toccate una nuvola

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toccate una nuvola
Stefano Santomauro
TOCCATE UNA NUVOLA
(Monologo in atto unico)
Prima stesura: 2002
Ultima revisione: aprile 2005
www.NoiTeatro.it
L’attore entra in silenzio. Mentre entra si allarga l’occhio di bue. Una volta che l’occhio di bue
illumina bene l’attore, comincia il monologo
Avete mai toccato una nuvola?
Guardando una signora del pubblico
Che dice Signora, sono matto? No, non sono… o forse… Beh non lo so come sono, comunque la
domanda rimane sempre la stessa: avete mai toccato una nuvola? Nella vita ci sono tante occasioni
per compiere questa azione, così tante, che spesso non ci accorgiamo nemmeno di averle.
Pensando
Toccare una nuvola!
Si ferma per alcuni secondi guardando verso il basso
Ricordo quella volta, ero ancora bambino, vedevo negli occhi della gente il dolore, la sofferenza…
Una cosa non vedevo… la vita. Non chiedetemi perché non la vedevo, non lo so nemmeno io, so
soltanto che non la vedevo. Forse ero troppo piccolo, forse non volevo vederla, forse riuscivano a
nasconderla bene, o forse… non c’era davvero, la vita. Vi domandate come sia possibile? Me lo
chiesi anch’io ma non trovai certo la risposta. Pensate ad un bambino: gioca, si diverte, parla con i
genitori, scherza con i compagni… insomma prova ad essere felice; ma poi un giorno vuole
guardare un pochino più in là del proprio naso e cosa vede?
Con delusione
La tristezza. E’ allora che ho provato per la prima volta a toccare una nuvola.
Guardando un signore del pubblico
Certo Signore che è possibile, non mi crede? Anche un bambino, per quanto piccolo, può toccare
una nuvola; basta volerlo. Non serve essere alti, grandi, nemmeno adulti, [serve] soltanto una
grande volontà e quella vi assicuro che non mi è mai mancata.
Riflessione di qualche secondo poi guarda verso l’alto
Eh sì, ero bambino e volevo toccare…
Guarda il pubblico
Vi starete chiedendo cosa diavolo voglia dire toccare una nuvola, eh? E’ semplicissimo, vuol dire…
Si ferma
Eh, no; non posso dirvelo adesso, finirebbe tutto troppo presto ed io spero che non vi siate già
stancati di stare qui con me. Di cose da raccontare ne ho tante, potrei stare qui per ore; ma non
preoccupatevi non vi terrò qui così a lungo. E comunque se qualcuno si stanca può salire sul
palcoscenico e raccontare la sua storia…
Si volta dando le spalle al pubblico
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Non mi sembra ci siano volontari. Questo vuol dire che devo continuare con la mia, di storia.
Cerca di ricordare quello che stava raccontando
Ma torniamo al bambino. Vi dicevo che dentro di me decisi di fare qualcosa. Il problema è che non
sapevo cosa. Simpatica come situazione: avevo una domanda ma non la risposta, desideravo fare
qualcosa ma non avevo idea di cosa.
In modo sarcastico
Avrei sicuramente fatto tanta strada!
Sempre più scherzoso
Ve lo immaginate un ragazzino che va in giro per la città domandandosi continuamente: “Perché gli
uomini non hanno la vita negli occhi?”, “Perché molta gente non è felice?”. Il minimo è che lo
prendono come mascotte al reparto di Neuropsichiatria del Policlinico.
Silenzio per alcuni secondi, cercando di riprendere un tono abbastanza serio
Beh, accennando una risata sarebbe un buon inizio per diventare il primario di un…
Si interrompe
Spero non si sia offeso nessuno?
Guarda la sala per qualche secondo come per cercare qualcuno
Non vedo alzarsi nessuno, quindi devo supporre che non ci sono medici in sala o che, come spero,
abbiate capito tutti che stavo solo scherzando. Tra l’altro ho anche un sacco di amici medici!
Pensa
C’è Claudio che è un cardiochirurgo… o meglio era…
Guardando una signora del pubblico
Perché era? Un annetto fa è stato cortesemente cacciato dall’ospedale in cui lavorava solo perché…
Accennando una risata
Che volete un errore lo possono fare tutti, non siamo mica perfetti!
Pensa nuovamente
Poi c’è Enrico… Eh sì, lui è uno psichiatra, e deve essere pure bravo!
