il direttore della centrale operativa di Palermo. Che non si fida della sanità sardae si faa venirea prendere Scoppia la polemica: "Per lui sì, per Nicole no". La procura apre un'inchiesta, lui si difende: "Sono vivo per miracolo, ad Alghero perdevano tempo" L'intervento nel cuore della notte per permettere al paziente di farsi operare nella sua città Nell'ultimo anno trenta voli fuori dai confini regionali I sindacati: troppi decolli per i soliti raccomandati EMANUELE LAURIA PALERMO. Spunta anche un "elicottero blu" a scuotere una sanità siciliana già alle prese con disservizi, morti evitabili e polemiche. Spunta un mezzo di soccorso che il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo, Gaetano Marchese, ha chiamato mentre si trovava ad Alghero alle prese con problemi cardiaci, per farsi trasportare e curare in Sicilia. Da un'isola all'altra e ritorno in tutta fretta, nel cuore della notte, per la scarsa fiducia nelle prime cure prestate in Sardegna. Scelta legittima, che avrebbe potuto compiere qualsiasi cittadino o trattamento di favore per un paziente di riguardo? Di certo, è scattata un'inchiesta della Procura di Palermo. E l'assessore alla Salute della Sicilia, Lucia Borsellino, ha disposto un'indagine amministrativa. Il 15 gennaio scorso Marchese, medico di 60 anni, è sulla riviera del Corallo, sulla costa Nord ovest della Sardegna, quando avverte un forte dolore al petto. Di lì il ricovero ad Alghero e la prospettiva di entrare in sala operatoria a Sassari. Ma Marchese non si fida, preferisce attendere l'elisoccorso, un servizio che lui stesso organizza facendo arrivare il velivolo dalla Sicilia. Quindi l'operazione chirurgica all'Ismett di Palermo. Marchese, dal letto di una clinica privata, si definisce un "miracolato": «Nell'ospedale di Alghero - dice - solo dopo tre ore dal mio arrivo miè stata fatta una Tac. Avevo subito compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall'equipe sarda. Io non avevo un aneurisma, ma una dissecazione aortica. Ogni ora che trascorrevo ad Alghero rischiavo di morire». Secondo il dottor Marchese «nessun abuso è stato commesso. Da medico ho tutelato la mia salute- afferma - come quella dei tanti pazienti trasportati e salvati dal 118». Ma l'assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Luigi Arru, smentisce questa ricostruzione: «I soccorsi sono stati corretti, tempestivi e conclusi con una diagnosi chiara, che imponeva la necessità di sottoporre immediatamente il paziente a un intervento chirurgico d'urgenza. Dopo tutti gli esami del caso, a Marchese è stata diagnosticato un aneurisma dissecante dell'aorta e gli è stato così consigliato di entrare subito in sala operatoria a Sassari, dove tutto era già pronto. Ma lui ha scelto di tornare in Sicilia, perdendo ore preziose visto cheè stato operato solo sei ore più tardi». La questione diventa subito politica, con un'interrogazione dei 5stelle al ministro Lorenzin e con un duro intervento del presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu: «Una neonata- dice- è morta dopo tre ore di vita perché mancavano i posti nelle Unità di terapia intensive prenatale degli ospedali di Catania. Oggi veniamo a sapere che un elisoccorso salva la vita del direttore della centrale operativa del 118 di Palermo, partendo all'alba dalla Sicilia verso la Sardegna. Quanti cittadini non hanno potuto accedere velocemente alle cure per la propria sopravvivenza perché magari non in posizioni apicali?». Il raffronto fra i due casi, così vicini nel tempo, è spiazzante. Fra le possibili concause della morte della neonataa Catania, peraltro, figura anche il mancato intervento dell'elisoccorso. Che di notte, nella Sicilia orientale, non può operare. «Per Nicole nessun elicottero si è mai levato in aria», annota il deputato regionale forzista Marco Falcone. I voli extraregionali, invece, sono previsti dal capitolato d'appalto sottoscritto tra la Regione e la Inaer Aviation Italia. Nell'ultimo anno ne sono stati effettuati una trentina, anche in Basilicata, a Taranto, in Calabria, a Malta. Sarebbero stati fatti soprattutto per garantire cure contro le crisi respiratorie acute in un centro d'eccellenza quale l'Ismett di Palermo. Ma il sospettoè che dal cielo,a volte, sia arrivato un intervento di favore. A denunciarlo è l'esponente di un sindacato dei medici, Angelo Collodoro, che ricorda il caso «di un parente di un politico trasportato da Messina a Palermo» malgrado nella città dello Stretto «ci siano tre reparti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'elicottero come taxi, bufera sul capo del 118 17/02/2015 La Repubblica Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di chirurgia attrezzati per l'intervento». Un annoe mezzo fa fu un giovane, alle prese con un "trauma non commotivo vigile" dopo un incidente stradale, ad avere la fortuna di un trasferimento rapidoa Palermo, anche grazie all'intervento di un deputato regionale, Giuseppe Picciolo, che informò il governatore Crocetta: «Fu un gesto d'umanità necessario», dice il presidente. Ma ora anche l'ombra degli "elicotteri blu" rende inquieta la sua gestione. LE TAPPE LE POLEMICHE Il capo della commissione Sanità della Camera Vargiu: "Quanti cittadini di serie B non accedono alle cure necessarie a sopravvivere?" IL SOCCORSO Marchese non si fida delle cure che riceve all'ospedale di Alghero e si fa venire a prendere, da Palermo, dall'elicottero del servizio 118 che lui dirige IL MALORE Gaetano Marchese, 60 anni, direttore della centrale operativa del 118 di Palermo, si sente male durante la permanenza in Sardegna PER SAPERNE DI PIÙ http://palermo.repubblica.it www.vatican.va Foto: Un'eliambulanza del 118 17/02/2015 La Repubblica Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) Catania, i medici non dissero che la bimba era grave CATANIA. Gli ispettori del ministero della Salute mettono sotto accusa i medici della clinica dov'è nata la piccola Nicole, la Gibiino, la casa di cura più esclusiva di Catania. Non avrebbero segnalato la gravità del caso alle quattro unità di terapia intensiva neonatale della città, che hanno rifiutato la bambina perché non c'era posto. Sotto accusa c'è anche il 118, che non avrebbe contattato l'unità di terapia intensiva più vicina a Catania, quella di Messina, dove invece ci sarebbe stata possibilità di ricovero. La notte fra giovedì e venerdì, Nicole è stata invece caricata su un'ambulanza che è partita verso Ragusa. Ma la bambina è deceduta a metà strada. Eccoli, i primi drammatici risultati dell'inchiesta che ministero e Regione stanno conducendo sull'ultimo caso di malasanità in Sicilia. Gli ispettori sono solo all'inizio delle loro verifiche. Intanto, la procura di Catania ha notificato i primi avvisi di garanzia per la morte della bambina: sono nove. I provvedimenti, in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo, sono stati notificati a cinque medici della Gibiino, a due responsabili del 118 (rispondono anche di omissione di atti d'ufficio) e ai medici di guardia di Policlinico e Santo Bambino. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INCHIESTA / LA VERITÀ DEGLI ISPETTORI 17/02/2015 La Repubblica Pag. 39 (diffusione:556325, tiratura:710716) Umanità perduta per Nicole GUGLIELMO PEPE LA MEDICINA è fallibile. Però la malasanità non è mai innocente. Ed è quasi sempre figlia di molti padri. Come dimostra la tristissima vicenda di Catania, costata la vita ad una neonata, Nicole, colpita da insufficienza respiratoria poco dopo il parto. Le indagini giudiziarie e quelle amministrative della Regione e del ministero della Salute (al centro di un penoso scaricabarile), chiariranno cause e colpevoli. I genitori della piccola hanno diritto di sapere, visto che la giustizia non risarcirà mai il loro dolore. Però le responsabilità individuali, collettive, delle strutture (anche private, spesso inadeguate per le emergenze), dei tagli che colpiscono personale, posti letto e interi reparti, non spiegano tutto: tra medici e infermieri si sta diffondendo la perdita di senso del loro lavoro. Un primario catanese ha detto che per Nicole il posto letto «bisognava inventarselo». Parole di umanità, e di responsabilità, che sono mancate. [email protected] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R Salute NOI & VOI 17/02/2015 La Repubblica Pag. 43 (diffusione:556325, tiratura:710716) Epidurale per un parto senza dolore ALESSANDRA MARGRETH "E SE non sopporto il dolore? Se non ce la faccio più, ho qualcuno che mi aiuta?" È una delle prime domande delle future mamme ai corsi in preparazione al parto. Molte donne riescono, se ben preparate,a tenerea bada l'ansia e la paura legate a questo evento e a controllare la percezione del dolore durante il travaglio. Per altre invece il dolore può rappresentare una difficoltà in più. Conferma Ida Salvo, direttore di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Buzzi di Milano: «È vero, la preoccupazione di soffrire è molto comune, ma il dolore da parto si può contrastare efficacemente. C'è l'analgesia epidurale (o peridurale) che si può utilizzare, se la partoriente lo chiede, in ogni fase del travaglio: dalle prime doglie alla fase finale di espulsione». Questa procedura è stata inclusa nei nuovi Lea, Livelli essenziali di assistenza. L'analgesia epidurale può essere eseguita dopo che il ginecologo ha valutato la situazione della futura mamma. E occorre richiedere in anticipo la procedura e sottoporsi a una visita con l'anestesista per controllare lo stato di salute della partoriente ed eventuali controindicazioni. Spiega la dottoressa Salvo: «È una tecnica usata in diverse situazioni mediche, sia per anestesia che per analgesia. In quest'ultimo caso i dosaggi di anestetici sono inferiori e la partoriente riesce a camminare, quindi è libera di muoversi e assumere nel travaglio le posizioni che sono più confortevoli per lei». Come funziona? L'anestesista posiziona un piccolo catetere nella parte più bassa della colonna vertebrale, in uno spazio preciso della zona lombare, lo spazio peridurale. Attraverso un ago viene introdotto il catetere, quindi si rimuove l'ago e il dispositivo è pronto per la somministrazione dell'analgesico. Un'operazione che dura una decina di minuti e non è dolorosa in quanto praticata in anestesia locale. I dosaggi del farmaco variano a seconda delle fasi del travaglioe dalla soglia del dolore di ogni singola donna. Le altre sensibilità della partoriente restano inalterate, compresa quella delle contrazioni uterine che continuano a essere percepite in modo non doloroso. La forza muscolare non viene diminuita, per cui la donna mantiene la capacità di eseguire gli sforzi espulsivi, e il parto avviene con la piena partecipazione della futura mamma. È vero che l'epidurale allunga i tempi del travaglio? «La peridurale allunga di circa 15 minuti il travaglio, tempo trascurabile se raffrontato alla durata totale del parto», chiarisce Ida Salvo, «nei centri che offrono l'epidurale si nota un aumento esponenziale delle richieste, con conseguente crescita del numero dei parti in quella struttura. Sarebbe opportuno chiuderei centri