Media education
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1.3. Ripercorrere la media education L’educazione ai media, come pratica educativa è datata quanto i media stessi. Alla metà del XV secolo risale la nascita della stampa (Gutenberg); la radio, arrivata negli anni Venti, ne ha più di ottanta; il cinema ha più di 100 anni, la televisione più di 50, il computer 25. Internet comincia ad invecchiare ed anche i blog hanno già una loro storia (vi è addirittura una rivista specializzata, Netzine13 che è nata in Francia nel 2006). Già nel 1916 lo psicologo Hugo Munstenberg propose, senza risultati, di introdurre lo studio del cinema a scuola. I primi tentativi di dare una definizione alla Media Education si ebbero negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70; fu un decennio che mise a punto una serie di progetti educativi volti a sviluppare, nei bambini e nei ragazzi, le abilità di visione critica della televisione (critical viewing skills curricula). Negli anni seguenti lo U.S. Office for Education finanziò dei progetti capofila per la stesura dei curricoli di educazione ai media nei vari ordini scolastici con particolare riguardo alla televisione ed alla pubblicità, escludendo però qualsiasi riferimento al contesto socio-culturale, storico ed economico del periodo. In Europa si lavora pedagogicamente sui media ancora prima che vi sia una definizione formalizzata (Freinet e la pedagogia attiva, ad esempio). In Italia già negli anni ‘50 il Centro Studi Cinematografici varò un programma di educazione alla lettura critica dell’immagine cinematografica (attraverso cineforum per studenti, educatori, adulti lavoratori) che confluì, negli anni ’60, nella sperimentazione della didattica del cinema nella scuola. Nel 1962 il documento finale della conferenza di Oslo (organizzata con il patrocinio dell’Unesco) parla di screen education riferendosi all’ambiente culturale creato da cinema, tv, letteratura popolare, pubblicità, musica leggera ed alle opportunità legate a questi media. Alla fine degli anni ’60 viene creato a Losanna il Centre d’Initiation au Cinema at aux moyen de communication de masse (CIC). Nel 1973 si ha la prima definizione ufficiale (Conseil International du Cinéma et de la Télévision, organismo legato all’UNESCO14): l’Educazione ai media è “lo studio, l’insegnamento e l’apprendimento dei moderni mezzi di comunicazione ed espressione considerati come specifica ed autonoma disciplina nell’ambito della teoria e della pratica pedagogiche, in opposizione all’uso di questi mezzi come sussidi didattici per le aree consuete del sapere…” Già in quella sede si prospettarono i primi contrasti sia rispetto alla ME (media education) vista come disciplina autonoma piuttosto che come sfondo integratore, come percorso trasversale, sia verso i due diversi approcci ai media in contesto educativo: - l’educazione intorno ai media: promuovere cioè la riflessione su di essi e favorirne la sperimentazione creativa (media come opportunità espressive); - media come strumenti attraverso i quali l’intervento educativo può essere svolto, l’educazione con i media, i media come supporti per la didattica delle singole discipline. Nel 1979 il CICT, condividendo il primo approccio, fornisce una nuova definizione: 13 14 http://www.netzine.fr/ Oggi ancora attivo - http://www.unesco.org/iftc/home.php 14 “La ME comprende lo studio (apprendimento e insegnamento in vari modi ed ai vari livelli) della storia, della creatività, dell’uso e della valutazione dei media come arti pratiche e tecniche; così come del ruolo svolto dai media nella società, del loro impatto sociale, dalle implicazioni che derivano dalla comunicazione, dalla partecipazione e dalla modificazione delle modalità di percezione che i media comportano..” Ancora prima, nel 1976, Marshall MCLuhan15 introduce il discorso sui media (il famoso e controverso “il medium è il messaggio”) mentre Olson e Bruner, già nel 1974, avevano pubblicato un saggio sulle abilità cognitive particolari legate a specifici sistemi simbolici di codificazione e comunicazione (Apprendere attraverso l’esperienza, apprendere attraverso i media). Nel 1982 la Dichiarazione di Grunwald16 sulla Media Education (1982), firmata da referenti di 19 paesi sotto l’egida del’UNESCO, sancisce: - la presenza culturale dei media nella società contemporanea; - la necessità di promuovere la comprensione critica del fenomeno da parte sia del sistema politico che di quello educativo; - l’urgenza di questa necessità rispetto allo sviluppo tecnologico; - la necessità del coinvolgimento dell’educazione formale, di quella informale e di quella non formale. Nel 1983 nasce in Francia il CLEMI (Centre de Liason de l’Ensegneiment et des