L`ambigua paternità della Scoperte

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L`ambigua paternità della Scoperte
L’ambigua paternità della Scoperte
17 Settembre 2006, PAGINA 27 LA SICILIA
Può sembrare paradossale, ma la paternità di una scoperta scientifica è spesso problematica.
Sovente la scoperta si basa su osservazioni o teorie precedenti e non è sempre possibile fare
chiarezza.
Vediamo due casi molto noti ed altrettanto esemplificativi.
La scoperta dell’Ossigeno. Il meccanismo della combustione e della respirazione, uno dei
fenomeni naturali principali, era rimasto misterioso per lunghissimo tempo. Per Aristotele, la
combustione provoca la decomposizione di una sostanza nei quattro elementi fondamentali
(acqua, aria, terra, fuoco), e seguendo quella teoria intorno al 1700 si affermò la teoria del
flogisto (il principio aristotelico del fuoco), secondo la quale i corpi che bruciano perdono il
flogisto, trasformandosi. Così, i lucidi metalli bruciando perdono il flogisto e si trasformano in
terra (che oggi sappiamo essere gli ossidi metallici). Tuttavia, dopo la combustione le terre
metalliche pesavano di più, e questo costringeva ad ammettere che il flogisto avesse un peso
negativo, cosa veramente strana. Nel 1772 Scheele, in Svezia, e poi nel 1774 Priestley in
Inghilterra, riuscirono a preparare un gas decomponendo a caldo un ossido di mercurio. Il
gas venne studiato, trovato simile ad uno dei gas componenti dell’aria, ma la sua funzione
rispetto alla combustione ed alla respirazione non viene compresa dai due scienziati. Lavoisier
ricevette la visita di Priestley a Parigi nel 1777, che gli parlò del suo esperimento. Lavoisier
ripeté l’esperimento, preparò il gas, e scoprì che esso era il responsabile della combustione dei
materiali. Egli riuscì infatti a dimostrare che scaldando il mercurio in atmosfera di aria, esso
si trasformava in terra (cioè ossido di mercurio), che quella terra era aumentata di peso, e che
questo peso corrispondeva esattamente alla diminuzione di peso verificatasi nell’aria. La
combustione non è dunque una decomposizione come credevano Aristotele ed i flogisti, ma è
dovuta alla combinazione dei materiali con l’ossigeno (ossidazione). Basandosi su questi
risultati, Lavoisier poté fornire anche una spiegazione per la respirazione animale.
Nonostante che l’ossigeno fosse stato preparato prima da Scheele e Priestley, lo scopritore
viene oggi considerato Lavoisier perché propose la spiegazione corretta della sua funzione.
Il secondo esempio è la Fissione Nucleare. Già Fermi nel 1934 a Roma, aveva bombardato
l’Uranio con neutroni lenti e l’esperimento era stato ripetuto subito dopo da Joliot-Curie a
Parigi, e da Rutheford a Cambridge. Il fenomeno era dunque ben noto: l’Uranio, quando
veniva bombardato, emetteva particelle subatomiche e si trasformava, anche se non si sapeva
esattamente in cosa. Il chimico Otto Hann ripeté ancora una volta l’esperimento a Berlino
verso la fine del 1938 e analizzò i prodotti di quella reazione nucleare, trovando che si erano
formati Bario e Radio. Ma ancora una volta non capì che l’Uranio si era spezzato. Toccò a
Lize Meitner, collega di Hann a Berlino, da poco riparata in Svezia per le persecuzioni
antiebraiche, di dare la corretta interpretazione del fenomeno che, pur osservato da più
ricercatori, era rimasto inspiegato. Basandosi su una lettera in cui Hann le descriveva
l’esperimento, la Meitner fece dei calcoli e concluse che era stata osservata la fissione nucleare
dell’Uranio. Siamo nel Dicembre 1938 e la notizia fece subito il giro dei laboratori intorno al
mondo. Fermi tornò sui suoi passi, ripeté l’esperimento a New York nel Gennaio 1939,
confermò l’interpretazione della Meitner e formulò per primo l’ipotesi che si trattava di una
reazione a nucleare catena. Fermi costruì poi la pila atomica, ed il Progetto Manhattan poté
iniziare. Questi fatti ripropongono la domanda: chi ha fatto la scoperta della fissione
nucleare? Fermi ebbe il Premio Nobel già nel 1938 per la scoperta dell’efficacia dei neutroni
nel bombardamento degli atomi. Otto Hann ebbe anche lui il Premio Nobel per la scoperta
della fissione nucleare nel 1945, a guerra finita (quando ricevette il premio si trovava
prigioniero a Londra assieme ad altri scienziati tedeschi accusati di collaborazione col regime
nazista). La Meitner fu ingiustamente ignorata, mentre oggi molti pensano che fu lei la vera
scopritrice della fissione nucleare.
Da questi esempi, appare che la razionalizzazione del fenomeno, non la sua mera scoperta, sia
la chiave per attribuire la paternità delle scoperte.
Ma che dire allora di Colombo, celebrato scopritore delle Americhe, che credeva di essere
arrivato alle Indie!
GIORGIO MONTAUDO