nascita che registrano meno di 500 parti l'anno, meglio ancora se con oltre 1000 parti l'anno. Magari un unico centro specializzato di grandi dimensioni. Strutture molto piccole sono un costo e non garantiscono altrettanta sicurezza». E conclude Alessandra Kustermann, direttore pronto soccorso ostetrico ginecologico, Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano: «La donna ha diritto di partorire senza dolore. Può decidere lei in ogni momento del travaglio, ed è giusto aiutarla. Ma è indispensabile nella struttura ci sia un anestesista sempre presente». INFOGRAFICA PAULA SIMONETTI PER SAPERNE DI PIÙ www.icp.mi.it/buzzi www.siaarti.it Foto: REPTV- LAEFFE Il "martedì di Salute" alle 19.45 sul canale 50 del digitale terrestre e 139 di Sky SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R Salute Maternità. Introdotta nei Livelli essenziali di assistenza, è la forma di analgesia che si può utilizzare in ogni fase del travaglio. È a carico del Servizio sanitario 17/02/2015 La Repubblica - Ed. genova Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Nel 2013 sono stati 570 i piccoli pazienti arrivati a Quarto dalla Campania, già negli anni '90 dei casi sospetti IL REPORTAGE GIULIA DESTEFANIS SONO viaggi tristi, a volte senza ritorno. Quelli dei bambini della Terra dei Fuochi e delle loro "mamme resistenti", come le chiamano, verso il Gaslini. «Ti dicono che la situazione è grave, che è meglio andare a Genova per dare al bambino le cure migliori. Parti senza pensarci troppo, arrivi magari in piena notte e senza un posto dove dormire». Marzia Caccioppoli ricorda le notti passate in piedi nei corridoi dell'ospedale ligure, e quelle di tanti altri genitori come lei fuori in macchina, in attesa di un alloggio di prima accoglienza. Ha perso suo figlio Antonio di 9 anni e mezzo il 2 giugno 2013, e oggi gira l'Italia - è passata anche da Savona, in un incontro organizzato da Libera, comunee Fiba Cisl con il Centro studi contro le mafieprogetto San Francesco - a raccontare la lotta della sua terra e dell'associazione Noi genitori di tutti, 13 mamme e papà con la stessa atroce storia. Benvenuti nel mondo in cui i bambini muoiono di tumori, avvelenati dai rifiuti tossici che le mafie, per conto delle aziende del nord, nascondono sottoterra. Un intrigo della peggiore politica, imprenditoria e criminalità che uccide soprattutto in Campania: le vittime si contano da anni, ma solo nel 2013, con le rivelazioni di Carmine Schiavone, l'Italia si è accorta di loro. E oggi l'attenzione va a ondate mediatiche: l'ultima di qualche giorno fa, con le critiche al premier Renzi che ha dirottato sull'Expo 10 milioni previsti per le emergenze della Terra dei Fuochi. I piccoli malati, nel frattempo, viaggiano silenziosi verso il Gaslini: «Già negli anni '90 ricordo malattie linfoproliferative ed ematologiche strane, rare, in arrivo dalla Campania», dice Carlo Dufour, responsabile facente funzione dell'Unità operativa di Ematologia del Gaslini. Oggi il filo diretto tra la Terra dei Fuochi e la Liguria si legge ad esempio nei 570 ricoveri dalla Campania del 2013, che ne fanno la quarta Regione per provenienza di pazienti. «Non si può dire che ci sia un collegamento diretto tra lo smaltimento di rifiuti tossici e i nostri dati - spiega il direttore Scientifico del Gaslini Lorenzo Moretta - Ma in generale l'ospedalizzazione per leucemie è aumentata del 50%,ei bambini si ammalano certo anche per l'inquinamento ambientale». Si legge anche, il filo diretto, nel gemellaggio siglato nel 2011 con l'ospedale Santobono di Napoli, che manda a Genova i casi più gravi. Sospira, mamma Marzia. «Arrivammo in Liguria dopo vari errori negli ospedali locali. Diagnosticarono ad Antonio un glioblastoma multiforme, l'unico tumore cerebrale che non dà speranze, e quando l'oncologa del Gaslini mi chiese se vivevo vicino a qualcosa di radioattivo dissi di no. Non sapevo della Terra dei Fuochi». Eppure il tumore colpisce di solito in età avanzata e in zone inquinate. «Pensare che ci ero andata ad abitare per scappare dalla città e respirare aria buona... Un giorno vidi Antonio camminare male, e da lì iniziò il calvario.I mesi genovesi, gli ultimi, sono stati difficili. Io stavo con Antonio, mentre mio marito, che lavora in prefettura, ha ottenuto un trasferimento temporaneo qui. L'accoglienza al Gaslini è stata magnifica, le infermiere sono come tate». Poi Antonio se n'è andato. Marzia torna a Genova spesso. Tina Zaccaria, un'altra "mamma resistente", invece non è più tornata. «Non ne ho avuto il coraggio- racconta- Ma ancora oggi sento i medici e l'infermiera Elda: il Gaslini è stata una famiglia». Sua figlia si chiamava Dalia, a 12 anni ha scoperto la malattiae un anno dopo, nel 2012, «è andata via». Anche lei gli ultimi mesi li ha passati a Genova, «in un appartamento dell'associazione Abeo ( che ne ha appena inaugurati di nuovi dedicati ai piccoli pazienti oncologici, ndr ) un mondo sereno e con assistenza 24 ore su 24». «Di storie come le nostre ce ne sono tante», dice Tina. Non è facile raccontarle. «Lo facciamo perché non ci dimentichiate - conclude Marzia - La Terra dei Fuochi è un problema di tutti». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dalla Terra dei Fuochi all'ospedale Gaslini i viaggi della speranza dei bimbi avvelenati 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Gli ispettori del ministero puntano il dito su casa di cura e 118 Indice di mortalità: ecco gli ospedali dell'Isola segnati in rosso > BRUNO, PALAZZOLO E SPICA GLI ispettori del ministero mettono sotto accusa i medici della clinica Gibiino. Non avrebbero comunicato la gravità delle condizioni della piccola Nicole alle terapie intensive neonatali di Catania. Sonoi primi risultati dell'inchiesta di ministero e Regione sulla morte della bambina. Sotto accusa anche il 118, che non avrebbe contattato il Policlinico di Messina, dove c'era posto. La procura di Catania ha notificato nove avvisi di garanzia. La morte della bambina ha riacceso i riflettori sulla qualità dell'assistenza in Sicilia. A tracciare una mappa del rischio è il ministero: nell'Isola ci sono strutture dove si muore fino a quattro volte di più che nel resto d'Italia per broncopolmonite e ictus. A PAGINA II SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Neonata morta a Catania la clinica sotto accusa Sanità, la mappa del rischio 17/02/2015 La Repubblica - Ed. torino Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) Boeti: "Non si può perdere il Cto" (s.str.) UN OSPEDALE di 850 posti dedicato all'alta complessità e un secondo, più piccolo, riservato alla media complessità (450 posti) dove adesso si trova il Cto. Il progetto allo studio per la nuova Città della Salute (presentato domenica sulle pagine di Repubblica) non piace al vicepresidente del Consiglio regionale Nino Boeti. Il quale ritiene che l'ospedale generalista, di riferimento per i cittadini di Torino sud, debba essere ricavato nell'ala storica delle Molinettee non al Cto. «I piemontesi - spiega Boeti - non possono permettersi di perdere il Cto. Un eventuale accorpamento dei posti letto e dei reparti con quelli generici del resto della Città della Salute rischia di far saltare le specializzazioni che tutta Italia ci invidia». Dove verrebbe riposizionato il centro grandi ustionati?, si interroga Boeti. Il quale ritiene che il congelamento delle risorsee del personale sia già costato al Cto la fuga di pazienti verso i privati. Dove finirebbero adesso le specializzazioni di microchirurgia? Dove ci sarà la chirurgia vertebrale? Secondo il consigliere regionale, medico ortopedico e nella scorsa amministrazione responsabile regionale della sanità per il Pd, avrebbe più senso riconvertire un'ala delle Molinette: «Fra l'altro quell'edificio è vincolato dalla Soprintendenza e non può essere abbattuto». Altra ragione per essere contrari all'ipotesi allo studio è, secondo Boeti, il dimezzamento dei posti letto. «Attualmente la Città della Salute e della Scienza, sommando la disponibilità dei quattro ospedali, ha 2400 posti letto. La somma dei due nuovi ospedali arriva a 1200-1300 posti. La sanità piemontese non potrebbe permettersi questo lusso. Si possono operare dei tagli, ma non del 50 per cento». Fra il 2011 e il 2013 la produzione chirurgica - sono i dati prodotti dal consigliere democratico - è calata drasticamente. Ben 80mila pazienti sono andati a farsi operare nel privato, soprattutto in Lombardia. «Una perdita di quasi 100miloni di euro». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL VICEPRESIDENTE REGIONALE E IL FUTURO POLO SANITARIO 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Gli ispettori a Catania: "Venne taciuta la gravità del caso" Nove avvisi di garanzia. Il nonno: "Voglio un funerale-festa" NATALE BRUNO SALVO PALAZZOLO GLI ispettori del ministero della Salute mettono sotto accusa i medici della clinica Gibiino. Non avrebbero comunicato con precisione la gravità delle condizioni della piccola Nicole alle unità di terapia intensiva neonatale di Catania. Eccoli, i primi risultati dell'inchiesta che ministero e Regione stanno conducendo sulla morte della bambina che non ha trovato un posto adeguato al ricovero. Sotto accusa c'è anche il 118, che non avrebbe preso contatto con l'unità di terapia intensiva di Messina, dove c'era posto. La notte fra giovedì e venerdì, Nicole è stata invece caricata su un'ambulanza partita verso Ragusa. Ma è deceduta a metà strada. I vertici del 118 respingono le accuse: Messina non è nel "distretto" stabilito dal protocollo di emergenza. La polemica è destinata ad allargarsi, è probabile che il ministero voglia verificare anche i profili organizzativi della sanità nella Sicilia orientale. Intanto la procura di Catania ha notificato nove avvisi di garanzia. I provvedimenti, in cui si ipotizza il concorso in omicidio colposo, sono stati notificati ad Antonio Di Pasquale (pediatra), Giovanni Alessandro Gibiino (anestesista), Maria Ausilia Palermo (ostetrica-ginecologa), tutti e tre della clinica Gibiino. Avvisi di garanzia anche a due medici rianimatori intervenuti dopo il parto, Sebastiano Ventura e Adolfo Tomarchio. Sono indagati pure l'operatore del 118 Vincenzo Mirabile, la dirigente del 118 per Catania Isabella Bartoli e i due medici di guardia Salvatore Cilauro e Alessandro Rodanò, in servizio al Policlinico universitario e al Santo Bambino. Cilauro e Rodanò sono accusati anche di omissione di atti d'ufficio. Ieri pomeriggio, alla presenza degli avvocati degli indagati, i pubblici ministeri hanno conferito l'incarico per effettuare l'autopsia di Nicole, che si terrà oggi. Gli ispettori del ministero e della Regione restano invece a Catania. Ieri, nella sede dei carabinieri del Nas, hanno presieduto un vertice cui ha partecipato anche l'assessore Lucia Borsellino. Oggi proseguono le verifiche. Sono cinque gli aspetti al centro dei controlli: la stabilizzazione della neonata, i requisiti della clinica, l'adeguatezza del mezzo di soccorso per il trasferimento, i protocolli di comunicazione tra la clinica e il 118, la gestione dei posti letto nelle unità di terapia