Moyens d’Information)17, un agenzia specifica del Ministero dell’Educazione nazionale francese il cui mandato è quello di promuovere, attraverso azioni di formazione, l’uso pluralistico dei mezzi di informazione nell’insegnamento, al fine di favorire da parte degli allievi una migliore comprensione del mondo intorno a loro sviluppando il loro senso critico. Len Masterman pubblica il suo Teaching the Media (1985)18: che cos’è la ME? Perché è importante? Come si posso motivare gli insegnanti a realizzare percorsi di ME nella scuola d’oggi? Successivamente, si moltiplicano le iniziative di ME, soprattutto nei paesi anglofoni e dell’America latina (Orozco 1990, Kubey 1997, Hart 1998). Un caso esemplare è certamente quello del Canada (Ontario), dove nel 1992 un gruppo di media educators si costituisce in Association for Media Literacy19. La Conferenza mondiale di Toulouse del 199020 sulle Nuove direzioni della media education sintetizza quanto emerso in due decenni di ricerca: - l’attenzione al mondo dei media, includendo anche pubblicità e musica popolare; - l’abbandono di un approccio difensivo verso un atteggiamento di partecipazione attiva dello spettatore alla costruzione di senso dei messaggi mediali; - il valore democratizzante della ME, la capacità di eliminare il gap tra insegnanti e allievi, in quanto entrambi sono coinvolti nello stesso processo di ricerca e di formazione. 15 16 17 18 19 20 http://www.marshallmcluhan.com/ www.unesco.org/education/pdf/MEDIA_E.PDF http://www.clemi.org/ http://interact.uoregon.edu/Medialit/MLR/readings/articles/eighteen.html http://www.aml.ca/home/ http://www.medialit.org/reading_room/article126.html 15 Nel 1992, ad Aspen, vi fu la conferenza del movimento della media literacy, durante la quale si concordarono visioni comuni e linee guida; confrontandosi con le esperienze dei paesi stranieri fu fornita una definizione condivisa di media literacy. La Commissione Europea, nel 1995, pubblica il Libro bianco, Insegnare e Apprendere: verso la società conoscitiva21 nel quale si evidenzia la necessità di acquisizione di nuove conoscenze (primo obiettivo). Baacke, nel 1997, propone non una strategia difensiva contro gli effetti negativi dei media ma una “strategia di attacco”, finalizzata a fornire ai minori una competenza mediale (Medienpädagogik) o empowerment (Tyner 1998) perché i giovani acquisiscano la capacità di comprendere e confrontarsi con l’universo dei media e di saper creare, a loro volta, nuove forme di espressione e di comunicazione. A Toronto, nel maggio 2000 si tiene il Summit 2000 on Media Education22, seguito dalle conferenze di Vienna e Sydney (2000) sponsorizzate dall’UNESCO, mentre a Belfast, nel maggio 2004 si svolge la conferenza MEDIA EDUCATION IN EUROPE23. Anche l’Unicef, con alcune agenzie internazionali, si è occupato del tema della media education, aprendo un sito24 dedicato non solo ai docenti ma anche ai genitori, ai bambini, alle istituzioni, ai privati. In Italia la legge n. 30/2000 sul riordino dei cicli e la precedente legge n.59/1997 sull’autonomia scolastica, la successiva legge 53/2003 aprono nuovi spazi alla ME e offrono le prime indicazioni per lo sviluppo di un curricolo trasversale di educazione ai media. Il piano del Ministero della Pubblica Istruzione 1997-2000 ha introdotto le nuove tecnologie nella didattica; nel 2000 vara il piano triennale per la promozione della didattica del linguaggio cinematografico ed audiovisivo nella scuola25, mentre altre iniziative a livello europeo attraversano la scuola, come, dal 2002, Netd@ys26 e Cined@ys27 per la diffusione della consapevolezza circa le opportunità offerte dall'uso di Internet e dei nuovi media come risorse per l'apprendimento e l'insegnamento nei campi dell'educazione e della cultura. Ed ancora il progetto Banchi di Nuvole28, che focalizza l'attenzione su attività, soprattutto laboratoriali, per sviluppare conoscenze ed abilità specifiche del fumetto, da tradurre in competenze comunicative spendibili in ambiti e contesti diversi, attraverso la padronanza di più codici linguistici. La mappa della Media Education finora percorsa ha messo in evidenza solo alcuni step del movimento della ME. Tante iniziative, anche di livello alto ma… con quali esiti nella scuola?? 21 22 23 24 25 26 27 28 http://ec.europa.eu/comm/off/white/index_it.htm http://gvanv.com/summit2000/meduc1.html http://euromedialiteracy.eu/assets/conclusions/harland_en.PDF http://www.unicef.org/magic/ http://www.irre.lazio.it/istituto/cinema/Irre/Index.htm http://www.pubblica.istruzione.it/innovazione/progetti/netdays.shtml http://www.pubblica.istruzione.it/innovazione/progetti/cinedays_03.shtml http://www.pubblica.istruzione.it/news/banchidinuvole/index.shtml 16