Serio
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Non c’è persona che entri più di una volta nel suo studio. Si presenta il primo giorno e poi non la si
vede più. Riesce a guarirli tutti con la prima “seduta”, come la chiama lui. Io so che più di qualche
volta li fa sdraiare! Comunque non sono proprio la persona adatta per raccontare certe cose, da lui
non ci sono mai stato per for…
Capendo la figuraccia si ferma
Per forza, non ho mai avuto problemi del genere!
Tira un sospiro di sollievo
Questo monologo comincia ad essere un po’ difficile… Ma comunque è meglio che continui a
raccontarvi…
Interdetto
Porca miseria… non ricordo più cosa stavo raccontando!
Fa come per dire che ricorda
Ah, ma certo; vi stavo raccontando di quella volta che ero rimasto chiuso fuori casa. Avevo prestato
le chiavi…
Pensieroso
Mmmh, mi sa che non vi stavo raccontando questo.
Scusandosi
Un momento che ora mi torna in mente…
Tra sé
Allora… della mia prima comunione non gliene frega niente a nessuno, del mio primo bacio
nemm…
Si ferma con sguardo malizioso. Tra sé
Eh, se potessi raccontarlo al pubblico sono sicuro che… Va be’, lasciamo stare.
Continua a pensare
Ah, ora ricordo! Parlavamo del mio primo impatto con la gente…
Il tono della voce ritorna abbastanza serio
…della prima volta che ho provato a capire le persone. Non vedevo niente nei loro occhi e per
questo, non mi davo pace. Ogni giorno ci pensavo e ci ripensavo, ormai era diventato un pallino, un
chiodo fisso; sì insomma, pensavo solo a quello. E come succede sempre quando qualcuno racconta
la propria storia, gli anni passavano…
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Con tono scontato
…ed io diventavo grande. Eh sì, crescevo sempre con la stessa domanda nella mente: “Perché non
vedevo la vita nella gente?”. Qualcosa però col tempo cambiava. Cambiava perché ero io che stavo
cambiando. Quando si è bambini non si fa altro che guardare quello che non va negli altri, o meglio
quello che è diverso. Cominciavo a comprendere che le persone che mi circondavano non erano
felici come me soltanto perché avevano obiettivi diversi dai miei, avevano più problemi. Quelli poi!
Io mi accontentavo di avere i miei giochetti, qualcuno col quale stare; mentre gli altri giustamente,
volevano cose diverse: una casa, una famiglia, il benessere. In poche parole volevano una vita
tranquilla. E questo lo avevo capito! Ma diventato ragazzo mi tormentavo la mente: come può
pretendere la gente di avere una vita tranquilla, quando fa di tutto per far prevalere la tristezza alla
gioia, il pianto al sorriso, l’angoscia alla serenità… Per dirlo con una semplice domanda: perché la
gente fa di tutto per non essere felice? E’ vero che quand’ero bambino mi sentivo felice per le
stupidaggini, ma almeno ero felice! Guardiamoci un attimo intorno: chi fa la guerra, chi è depresso,
chi si uccide, chi cerca di fuggire tutto e tutti. Perché la gente accetta tutto questo, perché non si
ribella? Questo è quello che da ragazzo cominciai a chiedermi.
Breve pausa
Cominciai a chiedermelo incessantemente. Volevo trovare una risposta e volevo trovarla il più
presto possibile. La vita spesso è lunga, non sempre però… Perché attendere tanto? Perché essere
pazienti? Non è meglio, piuttosto, avere le risposte che si possono avere il più presto possibile?
Pausa
Tante cose mi accadevano ed io, come uno scolaro che vuole imparare sempre cose nuove, mi
guardavo intorno; osservavo come la gente si comporta di fronte alle situazioni della vita. Ne
vedevo veramente tanti di comportamenti diversi ma non riuscivo ad identificarmi in nessuno di
questi. Allora mi ritornò alla mente sempre la stessa immagine, sempre lo stesso obiettivo: toccare
una nuvola.
Come sopra
E’ proprio così: provavo sempre con più tenacia a toccare una nuvola.
Pensa più intensamente
Non è perfettamente vero quello che ho detto pocanzi…
Guardando una signora
Come cosa? Ma quello che ho detto… Ah, certo… di cose ne ho dette tante, come potete capire a
cosa mi stessi riferendo? Comunque mi riferivo al fatto che non riuscivo a rispecchiarmi in nessuna
persona che vedevo affrontare la vita. Questo non è preciso: una persona c’era e come, una persona
che tutt’ora mi insegna molto.