intensiva neonatale e in quelle di terapia sub-intensiva. Oggi, prima dell'autopsia, Andrea Di Pietro e Tania Egitto vedranno la loro bambina. È probabile che già domani la salma venga restituita alla famiglia. Il funerale potrebbe tenersi nel fine settimana. «Vogliamo che venga moltissima gente in chiesa - dice il nonno della bambina - e anche rappresentanti delle istituzioni. Non dovrà essere un funerale, ma una festa per Nicole». Foto: LA TRAGEDIA Fiocco rosa per Nicole a casa dei nonni A destra un elicottero del 118 e, in basso, Gaetano Marchese SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nicole, il ministero accusa la clinica privata e il 118 "Doveva andare a Messina" 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Bisturi e ricoveri, il rischio ospedale: brutti voti alla Sicilia GIUSI SPICA DUE bambini morti in tre giorni. Nicole che ha smesso di respirare durante una disperata corsa in ambulanza da Catania a Ragusa a caccia di un posto di Rianimazione, Daniel stroncato da una probabile meningite non diagnosticata a Trapani. Due tragedie che riaccendono i riflettori sulla qualità e la sicurezza degli ospedali siciliani. Perché - a guardare i dati ministeriali - nell'Isola bisogna augurarsi di non sentirsi male nei posti sbagliati. Le statistiche dell'Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari, dipingono un quadro in chiaroscuro, dove in alcune strutture il rischio di morire per una broncopolmonite o dopo un intervento al femoreè quattro volte superiore rispetto al resto d'Italia.E l'Isolaè maglia nera anche per i decessi dopo un intervento di bypass al cuore o di asportazione di un tumore al cervello.A Roma lo hanno ripetuto fino alla nausea: «Non è una classifica». Eppure, navigando nei 131 indicatori del Programma nazionale sviluppato da Agenas, è possibile tracciare una mappa del rischio. TROPPI PARTI CESAREI Il vizietto del bisturi è duro a sparire negli oltre 60 punti nascita della Sicilia. Dopo anni di diktat, molti hanno messo un freno. Ma sono oltre 30 i reparti di Ginecologia che sforano la media nazionale del 26 per cento. La maglia nera va alla clinica Lucina di Catania, con il 57 per cento, seguita dall'ospedale Papardo-Piemonte di Messina, con il 54 per cento, e dalla clinica Villa Serena a Palermo (51). Non c'è da stupirsi se anche i rischi aumentino. A detenere il primato è l'ospedale di Lentini, dove i cesarei che causano complicanze sono il 3,6 per cento contro lo 0,8 nazionale. Subito dopo c'è il Civico di Palermo, che con il 3,2 per cento di complicanze è al quindicesimo posto in Italia. Problemi per il 2,8 per cento delle donne anche a Biancavilla. Del resto, il parto è una delle croci della sanità in Sicilia. Lo conferma l'ultimo rapporto della commissione Errori sanitari della Camera: «Su 104 episodi di malpractices al momento della nascita, la metà è concentrata tra Sicilia e Calabria», scrivono i membri della commissione sciolta nel 2013. Ne faceva parte il parlamentare catanese Giovanni Burtone, che ha dato battaglia sull'insufficienza di posti di Terapia intensiva neonatale a Catania e ha segnalato almeno tre episodi di neonati trasferiti d'urgenza in altre città distanti centinaia di chilometri. LA RISPOSTA AGLI INFARTI Avere un attacco di cuore in una provincia piuttosto che in un'altra può fare la differenza. Il tasso di mortalità per infarto acuto sfora il 17 per cento al San Vincenzo di Taormina, al settimo posto in Italia dove la mediaè del 9,2 per cento. Male anche il Policlinico di Catania (14,6) e l'ospedale di Caltagirone (14,4). Ma sono altri dieci gli ospedali oltre soglia, tra cui quelli di Sant'Agata di Militello, di Modica e di Canicattì. IL PERICOLO ICTUS L'ospedale dove in Sicilia si muore di più per ictus è il Vittorio Emanuele di Gela, dove non ce la fanno tre pazienti su dieci. Una percentuale che porta la struttura al quinto posto in Italia, dove la media è dell'11,6 per cento. Male anche il Muscatello di Augusta (28 per cento)e l'ospedale di Acireale (23), rispettivamente al settimo e all'undicesimo posto nazionale. Mortalità doppia anche all'Umberto I di Siracusa (21 per cento), all'ospedale di Erice, a Sant'Agata di Militello, Marsala e Ragusa. Ma anche grandi centri come il Garibaldi di Cataniae il Papardo di Messina non sono da meno, con il 15 per cento. sponsabilità, la politica facciamola su altro - dice - nessuno ha chiesto le dimissioni della Borsellino, nessuno le ha chiesto di ritirarle, per cui ognuno faccia le sue valutazioni. Questoè uno di quei casi che non ti fanno dormire la notte, non vedo come si possa essere indifferenti, non la buttiamo in politica, non lo capirebbero le famiglie coinvolte. Vedere anche le foto della madre con quella felicità non può lasciare indifferenti. La questione non è trovare colpevoli ma risolvere criticità del sistema». L'INSIDIA BRONCOPOLMONITE L'ospedale Vittorio Emanuele di Gela ha il primato in Italia per mortalità a un mese dal ricovero per broncopolmonite: non ce la fa il 41,3 per cento dei pazienti, contro l'8,7 nazionale. Troppe morti anche a Sciacca, che con il 28,3 per centoè settima in Italia,ea Villa Sofia a Palermo, nona con il 27,1 per cento. Fuori media anche il San Giovanni di Dio SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL DOSSIER 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di Agrigento, il Santa Marta e Santa Venera di Acireale, l'ospedale di Sant'Agata di Militello e quello di Augusta. FEMORE, RECORD SICILIANO È l'ospedale dei record. Negativi. Con il 16,2 per cento di morti l'Umberto I di Enna è maglia nera in Italia per mortalità a un mese dall'intervento al femore. Al terzo posto c'è il Sant'Elia di Caltanissetta (14,6), al quarto l'ospedale di Acireale (13,6). Più morti rispetto alla media anche a Ragusa (11,5), al Policlinico di Palermo (11,4), al Piemonte di Messina (10,5), a Noto e a Marsala. IL RISCHIO BYPASS Se nell'Isola si distinguono eccellenze di portata nazionale come l'Ismett e Villa Maria Eleonora, lo stesso non si può dire per le cardiochirurgie pubbliche. Al Policlinico Vittorio Emanuele di Catania muore il 6,5 per cento di pazienti dopo un intervento di bypass al cuore. Una percentuale che fa schizzare la struttura catanese al terzo posto in Italia dopo due ospedali campani. Sfora la media del 2,4 per cento anche la clinica Morgagni di Pedara (5,3). GLI INTERVENTI AL CERVELLO Primato negativo anche per la mortalità a un mese dall'asportazione di un tumore al cervello. Con l'8,8 per cento di pazienti morti, l'ospedale Rodolico di Catania è primo in Italia. Segue Villa Sofia con il 7,9 per cento e il Sant'Elia di Caltanissetta con il 6,4. Sfondano il tetto nazionale del 2,7 anche il Civico di Palermo (6 per cento), il Policlinico Giaccone (5,8), il Cannizzaro di Catania, il Papardo-Piemonte (4,6) e il Policlinico di Messina (4,2). PER SAPERNE DI PIÙ pti.regione.sicilia.it www.salute.gov.it Foto: CATANIA Il Policlinico Vittorio Emanuele è terzo in Italia per decessi dopo l'intervento di by-pass Foto: ENNA L'ospedale Umberto I è primo in Italia per numero di morti dopo la frattura del femore Foto: Sulla sanità ci sono molti interessi che si muovono, come dimostrano gli attacchi che arrivano da Ncd e dal dicastero Lucia è impegnata per avere verità e giustizia 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) La procura e l'assessorato indagano sul direttore del 118 "Ero grave, ad Alghero perdevano tempo". L'équipe: "Falso" L'appalto prevede voli occasionali "in regioni limitrofe". Pazienti trasferiti da Taranto e Lagonegro come pure da Malta e Tunisia GIOACCHINO AMATO UN' INDAGINE interna dell'assessorato regionale alla Salute, l'apertura di un fascicolo da parte della procura di Palermo. Il caso del direttore della centrale operativa del 118 di Palermo, Gaetano Marchese, che ha ottenuto di farsi trasferire da Alghero all'Ismett dall'elisoccorso siciliano solleva dubbi e un vespaio di polemiche. L'attenzione adesso si concentra su quella trentina di voli che ogni anno gli elicotteri della società Inaer, su ordine delle sale operative del 118, compiono fuori dalla Sicilia fino a Malta e persino in Tunisia. Ma anche su un altro caso sospetto, con il parente di un politico messinese trasportato in elicottero da Messina a Palermo per una rinoplastica. Casi che stridono con le tragiche notizie di disservizi e morti sospette che coinvolgono proprio il 118e il servizio di soccorso affidato agli elicotteri. I voli dell'elisoccorso siciliano fuori dalla regione sono previsti dal capitolato tecnico dell'appalto redatto dall'assessorato alla Salute. «È facoltà delle centrali operative - si legge - disporre interventi anche in regioni limitrofe e con carattere di occasionalità e limitatamente alle basi di Palermo e Lampedusa su tutto il territorio nazionale ovvero al di fuori del territorio nazionale», il tutto senza differenze nel prezzo del servizio. Di questi casi, spiegano sia dal 118 che dall'assessorato, se ne verificano da 20 a 30 all'anno. Ultimi, i trasporti di pazienti da Lagonegro, Taranto, Cagliari, Lamezia Terme e anche da Malta e Tunisia. Per la maggior parte si tratta di casi di grave insufficienza respiratoria trattati all'Ismett, unica struttura di tutto il Meridione a essere dotata del polmone artificiale Ecmo. Ma i punti controversi stanno proprio su chi e perché ha preso la decisione del trasporto. In pratica il direttore Marchese ha deciso per sé stesso, cosa che a un comune cittadino non è possibile. Lo conferma la società Inaer Aviation Italia Spa, che ha vinto l'appalto del servizio nell'estate del 2013: «La chiamata è giunta nella notte del 15 gennaio - spiega una nota - dalla centrale operativa del 118 di Palermo con le consuete modalità e a cui è seguita l'attivazione dell'elicottero di stanza nella base di Palermo». Marchese, ancora ricoverato in Cardiologia all'Ismett, si difende ma ammette: «Ho chiesto l'intervento dell'Ismett perché nell'ospedale di Alghero dove ero stato trasferito solo dopo tre ore dal mio arrivo mi è stata fatta una Tac, il mio caso era stato sottovalutato dall'équipe di Alghero. Ho solo, da medico, tutelato la mia salute, come quella dai tanti pazienti trasportati e salvati dal 118». Ma da Alghero la risposta non si fa attendere. «I soccorsi prestati al direttore Gaetano Marchese sono stati corretti, prestati tempestivamente e conclusi con una diagnosi chiara di aneurisma all'aorta, che imponeva la necessità di essere immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico d'urgenza - scrive l'assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Luigi Arru - In sala operatoria a Sassari tutto era già pronto. Ma il dottor Marchese ha scelto di tornare in Sicilia, perdendo ore preziose visto che è stato operato solo sei ore più tardi. La nostra diagnosi è scritta nero su bianco, così come tutti gli orari sono registrati elettronicamente». Così partono l'ispezione dell'assessorato alla Salute, con il direttore Sebastiano Lio che ha disposto l'esame di tutte le registrazioni di quella notte in sala operativa, e l'inchiesta della procura dopo che l'aggiunto Dino Petralia ha ricevuto una ricostruzione della vicenda da parte dei carabinieri. Cgil e Cisl parlano di «abuso di potere e possibile peculato», mentre il capogruppo di Forza Italia all'Ars, Marco Falcone, attacca: «Per la piccola Nicole nessun elicottero si è alzato in volo». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Elisoccorso, inchieste e sospetti trenta viaggi fuori dall'Isola "Ma non trasportiamo solo vip" 17/02/2015 La Repubblica - Ed. palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso arriva anche in Parlamento con due interrogazioni al ministro Lorenzin. E a Messina spunta anche un altro caso.A denunciarloè il vice segretario del sindacato medici Cimo, Angelo Collodoro: «Più di un anno fa un parente di un politico è stato trasferito con l'elisoccorso da Messina a Palermo nonostante ci fossero tre reparti di chirurgia attrezzati per l'intervento, dietro pressioni politiche. Su questa vicenda l'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta». «Il paziente è stato inviato in codice rosso ma non era da codice rosso - aggiunge - come da referto del 118 "trauma non commotivo vigile". Poi è stato operato in anestesia locale e ricoverato in un reparto di degenza normale, il giorno dopo è stato sottoposto a un intervento estetico di rinoplastica e dopo due giorni dimesso». 17/02/2015 La Repubblica - Ed. torino Pag. 15 (diffusione:556325, tiratura:710716) Sos delle case di riposo: "La Regione ci deve un milione per le rette" Gianfala, presidente di Api sanità lancia l'allarme: "Negli ultimi mesi le insolvenze sono cresciute: per alcune aziende valgono il 10% del fatturato" (e. v.) PER la sanità piemontese si apre un altro fronte. le aziende che forniscono assistenza sociosanitaria e che fanno parte di Api Sanità Torino lanciano l'allarme sulla crescita delle insolvenze negli ultimi mesi. «Fenomeno che per troppo tempo è stato trascurato - dice Antonino Gianfala, presidente della categoria che riunisce un centinaio di strutture di accoglienza per anziani -, e che adesso ha assunto dimensioni e livelli preoccupanti, soprattutto dal punto di vista sociale oltre che economico». L'ammontare delle rette non pagate nel 2014 sfiora ormai, solo nell'area della ex provincia di Torino, il milione. Api Sanità ha registrato casi di singole strutture di assistenza che hanno accumulato somme non pagate per 100-200mila euro. In molte situazioni, l'ammontare dei crediti di questo tipo arriva al 10 per cento del fatturato. Ancora Gianfala: «E' evidente che questa situazione deve essere presa in mano dalle Istituzioni (ente pubblico, servizi sociali e tribunali). Sappiamo bene i problemi che la sanità regionale e in genere i bilanci pubblici stanno affrontando, ma è necessario porre attenzione anchea questi aspetti prima che diventino ingovernabili». Il presidente di Api sanità ha affrontato la questione con Domenico Ravetti, presidente IV Commissione del Consiglio Regionale. «Abbiamo presentato una serie di proposte - spiega- che hanno soprattutto l'obiettivo di favorire una migliore regolamentazione del settore: condizione imprescindibile per garantire il mantenimento di adeguati livelli di assistenza ai non-autosufficienti». Api Sanità ha chiesto in particolare «maggiori controlli sulle liste d'attesa, un arbitrato super partes peri contenzioni fra Asle strutture, garanzie sul diritto di libera scelta del presidio da parte degli utenti, il controllo sull'effettiva realizzazione dell'applicazione dell'uniformità tariffaria su tutto il territorio regionale, una migliore programmazione dei posti letto a livello regionale, la revisione delle modalità di valutazione delle Unità valutazione geriatrica». Foto: La sede dell'Api di Torino in via Pianezza SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO/2 ALLARME SUI RIMBORSI 2014 17/02/2015 La Stampa Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) Medico, finto invalido e troppo avido Federico Genta A PAGINA 18 Lavorava a Torino Aveva già accumulato mezzo milione di euro «Forse, con la storia della carrozzina, ho esagerato». Seduto davanti ai pm di Torino, Hamid Raza Danaie è il primo a riconsiderare il suo stato di salute. Le immagini lo incastrano. Ci sono i video di un'agenzia privata, incaricata dall'ospedale per cui lavora. Ci sono le riprese dei carabinieri, che hanno avviato le indagini dopo l'esposto in Procura. Doveva essere la truffa perfetta, quella del dottor Danaie. Anestesista all'ospedale Molinette, scivolato dalle scale una mattina di settembre del 2012. Una caduta senza testimoni, all'inizio del turno di lavoro. L'uomo, 56 anni di origini iraniane, era rimasto una settimana al pronto soccorso. Lamentava un dolore insopportabile alle gambe, all'occhio e al braccio destro. In due anni ha chiesto e ottenuto tutto quello voleva. Il rimborso dell'assicurazione privata: 350 mila euro. La liquidazione dell'ospedale: 90 mila. Altri 15 mila dall'Inail, a titolo di indennità. E finalmente la pensione: 32 mila euro lordi l'anno. Senza limiti Ancora non bastava. Lo scorso 10 ottobre l'uomo tenta il colpo più grosso. Chiede, al suo ospedale, 750 mila euro di danni. Solo allora scattano i controlli. Al medico legale incaricato della perizia, Gianluca Bruno, quel nome non suona nuovo. Con i suoi colleghi aveva esaminato alcune vecchie pratiche di incidenti stradali. Traumi che, sebbene accertati, non parevano compatibili con gli stessi sinistri. E il ferito era sempre lui: Danaie. Da qui il sospetto che i controlli fossero stati truccati. Non in accordo con i colleghi. Gli investigatori sono convinti che l'uomo li ingannasse, anestetizzandosi da solo poche ore prima delle visite. L'unico complice, denunciato a piede libero dai Nas, è un torinese di 57 anni. Che si spacciava per dottore pur essendo nullafacente: accompagnava il falso invalido in carrozzina quando doveva raggiungere una clinica. In cambio aveva ricevuto parte del bottino: centomila euro, ritrovati depositati sul suo conto personale. La moglie dell'anestesista, una maestra elementare, di questa brutta storia assicura di non sapere nulla. Niente del mezzo milione raccolto. Niente dei trucchi per eludere gli esami. Nemmeno di quegli 800 giorni di mutua, collezionati dal marito in sei anni, da quando era stato assunto nel reparto di Rianimazione del San Lazzaro, nel complesso della città della Salute. Gli 800 giorni di mutua Il direttore amministrativo, Andreana Bossola, è la prima a voler capire come sia stato possibile consentire a un dipendente di accumulare così tante assenze. Senza una verifica. Quando è stato arrestato, Hamid era ricoverato in Psichiatria. «Aveva tentato di uccidersi - spiega il suo avvocato, Roberto Mordà Tutta la vicenda lo ha portato a un profondo stato di depressione. Abbiamo già richiesto la scarcerazione: se è vero che ha esagerato, resta in ogni caso vittima di un brutto incidente, che gli ha cambiato la vita». Su questo, il dottor Raza è irremovibile: «Quel giorno, dalle scale, sono caduto davvero». 500 mila euro Il rimborso dell'assicurazione all'anestesista L'ospedale l'ha liquidato con 90 mila euro, 15 mila l'indennità Inail e 32 mila euro lordi l'anno di pensione 750 mila euro La richiesta danni del medico alle Molinette L'uomo sarebbe caduto sulle scale dell'ospedale una mattina di settembre del 2012 Foto: Incastrato Hamid Raza Danaie, 56 anni, di origini iraniane, è stato ripreso mentre riponeva le grucce all'interno dell'auto SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DIARIO 17/02/2015 La Stampa Pag. 19 (diffusione:309253, tiratura:418328) Elisoccorso speciale da Alghero a Palermo per il capo del 118 Polemica dopo lo scandalo della neonata morta NICOLA PINNA ALGHERO (SASSARI) Per soccorrere la piccola Nicole un elicottero non c'era. Ma per trasportare il direttore del 118 di Palermo l'elisoccorso è stato attivato in fretta e furia, per di più nel cuore della notte, e per arrivare molto lontano dalla Sicilia. La chiamata, non da un comune cittadino, è arrivata da Alghero, dove Gaetano Marchese trascorreva alcuni giorni di ferie. Nella notte tra il 15 e il 16 gennaio il direttore della centrale operativa palermitana ha avuto forti dolori al petto e per questo ha chiesto aiuto al 118 del Nord Sardegna. I soccorsi sono scattati immediatamente e per i medici dell'ospedale di Alghero non c'erano soluzioni alternative all'operazione: la diagnosi parlava di «aneurisma dissecante dell'aorta» e per questo gli specialisti della cardiochirurgia di Sassari (distante 20 minuti da Alghero) erano pronti all'intervento. Ma Gaetano Marchese non si è fidato: ha rifiutato il ricovero e ha deciso di rivolgersi a persone di fiducia. Ha chiamato la «sua» sala operativa e ha usufruito di un servizio speciale: un elicottero con doppia equipe sanitaria che lo ha riportato in Sicilia. Un privilegio che alla sanità pubblica è costato non poco. «Sono vivo per miracolo» A Palermo, il sessantenne è arrivato 9 ore dopo il primo allarme ed è stato operato. È ancora in convalescenza. Alle agenzie ha detto: «Sono vivo per miracolo. All'ospedale di Alghero per una Tac ho dovuto aspettare più di tre ore, nonostante io dicessi ai medici che avevo un problema all'aorta». Versioni discordanti La versione di Marchese, comunque, non coincide con quella dell'ospedale di Alghero. Ciò che non torna sono gli orari. L'allarme è stato lanciato più o meno alle 23.30 e su questo son tutti d'accordo. La Tac, così sostiene il direttore del 118 di Palermo, è stata fatta in ritardo ma i medici sardi ribattono che gli esami («quelli obbligatori prima della Tac») sono iniziati poco dopo il ricovero. «I soccorsi al dottor Marchese sono stati precisi e tempestivi precisa l'assessore alla Sanità della Sardegna, Luigi Arru - Ora lui sostiene che la dissecazione non gli sia stata riconosciuta ma diagnosi e orari sono registrati elettronicamente». Polemica e indagini Ora scoppia la polemica. Anche perché la Sicilia piange la neonata morta in ambulanza. Per lei un elicottero della base di Catania non si era potuto levare in volo, mentre a Palermo si sono fatti gli straordinari. L'assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, «ha disposto un accertamento ispettivo per verificare il rispetto delle procedure poste in essere». E il referente regionale per l'emergenza per il ministero della Salute, Bernardo Alagna, fa sapere di aver «presentato una richiesta di chiarimento su quali siano state le ragioni dell'invio del velivolo». Intanto già si discute anche dei costi del soccorso speciale: un Aw139 viene noleggiato a 7 mila euro l'ora per voli civili. E al conto, in questo caso, c'è da aggiungere la presenza delle equipe specializzate. Gli altri episodi L'aereo Le spigole di Speciale n L'ex comandante della Finanza, poi parlamentare Pdl, finisce a processo per peculato. Nel febbraio 2005 avrebbe ordinato un volo militare per far arrivare un carico di spigole. L'autobus Sotto casa per la cena n Un autista del Ctp di Acerra viene indagato per peculato. I carabinieri trovano il suo autobus fermo sotto casa, con il motore acceso. Lui è a tavola mentre la moglie gli serve la cena. L'auto Tour, vacanze e figli in piscina n Per 11 anni, secondo l'accusa, l'ex parlamentare Pdl Alfonso Papa avrebbe abusato dell'auto della Finanza messa a sua disposizione per vacanze, accompagnare i figli in piscina o al calcetto. 