RELITTO DI ULU BURUN
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RELITTO DI ULU BURUN
RELITTO DI ULU BURUN 1325 a. C. circa Ricostruzione del relitto di Ulu Burun Uno dei relitti più spettacolari per la quantità e la qualità dei ritrovamenti. Fu scoperto nel 1983 da un vecchio pescatore di spugne turco, che aveva notato la presenza sul fondo, di mucchi di lingotti. Il relitto è stato individuato a sud-est della città turca di Kas (nelle vicinanze di Rodi) e scavato dal 1984 al 1994. Profondo, dai 140 ai 200 piedi (da più di 42 metri a circa 61 metri), si trova inclinato di più di 45 gradi ma nonostante questo fino ad oggi è stato visitato da migliaia di divers. Il carico era costituito, per la maggior parte, da lingotti di rame e stagno di diversa forma, stivati su quattro file, impacchettati per minimizzare l’impatto con lo scafo, e imbottiti con uno strato di ramaglie sul pagliolato. In aggiunta ai lingotti di metallo vennero rinvenuti 150 lingotti discoidali in vetro colorato forse prodotti nella regione siro - palestinese. Tra le anfore si ritrovano quelle cananee e dieci pithoi (almeno tre usati per trasportare piccoli vasi ciprioti). In un’anfora sono state trovate tracce di arsenico giallo, utilizzato come pigmento. Il vasellame ceramico è molto vario (coppe cipriote monoansate, un rython, una kylix micenea, etc.) e moltissimi altri oggetti: denti di ippopotamo e figurine in avorio di elefante, gioielli d’oro cananei, una figurina bronzea cananea parzialmente ricoperta con lamina aurea, un porta cosmetici in avorio a forma di anatra, uno scarabeo egiziano, spade cananee e micenee, un peso di bilancia bronzeo a forma di sfinge, un libro-dittico ligneo con cerniere in avorio. In mezzo al carico tracce di resina di terebinto, materia prima per la produzione dell’incenso. Pur comprendendo anche oggetti di manifattura micenea e cipriota, il carico ha una preponderanza di merce originaria dell’estremo oriente, soprattutto tra gli oggetti di bordo, per cui l’ipotesi più probabile è che il porto di partenza della nave fosse sulla costa siro - palestinese, e i porti di arrivo, la Grecia o Creta. La datazione è stata ottenuta attraverso l’analisi dendrocronologia di legni trasportati, forse utili come combustibile. Sotto il carico sono state parti della chiglia e delle tavole del fasciame e resti di un parapetto in vimini. Non c’è dato conoscere la grandezza esatta della nave, la sua mole tuttavia, doveva essere molto grande se si pensa non solo al carico trasportato, ma anche alle 24 ancore in pietra ritrovate nei dintorni del relitto. Le tavole del fasciame, in cedro, erano assemblate tra loro con mortase e tenoni; la chiglia è in abete. Forse la nave era armata con una sola vela quadra.