Guardando verso l’alto per far vedere che sta pensando alla persona citata
Eh sì, è stato proprio lui a farmi capire che potevo toccare una nuvola.
Si ferma. Con espressione di stupore
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E chi ci aveva mai pensato prima che avrei potuto toccarla?! C’è quel signore che da un quarto
d’ora mi manda maledizioni a tutto spiano perché non riesce a capire la storia della nuvola. Posso
dirle questo: toccare una nuvola è la sensazione più bella che si possa provare. Sembra che tutt’ad
un tratto il mondo cambi: le brutture diventano bellezze, le persone diventano amici, i timori
diventano certezze; insomma, il mondo diventa infinito. Proprio così, per un attimo si ha la
sensazione di diventare tutt’uno con l’infinito e quando tocchi l’infinito… non c’è nulla che tenga:
sei anche tu infinito.
Guardando il pubblico
Lo so che sembra una favola, una poesia recitata migliaia di volte, ma questa che vi sto raccontando
è la pura verità: è la mia vita. E a vivere me lo ha insegnato una persona, all’apparenza come tante
altre ma che davanti ai problemi usava sempre la stessa arma, non la cambiava mai: il sorriso.
Ebbene sì, ho imparato da lui come sorridere e vi assicuro che non ero piccolo quando l’ho
imparato.
Piccola pausa
Starete pensando che per sorridere non ci vuole una scienza, che anche i bambini lo fanno con
naturalezza e non posso certo darvi torto. Ma se penso a tutte le cose successe, a quello che accade
ogni giorno alla gente, capisco che non è cosa da poco sorridere. Vale sempre la pena spendere un
sorriso, anche quando non è facile, anche quando non viene spontaneo. Chi mi conosce dice che
questo è il lato del mio carattere più bello, più originale. Ma una cosa voglio dirvi…
Quasi con tristezza
Vorrei tanto che qualcuno in questi momenti mi togliesse il dono dell’udito: tutto vorrei tranne
ascoltare i complimenti della gente.
Guarda una persona del pubblico
Perché non dovrei essere contento di quello che mi dicono? Ma è semplice: perché in realtà chi lo
dice ti vede come uno scemo, come un…
Accenna una risata
…matto, per usare un termine della signora di prima! Ti dicono: “Vorrei essere come te che riesci a
scherzare anche nei momenti più difficili” ma poi, il giorno dopo, ti dicono che riesci a ridere solo
perché non ti frega niente di quello che ti accade intorno. Può sembrare ridicolo ma pensate ad un
episodio particolarmente brutto che vi è accaduto, ad un momento di sofferenza; credo che
chiunque di noi ne abbia provati purtroppo. Beh, proprio in quel momento spunto io che provo a
sorridere, non a ridere…
Addolcendo il tono di voce
…a sorridere. Chi di voi non direbbe: “Sei irrispettoso del dolore degli altri, sei insensibile”; ma se
la gente sapesse guardare veramente nelle persone, lasciando da parte l’apparenza, allora
riuscirebbe a vedere che dentro di me sto soffrendo più di tutti. Ma io non voglio vivere mostrando
la tristezza. Voglio mostrare la mia gioia, il mio sorriso, quel sorriso che una persona mi ha donato
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per sempre, se ne è privata per lasciarlo a me. Se è questo che mi fa essere matto allora posso
rispondere alla signora: sì sono il matto più matto di tutta la terra e ne vado fiero. La tristezza voglio
lasciarla agli altri, io voglio continuare a toccare quella nuvola.
Qualche secondo di silenzio
Avete capito bene: toccare una nuvola vuol dire provare a vivere diversamente, provare a fare
quello che la consuetudine non vuole, provare ad essere felici.
Come sopra
Lo so che non vi ho svelato un grosso segreto. Non era certo questo il mio scopo. Volevo solo
trascorrere una mezz’oretta con voi. Sono egoista lo so ma ho bisogno delle persone, ho bisogno di
stare in mezzo a voi.
Come sopra
Un’ultima cosa vorrei dirvi. Quando uscirete da questo teatro non dimenticate le cretinate che ho
detto, non pensate di avere ascoltato soltanto un semplice monologo; piuttosto ricordatevi di me e se
un po’ vi è piaciuto quel che ho detto fatemi un grosso favore:
Attimo di riflessione
provate anche voi a toccare una nuvola.
L’occhio di bue si rimpiccolisce piano piano finché non diventa piccolissimo e nel frattempo si
chiude il sipario
A Mario
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