280 miglia La distanza coperta dall'elisoccorso per l'intervento équipe L'elisoccorso era attrezzato con una doppia équipe sanitaria a bordo La vicenda 1 - LA STAMPA 16 gennaio - ore 6 Un mezzo dell'elisoccorso siciliano trasferisce il paziente a Palermo 15 gennaio - ore 23 Il direttore del 118 siciliano si sente male sulla Riviera del Corallo 2 È portato nell'ospedale di Alghero dove viene accertato un aneurisma Rifiuta l'ospedalizzazione a Sassari o Cagliari Sono vivo per miracolo All'ospedale di Alghero per una Tac ho dovuto aspettare tre ore Gaetano Marchese Direttore del 118 di Palermo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UN MESE FA IL VIAGGIO STRAORDINARIO TRA LE DUE ISOLE DOPO UN MALORE 17/02/2015 La Stampa Pag. 19 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I soccorsi sono stati precisi e tempestivi Diagnosi e orari sono registrati Luigi Arru Assessore alla Sanità della Sardegna Foto: Elisoccorso, la polemica scoppia dopo il caso della neonata Nicole 17/02/2015 La Stampa Pag. 38 (diffusione:309253, tiratura:418328) Gli anziani in difficoltà con le rette Oltre un milione di euro. È l'ammontare delle insolvenze re g i s t rat e n e l 2 0 14 d a l l e aziende del Torinese che forniscono assistenza sociosanitaria: le strutture di base sulle quali l'assessorato alla Sanità vuole puntare per offrire una risposta alternativa ed autorevole all'eccesso di ricoveri ospedalieri. L'allarme arriva da Api Sanità Torino, la principale associazione di categoria con 100 imprese associate nel Torinese (6 mila posti letto quasi tutti occupati). «Fenomeno a lungo trascurato spiega Antonino Gianfala, il presidente -, e che ha assunto livelli preoccupanti». Lo specchio di un disagio sociale, prima che economico. Api Sanità ha registrato casi di singole strutture per anziani che hanno accumulato somme non pagate per 100-200mila euro. In molte situazioni, l'ammontare di questi crediti arriva al 10% del fatturato. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Assistenza 17/02/2015 La Stampa Pag. 38 (diffusione:309253, tiratura:418328) Pinna Pintor, oggi si torna ad operare [ALE.MON.] Da oggi tornano operative le sale operatorie della clinica torinese Pinna Pintor: la giunta regionale ha revocato la sospensione dell'attività sanitaria chirurgica disposta il 29 gennaio. Vicenda controversa, culminata nello stop dopo i ripetuti sopralluoghi della Commissione di vigilanza: nel mirino, le criticità riscontrate nel blocco chirurgico, con riferimento alla pavimentazione e al rivestimento delle pareti. Prescrizioni seguite da altre, senza che i lavori di adeguamento riuscissero a soddisfare i requisiti richiesti. Un brutto colpo, di immagine ed economico, per la storica casa di cura fondata dal professor Plinio Pinna Pintor, alle prese con una delicata trattativa - tuttora aperta per la ricerca di un nuovo partner interessato a subentrare nella gestione della struttura. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità 17/02/2015 Il Messaggero Pag. 15 (diffusione:210842, tiratura:295190) Il capo del 118 si sente male ad Alghero e si fa arrivare l'elisoccorso dalla Sicilia Bufera sul direttore della centrale di Palermo Aperta un'inchiesta R.I. ` P A L E R M O Il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo Gaetano Marchese, 60 anni, sapendo di soffrire di una grave cardiopatia e non fidandosi dei medici di Sassari e Cagliari ha organizzato il proprio trasporto dalla Sardegna alla Sicilia con l'elisoccorso il 15 gennaio scorso dopo un forte dolore al petto e il ricovero ad Alghero. Il medico era sulla riviera del Corallo nella costa Nord ovest della Sardegna quando si è sentito male ed è stato portato in ospedale. Da lì doveva entrare in sala operatoria a Sassari. Ma ha preferito attendere l'elisoccorso che lui stesso aveva organizzato facendo arrivare il velivolo dalla Sicilia. Una nuova bufera si abbatte nella sanità siciliana mentre a Catania la procura indaga sulla morte della neonata Nicole che non ha trovato un posto in terapia intensiva (9 gli avvisi di garanzia. «NON MI FIDAVO» La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo mentre l'assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, ha disposto un accertamento. Il presidente della Commissione Affari sociali e sanità di Montecitorio, Pierpaolo Vargiu, commenta: «Qualche giorno fa ci hanno spiegato che una neonata è morta dopo 3 ore di vita perché mancavano i posti nelle Unità di terapia intensive prenatale degli ospedali di Catania. Ora veniamo a sapere che un elisoccorso salva la vita del direttore della Centrale operativa del 118 di Palermo, partendo all'alba dalla Sicilia verso la Sardegna». Marchese da un letto di una clinica privata, dopo l'operazione subita all'Ismett di Palermo il 16 gennaio, dice di essere «un miracolato» e di aver fatto una scelta consapevole per la propria vita. «I voli extraregionali dell'elisoccorso sono autorizzati direttamente dal direttore di centrale o tramite l'assessorato regionale in particolar modo quelli con destinazione Ismett». E aggiunge: «Ho chiesto l'intervento dell'Ismett perché nell'ospedale di Alghero dove ero stato trasferito solo dopo3 ore dal mio arrivo mi è stata fatta una Tac. Avevo subito compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall'equipe sarda. Io non avevo un aneurisma, ma una dissecazione aortica. Ogni ora che trascorrevo ad Alghero rischiavo di morire». Di tutt'altro avviso l'assessore regionale sardo alla sanità, Luigi Arru, secondo cui «i soccorsi sono stati corretti, tempestivi e conclusi con una diagnosi chiara, che imponeva la necessità di essere immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico d'urgenza. A Sassari era tutto pronto ma lui ha scelto di tornare in Sicilia». Foto: RICOVERO RIFIUTATO Il dirigente doveva essere operato a Sassari SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA POLEMICA 17/02/2015 Il Giornale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) Neonati morti e soccorso ai vip Così Crocetta umilia la Sicilia Mariateresa Conti Lucia, la sua Lucia Borsellino, assessore alla Sanità di una Sicilia bifronte dove una neonata muore in ambulanza perché non si trova posto negli ospedali, ma che ha un 118 così solerte che manda un elicottero a prendere il suo capo colto da malore durante una vacanza in Sardegna, l'ha difesa con le unghie e con i denti. Togligli anche Lucia, anzi Lucia Borsellino, la figlia del giudice Paolo ucciso in via D'Amelio, e cosa resta a Rosario Crocetta? Cosa resta del Crocetta governatore-tsunami che era ospite una domenica sì e l'altra pure di Massimo Giletti (...) segue a pagina 15 (...) all' Arena e che favoleggiava le magnifiche sorti e progressive di una Sicilia da lui riformata ( sic !)? Cenere, macerie. Polvere. La Regione è sull'orlo dell'abisso, con una voragine monstre di debito, ha calcolato Italia Oggi , tra gli 8 e i 10 miliardi. Sino ad aprile andrà avanti in esercizio provvisorio, perché il Dpef, prima volta nella storia, non è stato approvato in tempo. E però nel frattempo fa altri debiti , un mutuo (due miliardi) da pagare - i siciliani, non Crocetta - in 30 comodissimi anni. Tanto vanno male le cose che se n'è accorta anche Roma. E così il governo ha commissariato doppiamente la Sicilia: ufficiosamente imponendo a Crocetta come assessore all'Economia un suo uomo di fiducia, Alessandro Baccei; e ufficialmente proprio qualche giorno fa mandando un commissario per i depuratori, in modo da sbloccare un miliardo di fondi Cipe che il solerte governatore teneva fermi. Un disastro, per Crocetta. Il disastro, il governo Crocetta. Ci mancava solo la neonata morta a Catania e l'assessore Borsellino che offesa col ministro Lorenzin voleva dimettersi. E infatti il governatore le ha sbarrato la strada: «Lucia non mollare». Ed ha avvertito: «Lucia Borsellino non ha certo bisogno di lezioni di moralità, legalità ed efficienza da parte di nessuno». Quindi ha strepitato: «Ci siamo stancati del fatto che ogni occasione è buona per attaccare il governo della Regione, anche da parte di alcuni esponenti del governo nazionale. Chiederò un chiarimento al sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. La Regione siciliana viene continuamente attaccata su ogni cosa anche quando non ha alcuna responsabilità, penso alla vicenda Muos: che c'entra la Regione con un'iniziativa che compete allo Stato?». Complimenti per la giravolta, al governatore. Sì, perché proprio il Muos - il sistema satellitare che gli americani vogliono realizzare a Niscemi (Caltanissetta) - è forse una delle figuracce più grandi che Crocetta abbia rimediato. Partiamo dalla fine. Qualche giorno fa il Tar ha dato ragione al Comune di Niscemi bloccando le autorizzazioni alla realizzazione dell'opera. E chi aveva sbloccato quelle autorizzazioni dopo un parere dell'Istituto superiore di sanità temendo di dover pagare penali miliardarie? Sì, bravi, proprio Crocetta. E pazienza se si era attirato le ire dei comitati e della sinistra, che lo hanno accusato di essere un traditore (prima stava con loro) e contestato in piazza. Grande flop, il Muos. Come la riforma bluff delle Province. «Siamo i primi in Italia», gongolava il governatore a marzo del 2013. Ma due anni dopo resta solo il pasticcio: niente elezioni, commissari fedeli al governatore al posto dei presidenti (per un po', a Trapani, anche l'amico ex pm Antonio Ingroia, poi costretto a lasciare per l'altro incarico regionale alla guida di Sicilia e-Servizi). Ora si rimedierà al caos recependo in extremi s il decreto Delrio, adattato alla realtà siciliana i (falsi) primi sono diventati gli ultimi. L'elenco di flop potrebbe continuare: il continuo balletto di dirigenti; l'ex baby assessore Nelli Scilabra prima piazzata alla Formazione e poi, dopo il fallimento e il siluramento obbligato, riciclata nella sua segreteria. Quanto sono lontani gli inizi, con Franco Battiato e Antonino Zichichi assessori, i primi a essere silurati con una giunta che è già al terzo rimpasto. Povero Crocetta, ex governatore tsunami. Lasciategli, almeno, la Borsellino. Mariateresa Conti La tragedia di Nicole Niente rianimazione La clinica privata Gibiino non ha la rianimazione nonatale, e nessuno degli ospedali catanesi aveva posti nelle Utin La scelta di Ragusa ACatanianonc'èposto,laclinica contatta il 118 che trova posto all'ospedale di Ragusa che dista 2 ore da Catania L'elisoccorso fermo L'elisoccorso di stanza a Cataniada2anninondecolladinotte.PervolarefinoaRagusabastavano 20 minuti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato REGIONE ALLO SBANDO 17/02/2015 Il Giornale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: NELLA BUFERA Rosario Crocetta SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 34 17/02/2015 Il Giornale Pag. 15 (diffusione:192677, tiratura:292798) A Nicole negano l'elisoccorso Per il capo del 118 arriva subito Il direttore del pronto intervento siciliano ha un malore ad Alghero e si fa prelevare dal «suo» servizio pubblico. Che invece non si mosse la notte della morte della neonata PER ANEURISMA Gaetano Marchese, 60 anni, ha rifiutato il ricovero in Sardegna SOTTO ACCUSA Per la piccola 9 indagati per omicidio colposo «La clinica sottovalutò» Tiziana Paolocci Roma Nicole muore su un'ambulanza a tre ore dalla nascita rifiutata da tre ospedali siciliani mentre il direttore del 118 di Palermo, in vacanza in Sardegna, fa decollare un elicottero dalla Sicilia perché non gradisce il ricovero ad Alghero. Sono i due volti dell'Italia, quello della gente comune, che muore per mancanza di un posti letto e quello dei «vip» della sanità e degli «amici di amici». La storia di Gaetano Marchese, venuta alla luce solo ieri, stride più che mai con le lacrime di Andrea e Tania Di Pietro, costretti a seppellire la figlioletta deceduta nel viaggio della speranza verso Ragusa, perché le Unità di terapia intensiva neonatale catanesi non avevano culle disponibili per accoglierla. Il caso del funzionario del 118 è al centro di interrogazioni parlamentari e il procuratore aggiunto di Palermo, Dino Petralia, ha già aperto un fascicolo. Marchese, 60 anni, il 15 gennaio si trovava in vacanza sulla Riviera del Corallo, sulla costa sud-occidentale della Sardegna, quando di notte si è sentito male. Accusava uno forte dolore al petto e alle 23 il 118 ha ricevuto una chiamata per sospetto infarto. A mezzanotte e mezza a bordo di un'ambulanza medicalizzata arriva all'ospedale di Alghero dove, dopo vari accertamenti, alle 3.45 viene emessa la diagnosi di aneurisma dissecante dell'aorta. A quel punto il funzionario dell'elisoccorso palermitano rifiuta il ricovero nei centri specializzati di cardiochirurgia di Sassari e di Cagliari e chiede alla centrale operativa del 118 siciliano di inviare un elicottero ad Alghero per trasferirlo a Palermo: a bordo due equipe e due rianimatori per assisterlo e portarlo in un ospedale di suo gradimento. «I voli extraregionali sono autorizzati direttamente dal direttore di centrale o tramite l'assessorato regionale in particolar modo quelli con destinazione Ismett - si difende Marchese -. Ho chiesto l'intervento perché avevo subito compreso che il mio caso era stato sottovalutato dall'equipe di Alghero. Ogni ora che trascorrevo lì rischiavo di morire. Nessun abuso è stato compiuto». L'assessore della Sanità della Sardegna, Luigi Arru, sottolinea invece che i soccorsi sono stati tempestivi e la scelta di tornare in Sicilia è stata del paziente, non attribuibile a mancanze da parte della struttura sanitaria. Sulla vicenda anche l'assessore alla Salute siciliano ha chiesto accertamenti. Prosegue a ritmo serrato, invece, l'inchiesta della Procura di Catania per verificare eventuali responsabilità nella morte di Nicole. Gli indagati sono nove: 4 medici presenti alla nascita nella casa di cura Gibiino e i cinque colleghi di guardia nelle Utin catanesi del Cannizzaro, del Nuovo Garibaldi e del Santo Bambino e in quella dell'ospedale sicracusano Umberto I, tutti consultati invano prima di decidere il trasferimento della neonata a Ragusa. Il reato ipotizzato è omicidio colposo. Al lavoro anche gli ispettori inviati nell'isola dal ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, per esaminare tutti gli step, della nascita alla morte di Nicole. Dai primi atti emergerebbe che la Gibiino non avrebbe segnalato la gravità del caso alle Utin contattate e che il 118 avrebbe dovuto inviare la neonata nella Utin più vicina, a Messina, che invece non è stata chiamata perché «fuori distretto», quando aveva invece disponibilità del posto letto. I filoni d'inchiesta portati avanti dal procuratore di Catania, Giovanni Salvi, sono due. Il primo è incentrato sul decesso della bimba e vede i medici indagati per compiere un atti irripetibili. L'altro, invece, riguarda l'eventuale omissione nella messa a disposizione delle Utin, le segnalazioni di insufficienza di quelle funzionanti e i meccanismi per far fronte alle emergenze. 8/10 Secondo «Italia Oggi» il maxi debito della Sicilia si aggira tra gli otto e i dieci miliardi di euro Foto: DISPERATI Andrea e Tania Di Pietro, i genitori della piccola Nicole SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO NEL CASO Privilegiati e no 17/02/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 7 (tiratura:100000) CI SONO MEDICI che rilasciano certificati per favorire i falsi invalidi. Ma ci sono anche i medici che si fingono invalidi. E dirigenti che pretendono l ' elisoc corso da una regione a un ' altra. Il primo caso è quello dell ' anestesista di Torino che, fingendosi paraplegico, è riuscito a ottenere 1,2 milioni di euro di risarcimento e contributi per almeno 5 mila euro al mese. Il 56 enne dell ' ospedale Molinette di Torino nel 2012 aveva simulato una caduta dalle scale dell ' ospedale: era costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Eppure, secondo le indagini dei Nas, non c ' erano lesioni visibili, andava al bar con gli amici, trasportava pesi, ristrutturava la villa. Salvo poi farsi accompagnare alla visita medico legale. Il direttore del 118 di Palermo, invece, colpito da un aneurisma mentre era in vacanza ad Alghero, lo scorso 15 gennaio ha chiesto l ' arrivo in Sardegna di un elicottero dalla Sicilia. La notizia è stata data dall ' Unione Sarda . Gaetano Marchese, 60 anni, avrebbe rifiutato il ricovero e chiesto l ' intervento della centrale siciliana del 118 che ha fatto decollare l ' elicottero, arrivato ad Alghero alle 6 del mattino. Sul caso, la Procura della Repubblica di Palermo aprirà un ' inchiesta e la Regione ha disposto un accertamento. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Torino, lo scandalo del medico che si finge invalido 17/02/2015 Avvenire Pag. 16 (diffusione:105812, tiratura:151233) Arrivano gli ispettori dopo le morti di neonata e bimbo ALESSANDRA TURRISI Nove indagati per la morte della piccola Nicole Di Pietro, la neonata per cui non è stato trovato un posto in nessuna delle terapie intensive di Catania. È cominciata con l'arrivo degli ispettori ministeriali e i primi punti fermi dell'inchiesta giudiziaria la settimana cruciale per fare luce sugli errori sanitari che hanno causato la morte di un bimba appena nata. Mentre altri quattro medici sono indagati a Trapani per la morte di un bimbo di 23 mesi per una sospetta meningite. Ad aver ricevuto l'avviso di garanzia con l'ipotesi di omicidio colposo, sono 5 medici che hanno operato tra la clinica Gibiino, dove è nata la bambina mercoledì scorso, e il trasferimento in ambulanza della piccola, 2 persone del 118 e altre 2 di altrettante unità di terapia intensiva neonatale. Una procedura necessaria per compiere un atto irripetibile come l'autopsia. «Stiamo verificando le responsabilità penali - ha detto il procuratore Giovanni Salvi -. È una vicenda dolorosa e occorrerà tempo». Sono due i filoni dell'inchiesta aperta sulla morte della piccola Nicole: oltre a quello sul decesso, c'è l'eventuale omissione nella messa a disposizione delle unità di rianimazione neonatale, nelle segnalazioni di insufficienza di quelle funzionanti, nella previsione di meccanismi atti a far fronte a emergenze nella situazione. Ma è stata diffusa anche una nota dagli inquirenti che ha fatto chiarezza su un dettaglio non indifferente, e cioè se l'ambulanza privata utilizzata dalla clinica privata Gibiino per il trasferimento da Catania a Ragusa fosse adatta o no al trasporto della piccola paziente. La Procura ha precisato: «Le caratteristiche dell'ambulanza sono risultate idonee». Intanto, sono giunti a Catania gli ispettori del ministero della Salute. L'assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, che venerdì scorso aveva annunciato le sue dimissioni, entrando nella sede del Nas dei carabinieri, ha dichiarato di lavorare «assieme agli altri. Lo scopo è fare chiarezza e soprattutto stabilire quali siano gli elementi di criticità per evitare che fatti del genere possano verificarsi nuovamente». Le dimissioni di Borsellino annunciate dopo le parole del ministro Beatrice Lorenzin, che aveva ipotizzato un commissariamento della Sicilia, dunque, sembrano per ora congelate. «È amareggiata per gli attacchi strumentali che ha subito. La capisco, e mi chiedo se questi attacchi non servano a co prire le responsabilità della clinica», ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che vede in questa mossa un attacco del Nuovo centrodestra ma anche di Forza Italia, perché la clinica «è di un parente del coordinatore regionale di Forza Italia». Ma Lorenzin ha invitato a «non fare politica» sulla morte della piccola. Il nonno della bambina, Mario Di Pietro, ha invitato in diretta televisiva ad accorrere numerosi al funerali di Nicole: «Che partecipino in tanti e che portino un palloncino colorato perché deve essere una festa». Altro caso doloroso a Trapani, dove un bambino di 23 mesi, Daniel Cesanello, è morto all'ospedale Sant'Antonio Abate per sospetta meningite fulminante. Il piccolo, che aveva la febbre a 40, era stato visitato dai medici del pronto soccorso e dimesso dopo la somministrazione di una dose di tachipirina. Quattro i sanitari indagati; nelle prossime ore sarà eseguita l'autopsia. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità, in Sicilia 13 «avvisi» 17/02/2015 Avvenire Pag. 17 (diffusione:105812, tiratura:151233) Deputati italiani contro il «figlio di tre genitori» 55 parlamentari di sei gruppi firmano la petizione europea, già sottoscritta su Internet da più di 36mila cittadini, con la quale si chiede al governo britannico di fermare l'inquietante tecnica approvata il 4 febbraio alla Camera dei Comuni FRANCESCO OGNIBENE Delle 36.549 firme raccolte sinora, da Montecitorio ne arrivano 55. È lo 0,15%: ma il segnale politico è assai più rilevante del peso statistico. Sono le adesioni di deputati italiani di quasi tutti i partiti alla petizione europea per fermare «la proposta nel Regno Unito di modificare il patrimonio genetico degli embrioni umani e di creare bambini da tre genitori». L'appello online , che verrà recapitato con le firme (obiettivo sulla piattaforma web CitizenGo quota 50mila) al ministro inglese della Salute, è stato rilanciato in Parlamento da Eugenia Roccella (Ncd), che non appena la Camera dei Comuni britannica ha approvato il 4 febbraio la possibilità di concepire embrioni col dna di papà, mamma e donatrice della parte di patrimonio genetico "sana" (da sostituire a quella malata della madre) ha fatto circolare l'appello tra i colleghi, con una risposta insperata. Deputati di sei gruppi si sono detti d'accordo sull'affermazione, proposta da associazioni pro-life inglesi, che «l'embrione è uno di noi fin dal momento del concepimento e per questo merita assoluto rispetto». Deputati e cittadini europei firmatari chiedono «con urgenza» che il governo di sua Maestà «si opponga totalmente a ogni tentativo di autorizzare qualsiasi forma di modificazione genetica dell'embrione umano», a cominciare dal figlio di tre genitori inventato per evitare - si dice - la trasmissione di malattie genetiche, ma sul quale gravano molte ombre scientifiche ed etiche: «Nessuna delle tecniche proposte - si obietta nella petizione rappresenta una cura per la malattia del mitocondrio, che continuerà ad apparire alla nascita in modo casuale», «la proposta non rappresenta affatto un tentativo di curare la malattia in bambini già nati, ma piuttosto punta a creare un nuovo embrione umano, la cui composizione genetica risulterebbe dal materiale genetico di due donne», «questi cambiamenti verrebbero trasmessi alla future generazioni con conseguenze imprevedibili», mentre «gli esperimenti animali in questo campo hanno mostrato una caduta del tasso di sopravvivenza, crescita rallentata e altre orrende anomalie». A firmare la petizione sono stati: per il Pd Simonetta Rubinato, Flavia Piccoli Nardelli, Edoardo Patriarca ed Ernesto Preziosi; Gianluigi Gigli di Per l'Italia; i deputati di Ap Eugenia Roccella, Rocco Buttiglione, Maurizio Bernardo, Raffaele Calabrò, Vincenzo Garofalo, Antonino Bosco, Paola Binetti, Giuseppe De Mita, Nunzia De Girolamo, Alessandro Pagano, Gianfranco Sammarco, Andrea Causin, Rosanna Scopelliti, Paolo Tancredi, Paolo Alli e Vincenzo Piso; per la Lega Giancarlo Giorgetti, Nicola Molteni, Filippo Busin, Emanuele Prataviera e Marco Marcolin; per Forza Italia Guglielmo Picchi, Benedetto Fucci, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo, Paolo Russo, Monica Faenzi, Gianfranco Chiarelli, Antonino Minardo, Roberto Marti, Angelo Cera, Daniela Santanchè, Luca Squeri, Gianfranco Rotondi, Jole Santelli, Trifone Altieri, Ignazio Abrignani, Sandra Savino, Antonio Distaso, Paolo Vella, Alberto Giorgetti, Pietro Laffranco, Antonio Marotta, Antonio Palmieri, Giovanni Mottola e Francesco Catanoso; e per Fratelli d'Italia Fabio Rampelli, Gaetano Nastri, Ignazio La Russa e Achille Totaro. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Basta manipolazioni dell'embrione umano» 17/02/2015 Avvenire Pag. 18 (diffusione:105812, tiratura:151233) L'allarme degli scienziati: «La super cannabis causa piscosi» Questo tipo di marijuana, che nel gergo dei giovani viene conosciuta come "skunk", provoca un caso di alterazione su quattro ELISABETTA DEL SOLDATO La cannabis potente, quel tipo di marijuana che nel gergo dei giovani viene conosciuta come "skunk", causa un caso di psicosi su quattro. È il preoccupante verdetto di uno studio durato sei anni del King's College di Londra e pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista medica Lancet Psychiatry . E c'è di più: chi usa skunk ogni giorno, si legge, è cinque volte più a rischio di sviluppare malattie mentali come per esempio la schizofrenia o il disturbo bipolare. Lo studio del King's College è stato condotto mettendo a confronto 410 pazienti di un ospedale psichiatrico tra i 18 e i 65 anni che presentavano i primi sintomi di psicosi con 370 persone sane. La ricerca è stata realizzata dal 2005 al 2011 in un quartiere del sud di Londra, dove il consumo di droga e' molto diffuso. «Lo sapevamo da tempo - ha commentato un portavoce del Ministero degli Esteri - che questa varietà di cannabis può causare psicosi e che a rischio sono soprattutti i ragazzi molto giovani. Ma questi dati sono estremamente importanti, perchè ci costringono a fare i conti con una realtà che non tutti vogliono vedere e poi perchè ci confermano che la legalizzazione della cannabis è sbagliata». La cosiddetta "supercannabis" contiene livelli di tetraidrocannabinolo pari al 15 per cento contro il 4 per cento delle altre varietà usate per esempio per la preparazione della cannabis terapeutica. Lo studio, spiega uno dei ricercatori il professor Robin Murray, «dimostra che si potrebbero prevenire almeno un quarto di casi di malattie mentali se nessuno fumasse cannabis potente senza contare i soldi che verrebbero risparmiati dal sistema sanitario». Benché in generale l'uso di cannabis in Gran Bretagna sia sceso del quaranta per cento negli ultimi dieci anni, conclude Murray, «tra gli utilizzatori è aumentata la potenza della sostanza fumata. Un elemento che gioca un ruolo cruciale nello sviluppo di problemi mentali». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Londra. 17/02/2015 Il Manifesto Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) La verità scomoda della morte di Nicole Ivan Cavicchi Con i sistemi di assistenza di cui il nostro paese dovrebbe poter disporre la piccola Nicole si sarebbe salvata. Se, purtroppo, le cose sono andate in maniera tragicamente diversa, vuol dire che le incapacità dei suoi piccoli polmoni sono state aggravate da quelle di un sistema sanitario che per qualche ragione non rispetta i diritti Da questa semplice e banale considerazione derivano parecchie implicazioni . La prima è che le incapacità respiratorie di Nicole in nessun caso si possono curare con altre incapacità. CONTINUA |PAGINA 15 DALLA PRIMA Le altre implicazioni riguardano l'atto di cura necessario per quanto circoscritto a qualche emergenza individuale e locale è sempre l'espressione di un sistema più grande; l'efficacia e l'affidabilità di un sistema sanitario si verifica, non nella sua attività ordinaria ma nella contingenza; l'emergenza per definizione è contingente, i problemi dell' emergenza si affrontano con una organizzazione flessibile in grado di servirsi di tutte le possibilità di cura che sono disponibili nel sistema, se le possibilità di cura sono scarse può capitare che il diritto di vivere sia negato. I problemi di Nicole, e quelli legati al pronto soccorso, ma più in generale all'ospedale, non sono diversi perché riconducibili ad una precisa politica sanitaria. Le responsabilità morali giuridiche tecniche di questa politica sono correlate e riguardano tutti, ripeto tutti, i livelli istituzionali che governano la sanità proprio perché le responsabilità politiche sono trasversali. Quelle tecniche che pur esistono soprattutto nelle situazioni complesse vengono dopo cioè sono, in generale, derivate e subvenienti . Oggi in sanità si lavora male e non per colpa degli operatori. Tutti i commenti degli esperti riconducono la morte di Nicole, in un modo o nell'altro, alle politiche sanitarie restrittive che in particolare colpiscono la rete ospedaliera. Nella situazione particolare di Nicole a questa verità nazionale si aggiungono altre verità siciliane: la mancata applicazione del piano dei punti nascita, carenza di pronto soccorsi pediatrici specialistici, neonatologia fuori standard minimo,( un posto letto ogni 750 nati), una casa di cura accreditata ma con importanti carenze strutturali, disomogenea distribuzione nel territorio di unità di terapia intensiva neonatale ecc. Ma questa scarsità, disomogeneità, disorganizzazione da cosa dipende e perché essa si accanisce in particolare sui malati più deboli come i neonati al punto da far pensare che gli adulti siano addirittura più assistiti di loro? Il calo delle nascite nel nostro paese oltre ai tagli lineari ha indotto nel sistema sanitario forti contrazioni dell'offerta di servizi dedicati, in più quello della neonatologia in particolare è un settore ad alta costosità nel quale il rapporto costi benefici è spesso molto squilibrato, difficile da redistribuire in un territorio, quindi più incline ad essere concentrato in poche soluzioni regionali per ragioni di soglie minime e di volumi . Ma questa specificità è enormemente accentuata dalle politiche che stanno ridimensionando la rete ospedaliera in tutto il paese. Vorrei ricordare che Nicole è morta prima di tutto perché non è nata in un ospedale e poi perché tre ospedali non potendola ricoverare l'hanno rifiutata. Ebbene nessuno ha notato che all'indomani della sua morte, in modo involontariamente beffardo e provocatorio, il Consiglio di Stato ha approvato il regolamento che definisce i nuovi standard ospedalieri su proposta della conferenza Stato-Regioni. Questo regolamento taglia ancora 3000 posti letto che si andranno ad aggiungere ai 71000 eliminati negli ultimi 15 anni. A questa massiccia riduzione di posti letto, bisogna aggiungere gli effetti devastanti del blocco del turn over per il personale, circa 24mila unità in meno nel Servizio sanitario nazionale dal 2009 ad oggi, con carichi di lavoro sempre più pesanti e con effetti dirompenti sulla qualità delle cure. Vorrei ricordare che Nicole è morta anche a causa della distanza assassina che c'era per raggiungere l'unico ospedale in grado di accoglierla. Ebbene oggi le Regioni mentre propongono al governo di tagliare le loro dotazioni finanziarie per la sanità di 2 mld, per risparmiare sui costi della gestione stanno allargando gli ambiti territoriali delle aziende e i bacini di utenza dei servizi, quindi accorpando i servizi in aree vaste, in macro aziende, aumentando di fatto lo spazio-tempo tra il bisogno e la risposta di assistenza. Mentre Nicole muore nello spazio tempo della sua emergenza è in atto un formidabile processo di deterritorializzazione e di delocalizzazione della sanità. Il fattore spazio temporale è il fattore più importante per rispondere SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MALASANITA' 17/02/2015 Il Manifesto Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato efficacemente ad una emergenza. Agli orientamenti regionali di concentrazion e / c e n t r a l i z z a z i o n e si tenta di compensare organizzando reti per l'emergenza e l'urgenza, o reti ospedaliere (hub spoke) ma se il continuo spazio temporale del bisogno non è garantito perché comunque gli ambiti operativi delle reti sono troppo grandi, e le maglie delle reti troppo ampie si avranno inevitabilmente altri casi Nicole. Il problema vero è che oggi la dimensione ottimale dei servizi e quindi delle reti è tarata sui criteri di economia di scala non su quelli di prossimità rispetto al bisogno. In conclusione se guardo ai processi di riordino in corso penso che in prospettiva i casi come quello di Nicole si ripeteranno e cresceranno di numero, cioè la riduzione eccessiva dei posti letto e la delocalizzazione dei sistemi sanitari peserà sulle probabilità di sopravvivenza delle persone La morte di Nicole ci sbatte in faccia una verità scomoda: oggi l'esito delle malattie non dipende solo da cause naturali ma anche dalla sanità che si ha nella propria regione. La sanità è entrata a far parte del destino delle persone. Pochi giorni prima della morte di Nicole (26 gennaio 2015) la Regione Sicilia ha approvato il riordino della rete ospedaliera. Il criterio guida, spiegato dall'assessore Borsellino, è risparmiare sui costi di gestione accorpando gli ospedali e diminuendo i reparti (da 1.340 a 916). 17/02/2015 Libero Pag. 17 (diffusione:125215, tiratura:224026) Il capo del 118 vuol cambiare ospedale: dalla Sardegna a Palermo in elisoccorso Malore in vacanza per il responsabile del pronto intervento siciliano, che rifiuta il ricovero e chiama un volo per rientrare in Sicilia. È polemica: «Nicole invece è stata lasciata morire» ALBERTO SAMONÁ Nella Sicilia dei paradossiaccade che la piccola Nicole muoia perché non c'è posto in nessun ospedale nel giro di cento chilometri, mentre per i più fortunati le strutture si attivano immediatamente. Potere di un'isola nella quale, in certi casi, la sanità presenta picchi sorprendenti di efficienza, mentre in altri sprofonda nell'abisso. L'ultima bizzarria della sanità sicula comincia nell'altra grande isola italiana: lo scorso 15 gennaio ad Alghero (come riferito sulle colonne de L'unione sarda ), quando il direttore del 118 di Palermo,Gaetano Marchese, dopo essere stato colto da un malore durante le vacanze, ha rifiutato le cure negli ospedali sardi, facendosi recuperare da un elicottero decollato direttamente dalla Sicilia che lo ha riportato a Palermo. Marchese un mese fa era in vacanza nella Riviera del corallo. Ha accusato un forte dolore alpetto. Attorno alle undici disera ha chiamato i soccorsi ed è stato trasportato all'ospedale di Alghero a bordo di un'ambulanza. Nel nosocomio della città sarda gli è stato diagnosticato un aneurisma, ma lui stesso si sarebbe accorto che in realtà si trattava di una dissecazione dell'aorta. Il medico avrebbe, quindi, rifiutato il ricovero nei centri specializzati di Cagliari e Sassari e avrebbe chiamato la centrale operativa del 118 di cui è direttore, ottenendo l'invio di un elicottero dal capoluogo siciliano, atterrato direttamente ad Alghero. Alle 6 del mattino il direttore si è imbarcato e ha detto addio all'ospedale sardo per essere trasportato a Palermo, dove è stato operato. Una procedura del tutto normale, almeno secondo il comandante Ciro Manzo, che guida la flotta dell'elisoccorso in Sicilia (che dipende dall'assessorato regionale alla Salute), secondo cui il servizio di cui ha usufruito Marchese è a disposizione di qualsiasi siciliano si trovi in gravi condizioni fuori dall'isola: «Chiunque può chiamare la centrale operativa - afferma e partirà un elicottero pronto a soccorrerlo. In Sicilia il servizio è tra i migliori e garantisce il soccorso fino a Firenze, senza bisogno di rifornimento». Peccato che come sottolinea il deputato regionale Pippo Digiacomo, presidente della commissione Salute all'Ars - nel caso di Nicole, morta in ambulanza durante la folle corsa alla volta dell'ospedale di Ragusa, il servizio di elisoccorso non sia stato attivato: «Se la bimba fosse stata soccorsa dall'elicottero - spiega - avrebbe raggiunto Ragusa in un quarto d'ora». Ma a tutto c'è una spiegazione: si apprende che qualche anno fa l'elistazione di Catania sarebbe stata considerata non idonea al volo notturno. Una situazione che permarrebbe tuttora, con la conseguenza che per la neonata non si sarebbe mai potuto alzare in volo alcun mezzo. E così come per Nicole, per nessun altro paziente che, vivendo a Catania, abbia la sventura di sentirsi male di notte. Marchese è ancora ricoverato all'Ismett di Palermo: «Sono vivo per miracolo - dice - e sono ancora in ospedale dopo un'operazione molto seria. Ad Alghero ho dovuto aspettare per più di tre ore la Tac, nonostante io dicessi ai medici che avevo un problema all'aorta. A quel punto mi sono attivato sull'Ismett di Palermo, non perché fosse un ospedale di mio gradimento. I voli extraregionali sono autorizzati direttamente dal direttore di centrale o tramite l'assessorato regionale. Ho solo, da medico, tutelato la mia salute, come quella dai tanti pazienti trasportati e salvati dal 118». L'assessore Borsellino, intanto (che dopo la vicenda della neonata aveva annunciato le dimissioni, ovviamente respinte dal governatore Crocetta), ha disposto un accertamento e una richiesta di chiarimenti, mentre il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone ha presentato un'interrogazione, per accertare l'ammissibilità del servizio fuori dalla Sicilia. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Così funziona la sanità siciliana 17/02/2015 Libero Pag. 17 (diffusione:125215, tiratura:224026) Bimba morta in ambulanza Indagate nove persone Sono nove gli indagati dalla Procura di Catania nell'ambito dell'inchiesta sulla morte della piccola Nicole, deceduta su un'ambulanza verso Ragusa per mancanza di posti letto negli ospedali della città. Tra loro medici della clinica Gibiino e personale Utin. Il reato ipotizzato è omicidio colposo. Prosegue intanto anche l'inchiesta affidata agli ispettori del ministero della Sanità in Sicilia. «Avremmo dovuto organizzare una festa, invece stiamo per organizzare un funerale: dovevamo uscire in tre dalla casa di cure, invece usciranno in due», ha detto il nonno di Nicole, entrando nella clinica Gibiino di Catania per fare visita alla mamma delle piccola (nella foto, col marito all'uscita dall'ospedale). Sulla vicenda, la famiglia ribadisce: «Vogliamo soltanto chiarezza, verità e giustizia». [Ansa] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CATANIA 17/02/2015 Il Secolo XIX - Ed. genova Pag. 27 (diffusione:103223, tiratura:127026) MONTALDO VERIFICHI COME CURIAMO I MALATI ANGELO DE PASCALE A lcune riflessioni "sul campo" riguardo la grave situazione in cui versano oggi i pronti soccorso della nostra regione. Primo la popolazione invecchia (l'età media dei nostri ricoverati supera gli ottanta anni) e l'aumentare dell'età media comporta: incremento di patologie croniche, fragilità, solitudine. Secondo è cambiato il concetto e la percezione di malattia con conseguente maggiore propensione al ricovero. Terzo la modalità del ricovero prima era il medico curante che dopo aver visitato il paziente decideva il ricovero oggi spesso è lo stesso paziente che si fa portare al pronto soccorso oppure, se anche chiama il suo medico, si sente dire di andare al pronto soccorso. Sempre più anziani vivono soli in casa e il ricovero innesca una trattativa coi familiari al momento della dimissione perché il paziente non può più stare da solo oppure non ci sono familiari diretti e allora devono intervenire i servizi sociali e tutto ciò allunga i tempi della dimissione. E veniamo alle motivazioni specifiche. Il taglio dei posti letto certamente ma sicuramente la causa più importante è l'assoluta mancanza di strutture sul territorio che facciano da filtro tra paziente e ospedale con conseguenti ricoveri impropri di pazienti che se fossero presenti sul territori strutture alternative (le famose strutture H 24) potrebbero, con i medici di famiglia, essere curati sul territorio. Quando l'assessore dice che noi medici ospedalieri ritardiamo le dimissioni "di qualche ora" o peggio che nascondiamo i posti letto o ancora che dovremmo accelerare le dimissioni per dare i letti al pronto soccorso dovrebbe farsi un giro in un qualsiasi reparto di medicina, rendersi così conto di quanto accade e pensare a quello che non è stato fatto nella nostra regione per contenere questa situazione. Certamente non è stato fatto nulla sul territorio, in compenso sono stati spesi milioni di euro per le sale operatorie di Cairo Montenotte inutili, è stata fatta una gara per i reflettometri ai pazienti diabetici con risparmi quasi nulli e infiniti disagi a 70.000 diabetici liguri che hanno dovuto cambiare strumento qualcuno addirittura due volte perché alcuni lotti erano difettosi. Si è costretta Arte ad acquistare gli immobili della Regione che non si riuscivano a vendere facendola indebitare per coprire la voragine dei conti della sanità e facendosi bocciare il bilancio dalla Corte dei conti. La dignità dei medici non può tollerare certe esternazioni e prese di posizione. Foto: l'autore è dirigente medico endocrinologo al San Martino SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PUNTI DI VISTA 17/02/2015 Osservatore Romano Pag. 5 (tiratura:60000) Pochi fatti, molte parole FERDINANDO CANCELLI Èstato reso noto l'11 febbraio scorso il Rapporto pubblico annuale 2015 della Corte dei Conti francese. Un intero capitolo descrive la situazione delle cure per i pazienti in fase avanzata di malattia nel Paese transalpino. «Le cure palliative: una presa in carico ancora molto incompleta» è il titolo, già di per sé eloquente, di questa parte di rapporto che in poco meno di trenta pagine fornisce una fotografia aggiornata della situazione sul territorio francese o, per meglio dire, dichiara l'impossibilità di fornirla. Non sono poche le sorprese che attendono chi voglia fare di queste pagine una lettura attenta. Prima fra tutte l'evidenza di una cronica mancanza di dati precisi: «Non è disponibile - viene affermato - alcuna stima globale del numero di persone che hanno effettivamente beneficiato di cure palliative per un dato anno; esistono infatti solo stime parziali». Ad esempio si sa che nel 2009 solo un terzo dei 230.000 pazienti deceduti dopo un ricovero ospedaliero di breve durata ha beneficiato di un approccio palliativo specializzato. Ma quanti pazienti hanno atteso invano a domicilio di essere sollevati dai sintomi che invariabilmente o quasi precedono il decesso? Oppure il rapporto rende noto, grazie al lavoro dell'Osservatorio Nazionale sulla Fine della Vita (Onfv), che su 535.451 pazienti deceduti in Francia nel 2008 il 64 per cento, 322.158 pazienti, sono morti a causa di una malattia che in teoria avrebbe necessitato di cure palliative. Ma quanti di questi malati le hanno realmente ricevute? Il lavoro della Corte dei Conti non esita a questo proposito a parlare di méconnaissance de la réalité , di ignoranza della realtà. Parallelamente di certezze purtroppo ne esistono. Persiste infatti una ben documentata e forte disparità territoriale nell'offerta di cure palliative, scarsissima in alcune zone come la Guyane o, per restare nella cosiddetta Francia metropolitana, la regione di Limoges; vi sono ancora notevolissimi ritardi nella formazione medico-infermieristica; le disposizioni dell'articolo 15 della legge Leonetti del 22 aprile 2005 non hanno avuto a oggi - rip orta ancora il documento - «alcuna applicazione» e quindi il previsto biennale bilancio della politica di sviluppo delle cure palliative non ha avuto luogo; a fronte di qualche progresso nelle strutture ospedaliere, la presa in carico extra ospedaliera, cioè principalmente a domicilio e nelle case di riposo, "s o f f re " ancora molto; pochissimo è stato fatto per sostenere concretamente l' e n t o u ra g e del malato in fin di vita. Le conclusioni della Corte dei Conti sono chiare: «Tra le priorità della sanità pubblica dichiarate nel 2008 la politica di sviluppo delle cure palliative appare come quella che è riuscita di meno a modificare le prospettive, cioè a rimediare globalmente ai gravi ritardi e alle gravi disuguaglianze d'accesso», quasi se la mancanza di dati aggiornati, affidabili e completi traducesse «la difficoltà persistente a fare della pratica palliativa una vera priorità in tema di salute pubblica». Se davvero si vuole mettere mano alla legge Leonetti non sembrano certo questi i presupposti migliori: una legge poco conosciuta e ancor meno applicata difficilmente pare migliorabile con successo. Il rischio sarebbe quello di aggiungere altre parole quando i fatti si fanno ancora a t t e n d e re . Foto: Pino Reitano, «Futuro» (2011) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/02/2015 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il cono d'ombra sulle cure palliative